La Terra e il suo avvenire

O.O. 11 – Dalla cronaca dell’akasha – (La terra e il suo avvenire.)


 

La quarta fase principale dell’evoluzione umana si compie sulla Terra.

È questo lo stato di coscienza nel quale l’uomo si trova attualmente; prima di raggiungerlo, egli dovette però, insieme con la Terra, ripetere uno dopo l’altro i tre giri minori (le così dette ronde della letteratura teosofica), cioè lo stato di Saturno, del Sole e della Luna.

Ora l’uomo vive nel quarto ciclo terrestre, e ne ha già sorpassata la metà.

A questo grado di coscienza l’uomo non percepisce più come in un sogno soltanto le immagini che sorgono nell’anima sua come effetto del mondo circostante, ma gli oggetti gli appaiono fuori nello spazio.

 

Tanto sulla Luna, quanto durante la ripetizione degli stati precedenti sulla Terra, all’avvicinarsi di un oggetto ne sorgeva nell’anima dell’uomo un’immagine colorata.

Tutta la coscienza consisteva in un tale fluttuare di immagini, di suoni, ecc. nell’anima.

Soltanto al principio del quarto stato di coscienza il colore non si presenta più soltanto nell’anima, ma sulla superficie di un oggetto esterno limitato nello spazio, e il suono non risuona più soltanto nell’interno dell’anima, ma è prodotto da un oggetto che risuona nello spazio.

Perciò il quarto stato di coscienza, cioè quello terrestre, viene anche chiamato nella scienza occulta «coscienza oggettiva».

 

Esso si è sviluppato lentamente e gradualmente nel corso dell’evoluzione, mentre andavano formandosi gli organi sensori fisici, rendendo possibile la percezione delle multiformi qualità sensibili degli oggetti esterni.

Ed oltre ai sensi attualmente già sviluppati, ne esistono altri appena in germe; essi si svilupperanno nelle future epoche terrestri e mostreranno il mondo sensibile in una varietà di forme ancor molto maggiore che non oggi.

Il graduale sviluppo della coscienza terrestre è stato spiegato in precedenza; nelle successive esposizioni tale descrizione avrà essenziali ampliamenti e integrazioni.

 

Quel mondo di colori e di suoni, che l’uomo di allora percepiva così nell’intimo, durante la vita terrena gli vien incontro esteriormente nello spazio.

Invece sorge ora nella sua interiorità un nuovo mondo: quello delle rappresentazioni o del pensiero.

La coscienza lunare non ha né rappresentazioni, né pensiero: essa consiste esclusivamente delle immagini summenzionate.

 

Circa verso la metà dell’evoluzione terrestre (veramente, si era andata preparando già prima) sorge nell’uomo

la facoltà di formare rappresentazioni e idee degli oggetti ch’egli percepisce.

E questa facoltà forma anche la base della memoria e dell’autocoscienza.

Solo l’uomo che possiede la facoltà della rappresentazione è in grado di ricordare ciò che ha percepito; e solo l’uomo che pensa giunge a distinguere, dal mondo circostante, se stesso quale essere indipendente, cosciente di sé, imparando a conoscersi come un «io».

 

• I tre primi gradini descritti erano dunque semplici «stati di coscienza»; nel quarto l’uomo non ha soltanto coscienza ma autocoscienza.

Ora però, nell’àmbito dell’attuale autocoscienza, della vita del pensiero, si forma nuovamente la tendenza verso stati di coscienza ancora superiori, attraverso i quali l’uomo dovrà passare in avvenire sui pianeti nei quali si trasformerà la Terra dopo la sua esistenza attuale.

 

Non è un controsenso parlare di questi futuri stati di coscienza, come pure della vita che si svolgerà sui pianeti avvenire.

Prima di tutto il chiaroveggente precede nell’evoluzione, per ragioni di cui parleremo altrove, i suoi confratelli.

In lui vanno dunque formandosi già ora gli stati di coscienza ai quali dovrà poi giungere tutta l’umanità col progredire dell’evoluzione del pianeta.

 

• Nella coscienza del chiaroveggente abbiamo dunque già immagini della futura evoluzione dell’umanità.

Inoltre esistono già ora in germe in tutti gli uomini tre futuri stati di coscienza; e l’indagine chiaroveggente ha i mezzi per indicare ciò che potrà svilupparsi da questi germi.

• Senza dubbio, dicendo che il chiaroveggente sviluppa già ora in sé gli stati di coscienza a cui tutta l’umanità giungerà in avvenire; dobbiamo intendere la cosa entro certi limiti. Il chiaroveggente sviluppa, per esempio già oggi entro il mondo animico, una facoltà di percezione che l’uomo possederà in avvenire in forma fisica. Ma questo futuro stato fisico dell’uomo sarà l’immagine fedele del corrispondente stato animico attuale del chiaroveggente.

 

La Terra stessa è in via d’evoluzione, e perciò nei suoi abitatori fisici dell’avvenire si manifesteranno tutt’altre forme; ma tali forme fisiche vanno preparandosi nelle forme animiche e spirituali del presente.

Quello per esempio che il chiaroveggente vede oggi nella così detta aura, simile a una nuvola di luce e di colori intorno al corpo fisico umano, si trasformerà più tardi in una forma fisica; e nuovi organi sensori daranno all’uomo futuro la facoltà di percepire le altre forme.

Ma il chiaroveggente vede già oggi, per mezzo dei suoi organi spirituali, i prototipi spirituali dei futuri esseri fisici (ad esempio, l’aura). Egli ha la possibilità di gettare uno sguardo sull’avvenire, della cui natura possiamo difficilmente dare un’idea per mezzo del nostro linguaggio e coi concetti che l’uomo ha attualmente.

 

Le rappresentazioni dello stato di coscienza attuale sono pallide ombre in confronto agli oggetti colorati e risonanti del mondo esteriore.

L’uomo infatti parla delle rappresentazioni come di qualcosa che non è reale.

Una semplice idea viene contrapposta a una cosa o a un essere ch’è reale perché i sensi lo percepiscono.

Ma le rappresentazioni e i pensieri contengono la possibilità di ridiventare cose reali e concrete.

Quando l’uomo parla attualmente della rappresentazione del «rosso» senza avere davanti a sé un oggetto rosso, questa rappresentazione è per così dire solo un’ombra del vero «rosso».

 

In avvenire l’uomo giungerà a suscitare nella propria anima non solo una pallida rappresentazione del «rosso», ma quando penserà al «rosso», questo sorgerà realmente davanti a lui.

L’uomo saprà creare immagini, non solo rappresentazioni.

Avrà allora raggiunto qualcosa di simile a ciò ch’esisteva già per la coscienza della Luna.

Ma le immagini in lui non fluttueranno più come in un sogno, bensì egli potrà evocarle in sé, come le attuali rappresentazioni, in piena autocoscienza.

Il pensiero di un colore sarà il colore stesso, la rappresentazione di un suono, sarà il suono stesso, e così via.

 

Un mondo d’immagini fluttuerà in avvenire nell’anima dell’uomo, per sua forza propria, mentre prima, durante il periodo della Luna, tale; mondo d’immagini riempiva la sua vita interiore senza la sua opera, e non sparirà la caratteristica della spazialità peculiare al mondo oggettivo.

• Il colore, che sorgerà contemporaneamente all’idea del colore, non resterà soltanto un’immagine nell’anima, ma si manifesterà al di fuori, nello spazio.

Ne seguirà che l’uomo potrà percepire esseri e cose di natura superiore a quella degli oggetti che lo circondano ora.

Tali cose e tali esseri sono di natura spirituale e animica più raffinata, così che non si rivestono dei colori oggettivi percepibili ai sensi fisici attuali, ma si manifestano per mezzo dei colori e dei suoni animici e spirituali più raffinati che l’uomo dell’avvenire saprà risvegliare nella propria anima.

 

• L’uomo va dunque avvicinandosi a uno stato in cui possederà una coscienza immaginativa consapevole, che lo renderà atto a tali percezioni.

La prossima evoluzione della Terra porterà da un lato l’attuale vita di rappresentazioni e di pensiero a uno sviluppo sempre più sottile, più elevato, più perfetto; dall’altro, andrà a poco a poco formandosi anche la coscienza immaginativa consapevole.

Quest’ultima però raggiungerà la sua piena espansione nell’uomo soltanto sul prossimo pianeta nel quale la Terra si trasformerà e che la scienza occulta chiama «Giove».

L’uomo potrà allora comunicare con esseri che ora si sottraggono interamente alla sua percezione sensoria.

È evidente che ciò trasformerà del tutto non soltanto le percezioni umane, ma anche l’attività, i sentimenti, e tutte le relazioni col mondo circostante.

 

Come oggi l’uomo è in grado di agire coscientemente soltanto su esseri forniti di organi sensori, così allora sarà in grado di agire coscientemente su forze e potenze ben diverse; e sarà in grado di ricevere egli stesso da ben altri regni influssi che potrà pienamente riconoscere.

A questo punto non si potrà più parlare di nascita e di morte nel senso attuale, poiché la «morte» avviene solo per il fatto che la coscienza sta in relazione col mondo esteriore per mezzo di organi sensori fisici.

Allorché questi non funzionano più» cessa ogni rapporto col mondo circostante; ciò vuol dire che l’uomo è «morto».

Se la sua anima è giunta al punto da non ricevere più gli influssi del mondo esterno per mezzo degli organi fisici, bensì per mezzo delle immagini generate da lei stessa, essa acquista anche la facoltà di regolare secondo la sua volontà le proprie relazioni col mondo circostante; vale a dire che la sua vita non può più essere interrotta senza ch’essa lo voglia; l’anima è diventata signora della nascita e della morte.

 

• Tutto ciò avrà luogo sul pianeta Giove, allorché sarà stata raggiunta la coscienza immaginativa consapevole.

Questa condizione dell’anima viene anche chiamata «coscienza psichica».

 

• Lo stato di coscienza che l’uomo svilupperà sul pianeta successivo, su «Venere», differisce da quello del pianeta Giove per la facoltà che l’anima acquista di creare non soltanto immagini, ma anche oggetti ed esseri.

Ciò avviene per mezzo della coscienza autocoscientemente oggettiva  o coscienza iperpsichica.

 

Per mezzo della coscienza immaginativa l’uomo può percepire alcunché degli esseri e delle cose soprasensibili e influire su di essi risvegliando la propria facoltà immaginativa.

Ma affinché possa avvenire, per esempio, ciò ch’egli richiede da un tale essere soprasensibile, bisogna che questo faccia agire le proprie forze per iniziativa dell’uomo.

 

L’uomo è dunque dominatore di immagini, e per mezzo di esse può produrre certi effetti.

Ma non è ancora padrone delle forze stesse.

• Quando la sua coscienza iperpsichica si sarà sviluppata, egli sarà in grado di dominare anche le forze creative di altri mondi.

Non soltanto potrà percepire altri esseri ed esercitare su di essi un’azione, ma egli stesso ne sarà il creatore.

 

Questo è il corso dell’evoluzione della coscienza:

• prima essa è crepuscolare; nulla si percepisce di altre cose e di altri esseri, ma soltanto le esperienze interiori (immagini) della propria anima;

• poi si sviluppa la percezione.

• E per ultimo la coscienza percettiva si trasforma in coscienza creativa.

 

Prima che lo stato della Terra si tramuti in quello di Giove, essa, dopo il quarto giro terrestre, dovrà passare attraverso tre altri «piccoli giri».

Questi servono all’ulteriore perfezionamento della coscienza terrestre nel modo che descriveremo in seguito, quando parleremo dell’evoluzione dei «piccoli giri» e delle loro suddivisioni in tutti e sette i pianeti.

Quando la Terra, dopo un periodo di riposo (pralaya), si sarà tramutata in Giove, e l’uomo sarà giunto su di esso, dovranno ripetersi durante quattro «piccoli giri» gli stati precedenti: Saturno, Sole, Luna e Terra; solo durante il quinto giro di Giove l’uomo raggiungerà il grado che abbiamo descritto come la vera «coscienza di Giove».

 

In modo corrispondente si manifesterà poi la «coscienza di Venere» durante il sesto giro di questo pianeta.

Accenneremo ora brevemente a un fatto che nei prossimi capitoli avrà una certa importanza, e cioè alla velocità con cui si compie l’evoluzione sui diversi pianeti: essa non è sempre uguale.

 

• La vita comincia a svolgersi con la massima velocità su Saturno; poi la velocità diminuisce alquanto sul Sole, rallenta ancor più sulla Luna, e diviene più lenta che mai sulla Terra.

Sulla Terra stessa la velocità diminuisce sempre più fino al momento in cui si sviluppa nell’uomo l’autocoscienza.

Allora la velocità ricomincia a crescere.

 

Oggi l’uomo ha dunque superato l’epoca di maggior lentezza della sua evoluzione, la vita ha già ricominciato ad accelerarsi.

Su Giove si riacquisterà la velocità che si aveva sulla Luna, su Venere quella del Sole.

 

L’ultimo pianeta che può venire ancora annoverato nella serie delle trasformazioni terrestri e che seguirà Venere, è chiamato, dalla scienza occulta, «Vulcano».

Su questo pianeta verrà raggiunta la mèta provvisoria dell’evoluzione.

Lo stato di coscienza che l’uomo raggiunge su di esso si chiama «beatitudine divina», o anche coscienza spirituale.

L’uomo la raggiungerà dopo aver ripetuto i sei stati precedenti, durante il settimo giro di Vulcano. Della vita di questo pianeta non si può pubblicamente dire molto.

• Nella scienza occulta vi si accenna in questi termini: «Nessuna anima, il cui pensiero è ancora collegato a un corpo fisico, dovrebbe pensare a Vulcano e alla vita di esso».

Vale a dire che i soli discepoli d’ordine superiore, i quali sono in grado di abbandonare il proprio corpo fisico e di acquistare all’infuori di esso cognizioni soprasensibili, possono apprendere qualcosa intorno a Vulcano.

 

Così si manifestano nel corso dell’evoluzione dell’umanità i sette stati della coscienza, nello svolgimento di sette pianeti. Ma la coscienza deve ad ogni grado attraversare sette stati di coscienza secondari che si manifestano nei «piccoli giri» già indicati. (Gli scritti teosofici li chiamano «ronde»).

Questi stati secondari vengono chiamati dalla scienza occulta d’occidente «condizioni di vita», in antitesi agli stati superiori che sono detti «stati di coscienza».

Oppure si dice anche che ogni stato di coscienza ha da attraversare sette «regni».

Secondo questo calcolo si distinguono dunque, in tutta l’evoluzione umana, sette volte sette, cioè quarantanove piccoli giri o regni (nel linguaggio teosofico «globi»).

 

Inoltre ogni «piccolo giro» deve attraversare sette giri ancora minori, detti «condizioni di forma» (nel linguaggio teosofico «globi»). Risultano così per tutto il ciclo dell’umanità sette volte quarantanove diverse «condizioni di forma», cioè trecentoquarantatre.

I capitoli seguenti tratteranno di questa evoluzione e mostreranno come tutto ciò non sia così complicato come da prima lo farebbe credere il numero di trecentoquarantatre. Mostreranno pure come l’uomo non riesca a comprendere se stesso, se non conoscendo questa sua evoluzione.