Le gerarchie e il karma umano

O.O. 236 – Nessi karmici Vol. II – 18.05.1924


 

Sommario: Gerarchie e il karma umano. Spazio e tempo rispetto agli esseri naturali e alle gerarchie. «Innatalità» e immortalità. Scarsa efficacia dell’intelletto e dell’intellettualismo materialistico. La conoscenza dei nessi con le gerarchie dà forza nel mondo spirituale.

 

Per comprendere il karma occorre anzitutto guardare

a ciò che dalle ampiezze dell’universo prende parte all’evoluzione umana.

 

Per poter dirigere lo sguardo alle entità che dall’universo spirituale prendono parte all’evoluzione umana e per una maggiore comprensione, vogliamo cominciare a considerare i legami dell’uomo con gli altri esseri terreni.

Sulla Terra vediamo l’uomo circondato dagli esseri del regno minerale, del regno vegetale e del regno animale, e già sappiamo di doverlo considerare come l’essere in cui gli altri tre regni della natura vivono e assumono forma superiore.

 

• Con il suo organismo fisico egli è in certo senso affine al regno minerale,

ma elabora le sostanze minerali in modo superiore.

• Col suo corpo eterico è affine al mondo vegetale di cui pure elabora le sostanze in modo superiore.

• Lo stesso si verifica per l’affinità che attraverso il corpo astrale egli ha col mondo animale.

 

Possiamo quindi dire che, osservando lo spazio intorno a noi,

notiamo di portare in noi il regno minerale, il regno vegetale e il regno animale.

• Come porta in sé i regni naturali esterni disseminati nello spazio,

• così, non più attraverso una relazione spaziale ma temporale, l’uomo porta in sé i regni delle gerarchie superiori.

 

Si può capire tutta l’azione del karma umano

solo considerando come i diversi regni delle gerarchie spirituali

agiscano sull’essere umano nel corso della vita terrena.

 

• Se consideriamo il modo con cui su di lui agisce il regno minerale, si presentano anzitutto i processi attraverso i quali egli assimila gli alimenti. L’uomo mineralizza innanzi tutto quanto egli assume dagli altri due regni.

• Se volgiamo lo sguardo al regno vegetale, vediamo come l’uomo abbia in sé le forze vitali.

• Se poi ci volgiamo al regno animale, vediamo come, attraverso il corpo astrale, egli sollevi quella che è mera vita a una sfera superiore, al regno delle sensazioni.

In breve, possiamo osservare la serie delle manifestazioni naturali nei tre regni, come le osserviamo nell’organismo umano.

 

Possiamo inoltre osservare quello che ad opera delle gerarchie superiori si svolge nell’essere umano

riguardo alla sfera animico-spirituale.

• Comprendiamo quanto vi è nell’uomo di minerale, di vegetale e di animale

osservando l’azione dei tre regni della natura nello spazio.

• Così pure dobbiamo comprendere quel che opera nell’uomo appunto per l’agire in lui dei regni delle gerarchie,

e osservare innanzi tutto il destino che è attivo nell’essere umano.

 

Non si deve però osservare quello che nell’uomo coesiste; corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale coesistono in lui;

riguardo ai regni delle gerarchie

dobbiamo osservare quello che durante la vita terrena si presenta nell’uomo in successione di tempo,

dobbiamo osservare quella successione come si presenta all’indagine spirituale.

 

In tutte le nostre considerazioni antroposofiche abbiamo sempre esaminato la struttura dell’essere umano

quale si svolge nel corso della vita:

• dalla nascita al settimo anno circa, fino alla seconda dentizione,

• dalla seconda dentizione alla pubertà, dalla pubertà ai 21 anni

(ma a questo punto le differenze non sono più così evidenti),

• e poi dai 21 anni ai 28, dai 28 ai 35, dai 35 ai 42, dai 42 ai 49, dai 49 ai 56 e così via (vedi disegno seguente).

 

 

Di quello che sta oltre i 56 anni parlerò la volta prossima.

Oggi prenderò in considerazione il corso della vita umana fino ai 56 anni.

 

Abbiamo chiaramente una suddivisione in tre periodi:

dalla nascita al 21° anno, poi altri tre periodi e infine gli altri anni, come è indicato nel disegno.

• L’uomo denomina se stesso « io ». Ma tale io è al centro di una somma di influssi.

All’esterno sono gli influssi del regno minerale, del regno vegetale e di quello animale;

all’interno, e cioè dal lato animico-spirituale, sono quelli della terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai,

della seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, e della prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni.

 

Gli esseri delle gerarchie non agiscono però in ugual modo nel corso della vita umana. Possiamo anzi dire che anche esteriormente l’uomo è attraversato da influssi diversi secondo il periodo di vita che sta trascorrendo. Se per esempio osserviamo un bambino al principio della sua esistenza, dobbiamo dire che in lui sono particolarmente accentuate le caratteristiche proprie del regno animale: vita che cresce, che sboccia, che edifica.

Se invece osserviamo l’ultimo periodo della vita, quando l’essere umano già s’inoltra nella vecchiaia, nelle sclerosi, nella crescente fragilità dell’organismo, abbiamo un influsso mineralizzante molto più marcato, perché intimo, di quello che si esplica negli animali (fatta eccezione degli animali superiori i quali sono soggetti ad altre condizioni di cui parlerò in altra occasione).

 

Mentre nell’animale le forze vitali cessano di agire non appena finisce la crescita, l’uomo vive alcuni periodi, particolarmente importanti, del proprio sviluppo nel tempo del deperimento fisico che si inizia in sostanza già con la trentina.

Molti valori dell’evoluzione umana non esisterebbero se gli uomini si evolvessero come gli animali, se non introducessero nulla nella vecchiaia. Gli animali non vi portano nulla. Gli uomini possono portarvi molto; di alcune importanti conquiste della civiltà andiamo debitori a ciò che l’uomo può produrre nella vecchiaia, nel periodo di decadimento della vita.

 

Qui vi è l’elemento mineralizzante. Si può quindi bene osservare che

• all’inizio della vita umana esteriormente prevale l’elemento animale,

• al suo termine prevale quello minerale,

• e nel periodo intermedio prevale l’elemento vegetale.

 

Tale differenza risulta molto più evidente e spiccata osservando l’azione delle gerarchie superiori sull’essere umano.

Si può dire che la vita animico-spirituale della prima infanzia

sia soprattutto sotto l’influsso della terza gerarchia, di Angeli, Arcangeli e Archai.

L’azione della terza gerarchia abbraccia in sostanza i primi tre periodi della vita (v. disegno).

Nei primi tre periodi abbiamo dunque l’azione di Angeli, Arcangeli e Archai.

In tutto quanto opera dalla sfera animico-spirituale per edificare l’organismo del bambino e del fanciullo

(ed è molto, quasi tutto), agiscono le forze provenienti dalla terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai.

 

Col 14° anno comincia a intervenire la seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes (v. disegno),

e di nuovo attraverso tre periodi, dal 14° al 35° anno, dobbiamo indicare Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

Vediamo che fra il 14° e il 21° anno

esplicano contemporaneamente opera decisiva sull’essere umano la terza e la seconda gerarchia.

Soltanto col 21° anno comincia ad operare la sola azione della seconda gerarchia.

Con la pubertà si esplicano processi universali,

processi cosmici che fino a quell’età non erano presenti nell’essere umano.

 

Basta riflettere che con la possibilità della riproduzione si diviene atti ad accogliere dall’universo forze che cooperano alla formazione a nuovo, alla formazione fisica di un nuovo essere umano. Fino alla pubertà quelle forze cosmiche non agivano su di noi. In quel periodo nell’organismo fisico umano si verifica un mutamento grazie al quale esso si compenetra di forze più potenti di quelle preesistenti. Il bambino non dispone ancora di tali maggiori e più possenti forze, dispone solo di forze più deboli le quali, per ora, nella vita terrena, agiscono soprattutto sull’anima, non ancora sul corpo.

 

 

Col 35° anno comincia un periodo in cui l’anima in fondo si manifesta più debole di quanto prima non fosse a fronte, vorrei dire, agli assalti delle forze demolitrici dell’organismo.

Prima dei 35 anni, l’organismo ci sostiene notevolmente, possiede una tendenza costruttrice che dura in sostanza fino ai trent’anni. Più tardi però prevale una forte tendenza demolitrice contro cui non possono neppure aver ragione le forze che emanano dalle entità della seconda gerarchia. Da quel momento l’anima deve essere sorretta dal cosmo, affinché in condizioni normali non si muoia già a 35 anni.

Se infatti fino al 21° anno operassero solo le entità della terza gerarchia e dal 14° fino al 35° quelle della seconda, a 35 anni, cioè verso la metà della nostra effettiva vita terrena, saremmo in sostanza maturi per la morte, a meno che il corpo fisico resistesse ulteriormente per forza d’inerzia. Tuttavia non moriamo perché di nuovo (non solo dal 35°, ma già dal 28° anno), attraverso tre periodi, fino al 49° anno, su di noi agiscono le entità della prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni.

Fra i 28 e i 35 anni abbiamo di nuovo un periodo in cui la seconda e la prima gerarchia operano insieme, così che l’azione della sola seconda gerarchia va unicamente dai 21 ai 28 anni. Parlerò del tempo successivo la prossima volta.

 

Si potrebbe chiedere: raggiunti i 49 anni, l’uomo è forse abbandonato da tutte le gerarchie? Ne parleremo appunto in seguito. Quello che oggi diremo non vale però solo per chi ha meno di 49 anni, ma anche per gli altri. Anzitutto dobbiamo considerare il corso della vita umana, rilevando che le gerarchie vi immettono le loro speciali forze e le loro virtù nel modo che è stato indicato.

Naturalmente non si può pensare che tali cose possano venire considerate secondo schemi: non dovrebbe mai verificarsi quando si penetra nel campo di una vita in qualche modo superiore.

Tuttavia da alcuni anni ho sempre dovuto tornare a parlare della tripartizione dell’essere umano: uomo neuro-sensoriale, uomo ritmico e uomo del ricambio e degli arti.

 

Un professore (che cosa non arrivano a fare i professori!) ne ha dedotto che io divido l’essere umano in sistema della testa, sistema toracico e sistema addominale, perché egli pone queste tre organizzazioni schematicamente una accanto all’altra. In realtà ho sempre ben rilevato che il sistema neuro-sensoriale è soprattutto concentrato nella testa, ma che attraversa l’organismo tutt’intero così come lo attraversa il sistema ritmico. Tali sistemi non sono da porsi spazialmente uno vicino all’altro. La stessa cosa si verifica nella successione degli influssi delle gerarchie. L’azione di Angeli, Arcangeli e Archai si concentra soprattutto nei tre primi periodi della vita, ma essa si estende su tutto il corso dell’esistenza, così come il sistema neuro-sensoriale è principalmente accentrato nel capo, ma è poi anche presente in tutto il restante organismo. Noi sentiamo anche con l’alluce, anche nell’alluce vi è vita neuro-sensoriale. Ciò nonostante, la tripartizione dell’organismo umano è giustificata, come lo è quella di cui sto parlando.

 

Se consideriamo la struttura della vita umana, possiamo dire che per l’aspetto spirituale l’io umano è al centro di una serie di effetti che discendono dal regno spirituale, come dal lato del mondo fisico esso è al centro di una serie di influssi che provengono dai mondi animale, vegetale e minerale.

Col nostro io noi siamo realmente sotto l’influsso di ciò che in modo complicato il cosmo compie su di noi. Negli influssi che, tramite le gerarchie, agiscono su di noi dal cosmo, vi è la formazione del karma durante la vita terrena.

Angeli, Arcangeli e Archai ci portano in sostanza dal mondo spirituale in quello fisico e ci accompagnano principalmente durante i tre primi periodi dell’esistenza, agendo soprattutto sul sistema neuro-sensoriale. In tutto quello che fino al 21°anno si presenta in modo tanto complicato e mirabile nello sviluppo della vita sensoria e intellettiva, della vita del capo, partecipano Angeli, Arcangeli e Archai.

Infinite cose accadono dietro le quinte della coscienza usuale, e appunto a quanto accade dietro di esse prendono parte quelle entità.

 

Dalla pubertà, circa dopo il 14° anno, agiscono a loro volta sul sistema ritmico potenze dotate di maggior forza di Angeli, Arcangeli e Archai che devono limitarsi a influire sulla nostra anima. Dall’esistenza prenatale noi portiamo nei tre primi periodi della vita forze tanto possenti che continuano ad agire in modo che l’anima possa intensamente influire sul corpo. Bastano allora le meno possenti forze della terza gerarchia per dare il necessario aiuto all’essere umano.

Le forze che occorrono ad Angeli, Arcangeli e Archai per guidare giustamente la vita umana fino ai 21 anni, fluiscono loro da quanto spiritualmente irradia da Saturno, Giove e Marte (v. disegno).

I corpi cosmici non irradiano soltanto gli effetti di cui parla la scienza fisica, davvero piuttosto ingenua per quanto si riferisce alla descrizione dell’universo.

Da Saturno, Giove e Marte irradiano forze che Angeli, Arcangeli e Archai accolgono con altissimo intendimento.

 

 

Come già abbiamo descritto, quando l’essere umano percorre la vita fra morte e rinascita, egli entra prima nella regione lunare dove trova gli esseri vissuti un tempo sulla Terra; essi sono i più acuti giudici di quanto egli reca in sé di bene e di male. In quella regione egli deve prima deporre tutto quanto di male è congiunto col suo essere e che non può portare nella regione solare.

Poi egli attraversa la regione solare e si inoltra nell’universo. Su di lui agiscono allora le forze di Marte, di Giove e di Saturno. Egli percorre poi tutta l’esistenza fra morte e rinascita; quindi ritorna indietro, e solo quando è di nuovo nella regione lunare Angeli, Arcangeli e Archai gli muovono incontro e per così dire gli comunicano: Saturno, Giove e Marte ci hanno riferito che sotto certi aspetti tu sei sminuito (come descrissi nell’ultima conferenza). Dissi allora che il male deve essere lasciato indietro, ma che con questo l’essere umano lascia indietro una parte di se stesso ed entra sminuito nella regione solare e in quella che si stende oltre, dove Saturno, Giove e Marte lo osservano.

 

La vita umana fra morte e rinascita è davvero assai complicata! Vi entriamo passando per la porta della morte. Prima si svolge quanto descrissi come proprio alla regione lunare in cui l’essere umano deve abbandonare quanto del suo essere si è identificato col male. È come se il corpo fisico dovesse lasciare indietro alcune delle sue membra. L’uomo arriva nella regione solare e nelle ulteriori vastità dell’universo, per così dire mutilato di quanto dovette lasciare indietro perché si era identificato col male. Quando poi, dopo percorsa la regione solare, si inoltra nel campo di Marte, di Giove e di Saturno, egli sente che col penetrante sguardo della loro operante giustizia, della loro giustizia cosmica, quelle entità discernono quanto del suo essere gli è lecito portare lassù, lo vedono in lui.

Allora ognuno sente quanto bene si è congiunto col suo essere, che cosa egli può portare lassù e sente anche quello che gli manca, che cosa dovette abbandonare. Ora gli manca quanto si era identificato col male, e da come gli esseri di Marte, di Saturno e di Giove lo guardano, l’essere umano sente la propria manchevolezza.

 

Poi, quando ritorna, Saturno, Giove e Marte hanno cosmicamente comunicato alla terza gerarchia (Angeli, Arcangeli e Archai) le sue imperfezioni che essi sperimentarono e videro. Tutto ciò la terza gerarchia ora intesse nell’uomo, di modo che egli porta ora impresso nel proprio essere quello che deve fare, quello che deve pareggiare.

Si vorrebbe dire: nei tre primi periodi della vita, quando sull’essere umano agiscono principalmente Angeli, Arcangeli e Archai, le esigenze del karma vengono inscritte nel sistema neuro-sensoriale, nel sistema della testa.

Dopo aver superato il 21° anno (di chi muore prima parlerò nelle prossime conferenze), tutto quanto il karma richiede per la vita in corso è impresso in noi. Chi sa leggere in un giovane di 21 anni, può vedere quali esigenze karmiche sono inscritte nel suo essere. In quel periodo le « esigenze del karma » giungono dunque ad espressione nell’uomo. Noi le portiamo principalmente nei sostrati occulti del sistema neuro-sensoriale, in ciò che di spirituale-animico sta alla sua base (v. disegno).

 

Se invece guardiamo al corso ulteriore della vita, se osserviamo l’uomo dal 28° al 49° anno, noteremo che è meno rilevante in lui l’impronta di esigenze karmiche, vedremo piuttosto il loro adempimento, la loro attuazione. Soprattutto in quel periodo della vita si presenta l’adempimento del karma, di quello che dobbiamo adempiere in conseguenza di quanto si era impresso in noi nei tre primi periodi dell’esistenza.

 

A questo punto posso scrivere nel disegno:

dal 28° al 49° anno « adempimento del karma ».

In mezzo vi è il periodo fra il 21° e il 28° anno

in cui le esigenze e gli adempimenti del karma si equilibrano fra di loro.

 

Vi è un fatto singolare del quale va tenuto conto, specialmente ai nostri giorni. Molte persone di questo nostro periodo ebbero la loro ultima incarnazione importante (non dico che nel frattempo non ne abbiano avuta un’altra, ma fu meno rilevante) nei primi secoli dopo la fondazione del cristianesimo, fin verso l’ottavo e il nono secolo. Se guardiamo alla grande maggioranza delle persone che oggi partecipano alla civiltà del presente, troviamo che per massima parte esse vissero un’incarnazione importante nei primi sette o otto secoli dopo la fondazione del cristianesimo.

Fu un tempo che agì in modo singolare sugli uomini, e ciò appare quando si considerano alcune persone sotto l’aspetto del karma. Mi sono sempre posto il compito di osservare anche sotto questo aspetto molte persone fornite di una certa cultura, della cultura odierna che è principalmente cultura intellettuale, persone che relativamente hanno studiato molto.

 

Basta d’altronde osservare quanto numerosa sia oggi la schiera dei professori, dei funzionari e così via. Costoro studiarono relativamente molto, frequentarono le scuole secondarie, perfino l’università. Non parlo in senso ironico, ma in relazione con quanto d’altro già dissi in merito. Essi sono in sostanza molto istruiti.

In questo senso oggi vi è davvero una gran quantità di persone istruite. La maggior parte della gente è talmente istruita che si può a mala pena dir loro qualcosa: sanno già tutto! Ognuno ha un proprio modo di vedere, ognuno emette un giudizio su quanto gli viene detto.

 

Così è nel nostro tempo; non fu però sempre così! In passato alcune singole persone avevano delle cognizioni, le altre prestavano ascolto a chi sapeva di più. In generale non vi erano tante persone istruite come oggi. Oggi si è sapienti fin dalla prima gioventù. Basta pensare a quanti giovani sotto i 21 anni scrivono non dico poesie, perché questo avvenne in ogni tempo, ma scrivono anche articoli, scrivono perfino critiche.

Oggi lo sviluppo intellettuale è molto accentuato e nella maggior parte delle persone esso subisce soprattutto l’influsso delle incarnazioni attraversate nei primi sette o otto secoli dopo la fondazione del cristianesimo. In quei secoli nell’anima umana il sentimento per ciò che dalla vita prenatale agisce su quella terrena andò sempre più indebolendosi. L’interesse era sempre più rivolto a quello che segue dopo la morte e sempre meno a quello che precede la nascita.

 

Ho spesso delineato questa condizione dicendo che non possediamo un termine adatto a indicare tutta l’eternità, ma solo per la sua metà, per un’eternità che a un dato punto comincia e che non termina mai. Per questa parte dell’eternità umana usiamo la parola « immortalità » (la freccia a destra nel disegno), per l’altra metà, per quella che non ebbe mai principio, non abbiamo una parola appropriata come la possedevano gli antichi linguaggi: l’« innatalità ». Ma l’eternità tutt’intera abbraccia tanto l’immortalità quanto, dirò così, l’« innatalità ».

 

 

Siamo entrati nella vita terrena come esseri per i quali la nascita rappresenta solo una trasformazione, e ne usciamo attraverso la morte che non è una fine, ma anch’essa solo una trasformazione.

Possiamo dire: la ferma consapevolezza di essere discesi entro l’esistenza fisica dal mondo spirituale visse nell’uomo fino ai primi secoli del cristianesimo, poi andò sempre più indebolendosi, e l’uomo si limitò a pensare: sono qui, quello che precedette di certo non m’interessa; m’interessa quello che seguirà dopo la morte. Questa forma di coscienza si accentuò sempre più nei primi secoli del cristianesimo.

Negli uomini che percorsero allora un’incarnazione importante, per così dire penetrò un tale attutito sentire per la vita pre-terrena. Di conseguenza l’intellettualità, pur essendo elevata, si indirizzò verso i soli interessi terreni. Ricerche karmiche in questo campo ci svelano cose estremamente importanti e singolari.

 

Voglio citare due casi. Il primo concerne un docente di storia in un istituto superiore, un uomo molto intelligente che, come insegnante di storia, poteva suscitare viva impressione per le sue qualità. Se considero la sua vita fino al momento in cui le esigenze karmiche agiscono attraverso la zona neutrale, se cioè la considero fin verso la trentina, posso dire che la sua intelligenza si manifestava chiaramente. Egli fu uno dei molti uomini intelligenti, straordinariamente intelligenti del nostro tempo. Ma quando entrò nella regione successiva, l’intelligenza non gli servì più a nulla, e si rimane in dubbio riguardo ai suoi impulsi morali. Non aveva ormai che la sola intelligenza, la quale poi si svuotò. Quando, verso la fine della sua vita, non agirono più le forze legate al sistema neuro-sensoriale, bensì quelle connesse col sistema del ricambio e degli arti, la natura inferiore di queste ultime represse quel che prima, nel sistema neuro-sensoriale, si era manifestato in modo mirabile.

La persona in esame, che sotto l’aspetto intellettuale aveva cominciato bene la propria vita, la chiuse in condizioni di decadimento morale, di rovina morale! Questo è il primo esempio.

 

Vediamo ora l’altro. Si tratta anche qui di una persona intelligente, forse anche più intelligente della prima, una persona ritenuta straordinariamente capace, ma che era soltanto intelligente. Era molto miope e in tale condizione aveva sviluppato una grande intelligenza.

Fino ai 30 anni circa, con il suo intelletto aveva acquistato una forte influenza sui suoi contemporanei. Dopo i 30, o meglio dopo i 35 anni, il sistema neuro-sensoriale non agì più con tanta forza, ma anzi, quando verso la fine della vita agì quello del ricambio e degli arti, egli, che prima era considerato molto perspicace, divenne ordinario, pedestre, e si smarrì poi in una gretta esistenza di partito. Avevo seguito il corso della sua vita, e devo dire che mi fece davvero una singolare impressione, dopo che l’avevo conosciuto giovane, vederlo poi fra gente che conduceva una gretta esistenza di partito.

Il passo dalle esigenze del karma alle sue attuazioni mostrò che le forze intellettuali le quali, per gli uomini del nostro tempo, si prepararono in una precedente vita terrena trascorsa al principio dell’era cristiana fino all’ottavo e al nono secolo, non erano abbastanza vigorose per potere assurgere fino alla prima gerarchia nel periodo in cui l’anima diviene più debole e il corpo oppone maggiore resistenza.

 

Rilevai come nel primo periodo della vita le numerose persone istruite del nostro tempo (persone che lo diventano grazie all’istruzione scolastica) sviluppano la possibilità di ascendere con le forze del loro intelletto fino alla terza gerarchia, ad Angeli, Arcangeli e Archai, e ci riescono. In quel tempo sono persone molto promettenti.

Poi, quando entrano nel periodo in cui domina soprattutto la seconda gerarchia, sottostanno alla sua azione. Essa stessa scende verso gli esseri umani, e quasi tutti diventano atti alla riproduzione. Questa gerarchia cosmica discende, e per così dire non vi è alcun abisso fra di essa e gli uomini.

Quando poi, verso i 28 anni, l’essere umano deve trovare un rapporto con la somma gerarchia, con la prima, tale rapporto deve stabilirsi attraverso il suo essere tutt’intero, fino al sistema del ricambio e degli arti. Occorre allora che abbia più vigorose interiori forze di sostegno spirituali. Non basta più quello che si era preparato in lui come germe in vite passate, nel periodo in cui egli non pensava più alla vita preterrestre.

 

Appunto in relazione allo sviluppo del karma, si vorrebbe richiamare il vero educatore, il vero pedagogista, alla necessità di introdurre nell’intellettualismo forze spirituali che bastino a far sì che, quando l’uomo sarà in età avanzata, il suo intelletto sia permeato di moralità in misura sufficiente a mantenere l’equilibrio di fronte alle forze che trascinano in basso, che allontanano dalla prima gerarchia (v. freccia verso il basso nello schema).

Proprio ai nostri tempi non è davvero di scarso interesse confrontare la seconda parte della vita con la prima. Le persone capaci di osservare la vita dovrebbero davvero applicarvisi. Le cose che ho detto si presentano come fatti nella vita usuale. Gli esempi che ho dato sono tratti dalla vita usuale e potrebbero venir moltiplicati per cento e per mille; si trovano ovunque. Ma anche in un altro campo, per così dire superiore della vita, si potrebbero osservare le stesse cose.

 

Se io che sempre provai interesse per l’evoluzione spirituale degli esseri umani, ne osservo alcuni che erano entrati nella vita con notevoli attitudini e che da giovani avevano suscitato perfino molta impressione sui loro contemporanei come poeti o come artisti, e dei quali, quando ebbero 24, 25, 26, 27 anni, si disse ancora: è un grande, un poderoso talento, noto che più avanti negli anni in loro tutto era scomparso, si erano fermati alla loro giovanile produzione poetica o artistica. Più tardi in loro tutto si esaurì, non rappresentarono più nulla nel campo dove erano stati tanto importanti.

Seguendo la fama di poeti e di artisti che furono noti solo in gioventù e che più tardi si cancellarono da loro stessi dalla vivente storia letteraria e artistica in genere, si troverà confermato quanto dico, e apparirà anche che i diversi periodi della vita mostrano come gli impulsi del karma intervengano nella vita umana nei modi più differenti.

Tutto quello che è soltanto intellettualistico e materialistico può in realtà afferrare interiormente l’uomo solo in gioventù. Soltanto quel che di spirituale si è frammisto al contenuto intellettuale può conservarsi attraverso l’intera esistenza umana, intendo dire conservarsi karmicamente attraverso le ripetute vite terrene.

 

Se dunque si presentano destini come quelli che ho descritto, il nostro sguardo deve risalire a vite precedenti che non conferirono alle anime la visione della realtà spirituale che si può avere in modo adeguato soltanto guardando alla vita anteriore alla nascita e non solo a quella dopo la morte.

Simili tragedie sono frequenti ai nostri giorni, e molte cose non durano poi per tutta la vita. In questo nostro periodo abbiamo molti ideali in gioventù, ma pochi in vecchiaia. Gli anziani confidano molto più nello Stato e nella pensione che non nella vivente vita; sentono il bisogno di un appoggio esterno perché non possono trovare ciò che li porrebbe in relazione con la prima gerarchia.

 

Se vogliamo osservare giustamente il karma dobbiamo tener conto dei diversi periodi della vita umana che però si intersecano a vicenda.

Non intendo dire che dopo i 49 anni la vita sia regalata: come dissi, ne parleremo in seguito; tuttavia quando ha percorso i tre primi periodi, poi i secondi tre e poi i successivi (v. schema), l’essere umano vive in modo da essere in contatto con la terza gerarchia; poi interiormente, in forma inconscia, con la seconda gerarchia e poi con la prima. Solo dopo ci si può fare un concetto di come l’uomo dia agli impulsi karmici che sono in lui la possibilità di esplicarsi. Solo con la conoscenza dei nessi con le gerarchie superiori si ha la concreta vita umana.

 

Durante i primi tre periodi della vita, nella zona subconscia dell’essere, Angeli, Arcangeli e Archai in certo modo ci dicono: tutto questo lo portasti da epoche precedenti, da precedenti vite terrene; ora devi prenderlo su di te. Così ci viene comunicato nella zona inconscia della nostra esperienza karmica. Durante quei tre periodi, specialmente dalla gerarchia degli Angeli echeggia in realtà sempre in noi: Saturno, Giove, Marte ti imposero questa oppure quell’esperienza. Lo leggemmo nelle forze da loro irradiate.

Segue poi tutto quello che proviene dalla seconda gerarchia, dalla sfera del Sole,

e infine quello che, attraverso le sfere di Venere, Mercurio e Luna, discende dalla prima gerarchia.

 

Come, durante i tre primi periodi della vita, nella zona subconscia del nostro essere parlano soprattutto gli Angeli e dicono: Saturno, Giove e Marte ci rivelarono che devi adempiere tutto questo nel corso della tua esistenza così, dal 28° anno in poi, nel subcosciente ci parlano i Serafini, e dicono: tutto questo rimane ancora su di te perché, non potendo tu ascendere fino a noi, non puoi adempiere quanto occorrerebbe a pareggiarlo; rimane su di te e dovrai portarlo con te nella prossima vita. Non puoi ancora pareggiarlo non ne hai la forza.

Le potenze che reggono il karma, che lo plasmano, parlano nella zona subcosciente dell’uomo. Esse parlano da ognuna delle tre gerarchie superiori. Se abbiamo senso aperto per ciò che per destino opera nella nostra vita, dietro al destino possiamo con venerazione intuire come nel corso dell’esistenza vi operino gli esseri di tutte e tre le gerarchie. Così soltanto osserviamo giustamente la nostra vita.

 

Chi infatti, dopo averci chiesto notizie di una persona della cui vita volesse sapere qualcosa, presupponendo che ci sia nota, si accontenterebbe della risposta: « Quella persona ha nome Tizio »? Non sappiamo cioè dirgli che il nome.

Egli si aspettava di venire a sapere qualcosa di più, alcuni eventi della sua vita terrena, di venire a conoscere quali forze, quali impulsi avevano agito in lei dalla vita terrena. Se si vuole conoscere qualcosa di una persona non ci si può accontentare del solo nome!

Ma in questo nostro periodo materialistico, riguardo a quanto sta dietro la coscienza usuale e su cui operano Angeli, Arcangeli, Archai, Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, Cherubini, Serafini e Troni, la gente si accontenta purtroppo del nome « uomo », di un nome che oltretutto ha senso generico: « uomo ». Non si mira al concreto. Ci si deve però arrivare; deve venire il tempo in cui gli uomini torneranno a mirare al concreto.