La trasformazione di flora, fauna e regno minerale attraverso il lavoro dell’uomo dopo la morte.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 08.10.1905


 

Sommario: La dottrina celeste di Dionigi l’Areopagita. La struttura della Chiesa, un’immagine esteriore dell’ordine cosmico interiore, gerarchico. La trasformazione di flora, fauna e regno minerale attraverso il lavoro dell’uomo dopo la morte. Sull’azione e sull’essenza dei Deva e degli spiriti planetari.

 

Questa conferenza deve inserirsi fra le altre per illuminarne alcuni aspetti.

Oggi vogliamo parlare delle azioni e dell’essenza dei deva.

 

Nel presente è molto difficile parlare degli dèi o deva, per il fatto che le stesse persone che hanno ancora un punto di vista religioso positivo e hanno ancora una fede negli dèi non sono tuttavia più in vivo rapporto con gli esseri divino-spirituali. Questo vivo rapporto con gli dèi, cioè con esseri che sono molto al di sopra dell’essere umano, è appunto svanito nel corso dell’epoca materialistica.

Specialmente nel corso dell’evoluzione del materialismo, che è avvenuta nel ciclo di tempo iniziato alla svolta fra i secoli XV e XVI e durato fino ai nostri tempi, questo legame vivace con gli dèi è scemato. Qui fa poca differenza, se una persona abbia un punto di vista darwinistico-materialista o se parli ancora in modo più o meno religioso degli dèi. È molto più importante rendere viva in se stessi la consapevolezza che noi stessi ci siamo elevati dai livelli inferiori dell’esistenza e che ascenderemo a livelli ancora superiori. Bisogna sentire di essere imparentati con tutto quello che è sotto di noi e con tutto quello che è sopra di noi.

 

La dottrina degli dèi è stata inizialmente sistematizzata dal discepolo dell’apostolo Paolo: Dionigi l’Areopagita. Ma fu scritta solo nel VI secolo. Questo è il motivo per cui gli studiosi negano l’esistenza di Dionigi l’Areopagita e parlano degli scritti di uno Pseudo-Dionigi, come se le antiche tradizioni fossero state composte solo nel secolo VI. La realtà dei fatti, però, la si può constatare solo leggendo nella cronaca dell’akasha. Ma la cronaca dell’akasha insegna che Dionigi visse realmente ad Atene, che fu iniziato da Paolo e che dallo stesso ricevette il compito di fondare la dottrina degli esseri spirituali superiori e di impartirla soprattutto agli iniziati.

A quei tempi, certi insegnamenti elevati non venivano mai scritti, ma solo tramandati oralmente. Anche la dottrina degli dèi fu tramandata in questo modo da Dionigi ai suoi discepoli e da questi fu tramandata ulteriormente. Il discepolo diretto veniva poi a sua volta intenzionalmente chiamato “Dionigi”, così che l’ultimo, quello che scrisse la dottrina degli dèi, era uno di questa sequela di maestri, tutti di nome “Dionigi”.

 

Questa dottrina degli dèi, come l’ha data Dionigi, comprende tre volte tre categorie di esseri divini.

• I tre più elevati sono: Serafini, Cherubini, Troni.

• Il livello successivo comprende: Dominazioni, Virtù, Potestà.

• Il terzo livello comprende: Forze archetipiche o Principati, Arcangeli e Angeli.

 

Tutte le volte che nella Bibbia si trova “In principio”, si fa riferimento alle Forze archetipiche, o Principati. «In principio Dio creò il cielo e la Terra», significa: “Il Dio dell’inizio, che è a questo livello, creò il cielo e la Terra”. Era una delle Forze archetipiche del terzo gruppo di gerarchie.

Al di sopra dei Serafini ci sono poi esseri divini di tale sublimità, che la capacità di comprensione non è sufficiente per concepirli. Dopo il terzo livello segue la quarta gerarchia: l’uomo, il decimo di tutta la sequenza.

 

I nomi delle gerarchie non sono nomi propri,

ma nomi che indicano determinati livelli di coscienza del grande universo, e gli esseri passano da un livello all’altro.

Eliphas Levi lo vide chiaramente e sottolineò che con questi nomi si ha a che fare con gradi, con gerarchie.

 

Allo stesso Dionigi che compose la dottrina degli dèi risale anche il principio dell’organizzazione ecclesiastica. La gerarchia ecclesiastica sarebbe dovuta essere solo una copia esteriore dell’interiore gerarchia cosmica. L’attuazione di questo grandioso pensiero avrebbe dovuto attendere che i tempi fossero maturi per la comprensione di tutto questo nella sua forma corretta. Dionigi lasciò ai suoi discepoli una dottrina del genere sulla Chiesa affinché, quando sarebbe stato possibile renderla pubblica, essa potesse dare l’immagine di una possente, grandiosa organizzazione. A quei tempi si cercava di tramandare le dottrine in modo da non strappare mai il filo conduttore da un maestro all’altro, il quale allora dava continuazione anche al suo nome. Dunque non c’è nulla di cui meravigliarsi, se ancora nel secolo VI un Dionigi ha scritto le dottrine. Però queste dottrine non potevano essere capite da tutti, perché l’umanità non era ancora matura per farlo. Così esse sono come una specie di testamento.

 

Più andiamo indietro nel tempo, e più gli uomini avevano concetti viventi

degli esseri che sono al di sopra dell’essere umano.

Ora vogliamo sviluppare un concetto del modo in cui l’uomo

(l’uomo ordinario della nostra attuale cultura media) incontra gli dèi.

 

Dopo la morte, per prima cosa l’uomo attraversa il kamaloka, lo stato in cui a poco a poco si distacca dalle abitudini della vita terrena e si libera delle brame. In sostanza la permanenza nel kamaloka è, a volte, orribile e tremenda solo nei primi tempi. Poi l’uomo attraversa quel periodo di kamaloka in cui deve purificarsi dai nessi più sottili con il mondo terreno. Questa permanenza nel kamaloka non è importante solo per l’uomo, perché l’attività dell’uomo negli stadi più elevati del kamaloka può, come vedremo, essere utilizzata anche nel resto del mondo.

 

Dopo il kamaloka l’uomo ascende allo stato del devachan, nel quale acquisisce tutto ciò che è necessario per costruirsi, con le capacità che ha acquisito, un nuovo corpo eterico. Sul piano arupa del devachan egli deve deporre tutto quel che aveva acquisito sul piano fisico. Perciò i sacerdoti greci nell’esoterismo chiamavano l’anima “ape”, il piano arupa “arnia” e il piano fisico “campo di fiori”.

Ma l’uomo non è necessariamente inattivo, nelle regioni superiori.

Quando attraversa il kamaloka e il piano devachanico inferiore, potrebbe sembrare che egli non vi abbia null’altro da fare che lasciar giungere a maturazione quel che aveva cominciato in precedenza.

Ma anche qui l’uomo non è inattivo; perciò è importante per tutto il mondo, che egli attraversi questi stadi.

 

La nuova incarnazione dell’essere umano ha uno scopo solo se l’uomo, in una nuova incarnazione, trova condizioni che siano sostanzialmente diverse da quelle precedenti. Normalmente l’uomo torna indietro quando le condizioni sono così diverse da trovare cose totalmente nuove, in modo da costruire qualcosa di totalmente nuovo in più. Questo avviene nell’arco di tempo cosmico in cui il Sole è avanzato da una costellazione all’altra. Per esempio, intorno all’800 avanti Cristo, in primavera il Sole entrò nella costellazione dell’Agnello, per rimanervi fino circa al 1800 dopo Cristo. Attualmente, all’inizio della primavera il Sole si trova nella costellazione dei Pesci. Trascorrono 2160 anni prima che esso passi da una costellazione all’altra.

 

In quest’arco di tempo le condizioni si modificano in modo profondissimo. La reincarnazione dipende da questi periodi. Normalmente l’uomo si incarna nel tempo una volta come individuo maschile e una come individuo femminile. In realtà in una incarnazione si è solo un mezzo essere umano. Un’incarnazione maschile e una femminile sono apparigliate. Quindi, grazie al totale cambiamento delle condizioni fìsiche sulla Terra, una nuova incarnazione non è vana. Se per esempio un’incarnazione di un uomo è avvenuta ai tempi di Omero (costellazione dell’Ariete o dell’Agnello, Giasone, il vello d’oro), a quei tempi egli ha vissuto cose del tutto diverse da quelle che vivrebbe adesso.

 

Di per sé, sembrerebbe che queste incarnazioni siano un processo del tutto meccanico.

Ma non c’è nulla di esteriore che non venga prodotto dall’interiorità.

Bisogna abituarsi a parlare sempre dello spirito concreto,

abituarsi a cercarlo e a vedere che cosa succede realmente.

 

• Osservando la flora e la fauna europea, nel nostro periodo terrestre dobbiamo distinguere tre fasce:

una occidentale, una centrale e una orientale.

• La fascia orientale coincide col popolo slavo,

• quella centrale col popolo germanico

• e quella occidentale col popolo romanzo.

 

Il materialista crede che gli uomini si siano adattati alle condizioni, ma non è così.

I popoli si sono creati da sé gli stati fisici.

Lo spirito di popolo partecipa per prima cosa

al lavoro sul terreno, sulle piante e sugli animali nei quali si introduce.

 

Il territorio dell’Europa occidentale è stato preparato dai popoli romanzi, quello dell’Europa centrale dai popoli germanici, quello dell’Europa orientale dai popoli slavi. Così gli uomini si costruiscono prima la casa nella quale poi si trasferiranno. Ora possiamo chiederci: “Quand’è che l’uomo lavora alla configurazione esteriore della Terra?” Così come tutto il resto, sulla Terra, è destino preparato dall’uomo stesso, in parte lo è anche in questo caso.

 

Di fatto, nel kamaloka l’uomo è impegnato a collaborare al lavoro sul regno animale.

Là gli uomini lavorano a quella che si chiama “trasformazione delle specie”. La forza che provoca questa trasformazione, il ricercatore naturale la chiama “adattabilità”. Ma in tutto quel che viene chiamato “adattamento” si cela l’attività dell’uomo dall’altra parte dell’esistenza.

Tutto quel che si manifesta come trasformazione del regno animale, tutto quel che viene influenzato e modificato negli istinti animali, tanto da trasformare gli animali stessi, avviene nel kamaloka grazie agli uomini che si preparano alla loro prossima incarnazione.

 

Là l’uomo lavora alla propria casa per l’incarnazione successiva.

• Nel kamaloka l’uomo lavora alla fauna  • e nel devachan alla flora.

La trasformazione del regno vegetale è l’effetto di forze devachaniche.

E il mondo fisico, anch’esso mutevole, le condizioni naturali esterne,

sono influenzate dal piano arupa (devachan superiore).

 

Qui l’uomo collabora al lavoro sul regno delle rocce, sul regno minerale della Terra.

Bisogna proprio avere delle forze occulte, per poter fare delle osservazioni del genere nel posto giusto.

Non è un caso, che proprio i minatori facciano sottoterra osservazioni del genere. Che Novalis fosse un uomo che aveva una tale dimestichezza con l’occultismo dipende dal fatto che era un ingegnere minerario.

Se si riflette sul fatto che nelle regioni sovrasensibili l’uomo sviluppa delle forze, ma che non vi ha la sua piena coscienza, si capisce che queste forze vengano guidate dagli esseri superiori, dai deva.

• Si distinguono diversi livelli di deva: astrali, rupa-mentali e arupa-mentali.

 

I deva astrali hanno quale parte inferiore il corpo astrale, così come noi abbiamo il corpo fisico. Anche il deva astrale, come l’uomo, consiste in sette parti. Possiede quindi come settima parte un elemento superiore all’atma. Tutti i deva sono formati secondo gli stessi princìpi secondo i quali è formato l’uomo. Con l’evoluzione ai piani superiori, un essere ottiene anche un potere più consapevole sui piani inferiori corrispondenti.

Attualmente, sul piano fisico, l’uomo domina solo il regno minerale. Lì egli può costruire qualcosa da sé. Ma non è ancora capace di costruire una pianta o un animale. Nel regno minerale egli ha la composizione chiara di fronte a sé.

 

Al prossimo livello egli produrrà consapevolmente le piante (quinta ronda) e poi gli animali (sesta ronda), e infine produrrà consapevolmente se stesso (settima ronda).

Gli esseri che chiamiamo deva possono fare ancora molto di più degli uomini della settima ronda. Essi riescono ad utilizzare le regioni che si trovano al di sotto del loro stesso mondo. Possono costruirsi in breve tempo il corpo di cui hanno bisogno per un determinato scopo. Così in un dato momento un deva astrale, se vuole, può incorporarsi fisicamente.

Possiamo farci certe rappresentazioni dell’agire dei deva solo prendendo spunto dall’agire degli uomini.

L’uomo è libero, può agire in modo arbitrario, solo fino ad un certo grado.

 

Ma gli uomini non agiscono insieme armoniosamente, a tal pro bisogna che le diverse forze che provengono dagli uomini vengano ordinate in modo armonioso. Da quel che gli uomini fanno deve risultare un effetto globale. Questo effetto globale deve essere impiegato a vantaggio del mondo. Gli esseri che provocano questo effetto globale sono i deva. Essi regolano anche il karma collettivo. Nel momento in cui delle persone si uniscono per un certo scopo comune, essi producono un karma comune, che li unisce e li guida insieme, un filo karmico comune.

 

In Russia fu così per la setta dei duchobory, che erano dotati di una grande religiosità. Essi erano in possesso delle dottrine teosofiche in una forma naif, ma molto bella. Queste persone sono state scacciate via e ora non hanno più alcun influsso esteriormente visibile. I materialisti diranno: “A che cosa è servito? I duchobory sono spariti!”

Però, tutti coloro che si erano raccolti nella setta dei duchobory verranno tenuti insieme nella loro reincarnazione da un vincolo comune, per riversare in futuro nell’umanità quello che hanno imparato. I gruppi che si riuniscono agiscono così sull’umanità nelle incarnazioni successive. L’idea che hanno vissuto torna a fluire nel mondo. La stessa idea la si ritrova poi in un gruppo del genere in una forma più profonda. Così, per esempio, nel medioevo è esistita la setta dei manichei. Il segreto dei manichei consisteva nell’aver riconosciuto che in futuro ci saranno due gruppi di esseri umani, i cattivi e i buoni.

Nella quinta ronda non ci sarà più il regno minerale ma, al suo posto, un regno dei cattivi. I manichei lo sapevano. Perciò si sono fatti carico di educare già adesso degli uomini in modo tale che in futuro essi possano diventare educatori degli uomini cattivi. Di epoca in epoca nella setta dei manichei ci sono sempre stati grandi approfondimenti.

• Dobbiamo distinguere le singole volontà dei singoli uomini e le potenze che vi stanno dietro per unire queste singole volontà in una volontà comune. Così si ha un karma collettivo.

 

Fra i rosicruciani si parlava di esseri che fanno parte di gruppi di uomini.

Il corpo fisico appartiene solo ad ogni singola persona;

ma il corpo astrale appartiene già ad un gruppo.

• In una parte del corpo astrale si è connessi ad un’anima di gruppo.

Quel che l’uomo non riesce ancora a fare, attualmente lo fa il deva.

Al suo corpo astrale lavorano anche i deva.

In ciò che l’uomo oggi compie lavorando al corpo eterico, i deva collaborano ancora di più.

 

Abbiamo visto che in una parte del kamaloka le forze dell’uomo vengono impiegate per il regno animale. Però vengono dirette dai deva. Poi l’uomo è sempre più in dirittura d’arrivo sulla via verso il devachan.

• Un particolare tipo di deva sono gli spiriti planetari, i dhyanchohan, che hanno già raggiunto in passato un livello che gli uomini raggiungeranno soltanto in un lontano futuro. Sono al livello che gli uomini raggiungeranno nella sesta e nella settima ronda. Uno spirito planetario collabora alla creazione delle singole parti dell’evoluzione planetaria.

Attualmente l’uomo è attivo sul piano fisico, su quello astrale e su quello devachanico. Tutto è attività.

 

Ora, prima di tutto, che significato hanno per l’uomo, ad un determinato stadio, gli spiriti planetari?

Gli spiriti planetari esercitarono in stadi precedenti, su pianeti precedenti, l’attività che l’uomo esercita adesso. Ciò che essi accolsero in sé a quei tempi, adesso l’hanno in sé come saggezza. Per tale motivo possono diventare i maestri del livello planetario successivo. Quei deva che erano attivi nella configurazione della Terra non potevano ancora conoscere le leggi; era in grado di farlo solo il grado superiore di saggezza. Al di sopra del livello della saggezza c’è anche il livello della volontà, del volere, dell’agire.

Gli Spiriti della saggezza (Kyriotetes) e gli Spiriti della volontà (Troni)

sono le vere guide dell’evoluzione planetaria.

 

Ai tempi in cui l’uomo era ancora un essere astrale, prima dell’epoca lemurica, i deva agivano in lui e preparavano già quel che in seguito fu realizzato in lui. Prima dell’epoca lemurica, nell’interiorità dell’uomo sorgeva un’immagine dell’ambiente che lo circondava. Anche il sentimento di simpatia e antipatia sorgeva in lui come immagine. Era qualcosa che i deva facevano sorgere in lui. A quei tempi egli era totalmente dominato dalla reggenza dei deva. In seguito, fino ad un certo grado, assunse la reggenza da sé.

A quei tempi era un membro a servizio della reggenza dei deva. Ma adesso è, fino ad un certo grado, abbandonato da Dio. Solo nella parte nella quale non è abbandonato da Dio agiscono ancora in lui i deva.

 

Il chela fa consapevolmente riprendere vita in se stesso al mondo che nell’epoca pre-lemurica l’uomo conosceva per immagini. A quei tempi le brame e le passioni si accostavano all’uomo come immagini auriche nelle quali vivevano i pensieri dei deva; ma tutto ciò avveniva in uno stato di coscienza profondamente trasognato. Ora, dopo aver perduto tutto ciò, l’uomo doveva lottare per conseguire la visione cosciente del mondo esterno. L’ulteriore evoluzione del chela consiste nella riconquista consapevole di tutto questo. Nel far ciò, la sua coscienza rimane totalmente desta. Al contrario il medium, cioè la medianità, è una ricaduta nel passato.

Quel che l’uomo sperimenta sul piano fisico è lo scheletro del proprio agire, sono le basi per i successivi periodi evolutivi. Venendo a contatto con il mondo esterno si formano in lui le facoltà alle quali in futuro si orienterà fattività planetaria, quando l’uomo stesso sarà diventato uno spirito planetario.

 

Nelle nostre parole noi creiamo le basi per i pianeti futuri.

Quel che diciamo oggi vi sarà realmente presente come base,

così come le rocce e le pietre costituiscono la base della Terra.

 

Le esperienze vengono colte in una regione, per poter essere svolte in un’altra regione.

Un’individualità è tanto più divina, quanto più è capace di ri-espirare ciò che aveva assorbito.

I deva sono deva dal momento in cui sono capaci di restituire quel che prima avevano accolto.

Antichissima saggezza è ciò che in passato è stato assorbito e ora viene nuovamente restituito.

Perciò è teosofia, in quanto una volta gli dèi stessi erano maestri degli uomini.

 

Il karma è legge. Il deva è il realizzatore della legge.

Gli Angeli del periodo di rivoluzione realizzano la legge alla quale soggiacciono gruppi di uomini.

Luomo singolo in un gruppo agisce in modo istintivo.

Il deva dirige l’anima di popolo; egli in realtà è l’anima di popolo.

Lanima di popolo non è un’astrazione, ma uno spirito vivente.