Le attività dei diversi spiriti dalla Luna. Jahve, riflesso del Cristo dalla Luna

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 14.04.1912


 

Sarebbe certo allettante seguire le tappe del divenire cosmico, quali si svolgono grazie alla cooperazione degli spiriti delle gerarchie entro un sistema di stelle fisse: constatare cioè che sono in fondo gli stessi spiriti a mostrarcisi, quando rivolgiamo lo sguardo alle nebulose e a lontane stelle fisse.

 

• Ovunque lo sguardo occulto si posi sopra una stella fissa, incontra per cominciare Spiriti della saggezza normali;

se operassero solamente questi Spiriti della saggezza normali,

tutto il cielo rimarrebbe invisibile agli occhi fisici, e visibile solo per una coscienza chiaroveggente.

• Ma dappertutto agli Spiriti della saggezza normali sono mescolati spiriti luciferici

i quali portano luce fisica propria nei mondi delle stelle fisse.

 

Quando il cielo stellato notturno ci risplende,

Phosphoros, il portatore di luce, opera realmente da punti innumerevoli,

e in ogni parte dell’universo la configurazione diventa possibile

soltanto grazie alla collaborazione degli spiriti normali delle gerarchie

con quelli che sono diventati ribelli, che cioè sono rimasti indietro.

 

Grazie agli Spiriti della saggezza normali

il cielo stellato non risplende agli occhi fisici, ma è visibile all’occhio spirituale;

per l’occhio fisico esso diviene lucente e si mostra nella maya

solo grazie a Lucifero, o agli spiriti luciferici,

i quali operano dappertutto e dappertutto debbono operare.

 

Abbiamo dunque scoperto qualcosa di singolare anche nel regno minerale. Oggi abbiamo riconosciuto nella Luna la sede dalla quale opera uno Spirito della saggezza che doma Lucifero; questo perché occorreva che fosse creato un luogo da cui, mediante il contrasto, fosse ristabilito l’equilibrio nei confronti delle entità luciferiche.

Che importanza ha tutto ciò per l’uomo?

Si è veduto che nell’uomo è concentrato sul piano fisico tutto quello che per il minerale è invece per così dire distribuito nei diversi mondi. Abbiamo trovato anime di gruppo per i minerali, per le piante, per gli animali.

Esiste forse anche per l’uomo una specie di anima di gruppo? Certamente sì!

 

 

Troviamo le anime di gruppo dei minerali nel regno dei Troni,

le anime di gruppo delle piante nella sfera degli Spiriti della saggezza,

le anime di gruppo degli animali nella sfera degli Spiriti del movimento;

l’uomo invece ha ricevuto la sua anima di gruppo nel senso

che con l’infusione del suo io era congiunta originariamente l’emanazione degli Spiriti della forma.

 

L’anima di gruppo dell’uomo

era destinata propriamente dagli Spiriti della forma ad essere un’anima unitaria nell’umanità intera;

è all’attività degli altri spiriti che sono dovute le differenziazioni successive, per razze e per stirpi.

Se ne è detto qualcosa nella conferenza precedente.

 

L’uomo era stato creato come una unità su tutta la Terra:

un’unità nella quale avrebbe dovuto affermarsi l’originario io comune degli uomini,

come un’anima di gruppo vivente in tutti gli uomini e discesa fin sul piano fisico.

• Mentre per i minerali gli Spiriti della forma possono realizzare solo la forma esteriore,

• per l’uomo questi stessi spiriti crearono l’io collettivo,

che in seguito fu poi differenziato dalle entità delle diverse altre gerarchie.

 

E ciò che fu creato come fattore di equilibrio per il regno minerale con la formazione della Luna, è fattore di equilibrio anche per l’uomo; ma mentre per il minerale nella Luna è presente anche il pareggio fisico, per l’uomo esiste proprio allo stesso modo un principio lunare che si contrappone all’influsso luciferico nella natura umana, come nel regno minerale il principio lunare tenebroso si contrappone al principio luciferico.

 

• Come nel mondo minerale opera dalla Luna qualcosa che tiene l’equilibrio al principio luciferico emanante dal Sole,

• così dalla Luna un principio spirituale lunare si contrappone alla tentazione di Lucifero

che si è accostata all’uomo nel corso dell’evoluzione terrestre.

• Anche la Luna, come tutti gli altri corpi celesti, è in connessione con entità delle gerarchie superiori.

 

Gli Spiriti della saggezza fondarono sulla Luna una loro colonia, per salvare l’equilibrio; perciò anche nella direzione proveniente dalla Luna agiscono sull’uomo certi spiriti pareggiatori, in opposizione a Lucifero che si era accostato all’uomo e che, come diffuse la luce, così pure immerse i suoi principi nell’anima umana.

 

Possiamo dunque accennare alla Luna anche come sede di un avversario di Lucifero,

come dimora di spiriti non luminosi, che però debbono essere presenti per tenere l’equilibrio

agli impulsi progressivi dei portatori di luce, al tempo stesso gli spiriti tentatori dell’umanità.

 

In fondo, il segreto della Luna e del suo principio spirituale fu svelato all’umanità per la prima volta in seno all’ebraismo antico, e ciò che abbiamo riscontrato di fisico nella Luna, nel suo aspetto spirituale fu designato come il principio di Jahve dall’antico ebraismo.

Con ciò la Luna viene per così dire designata come il punto di partenza delle forze d’azione dell’oppositore di Lucifero sull’umanità: Jahve, o Jehova, è l’antagonista di Lucifero.

 

L’antica dottrina segreta ebraica guardava al Sole, dicendo: lì, nel Sole, operano gli invisibili Spiriti della saggezza che sono visibili solo per la vista spirituale, non per quella fisica. Per quest’ultima risplende da lassù il principio di Lucifero.

 

• Del principio solare è visibile esteriormente solo Lucifero;

ma dentro vi opera in modo misterioso, invisibile per la vista fisica,

tutto quello a cui si può pervenire per tramite degli Spiriti della saggezza; essi ne costituiscono la porta d’ingresso.

• Uno di questi Spiriti della saggezza si è separato e sacrificato,

prendendo dimora sulla Luna, per agire da lì in modo che la luce venga domata,

ma anche cancellato l’effetto spirituale di Lucifero.

 

In Jahve, o Jehova, l’antichità ebraica vedeva un inviato di quelle schiette entità spirituali superiori sulle quali la vista si apre attraverso gli Spiriti della saggezza, quando si guardi spiritualmente al Sole. A ragione l’antichità ebraica pensava che Jahve dovrà operare dalla Luna finché gli uomini saranno maturati almeno fino al punto di presagire, di sentire interiormente ciò che a poco a poco l’umanità finirà per contemplare anche nella conoscenza: che cioè dal Sole non proviene soltanto l’apporto fisico di Lucifero, ma anche la diffusione di ciò per cui gli Spiriti della saggezza sono la porta.

 

All’antichità ebraica si presentava dunque in Jahve qualcosa di affine agli Spiriti della saggezza del Sole:

e noi possiamo dire: come nello spazio la luce solare viene riflessa dalla Luna,

così per chi conosceva a fondo l’antichità ebraica Jahve era il riflesso dell’entità spirituale che un giorno,

quando gli uomini saranno maturi, irraggerà dal Sole

e la cui apparizione era stata predetta dai risci, da Zarathustra e dai fedeli di Osiride.

 

• Come nello spazio la luce solare viene riflessa dalla Luna,

• così in Jahve, o Jehova, si mostrava un riflesso dello Spirito solare,

dello spirito che può essere designato in modi diversi: Vishvakarman, come lo chiamavano gli antichi indiani,

o Ahura Mazdao, come lo chiamava Zarathustra, Osiride come lo chiamavano gli antichi egizi,

ovvero Cristo, come lo chiamò il quarto periodo di civiltà postatlantico.

 

La concezione esoterica di Jahve è che il Cristo riflesso dal principio lunare,

in quanto tale riflessione avvenne nel tempo, è il Cristo preannunziato.

• Ecco perché nel vangelo di Giovanni incontriamo un passo

che altrimenti risulta incomprensibile, là dove dice che Mosè parlò del Cristo.

• In verità lì si parla di Jahve, ma si tratta del Cristo che viene preannunziato.

Vi si cita un passo che parla di Jahve, perché il Cristo Gesù voleva accennare

che Jahve non era che il Cristo preannunciato nel passato.

 

Vediamo così che queste diverse cose concordano fra di loro e che le nostre considerazioni odierne si riallacciano a quelle fatte ieri; in particolare che dobbiamo considerare la luce esteriore e il suo portatore come oppositori di un principio spirituale che si trova nel punto normale della propria evoluzione e che ci si rivela quale centro spirituale del nostro sistema planetario, come è stato mostrato in queste due ultime conferenze.

 

L’essenziale non consiste nei nomi, ma nel riconoscere tutto il significato di tale principio. Dobbiamo cioè riconoscere che nell’ambito spirituale parliamo del Cristo, come nell’ambito fisico si parla del Sole; e nell’ambito spirituale parliamo degli spiriti planetari e dei pianeti, come, trattando delle civiltà terrestri, si parla, poniamo, del principio del Buddha.

 

Ecco qui un altro punto nel quale ci si presenta una delle importanti rivelazioni che si trovano nell’opera di H.P. Blavatsky. Un’altra di queste, esposte nella sua Dottrina segreta, consiste nel suo modo di esporre il concetto di Jahve. Non bisogna lasciarsi fuorviare dalla relativa insufficienza della trattazione che ella fa di queste cose, a causa di una certa sua antipatia per il Cristo e per Jahve; quel che c’è di vero si fa strada ugualmente: la sua caratterizzazione di Jahve come divinità lunare e l’affermazione che Lucifero è il suo antagonista, si rivelano per così dire come l’espressione lievemente deformata di una verità.

 

L’esposizione di questo punto, nata dalla ispirazione, assume nelle parole della Blavatsky una colorazione soggettiva, solo perché ella riteneva che Lucifero fosse propriamente una divinità buona: lo sentiva come una divinità buona, lo preferiva sotto certi riguardi al dio lunare, perché secondo lei Lucifero era una deità solare. Lo è infatti, ma noi abbiamo dovuto mettere in rilievo le connessioni reali, per poter comprendere rettamente l’antico motto: «Christus verus Lucifer».

 

Oggi queste parole non suonano più bene. Esse suonavano ancora bene quando si sapeva dagli antichi insegnamenti occulti che nella luce fisica esteriore si manifesta Lucifero, il portatore di luce: e si sapeva pure che, penetrando oltre la luce fisica fino agli Spiriti della saggezza, penetrando cioè fino alla luce spirituale, si perviene al portatore della luce spirituale: al Cristo, Christus verus Lucifer.

 

Io ritengo che, malgrado la imperfezione con cui il nostro vasto tema ha potuto essere trattato,

pure dovrebbe essere risultato evidente alle anime degli ascoltatori

il fine che sempre ci proponiamo di raggiungere nell’ambito scientifico-spirituale:

che la trattazione di ogni tema ci porti a osservare lo spirituale, partendo da ciò che è sensibile.

 

Questo ci riesce particolarmente difficile quando si tratta dei corpi celesti che splendono nello spazio, quali impronte dei prodigi cosmici; nei corpi celesti si ha infatti una complicata collaborazione fra le entità delle diverse gerarchie.

 

Del resto, noi possiamo comprendere ciò che avviene anche nello spazio cosmico

solo se, dietro a ogni materia (anche alla materia-luce), troviamo lo spirito o gli spiriti.

E dietro a tutto il mondo spirituale sta poi la vita divina universale, la sfera del Padre.

Questa vita divina unitaria, che opera in ogni luogo e in ogni tempo,

prima di giungere ad esprimersi nel fisico si articola in numerosi mondi di gerarchie spirituali.

 

Noi però innalziamo lo sguardo a quei mondi e vi scorgiamo quello che sta alla base dei prodigi del cielo

e che opera fin giù nei regni della natura.

Anche in questi si mostrano infatti le gerarchie, o i loro discendenti.

Guardando in questo modo allo spazio celeste, se ne può ricavare anche un’impressione morale:

lasciando agire un poco su di noi le poderose attività delle gerarchie nello spazio celeste,

noi veniamo allontanati dalle passioni, dalle brame, dalle rappresentazioni suscitate dalla vita fisica terrestre.

 

Sono essenzialmente queste rappresentazioni, questi istinti, queste passioni suscitate dalla vita fisica terrestre

a spargere sull’evoluzione della Terra i germi di ciò che divide gli uomini in partiti e fazioni,

di ciò che fa diventare gli uomini partigiani o avversari delle diverse correnti.

Si perviene a una certa libertà, in un senso morale superiore,

se almeno per qualche istante ci si innalza dall’osservazione del terrestre,

per sollevarsi fino ai mondi degli esseri spirituali operanti nell’universo.

 

Ci liberiamo in questo modo da ciò che giuoca nei nostri istinti egoistici

che sono proprio la cagione di tutte le lotte e di tutte le meschinità che imperversano sulla Terra.

È perciò il mezzo più sicuro per realizzare gli alti ideali della vita antroposofica,

se ogni tanto innalziamo lo sguardo ai mondi degli astri e alle loro guide spirituali, alle gerarchie.

 

Se, come abbiamo cercato di fare in questi giorni, lassù scopriamo le origini di certe correnti di civiltà e il significato degli spiriti ispiratori per le religioni e per le sagge guide dell’umanità, ci passerà la voglia di litigare sulla Terra, come avviene fra i seguaci dei diversi sistemi. Non ci attaccheremo più ai nomi, né alle professioni di fede dei diversi raggruppamenti umani.

 

L’ideale scientifico-spirituale di una considerazione tollerante e oggettiva di tutte le religioni e concezioni del mondo si potrà realizzare davvero, quando gli uomini cercheranno le loro conoscenze là dove si possono volgere gli sguardi di tutti gli uomini della Terra, e dove essi trovano conoscenze comuni a tutti, conoscenze che non dividono, ma uniscono: quando si vorrà procedere veramente fino al linguaggio celeste che esprime il significato dei grandi fondatori di religioni e ispiratori dell’umanità.

 

Gli uomini non si combatteranno più a vicenda,

quando avranno smesso di legare a un dato gruppo umano la missione

di questo o quel portatore di corrente religiosa o concezione del mondo,

ma quando ne ricercheranno le origini là fuori, nello spazio cosmico.

• In questo senso, uno studio come quello che abbiamo condotto

può assumere anche un grande significato morale,

poiché invece di creare discordie e ostilità, contribuisce a portare armonia e pace.

• Bisogna però imparare a leggere la possente scrittura che si presenta nelle forme e nei moti dei corpi celesti,

a leggere che proprio quegli stessi spiriti, non spiriti diversi,

operano per ogni singolo uomo sulla Terra, e appartengono a tutti gli uomini.

 

Vien fatto di spiegare questa realtà con un’immagine fisica: fintanto che rimaniamo sulla Terra, un gruppo di uomini può dimorare a nord o a sud, in occidente o in oriente. Poi però guardiamo ai moti della Terra, osserviamo come essa rivolga per così dire il suo viso alle stelle, modificando la propria posizione, sia in periodi brevi, sia nel corso di milioni di anni: la sua metà meridionale sarà rivolta a nord e vi si potranno contemplare gli astri del settentrione: e viceversa l’emisfero settentrionale sarà allora rivolto verso sud e vi si vedranno le stelle australi.

 

Come nel corso dei tempi la Terra rivolge per così dire il suo viso a tutte le stelle che ci risplendono dallo spazio cosmico, così possa l’umanità apprendere, grazie agli ideali della scienza dello spirito, ad osservare con obiettività ciò che parla spiritualmente dallo spazio universale. L’ideale antroposofico sarà conseguito grazie a questa osservazione oggettiva dei fatti, meglio che predicando in modo sentimentale l’amore e la pace.

 

Conseguiremo in realtà l’armonia interiore, l’amore e la pace,

se dalle vicende terrestri che contano sulla divisione degli uomini in razze, in nazioni o in diverse religioni,

solleveremo lo sguardo ai mondi stellari,

dove ci parlano spiriti che usano una medesima lingua per tutti i cuori umani,

e per tutti i tempi, anzi per tutte le eternità, purché li comprendiamo giustamente.

 

In questo senso, e poiché siamo giunti alla fine di questo ciclo di conferenze, non vorrei mancare di accennare anche all’effetto morale di qualunque considerazione scientifico-spirituale, quando ci si sforzi di conoscere i fatti dell’occultismo.

 

Imparando a conoscerli nel loro schietto significato occulto, essi finiscono per fluire nel nostro cuore,

affinché ciò che abbiamo imparato divenga in noi forza di vita, speranza nella vita, e soprattutto energia morale,

perché faccia realmente di noi quello che potremmo chiamare un cittadino dei mondi celesti.

• Così ognuno, grazie alla sua vita spirituale, porterà il cielo entro le vicende terrestri,

promuovendo nel corso della civiltà progrediente ciò che possiamo chiamare armonia e pace, nel senso più alto.

 

Così si diventerà anche sempre maggiormente coscienti che, tanto al punto di partenza,

quanto alla fine dell’evoluzione generale della civiltà,

si trova uno spirito unitario, uno Spirito della forma che opera unitariamente per tramite degli uomini:

esso accoglie gli impulsi dei suoi fratelli, degli altri Spiriti della forma,

che gli rendono servizio, al fine di infondere un’azione unitaria in tutta l’umanità.

 

In tal modo una vera scienza dei cieli reca un elemento unitario in tutti gli uomini,

favorendo così la comprensione intellettuale e morale dell’umanità su tutta la Terra.

Noi non vogliamo dunque studiare solo fatti astratti o teorici,

ma ogni nostra considerazione deve diventare al tempo stesso in noi una sorgente di forza, anzitutto di forze morali;

allora tutti i capitoli della scienza dello spirito, anche quelli apparentemente più astrusi,

ci serviranno a perseguire direttamente le mete e gli ideali di questa scienza.

 

Con queste parole, che vorrebbero riassumere con una sfumatura di sentimento il senso e lo spirito di queste conferenze, prendo congedo dagli ascoltatori di questo mio ciclo di conferenze.