L’epoca polare e l’epoca iperborea

O.O. 11 – Dalla cronaca dell’akasha – (L’epoca polare e l’epoca iperborea.)


 

Le seguenti comunicazioni, attinte dalla cronaca dell’akasha, ci trasportano in tempi anteriori a quelli finora descritti.

Di fronte all’atteggiamento materialistico del pensiero ai nostri giorni, l’impresa che noi tentiamo facendo queste descrizioni è forse ancor più temeraria che non fosse quella delle descrizioni precedenti. È così facile oggi il rimprovero che cose simili siano mere fantasticherie e speculazioni infondate! Ben conoscendo la difficoltà che ha la mentalità scientifica moderna a prenderle sul serio, solo la coscienza di dare una descrizione fedele delle esperienze spirituali può indurre a comunicarle. Nulla è qui riferito che non sia prima stato accuratamente esaminato coi mezzi della scienza dello spirito. Voglia il naturalista usare, di fronte alla scienza dello spirito, la stessa tolleranza che questa esercita verso l’atteggiamento mentale delle scienze naturali! (Cfr. il mio libro Welt- und Lebensanschauungen im 19. Jahrhundert, nel quale mi sembra di aver mostrato di saper apprezzare la concezione scientifico – materialistica.)

 

Ma per chi è portato a studiare i fatti della scienza dello spirito, vorrei fare qualche osservazione particolare a proposito di quanto seguirà. Dovremo parlare di cose di un’importanza tutta speciale, di cose concernenti epoche remotissime; decifrare la cronaca dell’akasha in questo campo non è punto facile. Chi scrive non ha alcuna pretesa d’imporre una fede cieca nella sua autorità; vuole semplicemente comunicare ciò che con tutte le sue forze migliori ha investigato, e gradirà qualsiasi correzione basata sulla competenza in materia. Egli sente il dovere di comunicare questi fatti dell’evoluzione umana, perché i segni dei tempi lo esigono. Questa volta abbiamo dovuto abbozzare la descrizione di una lunga epoca per darne prima un’idea complessiva; seguiranno più tardi particolari su molte cose alle quali dobbiamo ora semplicemente accennare.

 

Ciò che si trova registrato nella cronaca dell’akasha è difficile a tradursi nel nostro linguaggio comune; più facile ne sarebbe la comunicazione per mezzo dei segni simbolici usati nelle scuole occulte. Voglia perciò il lettore accogliere anche quanto per ora gli resta oscuro e di difficile comprensione, sforzandosi di penetrarne il significato, così come chi scrive si è sforzato di esprimersi in una forma comprensibile a tutti. Il lettore troverà un compenso a molte difficoltà, gettando lo sguardo sui profondi misteri, sugli importanti enigmi della vita umana ai quali si accenna qui. Certo è che una vera conoscenza di se stesso deriva all’uomo appunto dalla cronaca dell’akasha i cui fatti sono per l’occultista realtà certe come i monti e i fiumi per l’occhio fisico. Ben inteso, un errore di percezione è altrettanto possibile qui come là.

 

Accenneremo ancora che in questo capitolo si parlerà per ora soltanto dell’evoluzione dell’uomo; ma accanto ad essa si svolge naturalmente anche quella degli altri regni naturali: minerale, vegetale e animale. Di questi tratteranno i capitoli seguenti. Parleremo allora anche di altre cose che faranno apparire in una luce più chiara ciò che sarà stato detto dell’uomo; viceversa non si può parlare dell’evoluzione degli altri regni secondo la scienza dello spirito, se non dopo aver descritto la progressiva evoluzione dell’uomo.

Retrocedendo ancora e sempre più nell’evoluzione della Terra, dall’epoca descritta precedentemente giungiamo a stati sempre più sottili della materia del nostro pianeta. Le materie che poi si condensarono, erano da prima allo stato liquido, prima ancora allo stato vaporoso-gassoso, e in un’epoca ancor più remota allo stato sottile al massimo grado (eterico).

Soltanto con la diminuzione del calore si produsse la solidificazione della materia. Retrocediamo ora dunque fino allo stato più rarefatto, eterico, delle materie della nostra dimora terrestre. Quando la Terra si trovò a tale stadio di evoluzione, l’uomo vi fece la sua apparizione. Prima di allora egli era appartenuto ad altri mondi di cui parleremo in seguito.

 

Vogliamo soltanto ancora accennare al mondo immediatamente precedente, e cioè al così detto mondo astrale o psichico.

Gli esseri di quel mondo non conducevano un’esistenza esteriore corporea (fisica); e nemmeno l’uomo. Egli aveva già formato la coscienza per immagini di cui abbiamo parlato precedentemente, e aveva in sé sentimenti e desideri; ma tutto ciò era racchiuso in un corpo astrale. Un tale essere sarebbe stato percepibile soltanto allo sguardo chiaroveggente. E certamente a quell’epoca tutti gli esseri umani più evoluti possedevano quella chiaroveggenza, benché ancora ottusa e sognante.

Non era una chiaroveggenza cosciente di sé. Tali esseri astrali sono in un certo senso i progenitori dell’uomo.

 

Quello che oggi si chiama «essere umano» racchiude già lo spirito cosciente di sé. Esso si congiunse all’essere che da quei progenitori era sorto alla metà dell’epoca lemurica. (A questa congiunzione è stato già accennato precedentemente. Quando, descrivendo l’evoluzione dei progenitori dell’uomo, giungeremo a quell’epoca, riparleremo di questo fatto in modo più preciso).

 

I progenitori psichici o astrali dell’uomo vennero trasposti in quella Terra rarefatta o eterica.

Essi assorbirono in sé quella fine sostanza come se, per esprimermi grossolanamente, fossero stati spugne; compenetrandosi così di materia, si formarono corpi eterici.

Questi avevano forma oblunga, elittica, in cui, per mezzo di delicate ombreggiature della materia, erano già delineate le membra e gli altri organi che si svilupparono più tardi.

 

Tutto il processo che avveniva in quella massa era puramente fisico-chimico; solo era regolato e dominato dall’anima.

• Quando una tale massa di materia aveva raggiunto un certo spessore, si divideva in due parti di cui ciascuna somigliava alla forma da cui era sorta e ne ripeteva i processi.

Ognuna di quelle nuove forme era dotata d’anima al pari della forma generatrice, e ciò dipendeva dal fatto che sulla Terra non discendeva soltanto un determinato numero di anime umane, ma per così dire discendeva tutto un albero che dalla sua radice comune poteva far germogliare innumerevoli singole anime.

 

Come una pianta germoglia sempre di nuovo dagli innumerevoli semi, così si moltiplicava la vita animica negli innumerevoli rampolli ch’erano prodotti dalle continue suddivisioni.

(Certo, da principio esisteva un numero strettamente limitato di specie d’anime; ma attraverso queste specie l’evoluzione si compiva nel modo suddetto. Ogni singola specie animica generava innumerevoli rampolli).

• Ma, con la loro penetrazione nella materia terrestre, era avvenuto nelle anime stesse un cambiamento importante. Finché le anime non avevano nulla di materiale in sé, nessun processo materiale esterno poteva agire su di loro; tutte le impressioni che ricevevano erano di carattere puramente psichico, chiaroveggente; in tal modo prendevano parte alla vita psichica circostante, e a tutto quanto allora esisteva.

 

Gli influssi esercitati dalle pietre, dalle piante, dagli animali, che a quell’epoca esistevano anch’essi soltanto come forme astrali, (animiche), erano sentiti come processi animici interiori.

• A tutto questo si aggiunse, con la discesa sulla Terra, qualcosa del tutto nuovo.

• I processi materiali esteriori cominciarono ad avere un’influenza sull’anima rivestita ormai essa stessa di un involucro materiale.

 

Da prima erano soltanto i processi di movimento del mondo materiale esterno a suscitare altri movimenti nell’interno del corpo eterico.

Come oggi sentiamo come suono le vibrazioni dell’aria, così quegli esseri eterici percepivano i movimenti della materia etericache li circondava.

In sostanza un tale essere era tutto come un solo organo uditivo; l’udito fu il primo senso che si sviluppò, ma da ciò si vede che l’organo uditivo separato si formò soltanto più tardi.

 

Col progressivo consolidarsi della materia terrestre, l’essere animico perdé la facoltà di plasmarla.

Solo i corpi già formati potevano ancora riprodurne altri simili a se stessi.

Subentra una nuova specie di riproduzione; l’essere procreato è assai più piccolo dell’essere generatore, e solo a poco a poco, crescendo, ne raggiunge la grandezza.

 

Mentre prima non esistevano gli organi generatori, essi appaiono ora, ma nella forma non avviene più soltanto un processo fisico-chimico; un tale processo fisico-chimico non potrebbe ora produrre la generazione.

Per la sua solidificazione, la materia esteriore non è più tale che l’anima possa infonderle la vita direttamente; viene perciò separata nell’interno dell’organismo una parte speciale che si sottrae all’influenza immediata della materia esterna.

Soltanto il corpo che resta al di fuori di questa parte separata vi resta soggetto; esso si trova ancora nelle condizioni in cui era prima il corpo intero. Invece, nella parte che si è separata, l’azione dell’anima continua.

 

Qui l’anima diventa il veicolo del principio vitale (chiamato prana nella letteratura teosofica).

Così il progenitore umano corporeo appare ora dotato di due elementi.

• L’uno è il corpo fisico (l’involucro fisico), soggetto alle leggi chimiche e fisiche del mondo circostante;

• l’altro è la somma degli organi soggetti al particolare principio vitale.

 

Ma con ciò una parte dell’attività dell’anima si è liberata, e non ha più nessun potere sulla parte fisica del corpo.

Questa parte dell’attività dell’anima si rivolge ora verso l’interno  e plasma una data parte del corpo in organi speciali.

Così comincia una vita interiore del corpo.

Questo non partecipa più soltanto alle vibrazioni del mondo esteriore, ma comincia a sentirle internamente, quali esperienze interiori.

Qui sta il punto di partenza della sensazione.

 

La sensazione appare da prima come una specie di tatto.

L’essere sente i movimenti del mondo esterno, la pressione esercitata dalle materie, e così via.

Appaiono anche gli inizi della sensazione del caldo e del freddo.

• Così è raggiunto un grado importante dell’evoluzione dell’umanità.

 

L’influenza diretta dell’anima è sottratta al corpo fisico che resta interamente abbandonato al mondo della materia fisica e chimica.

• Quando l’anima, con la sua attività che proviene dalle altre parti, non riesce più a dominarlo, il corpo si sfascia e allora interviene per la prima volta quella che chiamiamo morte.

 

Nelle condizioni precedenti non si poteva parlare di morte.

L’essere generatore, suddividendosi, seguitava a vivere integralmente negli esseri generati, poiché in questi agiva tutta la trasformata forza animica, come prima nell’essere generatore.

Nella suddivisione nulla sopravanzava che non contenesse anima. Ora la cosa cambia.

 

• Non appena l’anima perde il suo potere sul corpo fisico, quest’ultimo rimane abbandonato alle leggi chimiche e fisiche del mondo esterno, cioè muore.

Come attività animica resta soltanto ciò che agisce nella riproduzione e nella vita interiore sviluppata.

Vale a dire: mediante la forza di procreazione vengono generati nuovi esseri, e in pari tempo questi sono dotati di un soprappiù di forza formatrice di organi.

In questo soprappiù continua a rivivere l’essere animico.

Come prima il corpo intero, suddividendosi, si riempiva di attività animica, così ora si riempiono gli organi della generazione e della sensazione.

 

Si ha dunque a che fare con una reincarnazione della vita animica  nel nuovo organismo procreato.

Nella letteratura teosofica questi due stadi dell’evoluzione umana vengono descritti come le due prime razze radicali della nostra Terra.

La prima è detta la razza polare, la seconda l’iperborea.

 

Dobbiamo rappresentarci il mondo delle sensazioni di questi progenitori dell’uomo come ancora molto generico e indeterminato. Delle nostre attuali specie di sensazioni, due soltanto erano già distinte: l’udito e il tatto. Ma a cagione della trasformazione sia del corpo, sia dell’ambiente fisico circostante, l’organismo umano non era più atto ad essere, per così dire, «tutto un orecchio». Una parte speciale del corpo restò atta a sperimentare da allora in poi le vibrazioni sottili, fornendo così il materiale da cui a poco a poco andò sviluppandosi il nostro organo uditivo. Organo del tatto restò press’a poco tutto il resto del corpo.

 

Tutto il precedente processo evolutivo umano era connesso con una trasformazione dello stato di calore della Terra.

Il calore che si trovava nell’ambiente era veramente quello che aveva portato l’uomo fino al punto descritto.

Ora però il calore esterno era diminuito al punto di rendere impossibile all’organismo umano un ulteriore progresso. Allora nell’organismo interiore avviene una reazione contro l’ulteriore raffreddamento della Terra.

L’uomo diventa il generatore di una sorgente propria di calore.

 

Fino allora egli aveva avuto lo stesso grado di calore del mondo circostante.

Ora si formano in lui organi che lo rendono atto a sviluppare in se stesso il grado di calore necessario alla sua vita.

Fino allora avevano circolato in lui sostanze che sotto questo aspetto dipendevano dal mondo circostante; ora egli poteva sviluppare per queste sostanze un calore suo.

 

I succhi del corpo si trasformarono in sangue caldo, e con ciò l’uomo era arrivato, quale essere fisico, a un grado d’indipendenza assai maggiore di quello che aveva avuto fino ad allora. Tutta la vita interiore divenne più intensa.

La sensazione dipendeva ancora interamente dagli influssi del mondo esterno.

Il generare calore proprio diede al corpo una vita fisica interna indipendente.

Ora l’anima, nell’interno del corpo, aveva un campo d’azione ove spiegare una vita che non era più una semplice convivenza col mondo esterno.

• Grazie a questo processo, la vita dell’anima fu attratta nella sfera della materia terrestre.

 

Fino allora, le brame, i desideri, le passioni, le gioie e i dolori dell’anima non potevano derivare che da fatti animici. Ciò che proveniva da un altro essere animico risvegliava in una data anima attrazione o ripugnanza, passione, ecc. Nessun oggetto fisico esteriore avrebbe potuto produrre un tale effetto.

Ora soltanto subentrò la possibilità che tali oggetti esterni avessero un’importanza per l’anima, poiché l’anima sentiva come piacere ciò che promuoveva la sua vita interiore, risvegliatasi col calore proprio; e sentiva come dispiacere la perturbazione di questa vita interiore.

 

Un oggetto esterno che fosse atto a contribuire al benessere fisico, poteva essere bramato, intensamente desiderato. Quello che nella letteratura teosofica vien detto kama, il «corpo del desiderio», fu congiunto all’uomo fisico. Gli oggetti dei sensi divennero oggetti del desiderio.

L’uomo, per mezzo del «corpo del desiderio», divenne legato alla vita terrena.

 

Questo fatto coincide appunto con un grande evento cosmico col quale era casualmente congiunto.

Fino allora tra il Sole, la Terra e la Luna non era avvenuta nessuna separazione materiale.

Questi tre corpi erano un corpo solo, nei loro effetti sull’uomo.

Ora si separano; la sostanza più fine, che conteneva in sé tutto ciò che prima aveva dato all’anima la possibilità di un’azione vivificatrice diretta, si separò col Sole; la parte più densa uscì a formare la Luna; e la Terra, con la materia terrestre, tenne il mezzo tra le altre due.

Naturalmente questa separazione non fu improvvisa, bensì tutto il processo si svolse gradualmente, mentre l’uomo passava, dalla procreazione per scissione, all’altra testé descritta.

 

Anzi, appunto per virtù di tali processi cosmici, potè prodursi questo progresso umano.

Il Sole estrasse da prima, dal pianeta comune, la sostanza propria; e così l’elemento animico perdette la possibilità di vivificare direttamente la rimanente materia terrestre.

Poi cominciò a formarsi la Luna, e la Terra entrò così nello stato che rese possibile la facoltà di sensazione sopra descritta.

In unione a questi processi si sviluppò anche un nuovo senso.

Le condizioni di calore della Terra divennero tali che i corpi acquistarono a poco a poco quella limitazione ben definita che separò il trasparente dall’opaco.

 

Il Sole, uscito dalla massa terrestre, assunse il compito di datore di luce.

• Nel corpo dell’uomo si sviluppò il senso della vista.

Da prima esso non fu quale noi lo conosciamo attualmente.

La luce e l’oscurità agivano sull’uomo come sensazioni indefinite.

Ad esempio egli sentiva in certe condizioni la luce come cosa grata, come cosa che rinforzava la sua vita fisica; la ricercava e tendeva verso di essa.

 

Intanto, la vera vita dell’anima si svolgeva ancor sempre in immagini di sogno; vi fluttuavano immagini colorate che non si riferivano direttamente alle cose esterne.

L’uomo riferiva ancora queste immagini colorate a influenze animiche; gli apparivano immagini luminose allorché riceveva influenze gradevoli, cupe invece quando l’anima era colpita da influenze animiche spiacevoli.

 

Abbiamo designato col nome di vita interiore ciò che si produsse in conseguenza della generazione del calore proprio dell’uomo.

Ma non era ancora una vita interiore nel senso dell’evoluzione umana di poi.

Tutto procede per gradi, anche l’evoluzione della vita interiore.

Nel senso attribuitole nel capitolo precedente, la vera vita interiore appare soltanto allorché avviene la fecondazione da parte dello spirito, e l’uomo comincia a pensare su quanto agisce su di lui da fuori.

 

Ma tutto ciò che siamo venuti dicendo qui, ci mostra come l’uomo, evolvendosi, si avviasse verso le condizioni descritte nel capitolo precedente. E già ci moviamo nell’epoca ivi caratterizzata, quando diciamo che l’anima impara sempre più ad applicare alla vita fisica esteriore le proprie esperienze interiori fino allora esclusivamente riferite al mondo psichico.

Ciò avviene ora per mezzo delle immagini colorate.

 

Come prima un’impressione piacevole di un fatto animico si connetteva nella propria anima con una luminosa immagine colorata, così ora si connette con una gioconda impressione di luce che viene da fuori.

L’anima cominciò a vedere colorati gli oggetti che la circondavano; ciò era connesso con lo sviluppo di nuovi organi visivi.

Per la sensazione indefinita della luce e dell’oscurità, in condizioni precedenti il corpo possedeva un occhio che oggi non ha più (il mito dei Ciclopi con un solo occhiò ne è un ricordo).

I due occhi si svilupparono quando l’anima cominciò a congiungere più intimamente con la propria vita le impressioni esteriori della luce.

 

Ma insieme si venne a perdere la facoltà di percepire l’elemento animico nel mondo circostante.

L’anima divenne sempre più lo specchio del mondo esterno.

Esso si riprodusse nell’interno dell’anima come rappresentazione.

Di pari passo avvenne la separazione dei sessi.

 

• Da un lato il corpo dell’uomo rimase accessibile soltanto alla fecondazione da parte di un altro essere umano;

• dall’altro lato si svilupparono gli «organi corporei dell’anima» (sistema nervoso) mediante i quali le impressioni sensibili del mondo esteriore si riflettono nell’anima.

 

Così fu preparata l’entrata dello spirito pensante nel corpo umano.