Le dodici forze karmiche (nidana).

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 10.10.1905


 

Nell’esoterismo indiano si distinguono dodici forze che riportano l’uomo all’esistenza fisica.

 

• La prima di queste forze è: avidya = ignoranza. L’avidya è ciò che ci riconduce all’esistenza fisica per il semplice motivo che avremo assolto la nostra missione sulla Terra solo quando ne avremo tratto tutto il sapere. Non avremo assolto la nostra missione terrena finché non sapremo tutto quel che dobbiamo trarre dall’esistenza fisica in termini di sapienza.

 

• Dopo l’avidya, la seconda cosa che ci riporta indietro è tutto quello che la Terra contiene per il fatto che noi stessi l’abbiamo fatta e che quindi fa parte della nostra organizzazione (samskara). Per esempio, se un costruttore costruisce una cattedrale, questa diventa una parte di lui stesso. Le due cose allora si attirano reciprocamente.

Ciò che ha una tendenza organizzante per l’autore – tanto l’opera di Leonardo da Vinci quanto la più piccola opera qui, costituisce nell’uomo un organo, perciò egli ritorna di nuovo. Tutto l’insieme di quello che l’uomo ha fatto, lo si chiama samskara o “tendenze organizzative”, che costruiscono l’uomo. Questa è la seconda cosa che lo riporta indietro.

 

• Ora viene la terza. Prima di cominciare ad incarnarsi, l’uomo non sapeva niente del mondo esterno. L’autocoscienza ha avuto inizio solo con la prima incarnazione; precedentemente l’uomo non era autocosciente. Doveva cominciare a percepire le cose esterne sul piano fisico, per poter sviluppare l’autocoscienza.

Come l’uomo viene riportato sul piano fisico da quel che ha fatto, cosi viene riportato indietro anche dalla sua conoscenza delle cose. La coscienza è una forza nuova che lo lega a quanto si trova qui. Questa è la terza cosa che attira l’uomo verso una nuova vita terrena. Questa terza cosa si chiama vijnana = coscienza.

 

• Finora siamo rimasti ancora molto profondamente all’interno dell’anima umana. Ora, come quarta cosa si presenta quel che viene incontro alla coscienza dall’esterno, che sicuramente c’era anche senza l’uomo, ma che egli ha conosciuto solo con la propria coscienza. C’era senza la sua esistenza precedente, ma si dischiude solo dopo che la sua coscienza lo ha reso accessibile. È la separazione fra soggetto e oggetto, o, come dice il sanscrito, la separazione fra nome e forma = namarupa. Per suo mezzo l’uomo è giunto all’oggetto esterno. Questa è la quarta cosa che lo tira indietro, per esempio il ricordo di un essere al quale egli si è attaccato.

 

• Poi viene quella che noi ci formiamo davanti all’oggetto esterno come rappresentazione; per esempio l’immagine pittorica di un cane è la pura rappresentazione, ma per il pittore è l’essenziale. E tutto ciò che la ragione fa della cosa: shadayadana.

 

• Ora ci si cala ancora di più nell’elemento terreno. La rappresentazione ci porta a quello che chiamiamo “contatto con l’esistenza” = sparsha. Chi rimane attaccato all’oggetto si trova al livello del namarupa. Chi se ne fa delle immagini è al livello dello shadayadana. Chi però distingue fra simpatico e antipatico, preferirà dirigersi verso il bello piuttosto che verso il brutto. Questo si chiama contatto con l’esistenza = sparsha.

 

• Ma qualcosa di ancora diverso da questo contatto col mondo esterno è quello che in tale contatto viene stimolato come sentimento interiore. Adesso io stesso entro in azione, collego il mio sentimento ad una cosa o all’altra. Questo è un elemento nuovo, che attira l’uomo ancora più all’interno. Lo si chiama vedano. = il sentimento.

 

• A sua volta, ora, attraverso il vedana sorge qualcosa di totalmente nuovo, cioè la sete di esistenza. Le forze che richiamano l’uomo all’esistenza si svegliano sempre più in lui stesso. Le forze superiori costringono più o meno tutti gli uomini, non sono individuali. Ma infine arrivano forze assolutamente personali che lo riportano nuovamente all’esistenza terrena. Questo è l’ottavo: trishna = sete di esistenza.

 

• Ancora più soggettiva della sete di esistenza è quella che si chiama upadana = il piacere dell’esistenza. Nell’upadana l’uomo ha qualcosa in comune con l’animale, solo che lo sente un po’ più spiritualmente, e il compito dell’uomo è quello di spiritualizzare questo elemento animico grossolano.

 

• Poi viene l’esistenza individuale stessa, tutta l’incarnazione precedente, quando l’uomo era già stato qua: bhava = l’esistenza individuale, la forza dell’incarnazione precedente nel suo complesso. L’incarnazione precedente lo trascina nell’esistenza.

 

Con ciò, in realtà, abbiamo riportato i gradi dei nidana fino al livello della nascita individuale.

 

• Ora l’esoterista distingue ancora due livelli che vanno al di là del tempo dell’esistenza individuale. Vi distingue uno stadio precedente, che ha spinto alla nascita prima che l’uomo si fosse mai incarnato. Questa è detta: jati = ciò che prima della nascita ha spinto alla nascita.

 

Nello stesso tempo, all’essere spinti alla nascita si collega qualcos’altro. Di fatto, con la nascita ci viene già dato il germe della caduta, l’anelito a tornare fuori dalla nascita individuale. E nostro interesse che questa nostra esistenza terrena si dissolva e che noi ne siamo liberati, così che possiamo invecchiare e morire = jaramarana. Questi sono i dodici nidana, che agiscono come lacci e ci riportano sempre indietro al l’esistenza. (Nidana significa proprio laccio, cappio).

 

Sono tre gruppi apparigliati:

 

Testo alternativo generato dal computer: avidya samskara viJnana namarupa I dodici ridana shadayadana sparsila vedana trishna upadana bhava jati Jaramarana L'anima ha tre parti: l'anima cosciente è quella più elevata, poi l'anima razionale e l'anima senziente_ II primo gruppo dei nidana (dall'avidya al namarupa) fa presa sull'anima cosciente; il secondo gruppo fa presa sull'anima razionale, e il terzo (dall'upadana allojaramarana) fa presa sull'anima senziente_

 

Vijnana è l’elemento caratteristico dell’anima cosciente; shadayadana dell’anima razionale, e gli ultimi quattro sono legati all’anima senziente. Questi ultimi quattro sono presenti sia nell’uomo che nell’animale.