L’albero della conoscenza e l’albero della vita

O.O. 100 – Evoluzione dell’Umanità e conoscenza del Cristo – 25.11.1907


 

Al fine di fornire un’ulteriore spiegazione della dottrina dell'”Io sono“, passeremo ora a considerare quella che in tutte le scuole cristiane è nota come la “Leggenda Aurea”.

 

Questa leggenda contiene la seguente narrazione: quando Seth, che Jehova aveva donato per compensare la perdita di Abele, arrivò un giorno alla porta del Paradiso, il Cherubino con la spada fiammeggiante gli concesse di entrare nel luogo dal quale l’umanità era stata espulsa.

Seth vi scorse due alberi strettamente intrecciati:        • l’albero della vita          • e quello della conoscenza.

 

Il Cherubino fece cenno a Seth di prendere tre semi dai due alberi strettamente avvinti. Quando suo padre Adamo morì, Seth mise i tre semi nella sua bocca. Dalla tomba di Adamo crebbe un albero tripartito, che talora si manifestava a qualcuno in un fuoco raggiante le cui vampe ardenti si configuravano nelle parole: «Io sono colui che era, che è e che sarà».

 

Il legno di quest’albero sviluppatosi dalla tomba di Adamo trovò molteplici applicazioni: • servì per foggiare il bastone magico con cui Mosè compì i miracoli,

• lo si utilizzò per fabbricare il portone del Tempio di Salomone,

• se ne trasse il materiale per costruire il ponte su cui passò Gesù condotto a morire

• e, infine, lo si usò per fabbricare la croce su cui venne inchiodato Gesù sul Golgota.

 

La spiegazione che le scuole esoteriche davano di questa leggenda è la seguente: nell’interiorità dell’uomo vedete due alberi, l’albero del sangue rosso e l’albero del sangue rosso-blu.

• L’albero del sangue rosso esprime la conoscenza,              • l’albero del sangue rosso-blu, la vita.

Secondo l’insegnamento dell’antichissima dottrina occulta, i due alberi erano separati.

 

Vi fu un tempo in cui nell’uomo la generazione del sangue rosso non avveniva ancora.

Il sangue rosso si formò solo quando l’Io si immerse nel corpo umano.

La vita, che si esprime nel sangue rosso-blu, c’era già da lungo tempo.

Essa sorse dai succhi vitali per opera di una superiore formazione.

 

La visione cristiana fissa la data della donazione della vita agli uomini nell’epoca del Paradiso, quando nell’anima umana s’instaurarono i primi albori dell’Io, e in cui la Divinità discese e l’essere umano, pur essendo dotato solo dell’anima di gruppo, possedeva all’interno di essa il primo germe da cui poté formarsi l’Io individuale.

 

Il mito del Paradiso si esprime così: con il conferimento del sangue rosso, gli uomini divennero esseri capaci di conoscenza, di alzare lo sguardo.

Gli vennero aperti gli occhi, ed essi appresero a distinguere il maschio dalla femmina. – Ma per questa conoscenza fu necessario pagare un prezzo.

• La coscienza dell’Io può sorgere solo se il sangue muore.

Nel corpo umano la vita viene incessantemente consumata e rinnovata.

 

Il sangue blu porta a termine la sua missione nell’essere consumato, e dalla distruzione del sangue blu sorge la coscienza dell’Io.

Nell’anima dell’uomo si formeranno delle forze che gli consentiranno di dominare e congiungere i due alberi.

L’uomo percepisce l’Io solo recando in sé incessantemente l’assassinio, la morte.

 

Per il modo in cui è entrato nel mondo, l’essere umano dipende dalle piante, le sole che possono dargli la possibilità della vita.

Basterà che consideriate, per esempio, il fatto che l’uomo respira costantemente aria contenente ossigeno, aria che poi espira carica di un contenuto di anidride carbonica. L’uomo consuma l’ossigeno e lo trasforma in anidride carbonica.

L’uomo ottiene l’ossigeno – senza il quale non può vivere – esclusivamente dalle piante che, ritrasformando in ossigeno l’anidride carbonica prodotta dall’uomo, gli rendono l’aria nuovamente respirabile.

La pianta trattiene per sé il carbonio che ha scisso dall’anidride carbonica e lo rende di nuovo agli uomini millenni dopo in forma di carbon fossile.

 

La Terra è un organismo unitario, e se ne mancasse anche solo una parte, la vita, com’è presente oggi, sarebbe impossibile.

• Possiamo considerare la pianta, l’animale e l’uomo un unico essere; se, infatti, eliminaste le piante, la vita delle altre parti costitutive non sarebbe possibile. In un futuro molto lontano questo rapporto cambierà.

Mentre gli uomini attuali non ne hanno ancora alcuna nozione, il chiaroveggente è in grado di vedere un tempo futuro in cui non sarà più la pianta, ma l’uomo stesso a trasformare in utile ossigeno la corrente dell’anidride carbonica.

 

Il grandioso ideale futuro delle scuole esoteriche è che sia l’uomo stesso a compiere coscientemente nella sua interiorità l’opera che oggi è la pianta ad effettuare per lui, e che egli apprenda ad accogliere l’azione fattiva delle piante nella sua propria attività.

Nell’interiorità dell’essere umano sono in formazione gli organi che gli consentiranno di compiere egli stesso la trasformazione dell’anidride carbonica.

 

• L’iniziato prevede che i due alberi, l’albero dell’anidride carbonica e quello dell’ossigeno, fonderanno le loro corone.

• Allora, ciò di cui è detto: «Io sono colui che era, è e sarà», vivrà nell’uomo come qualcosa di eterno.

Già in Adamo viveva l’Io, ma era prima necessario che venisse fecondato.

• In principio l’albero della vita doveva essere reso albero della morte.

 

Non era possibile donarlo insieme con l’albero della conoscenza, per questo i due alberi erano separati: nel mezzo venne interposta la pianta.

La coscienza dell’eternità doveva ancora essere conquistata.

 

Il Cristo Gesù l’aveva in sé e la trapiantò in Terra.

I tre semi sono le tre parti divine: manas, buddhi e atma.

 

Nella tomba di Adamo venne anche immesso ciò che in tutti è eterno.

Dalla tomba viene annunciata la coscienza dell’eternità, dalla tomba è cresciuto l’albero che presentava le parole fiammeggianti:

• «Io sono colui che era, che è e che sarà».

 

Cristo insegna agli uomini ad accendere nella natura umana questo “Io sono un essere umano individuale” con le parole:

• cercate di accostarvi sempre più all’entità dell'”Io sono”, e avrete ciò che vi accomuna a me.

• Solo con questo “Io sono” arrivate al Padre divino, perché il Padre e io siamo uno.