L’anima adamitica

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 18.09.1909


 

Donde proveniva la grande forza vivificatrice del corpo di Gesù?

Proveniva dalla loggia madre dell’umanità, diretta dal manu, dal grande iniziato solare. Nel bambino nato dalla coppia di genitori, che il vangelo di Luca chiama Giuseppe e Maria, fu immersa una grande forza individuale che era stata coltivata e curata nella loggia madre del grande oracolo solare. In quel bambino fu introdotta la migliore e la più forte individualità. Quale individualità?

 

Se vogliamo conoscere l’individualità che fu allora incartata nel bambino Gesù, dobbiamo risalire indietro, molto lontano, fino all’epoca che precede l’influsso luciferico, fino all’epoca in cui l’influsso luciferico non era ancora penetrato nel corpo astrale umano.

 

L’influsso luciferico si accostò agli uomini nella medesima epoca in cui la coppia primordiale dimorò sulla Terra. Quella coppia capostipite fu abbastanza forte da vincere, per così dire, la sostanza umana e da incarnarsi in essa; ma non fu abbastanza forte da resistere all’influsso luciferico. L’influsso luciferico si estese anche al corpo astrale di quella coppia. In conseguenza di ciò diventò impossibile a tutte e forze insite in Adamo ed Èva di scorrere, attraverso il sangue, anche nei loro discendenti. Il corpo fisico potè bensì riprodursi attraverso tutte le generazioni; ma del corpo eterico la direzione dell’umanità tenne in serbo una parte.

 

Questo fatto potè esprimersi nelle parole: «Gli uomini hanno gustato dell’albero della conoscenza del bene e del male» (Genesi 2, 9.16.22) (vale a dire di ciò che proveniva dall’influsso luciferico). Si doveva però aggiungere: «ora si deve toglier loro la possibilità di gustare anche dell’albero della vita».

 

Ciò significa che una certa somma delle forze del corpo eterico fu tenuta in serbo, e non potè più scorrere attraverso le generazioni, nei discendenti. Esisteva dunque in Adamo una certa somma di forze che, dopo il peccato, gli furono tolte.

 

Questa parte ancora innocente di Adamo fu conservata nella loggia madre dell’umanità, e vi fu curata e coltivata. Era, per così dire, l’anima adamitica, prima che fosse toccata dal peccato, prima di essere impigliata in quanto fece cadere gli uomini nel peccato. Quelle forze primordiali dell’individualità di Adamo vennero conservate. Continuarono a esistere, e furono per così dire guidate, come un io provvisorio, nel luogo dove il bambino di Giuseppe e Maria doveva nascere. Così, nei primi anni, quel bambino ebbe in sé le forze del progenitore originario dell’umanità terrestre.

 

Quell’anima era stata conservata molto giovane; non era passata attraverso molte incarnazioni; era stata tenuta indietro a un grado molto, molto arretrato, come è stato tenuto indietro artificialmente il bambino nel nostro ipotetico tentativo di educazione. Chi rivisse dunque nel bambinello di Giuseppe e Maria?

 

Fu il progenitore dell’umanità, l’antico Adamo, ma in forma di nuovo Adamo. Ciò era noto a Paolo, e si riflette nelle sue parole (I Lettera ai Corinzi 15,45). Lo sapeva anche Luca, l’autore del vangelo, che era discepolo di Paolo. Perciò Luca ne parla in modo tutto speciale. Egli sapeva che qualcosa di speciale era necessario al fine di introdurre nell’umanità quella sostanza spirituale: sapeva che era necessaria una consanguineità che risalisse fino ad Adamo.

 

Perciò Luca ci dà una genealogia di Giuseppe che risale fino ad Adamo, il quale proviene direttamente dal mondo spirituale; perciò Luca dice di Adamo «che fu di Dio»; e lo chiama figlio di Dio. La genealogia data da Luca risale fino a Dio (Luca, 3, 23-38).

 

Appunto nel capitolo sulla genealogia di Luca, si nasconde un importante mistero; e cioè che un sangue comune dovette scorrere attraverso le generazioni ed essere conservato, in successione ininterrotta, fino ai discendenti più lontani, affinché, quando i tempi fossero stati maturi, anche lo spirito potesse essere condotto fino a quei discendenti.

 

Così, al corpo che nacque da Giuseppe e Maria, si collegò lo spirito infinitamente giovane,

lo spirito intatto da tutte le vicende terrene, l’anima giovane le cui forze provenivano dall’antica Lemuria.

Solo quello spirito poteva essere abbastanza forte

da irradiarsi interamente nella matrice astrale del bambino

e da lasciarle, nel momento del distacco, tutte le forze che le occorrevano

per unirsi in modo fecondo al nirmanakaya del Buddha.

 

Possiamo dunque chiedere:

cosa veramente ci descrive il vangelo di Luca, quando ci parla di Gesù di Nazaret?

 

Ci descrive innanzitutto un uomo che, per affinità di sangue, derivava il suo corpo fisico da Adamo; la cui serie di generazioni, cioè, derivava da un’epoca in cui, durante lo spopolamento della Terra, un’unica coppia aveva salvato tutta l’umanità. Inoltre ci descrive, interamente dal punto di vista della reincarnazione, la reincarnazione di un’anima che aveva aspettato più di ogni altra prima di reincarnarsi.

 

Nel bambino Gesù ritroviamo l’anima adamitica antecedente al peccato, l’anima che aveva aspettato a reincarnarsi più a lungo di ogni altra.

Per quanto fantastico ciò possa apparire all’umanità d’oggi, possiamo dunque dire: l’individualità, destinata al bambino Gesù dalla loggia madre dell’umanità, non soltanto discendeva, per quanto riguarda la discendenza fisica di quel bambino, dalle generazioni umane più antiche; ma era essa stessa la reincarnazione del primo esemplare dell’umanità.

 

• Ora sappiamo chi era colui che fu presentato al tempio e mostrato a Simeone,

chi era colui che Luca chiama figlio di Dio.

 

• Con queste parole Luca non alludeva solo al bambino che veniva presentato al tempio in quell’occasione;

ma testimoniava che quel bambino

è la reincarnazione del capostipite primo di tutte le generazioni umane.