L’elaborazione del karma in unione con le entità superiori.

O.O. 236 – Nessi karmici Vol. II – 29.05.1924


 

Sommario: L’azione delle gerarchie sul sistema planetario. Conoscenza immaginativa e ispirata nella vita dopo la morte. Le sette regioni planetarie. L’elaborazione del karma in unione con le entità superiori. Voltaire, Eliphas Levi, Victor Hugo.

 

La volta scorsa mostrai come nel corso della propria vita l’essere umano sia in relazione con le diverse gerarchie del mondo superiore, ed ora vorrei far osservare come le cose dette conducano a capire sempre meglio l’azione del karma nella vita umana e nell’evoluzione dell’umanità, come preparino alla vera comprensione del karma.

Feci osservare come dalla nascita fino ai 21 anni circa la terza gerarchia abbia un nesso particolare con l’uomo; come con la pubertà subentri la seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes; come questi ordini gerarchici continuino ad agire dalla pubertà dapprima fin ai 21 anni nel primo periodo, fino ai 28 nel secondo periodo, fino ai 35 nel terzo periodo; come già a 28 anni subentri un intimo nesso con la prima gerarchia: Serafini, Cherubini e Troni che agiscono nel loro primo periodo fino ai 35 anni, quando operano insieme con la seconda gerarchia, poi nel secondo periodo fino ai 42 anni, e nel terzo fino ai 49 anni.

 

 

Ciò che dalle gerarchie spirituali agisce direttamente sul corso della vita si interseca per così dire con ciò che vi si manifesta quale riflesso delle entità spirituali del sistema planetario.

Sappiamo che ogni pianeta, che vediamo nel suo aspetto fisico esterno, è solo in realtà il segno che indica l’esistenza di una colonia di esseri spirituali là dove esso, o un astro in genere, ci appare.

Leviamo lo sguardo verso una stella, ma quello che in essa vediamo rilucere e splendere è il segno esteriore che là lo sguardo della nostra anima incontra cosmiche entità spirituali.

Sappiamo che durante la vita nel nostro corpo fisico portiamo un corpo eterico. Quando l’uomo ascende alla conoscenza immaginativo-soprasensibile, egli percepisce tutto quanto gli arriva attraverso il suo corpo eterico. Ho detto spesso che allora l’uomo osserva a ritroso il quadro della propria vita terrena dalla nascita; tutti gli eventi e le forze da lui sperimentati che agirono sulla sua crescita, sulla sua organizzazione fisica, animica e spirituale si presentano allora davanti alla sua anima in un poderoso panorama, in una possente immagine, come se il tempo fosse divenuto spazio.

Quando viene iniziato alla conoscenza immaginativa, l’uomo impara ad abbracciare con lo sguardo la propria vita.

 

Allorché poi ascende alla conoscenza ispirata, egli può ancora volgersi ai reali ricordi della vita terrena trasformati in quadro mnemonico, ma siccome nella conoscenza ispirata l’elemento immaginativo viene represso, perché i fatti della vita terrena non si percepiscono più nell’aspetto assunto attraverso il corpo eterico, appare allora qualcosa di superiore.

Se dunque in questa corrente accenno schematicamente a tale osservazione retrospettiva della vita fino al momento della nascita, e invece dello sguardo animico tratteggio lo sguardo fisico (v. disegno seguente), tutto ciò nella conoscenza ispirata si cancella e appaiono altre figure.

Per primo si presenta una specie di rivelazione entro la corrente stessa (violetto nel disegno seguente) e dopo aver imparato a orientarci nell’ispirazione, riconosciamo che cosa essa sia.

 

Mi si comprenda dunque bene.

Si osserva un quadro mnemonico che comprende il corso della vita umana,

e in esso ve ne è per così dire una parte;

secondo l’iniziazione ispirativa essa si mostra tale che il quadro relativo ai primi sette anni si cancella e al suo posto appaiono ora tutte le azioni che si hanno perché gli esseri lunari dei quali ho parlato sono connessi con l’uomo dopo la sua morte.

 

Quanto per esempio io dissi delle esperienze attraversate dopo la morte dalla persona che nei miei misteri drammatici servì di modello per la figura di Strader, fu ottenuto guardando anzitutto il quadro mnemonico della sua vita e poi, mediante la conoscenza ispirata, cancellandolo. Dopo cancellata la parte che va dalla nascita fino ai sette anni si presentano gli effetti dei quali ho parlato e che palesano la cooperazione di esseri lunari ed essere umano dopo la morte (violetto nel disegno).

Ogni iniziato può sperimentare con facilità le esperienze che si possono fare rendendo trasparente il corso della vita umana dalla nascita al settimo anno, facendo cioè apparire le entità lunari, le azioni delle entità lunari, quanto così viene reso percepibile.

L’iniziazione si può infatti conseguire ad ogni età, fuorché nell’infanzia!

Bambini al di sotto dei sette anni di solito non vengono iniziati; per penetrare in quello che ora descrivo, bisogna aver superato l’età corrispondente, e in effetti chi consegue l’iniziazione ha più di sette anni. È quindi relativamente facile comprendere quello che si può osservare attraverso il corso della vita fino al settimo anno, cioè quello che l’essere umano può sperimentare nell’esistenza tra morte e rinascita durante il cammino a ritroso che si svolge per circa un terzo della durata della vita.

 

Per secondo, al gradino dell’iniziazione ispirativa si rende visibile e si percepisce la parte del cammino a ritroso che va dai sette ai quattordici anni, cioè fino alla pubertà. Appare allora tutto quanto l’essere umano sperimenta dopo la morte nella sua ascesa dalla sfera lunare a quella di Mercurio (bianco nel disegno).

L’essere umano ascende alla regione di Mercurio dopo aver attraversato la regione lunare. Ma per poter stabilire una relazione con coloro che si trovano nella regione di Mercurio occorre cancellare dal quadro mnemonico il periodo che va dalla seconda dentizione alla pubertà.

Quando poi, attraverso la conoscenza ispirata, si arriva a cancellare il periodo successivo e si presenta quanto appare cancellando questo periodo, si palesano le esperienze e le vicende che, dopo la morte, l’uomo attraversa nella regione di Venere (arancione).

 

Guardando a ritroso con l’iniziazione ispirativa ai primi tre periodi della vita,

si vede quello che nel macrocosmo spirituale attraversa il morto stesso, il cosiddetto morto.

 

Da quanto dico si può notare quanto infinitamente profonda fosse l’antica scienza nelle sue denominazioni. Col nome stesso di Venere viene infatti di solito sentito l’elemento del l’amore; guardare a Venere corrisponde al periodo della vita umana in cui subentra la pubertà.

 

 

Segue poi un ciclo che va dal 21° al 42° anno (giallo nel disegno). Con la forza ispirata dell’iniziazione si viene, o per lo meno si può venir a conoscere quello che il morto attraversa durante il più lungo periodo della sua esistenza fra morte e rinascita, quello che egli sperimenta dopo essere entrato in relazione con le entità solari. Durante tale periodo diviene visibile l’esistenza solare fra morte e rinascita.

Il Sole è un corpo celeste tanto possente, racchiude tante forze ed entità spirituali che, affinché l’uomo arrivi ad abbracciare tutto quanto emana dalle entità spirituali del Sole può agire su di lui fra morte e rinascita, è necessario un periodo tre volte maggiore dei precedenti, è necessario cancellare l’intero periodo che va dai 21 ai 42 anni. Si può così comprendere che solo dopo aver superato il 42° anno l’iniziato può guardare indietro a tutta la connessione dell’essere umano con gli esseri solari nel tempo fra morte e rinascita. Prima essa non è percepibile.

 

Anche per la percezione spirituale ha grande importanza l’avanzare in età; perché certe cose diventino visibili non basta infatti aver raggiunto un dato grado di iniziazione, bisogna anche aver raggiunto una certa maturità.

Nella vita umana vi è poi l’ulteriore periodo che va dai 42 ai 49 anni (rosso nel disegno), e ci avviciniamo così a ciò cui miravo nella conferenza precedente. A 49 anni cessa infatti la possibilità di un nesso diretto con le gerarchie, come già dissi nelle precedenti considerazioni.

Vedremo più avanti quale sia la condizione di chi ha superato i 49 anni. Se lasciamo agire anche oggi sulle nostre anime ciò che rinvia alla precedente suddivisione, e per farlo si deve avere naturalmente 50 anni o più, se quindi guardiamo indietro al periodo fra i 42 e i 49 anni, percepiamo tutto quanto l’essere umano sperimenta dopo la morte ad opera degli esseri che dimorano su Marte.

 

A questo punto comincia la regione ove dal mondo spirituale

si provvede attraverso il karma a rendere individuale l’essere umano sulla Terra.

 

Abbiamo visto come il karma si prepari nell’esistenza che segue direttamente quella terrena dopo la morte e che dura circa un terzo del tempo fra nascita e morte. Quella preparazione si compie a poco a poco, e ho anche accennato a come il karma venga gradualmente elaborato in unione con esseri superiori.

 

Vi sono esseri umani che elaborano il loro karma soprattutto nella regione di Mercurio,

altri nella regione di Venere, altri in quella del Sole,

ma ve ne sono anche che lo elaborano nella regione di Marte.

 

Le persone che per le loro vite precedenti recano nel mondo spirituale elementi tali da dover essere soprattutto elaborati nella regione di Marte, palesano poi i frutti di quell’elaborazione nella loro successiva vita terrena. A tale riguardo, mi sia concesso dare un esempio.

Nel tempo in cui il maomettanesimo aveva già esercitato un influsso, aveva già irradiato la sua forma di civiltà sull’Asia, l’Africa settentrionale e la stessa Spagna, viveva un uomo che aveva attraversato la sua evoluzione spirituale in una scuola dell’Africa settentrionale che era già in decadenza e che era simile a quella frequentata tempo prima da Sant’Agostino.

Quell’uomo, seguendo lo stesso indirizzo della scuola frequentata da Sant’Agostino, studiava nell’Africa del Nord.

 

Dobbiamo però tener presente che a quel tempo « studiare » era una cosa diversa da oggi. Oggi non si sentirebbe più molto parlare di uno studio anteriore di tanti secoli a quello della personalità di cui voglio trattare, quanto fu quello di Sant’Agostino. Ma a quel tempo, specie nell’Africa settentrionale, si potevano ancora fare studi misteriosofici, anche se in sedi di misteri ormai in decadenza. La persona di cui parlo aveva seguito tali studi, aveva appreso tutto quello che per loro tramite era possibile apprendere sull’indipendenza dell’anima umana, sulle regioni che essa viene a conoscere quando percepisce fuori della corporeità e così via.

 

Quella persona mosse poi con le schiere maomettane verso la Spagna, dove accolse molto della sapienza maomettano-asiatica che in Spagna già si era trasformata, accolse soprattutto molto di ciò che era stato ovunque diffuso dagli ebrei, non la scienza cabalistica più tardi largamente coltivata nel medioevo, ma una sua più antica forma. Così, nei primi tempi seguiti alle spedizioni maomettane, quella persona penetrò profondamente nella vita spirituale maomettana, ma vi penetrò in una maniera particolare: calcolando e valutando sul modello della cabala.

 

Essa rivisse poi tutto quanto aveva per tal modo appreso in una successiva incarnazione femminile durante la quale quel sapere si approfondì interiormente, venne accolto più dal cuore che dalla testa.

Poi, nel secolo diciottesimo, quell’individualità s’incarnò in una personalità francese di fama universale, in Voltaire. La vediamo ricomparire in Voltaire.

 

Se guardiamo a quello che, sulla base delle sue precedenti incarnazioni terrene, egli aveva attraversato nella vita fra morte e rinascita prima di reincarnarsi in Voltaire, troviamo che, soprattutto il sapere da lui conquistato mediante gli studi coltivati nell’Africa settentrionale e la loro compenetrazione cabalistica, soprattutto quel sapere era stato ulteriormente elaborato nella regione di Marte durante la seconda metà della vita fra morte e rinascita. Quell’individualità ricompare nel secolo diciottesimo in Voltaire con la rielaborazione, con la metamorfosi che possono venire dalla regione di Marte.

È questo un esempio di un’evoluzione karmica elaborata fra morte e rinascita specialmente nella regione di Marte.

 

Marte rende aggressivo tutto ciò che forma, sia nel campo delle qualità fisiche, sia in quello delle qualità animiche o spirituali. Non solo lo rende aggressivo, ma anche bellicoso. L’essere bellicoso non consiste solo nell’avanzare, ma anche nel retrocedere, altrimenti non vi sarebbero guerre. Credo che questo sia stato reso abbastanza evidente durante la guerra mondiale.

Osserviamo tutta la vita di Voltaire: è una vita che sviluppò capacità animiche, ma ad ogni passo una vita di assalti, di aggressioni e al contempo di cedimenti, di ritirate. Talvolta uno spingersi avanti quasi temerario, talvolta un retrocedere prossimo a viltà.

È assai meglio studiare queste cose attraverso esempi plasmati dalla vita stessa che non attraverso teorie, e perciò presento questi esempi.

 

Quando poi l’uomo, ancora più avanzato in età di quanto sino ad ora considerato, osserva con i mezzi dell’iniziazione ispirativa la propria vita dal 49° al 56° anno, egli perviene a conoscere l’azione che nella vita fra morte e rinascita gli esseri di Giove (verde) possono svolgere sugli uomini.

Quando si arrivano a conoscere gli esseri di Giove, se ne riceve un’impressione singolare. In un primo momento (bisogna naturalmente aver superato i 56 anni per ricevere quell’impressione) si resta stupefatti nel vedere che esistano tali esseri. Stupefatti, intendo, quali uomini della Terra, non quali esseri umani fra morte e rinascita, poiché allora si è collegati con loro. Sono esseri che non hanno bisogno d’imparare nulla perché nel momento stesso in cui si formano (non posso dire in cui « nascono », e ne vedremo la ragione) sono già sommamente saggi.

 

Quegli esseri non sono mai stolti, mai privi di saggezza. Essi vengono formati come anche gli uomini sulla Terra lo vorrebbero: a chi non apprezza il vantaggio dell’apprendimento piacerebbe forse nascere sapendo già tutto! Di quegli esseri di Giove non si può neppure dire che « nascono »; piuttosto essi sorgono da tutto l’organismo di Giove. Come le nuvole si formano dall’atmosfera, così quegli esseri sorgono dall’insieme di Giove, si formano così che una volta sorti si possono subito considerare come saggezza incarnata. In quella regione essi non muoiono, ma si trasformano: Giove è infatti saggezza che tesse.

 

Immaginiamo ad esempio di guardare dall’alto di un monte e di vedere il tessente giuoco delle nuvole, avendone l’impressione che non si tratti del tramare di nuvole acquee, ma di saggezza che tesse, che tesse immagini di pensiero, immagini che sono però esseri. Così si può avere un’idea di Giove.

 

Ora vorrei mostrare con un altro esempio come il karma possa in special modo venir elaborato nella regione di Giove.

Negli ultimi tempi della civiltà messicana, quando il culto dei misteri del Messico già era in decadenza e aveva assunto caratteri di magia e di superstizione, viveva una persona avida di sapere e che studiava proprio tutto con molto impegno.

Giunsi a lei per aver conosciuto alcuni anni fa un uomo singolare che ancora oggi in maniera primitiva continua a studiare le superstizioni, il decadente pensiero dei misteri messicani. Tutto ciò non ha più alcuna importanza perché chi ai nostri giorni vi si dedica, studia semplicemente le superstizioni; tutto è ormai in decadenza.

Ma quella persona nel passato vi si dedicava con massimo zelo già prima della scoperta, della cosiddetta scoperta dell’America, quando la civiltà messicana era ancora in fiore, sebbene fosse già in decadenza quale civiltà dei misteri. Oggi, di Taotl, di Quetsalcoatl, di Tetzcatlipoca e di altre entità dei misteri messicani si conoscono solo i nomi e poche immagini. Ma quella persona sapeva realmente ancora che Taotl è un essere che, come una specie di spirito universale, tesse in ogni nuvola, s’infrange in ogni acqua, splende nell’arcobaleno, vive nel lampo e nel tuono, e in determinate condizioni, attraverso cerimonie di culto, può anche scendere in acqua consacrata. Quella persona sapeva inoltre come Quetsalcoatl fosse una specie di divinità capace di afferrare in maniera vivente l’essere umano nella sua circolazione del sangue e nella sua attività del respiro. Essa aveva dunque accolto tali cognizioni viventi dalla civiltà messicana.

 

Più tardi rinacque senza aver attraversato un’intermedia incarnazione femminile. Nel Messico era vissuta in un’incarnazione maschile e tornò a incarnarsi come uomo. Ma nella vita fra morte e rinascita percorse il mondo spirituale così che nella sua evoluzione karmica (condizionata da precedenti incarnazioni in cui essa era vissuta fuori dal Messico) portò attraverso la sfera di Giove soprattutto i contenuti di superstizione vissuti in Messico, ma tuttavia ancora pregni di linfa di civiltà più remote. Tutto ciò ch’essa aveva per tal modo sperimentato attraversò la regione di Giove e vi prese forma di saggezza, ma di una saggezza in sostanza automatica rispetto a quella che l’uomo deve conquistarsi mediante la propria individualità. Quando nel corso dell’elaborazione karmica fra morte e rinascita la saggezza che vive e trama su Giove si effonde sopra le cose sperimentate dall’essere umano in vite terrene precedenti, risplende da tutto ciò saggezza anche sulla Terra. Tale saggezza dipenderà da quanto era stato sperimentato nell’esistenza terrena.

 

L’individualità della quale parlo è quella rinata in tempi moderni in Eliphas Levi. Eliphas Levi visse dunque la sua precedente incarnazione nell’ambito della civiltà messicana e penetrò poi nella regione della saggezza di Giove; qui la cultura decadente da lui assorbita nel Messico venne per così dire rielaborata, e se oggi leggiamo i suoi libri troveremo elementi di molta saggezza come effusi sopra un contenuto estremamente primitivo. Chi è in grado di approfondire tali cose dirà: è sì Giove, ma un Giove scadente.

 

Se poi (posso parlare anche di queste cose) si è in grado di abbracciare il corso della vita dai 56 ai 63 anni, si vedono gli effetti che risultano dall’azione esercitata sull’essere umano fra morte e rinascita da Saturno, dagli esseri di Saturno (azzurro nel disegno). Si presenta allora un quadro ancora più sorprendente, un’immagine sconcertante e che in realtà suscita dolore.

Gli esseri collegati con Saturno sono per loro natura tali da non curarsi di quello che fanno nel momento in cui lo fanno, lo eseguono per così dire in maniera del tutto incosciente, mossi dalla potenza di divinità molto superiori nel cui grembo essi si sono trasferiti in età matura. Ma non appena hanno eseguito qualcosa, essa diviene loro presente come un ricordo che agisce molto forte.

Trasferiamoci col pensiero in una simile condizione. Qualsiasi cosa facciamo (non voglio ora elencare le singole professioni) non ce ne rendiamo conto nel farla, ma non appena l’azione è stata compiuta, essa sta davanti a noi come un ricordo vivente, come un’immagine vivissima. Pensiamo per esempio a un cantante: egli canta, ma non ne sa nulla, viene solo impiegato dagli dèi perché canti. Immaginiamo un numeroso uditorio in ascolto. Mentre canta, il cantante non ne sa nulla, tutti gli ascoltatori non sanno nulla né di se stessi né di quello che sperimentano. Nel momento però in cui il concerto è finito, l’intera vicenda diviene presente, non scompare più, rimane, e forma il contenuto della vita. Si è allora quello che si è vissuto. Su Saturno l’uomo è solo passato.

 

È come se sulla Terra camminassimo: andiamo, non ci accorgiamo di niente, ma quando siamo avanzati di un passo, dietro di noi è come se ci fosse un omino di neve fatto del passo precedente. Camminando continuiamo a non accorgerci di niente, e dietro di noi compare un altro omino. Sempre così, quelle figure sorgono dietro di noi e a tutti quegli omini diamo il nome di « io ». Immaginiamo una tale condizione trasportata nel dominio spirituale e avremo gli esseri di Saturno! Con queste entità che col proprio essere vivono del tutto nel passato, l’essere umano è collegato nel tempo fra morte e rinascita, e a tale periodo, nell’elaborazione del loro karma, alcuni sono collegati in modo particolare con tali esseri di Saturno.

Il destino di tali esseri si può unicamente spiegare guardando indietro al periodo che va dai 56 ai 63 anni della vita. Vorrei anche qui dare un esempio perché si veda come ciò che si manifesta karmicamente in una vita rimandi a quello che nel dominio soprasensibile ebbe luogo fra morte e rinascita.

 

Una volta, non è trascorso gran tempo, parlai dei mirabili misteri d’Irlanda, mirabili ma di difficile accesso perché, come allora dissi, essi respingono chi li avvicina. Dissi allora quanto grandioso fosse il contenuto dei misteri d’Irlanda. Descrissi come dopo aver conosciuto tutti i dubbi e tutte le incertezze della vita, l’iniziando venisse condotto davanti a due statue. La prima era di materiale elastico e l’iniziando doveva continuamente toccare la statua, tastarla; questo fare come dei buchi nella statua generava un’impressione terribile, spaventosa nell’iniziando: era come se avesse sempre di nuovo dovuto tagliare, non dico nel corpo di un cadavere, ma nella carne viva, cosa tremenda per una persona d’animo sensibile! Così per la prima statua.

La seconda conservava il segno di tutto quanto veniva impresso nella sua sostanza e, solo nell’intervallo fra due presentazioni all’iniziando, quel segno veniva rimesso a posto.

Parlo ora delle grandiose esperienze attraversate dagli iniziandi dei misteri di Ibernia o d’Irlanda, sia rispetto al microcosmo, all’uomo stesso, sia rispetto al macrocosmo, all’universo. Erano impressioni grandi, potenti, d’indicibile grandezza.

Una delle personalità che vi parteciparono con particolare intima assiduità e che si innalzò fino a un alto grado nell’iniziazione dei misteri d’Ibernia, in conseguenza di precedenti esistenze che avevano creato le condizioni per cui la sua vita terrena nell’ambito dei misteri d’Irlanda dovesse svolgersi come appunto si svolse, dovette poi soggiornare principalmente nella regione di Saturno. Erano davvero impressioni grandiose quelle che si ricevevano in quei misteri, e dissi allora che nei misteri d’Irlanda si aveva la visione spirituale del mistero del Golgota, indipendentemente da ogni relazione fisico-spaziale con tale mistero. La persona che vi partecipò con grande forza di sentimento rinacque poi nell’ambito della nostra civiltà.

 

Pensiamo ora a quello che accadde mentre il suo ultimo karma si preparava nella regione di Saturno. Tutto per lui si traspose nella luce del passato. Egli vide le esperienze attraversate nei misteri d’Ibernia nella luce che a lui rifulgeva e che gli esseri di Saturno gettavano su tutto quanto apparteneva al lontano passato, risvegliando grandiose immagini dei tempi anteriori a quelli terreni, immagini della regione lunare e di quella solare.

Quando egli rinacque, quello che aveva l’intonazione, il colorito del passato, dei tempi anteriori all’incarnazione terrena, si trasformò nel suo animo in immagini poderose, irradianti luce sul futuro, in immagini visionarie, idealistiche che si presentarono poi in veste sommamente romantica.

L’individualità di cui parlo e che era stata iniziata nei misteri d’Ibernia in senso lato rinacque ai nostri giorni in Victor Hugo. Nel carattere romantico, in tutta la sua configurazione, la vita di Victor Hugo mostra come il suo karma sia stato elaborato nella regione di Saturno.

 

Gli esempi che presento sono un modesto contributo alla conoscenza di come il karma sorga, di come esso si formi. Come dissi, il miglior modo di conoscere il karma consiste nel conoscerlo attraverso esempi. Vedere come si sia preparato il karma di Voltaire, quello di Eliphas Levi, di Victor Hugo, conduce infatti nel modo più interessante e intenso al riconoscimento della connessione fra l’essere umano e la spiritualità macrocosmica nell’elaborazione del karma fra morte e rinascita.