L’anima razionale o affettiva e il mondo dei misteri

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 15.02.1925 – massime n° 160


 

L‘anima razionale o affettiva.

 

Le immagini delle divinità universali non sorgono più da sole, dall’interiorità dell’essere umano.

L’uomo deve adoperare forza interiore per trarle fuori dalla sua anima.

Il mondo esteriore, con le sue impressioni sensorie, diventa un enigma.

 

L’uomo riceve delle risposte se si vale della propria forza interiore

per estrarre da se stesso le immagini delle divinità universali.

• Ma le immagini sono sbiadite in confronto alla loro forma precedente.

• È questa la disposizione d’anima dell’umanità, svoltasi in modo meraviglioso in Grecia.

 

Il Greco si sentiva collocato nel mondo esteriore che cade sotto i sensi,

e sentiva in esso la potenza magica che dava alla forza interiore l’impulso a sviluppare le immagini universali.

• In campo filosofico questa disposizione d’anima si sviluppò nel platonismo.

• Ma dietro a tutto questo stava il mondo dei misteri.

 

In esso si custodiva fedelmente quanto ancora esisteva della gnosi dall’epoca dell’anima senziente.

Le anime venivano educate a questa fedele custodia.

Sulla via dell’evoluzione comune sorge l’anima razionale o affettiva.

Mediante una disciplina speciale veniva vivificata l’anima senziente.

Così, dietro alla vita culturale solita, appunto nell’epoca dell’anima razionale o affettiva,

esisteva una vita dei misteri intensamente sviluppata.

 

Nei misteri vivevano le immagini delle divinità universali anche in quanto venivano fatte oggetto di culto.

Guardando nell’intimo dei misteri, si ravvisa il mondo rispecchiato nelle più meravigliose funzioni del culto.

 

Gli uomini che sperimentavano questo, furono gli stessi che, al compiersi del mistero del Golgota, penetrarono anche di esso il profondo nesso cosmico.

Ma nei misteri si coltivava una vita che si appartava completamente dai rumori mondani, per sviluppare in purezza il mondo delle immagini spirituali. E per le anime degli uomini ciò divenne sempre più difficile.

 

Scesero allora dal cosmo spirituale, nelle sedi dei sommi misteri, degli esseri spirituali

che vennero in aiuto agli sforzi degli uomini lottanti per la conoscenza.

Così gli impulsi dell’epoca dell’anima senziente si svilupparono ulteriormente sotto l’influsso degli « dèi » medesimi.

Nacque una gnosi dei misteri di cui pochissimi non ebbero che un lontano sentore.

 

Accanto a questa esisteva ciò che poteva venir accolto dagli uomini con l’anima razionale o affettiva.

Era la gnosi exoterica, della quale è arrivato ai posteri qualche frammento.

 

Nella gnosi esoterica dei misteri gli uomini diventarono sempre più incapaci

di elevarsi allo sviluppo dell’anima senziente.

Questa sapienza esoterica passò sempre più sotto la sola cura degli « dèi ».

 

E questo è un segreto dell’evoluzione storica dell’umanità:

che, dai primi secoli cristiani fino al medioevo, in certo modo in essa agirono dei « misteri divini ».

In questi « misteri divini » entità angeliche custodivano entro l’esistenza terrena

ciò che gli uomini non erano più in grado di custodire.

Così operava la gnosi dei misteri, mentre si lavorava ad estirpare la gnosi exoterica.

 

Ma il contenuto di immagini del mondo che nella gnosi dei misteri

venne custodito in modo spirituale da esseri spirituali,

per tutto il periodo durante il quale doveva operare nel corso del divenire dell’umanità,

non potè venir conservato per la comprensione cosciente dell’anima dell’uomo.

Dovette piuttosto esser conservata la capacità di sentimento.

 

E nel giusto momento cosmico dovette essere data all’umanità a ciò preparata

affinché, sotto il suo calore animico, l’anima cosciente

potesse penetrare più tardi nei mondi dello spirito in modo nuovo.

 

Esseri spirituali costruirono così il ponte tra l’antico contenuto del mondo e il nuovo.

Di questo segreto si hanno degli accenni nell’evoluzione umana.

 

La sacra coppa di diaspro del Gral, di cui il Cristo si servì quando spezzò il pane, e nella quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue dalla ferita di Gesù, la coppa dunque che celava il segreto del Golgota fu presa in custodia dagli angeli — come narra la leggenda — fino al momento in cui essi poterono farla scendere fra gli uomini a ciò preparati, dopo che Titurel ebbe costruito il castello del Gral.

 

Entità spirituali custodirono le immagini universali in cui vivevano i segreti del Golgota.

E quando il tempo fu venuto, essi immersero negli animi umani

non già il contenuto di immagini, perché ciò non era possibile, ma la capacità di sentimento.

 

Solo uno stimolo, ma uno stimolo energico, può essere questa infusione del contenuto di sentimento dell’antica conoscenza, affinché nell’epoca nostra, alla luce dell’attività di Michele, si sviluppi dall’anima cosciente una comprensione nuova e completa del mistero del Golgota.

L’antroposofia tende a questa nuova comprensione.

 

• Dall’esposizione che precede risulta che l’antroposofia non può essere un rinnovamento della gnosi,

che ebbe per contenuto il modo di conoscenza dell’anima senziente;

deve invece trarre dall’anima cosciente un contenuto ugualmente ricco in modo del tutto nuovo.

 


 

160Nell’epoca dell’anima razionale o affettiva il contenuto spirituale del « divino » può venir sperimentato solo in modo sbiadito. La gnosi è rigorosamente custodita nei misteri, e quando gli uomini non possono più custodirla perché non sono più in grado di vivificare l’anima senziente, entità spirituali trasportano nel medioevo non già il contenuto di conoscenza, ma la capacità di sentimento (la leggenda del Gral ne serba traccia). Nel tempo stesso viene estirpata la gnosi exoterica che penetra nell’anima razionale o affettiva.