Le sette parti costitutive dell’entità umana

O.O. 55 – Il sangue è un succo molto peculiare – 25.10.1906


 

Nella concezione del mondo ricavata dalla scienza dello spirito noi vediamo che l’uomo, quale si presenta nel mondo esterno ai nostri sensi, in quanto è forma e struttura, è solo una parte dell’entità umana; vediamo anzi che dietro il corpo fisico vi sono molti altri elementi.

• L’uomo ha in comune il corpo fisico con tutte le cose minerali che lo circondano, con le cosiddette cose prive di vita.

Egli ha però inoltre il cosiddetto corpo eterico o vitale.

L’etere non viene qui inteso nel senso in cui ne parla la scienza fisica.

Il corpo eterico o vitale è un principio che per l’indagatore dello spirito non è qualcosa di pensato, di solo escogitato, ma qualcosa che per i suoi sensi spirituali aperti è altrettanto realmente esistente quanto lo sono i colori del mondo sensibile esterno per l’occhio sensibile.

Per il chiaroveggente il corpo eterico o vitale è qualcosa che si vede, che si vede realmente. È ciò che chiama a vita le sostanze inorganiche, le solleva da uno stato privo di vita per unirle al filo della vita.

 

Non si pensi che per l’occultista il corpo vitale sia solo qualcosa che egli aggiunge col pensiero al mondo privo di vita. Così cerca di fare la scienza naturale. Gli scienziati cercano di completare quel che possono vedere nelle cose con il microscopio o con altri mezzi, di escogitare qualcosa che poi chiamano principio vitale. La scienza dello spirito non si pone in questa prospettiva, ma segue un principio preciso.

Non si dice che se vi è uno scienziato egli deve vedere le cose secondo il suo attuale punto di vista, negando l’esistenza di ciò che non può conoscere. Il far così sarebbe tanto intelligente quanto lo sarebbe un cieco, se affermasse che i colori sono una fantasticheria.

In merito a qualcosa non deve decidere chi non ne sa nulla, ma chi ne ha sperimentato qualcosa.

 

L’uomo è in evoluzione, e quindi la scienza dello spirito dice: «Se rimani quale sei ora, tu non puoi vedere nulla del corpo eterico, e puoi con ragione parlare di ‘limiti della conoscenza’ e di ’ignorabimus’; se però diventi un altro, se acquisisci le facoltà necessarie per percepire le cose spirituali, allora non puoi più parlare di limiti della conoscenza».

Essi esistono sin tanto che l’uomo non ha aperto i suoi sensi interiori. Di conseguenza anche l’agnosticismo non è altro che un peso opprimente la nostra cultura. Esso afferma che l’uomo è fatto in certo modo, e che se così è egli può anche conoscere solo determinate cose. Gli va però risposto che se oggi l’uomo è fatto in un certo modo, egli deve evolversi e allora potrà conoscere dell’altro.

• La seconda parte costitutiva dell’uomo è quindi il corpo eterico che egli ha in comune col mondo vegetale.

 

• La terza parte costitutiva è il cosiddetto corpo astrale: una denominazione molto bella e significativa per la quale più avanti verrà mostrato che esso viene con ragione chiamato in quel modo. Chi volesse scegliere un altro nome non ha un’idea di che cosa si tratti.

Il corpo astrale ha la funzione, nell’uomo e nell’animale, di chiamare la sostanza vivente ad avere una sensibilità, in modo che nella sfera del vivente non si muovano soltanto dei succhi, ma che si manifesti ciò che si chiama piacere o dispiacere, gioia e dolore. In sostanza abbiamo così anche indicata la differenza fra pianta e animale, malgrado vi siano stadi di transizione.

Alcuni scienziati moderni affermano che anche alle piante sia da attribuire direttamente la sensazione. È però solo un giuoco con le parole. Per certe piante avviene senz’altro che reagiscono a delle sollecitazioni, se qualcosa viene loro vicino, se qualcosa agisce su di loro, ma questo non è ancora sensazione. Perché lo sia, occorre che nell’interiorità dell’essere sorga un’immagine, quale riflesso della sollecitazione. Se anche in certe piante avviene una reazione a seguito di un’azione esterna, questo non è ancora una prova che la pianta abbia portato interiormente la reazione a diventare sensazione, che essa interiormente senta. Quel che si sente interiormente ha la sua sede nel corpo astrale. Vediamo così che gli esseri fino agli animali consistono di corpo fisico, corpo eterico o vitale, e corpo astrale.

 

L’uomo si eleva però al di sopra dell’animale grazie a qualcosa di particolare; persone riflessive hanno sempre sentito ciò che eleva l’uomo al di sopra dell’animale. Viene indicato in ciò che Jean Paul dice di se stesso nella sua autobiografia; egli ricorda con precisione che da bambino, nel cortile della casa paterna un pensiero gli attraversò l’anima: «Tu sei un ’io’, tu sei un essere che interiormente può dire ’io’ a se stesso». L’esperienza gli fece una grande impressione.

Tutta la cosiddetta psicologia corrente trascura quel che è importante in questo punto. Consideriamo per qualche minuto con attenzione di che cosa si tratti.

 

Fra tutte le espressioni delle lingue moderne esiste una parolina che si distingue completamente da ogni altra parola. Di tutte le cose che ci circondano ognuno può dire il nome delle singole cose. Ognuno chiama tavola una tavola, e sedia una sedia. Esiste però una parola, un nome che nessuno può pronunciare se non riferendola a chi la pronuncia: è la parolina «io».

• Nessuno può dire «io» a un altro.

L’«io» deve risuonare dal più profondo dell’anima stessa; è il nome che solo l’anima stessa può attribuirsi.

Ogni altra persona è per me un «tu», e io stesso sono un «tu» per ogni altra persona.

Tutte le religioni sentirono l’io come l’espressione di quella parte dell’anima attraverso la quale l’anima stessa poteva far parlare la sua vera entità, il suo elemento divino.

Ivi comincia ciò che mai potrà penetrare in noi attraverso i sensi esteriori, ciò che mai potrà venir nominato da fuori nel suo significato, ma che solo potrà risonare dalla nostra interiorità. Ivi comincia il monologo dell’anima attraverso il quale il sé divino si annuncia nell’anima, quando si libera la via per il penetrarvi dello spirito.

 

Nelle antiche religioni, ancora fra gli antichi ebrei, si indicava questo nome come «il nome impronunciabile di Dio», e qualunque sia la traduzione della filologia odierna, l’antico nome del Dio ebraico altro non significa che ciò che oggi viene espresso con la parola «io».

Passava un fremito nelle file degli ascoltatori quando nel tempio risonava il nome «impronunciabile di Dio» detto dagli iniziati, quando veniva intuito che cosa si esprimeva con quella parola, quando nel tempio risonava l’«io sono l’io sono».

In questa parola si manifesta la quarta parte costitutiva dell’entità umana, la parola che nell’ambito della sua esistenza terrena l’uomo ha per sé solo.

 

L’io racchiude in sé e costituisce in pari tempo il germe dei gradini superiori dell’uomo.

Qui si deve solo indicare ciò che nell’evoluzione umana verrà portato ad esistenza attraverso questa quarta parte costitutiva; si deve indicare

• che l’uomo consiste di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed io, ossia della vera e propria vita interiore;

• che in tale vita interiore vi sono i germi dei tre ulteriori gradini dell’evoluzione

• che nasceranno dal sangue, vale a dire per manas, budhi e atma, oppure con parole moderne per «sé spirituale» (manas) in contrapposizione al sé corporeo, «spirito vitale (budhi), «uomo spirituale» (atma);

• l’uomo spirituale appare oggi soltanto come ideale umano, è disposto come piccolo germe nell’interiorità e raggiungerà il suo completamento in un lontano futuro.

Come nell’arcobaleno vi sono sette colori, nella scala musicale sette suoni e nel regno degli atomi sette livelli di pesi atomici, abbiamo ora la settemplice scala dell’essere umano, a sua volta divisa in quattro gradini inferiori e tre superiori.

 

Cerchiamo ora di chiarire come gli elementi superiori, spirituali si creino un’espressione, una fisionomia, in quelli inferiori che ci appaiono davanti agli occhi nel mondo sensibile.

• Prendiamo innanzi tutto ciò che nell’uomo si cristallizza nel suo corpo fisico.

L’uomo lo ha in comune con la cosiddetta natura priva di vita.

• Quando nella scienza dello spirito parliamo del corpo fisico non intendiamo assolutamente quel che si vede con gli occhi, ma invece il complesso di forze che hanno costruito il corpo fisico, le forze che stanno dietro il corpo fisico.

 

• Guardiamo poi la pianta, vale a dire l’essere che ha già il corpo eterico il quale solleva la sostanza fisica alla vita, che cioè trasforma in succhi vitali la materia sensibile. Che cosa trasforma dunque in succhi vitali le cosiddette forze prive di vita? Lo chiamiamo corpo eterico, ed esso compie la stessa funzione anche nell’animale e anche nell’uomo: esso dispone in una composizione, in una struttura vivente, ciò che è solo sensibile.

 

• Il corpo eterico è a sua volta compenetrato dal corpo astrale. E che cosa fa il corpo astrale? Esso sollecita la sostanza messa in moto a sperimentare interiormente la circolazione, il movimento dei succhi materiali; così il movimento fisico si rispecchia nelle esperienze interiori.

Siamo così arrivati a comprendere l’uomo in quanto inserito nel regno animale.

Noi troviamo tutte le sostanze di cui è composto l’uomo anche fuori di lui, nella natura priva di vita: ossigeno, azoto, idrogeno, zolfo, fosforo e così via. Affinché ciò che viene trasformato dal corpo eterico in sostanza vivente sia sollecitato ad afferrare interiormente, a creare interiori immagini riflesse di quanto avviene fuori, il corpo eterico deve essere compenetrato da quello che chiamiamo corpo astrale.

Il corpo astrale genera la sensazione.

A questo livello il corpo astrale genera la sensazione in un modo del tutto speciale.

• Il corpo eterico trasforma la sostanza inorganica in succhi vitali;

• il corpo astrale trasforma la sostanza vivente in sostanza senziente.

 

• Ma, prego bene di osservare, che cosa sente un essere che non sia costituito che di questi tre elementi?

Sente solo se stesso, solo i propri processi vitali, conduce una vita chiusa in sé.

• È un fatto molto interessante da tener presente, ed è straordinariamente importante.

 

Osserviamo per esempio un animale inferiore. Che cosa ha fatto? Ha trasformato la sostanza priva di vita in sostanza vivente, e la sostanza vivente in movimento, in sostanza senziente. Questa è presente soltanto dove vi sia almeno la disposizione per quello che in seguito compare come sistema nervoso formato. Abbiamo quindi sostanza priva di vita, sostanza vivente e sostanza compenetrata da nervi dotati di sensibilità.

Osservando un cristallo, nella sua forma dobbiamo vedere l’espressione di determinate leggi di natura che dominano nel cosiddetto regno senza vita. Nessun cristallo potrebbe formarsi senza tutta la natura che lo circonda.

• Non è possibile staccare una parte qualsiasi dal cosmo e considerarla di per sé, proprio come non è possibile staccare l’uomo da tutto quanto lo circonda, l’uomo che dovrebbe morire solo che fosse posto a un paio di miglia di altezza dalla superficie terrestre.

Come l’uomo è solo pensabile nel posto in cui si trova, in cui le forze che lo riguardano si riuniscono in lui, devono vivere in lui, così è anche il caso per il cristallo; chi osserva giustamente un cristallo vi vede tutta la natura, tutto il cosmo in una singola immagine.

 

È giustissimo quel che disse il Cuvier, e cioè che un anatomista di vaglia potrebbe dedurre da un singolo osso a quale animale esso appartenga, perché ogni animale deve avere la sua ben determinata forma ossea.

Così anche nella forma del cristallo vive tutto il cosmo, e allo stesso modo tutto il cosmo si manifesta nella sostanza vivente di un singolo essere. I succhi in movimento di un essere sono già un piccolo mondo, l’immagine del grande universo.

Quando poi la sostanza viene chiamata a sentire, che cosa vive nelle sensazioni dell’essere più semplice? In quelle sensazioni si riflettono le leggi cosmiche, e quindi il singolo essere vivente sente microcosmicamente in sé tutto il macrocosmo.

La vita di sensazione di un essere semplice è quindi un’immagine del cosmo, come il cristallo è un’immagine della sua forma.

 

Negli esseri semplici siamo di fronte a una coscienza ottusa, ma la maggiore ottusità della loro coscienza è compensata dall’altra parte da una maggiore estensione.

Tutto il cosmo risplende nella coscienza ottusa, nell’interiorità dell’essere vivente.

Nell’uomo non esiste in fondo altro che un più complicato sviluppo dei tre corpi che si trovano nei più semplici esseri viventi, capaci di sensazione.

 

Consideriamo ora l’uomo e prescindiamo dal suo sangue, consideriamolo come un essere che sia formato dalla sostanza proveniente dal mondo fisico che lo circonda, un essere che come la pianta contenga in sé dei succhi, sollevando la sostanza a vivere, un essere nel quale si inserisca un sistema nervoso. Questo primo sistema nervoso è quello cosiddetto del gran simpatico.

Il sistema nervoso del gran simpatico si estende nell’uomo dalle due parti della colonna vertebrale, ha da ognuna delle parti una serie di nodi, si dirama e si ramifica mandando le sue diramazioni ai diversi organi: polmoni, organi della digestione e così via. È collegato con il midollo spinale mediante dei cordoni laterali.

• Il sistema nervoso del gran simpatico significa innanzi tutto la vita di sensazione, come è stato descritto.

Ma con la sua coscienza l’uomo non può discendere in ciò che dei processi cosmici viene riflesso da questi nervi. Essi sono un mezzo di espressione.

 

 

Come la vita umana è costruita sulla base dell’universo circostante, così nel sistema nervoso del gran simpatico si riflette lo stesso universo. Questi nervi vivono un’oscura vita interiore.

Se l’uomo potesse discendere nel sistema nervoso del gran simpatico, e se il suo superiore sistema nervoso si addormentasse, egli potrebbe vedere le grandi leggi del cosmo dominare e operare in una vita di luce.

 

Nei tempi antichi esisteva una chiaroveggenza oggi superata: si poteva conoscere allontanando l’attività del sistema nervoso superiore mediante speciali processi e rendendo così libera la coscienza inferiore. Allora l’uomo vive nel sistema nervoso che in un modo speciale diventa specchio per il mondo che lo circonda.

Certi animali inferiori hanno conservato questo gradino della coscienza e lo mantengono ancor oggi. È una coscienza ottusa, crepuscolare, ma è in sostanza più onnicomprensiva dell’attuale coscienza umana. Quella coscienza riflette in un’ottusa vita interiore un mondo molto più ampio, e non solo il piccolo settore che l’uomo di oggi riesce a percepire.

Però nell’uomo avviene qualcos’altro.

 

Se nel corso dell’evoluzione il cosmo ha trovato un’immagine speculare nel sistema nervoso del gran simpatico, a questo livello dell’evoluzione l’essere si apre di nuovo verso l’esterno: al sistema del gran simpatico si aggiunge la spina dorsale. Il sistema della spina dorsale e del cervello porta poi agli organi che stabiliscono il collegamento con il mondo esterno.

Quando la formazione dell’uomo è a questo punto, egli non è più solo chiamato a far rispecchiare in sé le originarie leggi di formazione del cosmo, ma la stessa immagine speculare entra in relazione con il mondo circostante.

• Quando il sistema nervoso del gran simpatico si è collegato con le parti superiori del sistema nervoso, abbiamo l’espressione dell’avvenuta trasformazione del corpo astrale.

Esso non vive allora più soltanto la vita cosmica in una coscienza ottusa, ma aggiunge a questa la sua particolare vita interiore.

 

• Mediante il sistema nervoso del gran simpatico un essere sente quanto avviene fuori di lui; mediante il sistema nervoso superiore sente quel che avviene in lui.

Mediante poi la forma più elevata del sistema nervoso, che attualmente appare nella generale evoluzione dell’umanità, dal corpo astrale superiormente articolato viene preso il materiale per creare immagini del mondo esterno, rappresentazioni.

L’uomo ha quindi perduto la facoltà di sperimentare le originarie e antiche immagini del mondo esterno, ma sente invece la sua vita interiore e sulla base di questa costruisce a un livello superiore un nuovo mondo di immagini che rispecchia sì soltanto una minor parte del mondo esterno, ma in un modo più chiaro e più completo.

A un livello superiore dell’evoluzione, a questa trasformazione se ne accompagna un’altra parallela.

La trasformazione del corpo astrale si estende fino al corpo eterico.

 

• Come nella trasformazione del corpo eterico viene sollecitato anche il corpo astrale,

• come al sistema nervoso del gran simpatico si aggiunge il sistema del midollo spinale e del cervello,

• così ciò che eccede e si libera del corpo eterico, dopo aver accolto la circolazione inferiore dei succhi, determina il modificarsi dei succhi inferiori in quello che chiamiamo  s a n g u e.

 

• Il sangue è l’espressione del corpo eterico individualizzato,

• come il cervello e il midollo spinale sono un’espressione del corpo astrale individualizzato.

• Attraverso poi tale individualizzazione nasce ciò che si esprime nell’«io».

 

Seguendo in questo modo l’uomo nella sua evoluzione, vediamo che abbiamo in un primo tempo una catena a cinque anelli che si ordinano come qui possiamo così indicare:

• per primo il corpo fisico, per secondo il corpo eterico, per terzo il corpo astrale;

oppure,

• primo:     le forze inorganiche, neutrali, fisiche;

• secondo: i succhi vitali che si trovano anche nelle piante;

• terzo:      il sistema nervoso inferiore o del gran simpatico;

• quarto:  il corpo astrale superiore, elevatosi dal corpo astrale inferiore, che trova la sua espressione nel midollo spinale e nel cervello;

• quinto:   il principio che individualizza il corpo eterico.

 

Come sono stati individualizzati questi due princìpi, per l’uomo verrà individualizzato anche il primo principio mediante il quale le sostanze prive di vita penetrano dall’esterno e formano il corpo umano. Questa trasformazione è presente nell’uomo di oggi solo come prima disposizione.

Vediamo così

• come le sostanze esterne prive di forma penetrino nel corpo umano,

• come il corpo eterico sollevi tali sostanze a strutture viventi,

• e come poi vengano formate immagini del mondo esterno mediante il corpo astrale;

• come inoltre questo riflesso del mondo esterno si sviluppi in una esperienza interiore

• per produrre a sua volta da se stessa altre immagini del mondo esterno.

 

– Se ora la trasformazione arriva fino al corpo eterico, si forma il sangue.

 

Il sistema della circolazione sanguigna con il cuore è l’espressione del corpo eterico trasformato,

come il sistema cerebro-spinale lo è del corpo astrale trasformato.

 

• Come il mondo esterno viene interiorizzato mediante il cervello,

• così mediante il sangue il mondo interiore viene creato a nuovo nel corpo dell’uomo in un’espressione esteriore.

 

È necessario parlare a mezzo di analogie, se si vogliono esprimere i complicati processi che qui occorre considerare.

Il sangue accoglie le immagini del mondo esterno interiorizzate dal cervello, le trasforma in vive forze formatrici e attraverso di esse edifica il corpo umano di oggi.

• Il sangue è così la sostanza che edifica il corpo umano.

 

Ci si presenta qui un processo mediante il quale il sangue assorbe l’elemento più prezioso che possa prendere dal mondo circostante: l’ossigeno, vale a dire l’elemento che di continuo rinnova il sangue, che gli fornisce nuova vita.

In tal modo il sangue viene spinto ad aprirsi al mondo esterno.

Abbiamo così seguito il cammino dal mondo esterno al mondo interiore e di nuovo di ritorno dall’ultimo al primo.

 

Due cose sono ora possibili.

Vediamo che il formarsi del sangue avviene

• quando l’uomo si contrappone come essere indipendente al mondo esterno,

• quando, movendo dalle sensazioni derivate dal mondo esterno, egli crea autonomamente figure e immagini,

• quando diviene creativo,

• quando l’io si può esprimere con propria volontà.

 

Nessun essere, nel quale questo processo non sia già avvenuto, potrebbe dire io a se stesso dal suo intimo.

Nel sangue vi è il principio per il divenire io.

• Un io può manifestarsi solo quando un essere può dare forma in se stesso alle immagini che egli produce ricavandole dal mondo esterno.

• Un essere dotato di io deve avere la capacità di accogliere in sé il mondo esterno e di riprodurlo nella propria interiorità.

• Se l’uomo avesse soltanto il cervello, egli potrebbe solo produrre in sé immagini del mondo esterno e in sé sperimentarle; egli potrebbe allora dirsi solamente: «Il mondo esterno è riprodotto in me come immagine riflessa».

• Se però egli riesce a costruire in una nuova forma la riproduzione del mondo esterno, questa non è più allora semplicemente il mondo esterno, ma è l’io.

 

Un essere con solo il sistema nervoso del gran simpatico rispecchia il mondo esterno, non sente cioè ancora il mondo esterno come suo, non lo sente ancora come vita interiore.

Un essere con midollo spinale e cervello sente il rispecchiarsi come vita interiore.

Invece un essere con sangue sperimenta come cosa propria la sua vita interiore.

 

Mediante il sangue, e con l’aiuto dell’ossigeno del mondo esterno, viene data forma al proprio corpo secondo le immagini della vita interiore. Tale forma giunge ad espressione come percezione dell’io.

 

• L’io indirizza verso due direzioni, e il sangue è l’espressione esteriore di tali indirizzi.

• Lo sguardo dell’io è rivolto verso l’interiorità, verso l’esterno è rivolta la volontà dell’io.

• Le forze del sangue sono rivolte verso l’interno e lo costruiscono;

• verso l’esterno esse sono rivolte all’ossigeno del mondo esterno.

 

Di conseguenza l’uomo, quando si addormenta, cade nell’incoscienza, cade in ciò che la coscienza può sperimentare nel sangue.

Quando però l’uomo apre il suo occhio al mondo esterno, il sangue accoglie nelle sue forze formative le immagini prodotte dal cervello e dai sensi.

Il sangue sta così a metà fra il mondo interiore delle immagini e il vivente mondo delle forme esterne.