Le anime nate prima del 1879 giungono nel mondo spirituale, attraverso la morte, in un modo diverso da come vi giungeranno tutte le anime nate dopo il 1879

O.O. 178 – Dietro le quinte degli eventi esteriori – 13.11.1917


 

È un fatto di grandissima, decisiva importanza.

 

Quell’evento di tanta importanza

fa sì che le anime vadano assomigliando sempre più al loro modo di pensare,

a ciò che esse considerano come loro conoscenza.

• Si tratta di una verità ben strana per l’uomo d’oggi, ma pure è verità.

 

È diventato importante, anzi essenziale,

il fatto di scorgere certe cose nella giusta luce, con pensieri chiari, con pensieri validi, saturi di realtà.

 

Vedere il darwinismo nella sua giusta luce (come ad esempio ho cercato di fare nella conferenza pubblica di ieri), è bene. Altra cosa è invece, per esempio, considerare il darwinismo come fondamento della sola possibile concezione del mondo: vedere in esso solo il pensiero che l’uomo discende dagli animali.

 

Se si coltiva il pensiero “io discendo dagli animali, io ho origine solo da forze che formano anche gli animali”,

l’anima finisce per assomigliare a questa sua opinione. Questo è importante.

 

• Quando poi quell’anima si sarà liberata dal corpo,

essa avrà la disgrazia di doversi scorgere simile a questa sua rappresentazione.

 

Chi, mentre vive qui nel corpo fisico, è convinto

che nella sua formazione siano intervenute soltanto forze animali,

si va predisponendo, per il tempo che seguirà la sua morte,

ad una coscienza che lo obbligherà a considerarsi come un animale.

 

Con l’evento del 1879 si è infatti realizzato pienamente il carattere del quinto periodo postatlantico:

ossia i pensieri degli uomini hanno ora lo scopo

di far sì che le anime umane si trasformino nei loro pensieri.

 

Ecco perché poco fa ho detto:

per voler sostenere la scienza dello spirito antroposofica

non è necessario avere per essa una particolare predilezione: basta soltanto la compassione per gli uomini.

• Essi infatti hanno bisogno di tali pensieri, di pensieri che sono creativi per la vita dell’anima,

perché l’uomo è chiamato a diventare quello che egli ritiene di essere.

 

Ciò è dovuto avvenire, nel corso dell’evoluzione cosmica guidata dalla saggezza,

affinché l’uomo potesse pervenire veramente alla piena e libera coscienza di sé.

 

• Da un lato, gli dèi dovettero conferire all’uomo la possibilità di diventare creatura di se stesso;

• ma, per potere poi dare alla sua creazione uno scopo soprasensibile,

per trovare in ciò che egli fa di se stesso qualcosa che gli possa dare una direzione eterna,

il Cristo Gesù dovette attraversare il mistero del Golgota.

 

E se lo si comprende, se lo si comprende col pensiero, grazie alla scienza dello spirito,

si trova la via che conduce a lui, la via che dall’elemento animale conduce al divino.

• Questa verità emerge soprattutto se si è capaci di osservare con l’anima il mondo in cui l’uomo entra dopo la morte.

 

Quelli che sono nati prima del 1879 portano con sé morendo ancora

un certo residuo che li protegge dal diventare solamente quali si consideravano da vivi.

 

Del resto, le cose si vanno cambiando solo gradualmente: ancora per parecchio tempo gli uomini potranno essere protetti, dopo la morte, dall’identificarsi interamente con la propria opinione.

Ma ciò sarà possibile solo grazie al dolore, solo se (per dirlo quasi paradossalmente) sapranno prendere su di sé il dolore della conoscenza, se sapranno sentire quanto sia insoddisfacente la concezione che hanno dell’uomo.

 

L’armonia con se stessi, e al tempo stesso una conoscenza

che consenta dopo la morte di considerare l’uomo come uomo, questo si realizzerà in futuro

solo se gli uomini si renderanno conto della loro vera connessione col mondo spirituale mentre vivono nel corpo fisico.

• Per molto tempo ancora chi, a causa delle idee materialistiche, rifugge da conoscenze spirituali concrete,

non potrà ammettere che un tale mutamento abbia potuto verificarsi nel 1879:

eppure è necessario che tali conoscenze vengano accolte.

 

Ne risulta chiaramente l’importanza sempre crescente per il futuro

della diffusione nel mondo terrestre di ciò che vi esiste come conoscenza spirituale.

 

Per favorire i propri intenti, gli spiriti delle tenebre faranno quindi di tutto

per confondere le idee degli uomini, per impedir loro di formarsi quaggiù le idee

in cui poi essi si trasformeranno dopo la morte.

 

L’uomo deve infatti diventare ciò che egli pensa di essere.

• Questa è una verità che era destinata a diffondersi fra gli uomini a partire dai grandi mutamenti avvenuti nel secolo XX.

 

• L’uomo deve essere, per sua volontà, ciò che in realtà gli è possibile essere,

• egli deve poter pensare al proprio essere, se vuole poi realizzarlo in quanto anima.

 

Già oggi infatti il defunto può annunziare come una verità legittima e matura:

l’anima è ciò che essa è capace di pensare di se stessa.

 

Nell’epoca in cui era necessario diffondere sulla Terra la verità che l’anima è ciò che essa è capace di pensare di se stessa,

gli spiriti delle tenebre ci hanno invece persuaso, ispirato, a proclamare come verità che l’uomo è ciò che egli mangia.

• Anche se in teoria le masse non ammettono che l’uomo sia ciò che egli mangia,

la pratica della vita è fortemente orientata in questo senso:

a persuadersi che in fondo l’uomo non sia altro che ciò di cui si nutre.

• Anzi questa pratica della vita tende ad accentuare sempre di più una tale concezione anche nella vita esteriore.

 

• Molto più di quanto si creda, i tragici eventi che si stanno svolgendo in questi anni

sono la conseguenza del principio: l’uomo è ciò che egli mangia.

• Molto più di quanto non immagini la superficialità oggi dominante,

sono cose assai poco nobili quelle per le quali oggi scorre tanto sangue.

• L’umanità è veramente infetta dal principio che afferma: l’uomo è quel che mangia.

• E sotto molti aspetti si sta combattendo per cose che stanno in rapporto con questo.

Proprio perciò è tanto importante che si diffondano i pensieri necessari e adeguati alle esigenze del tempo.

 

Il pensiero dovrà a poco a poco essere riconosciuto come una forza reale dell’anima,

e non solo come quella misera astrazione a cui lo ha ridotto il nostro tempo, andandone per di più tanto fiero.

 

Poiché in tempi passati gli uomini erano ancora congiunti, grazie ad un’antica eredità, con il mondo spirituale,

anche se la chiaroveggenza atavica era già del tutto regredita da molti secoli,

pure nel sentire e nel volere quell’eredità viveva ancora.

 

Adesso però è venuto il tempo in cui deve sempre più affermarsi la forza reale della consapevolezza;

ecco perché gli spiriti dell’ostacolo e delle tenebre lottano furiosamente,

ai giorni nostri, per contrapporre ai pensieri reali i pensieri astratti

sotto forma di ogni specie di programmi lanciati nel mondo.

Dobbiamo imparare a scorgere questo nesso.

 

• Il pensiero deve acquistare sempre maggiore realtà: gli uomini debbono persuadersene.