La vita dell’uomo dopo la morte

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (VI – Vita uomo dopo morte)

 


 

Nel corso di questo libro si è parlato del tempo successivo alla morte dell’uomo,

durante il quale il corpo astrale rimane unito al corpo eterico.

• Durante tale periodo permane un ricordo dell’intera vita allora trascorsa,

ricordo che man mano va impallidendo (vedi cap. III).

• La durata di questo tempo varia a seconda dei diversi uomini;

dipende dal grado di forza con cui il corpo astrale trattiene a sé il corpo eterico, dal potere che esercita su questo.

 

La conoscenza soprasensibile può ricevere un’impressione da questa forza, se osserva un uomo il quale effettivamente, per il grado della sua stanchezza animico-corporea, dovrebbe dormire, ma che nondimeno si mantiene sveglio per virtù di forza interiore.

 

Si può osservare allora che il tempo durante il quale si possono mantenere desti gli uomini, in cui non si lasciano vincere dal sonno, varia a seconda di ognuno di loro. Orbene, quanto più a lungo un uomo può conservarsi desto, in caso di necessità, altrettanto a un dipresso permane in lui il ricordo dopo la morte della vita appunto trascorsa, ossia la connessione con il corpo eterico.

 

Quando il corpo eterico dopo la morte si è distaccato dall’uomo (vedi cap. III), rimane di esso, per tutta la futura evoluzione dell’uomo, qualcosa che si potrebbe chiamare un estratto, un’essenza del medesimo. Questo estratto contiene i frutti della vita trascorsa, ed è il veicolo di tutto ciò che, durante l’evoluzione spirituale dell’uomo fra la morte e una nuova nascita, si sviluppa come un germe per la vita successiva (vedi cap. III).

 

La durata del tempo che corre fra la morte e una nuova nascita (vedi cap. IlI) viene determinata dal fatto che l’io, come regola generale, ritorna nel mondo fisico-sensibile soltanto quando quest’ultimo si è nel frattempo trasformato in modo che l’io possa trovarvi delle esperienze nuove. Mentre l’io si trova nelle regioni spirituali, la sua dimora terrestre si modifica; tale cambiamento è in corrispondenza con le grandi trasformazioni dell’universo, per esempio con il cambiamento nella posizione della Terra col Sole, e così via.

 

Queste sono tutte modificazioni in cui determinate ripetizioni del passato si presentano in condizioni nuove; esse si esprimono per esempio nel fatto che il punto della volta celeste, in cui il Sole sorge all’inizio della primavera, descrive un circolo completo nel corso di circa 26.000 anni. Quel punto iniziale della primavera si sposta dunque in quel numero di anni da una regione del cielo all’altra. Durante la dodicesima parte di quel tempo e cioè in circa 2.100 anni, le condizioni della Terra si sono talmente modificate che l’anima umana vi può sperimentare qualcosa di nuovo dopo l’incarnazione precedente. Ma poiché le esperienze sono diverse, a seconda di un’incarnazione femminile o maschile, nel corso di quel tempo si verificano generalmente due incarnazioni, una maschile, l’altra femminile.

 

Questi eventi dipendono però anche dalla natura delle forze che l’uomo trasporta seco dall’esistenza terrestre nella morte. Tutte le indicazioni del genere che qui vengono date, devono essere intese come essenzialmente esatte, sebbene nei singoli casi esse possano presentarsi trasformate nei modi più diversi. Infatti, solo sotto un certo riguardo la durata del soggiorno dell’io umano nel mondo spirituale, fra la morte e una nuova nascita, dipende dalle condizioni sopra menzionate.

 

Sotto un altro aspetto, la durata di quel soggiorno dipende dagli stati evolutivi che l’uomo percorre in quel tempo. Questi stati conducono dopo un certo tempo l’io a una disposizione spirituale per cui esso non trova più appagamento nella propria esperienza intima dello spirito; si sviluppa allora il desiderio di quella trasformazione di coscienza che trova il proprio appagamento nel rispecchiarsi per mezzo dell’esperienza fisica. Dal concorso di questa intima sete di incarnazione e della possibilità, offerta dal cosmo, di trovare un corpo adeguato, dipende l’ingresso dell’uomo nella vita terrena. Siccome questi due fattori devono appunto concorrere, a volte l’incarnazione può avvenire anche se la « sete » non ha raggiunto il suo culmine, perché si presenta la possibilità di un’incarnazione press’a poco adeguata; altre volte, anche se la « sete » ha oltrepassato la sua normale intensità, perché al momento giusto non si offriva ancora una possibilità d’incarnazione. Con queste variabili condizioni sta in rapporto il sentimento generale della vita che l’uomo prova per effetto della conformazione della propria natura corporea.