L’esistenza spirituale-cosmica dell’uomo dopo la morte

O.O. 227 – Conoscenza iniziatica – 28.08.1923


 

Sommario: Vita comune con gerarchie, uomini disincarnati ed esseri elementari. Pensieri cosmici e pensieri provenienti dalla vita terrena. La vita con gli spiriti di Luna, Venere e Mercurio, e testa, cuore e membra nella vita terrena. Gli antichissimi maestri ora sulla Luna. La vita nel Sole con Marte, Giove e Saturno. Prima i bodhisatva, ora il Cristo, guide delle anime umane. I planetoidi, colonie di Giove e Saturno.

 

Se vogliamo porci dinanzi all’anima

il genere di esperienze che si svolgono fra la morte e una nuova nascita,

dobbiamo anzitutto tener presente la potente differenza che vi è

fra lo sperimentare qui nell’esistenza terrestre,

e lo sperimentare nell’esistenza che attraversiamo fra la morte e una nuova nascita.

 

Qui, nell’esistenza terrestre, quel che facciamo in certo qual modo si libera da noi, cessa per così dire di appartenerci, dopo che lo abbiamo compiuto. Nell’esistenza terrena noi facciamo svariatissime cose. Esse si liberano da noi. La maggior parte della gente libera le cose nell’esistenza terrena perfino nella vita sociale corrente: le vende. Quanto dunque viene preparato nell’esistenza terrena, quanto proviene dalla volontà, passa nell’esistenza terrestre in modo che l’uomo si sente relativamente (dico relativamente) poco unito con le cose. Anche i pensieri, mediante i quali l’uomo ha creato nell’esistenza terrena, si ritirano nella sua interiorità. Essi rimangono semplicemente pensieri passivi, o diventano ricordi, abitudini, abilità.

Nell’esistenza fra la morte e una nuova nascita è diverso.

In quell’esistenza tutto ciò che l’uomo compie ritorna in certo senso a lui.

 

Ora dobbiamo riflettere che qui sulla Terra realizziamo i nostri impulsi volitivi con le cose dei regni della natura, dei regni minerale, vegetale, animale: li formiamo, li portiamo a realizzazione, oppure li facciamo realizzare da altri, in quanto sono uomini.

 

Nel mondo spirituale, fra la morte e una nuova nascita, ci troviamo fra entità puramente spirituali, in parte fra entità che hanno la loro esistenza completamente nel mondo spirituale, che si possono chiamare entità divino-spirituali, e che non s’incorporano mai nelle sostanze della Terra. A queste entità appartengono le entità superiori delle gerarchie, gli Angeli, gli Exusiai, i Serafini, i Cherubini. Si potrebbero scegliere anche altri nomi, non ci si deve urtare con la terminologia; ma sono nomi rispettati fin dall’antichità, e possiamo di nuovo applicarli a quel che riscopriamo in campo spirituale.

 

In parte l’uomo vive fra la morte e una nuova nascita fra tali esseri, e in parte fra le anime umane non incorporate e provvedute di corpi spirituali, dunque fra coloro con i quali ha convissuto qui nell’esistenza terrena, o che appunto aspettano la loro esistenza terrena e presto discenderanno di nuovo sulla Terra. Senza dubbio questa convivenza in parte dipende se eravamo karmicamente legati con quelle anime umane, se avevamo stabilito con loro dei vincoli qui nell’esistenza terrena. Chi meno ci è stato vicino nell’esistenza terrena ha infatti anche meno rapporti con noi nel mondo spirituale. Ne parleremo ancora in seguito.

 

Inoltre l’uomo è in relazione con entità che non s’incorporano mai direttamente nell’esistenza terrena come l’uomo, perché esse gli sono inferiori e non possono arrivare a una forma umana. Sono esseri che vivono nei vari regni della natura, esseri elementari che vivono nel regno vegetale, in quello delle pietre o minerale, o anche nel regno animale. Fra la morte e una nuova nascita viviamo dunque con tutto questo mondo popolato di spiriti.

 

Devo ancora dire che queste entità diventano manifeste alla coscienza intuitiva, ispirata e immaginativa, che per mezzo di tale coscienza si può guardare nel mondo in cui si vive fra la morte e una nuova nascita.

Mentre l’uomo vive ora in modo del tutto diverso,

anche l’intero suo atteggiamento umano, l’intero stato umano è diverso.

 

• Se qui (ritorno di nuovo a questo fatto importante) noi fabbrichiamo per esempio una macchina, quel che facciamo, il lavoro manuale, la connessione delle parti, derivano dalla nostra volontà, dai nostri pensieri, ma si liberano da noi.

Se nel mondo spirituale fra la morte e una nuova nascita, in cui di continuo ci occupiamo, di continuo siamo attivi come anime, facciamo qualcosa, da ciò che facciamo brillano nello splendore, nella luce, i pensieri viventi che noi riconosciamo.

 

• Mentre qui il pensiero rimane con noi sulla Terra,

• là invece il pensiero non rimane nell’uomo, ma risplende come entità luminosa da tutto quanto facciamo.

Nel mondo spirituale non siamo quindi mai in condizione di fare una cosa,

senza che ne scaturisca un pensiero, ed esso non è come un pensiero terrestre umano.

 

A volte un pensiero terrestre umano, anche se in realtà è un pensiero dannoso, può rimanere nascosto nella interiorità umana, perché è un pensiero individuale, personale; – invece il pensiero che scaturisce dalle cose nella vita fra la morte e una nuova nascita è un pensiero cosmico. Esso esprime ciò che il cosmo, dunque in ultima analisi l’essenza dell’intero mondo spirituale cosmico, dice di quel che noi facciamo.

 

Immaginiamo ora vivacemente che un uomo sia attivo nella vita fra la morte e una nuova nascita. In quanto è attivo, ogni moto animico, ogni azione animica si trasforma in pensiero cosmico. Quindi ogni nostra azione si imprime in certo qual modo nel mondo spirituale; il cosmo risponde da tutte le parti, e da ciò che facciamo ci risplende incontro la risposta del cosmo, e la nostra azione è quale il cosmo l’ha giudicata.

 

Ma nello splendore del pensiero cosmico scintilla anche qualcosa d’altro.

Scintillano in esso pensieri dei quali non possiamo dire che provengano dal cosmo; troviamo cioè pensieri che risplendono per il cosmo, e non per la vita terrestre, e che sono compenetrati di svariati pensieri oscuri. Essi scintillano ora dalle cose.

 

• Mentre dunque nella vita fra morte e nuova nascita

questi pensieri luminosi, risplendenti, provenienti dal cosmo, ci riempiono di un profondo senso di benessere,

essi hanno molto spesso (non sempre, ma spesso) qualcosa che ci reca straordinario disturbo,

perché sono il riverbero dei pensieri dalla nostra vita terrena.

 

• Se cioè abbiamo avuto nella nostra vita terrena dei pensieri buoni,

questi scintillano dal cosmo risplendente dopo la morte.

• Se invece abbiamo avuto cattivi pensieri, se abbiamo albergato pensieri malvagi,

questi ci vengono incontro da un giudizio cosmico risplendente.

• Assieme a quanto il cosmo ci dice, scorgiamo così quel che noi stessi abbiamo portato nel cosmo.

• Non è un mondo che si stacca dall’uomo, ma un mondo che gli rimane interiormente legato.

 

Dopo la morte l’uomo porta in sé la sua esistenza cosmica.

• Egli porta però in sé come un ricordo la sua precedente esistenza terrena.

• Il suo primo compito è ormai quello di eliminare l’esistenza terrestre, di disabituarsene,

per mettersi in condizioni di essere una vera entità cosmica.

 

Finché siamo nella regione dell’esperienza spirituale che ho indicato nel mio libro Teosofia come mondo dell’anima, abbiamo sempre a che fare soprattutto con scintillanti pensieri terrestri, con abitudini terrestri, con capacità terrestri. Ne risulta che le figure cosmiche, di cui potremmo sentire la bellezza, ci appaiono invece come caricature.

Peregriniamo così nel cosmo e nel mondo delle anime malamente diretti da quelle figure cosmiche, caricaturali e demoniache, fintanto che non ci siamo liberati da tutto quanto ancora ci lega alla Terra e non si possa trovare il passaggio in quella che nel mio libro Teosofia ho indicato come la regione dello spirito.

 

In questa ci troviamo dopo aver abbandonato l’atteggiamento dell’anima che avevamo nel corpo fisico sulla Terra e possiamo ora agire come conviene, conformandoci alle indicazioni delle entità spirituali, nella cui regione dobbiamo ormai penetrare.

Vediamo che l’uomo non prende con sé, nel mondo che attraversa dopo la morte, quel che vive nel suo corpo fisico e in quello eterico; tutto ciò viene abbandonato, va perduto nel cosmo. L’uomo prende con sé soltanto ciò che egli ha sperimentato con l’io e il corpo astrale nel corpo fisico e in quello eterico.

 

Da questo si può rilevare qualcosa di molto significativo e importante. Quando l’uomo si muove sulla Terra, egli considera il “suo corpo” veramente quello fisico e quello eterico (di quest’ultimo invero non sa molto, ma in quanto egli vive nelle forze di crescita, per lo meno lo sente). Ma l’uomo non ha nessun diritto di considerarlo come tale, perché “suo” è soltanto ciò che esiste nell’io e nel corpo astrale.

 

Quel che esiste nel corpo fisico e in quello eterico, anche quando l’uomo vive sulla Terra, è proprietà delle entità divino-spirituali. In essi vivono e vibrano le entità divino-spirituali, mentre l’uomo vive sulla Terra, e continuano ad agire anche mentre l’uomo, nel sonno, non è affatto presente. Per lui sarebbe assai malagevole dovere egli stesso conservare il proprio corpo eterico e quello fisico in continuo stato di veglia fra nascita e morte. Specialmente nell’infanzia, perché il sonno veramente fecondo e più importante è quello infantile dei primissimi anni della vita, mentre più tardi agisce soltanto come correttivo,

• l’uomo è costretto a consegnare agli dèi il suo corpo fisico e quello eterico.

 

Gli antichi tempi dell’evoluzione dell’umanità conoscevano queste cose, e chiamavano il corpo umano « il tempio degli dèi »; in questo capolavoro del corpo umano sentivano il tempio degli dèi, e nelle loro opere architettoniche (lo si osserva meglio nell’architettura orientale ma anche nell’egizia e nella greca) imitavano ovunque le leggi del corpo fisico e di quello eterico.

Dal modo in cui i Cherubini sono posti sui templi in oriente, dal modo in cui sono poste le sfingi, le colonne, si vede rivivere l’azione divino-spirituale nel corpo umano fisico e in quello eterico come allora veniva sentito.

La coscienza di questa azione è andata perduta per l’uomo nel corso della sua evoluzione e oggi, nell’incertezza, egli chiama perciò inconsciamente ed erroneamente il proprio corpo fisico, il “suo” corpo, mentre il corpo fisico nella creazione terrestre, è invero proprietà degli dèi.

 

Quando l’uomo dice: il « mio corpo », intendendo ciò che in stato sano si svolge nel suo corpo, come una sua proprietà, denota una straordinaria superbia dell’attuale civiltà, una superbia veramente priva di intuizione, subcosciente, ma tremenda. Tale superbia mostra a sua volta come gli uomini, quando dicono « il nostro corpo, il mio corpo » rivendicano veramente una proprietà degli dèi, e già nel loro linguaggio hanno incorporato la superbia.

La scienza dello spirito deve fare rilevare queste cose, e anche come un elemento morale già si frammischi nell’ordinaria vita naturalistica; come abbiamo visto in questo caso, si tratta di una vita morale non buona, anzi perfino cattiva.

 

Queste cose mostrano come anche la vita del nostro sentimento possa venire trasformata da una giusta conoscenza del lo spirito, tanto da trasformare perfino il modo di parlare, poiché se l’uomo ha veramente compreso la scienza dello spirito, il suo modo di parlare sarà diverso da quello odierno che è sotto l’influenza della mentalità puramente materialistica e naturalistica.

Per comprendere le ulteriori esperienze fra la morte e una nuova nascita dobbiamo riportare davanti all’anima ciò che ieri è stato detto, e cioè che, mentre l’uomo penetra nel mondo spirituale, l’aspetto fisico delle stelle sparisce, ed egli si familiarizza con ciò che corrisponde spiritualmente a quello che irradia ai nostri occhi fisicamente dallo splendore delle stelle.

Come la Terra è la dimora degli uomini che come esseri spirituali con un io e un corpo astrale ne sono gli abitanti, così ogni singola stella è la dimora di determinate entità spirituali.

 

Durante la sua esistenza fisica, l’uomo è inoltre unito con le entità elementari che dimorano nel regno minerale, in quello vegetale e in quello animale ecc.; mediante la corporeità esteriore egli è collegato con altre anime umane.

Fra la morte e una nuova nascita egli entra ora in relazione con gli abitanti di altre stelle. La vita fra morte e nuova nascita è in effetti un vivere nei mondi stellari, ma appunto nello spirito dei mondi stellari, nella convivenza con le altre entità divino-spirituali dei mondi stellari.

 

Abbiamo già visto che, direttamente collegata con la vita terrena, percorriamo l’esistenza che si svolge nel mondo delle anime, e che è in sostanza un reale vivere a ritroso di quanto sperimentiamo in immagini incoscientemente di notte, dormendo, durante la vita terrena.

L’uomo sperimenta a ritroso un terzo della sua vita terrena in modo da disabituarsi da ciò che per così dire inserisce nei pensieri cosmici con i suoi pensieri appariscenti.

 

Un uomo che per esempio sia arrivato fino a sessant’anni nella sua vita terrena, vive nel mondo delle anime per venti anni. Vi vive, in quanto egli si svincola da tutto quanto lo collega all’esistenza terrena.

Ha un’esperienza interiore di come egli entri in relazione dopo la morte con i mondi stellari, mentre nel mondo delle anime rivive a ritroso la terza parte della sua esistenza terrena, ha l’esperienza interiore di essere in speciale rapporto con l’esistenza lunare.

 

Quando ho detto ieri che l’uomo completa in certo qual modo un giro, che percorre dunque un mezzo circolo fra nascita e morte e poi ritorna indietro più rapidamente, non impiegandovi che un terzo del tempo, egli ha il sentimento: questo circolo è compiuto per l’esistenza lunare, per gli spiriti dell’esistenza lunare. Già ieri avevo accennato: l’uomo non è cosciente di arrivare di nuovo alla sua nascita.

 

Non è dunque un vero circolo, è una spirale.

• L’uomo in sostanza progredisce, e indicherei questo processo come una spirale.

 

Il fatto che non giriamo semplicemente in un cerchio intorno alla Luna, ma andiamo oltre e ci avviciniamo a un’altra esistenza direttamente dopo la morte, è in parte opera della forza propulsiva delle entità di Mercurio. Esse sono un po’ più forti di quelle di Venere.

L’esistenza viene spinta avanti dalle entità di Mercurio, viene in sé arrestata dalle entità di Venere, in certo modo provvista di pienezza, e quindi il passaggio attraverso il mondo delle anime si svolge essenzialmente in modo che l’uomo si sente accolto nell’attività della Luna, di Mercurio e di Venere.

 

Dobbiamo ora porci con chiarezza questa esistenza davanti agli occhi.

Qui sulla Terra diciamo: io ho una testa; essa viene principalmente mossa per mezzo di quello che si potrebbe chiamare il centro del cervello, nella ghiandola pineale e simili. Questo è dunque l’organo principale al centro della testa.

• Nella parte centrale ho il cuore,

• ho inoltre ciò che appartiene all’intero sistema renale, all’organizzazione del ricambio e del moto.

Così non si può dire quando ci si trova dopo la morte nel mondo delle anime.

Là non si dice: io sono costituito da una testa, da un torace col cuore, e dalle membra con gli organi del ricambio. Non avrebbe alcun senso: abbiamo deposto tutto ciò.

 

Dopo la morte diciamo invece: io sono costituito da ciò che proviene dagli spiriti della Luna.

È il corrispondente di quando diciamo qui sulla Terra: io ho una testa.

• Dunque qui sulla Terra dobbiamo dire: io ho una testa.

• Dopo la morte, nel mondo delle anime, dobbiamo dire: io ho ciò che proviene dagli spiriti della Luna.

 

Qui sulla Terra diciamo: io ho nel petto un cuore che è l’immagine di tutto il mio sistema respiratorio e circolatorio.

Questo modo di parlare ha significato solo qui sulla Terra, perché naturalmente anche il cuore viene deposto.

• Dopo la morte, nel mondo delle anime, dobbiamo dire: io porto in me le forze di Venere,

e questo corrisponde dopo la morte al sistema ritmico.

 

• Mentre poi qui sulla Terra diciamo: ho un sistema del ricambio e delle membra

con tutti i suoi organi e soprattutto il sistema renale,

• dopo la morte dobbiamo invece dire come idea corrispondente: in me vivono le forze

che emanano dagli esseri di Mercurio.

 

• Se dunque qui sulla Terra diciamo: io sono costituito da testa, petto, ventre e membra,

• dopo la morte diciamo: come uomo io sono Luna, Venere, Mercurio.

 

Questo corrisponde anche del tutto alla vera interiore esistenza della vita, perché qui sulla Terra tutta la nostra esistenza fisica dipende dalla collaborazione fra testa, cuore e sistema digerente. Tutto ne dipende. Nel più piccolo movimento della mano agisce il lavoro della testa, il lavoro del cuore e il lavoro del sistema digerente, perché in quest’ultimo si trasformano di continuo le sostanze che vi vengono condotte.

 

L’intera nostra esistenza terrena si svolge nella testa, nel cuore e nelle membra,

volendo abbreviare.

Così l’intera nostra esistenza nel mondo delle anime

si svolge nell’azione delle forze di Luna, Mercurio e Venere che allora sono in noi.

Come sulla Terra siamo ciò che ho indicato sopra,

così nel mondo delle anime siamo invece Luna, Mercurio e Venere.

 

Veniamo così in realtà di nuovo trasferiti indietro in un tempo in cui vivevamo un’esistenza naturale in epoche molto più antiche della nostra. In queste conferenze ho già accennato spesso alle antiche epoche evolutive dell’umanità.

L’uomo aveva allora una specie di veggenza istintiva, di cui sono rimasti alcuni tipi, ricordati in queste conferenze. Egli presentiva già qui sulla Terra la sua relazione, nella vita extra terrestre, con Luna, Mercurio e Venere. Questa coscienza è oggi andata perduta per l’uomo durante la vita terrena. E perché è andata perduta?

 

Quando si parla di queste cose che veramente sono di profondo significato, che giacciono dietro al velo del mondo fisico, e di cui si può parlare soltanto considerandole nella prospettiva della regione che è al di là della soglia, si eccita naturalmente una forte opposizione, o per dir meglio, la critica dei contemporanei.

Oggi è infatti veramente molto difficile esprimere la verità dell’iniziazione.

Occorre esprimerla o molto astrattamente, e allora la gente non rileva che cosa si è inteso dire, perché lo si deve rivestire di concetti astratti, oppure bisogna esprimerla in modo che caratterizzi veramente le cose. Ma in questo caso molti oggi si ribellano con forza.

 

Si può comprendere che diventino furiosi, perché viene loro parlato di un mondo di cui vogliono liberarsi, di cui si spaventano e che detestano. Ma ciò non impedisce che di nuovo si cominci a parlare onestamente di queste cose nel mondo civile. Se dunque si vuol tenere conto (ma non sarebbe di grande aiuto) naturalmente non di chi è qui presente, ma di chi è fuori e detesta la scienza iniziatica, si potrebbe dire appunto che l’uomo, mentre vive nel mondo delle anime, si trova in uno stato un po’ simile alla sua passata condizione sulla Terra, quando possedeva ancora una verità istintiva spirituale. In tale verità istintiva spirituale vivevano le forze lunari.

 

Così ci si sarebbe forse espressi convenientemente, conformandosi in parte ai concetti materialistici attuali, ma la cosa è stata espressa in modo troppo astratto. Se non ci si spaventa della critica naturale dei pensatori materialistici, si deve parlare diversamente. Si deve dire: quando percorreva tempi molto remoti dell’evoluzione della Terra (preciserò meglio in seguito), tempi preistorici, l’uomo si trovava anche sulla Terra in compagnia di entità spirituali che non dipendevano direttamente dalla Terra stessa, ma dipendevano dal cosmo anche nella loro vita terrestre.

 

Si può dire che maestri divini, non maestri terrestri,

erano a quel tempo a capo dei misteri e istruivano gli uomini sulla Terra.

Quei maestri degli antichi tempi non assumevano un corpo solido, denso, di carne fisica,

ma agivano sugli uomini nei loro corpi eterici.

 

Così i maestri più antichi degli uomini nei misteri, i maestri elevati, coloro di cui gli uomini fisicamente incarnati non erano che i servi, erano maestri eterici divini. In un’epoca antica dell’evoluzione umana, quelle entità abitavano fra gli uomini sulla Terra.

Nel senso più vero possiamo quindi dire: vi fu un’antica epoca dell’evoluzione terrestre in cui entità divino-spirituali abitavano con gli uomini sulla Terra; esse non si mostravano di solito, ma quando gli uomini venivano condotti in modo giusto verso di loro dai sacerdoti nei misteri. Si mostravano solo nei misteri, ma ivi si mostrarono e grazie ai misteri divennero abitanti della Terra insieme agli uomini.

Quelle entità si ritirarono poi dalla Terra, ritornarono alla Luna, e vivono ora come in una fortezza cosmica, non percepibili per l’esistenza terrestre, all’interno dell’esistenza lunare. Se dunque consideriamo l’interno dell’esistenza lunare, dobbiamo vederla come una riunione degli esseri che una volta, nel loro corpo eterico, furono i grandi maestri degli uomini sulla Terra.

 

Non dovremmo veramente mai sollevare lo sguardo alla Luna senza pensare che là si trovano raccolti coloro che erano una volta maestri sulla Terra, perché dalla Luna non viene agli uomini sulla Terra ciò che vive in essa, ma soltanto ciò che essa rispecchia dal resto del cosmo.

Come la Luna rispecchia la luce, così rispecchia anche tutte le influenze cosmiche.

 

Guardando la Luna vediamo dunque la luce nel modo più chiaro ma naturalmente non vi è soltanto quella, anzi essa non è che una minima parte. Vediamo uno specchio delle azioni cosmiche, non vediamo quel che vive entro la Luna.

All’interno della Luna vive ciò che era vissuto una volta sulla Terra, e soltanto nella sua esistenza subito dopo la morte, nel mondo delle anime, l’uomo torna di nuovo sotto l’azione delle entità che anticamente erano sulla Terra. Sono esse che dopo la morte, con il giudizio del remoto passato, agiscono in modo correttivo per quanto abbiamo operato sulla Terra.

Dopo la morte l’uomo si trova così realmente in un rapporto con le entità divino-spirituali

che un tempo lo avevano educato e istruito assieme all’intera umanità.

 

La Luna va dunque considerata spiritualmente come una fortezza cosmica in cui si sono ritirate le entità che una volta erano con gli uomini, e con le quali ritorniamo ad essere in relazione subito dopo la morte, quando iniziamo la nostra peregrinazione attraverso al mondo delle anime.

Quando poi l’uomo ha attraversato ciò che in certo modo è parte dell’esistenza lunare, gli viene assegnato dal cosmo il compito di trasferirsi nell’esistenza solare. Mentre dunque il primo circolo superato, o la prima spirale, ha come punto centrale l’esistenza lunare, ora il movimento a spirale, il movimento circolare dell’uomo deve svilupparsi e passare dalla sfera lunare a quella solare.

 

Le indicazioni spaziali non possono essere che illusorie, perché tutti i processi sono unidimensionali, nel soprasensibile. Ma poiché occorre servirsi di parole terrene si può dire tuttavia: dopo superato il primo circolo nella sfera della Luna, l’uomo è entrato nella sfera del Sole, e ora il Sole, il Sole spirituale, acquista con lui la stessa relazione, nella vita fra la morte e la nuova nascita, che prima la Luna aveva con lui.

L’uomo deve diventare ora un essere che metamorfosa anche le esistenze Luna, Venere, Mercurio, che aveva avute finora, appena entra in quello che nel mio libro Teosofia ho chiamato il mondo dello spirito, cioè la sfera solare spirituale. In effetti l’uomo deve diventare un’entità del tutto diversa.

 

• Nell’esistenza terrestre egli diceva:

io sono un essere con testa, cuore, torace, sistema del ricambio e membra.

• Subito dopo la morte l’uomo dice: io sono un essere Luna, Mercurio e Venere.

• Non può più continuare a dirlo, perché altrimenti la sua esistenza nel mondo spirituale

verrebbe a fermarsi fra il mondo dell’anima e il vero mondo dello spirito.

• Egli deve ora compiere una importante metamorfosi anche nei riguardi della sua esistenza spirituale-animica.

• Deve diventare ciò che descriverò dicendo: il Sole deve diventare la sua pelle.

• Nell’ambiente che lo circonda deve esservi ovunque Sole.

 

Come qui sulla Terra, nei riguardi del nostro corpo fisico, siamo rivestiti dalla nostra pelle, così dobbiamo ora penetrare in un’esistenza spirituale che è rivestita da una pelle costituita ovunque di forze spirituali solari. L’immagine non è molto facile, perché sulla Terra noi pensiamo: là vi è il Sole, ed esso irradia verso di noi; il Sole è nel centro e irradia all’intorno.

Quando penetriamo nella sfera spirituale del Sole, esso non è più localizzato in un punto, ma è dappertutto all’intorno. Siamo nel Sole, ed esso irradia in noi dalla periferia.

È di fatto la pelle spirituale di quell’essere umano che allora siamo diventati.

E non al di fuori del Sole, ma all’interno della sua sfera spirituale abbiamo ora ciò che possiamo indicare come Marte, Giove, Saturno, proprio come sulla Terra indicavamo gli organi della testa, del cuore e delle membra, e come subito dopo la morte indicavamo Luna, Mercurio, Venere.

Ora si è dunque Sole, e se ne hanno gli organi: Marte, Giove, Saturno.

Questi sono gli organi interni, come qui il cuore, la ghiandola pineale o i reni, ma tutto è metamorfosato nello spirito. Questi organi non sono completamente formati quando passiamo dal mondo delle anime a quello dello spirito: devono formarsi a poco a poco.

 

Quando siamo entrati nell’esistenza solare tracciamo non soltanto un circolo,

come per indicare la nostra esistenza lunare, ma tre circoli;

l’esistenza solare viene quindi descritta con tre circoli.

• Nel primo, che è in sostanza il circolo di Marte, viene formato l’organo spirituale di Marte.

• Nel secondo, che è veramente il circolo di Giove, viene elaborato l’organo di Giove,

• e nell’ultimo circolo viene elaborato l’organo di Saturno;

tre circoli, che vengono percorsi più lentamente, se paragonati con il tempo terrestre, che non il circolo lunare.

 

Il circolo lunare viene percorso in un tempo relativamente rapido.

Questi circoli vengono percorsi in un tempo a un dipresso dodici volte più lento, come spiegherò domani.

Si descrive così un circolo di Marte, un circolo di Giove e un circolo di Saturno.

 

Durante l’intero passaggio attraverso questa regione, in cui l’uomo vive nel mondo delle sfere spirituali, e accompagna le forze spirituali del mondo delle sfere, l’uomo è di continuo attivo; come qui è attivo, con le forze della natura, così è là attivo con le forze delle gerarchie superiori, degli esseri delle gerarchie superiori che hanno nel cielo stellare soltanto il loro riflesso esteriore, la loro manifestazione esteriore nel Sole e nella Luna che ci attorniano col loro aspetto fisico.

L’uomo però, mentre deve trovare il passaggio dalla sfera lunare a quella solare,

deve avere una guida: ne ho già parlato.

 

Abbiamo visto che nelle primissime epoche dell’umanità vivevano qui sulla Terra esseri che poi si sono come trincerati, come ritirati nella fortezza cosmica lunare.

Con questi esseri però l’uomo riacquista un nesso soltanto dopo la morte.

Sono però rimasti dei successori di quelle entità, che nella remota epoca postiperborea dell’umanità comparvero di tempo in tempo sulla Terra. In oriente furono chiamati bodhisatva. Essi apparivano incarnati in corpi umani, ma erano tuttavia successori delle entità che si erano trincerate nella Luna.

 

Così la vita dei bodhisatva si svolge in comune con le entità che vivono nella fortezza lunare cosmica. Là risiedono le sorgenti della loro forza, le sorgenti dei loro pensieri. Sono essi che furono poi guide degli uomini e che resero possibile, grazie a ciò che insegnavano sulla Terra, che gli uomini avessero la forza, una volta arrivati alla fine della regione lunare, di passare nella regione solare.

 

Vedremo nelle prossime conferenze come ciò sia diventato più tardi impossibile nel corso dell’evoluzione dell’umanità sulla Terra, e come dall’essere solare stesso abbia dovuto discendere il Cristo, per compiere il mistero del Golgota, affinché l’uomo, grazie all’insegnamento del Cristo, all’insegnamento del mistero del Golgota, accolga sulla Terra la potente forza che gli permetta il passaggio dal mondo delle anime alla regione degli spiriti, dalla regione lunare a quella solare.

 

Mentre ciò che della regione lunare

• era negli antichi tempi dell’evoluzione terrestre interiormente collegato con la Terra

e veramente provvedeva alla spiritualità della Terra stessa,

al posto dell’azione lunare diretta o indiretta, all’epoca in cui agivano i bodhisatva,

• compiuto il tempo e dopo il primo terzo del quarto periodo postatlantico,

penetrò l’azione del mistero del Golgota, l’azione del Cristo circondata dalla dodecupla azione dei bodhisatva;

vi viene accennato, ed è proprio vero, con i dodici apostoli attorno al Cristo.

Così il Cristo, che si incarnò nel corpo di Gesù,

è la forza che ormai, emanante dall’esistenza solare, si è unita con la Terra.

 

• Come da una parte bisogna elevare lo sguardo alla Luna, se non la si vuole soltanto mirare con anima materialistica, con spirito materialistico, ma la si vuole comprendere, considerandola come una riunione di entità spirituali che significano per la Terra il passato dell’evoluzione,

• così pure dobbiamo alzare lo sguardo al Sole,

come a una riunione degli esseri che indicano l’avvenire dell’evoluzione della Terra, e oggi anche il presente;

il loro grande Messaggero è il Cristo che è passato per il mistero del Golgota.

• Per mezzo di quanto gli uomini accolgono sulla Terra,

per virtù del rapporto con il mistero del Golgota,

sarà loro possibile l’accesso nel mondo dello spirito, cioè nel mondo solare spirituale,

così che essi possano accogliere interiormente gli organi di Marte nella regione di Marte,

gli organi di Giove nella regione di Giove, gli organi di Saturno nella regione di Saturno,

in triplici circoli che si svolgono molto più lentamente dei circoli lunari.

Ma tutto è subordinato a sua volta all’evoluzione del mondo.

 

In sostanza la completa realizzazione di quello che ora ho descritto, il divenire cioè

dell’uomo di Marte, di Giove, di Saturno si presenta per gli uomini soltanto nell’avvenire.

 

Nell’epoca in cui ora viviamo è possibile all’uomo, per mezzo dell’azione delle forze cosmiche,

di attraversare completamente soltanto la regione di Marte.

 

• Dopo la morte egli compie dunque il circolo di Marte,

e non può ancora penetrare completamente, ma soltanto toccare la regione di Giove.

• Solo dopo molte vite, fra la morte e una nuova nascita

egli potrà penetrare nella regione di Giove, e più tardi ancora nella regione di Saturno.

 

Poiché l’uomo non può ancora penetrare nella regione di Giove, sebbene già oggi, durante il tempo fra la sua morte e una nuova nascita, accolga alcunché delle forze di Giove e di Saturno, si trovano sparsi fra Marte e Giove i numerosi planetoidi, di cui gli astronomi vanno gradualmente scoprendo l’esistenza; essi sono nella regione che l’uomo attraversa spiritualmente dopo la morte, perché ancora non può arrivare fino a Giove. Questi planetoidi hanno la peculiarità di essere in certo modo, nelle loro entità spirituali, colonie di Giove e di Saturno.

 

Esseri di Giove e di Saturno sono ritornati a quei planetoidi.

Prima di essere maturo per l’esistenza terrestre,

nella regione dei planetoidi (che perciò appunto sono sparsi nel nostro universo)

l’uomo incontra ciò che provvisoriamente,

prima che egli possa penetrare in Giove e in Saturno, gliene faccia per così dire le veci.

 

Così l’uomo in sostanza, nel tempo in cui dopo la morte è passato a una nuova nascita ed è dunque rinato,

ha attraversato la regione di Marte, e ha accolto dalle forze di Giove e di Saturno

ciò che è colonizzato nella regione dei planetoidi;

con l’effetto di quest’azione l’uomo penetra ora nella nuova esistenza terrestre a seguito di nuova nascita.