Le eredità luciferiche al servizio del Cristo.

O.O. 187 – Come ritrovare il Cristo – 22.12.1918


 

Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Parole che si potrebbero completare dicendo:

se non vivrete alla luce di questo pensiero, non potrete entrare nel regno dei cieli.

 

Quando nasce sulla Terra, il bambino proviene direttamente dal mondo spirituale.

Quel che si compie nell’ambito della vita fisica, cioè la procreazione e la crescita del corpo fisico,

è solo la manifestazione di un evento che può essere definito solo così:

la più profonda essenza dell’uomo proviene dal mondo spirituale.

 

Dallo spirito l’uomo viene a nascere dentro il suo corpo.

Anche il motto dei rosacroce: Ex Deo nascimur  allude all’uomo in quanto si presenta nel mondo fisico.

Quelle parole si riferiscono a ciò che avviluppa l’uomo, facendone un organismo presente qui sulla Terra.

Se si guarda al vero nucleo centrale dell’essere umano,

bisogna dire che dallo spirito esso migra entro questo mondo fisico.

 

Grazie a fatti che si svolgono nel mondo spirituale, e ai quali egli assistette prima della propria nascita (o concezione), l’uomo si riveste del suo corpo fisico, al fine di fare esperienze che senza un corpo fisico non si possono appunto fare. Per quanto concerne il suo nucleo centrale l’uomo proviene comunque dal mondo spirituale.

 

Per chi voglia vedere le cose come sono, e non come appaiono deformate dal materialismo, l’essere umano manifesta ancora nei suoi primi anni la sua provenienza dallo spirito. Chi conosce le cose a fondo, riesce a sentire nel bambino l’effetto postumo delle esperienze nel mondo spirituale.

 

A questo mistero vogliono alludere narrazioni come quella legata al nome di Nikolaus von der Flùe. Una concezione corrente, fortemente impregnata di materialismo, ritiene che nel corso della sua vita, dalla nascita alla morte, l’uomo sviluppi gradualmente il proprio io, il quale si rafforzerebbe sempre più, manifestandosi in modo sempre più distinto. Ma è un modo di pensare semplicistico.

 

Se si guarda al vero io dell’uomo, a ciò che alla nascita proviene dal mondo spirituale per rivestirsi di un involucro fisico, allora si deve considerare in modo ben diverso l’intero sviluppo fisico dell’uomo. Infatti, mentre egli cresce fisicamente nel corpo, il suo vero io sparisce anzi a poco a poco dal corpo fisico, diventando sempre più indistinto; e ciò che si va sviluppando qui nel mondo fisico, tra la nascita e la morte, non è che un’immagine riflessa di eventi spirituali, la morta immagine speculare di un’esistenza più elevata.

 

Il modo corretto di esprimersi sarebbe questo:

tutta la pienezza dell’essere umano sparisce a poco a poco entro il corpo, rendendosi sempre più invisibile.

Nel corso della sua vita fisica sulla Terra,

l’uomo va perdendosi gradualmente entro il proprio corpo, per poi ritrovare se stesso nello spirito, dopo la morte.

 

Così deve esprimersi chi conosce come stanno le cose. Chi invece non le conosce dice che il bambino è imperfetto e che l’io si sviluppa gradualmente, emergendo dalle oscure fondamenta dell’esistenza umana e raggiungendo una sempre più alta perfezione. La conoscenza dei fatti percepibili spiritualmente deve esprimersi, proprio in questo campo, in modo diverso da come giudica la coscienza ordinaria del nostro tempo, impigliata com’è nelle illusioni esteriori suggerite dal materialismo dominante.

 

L’uomo entra dunque in questo mondo come un essere spirituale.

Da bambino, la sua entità corporea è ancora in certo modo indeterminata

ed impegna in scarsa misura lo spirituale, penetrato quasi dormiente nell’esistenza fisica.

Quell’elemento spirituale ci appare così povero di contenuto

solo perché nella vita fisica ordinaria non lo si percepisce,

proprio come non si percepiscono l’io o il corpo astrale dormienti, quando sono separati dai corpi fisico ed eterico.

 

Ma un essere non è meno perfetto per il fatto che noi non lo vediamo.

L’uomo deve penetrare sempre più nel suo corpo fisico,

per conquistarsi facoltà che solo così possono venire acquisite:

solo se l’entità animico-spirituale dell’uomo si abbandona per un certo tempo all’esistenza fisica.

 

A farci sempre ricordare questa nostra origine spirituale,

a rafforzarci nel pensiero che dallo spirito noi siamo venuti nel mondo fisico,

ecco quello a cui aspira l’idea del Natale

che risplende nel mondo del sentire cristiano come un possente fascio di luce.

Quell’idea natalizia dovrà rafforzarsi sempre più nel corso dell’evoluzione spirituale futura dell’umanità.

Diventerà allora nuovamente per l’umanità una sorgente di forze;

allora gli uomini potranno di nuovo attingere forza per l’esistenza fisica

dalla festività del Natale, dal pensiero natalizio che li riporta nel giusto modo alla loro origine spirituale.

Oggi quel pensiero natalizio viene invece ancora scarsamente sentito.

 

È infatti singolare, ma risponde proprio a leggi spirituali, che certi impulsi veramente progressivi non si manifestino subito nella loro forma definitiva, ma vengano per così dire anticipati in modo tumultuario ad opera di spiriti illegittimi dell’evoluzione umana. Per comprendere giustamente lo sviluppo storico dell’umanità occorre sapere che certe verità non vanno intese solo nel modo in cui talvolta irrompono nella storia: bisogna invece prestare attenzione al momento giusto nel quale certe verità possono penetrare nel giusto modo nell’evoluzione dell’umanità.

 

Fra le molte idee penetrate nell’evoluzione recente dell’umanità (certo accese dall’impulso del Cristo, ma in forma per ora prematura) vi è anche quella dell’eguaglianza degli uomini di fronte al mondo e a Dio: un pensiero profondamente cristiano certo, ma suscettibile di un sempre maggiore approfondimento. Non è però un pensiero che vada presentato all’anima umana nel modo generico e tumultuoso in cui lo fece la rivoluzione francese.

 

Occorre rendersi conto che la vita umana è in continuo sviluppo, fra la nascita e la morte,

e che gli impulsi principali che vi operano sono ripartiti in momenti diversi della vita stessa.

• Se osserviamo l’uomo con lo sguardo spirituale,

possiamo constatare che egli entra nell’esistenza sensibile

interamente compenetrato dall’impulso dell’eguaglianza di ogni essere umano.

 

Il modo più intenso di sentire la condizione infantile consiste nello scorgere in essa

la perfetta compenetrazione con il pensiero dell’eguaglianza di tutti gli uomini.

• Nell’esistenza infantile non si manifesta ancora nulla di ciò che rende gli uomini disuguali,

nulla di ciò che organizza gli uomini in modo che essi si sentano diversi gli uni dagli altri.

Tutto questo viene dato all’uomo solo nel corso della sua vita fisica;

è la vita fisica a produrre la disuguaglianza,

mentre gli uomini provengono dallo spirito uguali di fronte al mondo, agli altri uomini e a Dio.

Questo ci annunzia il mistero del bambino.

 

A questo mistero del bambino si ricollega l’idea del Natale che verrà approfondita da una nuova rivelazione cristiana. Essa terrà infatti conto della nuova « trinità »: l’Uomo, quale rappresentante diretto dell’umanità, l’elemento arimanico e l’elemento luciferico.

 

Riconoscendo come l’uomo si trovi posto nel mondo,

quasi in una condizione di equilibrio fra l’arimanico e il luciferico,

si giungerà a comprendere che cosa egli sia in realtà anche nell’esistenza fisica esteriore.

 

Anzitutto bisognerà sviluppare una comprensione cristiana per un certo aspetto della vita umana. In avvenire il pensiero cristiano enuncerà chiaramente qualcosa che si era già preannunziato in modo ancora incerto in alcune personalità, fin dalla metà del secolo scorso.

Se afferriamo il fatto che il bambino viene al mondo con pensieri di uguaglianza, ma che più tardi si sviluppano nell’uomo forze di disuguaglianza (che apparentemente non sono di questa Terra), ci si presenta un nuovo grande mistero, contrapposto proprio all’idea di uguaglianza.

 

A partire dal nostro tempo diverrà un’importante e necessaria esigenza dello sviluppo futuro dell’anima umana quello di comprendere questo mistero, e grazie a tale comprensione conseguire una giusta conoscenza dell’uomo.

Ci si presenta l’angoscioso problema: anche se nell’infanzia non lo sono ancora, gli uomini diventano diversi per effetto di qualcosa che è apparentemente congenito, che sta nel sangue: per effetto cioè delle loro differenti doti e capacità.

 

Il problema delle doti e delle capacità che producono tante diversità fra gli uomini ci si presenta in connessione con l’idea del Natale, e la festività natalizia dell’avvenire richiamerà seriamente gli uomini all’origine delle doti, dei talenti, forse perfino delle facoltà geniali, che tanto li differenziano su tutta la Terra. Bisognerà interrogarsi circa quell’origine, e si potrà conseguire un giusto equilibrio nell’esistenza fisica solo se si saprà riconoscere giustamente l’origine delle capacità che distinguono un uomo dall’altro.

 

La luce di Natale (o i lumi di Natale) debbono dare risposta all’umanità che va evolvendosi, debbono risolvere questo grande problema: regna forse l’ingiustizia nel mondo per il singolo individuo umano fra la nascita e la morte? come stanno le cose per quanto riguarda le capacità, il talento?

 

Molte cose cambieranno davvero nel modo di pensare della gente, quando ci si sarà compenetrati di un nuovo sentire cristiano. Tra l’altro si comprenderà perché la concezione occulta legata all’Antico Testamento considerasse in un certo modo il profetismo. Chi erano quei profeti biblici? Erano personalità santificate da Jahvé, personalità autorizzate a servirsi legittimamente di certe doti spirituali che sovrastavano le facoltà della gran massa. Jahvé doveva prima santificare le capacità che l’uomo portava con sé nascendo, quasi come nel sangue, e noi sappiamo che Jahvé agiva sull’uomo durante il sonno, non nella vita cosciente.

 

Ogni vero seguace dell’Antico Testamento sentiva nel suo intimo: le doti, i talenti che contraddistinguono gli uomini e che nei profeti s’innalzano alla genialità, sono sì innate, ma l’uomo è incapace di rivolgerle al bene, se durante il sonno non sa immergersi nel mondo dove Jahvé guida gli impulsi dell’anima umana, trasformando dalla sfera spirituale le doti fisiche, legate al corpo.

 

Con questo si accenna a un profondissimo segreto della concezione dell’Antico Testamento. Si tratta di una concezione destinata a tramontare, anche per quanto riguarda il profetismo. Per il bene dell’umanità nuove concezioni dovranno affermarsi nel corso della storia.

 

Quello che secondo gli Ebrei antichi veniva santificato da Jahvé durante l’incoscienza del sonno,

nei tempi nuovi l’uomo deve imparare a santificarlo nella sua piena coscienza di veglia.

Vi riuscirà però solo se terrà conto che tutte le doti naturali, i talenti e magari la genialità,

sono doni luciferici che operano nel mondo in modo luciferico,

se non vengono santificati e compenetrati dall’impulso del Cristo.

Si sfiora un importantissimo segreto dell’evoluzione umana recente, se si afferra il nuovo pensiero natalizio.

 

Bisogna che il Cristo venga compreso e sentito dagli uomini nel senso del Nuovo Testamento in modo che essi, di fronte al Cristo, si dicano: in aggiunta all’aspirazione all’eguaglianza, insita nella natura del bambino, noi abbiamo ricevuto le diverse capacità, le doti, i talenti.

 

Tutto può però servire al bene dell’umanità solo se quei doni vengono posti al servizio del Cristo Gesù, solo se l’uomo si sforzerà di compenetrare tutto il proprio essere con l’impulso del Cristo, al fine di strappare dal potere di Lucifero le doti umane, i talenti, i geni.

 

L’animo umano compenetrato dal Cristo strappa a Lucifero

ciò che altrimenti opera nell’esistenza fisica in modo luciferico:

questo pensiero dovrà energicamente attraversare tutto lo sviluppo futuro dell’anima umana.

Ecco il nuovo pensiero natalizio, il nuovo annunzio dell’efficacia del Cristo nella nostra anima,

per trasformare l’elemento luciferico:

quell’elemento luciferico che non penetra in noi se entriamo in questo mondo dallo spirito,

ma che ritroviamo in noi in quanto veniamo rivestiti da un corpo fisico imbevuto di sangue,

da un corpo fisico che per via ereditaria ci trasmette le nostre capacità.

 

Queste nostre caratteristiche si manifestano entro la corrente luciferica che opera nell’ereditarietà fisica, ma esse aspirano a venire conquistate, durante la vita fisica, da parte di ciò che l’uomo può sentire, non più grazie ad ispirazioni jahvetiche ricevute nel sonno, ma ormai in piena coscienza, fondandosi sulle proprie esperienze dell’impulso del Cristo.

 

Rivolgiti all’idea del Natale, e offri sull’altare che a Natale si costruisce tutto quanto hai ricevuto tramite il sangue: santifica le tue capacità, le tue doti, perfino il tuo genio, in quanto li vedi illuminati dalla luce che si sprigiona dall’albero di Natale! Così si dice il cristiano nel senso del nuovo cristianesimo.

 

Il nuovo annunzio spirituale deve esprimersi con parole nuove, e noi non dobbiamo rimanere ottusi e sordi di fronte alle nuove rivelazioni dello spirito, che ci parlano in questo nostro tempo tanto grave. Così facendo, si sarà muniti della forza necessaria per affrontare i grandi compiti che proprio la nostra epoca impone all’umanità.

 

Occorre sentire tutta la gravità dell’idea del Natale; nel nostro tempo deve penetrare nella nostra piena coscienza il senso delle parole pronunciate dal Cristo: Se non diventerete come bambini, non potrete entrare nel regno dei cieli. Queste parole non smentiscono affatto l’idea di eguaglianza che il bambino rivela, se lo si considera nel giusto modo. Infatti quel Bambino di cui nella notte di Natale ricordiamo la nascita ci annunzia chiaramente (rivelando agli uomini pensieri sempre nuovi nel corso dell’evoluzione) che le doti che ci differenziano gli uni dagli altri vanno poste nella luce del Cristo, il quale compenetrò quel Bambino. Sull’altare di quel Bambino dev’essere offerto ciò che le differenti capacità fanno di noi uomini.