Le esperienze dell’uomo fra morte e nuova nascita

O.O. 216 – Tendenze spirituali dell’evoluzione – 16.09.1922


 

Sommario: Dopo la morte, l’uomo viene condotto alla sfera dei pianeti attraverso la parte soprasensibile del regno vegetale e di quello minerale, in particolare dei metalli. Nella sfera della luna trova il ritratto dei propri valori morali-spirituali e le anime di gruppo degli animali. Nella sfera delle stelle fisse, egli procede con le forze delle entità divino-spirituali, presso le quali è elaborato il germe spirituale del suo futuro corpo fisico. Tramite il legame con il Cristo, l’uomo può conquistare la forza di non lasciarsi sviare, nella discesa verso una nuova incarnazione, dalle forze animali nella sfera lunare.

 

Si possono esprimere in molti modi i fatti del mondo spirituale illuminandoli da angolature differenti, tanto che talvolta possono assumere sfumature diverse; però proprio attraverso queste varie angolazioni si pongono davanti all’anima nella loro completezza. Così con altre parole, da un’altra prospettiva, riproporrò questa sera alcuni aspetti di ciò che ho esposto nelle ultime due conferenze tenute al Goetheanum a proposito delle esperienze umane fra la morte e una nuova nascita.

 

Abbiamo visto come all’inizio l’uomo, quando il corpo fisico se ne separa, passi ad uno stato di esistenza cosmica.

Dopo aver lasciato il corpo fisico, porta ancora con sé l’organismo eterico; in un certo senso

non si sente più all’interno di tale organismo, ma animicamente effuso nelle lontananze dell’universo.

In queste immensità, nelle quali ora la sua coscienza inizia ad ampliarsi,

egli non riesce ancora a distinguere con chiarezza entità e processi.

Ha sì una coscienza cosmica, però senza una chiarezza interiore.

 

Nei primi giorni dopo la morte, inoltre, questa coscienza è assorbita dal corpo eterico ancora presente.

Quel che va subito perduto è ciò che nell’uomo è legato all’organizzazione del capo.

Non intendo fare dell’umorismo, ma dire qualcosa di molto serio: quando si passa la porta della morte,

prima di tutto si perde la testa, anche intesa in senso animico. L’organizzazione del capo cessa di agire.

 

Nell’esistenza terrena è proprio tale organizzazione a trasmettere i pensieri: attraverso di essa e svolgendo una determinata attività, formiamo i nostri pensieri durante la vita. Varcata la soglia della morte si perde subito l’organizzazione del capo, ma non i pensieri: i pensieri rimangono, acquistando una certa vitalità. Diventano entità spirituali, indistinte, crepuscolari che trasportano verso immensità cosmiche. È come se i pensieri si liberassero della testa, illuminando ancora il passato, il corso dell’ultima vita, sperimentato quale organismo eterico, ma allo stesso tempo indicassero immensità cosmiche. Non si sa ancora che cosa vogliano dire quelle idee che in un certo senso erano rinchiuse e fissate nell’organizzazione del capo e che ora, libere, ci trasportano verso immensità cosmiche.

Quando poi, per le ragioni e nel modo che ho descritto ieri, il corpo eterico si distacca, quando la coscienza cosmica non è più ancorata all’ultima vita terrena – sebbene inizialmente, come ho detto, vi rimanga in modo diverso attaccata – quando dunque il corpo eterico viene abbandonato dall’uomo, allora le idee, liberate dall’organizzazione del capo, diventano in un certo senso più chiare e ci si accorge che portano verso il cosmo, verso l’universo.

Si arriva all’universo grazie al mondo vegetale terrestre che ne è il tramite.

 

Non mi si fraintenda; non voglio dire che siano proprio le piante cresciute nel luogo in cui si è morti, a prepararci il cammino: quando noi consideriamo il mondo vegetale, quel che vedono gli occhi fisici appare allo sguardo spirituale solo come una parte di quel mondo. Vorrei disegnare schematicamente ciò che si presenta (v. disegno). Immaginiamo la superficie terrestre da cui spuntano e crescono le piante (verde nel disegno). Naturalmente il disegno non rispetta le proporzioni reali, ma mostra ciò che intendo.

 

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Con i sensi possiamo seguire la pianta fino al fiore (rosso nel disegno). Lo sguardo spirituale si accorge però che questa è solo una parte del mondo vegetale e che, a partire dal fiore verso l’alto, ha inizio un avvicendarsi e un intrecciarsi di eventi astrali.

In un certo senso si spande sulla terra un elemento astrale dal quale nascono figure spiraliformi (giallo nel disegno). Dove la terra offre la possibilità che nascano piante, il fluire di queste spirali del mondo astrale richiama la vita vegetale.

Le spirali astrali circondano tutta la terra, e non si deve quindi credere che fluiscano e splendano solo dove cresce la vegetazione. In modi diversi sono presenti ovunque, tanto che si può morire nel deserto e avere comunque l’opportunità di incontrarle, fluendo nell’universo.

 

Queste spirali sono la via lungo la quale ci si muove dalla terra verso la sfera dei pianeti.

In un certo senso seguendo la crescita spirituale delle piante, ci si allontana sempre di più dall’ambito terrestre. Progressivamente tutto si amplia: le spirali si allargano sempre di più, formando cerchi sempre più ampi. Sono le vie maestre verso il mondo spirituale. Non vi si giungerebbe, ci si dovrebbe fermare, se non si fosse conquistata la possibilità di avere una specie di peso negativo, un peso che non trascini verso il basso, ma spinga verso l’alto.

Si tratta dei contenuti spirituali, delle idee presenti nelle formazioni minerali terrestri, in particolare nei metalli; si procede quindi verso l’alto lungo la via delle piante, sostenuti dalle forze che dai metalli terrestri portano verso i pianeti. Alcuni minerali hanno la particolarità che l’idea insita in essi conduce proprio a un determinato pianeta.

Da minerali di stagno, o meglio dalla loro idea, si verrà condotti a un ben preciso pianeta. Dai minerali di ferro, cioè dall’idea del ferro, si verrà portati ad un altro pianeta.

 

• Quel che nell’esistenza terrena vediamo attorno a noi come mondo minerale e vegetale,

nella controimmagine spirituale ha la funzione di guidare l’uomo dopo la morte verso le lontananze cosmiche.

Il regno minerale e quello vegetale ci conducono realmente nel moto dei pianeti, nel ritmo di quei movimenti.

 

La coscienza si dilata man mano all’intera sfera dei pianeti tanto che, fluttuando attraverso di essa, se ne conosce la vita nell’interiorità dell’anima. Se non vi fosse altro che questa corrente d’esistenza vegetale e minerale che si riversa nel cosmo, in quella sfera si sperimenterebbe tutto ciò che è racchiuso nei segreti del regno minerale e di quello vegetale: segreti colmi di significato, innumerevoli, grandiosi e possenti. Non bisogna infatti credere che, dopo aver abbandonato l’organismo fisico, per l’uomo costituito di anima e di spirito inizi una vita in qualche modo più povera rispetto alla vita terrena che conduciamo giorno dopo giorno. È ricca ed è solenne. Si possono vivere più esperienze nei segreti di un singolo metallo che in tutti i regni della natura durante l’esistenza terrena.

Attraversando la sfera dei pianeti si trova però dell’altro.

Sono le forze lunari che abbiamo descritto nei giorni scorsi, le forze lunari spirituali.

Si incontra dunque la sfera lunare, la cui influenza va man mano indebolendosi, quanto più a lungo ci si immerge in questa esistenza extraterrena. La sua azione si fa sentire con forza nei primi tempi, che in realtà equivalgono a parecchi anni dopo la morte, si fa poi sempre più debole quanto più si espande la coscienza cosmica.

 

Senza la sfera lunare, vi sono due cose che non si potrebbero sperimentare dopo la morte.

• La prima è l’entità che noi stessi abbiamo plasmato nell’ultima vita terrena con le forze che ne riassumono il giudizio morale-spirituale, come ho descritto di recente: è una entità spirituale, una sorta di essere elementare che nei suoi arti a forma di tentacoli riflette i valori morali-spirituali umani. Possiamo raffigurarcelo come una fotografia vivente, plasmata dalla sostanza del cosmo astrale, che vive con l’anima; una fotografia reale, viva, dalla quale si vede com’era stato un uomo durante la sua ultima esistenza. Questa fotografia rimane davanti a noi per tutto il tempo che si trascorre nella sfera lunare.

• In questa sfera si incontrano inoltre esseri elementari d’ogni tipo e forma che hanno, come ci si accorge ben presto, una specie di coscienza sognante, anche se molto chiara, che si alterna ad uno stato di coscienza addirittura più chiaro di quello umano sulla terra. Queste entità oscillano in un certo senso fra uno stato di coscienza nebuloso, sognante e uno più chiaro di quello che l’uomo ha sulla terra. Si impara qui a conoscere questi esseri. Sono numerosissimi e assai diversi d’aspetto gli uni dagli altri. Nella condizione di vita che sto descrivendo si vede come queste entità, quando hanno una coscienza più nebulosa, sognante, fluttuino giù verso la terra, spinte in un certo senso dalla spiritualità lunare, e come poi volino di nuovo indietro.

 

Una ricca vita scaturisce da queste figure che scendono sulla terra e se ne allontanano di nuovo, fluttuando verso l’alto e verso il basso. Si giunge a conoscere il legame fra loro e il regno animale terrestre: si comprende allora che tali figure sono le cosiddette anime di gruppo animali.

Quando si chinano verso il basso, significa che sulla terra si è destata una certa forma animale. Quando questa forma entra in uno stato di sonno, le anime di gruppo risalgono verso l’alto.

Ben presto ci si accorge che il regno animale è collegato al cosmo in quanto all’interno della sfera lunare vi è la patria delle anime di gruppo degli animali.

Gli animali non hanno un’anima individuale: un’intera specie, leoni, tigri, gatti e così via, ha un’anima di gruppo comune. Le anime di gruppo conducono appunto la loro esistenza nella sfera lunare, fluttuando verso il basso e verso l’alto; in questo continuo movimento, la sfera lunare esercita il suo influsso sulla vita degli animali.

È proprio stabilito dall’ordinamento del mondo che nella sfera in cui incontriamo le anime di gruppo degli animali, dunque nella sfera lunare, viva la sua vita anche la nostra controimmagine morale-astrale.

 

Quando poi con la coscienza cosmica espandiamo la nostra esistenza alle lontananze cosmiche, lasciamo dietro di noi nella sfera lunare, quale l’ho descritta questa vivente fotografia della nostra natura morale-spirituale costruita durante l’ultima incarnazione terrena e anche le precedenti. In questo modo, sperimentando il mondo vegetale, quello minerale e quello animale, si entra nella sfera dei pianeti.

Si è ancora sotto l’influsso lunare, ma si vive nella sfera dei pianeti. Si sperimenta il loro movimento. Abbiamo percorso la via delle piante verso il cosmo, ci hanno sostenuto le idee dei minerali, dei metalli in particolare. Abbiamo compreso che una determinata specie vegetale è l’immagine terrestre di ciò che qui, come un percorso a spirale sempre più ampio, ci conduce ad esempio fino a Giove. Ma che si venga condotti a Giove dipende dal fatto che si sperimenti come vivente l’idea di un determinato metallo o di un determinato minerale.

Lungo la via delle piante giungiamo dunque a un pianeta, portando sempre con noi l’idea dell’elemento minerale terrestre che ci ha condotto fin lì; allora quest’idea, divenuta sempre più viva, inizia ora a risuonare in quel pianeta.

 

Dopo la morte si vive l’esperienza di esser condotti lontano lungo la via delle piante, si vive l’esperienza dell’entità minerale interiore in idee sempre più viventi che si trasformano in entità spirituali. Quando queste idee minerali viventi trasformate in entità arrivano una a un pianeta, un’altra a un altro pianeta, si sentono nella loro patria. Un certo tipo di minerale si sente in patria su Giove, un altro su Marte e così via. Ciò che sulla terra era considerato poco rilevante, arrivando in quel pianeta comincia a risuonare e ad echeggiare in mille modi.

Quel che sulla terra ha l’aspetto di un minerale percepibile solo con i sensi, ora lo si sente risuonare dall’interno del pianeta, e in questo modo si vive all’interno dell’armonia delle sfere. Infatti nell’universo, nel cosmo, tutte le cose sono intimamente legate.

Il manto vegetale che qui cresce ricoprendo il terreno, è l’immagine di ciò che lega la terra al sistema planetario come una via delle piante.

Il minerale presente nel suolo è soltanto un’immagine sbiadita di ciò che agisce come forza sulla via delle piante, ma ha la sua patria lontano, nel pianeta di cui costituisce il suono, che insieme agli altri forma una grandiosa armonia universale.

Si è fedeli alla realtà quando si dice dell’oro, comprendendone l’essenza qui sulla terra: “Nell’oro che riluce con il suo caratteristico colore, vedo l’immagine di ciò che nel sole fa risuonare una nota cosmica centrale in armonia con la mia anima, se ve l’ho portato risalendo la via delle piante”.

 

Quando l’uomo ha sperimentato tutto questo, quando è avvenuto ciò che è necessario, come ho indicato le ultime volte, allora si apre per lui la possibilità di elevarsi al di sopra della sfera dei pianeti e di entrare nella sfera delle stelle fisse.

Gli sarà possibile solo strappandosi alla sfera lunare che deve in un certo senso restare dietro di lui.

Ma l’esperienza che egli vive nella sfera dei pianeti in tutta la sua grandezza, scoprendo il significato del regno minerale-metallico sulla terra fisica, percorrendo le vie maestre tracciate dal mondo vegetale terrestre, viene in qualche modo disturbata dall’interferenza della sfera lunare, e in un certo senso oscurata, perché egli ora sperimenta come gli esseri elementari del regno animale, accanto agli armoniosi movimenti verticali di discesa e di ascesa, compiano anche movimenti orizzontali.

All’interno della sfera lunare, in questi movimenti orizzontali delle anime di gruppo si muovono però spaventosi archetipi di disarmoniche, discrepanti forze del regno animale; vi sono terribili, devastanti lotte fra le anime di gruppo animali. A causa dell’interferenza lunare, viene in un certo senso disturbato ciò che nella sfera dei pianeti può essere vissuto in tranquillità interiore e in modo solenne, maestoso, attraverso l’immagine archetipica del regno vegetale e minerale.

 

L’uomo si svincola dalla sfera lunare e giunge a quella delle stelle fisse; gli rimane però una memoria cosmica – la potremmo chiamare così – di quella potente, maestosa esperienza della sfera planetaria con l’immagine archetipica del regno minerale e vegetale terrestre. La conserva in sé come un ricordo.

Entra ora in un mondo di entità spirituali di cui, come ho già detto, le costellazioni stellari sono immagini fisico-sensibili; le costellazioni, comprese nel modo giusto, sono perciò una traccia, in un certo senso lettere d’alfabeto, da cui si possono conoscere le particolarità, le azioni, gli intenti delle entità spirituali nella sfera delle stelle.

Ora si cominciano a vedere entità spirituali che non scendono sulla terra in corpi fisici, ma che si possono incontrare solo nella sfera delle stelle. Si entra in questa sfera, perché al suo interno l’essere individuale con la propria coscienza cosmica – che ora si è ampliata, tanto che la visione spaziale si trasforma in visione qualitativa e la visione temporale in sincronicità – venga compenetrato dall’azione di queste entità divino-spirituali.

 

• Mentre sulla terra si è delimitati dalla propria pelle e all’esterno gli altri esseri umani, racchiusi nella propria pelle, sbrigano le loro faccende, mentre sulla terra noi tutti siamo gli uni accanto agli altri,

• nella sfera delle stelle non solo siamo gli uni negli altri come anime umane, ma anche la nostra coscienza cosmica si espande e sentiamo in noi stessi le entità del mondo divino-spirituale.

• Qui sulla terra diciamo “noi” di noi stessi, o meglio ognuno dice di sé: “io”.

• Là dicendo “io” si intende: “Vivo all’interno del mio io il mondo delle gerarchie divino-spirituali, le vivo come contenuto della mia coscienza cosmica”.

 

Quello cui ora si giunge è naturalmente un mondo di esperienza ancora più potente, vasto, multiforme, ricco di contenuto e maestoso.

Quando si diviene consapevoli di quali forze si muovano qui nelle anime degli uomini, provenendo da entità diverse delle gerarchie divino-spirituali, allora si comprende come tali forze svolgano un’azione congiunta perché hanno una mèta, una mèta cosmica: in un certo senso tendono tutte verso un punto.

Si viene intessuti con la propria attività animico-spirituale in questa mèta delle gerarchie divino-spirituali e delle loro individualità. Tutto ciò in cui qui si viene intessuti, in cui si trasforma la propria attività cosmica sentita interiormente, racchiusa dalla coscienza cosmica, tutto questo tende alla fine al germe spirituale (quale l’ho descritto) dell’organismo fisico umano che va edificato.

Erano davvero parole profonde quelle che venivano pronunciate nelle sedi degli antichi misteri: “L’uomo è un tempio degli dèi“.

Quel che qui viene inizialmente edificato in potente, maestosa grandezza traendolo dal cosmo spirituale e che poi si condensa e racchiude nel corpo fisico umano, trasformato in modo che non se ne riconosca la potente, maestosa immagine archetipica, è in realtà costruito dall’insieme delle gerarchie divino-spirituali, perché tale costruzione è la loro mèta.

 

Il cosmo, che sulla terra guardiamo dall’interno, da un punto, verso tutte le direzioni, in questa sfera di vita lo vediamo dall’esterno. Infatti entrando nella sfera delle stelle, sentiamo già nell’istante in cui ci siamo svincolati dalla sfera lunare, che noi siamo fuori nell’universo e guardiamo il cosmo dall’esterno.

Vorrei dare un’idea di quel che avviene con uno schizzo (vedi disegno).

Immaginiamo che qui vi sia la terra; (naturalmente il disegno non rispetta le proporzioni, serve solo per comprenderci). Noi guardiamo verso l’esterno, verso le lontananze del cosmo. Vediamo astri che si muovono, i pianeti, ed abbiamo le stelle fisse.

Qui sulla terra la nostra coscienza è come concentrata in un piccolo punto (rosso): dal centro guardiamo verso l’universo. Nell’istante in cui sfuggiamo alla sfera lunare, con la nostra coscienza perveniamo alla sfera delle stelle. Ma riusciamo ad attraversarla solo in quanto ci guida il ricordo che ci è rimasto dall’esperienza della sfera dei pianeti ed entriamo nella sfera al di là delle stelle.

 

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Nella sfera al di là delle stelle, lo spazio non esiste più.

Nel disegno devo però tracciare nello spazio ciò che in realtà è qualitativo.

Lo rappresentiamo quindi così:

• mentre sulla terra la nostra coscienza si concentra per così dire in un punto, nel nostro io (rosso),

• oltre la sfera delle stelle essa è alla periferia, (blu),

e da ogni punto guardiamo verso l’interno (frecce blu)

– con un’immagine spaziale lo si può descrivere solo approssimativamente.

Noi guardiamo verso l’interno.

Se dalla terra vediamo il sole nel segno dell’Ariete (rosso in alto a sinistra),

il sole in un certo senso ce lo nasconde;

quando poi giungiamo nello spazio cosmico vediamo l’Ariete davanti al sole.

 

È ben diverso comprendere con la coscienza cosmica il fatto che si veda l’Ariete davanti al sole, rispetto a quando si osserva con la coscienza terrena e si vede il sole davanti all’Ariete. In questo modo guardiamo proprio tutto in modo spirituale, guardiamo l’universo dall’esterno.

• Nell’elaborazione del germe spirituale dell’organismo fisico abbiamo in noi le forze delle entità divino-spirituali, ma ci sentiamo all’esterno rispetto alla globalità del cosmo come lo conosciamo dalla terra. Ora nella nostra coscienza cosmica sperimentiamo il legame con le entità divino-spirituali.

Quando poi guardiamo da là e in un certo senso vediamo il segno zodiacale (di volta in volta uno diverso) al di sopra del sole – il tutto non in senso spaziale, bensì qualitativo – allora riconosciamo quel che qui sperimentiamo, legandolo al ricordo di come, dopo aver percorso la via delle piante, i metalli e i minerali avessero risuonato nei pianeti: ci accorgiamo di come quel suono, che inizialmente era una musica cosmica, si trasformi nella parola cosmica, nel Logos.

 

Leggiamo le intenzioni delle entità divino-spirituali, fra le quali ci troviamo, perché riconosciamo i singoli segni di questa scrittura cosmica: la posizione dell’Ariete davanti al sole, del Toro davanti al sole e così via, perché ci accorgiamo di quanto accade e come riecheggino in questa scrittura le note che i metalli fanno risuonare nei pianeti. Questo ci dà indicazioni su come lavorare al germe spirituale dell’organismo fisico sulla terra.

Finché siamo nella sfera della luna, abbiamo una percezione molto viva di questa fotografia della nostra esistenza terrena morale-spirituale, ed anche di ciò che là avviene fra le anime di gruppo degli animali. Ma è una specie di entità demonica, elementare.

Quando poi in un certo senso troviamo lo zodiaco dall’altra parte rispetto al sole, impariamo a riconoscere quel che in effetti avevamo visto là. Infatti anche il ricordo di quelle figure animali, di quelle forme delle anime di gruppo degli animali, rimane in noi fin oltre la sfera delle stelle: scopriamo così che queste anime di gruppo sono una copia di più basso livello, per esprimerci in un linguaggio umano, una specie di caricatura delle splendide figure che ora, oltre la sfera delle stelle, entrano nella nostra coscienza cosmica come entità delle gerarchie divino-spirituali.

 

Così all’esterno della sfera delle stelle abbiamo le entità delle gerarchie divino-spirituali, e al suo interno, fin dove è permeata da ciò che spiritualmente appartiene alla luna, abbiamo le caricature delle entità divino-spirituali nelle anime di gruppo degli animali.

Il termine “caricatura” non va inteso in senso dispregiativo. La caricatura in un disegno umoristico è qualcosa di molto banale e piatto rispetto alle grandiose caricature delle entità divino-spirituali nel mondo lunare abitato dagli esseri delle anime di gruppo degli animali terrestri.

Dobbiamo veramente molto all’esperienza che facciamo in questa sfera. I giorni scorsi ne ho già parlato per lo più in forma di idee, oggi voglio esprimermi in modo più immaginativo.

Raffiguriamoci l’uomo che da lassù guarda indietro. Nelle percezioni del proprio mondo spirituale-animico oltre la sfera delle stelle vi è l’ambito autentico, il campo della sua attuale attività.

 

In modo analogo a quando, in vetta ad un’alta montagna, sopra di noi vi è lo splendore del sole e sotto di noi la nebbia, così in questa esistenza cosmica sotto di noi si trova l’insieme delle anime di gruppo animali con le sue discordie e disarmonie, in un perenne movimento, fluttuante, turbolento, ma anche armonioso, quando discende e poi risale. Come una nebbia multiforme, si diffonde e cresce sotto di noi.

Mentre nelle costellazioni celesti si riconoscono le intenzioni delle entità divino-spirituali, se ne leggono gli intenti, mentre con la coscienza cosmica si impara a comprendere come in realtà il tempio degli dèi, questo germe spirituale del corpo fisico, abbia in sé il proprio segreto, quel segreto che corrisponde al mondo incontaminato dell’esistenza ultraterrena e ultralunare, guardando verso il basso si vede quel che accade nella sfera degli spiriti del regno animale.

 

Guardando giù, come da una vetta sfolgorante di sole in una distesa di nebbia e di nuvole, si ha l’esperienza racchiusa in pensieri cosmici: “Se quando ridiscendi da questo mondo divino-spirituale, non porti con te tutta la forza con cui ora ti sei compenetrato, non passerai illeso attraverso quel mondo di nebbia e nuvole delle anime di gruppo animali. Dovrai trovare l’immagine delle tue precedenti vite terrene con un giudizio morale e spirituale. Sarà un’immagine fluttuante nella nebbia e la dovrai raccogliere di nuovo. Ma là vi saranno le anime di gruppo animali che si scagliano selvaggiamente una contro l’altra, in un caotico andare e venire. Allora dal tuo soggiorno oltre la sfera delle stelle devi portare con te una forza così possente da riuscire a tener il più possibile lontana dal tuo destino la forza delle anime di gruppo animali. Altrimenti, come in un cristallo si addensa materia, si addenserà in te quel che le anime di gruppo animali distillano dal cosmo nel germe del tuo essere morale-spirituale: porterai con te tutto ciò che non riesci a respingere grazie alle forze che hai raccolto, e nella tua prossima vita terrena avrai in te impulsi e istinti d’ogni tipo”.

 

Dalla regione oltre la sfera delle stelle, si potranno prendere solo le forze che si è divenuti capaci di prendere, sviluppando in sé l’inclinazione verso il Cristo, verso il mistero del Golgota, compenetrando la propria anima, in senso religioso autentico, non egoistico, con le parole di Paolo: «Non io, ma il Cristo in me».

 

Questo consente, in comunione con le entità divino-spirituali oltre la sfera delle stelle, di fare proprie le forze che poi, ridiscendendo attraverso la sfera della luna, terranno lontane dal germe del proprio destino quelle altre forze che si raggruppano tutte attorno al moto disarmonico, discorde del mondo spirituale-animale e che compenetrano il germe spirituale-animico dell’essere.

 

• Per raccontare quel che l’anima umana sperimenta fra nascita e morte, quel che fa proprio, quel che accoglie nelle sue rappresentazioni, sentimenti e impulsi di volontà, si deve descrivere il mondo terreno che circonda l’uomo,

• ma per parlare di quel che l’uomo vive fra morte e nuova nascita, si devono descrivere gli archetipi delle cose che sono sulla terra.

 

• Per sapere che cosa siano realmente i minerali,si deve sentir risuonare la loro entità dai pianeti nella vita fra morte e nuova nascita.

• Per sapere che cosa siano realmente le piante, si deve studiare, sulle vie che dal regno vegetale conducono nel cosmo e che sono riprodotte nelle forme vegetali, la natura di ciò che come una copia sbiadita germoglia e cresce dal terreno.

• Per studiare il regno animale terrestre, si deve imparare a conoscere quel che accade nelle onde e tempeste delle anime di gruppo animali nella sfera lunare.

 

Quando ci si è strappati da tutto, quando si è entrati nella sfera oltre le stelle,

solo allora si conoscono i veri misteri dell’uomo.

E si impara a guardare indietro verso tutto ciò che si è sperimentato

nel mondo degli archetipi dei minerali, delle piante, degli animali.

 

Lo si porta là in quella regione del cosmo in cui non solo si conoscono i veri misteri dell’uomo,

ma se ne fa esperienza attraversandoli con uno sguardo vivente e si è attivi nel dar loro forma.

• In questa regione si porta come ricordo cosmico tutto ciò che si è sperimentato salendo.

 

Nel confluire di questi ricordi e dei segreti dell’esistenza umana che man mano si svelano,

a cui si collabora attivamente, nella corrente che unisce ricordo e attività, si svolge una vita ricca, multiforme.

Ed è la vita che l’uomo attraversa fra morte e nuova nascita.