La vita a ritroso nel mondo degli effetti (kamaloka) guidata dal sé spirituale

O.O. 168 – Il legame fra i vivi e i morti – 18.02.1916


 

Sommario: La vita a ritroso nel mondo degli effetti (kamaloka) guidata dal sé spirituale. L’“essere portati in giro” dallo spirito vitale per innestare nuove forze per la nuova vita terrestre. Sull’ereditarietà, prendendo come esempio Goethe: l’agire dell’individualità nella successione delle generazioni.

 

Il corpo fisico è venuto meno; al suo posto resta ciò che io ho chiamato “il vuoto”.

• Il corpo eterico viene assoggettato all’etere cosmico universale. L’uomo prosegue il suo cammino.

 

• Anziché nel proprio corpo eterico, che ora egli cede all’etere cosmico,

• l’uomo si avvolge in ciò che abbiamo definito sé spirituale:

questo è ora in un certo senso una parte costitutiva esteriore.

Un etere indefinito si appressa all’uomo e lo avvolge con una specie di sé spirituale.

 

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Inizialmente egli si è avvolto in una sorta di sé spirituale, che viene formato in un modo leggermente differente rispetto a tutto ciò che viene formato quando noi viviamo qui, nell’esistenza terrestre.

Si potrebbe dire: il sé spirituale è qualcosa che si approssima a noi da ogni parte

e al centro del quale percepiamo noi stessi.

 

Poi l’uomo si abitua a vivere negli altri involucri, mentre al tempo stesso attraversa (come ho descritto spesso) una sorta di regressione spirituale, per il fatto che — ora in modo differente rispetto al semplice scenario che è stato descritto — egli sperimenta quel che agisce come una sorta di contraddizione rispetto alla vita terrestre.

Si può capire come ora proceda il tempo successivo, dopo che è stato deposto il corpo eterico e noi continuiamo a vivere con il nostro corpo astrale e il nostro io avvolti nel sé spirituale. Questo sé spirituale è una sorta di forza motrice che per l’appunto ci porta indietro, di modo che noi riviviamo all’indietro, viviamo veramente a ritroso la nostra ultima vita terrestre, dalla morte fino alla nascita.

 

Se, per esempio, qui sulla Terra abbiamo detto a qualcuno qualcosa che gli ha suscitato dolore, un evento del genere noi lo viviamo dal nostro punto di vista qui sulla Terra nel corpo fisico; non possiamo viverlo dal punto di vista dell’altro. Non potremmo assolutamente vivere nel corpo fisico, se volessimo vivere diversamente anziché vivere tutto a partire da noi stessi. Ma prendiamo il caso estremo: abbiamo fatto molto male a qualcuno con una parola detta per vendetta. Noi non percepiamo ciò che egli sente, ciò che egli prova.

Nel percorso a ritroso che descrivo ora, ciò che l’altro prova noi lo viviamo sempre come effetto di ciò che abbiamo provocato. Dunque noi viviamo entro il mondo degli effetti.

 

• Usciti completamente da noi stessi, viviamo ciò che gli altri hanno passato a causa nostra durante la nostra vita fisica, finché arriviamo al punto in cui abbiamo raggiunto la nostra nascita. Allora ci avvolgiamo in ciò che si potrebbe definire la controimmagine spirituale di ciò che si svilupperà su Venere: ci avvolgiamo nello spirito vitale.

E tramite questo spirito vitale viene determinata la vita ulteriore che ho descritto spesso. Anche nel ciclo di conferenze tenute a Vienna sul tema della vita tra la morte e una nuova nascita lo trovate descritto dai più diversi punti di vista. Qui voglio descriverlo da un altro punto di vista ancora.

Noi veniamo per così dire avvolti dallo spirito vitale. Questo si manifesta in un modo particolare, ed è fondamentale che noi lo si comprenda.

• Il sé spirituale ci conduce prima all’indietro; il sé spirituale ha principalmente a che fare con la nostra entità, con la nostra individualità, e poi ci porta anche avanti. Dopo averci portato fino alla nostra nascita, continua a guidarci per le strade che dobbiamo percorrere nel mondo spirituale.

 

• È invece diverso ciò che fa di noi l’involucro successivo, lo spirito vitale.

Qui nel corpo fisico siamo compenetrati dal corpo eterico, che contiene anche l’etere vitale e tutto ciò che ci vivifica. Noi siamo in un certo senso compenetrati dal corpo eterico — voi sapete che il corpo eterico sporge solo un pochino dal corpo fisico, ma altrimenti ha una forma molto simile — e viviamo per mezzo di questo corpo eterico. Chi non ha un corpo eterico, non può vivere sul piano fisico.

Quando abbiamo deposto il nostro corpo astrale, sappiamo che siamo avvolti da questo spirito vitale. Adesso ci accorgiamo anche che siamo stati avvolti per tutto il tempo durante il quale il sé spirituale ci ha portato indietro, ma ce ne accorgiamo solo ora. Ce ne accorgiamo solo dopo che abbiamo attraversato ciò che viene definito il periodo del kamaloka.

 

E ora diventiamo coscienti di qualcosa di molto strano:

per il fatto che veniamo avvolti da questo spirito vitale,

solo per questo fatto è possibile la nostra vita tra morte e nuova nascita.

Infatti qui nel corpo fisico noi dobbiamo vivere, vorrei dire, all’interno della nostra pelle.

Questo non possiamo farlo nel mondo spirituale tra la morte e una nuova nascita.

 

Se nel mondo spirituale volessimo vivere solo dentro di noi, per così dire solo in un unico luogo del mondo spirituale, dovremmo morire in continuazione, quindi non potremmo vivere. Dobbiamo piuttosto vivere con l’intero universo; dobbiamo avere l’intero universo come una grande realtà vivente e viverci insieme.

 

Questo potrebbe avvenire in duplice modo.

• Noi potremmo disperderci nell’intero universo. Ma una volta che ci fossimo dispersi,

la coscienza che abbiamo, questa coscienza di sé, si disperderebbe anch’essa nell’indefinito.

• Noi dobbiamo invece essere spostati di qua e di là nel grande organismo cosmico vivente.

 

Qui, nel nostro corpo fisico, una parte di noi, per esempio la mano, sta in un luogo determinato.

Nel mondo spirituale noi dobbiamo essere portati in giro di continuo.

Dobbiamo essere portati di continuo da un luogo all’altro. È lo spirito vitale a farlo.

 

In questo modo noi lasciamo un luogo e arriviamo in un altro. Ciò si verifica però in modo ritmico, così che noi torniamo sempre di nuovo allo stesso luogo. Però dobbiamo essere portati in giro per il mondo. Si origina per noi una vita movimentata, spiritualmente movimentata.

Quaggiù, in quanto persone fisiche, siamo legati (con qualche eccezione) ad un singolo luogo. Tuttavia, nel mondo fisico viene sempre portata un po’ di realtà spirituale, ed è grazie a ciò che noi possiamo spostarci sul piano fisico. Questo è fondamentalmente un effetto arimanico, perché lo spirituale viene portato nel fisico da Arimane.

Ma nel mondo spirituale è giusto che noi veniamo portati attraverso tutto l’organismo del mondo che ne fa parte. In questo modo, così come ci abituiamo a vivere in un luogo qui sulla Terra, ci adattiamo a vivere in tutto quanto circonda la vita terrestre.

E mentre veniamo portati in giro di luogo in luogo spirituale (troverete maggiori dettagli nel ciclo delle mie conferenze di Vienna), nello stesso momento vengono innestate le forze di cui abbiamo bisogno per preparare la nostra nuova vita terrestre, per essere di nuovo attirati nella vita terrestre.

 

Infatti, la vita tra morte e nuova nascita si svolge

• nella prima metà in modo tale che noi ci tiriamo fuori dalla vita terrestre;

• nella seconda metà invece ci avviciniamo a una nuova vita terrestre preparandoci a rientrare in essa.

 

Vedete, al giorno d’oggi il materialismo trasforma tutte le cose nel loro contrario.

Esso porterà l’uomo a incappare negli errori più gravi,

ovvero in quelli che non solo sono credibili, ma addirittura ovvi.

 

Quando compare una personalità geniale come Goethe, ad esempio, la gente interpreta la cosa in modo completamente materialistico. Su Goethe è stato scritto e pubblicato un libro molto voluminoso, nel quale tutti i suoi antenati cui è possibile risalire vengono esaminati in senso materialistico, per quanto riguarda il corpo e lo spirito (ma il materialista ammette solo i corpi), per dimostrare poi come Goethe abbia preso questa caratteristica da un antenato, quell’altra da un altro antenato. In effetti, Goethe stesso aveva detto con ironia: del padre ho la statura, della madre l’allegra natura, e così via.

 

Proprio qui a Kassel sviluppai un ciclo di conferenze descrivendo come le persone prendono tutto in senso materialistico, quando cercano di dimostrare in che modo noi abbiamo “ereditato” ogni cosa tramite la corrente ereditaria, in particolare anche il genio. Ho spesso affermato che ciò è assurdo, ridicolmente stupido, e tuttavia tanto credibile, perché al materialista risulta evidente che, se attraverso tante generazioni si intensificano determinate caratteristiche, esse si manifestano poi nel genio come se questi le avesse ereditate. Il materialista pensa addirittura di esprimere così un’esperienza. Ma egli non esprime altra esperienza se non quella per cui risulterà bagnato colui che cade in acqua e ne venga tirato fuori.

 

In un certo senso l’anima passa attraverso tutti gli antenati e per questa ragione le resta attaccato tutto ciò che essa ha tirato fuori dagli antenati. E come è bagnato chi è caduto in acqua, così l’uomo acquisisce anche le caratteristiche dei suoi antenati mentre passa attraverso le generazioni. Sarebbe diverso se si verificasse il contrario, se si dimostrasse che il genio che è presente viene ereditato dai discendenti: ma questo non succede. Questo si dovrebbe cercare di dimostrare! Ma non lo si fa.

 

Si studiano gli antenati di Goethe, ma si tralascia bellamente di prendere in considerazione suo figlio o i suoi nipoti! Cercate di indagare se le caratteristiche geniali vengano ereditate dai discendenti! Possono esservi dei casi nei quali la cosa è celata, ma non si può proprio parlare di una trasmissione per via ereditaria di caratteristiche geniali ai discendenti, altrimenti si paleserebbe, la si verrebbe a sapere. Ma una tale ereditarietà di caratteristiche geniali non esiste.

 

Succede invece qualcosa di diverso. Se si prova a seguire un’individualità umana molto indietro nel tempo, ancor prima che in un determinato momento entri in un corpo fisico (essa proviene infatti dal mondo spirituale), si vede che è questa stessa individualità a fare incontrare il padre e la madre, ad agire in modo che madre e padre si incontrino per generarla. Sì, essa agisce anche prima. Agisce già innescando un ordine nell’intera serie delle generazioni, in modo che alla fine si trovino le due persone tramite le quali essa può trovare la propria incarnazione. Su quel che accade nel corso dei secoli, dagli antenati fino ai discendenti, l’individualità agisce di già. Per quanto strano possa apparire, è così. Goethe aveva padre e madre, nonno e nonna, eccetera. Se noi risaliamo all’indietro nei secoli, vediamo che questa individualità di Goethe agisce già a partire dal mondo spirituale, di modo che si ritrovino sempre quelli che alla fine hanno originato il vecchio Kaspar Goethe e la moglie Aja. Per centinaia di anni l’individualità agisce già a partire dal mondo spirituale, essa agisce nella successione delle generazioni.

Questo è esattamente il contrario di quel che si pensa normalmente.

 

Ciò che l’uomo porta nella propria anima, non l’ha ereditato fisicamente dai suoi antenati; egli invece mette insieme i suoi antenati dal mondo spirituale a partire dalla mezzanotte cosmica — che sta in mezzo tra la morte e una nuova nascita — in modo da potere trovare coloro tramite i quali iniziare il cammino nella vita terrena. Questo è il mistero che ne risulta.

 

È qualcosa di incredibilmente significativo, e in fondo anche di sconvolgente. E proprio per questo noi constatiamo che esiste veramente una stretta correlazione tra ciò che avviene nel mondo spirituale e ciò che accade molto più in basso, nel mondo fisico. Al tempo stesso vediamo come tra la morte e una nuova nascita la nostra vita animico-spirituale sia stranamente intrecciata a ciò che accade qui, di cui però qui non si tiene conto.