La spiegazione del mondo antropomorfica

O.O. 254 – Il movimento occulto nel secolo diciannovesimo e il mondo della cultura – 11.10-1915


 

«Per il pensare progressivo di Schelling, la contemplazione del mondo diventò contemplazione di Dio o teosofia. Egli stava già completamente sul terreno di una tale contemplazione di Dio quando pubblicò nel 1809 le sue Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana e sugli oggetti che ne dipendono. Tutti i problemi inerenti ad una concezione del mondo si presentavano a lui in una luce nuova.

Se tutte le cose sono divine, come mai può esistere il male nel mondo, dato che Dio può essere solo bontà perfetta? se l’anima dell’uomo è in Dio, come può essere ch’essa persegua i suoi interessi egoistici? e se è Dio che opera in me, come posso, io che non agisco come un essere indipendente, essere tuttavia chiamato libero?».

 

E più oltre dico:

• «Con tali concezioni Schelling si è rivelato il più ardito e il più animoso tra i filosofi ispirati da Kant a foggiare una concezione idealistica del mondo. Sotto l’influenza di questa ispirazione, si è smesso di filosofare su cose che giacciono al di là di quanto i sensi umani possono osservare e di quanto il pensiero può trarre da queste osservazioni. I pensatori cercavano di accontentarsi di ciò che si trova nell’ambito dell’osservazione e del pensiero.

Ma mentre Kant concludeva, dalla necessità di questo rassegnarsi, che non si può sapere nulla sulle cose dell’al di là, i postkantiani dichiaravano che, poiché né l’osservazione né il pensiero ci indicano un elemento divino nell’al di là, essi stessi sono questo divino. E Schelling era il più energico sostenitore di quest’asserzione. Fichte ha concentrato tutto nell’io; Schelling ha invece esteso l’io dappertutto. Questi non voleva, come Fichte, dimostrare che l’io fosse tutto, ma invece che tutto fosse io. E Schelling ebbe il coraggio di dichiarare che non solo il contenuto d’idee dell’io è divino, ma anche tutta la personalità spirituale umana. Egli non solo divinizzò la ragione umana, ma rese tutto il contenuto della vita umana un’essenza personale divina.

Si dice antropomorfica una spiegazione del mondo che parte dall’uomo e suppone che esista, alla base dell’evoluzione di tutto l’universo, una essenza che la dirige come l’uomo dirige le proprie azioni. Anche chi attribuisce gli eventi ad una ragione universale spiega il mondo antropomorficamente, perché questa ragione universale non è altro che la ragione umana universalizzata.

Quando Goethe dice: “l’uomo non capisce mai quanto egli sia antropomorfico”, si riferisce al fatto che, nelle asserzioni più semplici che facciamo sulla natura, vi sono antropomorfismi nascosti. Quando diciamo che un corpo rotola perché un altro l’ha spinto, noi attingiamo una tale rappresentazione dal nostro io. Noi spingiamo un corpo ed esso rotola via. Ora, quando vediamo una palla muoversi verso l’altra e quest’altra rotolare via, immaginiamo che la prima abbia spinto la seconda, compiendo un’azione analoga a quella che noi stessi pratichiamo.

Ernst Haeckel trova che il dogma antropomorfico “paragona la creazione e il governo del mondo operati da Dio, alle creazioni artistiche di un tecnico pieno d’intelligenza o di un ingegnere e al governo politico di un sapiente dominatore. Il Signore iddio, in quanto creatore, conservatore e rettore del mondo, viene rappresentato molto simile all’uomo nel suo modo di pensare e di agire”.

Schelling ebbe il coraggio di professare l’antropomorfismo più conseguente. Infine egli dichiarò che l’uomo, con tutto il contenuto della sua vita, è divinità. E poiché in questo contenuto non vi è solo l’elemento razionale ma anche l’irrazionale, egli ebbe così la possibilità di spiegare l’irrazionale nel mondo. A questo fine egli dovette completare la sua teoria della ragione con un’altra teoria, che non scaturisce dal pensare: egli chiamò questa concezione, per lui superiore, filosofia positiva. Essa “è veramente libera; chi non vi consente può lasciarla stare; la propongo liberamente ad ognuno.

Dico solamente che chi vuole conoscere, per esempio, la vera origine, oppure cerca una libera creazione del mondo, la troverà solo sulla via di una tale filosofia.

Se invece gli basta la filosofia razionale, e non richiede nulla di più, può attenersi a questa, solamente deve rinunciare a volere dalla filosofia razionale, ed in essa, ciò che essa in ogni caso non può avere, cioè il Dio vero, l’origine vera delle cose e un rapporto libero di Dio con il mondo”.

La filosofia negativa “rimarrà per eccellenza la filosofia della scuola, quella positiva sarà quella della vita. Entrambe costituiscono insieme l’iniziazione completa che si può esigere dalla filosofia. E noto che nelle iniziazioni eleusine si distinguevano i piccoli e i grandi misteri. I piccoli erano lo stadio preliminare dei grandi. La filosofia positiva è la conseguenza necessaria della filosofia negativa bene intesa, e possiamo dire a buon diritto: nella filosofia negativa vengono celebrati i piccoli, nella filosofia positiva i grandi misteri filosofici”».

 

Il capitolo si conclude con le parole:

• «Se la vita interiore viene proclamata divina, appare come un’incongruenza l’arrestarsi ad un solo punto di questa vita interiore. Schelling non ha commesso questa incongruenza. Il momento in cui egli ha detto: “spiegare la natura vuol dire crearla”, ha dato la direzione a tutta la sua concezione del mondo.

Se l’osservazione pensante della natura è una ripetizione della sua creazione, il carattere fondamentale di questa creazione deve corrispondere a quello dell’azione umana, deve essere un atto di libertà, non un atto di necessità geometrica. Ma non possiamo riconoscere una creazione libera mediante le leggi della ragione; essa deve rivelarsi con un altro mezzo».