«La via prima di Michele» e «la via di Michele»

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 12.10.1924 – massime n° 103-105


 

Non sarà possibile vedere nella giusta luce come l’impulso di Michele penetri nell’evoluzione dell’umanità,

se del rapporto fra il nuovo mondo di idee e la natura ci formiamo la rappresentazione oggi generalmente corrente.

 

Oggi si pensa: fuori di noi vi è la natura con i suoi processi e i suoi esseri; nell’interiorità vi sono le idee.

Queste rappresentano concetti di esseri naturali, o anche cosiddette leggi naturali.

• Quello che più importa ai pensatori, a questo proposito, è di mostrare come si formino le idee

che hanno il giusto rapporto con gli esseri naturali o che contengono le vere leggi della natura.

• Si annette invece poco valore alla relazione in cui queste idee stanno con l’uomo che le ha.

Eppure non potremo intendere l’essenziale, se non solleveremo anzitutto la domanda:

che cosa sperimenta l’uomo nelle idee della scienza moderna?

 

Potremo arrivare ad una risposta nel modo seguente.

Oggi l’uomo sente che le idee vengono formate in lui mediante l’attività della sua anima.

• Ha il sentimento di essere l’artefice delle idee, e che soltanto le percezioni gli giungono dal di fuori.

L’uomo non ebbe sempre questo sentimento.

In epoche più remote egli non sentiva il contenuto delle idee come cosa da lui stesso creata,

ma come cosa ricevuta per ispirazione dal mondo soprasensibile.

 

Questo sentimento si è modificato per gradi, e precisamente

a seconda con quale parte l’essere dell’uomo sperimentava ciò che oggi egli chiama le sue idee.

Oggi, nell’epoca dello sviluppo dell’anima cosciente, vale senza restrizioni quanto è detto nella massima n. 100:

 

• « I pensieri hanno la loro vera e propria sede nel corpo eterico dell’uomo.

Ma lì essi sono entità-forze viventi. Si imprimono nel corpo fisico.

E come « pensieri impressi » hanno quel carattere di ombra nel quale li conosce la coscienza ordinaria ».

 

È possibile risalire ad epoche nelle quali i pensieri erano vissuti immediatamente nell’« io ».

Ma là non erano ombre come oggi; né erano solamente viventi: erano permeati di anima e compenetrati di spirito.

Vale a dire cioè: l’uomo non pensava dei pensieri,

ma sperimentava la percezione di concrete entità spirituali.

 

Si troverà una simile coscienza, che eleva così lo sguardo a un mondo di entità spirituali, nei tempi preistorici di ogni popolo. Quello che storicamente se ne è conservato si qualifica oggi come coscienza formatrice di miti, e non le si attribuisce speciale importanza per l’intendimento del mondo reale.

 

Eppure, con quella coscienza, l’uomo sta nel suo mondo, nel mondo della sua origine,

mentre con la coscienza di oggi egli si toglie da quel suo mondo.

L’uomo è spirito. E il suo mondo è quello degli spiriti.

 

Un secondo gradino è quello in cui il pensiero non viene più vissuto dall’« io », ma dal corpo astrale.

Qui la spiritualità immediata va perduta per la visione animica.

Il pensiero appare come cosa vivente permeata di anima.

 

Al primo gradino, quello della visione della concreta sostanzialità spirituale,

l’uomo non sente fortemente il bisogno di avvicinare ciò che vede al mondo sensibilmente percepibile.

I fenomeni sensibili del mondo si rivelano sì come le azioni di ciò che si contempla soprasensibilmente,

ma non si sente il bisogno di elaborare una scienza speciale

di quello che è immediatamente percepibile allo « sguardo spirituale ».

• Inoltre, ciò che appare come mondo degli esseri spirituali ha tale magnificenza,

da richiamare l’attenzione su di sé al di sopra di ogni altra cosa.

 

Questo muta nella seconda tappa della coscienza.

Qui le concrete entità spirituali si nascondono; appare il loro riflesso, come vita permeata di anima.

Si comincia ad avvicinare « la vita della natura » a questa « vita delle anime ».

Si cercano negli esseri e nei processi della natura le entità spirituali operanti e le loro azioni.

 

In quella che sorse più tardi come ricerca alchimistica, è storicamente da vedersi

una specie di « sedimento » di questa tappa della coscienza.

• Come l’uomo, al primo gradino della coscienza, « pensando » esseri spirituali viveva ancora pienamente nel suo essere,

• così, al secondo gradino, egli è ancora vicino a se stesso e alla sua origine.

 

Ma con ciò, a entrambi questi gradini, rimane escluso che in senso vero e proprio

l’uomo possa arrivare ad un suo proprio impulso interiore all’azione.

• In lui agisce un elemento spirituale, a lui affine.

 

Quello che egli sembra fare, è la rivelazione di processi che si svolgono per mezzo di esseri spirituali.

Ciò che l’uomo fa è la manifestazione sensibile-fisica di un reale operare divino spirituale che sta dietro.

 

Una terza epoca dell’evoluzione della coscienza

porta alla coscienza i pensieri, ma come pensieri viventi, nel corpo eterico.

 

Quando la civiltà greca era grande, essa viveva in questo stato di coscienza.

Quando il Greco pensava, egli non formava pensieri

mediante i quali, come con una costruzione sua propria, egli guardasse il mondo.

Il Greco sentiva vita suscitarsi in lui, vita che pulsava anche al di fuori, nelle cose e nei processi del mondo.

Sorse allora per la prima volta l’anelito alla libertà del proprio operare.

Non è ancora vera libertà, ma anelito alla libertà.

 

L’uomo, che sentiva muovere in se stesso il moto della natura, potè sviluppare l’anelito a staccare la mobilità propria dalla mobilità percepita come estranea. Tuttavia, nella mobilità esteriore, veniva sentito ancora l’ultimo risultato dell’operante mondo spirituale, congenere all’uomo.

 

Solo quando i pensieri assunsero la loro impronta nel corpo fisico,

e la coscienza si limitò unicamente a tale impronta, sorse la possibilità della libertà.

• Questa è la condizione esistente dal secolo quindicesimo dopo Cristo.

 

Nell’evoluzione del mondo, quello che importa

non è il valore che possono avere le idee dell’odierna concezione della natura di fronte alla natura;

tali idee non hanno infatti assunto le loro forme per fornire una determinata immagine della natura,

ma per condurre l’uomo ad un determinato gradino della sua evoluzione.

 

Quando i pensieri afferrarono il corpo fisico,

dal loro immediato contenuto furono cancellati spirito, anima e vita;

è rimasta soltanto l’ombra astratta che è attaccata al corpo fisico.

• Tali pensieri possono fare oggetto della loro conoscenza solo oggetti fisico-materiali,

perché essi medesimi sono reali soltanto se legati al corpo fisico-materiale dell’uomo.

 

Il materialismo non è sorto perché nella natura esterna vi sono da percepire solamente esseri e processi materiali,

ma perché l’uomo, nella sua evoluzione, doveva sperimentare una tappa

che lo conducesse dapprima ad una coscienza capace di contemplare soltanto delle manifestazioni materiali.

• L’elaborazione unilaterale di questo bisogno dell’evoluzione umana

produsse la concezione della natura dell’epoca moderna.

 

La missione di Michele è di recare ai corpi eterici degli uomini

le forze mediante le quali i pensieri-ombra riacquistino vita;

allora, sui pensieri vivificati, si chineranno anime e spiriti dei mondi soprasensibili;

l’uomo liberato potrà vivere con loro,

come un tempo era vissuto con loro l’uomo che era soltanto l’immagine fisica delle loro azioni.

 

 

 

 


 

103Nell’evoluzione dell’umanità la coscienza discende lungo i gradini dello sviluppo del pensiero.

• Si ha una prima tappa della coscienza: qui l’uomo sperimenta i pensieri nell’« io »

come entità compenetrata di spirito, di anima, di vita.

• In una seconda tappa l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo astrale;

qui essi rappresentano soltanto le immagini riflesse, compenetrate di anima e di vita, delle entità spirituali.

• In una terza tappa l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo eterico;

qui essi rappresentano soltanto un’attività interiore, come eco di un elemento animico.

• Nella quarta tappa, quella di oggi, l’uomo sperimenta i pensieri nel corpo fisico;

qui essi rappresentano ombre morte dello spirito.

 

104Nella stessa misura in cui l’elemento spirito-anima-vita si ritrae dal pensare umano,

sorge la volontà propria dell’uomo; la libertà diventa possibile.

 

105È compito di Michele il ricondurre l’uomo sulle vie della volontà

là donde è venuto, quando è disceso con la sua coscienza terrena, sulle vie del pensare,

dall’esperienza del soprasensibile a quella del sensibile.