L’entità animica dell’uomo

O.O. 9 – Teosofia (La natura dell’uomo)


 

Quale mondo interiore suo proprio, l’entità animica dell’uomo si differenzia dalla sua corporeità.

Questo suo carattere risulta non appena consideriamo la più semplice sensazione. Nessuno può anzitutto sapere se un altro sperimenti tale semplice sensazione in modo identico al suo. È noto che ci sono persone affette da daltonismo. Esse vedono le cose soltanto in diverse sfumature di grigio. Altre sono parzialmente daltoniche, e non possono quindi percepire certe gradazioni di colori. L’immagine del mondo trasmessa dai loro occhi è diversa da quella degli uomini cosiddetti normali. Lo stesso vale più o meno anche per gli altri sensi.

Da questo deriva senz’altro che già la semplice sensazione appartiene al mondo interiore.

Con i miei sensi corporei posso percepire la tavola rossa che anche un altro percepisce, ma non posso percepire la sensazione che anche un altro ha del rosso.

Dobbiamo dunque qualificare la sensazione come animica.

 

Rendendosi ben conto di questo fatto, si cesserà presto di considerare le esperienze interiori come semplici processi cerebrali o simili.

Alla sensazione si connette anzitutto il sentimento.

Una sensazione produce nell’uomo piacere, un’altra dispiacere.

Sono moti della sua vita interiore, animica.

Nei suoi sentimenti l’uomo si crea un secondo mondo in aggiunta a quello che agisce su lui dall’esterno.

 

• Si aggiunge un terzo fattore: la volontà.

Per suo mezzo l’uomo torna ad agire sul mondo esterno.

In tal modo imprime al mondo esterno il carattere del suo essere interiore.

Negli atti della volontà l’anima umana fluisce per così dire verso l’esterno.

Le azioni dell’uomo si distinguono dagli eventi della natura esterna perché portano l’impronta della sua vita interiore.

 

Così l’anima si contrappone al mondo esterno come ciò che è proprio dell’uomo.

Riceve gli stimoli dal mondo esterno e forma un proprio mondo conformemente a tali stimoli.

La corporeità diviene la base della parte animica.