Le epoche iperborea e lemurica.

O.O. 106 – Miti e misteri dell’Egitto – 09.09.1908


 

Sommario: La leggenda di Osiride. L’evoluzione dell’umanità. La figura umana nell’epoca polare. Nascita del regno animale. Le epoche iperborea e lemurica. L’organo percettivo di allora e la ghiandola pineale. Lo zodiaco e le cinque parti dell’uomo. La formazione sessuale con la separazione della luna. Iside e Osiride formano le parti superiori umane. La lira di Apollo.

 

Nelle conferenze precedenti abbiamo fatto passare dinanzi alle nostre anime una serie di fatti riguardanti l’evoluzione della terra e tutto il sistema solare, in rapporto con la natura dell’uomo. Specialmente nelle due ultime conferenze abbiamo cercato di mettere in particolare rilievo quei fatti dell’evoluzione solare, terrestre e lunare che sono come risorti nei misteri dell’Egitto e di cui ebbero notizia tanto i discepoli di quei misteri, quanto l’intero popolo egizio.

In effetti il discepolo con la sua chiaroveggenza imparava a conoscere tutte le cose a cui abbiamo accennato e che oggi vogliamo completare. La maggioranza del popolo, incapace di sollevarsi fino alla chiaroveggenza, apprendeva i fatti in questione nell’immagine molto importante per la civiltà egizia, di cui già abbiamo parlato, cioè nella leggenda di Osiride e di Iside.

 

Ognuno di noi la conosce, e tutti coloro che hanno una comprensione per queste cose ne sentono l’importanza. Essa era ben più di una semplice immagine ed era narrata all’incirca così:

Osiride regnò in tempi assai remoti, e continuò a regnare per lunghissimo tempo sulla terra per il bene dell’umanità, fino al momento che più tardi venne caratterizzato con il sole nel segno dello Scorpione. Fu allora che Osiride venne ucciso da suo fratello Tifone o Set. Questi lo indusse a coricarsi in una grande cassa; poi la chiuse e la gettò in mare.

Iside, sorella e sposa di Osiride, si mise in cerca di lui, e quando alla fine l’ebbe trovato lo portò in Egitto. Ma il malvagio Tifone non desistette dalla sua opera di distruzione, e fece a pezzi Osiride.

Allora Iside raccolse gli sparsi frammenti e li seppellì in luoghi diversi (ancora oggi vengono mostrati in Egitto molti sepolcri di Osiride).

Poi Iside diede alla luce Oro, e questi vendicò su Tifone la morte del padre Osiride.

Osiride fu riaccolto nel mondo degli esseri divino-spirituali e, se non è più attivo sulla terra, da lassù lavora però per l’uomo quando questi dimora nel mondo spirituale tra la morte e una nuova nascita. Perciò in Egitto si chiamava la via verso Osiride quella che il morto doveva percorrere.

Tale è la leggenda che è parte degli elementi più antichi della concezione egizia della vita. Se anche qualcosa fu trasformato o aggiunto, la leggenda di Osiride si conservò attraverso tutti i culti dell’Egitto fino a quando vissero le concezioni religiose egizie.

Dopo aver ricordato questa leggenda, in cui sono stati riassunti segreti veri che il discepolo vedeva nei sacri misteri delle scuole esoteriche, dobbiamo di nuovo rivolgere lo sguardo a ciò che già ieri avevamo cominciato a trattare, cercando di farci un’idea esatta di che cosa avvenne nell’uomo grazie all’influsso delle diverse fasi lunari. Abbiamo parlato dei ventotto fasci di nervi che si dipartono dal midollo spinale e che provengono dalle diverse fasi della luna, durante i ventotto giorni ch’essa impiega per compiere il suo ciclo e ritornare alla sua fase iniziale. Abbiamo indagato il mistero delle forze cosmiche che da fuori avevano formato quei ventotto nervi. Ora prego di considerare il seguito con molta attenzione.

 

Cercheremo di esporre nel modo più esatto possibile, data la brevità dell’accenno, ciò che il discepolo egizio apprendeva sull’evoluzione dell’uomo, in un senso ancora più vasto. Menti già del tutto prese dalle vedute dell’anatomia moderna, dal loro punto di vista riterranno assurdo il nostro racconto. Lo ritengano pure assurdo. Nondimeno siano coscienti che questa è la dottrina che i discepoli egizi non solo apprendevano, ma vedevano chiaroveggentemente. Ora parlo per coloro che col loro sentimento sono in grado di seguirmi. Questa dottrina non è soltanto il risultato della visione occulta degli Egizi, ma è verità anche per l’occultista moderno; essa gli appare uguale anche oggi.

 

Vogliamo ricordare quel che abbiamo già detto nelle ultime conferenze, e cioè che quando la terra era all’inizio della sua evoluzione essa era per così dire tutta formata da germi umani che costituivano la nebbia primordiale terrestre. Tanto il chiaroveggente egizio, quanto prima quello indiano, avevano potuto veder germogliare nello spirito da quel germe umano spirituale tutta la futura forma umana. Si vedeva allora chiaroveggentemente quel che il germe umano più tardi sarebbe divenuto.

 

Ma si poteva anche guardare indietro ciò che ne era sorto; mentre ancora a lungo il sole era unito con la terra, sorgeva da quel germe come una specie di pianta che apriva il suo calice verso l’alto. Tali forme, che andavano nascendo dalla nebbia primordiale, riempivano per così dire tutta la terra; proprio nei primi tempi quella corolla floreale che si apriva al cosmo non era comunque ancora visibile, ma la si sarebbe potuta percepire soltanto sentendone la vicinanza come un corpo di calore in forma di calice. All’inizio vi era dunque un corpo di calore. Quando la terra era ancora congiunta col sole, l’interno di quella forma umana di calore cominciò a risplendere e a gettare raggi di luce nello spazio cosmico.

 

Se a quel tempo un essere dotato di occhi com’è l’uomo odierno si fosse avvicinato a una di quelle forme luminose, avrebbe percepito come un globo risplendente regolare e raggiante, come un sole luccicante, irradiante negli spazi i suoi raggi luminosi. Oggi non possiamo farci un’immagine chiara di ciò che la terra era allora. Forse si potrebbe immaginarla in una sera dall’aria purissima, tutta riempita di lucciole raggianti tutt’intorno la loro luce, e farci così una pallida idea di come rilucevano nello spazio cosmico quei primi germi umani, mentre la terra era ancora congiunta col sole.

Circa nello stesso tempo intorno a quel calice erano dissolte numerose sostanze gassose, come anche oggi nei corpi animali e umani si trovano sostanze solide e liquide. Poco dopo, dalla massa terrestre complessiva sorsero anche altri germi che divennero i primordi del nostro attuale regno animale.

 

Il primo a formarsi fu dunque il regno umano, poi vennero i germi del regno animale. Tutta la terra era ancora una massa d’aria fatta di corpi luminosi e raggianti nello spazio. In quella massa d’aria nacque anche il primo germe di animali asessuati; essi si trovavano allora al gradino più basso dell’odierno regno animale, e vedremo come essi abbiano avuto una certa importanza anche per lo sviluppo dell’uomo.

Sorsero dunque i primi germi degli animali, ed è per noi importante soprattutto che fossero formati dalle masse gassose più dense del globo d’allora. Quegli animali si svilupparono fino a un certo livello, attraverso le forme più svariate.

 

Al momento in cui il sole aveva appena lasciata la terra, la forma animale più alta era quella del pesce, o per meglio dire di un animale che era assai dissimile dal pesce d’adesso, ma occupava lo stesso gradino di evoluzione dei pesci attuali. Questi hanno conservato in sé quel livello dell’evoluzione terrestre che era stato raggiunto quando il sole era ancora unito con la terra. Ora la terra si condensò in un globo acqueo in cui nuotavano le formazioni più dense, gli animali.

Allora avvenne qualcosa di molto singolare: alcune di quelle forme originarie di pesci restarono animali e non si curarono di continuare il loro progresso evolutivo. Altre invece stabilirono un certo rapporto con le forme umane, e precisamente il seguente.

 

Al momento in cui il sole era uscito dalla terra, anche la terra cominciò a ruotare intorno al suo asse, presentando alla luce del sole ora una parte, ora l’altra della sua superficie, sicché si formarono il giorno e la notte.

Giorni e notti erano però allora assai più lunghi di oggi. Mentre la luna non era ancora separata, avveniva che ogni volta che una delle forme umane gassose, ormai già molto condensate, si trovava dalla parte illuminata dal sole, veniva a unirsi ad essa una delle forme animali che nuotavano nella terra acquea. La forma animale si congiungeva con la forma umana in modo che in alto vi era la forma umana, in basso quella animale. La prima emergeva, tutta protesa verso il sole, e verso il basso si faceva sempre più debole e andava a congiungersi col corpo animale.

 

Abbiamo dunque un emergere della parte superiore dalla massa acquea, e poiché le forze del sole passavano attraverso quel fiore umano, agivano sulle forze interne della luna e della terra; poiché al corpo umano venne ad aggiungersi una forma animale giunta al livello del pesce, si diceva che il sole si trovava allora nel segno zodiacale dei Pesci.

In effetti all’inizio di tale formazione il sole si trovava in cielo nel segno dei Pesci, ma ripassò ancora sovente per quella costellazione prima che si producesse la forma successiva. Tuttavia il punto di partenza di tutto questo complesso evolutivo fu il momento in cui il sole fu in cielo nella costellazione dei Pesci; questa costellazione ebbe il suo nome perché la forma animale che allora si congiunse all’uomo si trovava appunto al livello dei pesci.

 

A quel tempo luna e terra formano ancora un corpo solo. Quando il sole si separò dalla terra, con le forze della luna restò Jahvé, e tra i ministri di questa divinità si trova quella figura divina che gli Egizi chiamarono Osiride.

L’evoluzione procede in modo assai singolare fino al momento in cui anche la luna esce dalla terra.

 

Sappiamo che la terra era acquea, e in quelle acque le formazioni erano discese a livelli sempre più grossolani, prima dell’uscita della luna. Nel momento in cui questa avvenne, l’uomo aveva la forma e ed era al livello di una grossa salamandra, riguardo alla sua natura inferiore. È quella che la Bibbia chiama serpente, e che si suol chiamare anche drago.

 

Durante il periodo in cui la luna usciva dalla terra, si era sviluppata sempre più animalità nella forma umana inferiore. Quando la luna uscì, l’uomo aveva nella sua parte inferiore un’orribile forma animale, mentre in alto si trovavano i residui ultimi di una figura luminosa entro la quale da fuori fluivano le forze del sole.

All’uomo era rimasto che gli esseri della luce agivano in lui. Egli si muoveva nuotando in quel mare primordiale facendo emergere dalla terra acquea quella singolare figura luminosa. Che cosa era quella figura luminosa? Essa si era nel frattempo trasformata in un immenso e possente organo di percezione, e la trasformazione era compiuta quando la luna uscì dalla terra.

 

Mentre nuotava nel mare primordiale, l’uomo poteva percepire con quell’organo l’avvicinarsi di ogni essere pericoloso, e in particolare percepiva il caldo e il freddo. Più tardi quell’organo si atrofizzò formando l’attuale ghiandola pineale. L’uomo allora nuotava nella massa terrestre e si serviva del suo organo come di una specie di lanterna. Ancora oggi troviamo nella testa dei bambini piccoli un punto molle che corrisponde a quello da cui allora l’organo si protendeva nello spazio cosmico.

 

L’uomo andava assumendo forme animali sempre più elevate.

A un certo punto della sua formazione, si chiamò Acquario l’essere che risultò dalla trasformazione dei Pesci perché appunto viveva nell’acqua e perché aveva in sé il germe dell’uomo futuro.

Una formazione ancora successiva si chiamò Capricorno; il curioso è che veramente le parti inferiori del corpo umano, man mano che si andavano formando, diedero il nome alla costellazione corrispondente al momento della loro formazione.

 

I piedi corrispondono in effetti ai Pesci,

• la parte inferiore della gamba all’Acquario,

che per molto tempo diede all’uomo la possibilità di dirigersi nel nuotare;

• le ginocchia sono in rapporto col segno del Capricorno.

L’animalità andò sempre più sviluppandosi;

• il femore si indicò col segno del Sagittario.

Il voler spiegare questa espressione ci condurrebbe ora troppo lontano.

 

Voglio dare un’immagine dell’aspetto che l’uomo aveva quando l’animalità corrispondeva al Sagittario: era allora un animale che per la prima volta poteva muoversi sulle isole che andavano formandosi dall’acqua. Verso l’alto andava affinandosi sempre più, conservando ancora la forma di fiore, illuminata da un organo che portava sul capo a guisa di lanterna. Dobbiamo rappresentarlo eterico nella parte superiore, animale in quella inferiore.

In antiche raffigurazioni dello zodiaco, si vede ancora disegnata la costellazione del Sagittario con in basso una forma animale e una forma umana in alto. Tali segni indicano il livello di evoluzione a cui l’uomo si trovava; così il Centauro rispecchia un reale grado evolutivo umano, nella metà superiore uomo, e nella metà inferiore cavallo. Il cavallo non va qui preso in senso letterale, ma come rappresentante dell’animalità. In tempi antichi si creava secondo questo principio artistico: riprodurre la visione spirituale delle cose che si vedevano da sé, o che si facevano descrivere dai chiaroveggenti. Spesso gli artisti stessi erano iniziati. Di Omero si dice che fosse un veggente cieco, vale a dire un chiaroveggente. Poteva leggere la cronaca dell’akasha. Il cieco Omero vedeva spiritualmente di più degli altri Greci.

 

Il Centauro era dunque una vera forma umana che fu propria all’uomo quando la luna non era ancora uscita dalla terra, ma vi era tuttora contenuta. Allora l’uomo aveva ancora l’organo che si era formato prima, durante l’epoca solare; la luminosa ghiandola pineale che aveva sulla testa come una specie di lanterna.

Quando poi la luna uscì dalla terra, cominciò la differenziazione dei sessi.

 

L’uomo-centauro era ancora asessuato.

La sessualità cominciò mentre il sole stava nel segno dello Scorpione, e quindi si mette la sessualità umana in relazione al segno dello Scorpione.

Lo Scorpione è quello che nell’animalità corrispondeva al livello che l’uomo aveva raggiunto quando cominciò a svilupparsi in lui la sessualità. Allora l’uomo, nella sua metà superiore, era rivolto alle forze cosmiche, e nella metà inferiore era diventato bisessuale.

Quando nei misteri egizi il discepolo chiaroveggente dirigeva lo sguardo a quell’epoca della evoluzione terrestre, scorgeva la terra popolata di esseri umani che verso il basso sviluppavano una forma corporea sempre più densa, corrispondente alla loro natura inferiore, mentre in alto avevano una figura umana luminosa.

 

Quindi cominciò il periodo in cui, grazie alle forze della luna, lungo la regione occupata dalla spina dorsale si formarono i fasci dei nervi. Anche la formazione al di sopra della spina dorsale, divenuta oggi la testa, si era condensata e trasformata nel cervello; era la metamorfosi completa dell’organo luminoso. A quello si riattaccava la spina dorsale dalla quale si dipartivano i fasci dei nervi; ad essa si univa la parte inferiore del corpo come è stata descritta.

Tutto ciò si mostrava al discepolo dei misteri egizi, e gli era chiaro che qualunque essere volesse incarnarsi sulla terra doveva assumere la forma umana adeguata.

 

Osiride, quale spirito, aveva spesso visitata la terra e vi si era incarnato come uomo.

Gli uomini sentivano: “È disceso sulla terra un Dio e ha assunto figura umana”.

Qualunque alta entità visitasse la terra prendeva la forma che l’uomo aveva in quel dato momento.

 

Vi fu un tempo in cui si poteva ancora vedere la figura umana come coronata da un organo luminoso, da quello strano ornamento del capo che era la lanterna di Osiride, e che si raffigurò poi con l’immagine dell’occhio di Polifemo. Quell’organo, quella lanterna, era situato all’esterno del corpo umano, e poi si trasformò in un organo interno nel cervello. Nell’arte originaria tutto è simbolo di effettive realtà.

 

Quando gli iniziati greci vennero a conoscenza di questi segreti degli Egizi, molte cose erano loro già note; in sostanza erano le stesse conosciute anche dagli iniziati egizi; solo che in Grecia i nomi erano diversi. Gli iniziati egizi avevano sviluppato una forte chiaroveggenza, sicché molti dei loro discepoli erano in grado di guardare chiaroveggentemente a quel remoto passato. L’iniziato egizio aveva un legame originario con quei segreti; perciò i sacerdoti greci apparivano loro come fanciulli inesperti. È caratteristica in proposito la parola detta una volta da un sacerdote egizio che, incontrandosi con Solone, esclamò: «Oh Solone, Solone! Voi Elleni restate pur sempre fanciulli! Non vi sono uomini maturi tra voi! Nello spirito voi siete sempre giovani, poiché la vostra scienza non è fondata su una tradizione antica, e non avete la conoscenza venerabile acquistata nel corso dei secoli».

 

Così l’egizio indicava che la sua saggezza era molto elevata rispetto a tutto quanto può essere appreso materialmente. Solo nei misteri eleusini si coltivava una saggezza altrettanto alta, ma pochi vi avevano accesso. Tuttavia, ciò che l’iniziato egizio vedeva intorno a quei periodi dell’evoluzione terrestre, e cioè che il dio Osiride si era separato dal sole per trasferirsi sulla luna da dove rifletteva la luce solare, era conoscenza nota e sacra anche ai Greci. Anch’essi sapevano che era stato Osiride a formare le ventotto fasi lunari, predisponendo così nell’uomo i ventotto fasci di nervi.

 

Grazie ad Osiride si formò tutto il sistema nervoso spinale, e con ciò tutta la parte superiore del corpo umano; ciò che è muscolo può ricevere la sua forma solo perché i nervi lo plasmano. Sono i nervi che danno forma ai muscoli, alle cartilagini, agli altri organi: cuore e polmoni.

Così la primitiva azione del sole aveva formato il cervello e il midollo spinale;

più tardi vi lavorarono da fuori le ventotto fasi di Osiride e di Iside.

Osiride ed Iside ne sono dunque i creatori, e quando il cervello manda i suoi nervi nel midollo spinale è Osiride che lo elabora.

 

Lo sentivano anche i Greci, e quando essi conobbero i misteri egizi, seppero che Osiride era la stessa divinità che essi denominavano Apollo. Dissero allora che l’Osiride egizio era il loro Apollo e che lui agiva sui nervi affinché nell’interiorità dell’uomo potesse prodursi la vita dell’anima.

Ed ora a brevi tratti rappresentiamoci schematicamente il cervello che si prolunga nel midollo spinale: Osiride suona con le sue ventotto mani sul midollo spinale che discende dal cervello, come sopra una lira.

Abbiamo qui l’immagine significativa che di questi processi davano i Greci: la lira di Apollo. Basta immaginarla rovesciata: la lira è il cervello, i nervi sono le corde che vengono mosse dalle dita di Apollo.

 

Apollo suona sulla lira cosmica, sulla grande opera d’arte formata dal cosmo, e fa risuonare nell’uomo le note che costituiscono la sua vita animica. In questa forma gli iniziati dei misteri eleusini rendevano ciò che in altra forma avevano narrato gli Egizi. Una tale immagine può mostrarci come non si debba interpretare schematicamente, altrimenti si cade nella fantasticheria; in realtà tali immagini sono ancora assai più profonde di ciò che l’intelletto è in grado di introdurvi.

Quando il chiaroveggente greco parlava di Apollo, egli aveva dinanzi a sé il mistero di Osiride-Apollo e dello strumento umano, e Osiride stava dinanzi al discepolo egizio quando questi veniva iniziato nei segreti dell’esistenza terrestre. Così dobbiamo dirci che queste immagini, questi simboli, che abbiamo conservato e che caratterizzano i misteri primordiali del passato, hanno un senso assai più profondo di tutto quanto può interpretarne l’intelletto umano. La lira, le mani di Apollo, venivano vedute. Per noi è appunto essenziale che da ogni simbolo o immagine si risalga alla realtà ch’essi raffigurano, poiché non vi sono simboli o leggende che non siano stati visti.

 

Il discepolo egizio, aspirante all’iniziazione, poteva accedere a questi segreti dopo una lunghissima preparazione, e vi veniva preparato attraverso lo studio di una determinata dottrina, simile alla nostra antroposofia elementare. Solo in seguito veniva ammesso ai veri esercizi. Allora sperimentava una specie di estasi che non era ancora vera e propria chiaroveggenza, ma qualcosa di più d’un sogno; in esso scorgeva ciò che più tardi doveva contemplare in immagini. Come in un sogno immenso e vivente vedeva la luna separarsi dalla terra, accompagnata da Osiride, e vedeva poi questi dirigere la propria azione dalla luna sulla terra. In effetti sognava la leggenda di Osiride-Iside; ogni discepolo doveva sognarla. Se non l’avesse sognata, non sarebbe potuto arrivare alla visione dei fatti veri.

Il discepolo doveva passare per lo stadio dell’immagine, dell’immaginazione; doveva vivere interiormente la leggenda di Osiride ed Iside. Lo stato estatico dell’anima era una specie di gradino preparatorio alla vera veggenza, il preludio per vedere quel che si svolgeva nel mondo spirituale. Nella cronaca dell’akasha egli poteva leggere ciò che oggi abbiamo descritto soltanto quando veniva iniziato a un così alto grado, quale oggi abbiamo potuto appena abbozzare. Ma ne riparleremo domani anche a proposito degli altri segni dello zodiaco e del loro significato.