La triplice compenetrazione di una entità delle gerarchie superiori da parte del Cristo

O.O. 149 – Cristo e il mondo spirituale – La ricerca del santo Gral – 30.12.1913


 

Sommario: La triplice compenetrazione di una entità delle gerarchie superiori da parte del Cristo. I riflessi di tali eventi cosmici nella mitologia greca. I quattro successivi gradini dei processi di armonizzazione della natura umana.

 

Ho esposto in conferenze più antiche che l’entità Cristo può essere compresa risalendo nell’evoluzione del nostro sistema cosmico fino all’antico stato solare della Terra. In diverse occasioni (cioè in cicli di conferenze ormai pubblicati) ho sottolineato che l’entità che chiamiamo il Cristo deve essere considerata come un’altissima entità spirituale per la cui evoluzione ebbe un’importanza speciale lo stadio evolutivo dell’antico Sole. Non ripeterò per altro nei particolari quelle considerazioni. Vogliamo dunque considerare il Cristo come un’alta entità spirituale. Per la comprensione dell’evoluzione umana sulla Terra ci occorrono però anche altre nozioni; ne abbiamo riconosciuto la necessità, quando constatammo l’impotenza dei concetti e delle idee che nel quarto periodo di civiltà postatlantico si sforzavano di comprendere appunto la natura del Cristo Gesù. Infatti il problema del rapporto esistente fra il Cristo e l’uomo Gesù emergeva sempre di nuovo nei primi secoli, fra gli gnostici, fra i padri apostolici e in tutte le personalità che in un modo o nell’altro contribuirono alla fondazione del cristianesimo.

 

Ora noi sappiamo già che dobbiamo distinguere due diversi bambini Gesù. Non occorre che ci occupiamo qui adesso di uno dei due fanciulli, in quanto egli risulta facilmente comprensibile in base alle premesse del nostro insegnamento antroposofico. Voglio dire quel Gesù in cui visse l’io di Zaratustra. Si trattava di un’entità umana che aveva raggiunto un elevato grado di sviluppo già nel secondo periodo di civiltà postatlantico, durante il quale aveva appunto fondato la corrente spirituale di Zaratustra; che continuò poi a rivivere, e infine s’incarnò nel bambino Gesù della linea salomonica (quello del vangelo di Matteo), dimorando in esso fino al dodicesimo anno, sviluppandosi nel modo adeguato in quell’epoca a un’individualità talmente elevata. Ci è poi già noto che l’io dì Zaratustra si trasferì nel corpo dell’altro giovinetto Gesù la cui entità traspare nel racconto del vangelo di Luca, il cosiddetto Gesù natanico.

Ora dobbiamo appunto dedicare la nostra attenzione al fanciullo Gesù della linea natanica. Ho già avuto modo di far notare che in lui non abbiamo a che fare con un essere umano comune, nel senso rigoroso della parola. Si tratta di un essere del quale non si può affermare che si sia mai prima incarnato in un uomo sulla Terra.

Abbiamo sempre sottolineato in proposito il fatto che della sostanza animica discesa dai mondi spirituali sulla Terra, per esplicarsi poi nelle singole individualità umane, una parte era stata trattenuta lassù; e fu questa parte a manifestarsi poi nel fanciullo Gesù natanico.

 

Del bambino Gesù natanico non possiamo dunque dire che in lui visse un io come quello degli altri uomini, evolutosi attraverso precedenti incarnazioni. Dobbiamo anzi riconoscere per lui il fatto che egli non era mai prima stato sulla Terra come uomo; e ciò risulta già dal mio libro La scienza occulta.

Si tratta ora di appurare se tale essere (che chiameremo adesso semplicemente Gesù di Nazaret) sia stato in precedenza in qualche rapporto con l’evoluzione terrestre. Infatti non solo le entità e le forze che in qualche modo s’incarnano sulla Terra stessa si trovano in rapporto con l’evoluzione terrestre, ma anche entità spirituali appartenenti alle gerarchie superiori.

 

Se una parte della sostanza animica che si è in seguito suddivisa nelle singole anime umane era rimasta per così dire indietro, per poi nascere nel bambino Gesù natanico, questo non significa che tale entità non avesse anche prima qualche connessione con l’evoluzione della Terra. Solo che il suo rapporto con l’evoluzione della Terra e dell’umanità non era quello di un’incarnazione in un corpo umano presente in Terra.

Come dobbiamo dunque concepire il rapporto di quella entità con l’evoluzione terrestre? Volendo prendere in considerazione la evoluzione del Gesù natanico, non dobbiamo dunque ricercarla entro i processi dell’evoluzione fisica della Terra, bensì nei regni spirituali, in ciò che non era terrestre. Procedendo in questo modo, all’osservazione chiaroveggente si presentano i fatti seguenti.

 

Vogliamo ricordare quello che si trova esposto nella Scienza occulta: a partire dall’epoca lemurica, all’infuori della coppia capostipite dell’umanità, le anime discesero a poco a poco dagli altri pianeti per incarnarsi in corpi umani durante l’epoca atlantica. Dobbiamo cioè concepire che durante l’evoluzione della Terra le anime affluirono dal cosmo verso la Terra, per iniziare per così dire la loro rinnovata evoluzione terrestre in tempi diversi.

Ci è noto infatti che prima dell’epoca lemurica le anime si erano andate in certo senso ritirando sugli altri pianeti. Sappiamo però anche che questa evoluzione terrestre, in cui le anime dovevano riimmergersi, si trovò esposta alle tentazioni di Lucifero e più tardi anche di Arimane. Le anime umane furono pertanto indotte a penetrare in corpi entro i quali esse, nel corso dell’evoluzione, si trovarono esposte alle tentazioni di queste due entità spirituali.

Se non fosse avvenuto niente altro che questo, cioè che le anime discese dalla loro esistenza planetaria fossero penetrate nell’evoluzione terrestre, trovandosi esposte alle azioni luciferico-arimaniche nel corso dell’evoluzione, si sarebbe verificato per esse sulla Terra, nel modo in cui percorrono le loro incarnazioni qualcosa che nella mia Scienza occulta non avevo ancora menzionato. Questo perché ai giorni nostri non è possibile esporre subito pubblicamente qualunque fatto.

 

Quegli uomini, discesi dai pianeti e costretti a rivestirsi di corpi fisici, sarebbero stati esposti a un certo pericolo per ciò che riguarda la vita dei loro sensi. Non si deve infatti immaginare che tutto sarebbe stato tanto semplice, che quelle anime umane sarebbero discese sulla Terra dal loro soggiorno planetario per rivestirsi di corpi umani, e che poi tutto sarebbe proceduto nel modo più liscio. Per il fatto che in essi operava il principio luciferico e quello arimanico, quei corpi umani non erano organizzati in modo che gli uomini avrebbero potuto percorrere l’evoluzione che poi di fatto percorsero. Se le anime fossero entrate semplicemente valendosi delle forze offerte loro dai corpi, per ciò che riguarda l’uso dei sensi esse sarebbero state costrette a usarli in un modo singolare e in fondo impossibile per gli uomini.

 

Cercherò di spiegarlo così. All’ingresso delle anime nei corpi umani, l’occhio ad esempio non avrebbe ricevuto da un colore il tipo di impressione che fu poi quella normale: esso al contrario sarebbe stato impressionato da un certo colore con un senso di intensa beatitudine, di un piacere acutissimo, mentre un colore diverso avrebbe suscitato in esso (nell’occhio stesso) una viva antipatia, addirittura una sensazione dolorosa. Per effetto degli influssi luciferici e arimanici non erano dunque disponibili, per le anime discese dai pianeti, dei corpi che potessero offrire loro un soggiorno adeguato.

 

Gli uomini sarebbero stati tormentati dalle simpatie e dalle antipatie dei loro sensi; sarebbero stati costretti a trovarsi di continuo beati da qualche simpatia o tormentati da qualche antipatia, legate semplicemente alle percezioni di questo o di quel colore: sarebbero stati dunque o beatificati o respinti in modo orribilmente doloroso. L’intera evoluzione era predisposta in tale modo, e le forze cosmiche agivano in modo tale sulla Terra, soprattutto dal Sole, che i sensi dell’uomo si sarebbero evoluti nella direzione ora accennata. In tal caso non sarebbe stata possibile nessuna contemplazione del mondo fondata sulla saggezza.

 

Dovette intervenire una modificazione delle forze affluenti sulla Terra dall’ambiente cosmico circostante, le quali contribuivano a conformare, a elaborare i sensi degli uomini. Dovette avvenire qualcosa nel mondo spirituale, perché le forze non continuassero ad agire in modo che gli organi dei sensi divenissero solo organi di simpatia o di antipatia, quali sarebbero appunto diventati sotto l’influsso di Lucifero e di Arimane. Per questa ragione avvenne quel che ora racconterò.

Quella entità della quella abbiamo detto che non prese la via della discesa dai pianeti sulla Terra, ma che rimase indietro, cioè l’entità che più tardi apparve come il bambino Gesù natanico, e che dimorava dunque in un remotissimo passato nei mondi spirituali, prese per così dire una decisione (se ci è consentito di usare questo termine preso per forza dall’usuale linguaggio umano e non perfettamente capace di esprimere le realtà di cui stiamo parlando), decise cioè, mentre ancora si trovava nel mondo delle gerarchie superiori, di percorrere un’evoluzione tale da consentirle di farsi compenetrare per un certo tempo, nel mondo spirituale, da parte dell’entità Cristo.

 

Non si tratta dunque di un uomo, ma di un’entità sovrumana (se così possiamo esprimerci) che viveva nel mondo spirituale e che per così dire udì il grido di angoscia che s’innalzava dal sistema dei sensi umani, su verso i mondi spirituali; per effetto di quanto essa provò ascoltando quel grido di angoscia e di richiesta di aiuto, essa si mise in condizione di venire compenetrata dall’entità Cristo.

 

Per effetto di ciò, nei mondi spirituali l’entità che più tardi divenne il fanciullo Gesù natanico, fu intensamente spiritualizzata dall’entità del Cristo e trasformò le forze cosmiche affluenti per edificare i sensi, in modo che questi potessero divenire organi utili per l’umanità, invece che solo organi di simpatia o antipatia. Così l’uomo pervenne a poter percepire con saggezza ogni sfumatura delle cose percepibili. Se questo evento, che ebbe luogo in un passato remotissimo, ancora nell’epoca lemurica, non si fosse compiuto nei mondi spirituali, le forze cosmiche dedicate a formare i sensi si sarebbero accostate all’uomo in modo tutto diverso.

 

L’essere che apparve poi come il Gesù natanico dimorava allora (se posso usare questo termine) ancora sul Sole; per effetto del già menzionato grido di strazio (anche qui, se mi è lecito parlare così) esso fece in se stesso un’esperienza che rese possibile la sua piena compenetrazione da parte dello spirito stesso del Sole. Questa compenetrazione ebbe per effetto che l’azione del Sole fu attenuata, sì che gli organi dei sensi umani, che sono essenzialmente il risultato di quella attività solare, non divenissero esclusivamente organi di simpatia o antipatia.

 

Si sfiora qui davvero un importante mistero cosmico che ci può spiegare molto di quanto avvenne più tardi. Dopo quell’intervento, l’ordine e l’armonia, e un’organizzazione piena di saggezza, poterono affermarsi nella sfera dei sensi dell’uomo, e l’evoluzione potè proseguire per qualche tempo. In un certo senso la peggiore influenza di Lucifero e di Arimane era stata allontanata dai sensi umani ad opera dei mondi superiori.

Più tardi venne un tempo (e qui siamo già nell’epoca atlantica) in cui risultò evidente che ancora una volta la corporeità umana rischiava di essere uno strumento inadeguato a un regolare progresso evolutivo. Era subentrato un disordine negli organi vitali dell’uomo e nelle loro forze di base, nel corpo eterico, dopo che per un lungo periodo essi si erano sviluppati in modo adeguato.

Sotto l’influsso luciferico e arimanico, infatti, le forze cosmiche operanti dall’ambiente circostante alla Terra, alle quali spetta il compito di portare ordine negli organi vitali dell’uomo (negli organi della respirazione, della circolazione, ecc.), si erano modificate in modo da ostacolare un funzionamento normale di quegli organi vitali per gli esseri umani sulla Terra. Questi organi rischiavano di alterarsi in un modo particolare. Infatti le forze che debbono provvedere al loro funzionamento non si dipartono direttamente dal Sole, ma da quelli che in passato venivano chiamati « i sette pianeti ».

 

Le forze planetarie agivano dunque sull’uomo dal cosmo, e si rese necessario un attutimento delle forze cosmiche che condizionano gli organi vitali umani. Se l’evoluzione fosse proseguita allo stesso modo, sotto l’azione di quelle forze cosmiche modificate da Lucifero e da Arimane, gli organi vitali si sarebbero trasformati o in organi capaci solo di avida bramosìa, o di solo disgusto, di nausea. Per esempio l’uomo non si sarebbe potuto limitare ad alimentarsi, ma nei confronti di certi alimenti avrebbe dimostrato un’irrefrenabile ingordigia, e nei confronti di altri una ripugnanza spinta fino alla nausea. Sono tutti fenomeni che ci si svelano come segreti cosmici, quando cerchiamo di conoscere i segreti del mondo mediante la chiaroveggenza.

 

Ancora una volta nei mondi spirituali dovette compiersi qualcosa per impedire che si verificassero quegli effetti fatali per l’umanità. Ed ecco che la stessa entità che più tardi doveva apparire nel bambino Gesù natanico e che dimorava in passato nel Sole (come abbiamo ricordato) e lì era stata impregnata dal sublime spirito del Sole, ecco che essa si mosse da un pianeta all’altro, profondamente turbata dal pericolo incombente sull’evoluzione dell’umanità. Le esperienze da essa compiute, incarnandosi successivamente sui diversi pianeti, influirono così fortemente su di lei che a un dato momento, durante l’epoca atlantica, essa fu di nuovo compenetrata dallo spirito del Cristo.

 

Per effetto di questa nuova compenetrazione di quella entità con lo spirito del Cristo fu possibile inoculare negli organi vitali degli uomini la moderazione. Come in precedenza gli organi dei sensi avevano ricevuto il dono di una pacata saggezza, così adesso gli organi vitali ricevettero quello della moderazione: si potè da allora affrontare il mondo con organi moderati, mentre prima per esempio in un certo luogo si aspirava l’aria con irrefrenabile avidità, e in un altro luogo si era respinti dall’aria con disgusto. Questa trasformazione fu l’effetto della compenetrazione spirituale, avvenuta nei mondi superiori, dell’entità del futuro Gesù natanico da parte dello spirito del Cristo.

 

In seguito poi ebbe luogo nel corso dell’evoluzione dell’umanità un terzo evento.

Un nuovo turbamento minacciava di verificarsi nell’evoluzione, se le anime avessero dovuto continuare a servirsi dei corpi che erano diventati possibili sulla Terra. Possiamo dire che fino a quel momento era stato sostanzialmente messo ordine nella corporeità dell’uomo. Grazie al duplice intervento del Cristo nei mondi soprasensibili, l’uomo era in grado di servirsi del suo corpo in modo adeguato, sia nei riguardi degli organi dei sensi, sia degli organi vitali. Non erano invece stati messi in ordine gli organi dell’anima.

Se non fosse avvenuto niente altro, il disordine si sarebbe impadronito degli organi animici dell’uomo. Intendo dire che sarebbero stati turbati il pensare, il volere e il sentire, in modo die ognuna di queste forze dell’anima avrebbe interferito nelle altre due. Gli uomini sarebbero stati per così dire condannati a un uso continuamente caotico dei loro organi animici, del pensare, del sentire e del volere. Sarebbero stati invasati per un eccesso del volere, oppure annebbiati da una repressione del sentire, o sarebbero divenuti persone con idee sfuggenti per un pensare ipertrofizzato, e così via.

 

Questo insieme rappresentava il terzo pericolo al quale l’umanità si trovò esposta sulla Terra. Ora, l’ordine nelle tre forze dell’anima, il pensare, il sentire e il volere, viene regolato anche dal cosmo, dall’ambiente circostante alla Terra, poiché la Terra è essa stessa essenzialmente la sede dell’ordinamento dell’io. Una giusta cooperazione delle tre forze dell’anima deve in realtà sottostare a un certo ordinamento; però non da parte di tutti i pianeti, ma solo dal Sole, dalla Luna e dalla Terra: un’adeguata e armonica cooperazione delle forze di Sole, Luna e Terra fa sì che l’uomo venga predisposto a un armonico esplicarsi del suo pensare, del” suo sentire e del suo volere.

 

Anche nei riguardi di queste forze si rese dunque necessario un intervento dal mondo spirituale. Ed ecco che l’anima di quell’entità che più tardi divenne il Gesù natanico assunse una particolare forma di esistenza: la sua vita non si svolse in certo senso né sulla Terra, né sulla Luna, né sul Sole, ma orbitando intorno alla Terra essa si sentiva dipendere dagli influssi del Sole, della Luna e della Terra tutti insieme. Gli influssi della Terra le provenivano salendo dal basso, quelli lunari e solari dall’alto. La coscienza chiaroveggente percepisce in realtà quell’essere, se mi è lecito esprimermi così, nel fiore della sua evoluzione come presente nella stessa sfera in cui la Luna orbita intorno alla Terra. Non potrei dunque affermare in modo esatto che l’influsso lunare proveniva dall’alto, in quanto esso proveniva dal luogo stesso in cui si trovava il futuro Gesù natanico prima della sua discesa in Terra.

 

Il pericolo incombente sul pensare, sul sentire e sul volere umani innalzò verso di lui il suo grido d’allarme, ed egli cercò di sentire nel suo profondo la tragedia che minacciava l’evoluzione umana. Così facendo, egli invocò nuovamente il sublime spirito solare, che si unì a lui, compenetrandolo spiritualmente per la terza volta. Si ebbe così nelle altezze del cosmo, fuori dell’ambito terrestre, una terza compenetrazione di quel bambino Gesù natanico da parte dell’alto spirito solare che chiamiamo il Cristo.

 

A questo punto sento di dover descrivere questa terza compenetrazione animica in modo un po’ diverso da come ho descritto le prime due. Quello che avvenne in tre successivi gradini dell’evoluzione spirituale (si potrebbe anche chiamarla celeste), si rispecchiò più tardi nelle diverse concezioni del mondo dei popoli postatlantici. Infatti gli effetti di quegli eventi dell’antichissima epoca lemurica continuavano a farsi sentire, gli effetti di quella compenetrazione animica dell’essere che diventerà il Gesù natanico, da parte dell’entità-Cristo: quegli effetti continuavano ad operare nell’attività del Sole. E l’iniziazione di Zaratustra consistette nel fatto che egli sentì l’azione del Sole impregnata degli effetti di cui abbiamo parlato. Da tale esperienza nacque il suo insegnamento che rivelò gli eventi accaduti in tempi remotissimi, ma proiettati per così dire nell’anima di Zaratustra.

 

Il terzo periodo di civiltà postatlantico, quello egizio-caldaico, ricevette in parte la sua impronta dal fatto che le anime umane sperimentavano ancora in sé, quasi rispecchiati, gli effetti scaturiti dalla compenetrazione animica, compiuta ad opera dello spirito solare entro l’essere che più tardi divenne il Gesù natanico, mentre questi compiva la sua ronda attraverso i pianeti. Da quelle esperienze ebbe origine la scienza delle attività dei pianeti, quale ci si presenta nell’astrologia caldea, che gli uomini d’oggi hanno ben scarsa possibilità di comprendere. Nel terzo periodo di civiltà postatlantico, cioè presso i popoli egizio-caldei, si sviluppò il culto stellare di cui è nota l’esistenza anche alla storiografia esteriore. Esso ebbe origine dagli effetti tardivi, attenuati, di quelle pregresse attività planetarie.

 

Più tardi ancora, nel quarto periodo postatlantico, la civiltà greca percepì questo rispecchiarsi degli spiriti planetari, dovuto al fatto che l’essere compenetrato dal Cristo percorreva i diversi pianeti, assumendo in ciascuno di essi un carattere diverso. Nella sfera di Giove egli divenne quello che più tardi i greci chiamarono Zeus; su Marte divenne quello che da loro fu chiamato Ares, su Mercurio quello che fu chiamato Hermes. Nelle divinità planetarie greche si rispecchia più tardi ciò che il Cristo Gesù aveva operato nei mondi extraterrestri sulle entità planetarie che erano compenetrate dal principio luciferico e arimanico. Quando il greco antico volgeva lo sguardo alle sue divinità celesti, vi ritrovava gli adombramenti e i riflessi dell’azione del Cristo-Gesù sui singoli pianeti, oltre a molte altre cose di cui ho già avuto occasione di parlare in passato.

 

A questo si aggiunge come terzo elemento il riflesso, l’adombramento di quanto l’entità-Gesù aveva sperimentato col Sole, con la Luna e con la Terra, quando era ancora un’entità sopraterrena, durante i periodi iniziali dell’epoca atlantica, e poi durante quelli più inoltrati.

Per caratterizzare questi aspetti ci si potrebbe esprimere così: il Cristo si « inanimò » in un essere angelico. Se del Cristo affermiamo che egli si incarnò in Gesù di Nazaret, possiamo ora dire dell’altro evento compiutosi nei mondi spirituali che il Cristo si « inanimò » in un essere angelico, il quale operò mettendo ordine nel pensare, sentire e volere umani. Fu un evento importante che si svolse in una fase ancora precoce dell’evoluzione dell’umanità: esso mise ordine nello sviluppo dell’anima umana. Mentre i due precedenti interventi del Cristo avevano portato ordine piuttosto nella sfera corporea e vitale dell’umanità sulla Terra, che cosa dovette accadere nei mondi soprasensibili, ai fini di questo terzo intervento?

 

Per facilitarne un poco la comprensione, vogliamo ricercare il riflesso di quel terzo evento nella mitologia greca. Infatti, proprio come gli spiriti dei pianeti si proiettano nella mitologia greca nelle figure di Zeus, Ares, Hermes, Afrodite, Crono, ecc., così quel terzo evento cosmico si rispecchia non solo nella mitologia greca, ma anche in quella dei popoli più diversi. Potremo comprendere il modo in cui avviene quel rispecchiarsi, se accettiamo di mettere a confronto ciò che si rifletté con la sua immagine riflessa: cioè l’evento cosmico in questione con le sue conseguenze entro la civiltà greca. Che cosa avvenne lassù nel cosmo?

 

Si rese necessario eliminare qualcosa che avrebbe turbato caoticamente l’anima umana; occorreva che ciò fosse superato. L’essere angelico compenetrato dal Cristo dovette compiere l’azione di espellere dall’anima umana, vincendolo, ciò che avrebbe impedito che nell’anima regnasse ordine e armonia nel pensare, nel sentire e nel volere. Dovette essere vinto nell’anima umana ed espulso qualcosa che avrebbe generato in essa il caos, il disordine.

 

Ci si presenta qui l’immagine (e vogliamo contemplarla vividamente con gli occhi dell’anima) di quell’essere angelico che si trovava ancora nei mondi spirituali e che più tardi diventerà il bambino Gesù natanico. Esso ci appare « animato » dall’entità del Cristo e quindi capace di azioni particolari, capace di espellere dal pensare, dal sentire e dal volere degli uomini ciò che vi infuria come un drago e minaccia di precipitarli nel caos.

 

Il ricordo di questa immagine si trova in tutte le raffigurazioni di San Giorgio che vince il dragone, immagine che in forme diverse si ritrova presso diverse civiltà. Essa riflette l’evento soprasensibile per cui il Cristo compenetra animicamente il futuro Gesù, rendendolo capace di scacciare il drago dalla natura animica dell’uomo. Si trattò di un’azione importante, resa possibile solamente grazie all’aiuto del Cristo, tramite l’entità di Gesù, quale si trovava allora sotto forma dell’essere angelico. Questo essere di natura simile a quella degli angeli dovette realmente congiungersi col drago, dovette assumere per così dire natura di drago, perché il drago fosse nobilitato e potesse procedere dal caos verso una specie di armonia.

 

L’ulteriore missione di quell’essere fu di educare, di domare il dragone. Ne derivò appunto che, sebbene il dragone rimanesse attivo, per l’effetto che su di esso ebbe quell’entità esso divenne il portatore di molte rivelazioni che si sono venute poi manifestando nelle diverse civiltà di tutta l’evoluzione postatlantica. Al posto del caos procedente dal dragone in uomini furiosi od ottusi, si manifestò la sapienza primordiale dell’epoca postatlantica. Il Cristo Gesù si servì per così dire del sangue del drago per compenetrare col suo aiuto il sangue dell’uomo, affinché l’uomo divenisse il portatore della saggezza divina. L’insieme di tali eventi ci si manifesta anche exotericamente a partire dal nono secolo avanti Cristo, rispecchiato dalla mitologia greca.

 

È singolare come per la concezione ellenica la figura di un certo dio si metta in evidenza, in mezzo a tutte le altre divinità. Sappiamo infatti che i Greci veneravano molti dèi. Queste divinità erano come le ombre, le proiezioni delle entità che si erano venute formando, in seguito alla ronda compiuta attraverso i diversi pianeti dal futuro Gesù natanico col Cristo in lui. Innalzando lo sguardo alle distese del cosmo, e comprendendo la natura dell’etere della luce, i Greci scorgevano a ragione in Zeus l’origine prima, non quella esteriore, ma la vera origine interiore, spirituale. Così essi parlavano di Pallade Atena, di Artemide e delle altre divinità planetarie, che sono le ombre di ciò che abbiamo descritto. Senonché da queste concezioni delle diverse divinità se ne distaccò una: la figura di Apollo emerse in modo singolare. Che cosa scorgevano i Greci nel loro Apollo?

Impariamo a conoscerlo se contempliamo il Parnaso e Fonte Castalia: a ponente di essa si apriva un baratro fondo sopra il quale i Greci eressero un tempio. Perché? Dal baratro si sollevavano dei vapori che con determinate correnti d’aria avvolgevano la montagna a spirali, come in forma di drago. E i Greci si rappresentavano Apollo mentre scagliava le sue frecce contro il drago che emergeva dal baratro sotto forma di densi vapori. Ecco che la figura di San Giorgio in lotta col drago ci si presenta nell’Apollo greco, quasi in una attenuazione terrena. Quando poi il drago Pitone fu vinto, si eresse un tempio in quel luogo, e al posto di Pitone vediamo i vapori avvolgere l’anima della Pizia, della profetessa: i Greci si raffiguravano che ora nei furiosi vapori del drago fosse presente Apollo che annunciava loro l’avvenire nell’oracolo, per bocca della Pizia. E i Greci, questo popolo cosciente di sé, salivano i gradini lungo i quali avevano preparato le loro anime, ascendendo a Delfi, per accogliere ciò che Apollo aveva da rivelare loro per mezzo della Pizia avvolta dai vapori del drago. Apollo viveva cioè nel sangue del drago e compenetrava di saggezza gli uomini che andavano a cercarla alla Fonte Castalia. Quel luogo divenne poi sede di riunioni, per i giuochi e le solennità più sacre.

 

Perché Apollo è in grado di compiere tali azioni? chi è Apollo? Egli annuncia in quel modo la saggezza, traendola dal sangue del drago, soltanto fra la primavera e l’autunno. Poi emigra verso la sua patria originaria, verso il nord, verso il paese degli Iperborei. Vengono celebrate solennità per prendere congedo da lui; in primavera poi lo si riaccoglie, quando ritorna dal settentrione. Profonda sapienza si nasconde in questo trasmigrare di Apollo verso il nord.

 

Il Sole fisico migra verso il sud: nella sfera spirituale avviene sempre l’inverso; in questo si allude al rapporto esistente fra Apollo e il Sole. Apollo è l’essere angelico di cui abbiamo parlato: un riflesso, una proiezione nell’anima greca, di quell’essere che in realtà aveva operato alla fine dell’epoca atlantica ed era stato « animato » dal Cristo. Apollo che annuncia saggezza ai Greci, per bocca della Pizia, è la proiezione, il riflesso entro l’animo dei Greci dell’angelo animato dal Cristo.

 

E quanto era contenuto per il popolo greco nella saggezza di Apollo! In ogni circostanza, e soprattutto nelle più gravi decisioni essi si regolavano secondo i verdetti del dio. Sempre di nuovo, di fronte alle situazioni più difficili della vita, ci si recava al santuario di Apollo a Delfi, e dopo un’accurata preparazione dell’anima s’interrogava la Pizia: essa parlava profeticamente, ispirata dai vapori nei quali viveva Apollo. E Asclepio, il dio guaritore, era per i Greci figlio di Apollo. Apollo stesso è il dio della salute, della salvezza, il guaritore; la figura attenuata dell’angelo nel quale un tempo aveva operato il Cristo era sulla Terra un apportatore di salute, ovvero un guaritore per la Terra stessa. Apollo infatti non fu mai una figura incarnata fisicamente, ma operava tramite gli elementi terrestri.

 

D’altra parte Apollo è il dio delle Muse e in particolare il dio del canto e dell’arte musicale. Perché è anche questo? Lo è in quanto egli, per mezzo di ciò che si esplica nel canto e nelle armonie della lira, mette ordine nella cooperazione fra il pensare, il sentire e il volere, che altrimenti cadrebbero preda del disordine.

 

Dobbiamo sempre tener presente che in Apollo questa non è che una proiezione di quanto era avvenuto verso la fine dell’epoca atlantica. A quel tempo un potere spirituale aveva realmente operato dalle altezze spirituali entro l’anima umana, e una debole eco di quell’evento risuonava nell’arte musicale coltivata dai Greci sotto la protezione del dio Apollo. Essi erano consapevoli che la loro arte musicale era una specie di riflesso terreno di un’arte assai più sublime, coltivata nelle altezze celesti dall’essere angelico compenetrato dal Cristo, al fine di armonizzare il pensare, il sentire e il volere umani. Non lo si esprimeva con queste parole, e la realtà piena era nota soltanto nei misteri.

 

Nei misteri apollinei veniva di fatto insegnato che un’altissima divinità aveva un tempo compenetrato un essere della gerarchia degli angeli: quell’evento aveva portato l’armonia nel pensare, nel sentire e nel volere, e l’arte della musica ne era un riflesso; in particolare l’arte apollinea che si esplica nel suono degli strumenti a corda. Non si considerava invece apollineo l’effetto dei suoni prodotti dagli strumenti a fiato. I Greci attribuivano l’effetto musicale, apportatore di armonia nell’anima, al suono prodotto dalle corde, alla lira di Apollo e agli strumenti analoghi che fanno appello più all’abilità umana che non agli elementi, come invece è il caso per gli strumenti a fiato.

 

Delle persone che troppo scarsamente apprezzavano l’arte musicale apollinea, i Greci (consapevoli in qualche modo di tutto quanto abbiamo descritto) dicevano che esse recavano nel loro corpo fisico un segno della loro ottusità nei confronti del principio apollineo, un segno atavico della loro primitività. Del re Mida, nato con le orecchie molto lunghe, i Greci dissero che era nato con orecchie d’asino perché prima di nascere non aveva subito nel giusto modo l’influsso dell’essere angelico permeato dal Cristo.

 

Non lo dissero con queste parole, naturalmente, ma in termini equivalenti; e attribuivano a tale situazione il fatto che egli preferisse gli strumenti a fiato a quelli a corde. E quando una volta nacque un bambino privo della pelle (nella mitologia è rimasto nella figura di Marsia scorticato), i Greci dissero: è nato così perché prima di nascere non aveva prestato ascolto a quanto proveniva dall’essere angelico (cioè si era ribellato ad Apollo). All’osservazione occulta la cosa risulta in verità così: Marsia non fu scorticato da vivo, ma nacque già privo della pelle. I torti che gli vennero attribuiti risalgono a prima della sua nascita.

 

Molte città fondate dai Greci come colonie furono chiamate Apollonia, perché era stato richiesto alla Pizia il suo consiglio per il luogo esatto di fondazione della città. I Greci tenevano alla libertà delle loro città; essi non costituirono quindi mai uno stato unitario, ma solo un’unità ideale sotto gli auspici del loro dio Apollo al quale dedicarono a un certo momento una lega delle loro città-stati.

Vediamo dunque che i Greci veneravano in Apollo quell’essere del quale abbiamo appunto parlato. Si potrebbe dunque affermare che l’entità-Cristo si trovava « animata » entro l’essere che corrisponde realmente ad Apollo, verso la fine dell’epoca atlantica.

E se ci chiediamo chi sia realmente Apollo (non la sua ombra che fu più tardi venerata dai Greci), dobbiamo rispondere che esso è sul piano sovraterrestre l’essere che infuse dai mondi superiori le forze risanatrici per le anime umane, paralizzando le potenze luciferiche e arimaniche. Questo intervento effettuò anche entro il corpo umano una collaborazione fra il cervello, il respiro, il polmone con la laringe, e il cuore, quale si esprime nel canto. Infatti l’armonica collaborazione fra il cervello, la respirazione, gli organi del linguaggio e il cuore è l’espressione corporea della giusta cooperazione del pensare, del sentire e del volere. Apollo è il guaritore, il guaritore celeste.

 

Abbiamo imparato a conoscere i tre gradini della sua evoluzione; poi, il guaritore che si nasconde nella figura di Apollo nasce sulla Terra; gli uomini lo chiameranno Gesù, e questo nome si traduce « il risanatore per la forza di Dio ». È il Gesù natanico, colui che guarisce mediante la forza di Dio: Jehoshua, Jeshu, Gesù.

A questo punto, sul quarto gradino della sua evoluzione, egli consegue la maturità per farsi compenetrare dall’entità-Cristo, dall’io. Questo avviene col mistero del Golgota. Le anime umane incarnatesi prima del mistero del Golgota non avrebbero infatti più trovato sulla Terra, nel corso dei tempi, corpi adatti ad esprimere in modo adeguato la forza dell’io, se non si fosse compiuto il mistero del Golgota, se cioè non fosse stato ora compenetrato dall’entità del Cristo quell’essere che abbiamo seguito nel suo evolversi per epoche cosmiche.

 

Nella individualità di Zaratustra l’io aveva raggiunto il culmine della sua evoluzione. Se però non fosse sopravvenuto il mistero del Golgota, mai più le anime umane pervenute allo sviluppo dell’io avrebbero potuto trovare corpi terreni adatti a una vera ulteriore evoluzione.

 

Ecco dunque davanti a noi i quattro gradini dell’azione armonizzatrice:

• l’armonizzazione della vita dei sensi,

• quella degli organi vitali,

• quella di pensare, sentire e volere,

• e quella dell’io: l’ultima, dovuta al mistero del Golgota.

 

Questo è dunque il rapporto profondo esistente

tra l’essere che nacque come il bambino Gesù natanico e l’entità-Cristo.

 

Abbiamo veduto in che modo tale relazione sia stata preparata. Ciò che al giorno d’oggi può svelarsi nella vera antroposofia ci consente la comprensione di quella particolare collaborazione, di quella reciproca appartenenza dell’entità-Cristo e della natura umana del Gesù natanico. Una sana vita spirituale dipenderà in avvenire dal fatto che un sempre maggior numero di uomini sapranno comprendere ciò che riuscì incomprensibile ai pensieri, alle idee dell’epoca nella quale ebbe luogo il mistero del Golgota.