La vita dopo la morte è in realtà di gran lunga diversa a seconda che si sia morti presto o tardi

O.O. 254 – Il movimento occulto nel secolo diciannovesimo e il mondo della cultura – 22.10-1915


 

Volendo ottenere un’immagine precisa dei primi anni o decenni della vita dopo la morte è dunque necessario confrontare come essa si presenta in individui che morirono molto giovani, diciamo nella primissima infanzia, e in quelli che morirono un po’ più tardi, all’incirca a metà della vita, e di nuovo in altri che mancarono in tarda vecchiaia. Le cose si presentano molto diverse.

 

La vita dopo la morte è in realtà di gran lunga diversa

a seconda che si sia morti presto o tardi;

un quadro fedele si ottiene soltanto da un confronto

delle esperienze di persone morte in età diverse.

 

Una base essenziale e importante per arrivare ad esempio a certe osservazioni fu sincerarsi come stessero le cose per chi si separa presto dalla vita, vorrei dire per bimbi piccoli, e di nuovo per chi se ne separa a undici, dodici, tredici anni. Davvero si nota una grande differenza nella vita post-mortem se qualcuno muore prima degli otto, nove anni o prima dei sedici o diciassette. Lo si rivela con chiarezza da certe esperienze che si possono avere con i defunti.

 

In coloro che morirono molto presto, nella più tenera infanzia,

si può ad esempio osservare come dopo la morte

essi si occupino dei compiti che ha l’umanità

nel periodo che segue immediatamente la loro morte.

 

I rappresentanti delle confessioni religiose non fanno nulla contro il radicarsi negli uomini di certe idee, non corrispondenti alla verità. Dalla propria pratica di vita ciascuno saprà che da parte dei rappresentanti delle comunità religiose poco vien fatto contro l’idea secondo la quale la gente immagina che se muore un vecchio o un bambino, di là il vecchio continua a vivere come vecchio e il bambino come bambino.

 

Il modo in cui le anime vivono qui non ha però nulla a che fare con quello in cui vivono nell’aldilà.

Anche se muore un bambino di tre o di sei mesi, vanno considerate tutte le intere vite terrene,

e dunque è possibile che si entri nel mondo spirituale come un’anima molto matura.

• È quindi del tutto falso pensare che il bambino continui a vivere come tale.

• Si scopre piuttosto che alle anime che muoiono nella prima infanzia

sono assegnati compiti connessi con quanto la terra ha bisogno

per avere la base spirituale necessaria per il lavoro ulteriore.

 

Vorrei dire che gli esseri umani non possono lavorare sulla terra

senza ricevere impulsi dai mondi spirituali.

Tali impulsi non giungono però nel modo vago che il panteismo si immagina,

ma provengono da esseri fra i quali si trovano anche le anime dei bambini morti in tenera età.

 

In concreto: supponiamo di veder crescere Goethe. È ovvio che deve qualcosa della sua genialità anche all’aiuto che gli viene dal mondo spirituale. Se però si indaga, si giunge alle anime di bambini che erano morti in tenera età.

La spiritualità che vive qui nel mondo è legata con le anime dei bambini morti presto.

Se invece muoiono bambini di nove o dieci anni, ma non ancora di sedici o diciassette, subito dopo la morte li si trova in compagnia di esseri spirituali che sono però anime umane. Li si trova accomunati ad anime umane, per la precisione alle anime che presto dovranno scendere sulla Terra, che attendono la loro prossima incarnazione.

 

• Gli esseri umani che muoiono in tenerissima età, ossia fino a sette, otto anni,

sono molto occupati con persone che sono quaggiù.

• Quelli invece che muoiono dai sette, otto anni fino a sedici o diciassette,

sono occupati con anime che aspirano a incarnarsi presto.

Per queste essi sono un sostegno e un aiuto significativi.

Si potrebbe dire che sono messaggeri importanti

per ciò di cui esse hanno bisogno per prepararsi alla loro esistenza terrena.

 

È importante saperlo, se non si vogliono fare chiacchiere generiche,

ma si vuole davvero penetrare a fondo nei mondi spirituali.