L’azione cosmica del Buddha; la sua missione su Marte.

O.O. 137 – L’uomo alla luce di Occultismo, Teosofia e Filosofia – 11.06.1912


 

Ho spesso sottolineato, e torno ora a ripeterlo, che la vita di Gautama va interpretata proprio come la interpretano i buddhisti e non come viene interpretata dall’osservazione esteriore storica materialistica dell’epoca attuale. Bisogna essersi elevati a tale conoscenza della vita del Buddha, da sapere che egli è diventato buddha per il fatto che aveva attraversato molte, moltissime incarnazioni, che divenne bodhisattva e che poi, quando rinacque da bodhisattva come figlio del re Suddhodana, assurse nel ventinovesimo anno della sua vita alla dignità di buddha.

 

• Bisogna sapere che l’ascesa del bodhisattva alla dignità di buddha significa effettivamente – e ogni buddhista iniziato lo sa, anzi in generale ogni iniziato lo sa – che un’individualità tale che da bodhisattva sia diventato buddha, nella vita che sperimenta come buddha percorre la sua ultima incarnazione terrena e, una volta diventata buddha, non deve più tornare in un corpo terreno materiale, ma opera in altri mondi che non sono quelli terreni.

 

Questa premessa è necessaria. Bisogna sapere bene che è vero che il Buddha, con l’ascesa da bodhisattva a buddha, è assurto a dignità cosmica e che nel corso ulteriore dell’evoluzione che egli ancora deve attraversare non deve più ridiscendere come uomo fisico sulla Terra.

 

A coloro che hanno seguito le mie conferenze ho già accennato all’unica occasione in cui il Buddha ci ha lasciato intravedere qualcosa della sua evoluzione. Quando parlai della nascita di due bambini Gesù, il bambino Gesù di Matteo e quello di Luca, dissi anche che alla nascita del bambino Gesù di Luca il Buddha incorporò nel corpo astrale di quel Gesù forze astrali che era necessario inviare sulla Terra dal mondo spirituale. In tal modo avevo solo sfiorato la questione di ciò che il Buddha mandò sulla Terra a quel tempo.

 

A Norrkòping dissi che gli iniziati possono avvicinarsi al Buddha anche in altro modo. Sulla Terra però il Buddha visse nel senso che come buddha non avrebbe più vissuto una vita sulla Terra; ma l’occultista, procedendo nel suo cammino, può seguire la vita del Buddha anche oltre. Non è più una vita terrena, ma può naturalmente essere ancora osservata, e nel campo dell’occultismo pratico si pone perciò il seguente quesito: “che cosa è diventato il Buddha dopo che non si è più incarnato in un corpo fisico umano?” Si può cercare il Buddha, quale egli è oggi nell’universo. Vi potrà sembrare strano, ma gli iniziati trovano veramente il Buddha incaricato di una grande e importante missione, di una possente missione.

 

Quando, con una visione ormai senza veli, gli occultisti scrutano lo spazio cosmico, scoprono che il nuovo teatro d’azione del Buddha si trova – strano a dirsi – sul pianeta che l’astronomia fìsica suole chiamare Marte. E l’occultista seriamente deve dire che, dall’epoca in cui il Buddha si è acquistata la facoltà che lo ha portato a non dover più discendere nella vita terrena, gli è stata assegnata una nuova missione. Impariamo a conoscere questa nuova missione per mezzo dell’osservazione occulta di Marte.

 

 

Davvero impariamo a conoscere la sua peculiare missione e, se vogliamo farlo esattamente, scopriamo con la ricerca occulta che gli esseri di Marte equivalenti all’uomo terreno, ma di natura ben diversa – possiamo chiamarli senz’altro “uomini di Marte” – a un determinato momento della loro evoluzione vennero a trovarsi nello stesso tipo di necessità che gli uomini terreni attraversarono nel quarto periodo postatlantico, quando doveva venire il Cristo. E così come una missione del Cristo rispetto all’umanità terrestre fu quella di essere un redentore, un resuscitatore, allo stesso modo la nuova missione di quel bodhisattva divenuto buddha fu di essere un redentore, un liberatore degli uomini di Marte. Egli deve perciò compiere su Marte la sua missione attraverso un evento simile a quello che il Cristo ha compiuto sulla Terra.

 

• Se osserviamo la vita del Buddha, essa, in fondo, si scinde per noi in due parti.

• Una parte è quella in cui egli compì la sua azione per gli uomini terrestri, dando loro ciò che essi dovevano ricevere per mezzo del suo essere divenuto buddha e per mezzo di tutto ciò che egli già aveva dato durante il suo periodo come bodhisattva.

• La seconda parte è ora quella in cui il Buddha opera esternamente alla Terra, in cui egli è asceso a una forza più alta, per la quale la sua vita terrena non era stata che una condizione necessaria di preparazione.

 

Veramente il Buddha si è innalzato a una forza di redenzione e di liberazione. Se noi potessimo ora paragonare – dei sentimenti con cui gli uomini di Marte accolsero l’azione del Buddha parleremo, se possibile, più tardi – l’azione del Buddha su Marte con l’azione assai simile, anche se non uguale ma un poco diversa, del Cristo Gesù sulla Terra e del mistero del Golgota, troveremmo una differenza, la quale dev’esservi proprio perché vi è differenza fra l’uomo terrestre e l’uomo di Marte.

 

Vedete dunque che alle entità che si evolvono nel cosmo sono assegnati dei compiti.

Quando un’entità ascende da una dignità ad altra più elevata le viene assegnato un nuovo compito.

Vediamo perciò che l’uomo deve percorrere il corso del suo cammino sulla Terra

e che durante questo cammino egli si trova toccato da entità che

• o hanno un compito cosmico fin da principio, come il Cristo,

• oppure si sono evolute ed elevate a una missione cosmica, come nel caso del Buddha.