L’arte nei Vangeli

O.O. 139 – Il Vangelo di Marco – 23.09.1912


 

Nel corso di queste conferenze è stato già messo ripetutamente in rilievo che in futuro muterà l’atteggiamento della gente verso i Vangeli, per effetto di una migliore comprensione dell’elemento artistico, della loro composizione stessa. Gli sfondi occulti dei profondi impulsi storici scaturiti dai Vangeli saranno visti nella giusta luce solamente quando si terrà conto della particolare composizione artistica di quei testi. Anche da questo punto di vista la letteratura e l’arte evangelica occupano un loro posto nell’evoluzione storica dell’umanità, come abbiamo già messo in evidenza per alcuni episodi.

 

Si è parlato delle solitarie figure di pensatori, nell’antica Grecia, che sentivano profondamente nelle loro anime il graduale estinguersi, la scomparsa progressiva della chiaroveggenza dei tempi più remoti, alla quale essi dovevano sostituire l’intellettualità astratta, la nuova coscienza individuale, i concetti astratti che favorivano la nascita dell’io.

Possiamo accennare anche a qualcosa d’altro che in certo modo ci mostra, in seno alla civiltà greca, una specie di conclusione, un punto d’arrivo dell’umanità civile d’allora, raggiunto il quale essa doveva poi riprendere il cammino stimolata da un principio diverso. Si tratta dell’arte greca.

 

Perché mai tante anime hanno anelato alla Grecia, al paese della bellezza, scorgendo un alto ideale in quella mirabile elaborazione della forma umana? e non solo al tempo del Rinascimento, ma anche nell’età classica moderna, quando spiriti come Goethe andarono essi pure alla ricerca appassionata della civiltà ellenica, del paese delle belle forme? È perché in Grecia realmente la bellezza che si esprime nella contemplazione diretta della forma esteriore, raggiunse il suo apice, e anche in certo senso una sua conclusione.

Nella bellezza ellenica, nell’arte greca ci si presenta la perfezione della forma in sé conchiusa. La composizione di un’opera d’arte greca rivela in modo immediato tutto il suo contenuto: esso è interamente presente sul piano sensibile e si mostra ai nostri occhi. La grandezza dell’arte greca consiste proprio in questa sua presenza totale nella sfera dell’esistenza sensibile.

 

Ora vorrei dire che l’arte presente nei Vangeli segna anche da questo punto di vista un nuovo inizio, un nuovo inizio che però non è stato certo finora molto compreso. Nei Vangeli troviamo una composizione interiorizzata, un intrecciarsi nascosto di fila artistiche che sono al tempo stesso anche fila occulte. Ecco perché ha tanta importanza quello che ho sottolineato nella conferenza precedente: la necessità cioè che in ogni descrizione, in ogni episodio riferito nei Vangeli si debba cercare quale sia il punto essenziale da prendere in considerazione.

Proprio dal vangelo di Marco risulta (e non dalla lettera, ma da tutto il tono della narrazione) che il Cristo ci viene presentato come un’entità terrena e ultraterrena insieme, e il mistero del Golgota come un evento insieme terreno e ultraterreno. Verso la fine del vangelo di Marco ci viene poi mostrato anche qualcosa d’altro, ed è qui che si manifesta tutta la finezza e l’arte della sua composizione. Viene messo in evidenza che un impulso cosmico getta la sua luce nelle vicende terrene: tocca ora agli abitanti della Terra, agli uomini, di comprendere questo impulso.

 

In nessun altro vangelo, forse, quanto in quello di Marco ci viene indicato

che per comprendere l’impulso cosmico irraggiante luce nell’esistenza terrestre

sarà necessaria in sostanza tutta la rimanente evoluzione della Terra:

poiché quella comprensione non era affatto possibile nell’epoca stessa in cui si compì il mistero del Golgota.

 

Il fatto di tale comprensione impossibile allora, risulta appunto dalla mirabile composizione artistica del vangelo di Marco: il fatto che allora la comprensione per quel mistero ricevette solo un primo impulso, e che solo a poco a poco esso potrà svilupparsi, nel corso ulteriore dell’evoluzione. Potremo sentire la finezza artistica della composizione dei testi evangelici, se ci chiederemo quale forma potesse assumere a quel tempo la comprensione del mistero del Golgota.