La tecnica della reincarnazione

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 19.10.1905


 

Sommario: La tecnica della reincarnazione: la legge di azione e contro-azione in rapporto ad azioni, sentimenti e pensieri. La necessità dell’attività artistica per la vita teosofica. Il passaggio attraverso il mondo astrale e il mondo devachanico nella vita dopo la morte e la preparazione della prossima vita terrena.

 

Per farci un’idea precisa della tecnica della reincarnazione,

prima di tutto dobbiamo riflettere su un concetto che è importante per l’intera concezione del mondo,

ovvero sulla legge di azione e reazione.

• Ogni azione provoca una reazione.

 

Quel che si può percepire in modo grossolano, per esempio il fatto che se tiro un pugno a qualcuno, quello me lo restituisce, e cioè che ad un attacco segue un contrattacco, è osservabile anche in tutta la natura. Nelle opere di Newton lo si dice in più punti. Questo è assolutamente valido anche in ambito occulto. La reazione non è sempre percepibile, ma è percettibilissima quando, per esempio, si esercita una pressione su una palla di caucciù. Più è forte la pressione, più è forte anche la reazione. Quando, in natura, un effetto si manifesta come calore, questo calore deve essere sottratto all’ambiente da un’altra parte; lì come reazione si ha il freddo.

 

Questa legge di azione e reazione, però, vale anche per tutto il mondo spirituale, ed è importantissimo saperlo, se si vogliono capire il karma e la reincarnazione. Un’azione si manifesta sul piano fisico. Un sentimento non si presenta direttamente sul piano fisico. Se io ho un rapporto d’amicizia con un’altra persona, anche se siamo separati fisicamente e quindi il nostro sentimento non può affatto essere comunicato esteriormente con l’azione, possiamo comunque volerci bene.

 

• Un sentimento si esprime in modo diretto sul piano astrale.

• Il sentimento si manifesta sul piano fisico solo quando sfocia nell’azione.

 

Dobbiamo tener presente questa distinzione. Deve esserci del tutto chiaro che ogni azione che avviene sul piano fisico ha un effetto da qualche parte, e quindi provoca anche una reazione. Per mezzo dell’azione si produce sempre un cambiamento sul piano fisico.

Volendo comprendere più profondamente il mondo, non possiamo limitarci a quel che possiamo vedere. Alla base di tutte le cose fìsiche ci sono delle forze per mezzo delle quali esse si compiono. Se, per esempio, osserviamo la struttura di un cristallo, sul piano fisico possiamo seguirne la forma, il colore. Ma sono coinvolte delle forze che lo strutturano. Queste forze non si possono percepire sul piano fisico. Però inizialmente devono esserci anche queste forze. Queste forze, che sul piano fisico creano le forme, che vi agiscono in modo formante, non si trovano esse stesse sul piano fisico.

 

Se cerchiamo di immergerci in profonda meditazione in un cristallo, per esempio in un cristallo di forma ottaedrica, se lo facciamo discendere fino in fondo all’anima e ci adattiamo interiormente alla forma del cristallo, facendo agire su di noi la forma del cristallo magari per un’ora, e poi riusciamo ad eliminarla, giungiamo al piano arupa… [lacuna negli appunti].

Dunque, facendo agire su di sé un dato cristallo, per esempio un cristallo di rocca, serbandone poi le forme nelle disposizioni dell’anima e infine facendole sparire, ci si trova sul piano arupa. Veniamo così a sapere che le forze che formano il cristallo sono sul piano arupa.

 

Tutto ciò che, in termini di forze, sta alla base dei fenomeni del piano fisico, lo troviamo sul piano arupa. Certamente con queste osservazioni non si possono ottenere delle rappresentazioni che si riferiscano direttamente alla vita umana. Di fatto, è molto diffìcile trasporsi sul piano arupa osservando le azioni umane, a meno che non siano azioni degli adepti. Però è un grande vantaggio, quello di partire dal puro mondo fisico quando si intraprende una procedura come quella di immergersi in un cristallo, perché specialmente nel cristallo c’è una grande purezza, una grande castità. Esso è privo sia di istinti, che di brame.

 

Questo ideale, che l’uomo dovrà raggiungere in un lontano futuro, appare in tutta la sua purezza quando ci immergiamo nel muto regno minerale. Proprio per l’occultista, un sasso: muto, discreto, privo di brame, è dotato di un enorme potere magico. Nemmeno nel mondo vegetale è possibile fare di quella muta, casta purezza un oggetto delle proprie osservazioni come in questo antichissimo regno.

Ora, poiché sul piano fisico agiscono forze che in realtà si trovano sul piano arupa, nel mondo del fisico dobbiamo sempre osservare un lato manifesto (i fenomeni) e un lato occulto (le forze). Quando siamo attivi sul piano fisico, in un primo momento provochiamo dei fenomeni, ma ogni azione, di fatto, giunge fino al piano arupa, e là si trova la reazione corrispondente. Le azioni sul piano fisico si imprimono sul piano arupa come il monogramma di un sigillo, e vi rimangono. Il materiale del piano arupa è sottile, morbido, durevole, è akasha, e le azioni dell’uomo vi rimangono tracciate.

 

Passiamo ora a tutte quelle manifestazioni umane che includono dei sentimenti. Tutti i sentimenti che l’uomo esprime suscitano anch’essi delle reazioni, proprio come le azioni, solo che i sentimenti non arrivano fino al piano arupa, e la reazione ad essi si trova nelle parti inferiori del piano devachanico, sul piano rupa.

Effettivamente, Io si può già capire osservando in un certo modo la natura. Concentrandoci su una pianta nello stesso modo in cui ci concentriamo su un cristallo, dobbiamo trattenerci sulla pianta molto più a lungo con la nostra forza di rappresentazione, perché non dobbiamo lasciar agire su di noi soltanto la forma, ma anche la sua mobilità interiore, la sua vita. Così poi possiamo anche fare determinate esperienze, solo che appunto serve più tempo che per il minerale.

 

Bisogna osservare ogni giorno la pianta in quanto essere che cresce. Se all’inizio la facciamo agire su di noi come piccola pianticella e ne osserviamo la crescita meditando, finché essa produce fiori e frutti, e se facciamo perdurare l’effetto di tutto questo e poi lasciamo che in noi si spenga la sua forma sensibile (lo si potrebbe esercitare per decenni), allora quel che la pianta ha suscitato in noi in termini di forze animiche ci condurrà alle parti inferiori del piano devachanico.

Ora dobbiamo chiederci: “Qual è la forza che agisce nelle piante e suscita la vita?”

 

Se potessimo insinuarci all’interno di una pianta, viverci dentro e crescere insieme alla pianta, se riuscissimo ad estraniarci a tal punto da noi stessi e ad insinuarci all’interno della vegetazione, conosceremmo da fuori qualcosa che conosciamo molto bene interiormente, e cioè il sentimento umano: piacere e dolore, tristezza e gioia e così via. Se riuscissimo a porre il piacere fuori di noi stessi, per mezzo del piacere saremmo in grado di far crescere degli elementi puramente minerali. Per mezzo di questa forza certi yogi trovano la possibilità di influenzare la crescita delle piante; però essi hanno esercitato queste osservazioni e meditazioni per molti anni, perfino per molte incarnazioni.

 

La controimmagine del sentimento si trova sul piano devachanico inferiore. Sulla pianta l’uomo non ha alcun influsso, se non ha formato in sé le forze yoga, mentre invece sui nostri consimili possiamo avere un effetto stimolante per mezzo di un sentimento di calore. Un educatore di bambini lo può osservare molto bene. Sappiamo quale forza stimolante abbia il sentimento, quando facciamo lezione ponendoci di fronte al bambino con calda partecipazione. Anche in altri casi, nel mondo, si possono osservare molti effetti del sentimento. Dove si inizia con la crescita, si ricorre anche al sentimento.

 

Con l’arte, per l’uomo, si dà un avvio alla crescita. L’artista ha in sé almeno il principio di quella che è la forza organizzante; perlomeno un artista elevato, per esempio quello che ha creato la testa di Zeus. La creazione artistica connessa ai sentimenti umani è qualcosa che, se venisse ulteriormente incrementata, renderebbe possibile far crescere le piante. Nella teosofia si dovrebbe di nuovo dare occasione per la comprensione di tutta la vera artisticità, laddove essa venga concepita come concetto culturale mondiale nel senso più puro e nobile.

 

Tutto ciò che viene composto sul piano fisico non ha corpo eterico; ma tutto ciò che cresce ha un corpo eterico.

Se l’uomo agisce in modo artistico, guardando o facendo, agisce sul corpo eterico.

Una composizione musicale o un quadro configurati in modo artistico agiscono direttamente sul corpo eterico.

Una virtù, invece, agisce sul corpo astrale.

 

Alcune persone nobili che tornano indietro dal devachan, non avendo fatto assolutamente niente per un’attività organizzante nel senso della bellezza incontrano un corpo eterico che non si adatta affatto al loro progredito corpo astrale. Perciò succede che molte persone che nella loro ultima incarnazione avevano vissuto in modo davvero santo, ma senza occuparsi della nobiltà sensibile esteriore, reincarnandosi hanno paura dell’incarnazione, perché il loro corpo eterico non si è nobilitato con la bellezza sensibile.

Molto spesso questo provoca timore dell’incarnazione, e in caso estremo, durante la reincarnazione, l’idiotismo. Ora, se l’uomo sperimenta tutti i danni del suo corpo eterico durante una vita da idiota, questo si pareggia nell’incarnazione successiva.

 

E poiché la persona che non ha nobilitato il proprio corpo eterico per effetto di ciò che è sensibilmente bello, al momento della nascita riceve uno shock, nella massoneria si è assunto come secondo principio la bellezza. Saggezza, bellezza e potenza (o forza) sono le tre forze costruttive; esse devono essere sviluppate. Chi le possiede tutte e tre diventa un uomo che si inserisce anche con tutti e tre i corpi nell’incarnazione successiva.

Queste cose ci pongono il dovere di reintrodurre proprio l’attività artistica nella vita teosofica. Il che adesso è anche stato avviato nella corrente del movimento teosofico. Inizialmente dovevano agire sul corpo astrale le sole dottrine. Adesso anche il sentimento deve influire sul corpo eterico.

Le grandi dottrine non vengono solo espresse a parole, ma costruite, dipinte, scolpite.

 

Quando avremo intorno a noi un mondo costruito nello stile del grande movimento teosofico, allora avremo fatto molto. Il cristianesimo non viene dato solo nel canone, ma, dipinto da Michelangelo, Raffaello, Leonardo e nelle cattedrali gotiche, è anche stato costruito. Poi è sorto l’elemento musicale, col quale il cristianesimo si è familiarizzato dopo essersi interiorizzato.

 

Dopo il mondo dei sentimenti ascendiamo al mondo del pensiero.

Quando l’uomo concepisce un pensiero puro,

viene a trovarsi in una situazione diversa da quella in cui si era trovato grazie ai suoi sentimenti e alle sue azioni.

Infatti, chi concepisce un pensiero puro anche con questo pensiero suscita una reazione.

 

Gli europei hanno molto di rado un tale pensiero puro, perché i pensieri sono in gran parte offuscati dagli istinti, dalle brame e dalle passioni. Tutt’al più per gli europei c’è solo un caso in cui hanno dei pensieri puri, cioè nella matematica. Quando le persone calcolano, sono presenti solo un poco con le loro passioni. Dato che la gran parte delle persone vuol sempre avere dei sentimenti e criticare, non ama la matematica. In matematica non si può decidere in modo parlamentare. L’uomo riconosce la verità matematica per mezzo della verità stessa, un problema si può risolvere solo in un modo. Che decida uno solo oppure un milione di persone, il problema deve essere risolto sempre nello stesso modo. Non avremmo mai bisogno di decisioni di maggioranza, se fosse possibile decidere in tutti i settori in modo così spassionato e oggettivo come nella matematica. Questo in Europa può solo essere indicato come un ideale: che un giorno si diano giudizi in modo così spassionato, oggettivo, anche in altri settori della vita.

 

I ricercatori non litigherebbero affatto fra loro, se i fattori venissero presi in considerazione in modo del tutto oggettivo, perché la verità non può accostarsi all’uomo in altro modo. Le persone hanno opinioni differenti perché partecipano alle proprie rappresentazioni in modi diversi con i loro istinti e le loro passioni. Haeckel ha istinti diversi da Wasmann, perciò essi giudicano in modo diverso.

Sulle questioni umane in nessuna filosofia si è parlato in modo tanto autenticamente filosofico, nel senso più alto del termine, e con la stessa purezza oggettiva dei giudizi matematici, come nella filosofìa vedanta. Chi la approfondisce sa che cosa vuol dire: “Non ho bisogna di nessun altro per sapere se una cosa sia vera”. Chi si eleva realmente a questo pensare chiaro, spassionato, non ha bisogno di alcuna altra opinione.

 

Eraclito e Hegel si erano più purificati dalle loro passioni rispetto a Du Bois-Reymond, a Herbert Spencer e Haeckel, pertanto stanno più in alto. Ci sono diversi punti di vista e giudizi, ma non verità che si contraddicano realmente. La verità di Haeckel avanza carponi; la saggezza dei Vedanta si innalza ad una purezza spassionata e osserva le cose dall’alto. Essa non contraddice il materialismo, ma ha un punto di vista superiore a quello del materialismo. Goethe nella sua Metamorfosi delle piante ha cercato di creare una forma priva di passionalità, simile a quella creata dal matematico. In tal modo egli volle oggettivamente creare questo genere di pensieri spassionati e introdurre lo spirito matematico in ambiti superiori. Solo un po’ di yoga, un po’ di purificazione dagli affetti può rendere comprensibile quel che Goethe intende con la sua botanica.

Dato che in tal modo il pensiero è santo, con il proprio pensiero ci si trova sul piano devachanico. L’europeo non è quasi mai sul piano del devachan, se non quando fa conti. Anche certe parti del creare artistico ascendono al piano devachanico. Dove Goethe raggiunge le altezze più elevate come artista, è molto difficile che venga capito. Nella Ifigenia e nel Tasso egli ha cercato di introdurre questi pensieri privi di passionalità; ma ancor più nel dramma La figlia naturale. Proprio questi drammi hanno avuto un effetto potente su quelle persone che erano forti ed energiche. Persone del genere hanno versato lacrime su La figlia naturale.

 

La reazione ad un pensiero del genere, che sta sul piano devachanico, si ha sul piano astrale. Questi pensieri agiscono verso il basso sul piano astrale, le altre cose agiscono verso l’alto. Per esempio, in Fichte il contenuto di pensiero di La figlia naturale agiva sul piano astrale, sul suo sentimento, e lo spingeva alle lacrime. Questa era la reazione al pensiero. Alcune persone vengono afferrate in modo profondissimo dall’effetto di simili pensieri puri. Nell’azione e nel sentimento la reazione va verso l’alto, qui va verso il basso.

 

Anche se i pensieri raramente si presentano come pensieri puri di questo tipo, tuttavia sono comunque presenti come forze trainanti. Anche se c’è molto scontro fra opinioni, tuttavia i pensieri ci sono. Ora, se nel pensiero l’uomo vive nel devachan, deve anche concepire questo pensiero in modo da avere un sentimento per questo pensiero. La gran parte delle persone è d’accordo con il primo principio teosofico, in quanto opinione. Ma se si chiede loro se lo sostengano anche col sentimento, si perverrà ad un altro giudizio. Quando si professa un’opinione, il sentimento ne viene totalmente compenetrato solo se la si porta giù sul piano astrale; soltanto allora l’opinione diventa realmente attiva. Il movimento teosofico vuole far sì che le persone si sviluppino portandole anche con la vita e il sentimento là dove si trovano i loro princìpi.

 

Dunque ricapitoliamo.

• Per tutte le nostre azioni esteriori si ha un effetto sul piano arupa.

   Noi lasciamo un’intera struttura di azioni sul piano arupa, in una vita fra nascita e morte.

• Di tutto quel che abbiamo sentito in una vita, resta presente una traccia sul piano rupa.

• Di tutto ciò che abbiamo pensato, resta una traccia sul piano astrale.

 

Dopo la morte, prima di tutto attraversiamo il kamaloka e poi giungiamo al piano rupa.

Arriviamo fin lì, se non abbiamo ancora concepito molti di tali pensieri devachanici.

Quando una buona volta avremo solo tali pensieri devachanici,

allora saremo già diventati chela, discepoli dell’occultismo, e avremo già l’intero piano devachanico dentro di noi.

 

Il chela è in grado di rimanere sul piano astrale, sa rinunciare al devachan, perché per mezzo dei suoi pensieri puri ha talmente purificato e rafforzato il proprio corpo astrale, da poterlo usare ancora. Per noi, tutto ciò che non è ancora stato elaborato e nobilitato dall’Io si scioglie nel kamaloka. Nel selvaggio se ne scioglie la massima parte, nell’uomo molto evoluto la minima parte. Il corpo astrale già nobilitato viene portato con sé nel devachan. Tutto quel che abbiamo sviluppato come nostra vita di sentimento ci prepara per una nuova vita, lavora su di noi.

 

Quando ci siamo conciliati con tutte le nostre azioni, veniamo sospinti alla nostra prossima incarnazione. La parte dell’Io che è stata resa eterna (l’Io e il corpo astrale nobilitato) ora torna indietro, e nell’astrale si riconnette un’altra volta ad un corpo che corrisponda a quanto non è ancora stato nobilitato. La preparazione a connettersi ad una parte astrale estranea viene appunto conseguita nel devachan. Poi la parte eterna dell’Io si annette il corpo eterico. Perciò emerge la previsione di tutto ciò che toccherà alla persona.

 

Proprio come, al momento di lasciare il corpo fisico, nel corpo eterico e nel corpo astrale si risveglia la memoria che va dall’immediato passato fino alla nascita, così adesso la previsione di ciò che avverrà. Ora, qui a volte può subentrare qualcosa di singolare: si può subire uno shock che provoca l’idiozia. – Discendendo ulteriormente, si annette il corpo fisico.

 

Poiché i pensieri agiscono solo sul corpo astrale, karmicamente essi sono la cosa più intima. Essi sono l’elemento creativo attraverso se stessi. Perciò vale il detto: “Ciò che oggi, pensi lo sarai domani!”. Più il pensiero è puro e sovrasensibile, e più si diventa creatori del proprio carattere.

 

Il destino si forma anche attraverso altri fattori: i sentimenti procurano le occasioni, le azioni danno la forma.