L’esperienza dell’anima a partire dalla mezzanotte cosmica

O.O. 153 – Natura interiore dell’uomo e vita fra morte e nuova nascita – 14.04.1914


 

Sommario: L’esperienza dell’anima a partire dalla mezzanotte cosmica. L’azione del passato: mondo esterno spirituale. Trasformazione degli eventi passati in azioni e capacità. Possibilità di creazione di un’immagine spirituale-eterica per la futura vita terrena. Le forze spirituali eccedenti grazie all’azione dell’impulso del Cristo.

 

In questa ultima conferenza vorrei proseguire dal punto a cui ieri siamo arrivati. Abbiamo terminato ieri chiamando «grande ora della mezzanotte cosmica dell’esistenza spirituale fra morte e rinascita» il tempo in cui lo sperimentare interiore umano raggiunge il massimo grado d’intensità, in cui ciò che possiamo chiamare socievolezza spirituale, il nesso con il mondo esteriore spirituale è giunto al minimo suo grado; sotto certi aspetti, durante l’ora della mezzanotte dell’esistenza spirituale vi è quindi attorno a noi tenebra spirituale.

 

Ma si è detto che la nostalgia per il mondo esteriore torna ad agire su di noi e diventa attiva per mezzo dello spirito, che opera nei mondi spirituali, che quella nostalgia provoca in noi una nuova luce animica, e che ci diventa possibile vedere adesso un mondo esteriore di un genere specialissimo.

 

Il mondo esteriore che allora vediamo è il nostro passato, quale si è svolto

attraverso le precedenti incarnazioni e i tempi intermedi fra le morti e le rinascite;

lo vediamo ora come un mondo esteriore.

• In quel mondo noi guardiamo retrospettivamente

a ciò che abbiamo avuto e goduto dall’esistenza nel mondo,

a ciò di cui siamo rimasti debitori al mondo.

 

Quando abbiamo quella visione retrospettiva delle nostre esperienze passate,

se ne presentano in special modo due aspetti con grande intensità.

• Come si palesa in certo modo per mezzo della visione spirituale,

abbiamo avuto questo e quel godimento, ci è toccato questo o quel tanto di gioia e di piacere nell’esistenza.

• Possiamo vedere tutta la gioia, il piacere dell’esistenza che abbiamo avuti;

ma ne vediamo tutto l’insieme in modo che esso ci si palesa nel suo valore spirituale,

ci si palesa relativamente alla trasformazione che ha prodotto in noi.

 

Consideriamo un caso concreto. Volgiamo indietro lo sguardo nel passato dei tempi, verso qualcosa che ci ha procurato godimento, soddisfazione in una delle nostre vite. Allora sentiamo che non è qualcosa di passato: il godimento che ne abbiamo avuto è sì indietro nel tempo, ma non è come se fosse assolutamente passato. È qualcosa che prosegue la sua azione in tutti i tempi, e la prosegue in modo da restare in attesa di che cosa ne faremo.

 

Se abbiamo avuto una soddisfazione, una gioia, noi la sentiamo,

la sperimentiamo, direttamente nel nostro essere animico mediante lo sguardo retrospettivo;

sentiamo che essa deve diventare in noi una forza, una forza della nostra anima;

e possiamo lasciar agire su di noi in duplice modo quella forza della nostra anima.

 

• Nell’esistenza spirituale dopo la mezzanotte cosmica in cui ci troviamo, abbiamo una duplice possibilità.

Il mondo spirituale ci dà semplicemente la capacità di portare a realtà una di queste possibilità.

Noi possiamo trasformare in noi quel godimento passato, quella soddisfazione passata;

possiamo trasformarli in facoltà.

 

• Mediante il godimento passato, possiamo sviluppare nella nostra anima una determinata forza

che ci rende atti a compiere una determinata cosa;

così possiamo creare nel mondo qualcosa di piccolo o di grande,

che abbia un valore per il mondo stesso. Questa è una delle possibilità.

 

• L’altra possibilità è il dire: abbiamo avuto il godimento, vogliamo solo contentarcene,

vogliamo accogliere il godimento nell’anima nostra e rallegrarci di avere avuto nel passato quel godimento.

Se con molto di quanto nel passato abbiamo goduto e ci ha soddisfatto noi seguiamo la seconda possibilità,

accade che nella nostra interiorità produciamo una forza

che a poco a poco ci fa degenerare spiritualmente, ci fa soffocare.

 

Questo fatto è da ascriversi a quanto di più importante si può imparare nel mondo spirituale,

ossia che anche col godimento di quanto ci ha dato soddisfazione,

noi diventiamo debitori verso l’esistenza del mondo.

 

Al nostro occhio spirituale si presenta la prospettiva,

di soffocare negli effetti delle nostre soddisfazioni, dei passati godimenti,

se non ci decidiamo al momento giusto a crearne delle facoltà atte a produrre qualcosa di valido nella vita.

• Anche da questo si può scorgere la reciproca azione fra ciò che è spirituale e ciò che si svolge sul piano fisico.

 

Per chi, nel senso della conferenza dell’altro ieri, si compenetra sempre più delle conoscenze della scienza dello spirito,

questa scienza penetrerà nella vita istintiva della sua anima e, come spinto da una voce della coscienza interiore,

anche nei confronti dei godimenti e delle soddisfazioni che ha sul piano fisico

egli svilupperà l’atteggiamento di non dover accogliere nessun godimento,

nessun piacere, nessuna gioia solo per vantaggio proprio.

 

In certo modo egli compenetrerà ogni piacere di una specie di sentimento di gratitudine verso l’universo,

verso le potenze spirituali dell’universo,

perché saprà che ogni godimento, ogni soddisfazione, lo rendono debitore verso l’universo.

• Riusciremo più facilmente e più sicuramente a trasformare i godimenti e i piaceri che sono di genere spirituale.

• Invece i godimenti e i piaceri che possono venire soddisfatti solo mediante strumenti corporei

o soltanto a condizione che l’uomo rivesta un corpo sul piano fisico,

ci stanno di fronte nel periodo fra morte e rinascita come qualcosa che deve essere trasformato,

se non vogliamo a poco a poco rimanerne soffocati.

 

Sentiamo la necessità della loro trasformazione,

ma sentiamo pure che ci occorreranno molte incarnazioni,

affinché tra l’una e l’altra si possa sempre di nuovo ritornare nel mondo spirituale

per essere finalmente capaci di effettuare quella trasformazione.

 

Nel mondo spirituale troviamo ancora qualcosa d’altro, e cioè che nell’attuale nostro ciclo umano, con i godimenti e i piaceri in cui sul piano fisico il nostro animico-spirituale si sommerge completamente, facendo assumere a godimento e soddisfazione un carattere subumano (non vorrei dire animale perché piacere e godimento possono assumere carattere subumano), con simili godimenti noi procuriamo dolore infinito a determinate entità del mondo spirituale che ci si presentano solo quando entriamo nel mondo spirituale.

• La vista di quel dolore, che nel mondo spirituale noi procuriamo a determinate entità, è così straordinariamente sconcertante e deprimente, pervade le nostre anime di tali forze, che non riusciamo proprio più ad elaborare armonicamente le condizioni per la prossima incarnazione.

 

Di fronte al dolore e alle pene che sperimentiamo, si palesa sul piano spirituale

che i dolori e le pene, sofferte sul piano fisico, continuano ad agire

e pervadono le nostre anime sul piano spirituale con forze che diventano forze di volontà;

noi diventiamo così più forti nell’anima e abbiamo la possibilità di trasformare questa forza in forza morale,

in forza che possiamo portare con noi di nuovo sul piano fisico;

quindi avremo non soltanto speciali facoltà atte a farci creare qualcosa di valido per il mondo circostante,

ma avremo anche la forza morale di esplicare queste facoltà con fermezza.

 

Noi facciamo tali esperienze, e molte altre ancora, immediatamente dopo l’ora della mezzanotte spirituale dell’esistenza.

Sentiamo, sperimentiamo il valore che abbiamo acquistato per mezzo della nostra esistenza trascorsa;

sentiamo, sperimentiamo a quali facoltà possiamo pervenire nell’avvenire,

e dopo aver vissuto per qualche tempo ancora nel mondo spirituale,

dall’oscurità crepuscolare dell’ambiente spirituale circostante sorge chiara una visione,

non solo delle nostre vite passate, ma specialmente di tutto quanto di umano è connesso con quelle vite,

di ogni elemento umano più strettamente connesso con quelle vite.

 

Entrano in relazione spirituale con noi uomini,

con i quali siamo stati comunque legati in fasi precedenti di esistenze.

 

Non che prima non ci si trovasse pure in comunione di tali uomini. Noi ci sperimentiamo sempre uniti agli uomini che ci furono vicini nella vita, durante la maggior parte del tempo fra morte e rinascita, ma ora, incontrando di nuovo questi uomini dopo l’ora della mezzanotte dell’esistenza spirituale, si palesa chiaramente in essi ciò di cui noi ci siamo resi debitori verso di loro, o ciò che essi devono a noi. Sperimentiamo ora non soltanto la visione di esserci trovati con quegli uomini in qualche momento; avevamo anche prima quella visione, ma ora essi diventano per noi l’espressione del pareggio di esperienze passate.

 

Dal modo in cui gli uomini stessi ci si presentano,

noi scorgiamo con quali nuove esperienze sul piano fisico si possa creare un pareggio per il passato,

un pareggio per quanto siamo rimasti loro debitori, e così via.

• In quanto stiamo di fronte alle anime di quegli uomini, noi vediamo gli effetti che saranno in futuro

le conseguenze dei rapporti avuti in passato con loro.

• Naturalmente questo si osserva meglio se si prende in considerazione un singolo caso, possibilmente concreto.

 

Supponiamo dunque ancora che una persona abbia detto una menzogna. Questo è il momento in cui nel mondo spirituale ci è data la possibilità di essere tormentati dalla verità opposta a quella menzogna. Siamo tormentati in quanto il nostro rapporto con la persona cui abbiamo mentito nel periodo descritto viene modificato ogni volta che la vediamo, e con l’occhio spirituale la vediamo molto spesso. Quella persona diventa la causa per cui sorge per noi la verità opposta alla menzogna che abbiamo detto, la verità che ora ci tormenta. Dal profondo di noi stessi sorge così la tendenza a incontrare di nuovo quella persona giù sulla Terra, a dover fare qualcosa per compensare il torto che abbiamo commesso dicendo una menzogna, perché nel mondo spirituale non può essere compensato quel che era stato creato dalla nostra menzogna. Ora possiamo solo acquistare completa chiarezza sull’effetto della nostra menzogna nel cosmo.

 

Quanto in tal senso venne creato sulla Terra deve anche venir compensato sulla Terra.

Si sa che per quel pareggio occorrono in noi forze che ci possono pervenire soltanto quando ci si riveste nuovamente di un corpo terreno. In tal modo sorge nell’anima nostra la tendenza a rivestirsi di un corpo terreno che ci offra la possibilità di compiere un’azione atta a compensare le imperfezioni che abbiamo prodotto sulla Terra; altrimenti alla prossima morte quella persona ci apparirà di nuovo e ci procurerà il tormento della verità.

Vediamo così quale sia la tecnica spirituale, come venga determinato in noi l’impulso a creare nel mondo spirituale un compenso karmico per le azioni compiute.

Questi compensi si verificano anche con premesse diverse, ma occorrerebbe naturalmente citare molte migliaia di casi concreti per riuscire a considerare tutto ciò di cui va tenuto conto in questa importante questione karmica.

 

Consideriamo per esempio questo caso: supponiamo di trovarci nel mondo spirituale, nel periodo che segue l’ora della mezzanotte dell’esistenza, e di guardare retrospettivamente alcuni piaceri che abbiamo avuto; ci diciamo di poter trasformare gli effetti di tali esperienze in facoltà che potremo esplicare quando saremo di nuovo incarnati. Può però allora succedere di poter osservare che, mentre nella presente condizione trasformiamo ora quelle esperienze passate in facoltà, ci disturbano determinati esseri elementari. Questo può succedere.

Esseri elementari impediscono che acquistiamo veramente certe facoltà.

 

Ci si può chiedere che cosa si possa fare. Se cediamo agli esseri elementari che ci si avvicinano e che non possono tollerare le facoltà che si creano in noi, allora non possiamo formarle. Dobbiamo però formare quelle facoltà. Sappiamo che soltanto per loro mezzo nella prossima incarnazione potremo veramente rendere dei servigi agli altri uomini ai quali possiamo renderli. In un tal caso di solito si deciderà di acquistare quelle facoltà. Ma così si offendono però gli esseri elementari che ci circondano. Essi si sentono come aggrediti da noi; quando appunto ci acquistiamo quelle determinate facoltà, essi si sentono soprattutto come oscurati nella loro esistenza, come se noi avessimo sottratto qualcosa dalla loro saggezza. Una delle conseguenze che spesso ne risulta è che, quando si rinasce sulla Terra, troviamo che quegli esseri elementari hanno preso possesso di uno o più uomini ai quali hanno ispirato delle intenzioni particolarmente ostili verso di noi.

 

Si rifletta fino a quali profondità questo ci permetta di spingere lo sguardo, nello sperimentare umano, e come ci insegni radicalmente a comprendere la vita umana, ad acquisire l’istinto per comportarci giustamente sul piano fisico. Per questo non occorre affatto che sul piano fisico si dica press’a poco che allora ci si è dovuti difendere, che in tal modo ci siamo procurati dei nemici, e che ora dobbiamo lasciarli fare. Può darsi il caso in cui sia bene lasciarli fare; ma se si lasciano fare gli esseri elementari ostili che agiscono attraverso uomini, può anche darsi che, mediante quanto ora conseguono sul piano fisico, essi si creino un abbondante compenso per ciò che in certo modo abbiamo loro tolto per difenderci. Essi vanno al di là di quanto è stato loro tolto; la conseguenza ne sarebbe che non ci potremo salvare da loro, quando entreremo di nuovo nel periodo corrispondente al tempo fra morte e rinascita; essi ucciderebbero allora in certo modo in noi la possibilità di determinate facoltà.

 

Il mondo ci appare indubbiamente sempre più complicato quando veramente penetriamo in esso. Ma in fondo non dobbiamo meravigliarcene. Vorrei ancora far rilevare alcuni singoli esempi di nesso karmico fra la vita sulla Terra e quella fra morte e rinascita. Per esempio osserviamo il caso di un uomo che a causa di una malattia si trovi a morire più presto di quanto gli spetterebbe in una vita umana normale. In tal caso egli attraversa la porta della morte in modo che, essendo stato portato a morire a causa della malattia, può conservare in sé determinate forze che avrebbe invece esaurite, se avesse raggiunto la lunghezza normale della vita umana. Le forze residue, che così gli rimangono e che egli avrebbe potuto ancora adoperare se non fosse morto prematuramente, continuano a sussistere.

 

Indagando la vita dopo la morte, all’investigazione occulta risulta che quelle forze vengono assegnate alla sua volontà e al suo sentimento rafforzandoli e rinvigorendoli: egli è così in grado di usare, dopo l’ora della mezzanotte dell’esistenza, ciò che gli è stato conferito da quelle forze prima della mezzanotte dell’esistenza; egli entra quindi nella vita terrena come persona di volontà e di carattere più forti di quanto non vi sarebbe entrato se non avesse subito quella morte prematura. Che ciò appunto sia avvenuto dipende da un karma precedente, e sarebbe naturalmente molto stolto se qualcuno credesse di poter ottenere quel che è stato descritto, procurandosi artificiosamente una morte prematura. In quel modo non otterrebbe niente. È scritto nel mio libro Teosofia quel che si ottiene provocando una morte prematura, per quel tanto che è necessario esserne informati.

 

Ho anche accennato al caso in cui qualcuno trova morte prematura a causa di qualche infortunio.

Quando per un infortunio egli viene strappato dalle esperienze sul piano fisico, mentre avrebbe avuto ancora forze sufficienti da permettergli di arrivare a un’età avanzata, in tal caso gli resta un residuo di forze inesplicate che ora sono a sua disposizione. Quando è trascorsa l’ora della mezzanotte dell’esistenza, egli può così impiegare quanto in tal modo gli affluisce per le sue forze intellettuali, per le sue forze conoscitive. Grazie all’investigazione occulta si scopre che i grandi inventori sono spesso morti, in precedenti incarnazioni, a causa di qualche infortunio.

 

Da simili casi possiamo vedere che, se vogliamo davvero comprendere queste cose nel loro insieme, dobbiamo renderci conto che nel mondo spirituale la prospettiva è realmente diversa da quella che si può avere nella vita nel mondo fisico. Riuscirà sempre più evidente che, per comprendere il mondo spirituale, occorre procurarsi prima adeguate rappresentazioni e adeguati concetti, perché i mondi spirituali sono appunto del tutto diversi dal mondo fisico. Nessuno deve perciò meravigliarsi se in un primo tempo qualcosa di ciò che è stato descritto dei mondi spirituali appare tale che l’applicarvi i concetti del mondo fisico non ci lascia soddisfatti. Per esempio in molti casi un fatto confermato dall’investigazione occulta è che quando muore una persona con sentimenti materialistici, lasciando dietro a sé dei congiunti pure di sentimenti materialistici, egli soffre nel mondo spirituale di una determinata privazione. Se ha attraversato la porta della morte senza un atteggiamento spirituale e vuole volgere indietro lo sguardo sulla Terra ai suoi cari, non essendovi nelle loro anime alcun pensiero spirituale, egli non riesce a vederli direttamente, sa di loro soltanto fino al momento in cui è passato per la porta della morte.

 

Il suo occhio spirituale non può vedere ciò che essi ora sperimentano sulla Terra, perché nelle loro anime non vi è vita spirituale. Soltanto lo sperimentare spirituale proietta luce nei mondi spirituali. Per vedere chiaramente, quell’uomo deve aspettare che le forze del mondo spirituale stesso siano cresciute in lui; le anime che egli ha lasciato indietro sulla Terra hanno una mentalità materialistica perché sono dominate da Arimane, e non si potrebbe sopportare una simile esperienza subito dopo la morte. Bisogna prima abituarsi al dominio di Arimane sulle anime che hanno tendenza materialistica, e allora si può cominciare a vederle; poi anch’esse passano la porta della morte e si liberano loro stesse nel mondo spirituale del loro atteggiamento materialistico. Così soltanto più tardi ci si sente legati con loro.

 

Qualcuno potrebbe dire che non sono affatto confortanti le condizioni descritte che si svolgono dopo la morte. Dicendo così, si esprime appunto un’idea acquisita nel mondo fisico e non ancora pervasa dalla comprensione dei mondi spirituali.

Fra morte e rinascita il morto arriva a un momento in cui dice a se stesso come sarebbe sconsolante, avendo un atteggiamento materialistico, vedere quelle anime subito dopo la morte! Quanto meglio è per tutti attraversare prima un periodo di prova. Quelle anime altrimenti si perderebbero, non potrebbero conseguire ciò che deve essere conseguito. Il punto di vista diventa appunto diverso, se si considerano le cose del mondo dal lato spirituale; verrà un tempo in cui per gli uomini sarà necessario avere, già sul piano fisico, una reale comprensione per le verità della scienza dello spirito.

 

La scienza dello spirito si presenta ora nel mondo appunto perché l’evoluzione dell’umanità rende necessario che la penetrazione nei mondi spirituali e nelle loro condizioni di esistenza viva sempre più nelle anime, prima istintivamente e poi coscientemente.

Vorrei comunicare ora un fatto puramente esteriore, ma molto importante, perché si possa vedere che sempre più si giungerà a giudicare anche la vita sul piano fisico nel suo vero aspetto, solo grazie alla comprensione delle leggi dell’esistenza spirituale. È un fatto esteriore, ma straordinariamente importante nella sua esteriorità.

 

Se guardiamo la natura vediamo in essa dappertutto un singolare spettacolo; solo un piccolo numero di germi viene impiegato ovunque per moltiplicare la vita della specie, mentre va perduto un numero straordinariamente grande di germi. Guardiamo lo straordinario numero di uova di pesci che esistono nel mare. Pochi soltanto diventano pesci, gli altri sono distrutti. Anche nei campi vediamo uno straordinario numero di semi di grano; di essi pochi soltanto diventano piante di grano, gli altri vanno perduti come frumento, perché vengono impiegati per il nutrimento degli uomini o per altro. Nella natura occorre che venga creata una quantità di germi straordinariamente più grande dj quella che potrà divenire frutto e poi di nuovo seme, nel corso perenne dell’esistenza. È bene che sia così nella natura, perché in essa domina l’ordine, domina la necessità che quanto fluisce così dalla corrente naturale dell’esistenza e della fruttificazione venga impiegato, in modo da servire all’altra corrente continua dell’esistenza. Gli esseri non potrebbero vivere, se tutti i germi veramente fruttificassero e continuassero lo sviluppo in essi latente.

 

Vi devono essere dei semi che vengono impiegati a fornire il terreno su cui gli altri possano crescere. Soltanto apparentemente, solo secondo la maja, qualcosa va perduto; in realtà nell’àmbito della creazione della natura non va perduto niente. Nella natura domina lo spirito, e il fatto che apparentemente qualcosa vada perduto nella corrente continua dell’evoluzione, è fondato nella saggezza dello spirito, è legge spirituale; dobbiamo considerare questo fatto dal punto di vista dello spirito. Allora ci si rende conto che, anche il fatto che apparentemente qualcosa venga distolto dalla corrente del divenire del mondo, ha nell’esistenza la sua buona giustificazione. Questo fatto è fondato nello spirito; per cui può quindi aver valore sul piano fisico, in quanto conduciamo una vita spirituale.

 

Consideriamo ora un caso concreto che ci sta molto vicino: si devono tenere delle conferenze pubbliche sulla nostra scienza dello spirito. Queste vengono tenute per un pubblico che interviene su semplice invito fatto attraverso dei manifesti. In questo caso avviene qualcosa di analogo a quello dei granelli di frumento: di essi solo una parte viene impiegata nella corrente continua dell’esistenza. Non bisogna spaventarsi se in certe circostanze si deve presentare la storia della vita spirituale a tanta gente raccolta senza un criterio di selezione, e se poi sono pochi soltanto coloro che si selezionano ed entrano veramente in questa corrente spirituale, diventano antroposofi e partecipano al corso continuo di quella vita.

 

Anche in questo campo succede che i germi sparsi si avvicinano a molti che per esempio, dopo una conferenza pubblica, se ne vanno dicendo che sono state dette molte sciocchezze. Per la vita esteriore avviene in tal caso come quando le uova dei pesci vanno perdute nel mare. Ma per un’indagine più profonda non è così. Le anime che erano intervenute in virtù del loro karma, e che poi se ne vanno dicendo che erano state esposte tante sciocchezze, non sono ancora mature per accogliere la verità dello spirito; è però necessario per quelle anime sentire nell’attuale incarnazione che si accosta loro la forza che giace nella scienza dello spirito. Così in quelle anime, anche se si possono lagnare, quella forza rimane per la prossima incarnazione; i germi quindi non vanno perduti, ma trovano la loro via. Nei riguardi dello spirito l’esistenza è sottoposta alle medesime leggi, tanto se lo si rintraccia nell’ordinamento della natura, quanto nel caso che abbiamo potuto citare.

 

Supponiamo ora di voler trasferire la cosa anche alla vita esteriore materiale; diciamo che anche nella vita esteriore si debba far così. Si fa appunto quel che ora descriverò; e andiamo incontro a un avvenire in cui sempre più lo si verificherà. Si produce sempre più, si fondano fabbriche, e non si chiede più quanto sarà usato della produzione, come si usava fare quando in un paese il sarto faceva un abito soltanto su ordinazione. Allora era il consumatore che indicava quanto doveva essere prodotto; ora si produce per il mercato; le merci vengono accumulate quanto più è possibile. La produzione opera assolutamente secondo lo stesso principio con cui la natura crea. Questo principio della natura viene esteso all’ordinamento sociale, e sempre più il fenomeno si andrà verificando. Qui entriamo a considerare il campo materiale. Nella vita esteriore la legge spirituale, in quanto vale per il mondo spirituale, non trova applicazione, e allora accade qualcosa di singolare. Poiché siamo fra di noi, possiamo dire queste cose; il mondo oggi non ci porta naturalmente incontro nessuna comprensione in proposito.

 

Oggi in sostanza si produce per il mercato, senza badare al consumo, non nel senso di quel che avevo detto nel mio articolo La scienza dello spirito e il problema sociale; attraverso i mercati finanziari si accumula nei magazzini tutto quel che si produce e poi si attende per vedere ciò che si vende. Questa tendenza diverrà sempre più grande fino ad annullarsi in se stessa, e poi vedremo anche il perché. Per il verificarsi di questo modo di produzione, nella vita, nella vita sociale della Terra avviene lo stesso fenomeno che nasce in un organismo quando si forma un carcinoma. Proprio lo stesso fenomeno: una formazione cancerosa, un cancro sociale, un carcinoma della civiltà. Chi vede spiritualmente la vita sociale, rileva una simile formazione cancerosa e come dappertutto appaiano spaventosi germi di tali formazioni.

 

Questa è la grande preoccupazione per la civiltà, preoccupazione che interviene seriamente per chi vede i problemi dell’esistenza. È una situazione spaventosa che agisce in modo opprimente e che, anche se si potesse soffocare tutto l’entusiasmo per la scienza dello spirito e quello che potrebbe far parlare della scienza dello spirito, porta poi quasi a gridare al mondo il rimedio per tutto ciò che già sta avvenendo e che diventerà sempre più forte. Ciò che è al suo posto per la diffusione di verità spirituali e che lavora come natura nella sua sfera, diventa una formazione cancerosa se penetra nella civiltà nel modo descritto.

Comprendere questo e poi procurarsi dei rimedi sarà possibile soltanto quando la scienza dello spirito prenderà possesso dei cuori, penetrerà nelle anime.

 

Se si penetra con lo sguardo in questi problemi si vorrebbe poter disporre del fuoco più acceso per infonderlo nelle parole, per richiamare l’attenzione dei nostri contemporanei, di quanti sono capaci di comprendere, sul pericolo a cui andiamo incontro. Ci si può render conto di queste cose, conoscendo le varie prospettive relative, da un lato alla sfera della vita materiale, e dall’altro a quella dello spirito. A chi allora si trova fra l’ora della mezzanotte cosmica e una nuova nascita, si presentano queste prospettive, perché partendo da esse egli stesso deve diventare creatore.

 

Quando ha formato le tendenze adeguate al compimento del karma riguardanti le esperienze più vicine, allora gli sorgono davanti all’anima le esperienze ulteriori che sono più lontane. Le comunità religiose, e altre comunità a cui si apparteneva, si sperimentano allora in modo da palesarci che per non diventare unilaterali dovremo fare determinate cose nella prossima incarnazione. Insomma quella vita si svolge in modo che, sebbene si alterni ancora fra socievolezza spirituale e solitudine spirituale, essa però in sostanza è diretta, all’inizio solo spiritualmente, a che l’archetipo si formi per una nuova vita terrena.

 

Molto tempo prima di discendere nella vita terrena, ci si è costruiti nel mondo spirituale un archetipo spirituale eterico che porta in sé le forze, si potrebbero chiamare spirituali-magnetiche, che ci attirano verso una coppia di genitori; di essa si sente che ci offre le caratteristiche ereditarie per poter entrare in una nuova vita terrena.

 

Ho già detto che il momento normale per incarnarsi è quello in cui si ha il senso di unirsi col frutto della nostra ultima vita terrena che si era allontanato. L’uomo non arriva però sempre fino a quel momento. La nostra vita si svolge allora in modo che, se arriviamo a quel momento, sentiamo integralmente il rapporto fra il corporeo e lo spirituale.

 

Però l’uomo non sempre vi arriva, ma penetra prima nell’esistenza.

La maggior parte degli uomini sono parti spirituali prematuri;

soltanto più tardi si verifica un pareggio, e abbiamo cioè delle esperienze mediante le quali

ci ricongiungiamo in completa armonia con i frutti delle nostre precedenti vite terrene.

 

Vi è però qualcosa di somma importanza;

ieri ne ho parlato dicendo che quando è massima la nostra nostalgia del mondo esteriore,

perché siamo giunti al colmo della solitudine,

allora lo spirito, che veramente domina, fluttua e vive soltanto nei mondi spirituali,

ci si avvicina e trasforma la nostra nostalgia in una specie di luce animica.

 

Fino a questo momento dobbiamo conservare il rapporto col nostro io.

Dobbiamo in certo qual modo conservare il ricordo che sulla Terra eravamo quel determinato io.

Dobbiamo conservarlo come ricordo.

La possibilità di farlo nell’attuale ciclo del nostro tempo dipende dal fatto

che il Cristo ha portato entro l’aura della Terra la forza

che altrimenti non potrebbe essere portata dalla vita terrena,

la forza che ci rende atti a conservare il ricordo fino all’ora della mezzanotte.

 

• Ci sarebbe una lacerazione, direi quasi uno strappo,

che renderebbe la nostra esistenza disarmonica a metà fra morte e nuova nascita,

se l’impulso del Cristo non fluisse nel mondo terreno.

 

Molto prima dell’ora della mezzanotte

noi ci dimenticheremmo di essere stati un io nell’ultima vita;

sentiremmo il rapporto col mondo spirituale, ma dimenticheremmo noi stessi.

 

Questo non succede per il fatto che sulla Terra il nostro io si sviluppa con tale forza

che arriviamo sempre più alla coscienza dell’io, ed è diventato necessario dal mistero del Golgota in poi.

 

• Mentre sulla Terra arriviamo sempre più alla nostra coscienza dell’io,

consumiamo le forze di cui abbiamo bisogno dopo la morte,

affinché fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza veramente non ci si dimentichi di noi stessi.

Per poter conservare questo ricordo dobbiamo morire nel Cristo.

• Perciò dovette esservi l’impulso del Cristo:

fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza esso ci conserva la possibilità di non dimenticare il nostro io.

 

• Quando all’ora della mezzanotte dell’esistenza lo spirito ci si avvicina,

abbiamo conservato il ricordo del nostro io.

Se lo portiamo con noi fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza,

fino a quando lo Spirito Santo si avvicina a noi e ci dà la visione retrospettiva

e il nesso col nostro mondo interiore e anche col mondo esteriore, se abbiamo conservato questo nesso,

allora lo spirito può condurci fino alla nostra reincarnazione;

noi la realizziamo allora costruendo il nostro archetipo nel mondo spirituale.

 

Le cose in realtà non si svolgono in modo che si debba fare solamente lo stretto necessario; come il pendolo non sta fermo, ma oscilla in una direzione per poi oscillare nuovamente nell’altra, come è giusto che sia così, così pure accade nella vita spirituale.

 

L’impulso del Cristo non ci provvede soltanto

della forza strettamente necessaria per raggiungere il momento della congiunzione,

ma in date circostanze ce ne dà tanta che, se anche lo spirito non si avvicinasse a noi,

l’impulso del Cristo potrebbe farci superare la mezzanotte.

• Indubbiamente col solo ricordo non potremmo trovare la congiunzione,

ma l’impulso del Cristo ci farebbe superare la mezzanotte cosmica.

 

Ciò ha grande importanza;

accogliere dal Cristo un impulso che fa superare la mezzanotte cosmica,

sarà per l’uomo sempre più necessario mentre egli si sviluppa verso l’avvenire.

 

Già ora è necessario che l’uomo, durante la sua vita terrena,

non impari intorno al Cristo soltanto lo stretto necessario,

ma è essenziale che l’impulso del Cristo si insedi nella sua anima come impulso potente,

in modo da potergli ancora far superare l’ora della mezzanotte dell’esistenza.

 

In tal modo l’impulso dello spirito si rinforza per mezzo dell’impulso del Cristo;

portiamo allora in noi l’impulso dello spirito, attraverso la seconda metà della vita fra morte e rinascita,

con maggior forza di quanto altrimenti non faremmo se non ci fosse l’impulso del Cristo.

Ciò che ce ne rimane rafforza l’impulso dello spirito.

Altrimenti lo spirito servirebbe soltanto a se stesso, e terminerebbe la sua azione col nostro nascere.

 

In quanto ci compenetriamo con l’impulso del Cristo,

questo rinforza l’impulso dello Spirito Santo.

 

In tal modo può venire anche introdotto nella nostra anima un impulso dello spirito tale

che più tardi, quando penetriamo nell’incarnazione terrestre,

sia una forza che noi non consumiamo nell’incarnazione terrestre stessa

come le altre forze che portiamo con noi attraverso la nascita.

 

Ho insistito sul fatto che noi trasformiamo nella nostra organizzazione interiore

le forze che portiamo con noi dal mondo spirituale.

• Quanto però in tal modo riceviamo come un di più, come un sovrappiù,

quando l’impulso del Cristo rafforza l’impulso dello spirito, noi allora lo portiamo nell’esistenza,

e non occorre che venga trasformato durante l’esperienza terrena.

 

Sempre più per l’evoluzione avvenire della Terra saranno necessari uomini

che, nascendo, portino nella vita terrena qualcosa

 della compenetrazione dell’impulso del Cristo e dell’impulso dello spirito.

 

Lo spirito deve esercitare un’azione più forte, affinché non agisca soltanto fino alla nascita,

ma affinché venga trasformato tutto quanto concerne la vita spirituale;

così non ci rimarrà soltanto il briciolo di coscienza che ci trasmette la conoscenza

sia del nostro ambiente fisico, sia di ciò che può cogliere l’intelligenza legata al cervello.

 

Se, in quanto uomini che si evolvono verso l’avvenire,

non portassimo a poco a poco con noi un sovrappiù di spirito accumulato nel modo descritto,

allora sempre più l’umanità giungerebbe

a non aver più sentore, durante la vita terrena, dell’esistenza dello spirito;

allora durante la vita terrena dominerebbe soltanto lo spirito non spirituale: Arimane;

gli uomini potrebbero soltanto conoscere il mondo sensibile fisico che si percepisce con i sensi

e ciò che si può comprendere con l’intelligenza legata al cervello.

 

Tutte queste cose però, con l’ulteriore evoluzione degli uomini, possono trasformarsi e svilupparsi,

proprio oggi che l’umanità si trova di fronte al pericolo di perdere lo Spirito Santo. Ma non lo perderà.

 

La scienza dello spirito veglierà perché l’umanità non perda questo spirito, lo spirito che si avvicina all’anima nell’ora della mezzanotte dell’esistenza, per destare in lei la nostalgia di contemplare se stessa nel passato, in tutto il suo valore.

No, la scienza dello spirito sempre più dovrà parlare dell’impulso del Cristo e con sempre maggior profondità; lo spirito penetrerà così sempre più attraverso la nascita, anche nell’esistenza fisica di un numero sempre maggiore di uomini, e nell’esistenza fisica vi saranno sempre più uomini che sentono: ho certo in me forze che devono essere trasformate in forze organizzatrici; ma qualcosa risplende nella mia anima che non ha bisogno di essere trasformato; dello spirito che vale soltanto per i mondi spirituali ho portato con me qualcosa nel mondo fisico, sebbene io viva nel corpo.

 

Sarà lo spirito a far giungere gli uomini a vedere ciò di cui parla Teodora nella Porta dell’iniziazione.

Gli uomini vedranno la figura eterica del Cristo.

La forza dello spirito, che penetra in tal modo nei corpi,

conferirà agli uomini l’occhio spirituale atto a vedere i mondi spirituali e a comprenderli.

Prima bisognerà comprenderli, poi si comincerà a vederli con comprensione.

 

La veggenza verrà perché lo spirito afferra le anime in modo che esse lo facciano entrare nei loro corpi;

lo spirito risplenderà anche nelle loro incarnazioni terrene: prima in pochi, poi in molti.

• Possiamo dire che mediante lo spirito, mediante lo Spirito Santo,

noi verremo destati nella grande ora della mezzanotte dell’esistenza.

 

D’altra parte dobbiamo anche dire,

guardando a quel che lo spirito compie nell’evoluzione terrestre per l’avvenire:

anche nel corpo fìsico la parte migliore dell’anima, quella che ci darà la visione dei mondi spirituali,

verrà sempre più risvegliata dallo Spirito Santo.

 

Risvegliato dallo Spirito Santo nell’ora della mezzanotte dell’esistenza,

l’uomo verrà anche risvegliato dallo spirito quando vivrà nel suo corpo fìsico,

quando s’incarnerà nell’esistenza fìsica.

• Egli si desterà interiormente, in quanto lo spirito lo desterà dal sonno in cui altrimenti sarebbe imprigionato

dalla mera percezione del mondo sensibile e dall’intelletto che è collegato al cervello.

• Gli uomini dormirebbero sempre, con la sola percezione dei sensi e con l’intelletto collegato al cervello.

 

Ma in questo sonno che altrimenti,

s’impadronirebbe in futuro sempre più dell’umanità avvolgendola nelle sue tenebre,

in questo sonno dell’uomo lo spirito risplenderà anche durante l’esistenza fisica.

 

Mentre la vita spirituale va morendo,

mentre la vita spirituale va oscurandosi per l’affermarsi della percezione sensoria e della sfera intellettuale,

le anime umane verranno risvegliate sul piano fìsico, anche nell’esistenza fìsica, grazie allo Spirito Santo.

 

Per spiritum sanctum reviviscìmus.