Le Tredici Notti Sante (Natale-Epifania)

O.O. 127 – Le Tredici Notti Sante – 26.12.1911


 

La Nascita dello Spirito del Sole come Spirito della Terra

 

Quando in questo tempo accendiamo le candele sull’albero di Natale, l’anima umana sente come se il simbolo di una realtà eterna sorgesse dinanzi al suo sguardo spirituale e vi fosse lì immutabile sin da un lontanissimo passato.

 

Quando in autunno la natura esteriore pian piano appassisce, quando le azioni del Sole nella luce esteriore cadono come in uno stato di assopimento e gli organi della percezione esteriore dell’uomo debbono ritirarsi dai fenomeni del mondo dei sensi, l’anima ha la possibilità – o meglio non solo la possibilità, ma l’esigenza – di rientrare nelle sue più recondite profondità in modo da sentire e sperimentare che quando la luce esteriore del Sole diminuisce ed il calore si affievolisce, ora è il tempo in cui l’anima può ritirarsi nell’oscurità esterna, ma può in compenso trovare nella propria interiorità la luce spirituale.

 

Le luci sull’albero di Natale stanno ora davanti a noi come un simbolo dell’interiore luce spirituale accesa nell’oscurità esteriore. E per il fatto che la luce spirituale dell’anima che noi sentiamo illuminare le tenebre della natura ci appare come una realtà eterna, ci immaginiamo che pure l’abete acceso nella Notte di Natale debba per noi aver sempre irraggiato in tutti i tempi che possiamo ripercorrere da incarnazione a incarnazione fino a remoti passati.

 

L’albero di Natale però è relativamente recente. È soltanto da uno o al massimo due secoli che l’albero di Natale è diventato un simbolo dei pensieri e delle sensazioni che si presentano all’uomo nell’epoca di Natale. L’albero di Natale è un simbolo recente; ma ogni anno, di bel nuovo, esso rivela all’uomo una grande, eterna verità. Per questo sembra essere stato presente anche nel remoto passato. È come se dall’albero di Natale stesso risuonasse l’annunciazione del divino negli spazi cosmici, nelle altezze celestiali.

 

L’essere umano può allora sentir scaturire dalla propria buona volontà forze di pace rassicuranti l’anima. Come ci dice la leggenda del Natale, l’annuncio risuonò quando i pastori visitarono il luogo della nascita del Bambino, la cui festività noi oggi celebriamo. Risuonò ai pastori dalle nuvole: ▸ “Le Potenze Divine si manifestano dagli spazi cosmici, dalle altezze celesti, e portano pace rassicurante all’anima umana che sia colma di buona volontà”.

 

Per secoli e secoli gli uomini non poterono credere che nella celebrazione del Natale fosse dato al mondo un simbolo che non ha mai avuto un inizio. Si sentiva in ciò l’impronta dell’eternità. Il rito cristiano ha, per tale motivo, assunto il segno dell’eternità in ciò che si pone simbolicamente nella Notte di Natale nelle parole: “Il Cristo è nato di nuovo per noi”. È come se ogni anno l’anima fosse chiamata a sentire di nuovo una realtà della quale si pensava che si fosse potuta realizzare una volta soltanto. L’eternità di questo avvenimento simbolico si presenta alla nostra anima con forza originaria quando sentiamo in modo giusto il simbolo medesimo.

 

Ancora nell’anno 353 di Cristo, 353 anni dopo che il Cristo Gesù era apparso sulla Terra, la nascita di Gesù non veniva celebrata nella stessa Roma. La festività della nascita di Gesù, come la festeggiamo ora, venne celebrata per la prima volta a Roma nell’anno 354. 1

 

Prima d’allora questa Festa non veniva celebrata il 24 e il 25 dicembre: il giorno della solenne commemorazione; per coloro che comprendevano la profonda saggezza relativa al Mistero del Golgota, era il 6 gennaio: l’Epifania del Cristo. Veniva celebrata come una specie di Festa della Nascita del Cristo durante i primi tre secoli della nostra era. Era la Festa che doveva ricordare alle anime umane la discesa dello Spirito-Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth durante il Battesimo di Giovanni nel Giordano. Fino all’anno 353 l’avvenimento che gli uomini pensavano si fosse verificato al momento del Battesimo, venne commemorato come la Festa della Nascita del Cristo, il 6 gennaio.

 

Durante i primi secoli del cristianesimo sopravviveva ancora un sentore del Mistero

che, fra tutti gli altri, è il più arduo da comprendere per l’umanità,

e cioè la discesa dell’Entità-Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth,

 

Qual era il sentire degli uomini che allora si erano avvicinati ai segreti del cristianesimo durante questi primi secoli cristiani? Essi sentivano che lo Spirito-Cristo intesse e compenetra il mondo che ci viene rivelato attraverso i sensi e lo spirito dell’uomo.

 

In un lontano passato lo Spirito-Cristo si rivelò a Mosè. Il segreto dell’io umano risuonò a Mosè così come risuona per noi dalle lettere simboliche dell’Albero di Natale, quando udiamo nell’anima i suoni I-A-O, ossia l’Alfa e l’Omega precedute dalla I. Questo è ciò che all’incirca risuonava nell’animo di Mosè quando lo Spirito-Cristo apparve a lui nel roveto ardente. E lo stesso Spirito-Cristo guidò Mosè al luogo dove questi lo avrebbe riconosciuto nella sua più vera entità. Ciò è descritto nell’Antico Testamento, ove è detto che Javhè condusse Mosè al Monte Nebo, di fronte a Gerico, e gli mostrò quanto doveva ancora avvenire prima che quello stesso Spirito potesse incarnarsi in un corpo umano. Lo Spirito disse a Mosè sul Monte Nebo: “Però tu, al quale io mi sono rivelato anzitempo, non puoi trasferirti con ciò che porti nell’anima in quell’evoluzione del tuo popolo che ha innanzitutto da preparare ciò che deve accadere quando i tempi saranno compiuti”.

 

E quando, secoli dopo secoli, l’evoluzione ebbe preparato l’umanità, lo stesso Spirito dal quale Mosè era stato trattenuto si rivelò, diventando carne e assumendo un corpo umano in Gesù di Nazareth. Così l’umanità nel suo insieme è stata guidata dallo stadio di iniziazione contrassegnato dalla parola “Gerico” a quello contrassegnato dalla parola “Giordano”.

Coloro che nei primi secoli cristiani intesero il vero significato del cristianesimo hanno fatto presente che nel Gesù di Nazareth che doveva venir battezzato nel Giordano si immerse lo spirito solare della Terra, il Cristo. Questo era ciò che nei primi secoli cristiani veniva celebrato come un Mistero, come la nascita del Cristo.

 

In effetti, ciò che attraverso l’antroposofia, attraverso la saggezza della quinta epoca di civiltà postatlantica, ci rende maturi di nuovo, risplendette quale ultimo residuo di un’antica chiaroveggenza nell’epoca in cui si compì l’Evento del Golgota; risplendette presso gli Gnostici e illuminò quei singolari teosofi che vissero alla svolta dei tempi fra la vecchia e la nuova era e la cui concezione del Mistero del Cristo differiva dalla nostra nella forma, ma non nel contenuto.

 

Ciò che agli Gnostici fu permesso di insegnare, ebbe modo di trapelare nel mondo, e nonostante non venisse diffusamente compreso quanto era avvenuto nel fatto simbolicamente indicato con il Battesimo nel Giordano, si sentiva, si presagiva che là il Sole-Spirito era nato come Spirito della Terra, che una Potenza cosmica si illuminava in un uomo terrestre. Così, nei primi secoli del cristianesimo, il 6 Gennaio veniva celebrata la Nascita di Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth, l’Epifania del Cristo.

 

Ma la capacità di penetrazione, anche solo presaga, in questo profondo Mistero venne affievolendosi sempre più col passare del tempo. Venne il tempo in cui gli uomini non furono più in grado di comprendere che l’Essere chiamato Cristo era stato in realtà presente in un corpo fisico umano soltanto per tre anni. Sempre più e più dovrà afferrarsi che ciò che è stato una volta compiuto per l’intera evoluzione della Terra durante quei tre anni in un corpo fisico umano, è uno dei più profondi e difficili Misteri da comprendere.

 

A partire dal quarto secolo in avanti, con l’avvicinarsi dell’epoca del materialismo, l’anima umana che si stava preparando era troppo debole per afferrare il profondo Mistero che solo a partire dalla nostra epoca sarà compreso in misura sempre maggiore.

E così, man mano che la forza esteriore della cristianità aumentava, la intima comprensione del Mistero del Cristo si perdeva e la Festa del 6 gennaio cessò di avere un contenuto.

La Nascita del Cristo venne anticipata di tredici giorni e ritenuta coincidente con la nascita di Gesù di Nazareth. Ma con ciò noi ci troviamo di fronte a qualcosa che ci deve sempre colmare di profondo appagamento, di profonda soddisfazione.

La data del 24-25 dicembre è stata stabilita come il giorno della nascita del Cristo perché, come abbiamo visto, una grande verità è stata perduta. E tuttavia, sebbene l’errore sembri determinato dalla perdita di una grande verità, esso è avvenuto in modo così profondamente saggio che noi non possiamo non meravigliarci della inconscia saggezza con cui il giorno di Natale è stato stabilito, benché gli uomini che l’hanno stabilito non ne sospettassero nulla.

 

La divina saggezza operò anche nello stabilire questa data. E come la saggezza divina può essere percepita fuori nella natura, se noi sappiamo come interpretare in modo giusto ciò che vi si rivela ovunque, così possiamo percepire la saggezza divina che agisce nell’inconscio dell’anima umana se poniamo mente a quanto segue.

Nel calendario, il 24 dicembre è il giorno dedicato ad Adamo ed Èva, il giorno seguente è la Festa della Natività del Cristo. Dunque, la perdita di un’antica verità è stata la causa per cui la data della nascita del Cristo sulla Terra è stata retrocessa e stabilita tredici giorni prima, ed è stata identificata con la nascita di Gesù di Nazareth; ma in una maniera meravigliosa la nascita di Gesù di Nazareth è stata collegata con il concetto dell’origine dell’uomo nell’evoluzione terrestre, della sua origine in Adamo ed Èva.

 

E quando indaghiamo tutte le oscure percezioni e i sentimenti di meraviglia connessi con questa festa della Natività di Gesù che vivono nell’anima umana – senza che la coscienza superiore dell’uomo ne sappia nulla -, quando indaghiamo tutti questi sentimenti che si agitano nell’intimo dell’anima, vediamo che essi parlano un linguaggio meraviglioso.

 

Quando fu perduta la comprensione per ciò che in effetti dalle distese cosmiche era fluito all’umanità, e che giustamente si sarebbe dovuto celebrare il 6 gennaio, si cercò di presentare all’umanità (grazie a forze che agiscono nelle profondità dell’anima) come si manifesti lo spirito dell’anima umana quando non è ancora passato del tutto dalla corporeità fisica e si trova al punto di partenza dell’uomo stesso, nel momento in cui prende originariamente possesso di questo corpo fisico umano.

 

Alla sua nascita, quando l’anima risulta ancora incontaminata dagli effetti del contatto con il corpo fisico, all’inizio del divenire fisico terreno, troviamo il bambino, ma non solo il bambino qual è presente in ogni essere umano, bensì il bambino così com’era prima che nell’evoluzione terrestre gli uomini arrivassero alla primissima incarnazione fisica.

Questo è l’essere conosciuto nella Cabala come Adamo Kadmon, l’uomo che discese dalle altezze divino-spirituali con tutto ciò che aveva acquisito durante i periodi di Saturno, Sole e Luna.

 

L’uomo nel suo essere spirituale al primo inizio dell’evoluzione terrestre, nato nel Bambino Gesù: ecco che cosa d’allora in poi venne presentato al genere umano dalla meravigliosa saggezza divina nella festività della nascita di Gesù.

Quando non fu più possibile comprendere ciò che sulla Terra era disceso dalle distese cosmiche, dalle sfere celesti, venne impresso nelle anime umane il ricordo della loro origine, del loro stato prima dell’avvento delle forze luciferiche nell’esistenza terrestre.

 

Quando non fu più compreso ciò che nel suo più alto e vero significato doveva dirsi del Battesimo di Giovanni nel Giordano (“Dalle distese cosmiche e dalle altezze del cielo è discesa nelle anime umane la Divinità che si rivela affinché la pace regni presso gli uomini di buona volontà”), quando fu perduta la comprensione di come tale immagine simbolica dovesse essere presentata agli uomini nella forma di una festa sacra, un’altra certezza venne portata al posto di quella, e cioè che all’inizio dell’evoluzione terrestre, prima che le forze luciferiche intervenissero con la loro azione, l’uomo ebbe anche sulla Terra una natura, una entelechia, nella quale poteva confidare.

 

Il Gesù del Vangelo di Luca, non il Gesù descritto nel Vangelo di Matteo, è il Bambino che i pastori adorarono. Le loro anime udirono: “Ora il Divino si rivela dalle lontananze cosmiche e dall’alto dei cieli, e porta la pace alle anime degli uomini di buona volontà”. E così per i secoli in cui le eccelse realtà non potevano essere comprese, venne istituita quella festività che ogni anno deve di nuovo ricordare all’essere umano: ▸“Anche se non puoi rivolgere lo sguardo alle altezze celesti e là riconoscervi il grande Spirito Solare, dal tempo del tuo inizio terrestre porti in te, nella tua anima di bambino, finché resta incontaminata dagli effetti dell’incarnazione fisica, le forze che possono darti il saldo convincimento del fatto che tu puoi riportare la vittoria sulla bassa natura da cui sei gravato a seguito della tentazione di Lucifero”.

 

Quindi la Festa della Natività di Gesù viene avvicinata al ricordo di Adamo ed Èva, indicando con ciò che nel luogo visitato dai pastori era nata un’anima umana così com’essa era una volta, prima che l’uomo avesse percorso la prima incarnazione terrena.

 

• Invece della nascita del Dio, che non veniva più compresa,

in questa festività si pose la nascita dell’essere umano.

 

E in effetti son due le sorgenti da cui scaturisce ciò che può recare pace, armonia e vigore

quando le forze dell’uomo minacciano di declinare e le sue sofferenze sembrano diventare insopportabili.

 

• La prima sorgente è quella che possiamo ritrovare quando guardiamo fuori, nello spazio cosmico intessuto della vita, del movimento e del calore di ciò che chiamiamo lo Spirito Divino. E se noi possiamo mantenerci saldi nel convincimento che questo Potere spirituale divino che permea tutto l’universo può intessersi con il nostro essere e provvedere altresì che le nostre forze non si affievoliscano, se possiamo accogliere tale pensiero nel cuore, accogliamo con ciò il pensiero pasquale, grazie al quale suggiamo per così dire fiducia cosmica dalle lontananze cosmiche.

• E la seconda sorgente è quella che può scaturire da un oscuro presentimento: l’uomo, prima che diventasse preda delle forze luciferiche all’inizio della sua evoluzione terrestre, quale essere animico-spirituale era ancora effuso nello stesso Spirito che ora attende dalle lontananze cosmiche nel pensiero pasquale.

 

L’uomo, andando alla sorgente che da lui può essere contemplata all’origine del proprio essere, prima dell’influenza luciferica, può dirsi:

▸ “Qualunque cosa possa succederti, qualunque cosa possa tormentarti, qualunque cosa possa trascinarti via dalle sfere luminose dello Spirito, un tempo in te ci fu l’origine divina, ed essa deve in te sussistere pur se così profondamente nascosta nella tua anima. Se riconoscerai questa più interiore forza della tua anima, potrai aver fede che la conquista delle altezze rientri nelle tue possibilità. Se tu, come per magia, puoi porti davanti all’anima tutto ciò che dell’infanzia è ancora innocente e libero dalle tentazioni della vita, tenendo lontano tutto quel che è accaduto alle anime umane nelle molte incarnazioni, ottieni un’immagine dell’anima umana quale era all’inizio dell’esistenza terrena, prima che iniziassero le incarnazioni terrene”.

 

Ma una sola anima è rimasta in tale condizione, e precisamente l’anima del Bambino Gesù descritto nel Vangelo di Luca. Quest’anima era stata trattenuta nella vita spirituale quando le altre anime umane avevano cominciato a passare attraverso le loro incarnazioni sulla Terra. Quest’anima, all’inizio della vita terrena, fu trattenuta e conservata nei più sacri Misteri attraverso le epoche atlantica e postatlantica, fino al tempo degli avvenimenti di Palestina. Allora essa venne inviata entro il corpo predestinato a far nascere uno dei due bambini Gesù: il Bambino descritto nel Vangelo di Luca.

 

Fu così che la Festa della Natività del Cristo divenne la Festa della Nascita di Gesù.

Se noi comprendiamo rettamente questa Festa, possiamo dire:

ciò che noi crediamo nascere simbolicamente ogni Notte di Natale

è l’anima umana nella sua natura originaria,

è lo Spirito umano infantile quale era all’inizio dell’evoluzione terrestre.

 

E se noi lo consideriamo così come era all’inizio del divenire della Terra, ci rammentiamo del fatto che nel tempo di Natale esso è disceso come una rivelazione dalle altezze celesti. E quando il nostro cuore comincia ad essere consapevole di questa realtà, nell’anima ci scaturisce il sentimento di quella pace rassicurante che può portare ai più elevati traguardi, se la nostra è una buona volontà. Possente è in verità il suono che può parlare a noi nella Notte di Natale, se siamo in grado di comprenderlo.

 

• Ma perché la celebrazione della nascita del Cristo fu anticipata di tredici giorni e diventò la celebrazione della nascita di Gesù?

Per comprendere questo dobbiamo penetrare in profondi misteri dell’anima umana. Poiché lo vede con i suoi occhi, l’uomo è certo del fatto che quanto della natura esteriore i raggi del Sole richiamano magicamente dalle profondità della Terra, schiudendolo in bellezza durante la primavera e l’estate, si ritrae in quelle stesse profondità quando la sfera esteriore del Sole terrestre è del tutto oscura; così com’è certo che quanto si sprigionerà nuovamente l’anno seguente stia per essere preparato nei semi all’interno dei recessi della Terra.

 

Poiché lo vede, l’uomo è certo del fatto che il seme di una pianta passa attraverso un ciclo annuale, e cioè che esso deve discendere nelle profondità della Terra per poter germogliare ancora sotto l’influsso del calore e della luce del Sole a primavera. Ma, a tutta prima, l’uomo non è consapevole che anche per l’anima umana possa esservi – anzi sia sempre presente – un ciclo simile. E ciò non gli si rivela fin tanto che egli non sia iniziato ai grandi misteri dell’esistenza.

 

• Come le forze contenute nel seme di ogni pianta sono collegate con le forze fisiche della Terra,

• così è per le forze spirituali della Terra collegate alla nostra anima interiore.

 

• E proprio come il seme della pianta si immerge nelle profondità della Terra

nell’epoca che conosciamo come il periodo di Natale,

• così fa l’anima dell’uomo che penetra, in quel tempo, nel profondo dominio dello spirito,

attingendo forza da questa profondità, così come il seme della pianta fa per il suo sbocciare in primavera.

 

Ciò che l’anima sperimenta in queste profondità spirituali della Terra è nascosto alla coscienza ordinaria.

Ma per colui i cui occhi spirituali vengono aperti,

i tredici giorni e le tredici notti fra il 24 dicembre ed il 6 gennaio

sono un periodo di profonde esperienze spirituali.

 

Parallelamente all’esperienza del seme della pianta nelle profondità naturali della Terra,

si ha veramente un’esperienza spirituale nelle profondità spirituali della Terra.

Il veggente cui ciò sia possibile (o in virtù di qualche facoltà chiaroveggenti ereditata,

o come risultato di esercizi spirituali) può sentire come se egli stesso penetrasse in queste profondità spirituali.

 

Durante questo periodo di tredici giorni e tredici notti, il chiaroveggente può scorgere

quello che deve accadere all’uomo per il fatto di essere passato attraverso quelle incarnazioni terrene

che si sono svolte sotto l’influsso delle forze luciferiche dal principio dell’evoluzione della Terra fino alla nostra epoca.

 

Le sofferenze del kamaloca che l’uomo deve sopportare nel mondo spirituale per il fatto che Lucifero si è posto al suo fianco sin da quando egli cominciò ad incarnarsi sulla Terra, si vedono in modo chiaro nelle grandi, possenti immaginazioni che possono presentarsi all’anima durante i tredici giorni e le tredici notti fra la celebrazione del Natale e quella del 6 gennaio, l’Epifania.

 

Quando il seme della pianta sta trascorrendo il suo più importante periodo nelle profondità sotterranee, è il tempo in cui l’anima umana attraversa le sue più profonde esperienze. L’anima contempla tutto ciò che l’uomo deve sperimentare nei mondi spirituali a causa del fatto che, sotto l’influsso luciferico, egli si è allontanato dalle Potenze creatrici del mondo. Questa contemplazione avviene nel modo migliore per l’anima durante questi giorni, e la prepara al tempo stesso a quell’immaginazione, che noi possiamo chiamare immaginazione del Cristo, ove scorgiamo che Cristo, vincitore su Lucifero, diviene giudice delle azioni umane compiute nelle incarnazioni sottoposte all’influsso di Lucifero.

 

L’anima umana, l’anima del chiaroveggente, vive nel periodo fra la celebrazione della nascita di Gesù e quella dell’Epifania in modo tale che il mistero del Cristo le è rivelato.

Durante questi tredici sacri giorni e notti l’anima può quindi riconoscere nel modo più profondo ciò che il Battesimo di Giovanni nel Giordano sta a significare.

 

Ed è singolare come durante i secoli del cristianesimo, ovunque la possibilità della visione spirituale si sviluppava nel giusto senso, fosse a conoscenza dei veggenti anche questa relazione particolare per cui lo sguardo spirituale si approfondisce durante le tredici notti, e cioè nel periodo del solstizio d’inverno.

Molte anime chiaroveggenti – iniziati ai misteri dell’età moderna o dotati ancora di chiaroveggenza ereditaria – ci insegnarono che nel punto più oscuro del solstizio d’inverno l’anima può avere la visione di tutto ciò che l’uomo deve soffrire a causa del suo allontanamento dallo Spirito-Cristo, e quale rimedio e catarsi è stato possibile attraverso il Mistero posto in essere nel Battesimo di Giovanni nel Giordano, e conseguentemente attraverso il Mistero del Golgota, e come la visione durante le tredici notti sia coronata il 6 gennaio dall’immaginazione del Cristo.

 

Cosi è corretto ricordare il 6 gennaio come il giorno della nascita del Cristo, e queste tredici notti come il periodo durante il quale il potere di veggenza dell’anima umana percepisce tutto ciò che l’uomo deve attraversare nelle incarnazioni da Adamo ed Èva fino al Mistero del Golgota.

 

Durante la mia visita a Cristiania l’anno scorso, è stato molto interessante per me trovare sintetizzato in una magnifica saga, conosciuta come “La leggenda del sogno”, il pensiero che con differenti parole è stato espresso in moltissime conferenze intorno al Mistero del Cristo.

Strano a dirsi, essa è venuta alla luce ed è divenuta nota in Norvegia durante gli ultimi dieci o quindici anni, benché la sua origine sia, naturalmente, molto antica.

 

Essa è la leggenda che in modo meravigliosamente bello ci racconta di come Olaf Àsteson venga iniziato – mediante forze naturali – allorché egli cade addormentato la sera di Natale, dorme durante i tredici giorni e le tredici notti fino al 6 gennaio e vive tutte le vicissitudini che l’essere umano deve sperimentare attraverso le incarnazioni dall’inizio del mondo fino al Mistero del Golgota.

Racconta di come, avvicinandosi al 6 di gennaio, Olaf Àsteson abbia la visione dell’intervento nell’umanità dello Spirito-Cristo, di cui lo Spirito-Michele è il precursore.

 

Spero che in qualche altra occasione avremo modo di presentare questo poema, affinché possiate riconoscere che la consapevolezza della visione durante i tredici giorni e le tredici notti sopravvive ai giorni nostri, e anzi risulta revivificata.

 

Citeremo qui solo pochi, caratteristici versi. Il poema comincia così:

 

Ascolta il canto mio!

Ti voglio cantare

di un giovanetto lesto:

egli era Olaf Àsteson,

che un tempo dormì così a lungo.

Di lui ti voglio cantare.

S’addormentò la vigilia di Natale.

Un forte sonno subito l’avvolse,

e non si poteva svegliare,

prima che al tredicesimo giorno

la gente andasse in chiesa.

egli era Olaf Àsteson,

che un tempo dormì così a lungo.

Di lui ti voglio cantare.

 

E così il poema prosegue e racconta di come, in questo sogno durante i tredici giorni e le tredici notti, Olaf Àsteson venga condotto attraverso tutto ciò che l’uomo deve esperire a causa della tentazione luciferica. Una descrizione ci è data del viaggio di Olaf Àsteson attraverso le sfere in cui gli esseri umani vivono le esperienze così spesso descritte in relazione al kamaloca, e di come lo Spirito-Cristo, preceduto da Michele, si inserisca in questa visione del kamaloca.

 

Così, con la venuta del Cristo in ispirito, diverrà sempre più possibile per gli uomini riconoscere come le forze spirituali intessono e agiscono, e come le Feste non siano state istituite da un arbitrario capriccio, ma dalla saggezza cosmica che opera nella storia quasi sempre senza che gli uomini ne siano coscienti. Questa saggezza cosmica ha posto la celebrazione della nascita di Gesù all’inizio dei tredici giorni.

 

Se da un lato la celebrazione della Pasqua

può sempre ricordarci che la contemplazione delle distese spaziali e cosmiche

ci aiuterà a trovare in noi stessi la forza di vincere tutto ciò che è basso,

l’immagine del Natale ci dice che noi, se comprendiamo il simbolo dell’origine dell’uomo,

di questa origine divina dell’uomo,

comprendiamo anche il simbolo che ci si fa incontro a Natale nella figura del Bambino Gesù.

 

Questa origine dell’uomo ci ripete di continuo:

▸ “Uomo, puoi trovare in te le potenti forze che ti doneranno

ciò che, nel vero senso della parola, si può chiamare la pace dell’anima”.

 

La vera pace dell’anima è presente soltanto quando essa ha un sicuro fondamento,

vale a dire quando è una forza che ci rende capaci di sapere sempre che in noi vive qualcosa

che, se ne abbiamo giustamente cura, può e deve guidarci alle altezze divine, alle forze Divine.

 

Le luci dell’albero

sono simboli della luce che brilla e riluce nelle nostre anime

quando noi comprendiamo quel che ci annuncia simbolicamente, nella notte di Natale,

il Bambino Gesù nella sua innocenza:

è l’intimo essere dell’anima umana stessa, forte, innocente, piena di pace,

che ci guida lungo il sentiero della nostra vita fino alle più alte mete dell’esistenza.

 

Possano queste luci dell’Albero di Natale dirci:

▸ “Anima umana, quando sei debole,

quando credi di non poter trovare le mete della tua esistenza, pensa all’origine divina dell’uomo

e sii consapevole che queste forze sono dentro di te e che sono anche le forze del massimo amore.

Nel loro massimo sviluppo, scorgerai in te le forze che danno fiducia e certezza a tutto il tuo agire,

per tutta la tua vita, ora e nel più lontano futuro”.

 

 


 

Note:

1 – Il Cronografo Romano (354), che è a un tempo un calendario civile e religioso, indica, in quanto calendario civile, il 25 dicembre come N(atale) invicti (“[giorno] natale del non vinto”), e, riportando l’elenco dei vescovi di Roma, dei quali precisa la data di morte, vi pone in testa, al 25 dicembre (VIII kalendas Ianuarii), la “nascita di Cristo a Betlemme di Giudea” (natus Christus in Betleem Judeae).