L’azione delle forze di Michele sul karma e sul nostro tempo.

O.O. 237 – Nessi karmici Vol. III – 03.08.1924


 

Sommario: L’azione delle forze di Michele sul karma e sul nostro tempo. L’effetto dello Spirito sul destino anche degli Angeli. La divisione degli Angeli. Il progredire delle forze di Michele. L’intellettualismo nutre le forze arimaniche che sempre più si rafforzano. Arimane si avvantaggia delle alterazioni nelle coscienze. Impulso karmico verso lo spirito. Necessità di iniziative antroposofiche. Chiacchiere e scribacchini nel tempo materialistico. Il materialismo è giusto per il mondo fisico. Il karma di chi rifiuta la spiritualità. Le azioni mostreranno lo spirito a chi non lo accoglie. Le incorporazioni di Arimane.

 

Dalle precedenti conferenze abbiamo visto come le anime che sentono l’impulso verso il movimento antroposofico dal profondo della loro subcoscienza, sentono in sé tale impulso grazie al loro particolare rapporto con le forze di Michele. Abbiamo esaminato l’azione di tali forze attraverso diversi secoli per vedere quale influsso gli impulsi micheliani possano avere sulla vita di chi ne è in qualche modo in relazione.

 

Gli impulsi micheliani agiscono profondamente e con intensità nell’uomo tutt’intero,

e questo è di grande importanza per il karma di ogni singolo antroposofo.

 

Dalle esposizioni precedenti abbiamo appreso che la reggenza di Michele, se così vogliamo chiamarla, ebbe inizio per la vita terrena con la fine degli anni Settanta del secolo diciannovesimo, e fu preceduta da quella di Gabriele. Dissi come quest’ultima sia connessa con le forze che si esplicano attraverso la riproduzione fisica, con le forze collegate con l’ereditarietà fisica. Proprio l’opposto sono le forze di Michele.

 

Gli impulsi operanti durante la reggenza di Gabriele

agiscono fortemente sulla corporeità fisica dell’uomo.

Michele invece agisce fortemente sul suo essere spirituale.

Già lo si deduce considerando che egli ha il governo dell’intelligenza universale.

 

Gli impulsi di Michele sono forti, sono vigorosi, e dallo spirito agiscono su tutto l’essere umano: agiscono sullo spirito, dallo spirito nell’animico e dall’animico nella corporeità.

Nei nessi karmici si esplica sempre l’azione di queste forze sopraterrene: entità delle gerarchie superiori operano con l’uomo e attorno all’uomo, e così si forma il karma.

 

Le forze di Michele agiscono con molto vigore sul karma perché operano sull’intero essere umano.

Le forze di Gabriele agiscono invece poco, non dico affatto ma poco,

sulla formazione del karma umano vero e proprio.

Le forze di Michele vi agiscono però con vigore.

 

Se perciò alcune persone, e in questa condizione si trovano in sostanza tutti i qui presenti, sono particolarmente collegate con la corrente di Michele, il loro karma può in realtà venir compreso solo se lo si considera in connessione con tale corrente.

Se poi si considera che Michele è uno spirito congiunto in modo particolare col Sole e con tutti gli impulsi solari, ci si renderà meglio conto dell’enorme influenza che gli impulsi micheliani hanno sulle persone particolarmente esposte alla loro azione. In loro l’elemento spirituale agisce fin dentro l’organizzazione fisica.

Per gli esseri umani della corrente di Michele le manifestazioni fisiche di salute e di malattia vanno perciò viste in rapporto col karma in senso più alto che non per chi appartiene alla corrente di Gabriele, di Raffaele o degli altri Arcangeli.

 

Pur se Raffaele è lo spirito più strettamente connesso con l’arte medica (le cose sono invero complicate nell’universo),

Michele è tuttavia quello che più accosta il karma umano anche alle condizioni di salute o di malattia.

 

Ciò è connesso a sua volta con l’azione delle forze di Michele che operano non soltanto in maniera cosmopolitica, ma in modo da strappare l’uomo dai più stretti nessi terreni e sollevarlo a un’altezza spirituale nella quale egli sente tali nessi con minor forza di altre persone; vi è per lo meno predestinato dal suo karma. Si tratta anche qui di qualcosa che esercita davvero un profondo influsso sul karma di ogni singola persona della corrente micheliana.

Nell’ultimo terzo del secolo diciannovesimo certe persone, che non chiamerò nervose, ma spiritualmente e animicamente sensitive, poterono davvero avvertire con intensità la penetrazione delle forze di Michele nel mondo. Chi realmente seguiva la corrente micheliana, sentiva il manifestarsi di tale penetrazione nel mondo così da sperimentare in modo profondamente significativo e determinante sulla vita certe cose che per altri passavano inosservate.

Soprattutto il loro karma era configurato in modo che, pur senza rendersene chiaro conto, esse tuttavia avvertivano la lotta di cui già parlai, la lotta fra Michele e Arimane.

 

Nell’epoca odierna Arimane fruisce soltanto di un forte influsso sugli uomini quando, in un modo o nell’altro, in loro si verifica un’alterazione della coscienza. L’esempio più radicale è quello di uno svenimento o di altro oscuramento di coscienza di qualche durata. In tali momenti, quando l’uomo soggiace a un oscuramento di coscienza, le potenze arimaniche possono accostarglisi con particolare forza. Esse allora agiscono in lui; egli è esposto alla loro azione.

Proprio nell’ultimo terzo del secolo diciannovesimo, principalmente verso la fine del kali-yuga e cioè negli ultimi anni del secolo scorso, fu veramente impressionante guardare dietro la scena del mondo fisico-sensibile che si dispiega davanti ai sensi umani. All’immediato confine di quel mondo sta ciò che molto ci palesa degli eventi storici nei quali intervenne l’azione degli esseri superiori soprasensibili.

 

Nell’ultimo terzo del secolo diciannovesimo, in modo particolare nell’ultimo decennio, tutto quanto costituisce la reggenza di Michele, tutto il conflitto e tutta la relativa concatenazione di fatti era solo celato da un velo sottile.

Da quel tempo anche Michele in certo senso combatte nel mondo esterno. Ciò fa sì che per vedere fatti soprasensibili è necessaria una forza molto maggiore di quella occorrente prima della fine del kali-yuga, ancora nel secolo scorso; allora, come dissi, solo un velo sottile nascondeva il mondo confinante in cui Michele combatteva ancora dietro le scene. Come dissi, Michele è fermo nel volere che la sua reggenza, in ogni caso, prevalga. Michele è uno spirito forte e può valersi appieno solo di persone ardimentose, interiormente ardimentose.

In tutto l’insieme delle connessioni che ho descritto, nella scuola soprasensibile dei secoli quindicesimo, sedicesimo, diciassettesimo e nel culto soprasensibile al principio del secolo diciannovesimo, fra gli spiriti che ne fanno parte sono continuamente in azione numerose schiere di figure luciferiche necessarie per tutto quel nesso.

 

Michele ha bisogno della cooperazione di esseri luciferici

per trionfare dell’azione polarmente opposta, quella di Arimane.

Perciò gli uomini della corrente di Michele sono davvero inseriti, non posso forse dire in una lotta,

ma sono inseriti in un ondeggiare di collaborazioni fra impulsi arimanici e impulsi luciferici.

 

Queste cose si percepirono con molta precisione appunto verso la fine del secolo scorso. A quel tempo non era tanto raro che si potesse vedere attraverso quello che ho chiamato un velo. Appariva allora con quanto vigore Michele dovesse combattere contro Arimane, e come la coscienza potesse facilmente alterarsi per effetto dei più diversi influssi luciferici.

Si potrà osservare forse che alterazioni di coscienza, svenimenti, non sono tanto inconsueti. Certo, visti da fuori, non sono inconsueti, ma acquistano importanza per le loro conseguenze, per quel che avviene al loro sopravvenire. Vorrei darne un esempio.

 

Un tale doveva studiare storicamente a fondo una certa personalità, doveva applicarsi a conoscere nella storia una personalità del Rinascimento e della Riforma. Esistevano tutte le premesse perché (si era alla fine degli anni Novanta del secolo scorso) una persona acquisisse per via storica un’approfondita conoscenza di una personalità del Rinascimento e della Riforma. Date le circostanze esistenti non si sarebbe in realtà potuto capire come sarebbe stato possibile evitare che arrivasse a conoscerla attraverso vie che chiamerei di pedantesco conformismo. Ma ecco, ad opera di raffinatissime circostanze karmiche, proprio durante il tempo in cui avrebbe dovuto attraversare quell’esperienza, la persona in questione divenne inetta a valersi della propria coscienza. Cadde in una specie di sonno dal quale non poteva destarsi. Da quel sonno ne fu impedita.

Com’è naturale, nella vita ordinaria non si presta molta attenzione a queste cose, ma appunto attraverso fatti simili dal mondo terreno si guarda direttamente in quello spirituale. Volendo avere una spiegazione di quanto era accaduto, si dovrà dire che la persona che avrebbe dovuto prendere conoscenza di quella personalità del tempo del Rinascimento e della Riforma ne avrebbe avuto senza dubbio un’impressione individuale fortissima. Questo tuttavia non si verificò: quell’esperienza non ebbe luogo. Nel tempo in cui avrebbe dovuto verificarsi, l’impressione che quella persona ne avrebbe avuto venne trasformata in una accentuata ricettività per l’elemento micheliano. Sebbene in, maniera inconscia, la persona di cui parlo conseguì vera comprensione per l’elemento micheliano.

 

Riferisco questo esempio un po’ paradossale per mostrare attraverso quali vie l’elemento micheliano si avvicinava agli uomini. Potrei presentare molti di questi esempi. Oggi gli uomini sarebbero del tutto diversi da come sono se a molti non fossero accaduti fatti simili. Essi possono presentarsi in centinaia di forme. Nel caso che ho esposto, quella persona cadde davvero in una specie di stato di sonno. In altri casi una qualunque vicenda, che avrebbe allontanato da Michele, venne impedita dalla venuta di un amico o di altri che condusse altrove chi karmicamente avrebbe dovuto attraversarla, facendo sì che la sua coscienza risultasse oscurata nel più naturale e comune dei modi. Appunto in quegli anni si verificarono le più vigorose intromissioni nell’andamento regolare del karma.

Di regola si poteva vedere quanto profondamente penetrassero gli impulsi di Michele. In numerosi casi si notò come le persone che avevano subito un simile rivolgimento nel loro karma, poiché Michele doveva entrare nel mondo fisico sensibile attraverso il varco di coscienze umane, venivano influenzate non solo nell’anima, ma nella stessa corporeità.

 

È molto interessante vedere come negli anni Novanta del secolo scorso alcuni furono coinvolti in vicende che null’altro erano se non vie della penetrazione di Michele dal mondo spirituale in quello fisico. Dobbiamo infatti pensare che già da gran tempo, già dal principio degli anni Quaranta del secolo diciannovesimo, nel mondo spirituale si andava preparando quanto nell’ultimo terzo del secolo si verificò poi come discesa di Michele nel mondo fisico. Vorrei dire che Michele e i suoi andavano sempre più avvicinandosi, e sempre più appariva che sarebbero discese sulla Terra persone che, nel loro destino terreno, sono congiunte con il compito di Michele: riprendere qui sulla Terra possesso dell’intelligenza dopo che nei mondi soprasensibili era stata perduta dalle schiere di Michele.

In tutto questo, e lo sappiamo dalle precedenti esposizioni, è inserito il movimento antroposofico.

Esso infatti, come appare da quanto detto finora, è connesso con tutta la corrente di Michele.

 

Consideriamo ora in questa luce i nessi karmici di singole persone che si avvicinano al movimento antroposofico per impulso interiore. Esse vengono dal mondo esterno con il quale sono in determinati rapporti. Nel mondo esistettero in effetti molte comunità che raccolsero persone nel loro grembo, ma la forza che le manteneva unite non ebbe mai le caratteristiche suscitate dalle forze di Michele. Per chi, uscendo dalle connessioni generali del mondo, trova la via alla Società Antroposofica, si crea perciò una condizione particolare. Si può e si potè sempre entrare in altre associazioni senza che il destino ne venisse particolarmente toccato. Nella Società Antroposofica non si può entrare, o per lo meno non si può entrare in maniera del tutto onesta e che afferri l’anima nel profondo, senza che il destino ne venga profondamente influenzato nel suo contenuto essenziale. Questo appare chiaro in modo particolare osservando le cose nella giusta prospettiva.

 

Prendiamo una persona che entri nella Società Antroposofica o nel relativo movimento e che prima abbia avuto o ancora mantenga legami con non-antroposofi. La differenza fra chi appartiene a tale movimento o a tale Società e chi ne sta fuori è più significativa che non per altre associazioni. In tali casi esistono due tipi di legami. Dopo che tutto quanto descrissi è avvenuto, noi viviamo ora in un tempo di decisioni molto importanti, di modo che questo starsi accanto di antroposofi e di non-antroposofi reca conseguenze decisive.

O si tratta dello scioglimento di un antico karma per chi appartiene alla Società Antroposofica

oppure dell’inizio di un karma nuovo per chi non ne fa parte. E sono differenze grandi.

 

Supponiamo che fra un antroposofo e un non-antroposofo intercorrano stretti legami: può essere che l’antroposofo debba concludere antichi nessi karmici col non-antroposofo; oppure che costui debba annodare con il primo nuovi nessi karmici in vista del futuro. Questi sono per lo meno i due soli casi che, s’intende in forme svariate, mi fu dato di osservare: nulla al di fuori o di diverso di tali casi. Ne consegue che questo è davvero un tempo di grandi decisioni: o sui non-antroposofi si esplica per così dire un’azione volta a far sì che essi entrino nella comunità di Michele, oppure quell’azione viene esercitata nel senso che coloro che non appartengono alla comunità di Michele vengano evitati. È il tempo delle grandi decisioni, il tempo di quella grande crisi della quale in fondo parlano i testi sacri di tutti i tempi, intendendo in sostanza la nostra epoca. La caratteristica degli impulsi di Michele è appunto di essere determinanti, e lo sono proprio nel nostro tempo.

 

Le persone che attraverso l’antroposofia accolgono gli impulsi di Michele durante l’attuale incarnazione, per questo preparano tutto il loro essere in modo che quegli impulsi penetrino profondamente nelle forze che altrimenti sono determinate solo da legami di razza e di popolo.

Pensiamo con quanta sicurezza possiamo affermare che qualcuno appartiene a un dato popolo e riconosciamo che è russo, francese, inglese o tedesco. Ciò appare dal loro aspetto, e dall’aspetto si attribuisce loro il luogo da cui provengono.

 

Si ritiene importante riconoscere in una persona che è turco, russo, e così via. Quando sulla Terra ridiscenderanno coloro che oggi con vera energia animica interiore, con impulsività di cuore accolgono l’antroposofia come loro profonda forza vitale, le distinzioni non avranno più senso per loro. Si dirà: da dove proviene costui? Non appartiene a un popolo, non appartiene a una razza: è come se avesse superato ogni carattere di popolo e di razza.

Al tempo di Alessandro, quando si ebbe l’ultima reggenza di Michele, il compito era diffondere cosmopoliticamente la grecità, portarla in ogni luogo. Attraverso le spedizioni di Alessandro vennero raggiunti risultati immensi per il pareggio fra gli uomini, per la diffusione di qualcosa di comune a tutti. Ma ciò non poteva ancora avere profonda presa perché Michele governava ancora l’intelligenza cosmica.

 

Ora l’intelligenza è sulla Terra, e l’impulso micheliano avrà presa profonda, avrà presa sulla stessa corporeità fisica dell’uomo. Per la prima volta l’elemento spirituale si prepara ad essere plasmatore di razze. Verrà il tempo in cui non si potrà più dire: il tale presenta un dato aspetto, quindi proviene da un dato posto ed è turco o arabo, inglese, russo o tedesco. Si dovrà invece dire: nella sua precedente vita quella persona seguì l’impulso a volgersi verso la spiritualità in senso micheliano. L’influsso di Michele si manifesterà dunque direttamente creativo, configurativo nella sfera fisica.

È questo che penetra profondamente, molto in profondità nel karma del singolo. Da ciò dipende il destino di coloro che sono con serietà antroposofi: non sbrigarsela agevolmente col mondo, e tuttavia sentire l’esigenza di avvicinarlo con piena serietà.

 

Ho accennato che alla fine del secolo le persone che si sentono inserite con profonda intensità nel movimento antroposofico faranno ritorno sulla Terra e a loro se ne uniranno altre, perché dovrà venir così definitivamente decisa la salvezza della Terra, della civiltà terrena, dalla rovina. Questa è la missione del movimento antroposofico, una missione che da un lato grava sul cuore, da un altro però infiamma ed entusiasma. A questa missione dobbiamo dirigere il nostro sguardo.

Al riguardo è senz’altro necessario che l’antroposofo sappia che in questa condizione per lui il karma è più difficile da sperimentare che per le altre persone. Coloro che entrano a far parte della Società Antroposofica sono appunto predestinati a sperimentare il karma con maggiori difficoltà degli altri. Se si evitano quelle difficoltà, se si vuole attraversare comodamente il proprio karma, in un modo o nell’altro esso si vendica. Anche nel modo di sperimentare il karma bisogna saper essere antroposofi. Per essere veri antroposofi bisogna considerare con attenzione le esperienze karmiche. L’inclinazione, la volontà di sperimentare con comodità il karma, trova poi la sua vendetta in malattie fisiche, in incidenti fisici e altro.

 

Si devono osservare bene queste intime concatenazioni della vita

e allora con esse si vedono anche altre cose.

Comprendere tali intimi nessi della vita è la migliore preparazione a una reale percezione spirituale.

 

Non è un principio giusto voler sviluppare in modo nebuloso ogni tipo di anormali stati visionari, ma è importantissimo occuparsi di quel che di più intimo accade nell’ambito delle connessioni karmiche che si possono osservare.

Non vediamo noi divenire nostro karma il vivere o l’essere vissuti a lato di persone che sono interiormente nell’assoluta impossibilità di avvicinarsi all’antroposofia, che ne sono interiormente impedite nonostante tutta l’antroposofia che noi forse, non voglio dire portiamo loro incontro, ma che potrebbe essere portata loro incontro, se appena volessero accoglierla? Lo vediamo bene. È qualcosa che fa senz’altro parte delle grandi decisioni della vita odierna. Ciò che in tali casi si svolge, tanto per chi poi entra nel movimento antroposofico, quanto per chi ne resta fuori, diviene importantissimo per il karma.

 

Immaginiamo che in una futura incarnazione le stesse persone tornino a incontrarsi; quel che ci accadrà in incarnazioni future si prepara già da quella attuale: l’incontro con coloro accanto ai quali siamo vissuti nelle condizioni che ho descritto, sarà tale che il senso di estraneità, esistente tra le persone ne risulterà in sostanza accresciuto. Infatti Michele opera fin nel campo delle simpatie e antipatie fisiche. Tutto ciò va fin d’ora preparandosi, va preparandosi per ogni singolo antroposofo. Perciò è di così straordinaria importanza ch’egli presti attenzione proprio ai rapporti karmici che intercorrono fra lui e i non-antroposofi, perché qui si svolge qualcosa che si estende fino al regno gerarchico più vicino al nostro. Vi è infatti un altro aspetto oltre a quel che esposi dicendo che gli impulsi di Michele intervengono perfino nella formazione delle razze; vi è una contropartita.

 

Supponiamo che il karma sia tale che una data persona venga con massima intensità afferrata dagli impulsi antroposofici, ne sia afferrata nella mente e nel cuore, nell’anima e nello spirito. Allora è necessario qualcosa che espresso in parole appare stravagante, paradossale, ma che è necessario: bisogna cioè che il suo Angelo impari qualcosa. Questo è importantissimo.

Il destino che si svolge fra antroposofi e non-antroposofi si ripercuote fin nel mondo degli Angeli, vi porta una separazione delle entità spirituali angeliche.

L’Angelo che accompagna l’antroposofo alle sue future incarnazioni impara a orientarsi nei mondi spirituali ancor più profondamente di quanto potesse prima, mentre discende l’Angelo dell’altra persona, di quella che non trovò l’accesso all’antroposofia.

La grande scissione si manifesta anzitutto nel destino degli Angeli.

 

Avviene, ed è qualcosa che vorrei presentare al cuore di chi mi ascolta, che da un regno angelico relativamente unitario si forma un regno bipartito, un regno angelico nel quale una parte degli esseri che lo compongono ha la tendenza ad ascendere verso mondi superiori, e una parte che ha la tendenza a discendere in mondi inferiori.

Mentre qui sulla Terra si forma la comunità di Michele, sopra di essa possiamo vedere Angeli che ascendono e Angeli che discendono. Oggi chi guarda in profondità il mondo può sempre osservare queste due correnti, la cui vista presenta qualcosa di sconvolgente per il cuore.

 

Altra volta dissi che coloro che entrano nel movimento antroposofico si dividono in sostanza in due gruppi.

Il primo è costituito da persone che vi portano ancora un sapere connesso con l’antico paganesimo, e da quello procedettero nel loro sviluppo senza aver molto sperimentato l’evoluzione cristiana verificatasi ancora durante il kali-yuga, ora penetrano in quel cristianesimo che deve tornare ad essere cosmico. Anime dunque di derivazione pagana che ora solo entrano nel cristianesimo.

L’altro gruppo è formato di anime che, pur non confessandoselo, sono stanche del paganesimo, che fin dal principio entrano nel movimento antroposofico per il suo contenuto cristiano e penetrano nella cosmologia e nell’antropologia antroposofiche meno profondamente che non nell’elemento astratto religioso. I due gruppi si distinguono nettamente l’uno dall’altro.

Il gruppo di derivazione ancora in certo modo pagana, prova il bisogno di afferrare con ogni intensità le forze sostenitrici dell’antroposofia e di procedere nella loro direzione senza lasciarsi sviare da alcun genere di riguardi.

 

Tutto questo deve ancora bene penetrare nei cuori; bisogna che i cuori degli antroposofi ne siano compenetrati. Allora soltanto nella Società Antroposofica potrà aversi una vera convivenza sulla base di una concreta antroposofia. Se infatti le anime d’intonazione prevalentemente pagana porteranno a manifestazione le forze che già in questa incarnazione risiedono abbondanti alla base della loro anima ma che in talune hanno difficoltà ad estrinsecarsi, sulla Società Antroposofica si diffonderà un’atmosfera di progresso in senso micheliano.

Bisogna allora avere il coraggio di guardare all’accanita lotta fra ciò che, per l’assolvimento dei suoi grandi compiti, Michele deve intraprendere e ciò che di continuo Arimane gli oppone.

 

Arimane anzitutto afferrò e pose al proprio servizio determinate tendenze dell’evoluzione della civiltà. Consideriamo che solo dal secolo quindicesimo in poi, da quando nell’uomo è presente l’anima cosciente, egli potè acquisire l’intelligenza, che ora l’anima cosciente è in lui e può far propria l’intelligenza. Da allora soltanto ciò fa sì che gli uomini tanto si vantino della loro intelligenza, attiva nel singolo individuo.

 

Cerchiamo di fare un piccolo calcolo che in realtà abbraccia qualcosa di molto grande, grande solo in senso spaziale. Facciamo mentalmente la somma di tutto ciò che oggi, in una sola giornata, viene pensato da tutti i giornalisti sull’intera faccia della Terra per far nascere i giornali. Abbracciamo tutto ciò con la nostra mente. Valutiamo la somma dell’intelligenza che viene spremuta dalle penne, espressa sulla carta, poi stampata, e così via. Consideriamo quale somma d’intelligenza personale scorra per tal modo attraverso il mondo.

Risaliamo poi di qualche secolo nel tempo, risaliamo al secolo tredicesimo e guardiamo se qualcosa di simile esistesse. Nulla ne esisteva. Neppure se ne parlava.

 

Ma voglio porre anche un altro compito. Immaginiamo il grande numero di assemblee di carattere politico che, da occidente a oriente, vengono tenute attraverso l’Europa (oggi è domenica e vi sono quindi molte occasioni del genere), pensiamo a quale copia d’intelligenza personale si riversa nell’atmosfera terrestre. E ora riportiamoci al secolo tredicesimo: si viveva facendone a meno, senza giornali, senza assemblee. Tutto ciò non esisteva. Trasferendoci nel secolo tredicesimo e girando lo sguardo sul mondo, abbiamo una visuale libera: niente redazioni di giornali, niente assemblee politiche. Tutto questo non c’era. Lo sguardo spaziava libero.

 

Oggi, se ci guardiamo intorno, vediamo ovunque fluttuare le ondate presenti dell’intelligenza personale. Non possiamo penetrarvi, spiritualmente c’è un’aria da tagliarsi col coltello. Come in certe sale dove ognuno emette fumo dalla propria pipa o dal proprio sigaro l’aria è da tagliarsi col coltello, tale è oggi in genere l’atmosfera spirituale.

Per poter giudicare la successione delle epoche, bisogna tener presente queste differenze. Se leggiamo le opere di uno storiografo come Ranke, non le notiamo per niente, ma i fatti reali sono quelli.

 

Che cos’è in realtà tutto quel che si è introdotto nell’atmosfera spirituale? È alimento spirituale per le potenze arimaniche; proprio in questo campo esse hanno l’opportunità di battersi. Di conseguenza sono diventate sempre più forti le possibilità di un’intromissione di Arimane nella civiltà. Gli spiriti come quello di Arimane non possono naturalmente incarnarsi in un corpo fisico sulla Terra, possono tuttavia operare sulla Terra incorporandosi per dati periodi di tempo.

 

Quando qualcuno si trova nelle condizioni di cui ho parlato, ossia quando in una persona si verifica un temporaneo oscuramento o deviamento di coscienza, questa persona costituisce un involucro, e Arimane ha la possibilità non di incarnarsi, ma di incorporarsi in lei, di agire attraverso di lei valendosi delle sue facoltà.

Sarà ora mio compito parlare appunto di questo operare di Arimane; allo scopo di richiamare l’attenzione su quello che deve venire osservato da coloro che oggi vogliono vedere la realtà, cercherò di mostrare ad esempio come nei nostri tempi Arimane sia perfino comparso in veste di scrittore.