L’essenziale non è presentare semplicemente teorie cui prestar fede, ma che vi sia un ordine morale del mondo.

O.O. 228 – Le individualità spirituali del sistema solare – 28.07.1923


 

La situazione, quale si presenta nel mondo dello spirito, diverrà chiara in cerchie più vaste solo se gli uomini almeno una volta alzeranno un poco il berretto da notte sotto il quale dormono. Non si ha infatti soltanto la possibilità di pensare che quanto vien detto secondo una certa sfumatura, come abbiamo fatto ieri, sia assurdo se confrontato con la scienza odierna; tale scienza infatti, nella sua teoria della relatività ad esempio, è del tutto negativa: dice che cosa non è, mentre l’umanità dovrebbe rivolgersi ad una conoscenza di ciò che è.

 

Si dovrebbero presentare tali cose con descrizioni quali ho cercato di dare ieri di singoli corpi del sistema solare. Ma che cosa notiamo? Vediamo come in un certo senso tutto questo segua esattamente il corso dell’evoluzione storica. Che cosa direbbe un fisico vecchio stampo (e non uno moderno, con ogni probabilità assertore della relatività) di fronte a qualcosa di inaudito come quel che ho detto ieri?

 

Se non dicesse subito che è pazzesco e privo di senso, e forse è questa la prima cosa che direbbe, soggiungerebbe che contraddice le solide basi della scienza. Ma quali sono queste basi? Sono i concetti di spazio, tempo e così via, ricavati qui sulla terra. Adesso gli assertori della relatività hanno vanificato questi concetti per l’universo, dimostrandone la non-validità.

 

Questo l’antroposofìa lo fa nella pratica, lasciando da parte i concetti terrestri quando considera la Luna, Saturno, Giove e così via. In tal caso non parla più della sfera terrena, al contrario tenta, se pur con difficoltà, di caratterizzare Venere o Marte come non sarebbe possibile usando concetti terrestri.

 

È necessario infatti essere disposti ad abbandonare tali concetti se si vuol giungere all’universo. Vorrei indicare come il cosmo si ponga nella cultura attuale e quale sia la situazione oggi. Quando si arriva al cosmo rimane solo una certa analogia con i concetti terreni.

 

Anche se soltanto vogliamo comprendere la Luna quale l’ho descritta ieri e gli esseri che la abitano come in una fortezza dell’universo, che le sono legati e che vivono dietro la sua superficie (da dove essi, se posso esprimermi così, svolgono i propri incarichi nell’universo) se arriviamo a questi esseri cui ci si può avvicinare solo con uno sguardo reso acuto dalla chiaroveggenza, scopriamo che essi agiscono in segreto.

 

Infatti quel che è all’interno della Luna non va nell’universo

e ciò che proviene da essa rispecchia l’universo.

Come la Luna non accoglie la luce del Sole ma la rimanda indietro,

così fa con tutto il resto che avviene nel cosmo e che viene restituito dalla Luna come da uno specchio.

Quel che si svolge al suo interno rimane nascosto.

 

Ma ho anche detto che quegli esseri spirituali che si sono come trincerati dall’universo nella cittadella lunare,

da cui svolgono i loro compiti cosmici, un tempo erano sulla terra, prima che la Luna se ne staccasse.

Furono i primi grandi maestri delle anime umane sulla terra.

E la grande saggezza antica di cui si parla è in fondo un’eredità degli esseri lunari

che oggi vivono nel segreto all’interno della Luna dove si sono ritirati.

 

Quando si parla così dell’universo, nelle idee che si sviluppano entrano concetti morali.

Si dimenticano i concetti fisici della terra; i concetti morali entrano nell’esposizione.

 

Ci si può domandare come mai gli esseri lunari si siano ritirati, come mai agiscano in segreto. Quando erano ancora sulla terra certamente offrirono agli uomini una immensa sapienza. Se fossero rimasti, avrebbero continuato a farlo, ma per l’umanità non sarebbe mai giunto il tempo della libertà.

 

Presero così la mirabile decisione di ritirarsi dalla terra, in un luogo chiuso dell’universo dove adempiere il loro incarico nel cosmo lontani dall’esistenza degli uomini, in modo che questi, senza la loro influenza, potessero ricevere tutti gli impulsi dall’universo e divenire liberi. Quegli esseri si scelsero una nuova dimora nell’universo per rendere gradualmente possibile agli uomini la libertà.

 

È qualcosa di ben diverso da ciò che dice un fisico il quale, sentendo che la Luna si è staccata dalla terra si metterebbe semplicemente a calcolare a quale velocità e grazie a quali forze sia avvenuto, tenendo sempre presenti solo le forze e la velocità terrestri, che invece non vengono prese in considerazione se si parla della Luna come abbiamo fatto ieri.

 

Quando si lascia da parte l’elemento fisico, rimangono le decisioni, i grandi impulsi cosmico-morali. Dalle limitate argomentazioni della fisica, che hanno un valore per le condizioni fisiche terrestri, si arriva a parlare dell’universo con idee morali, e questo è l’aspetto più significativo.

L’essenziale è non presentare semplicemente teorie cui prestar fede, ma che vi sia un ordine morale del mondo.

 

Ciò che ha del tutto confuso gli animi negli ultimi tre o quattro secoli è stata l’affermazione che si può conoscere qualcosa della terra in base a cui misurare l’intero universo e quindi enunciare teorie come quella di Kant-Laplace, ma che per quanto riguarda l’ordine morale e divino si deve aver fede.

 

Questo portò una terribile confusione perché andò perduta la consapevolezza che,

mentre sulla terra vanno usati termini terreni,

quando ci si innalza all’universo, si deve cominciare a parlare in termini cosmici:

così il linguaggio fisico entra a poco a poco nel linguaggio morale.

Allora avviene nella pratica quello di cui solitamente si riesce a malapena a fantasticare.

 

Un fisico oggi descrive il Sole come una specie di sfera gassosa che viaggia nello spazio, le cui eruzioni sono simili alle eruzioni terrestri. Tutto quello che viene attribuito a quell’astro è considerato simile a ciò che avviene sulla terra, e con le stesse modalità di calcolo acquisite qui si calcola come un raggio luminoso passi oltre il Sole o cose di questo genere. Ma quel che è valido per misurare eventi terrestri, perde di valore quando si procede oltre.

 

Come la luce diminuisce d’intensità secondo il quadrato della distanza

così le leggi perdono valore nello spazio cosmico.

Conserviamo un’affinità con il cosmo solo nella nostra sfera morale.

Quando ci eleviamo come esseri umani dalla sfera fisica a quella morale,

diveniamo simili, qui sulla terra, a ciò che nello spazio cosmico agisce come moralità realizzata.

 

Dobbiamo quindi dire che l’antroposofia è scienza nel senso più elevato: essa infatti porta a reale compimento ciò che emerge quale esigenza. Non parla più secondo rappresentazioni terrene, ad eccezione di quelle morali che però sulla terra sono già sovraterrene; parla secondo rappresentazioni morali quando si eleva sino al cosmo; va tenuto conto di questo. Partendo da tale punto di vista si devono ricavare di nuovo quei concetti necessari per comprendere sulla terra quel che ora è impossibile comprendere.

 

Gli esseri che si sono stabiliti nella Luna agiscono, dicevo, solo come in una fortezza dalla quale adempiono il loro incarico nell’universo. Infatti tutto ciò che la Luna dà all’universo, alla terra, è qualcosa di rispecchiato, di rinviato. Però è una situazione che si è venuta creando nel divenire cosmico solo nel corso dell’evoluzione.

 

Prima era diverso: sulla struttura che si potrebbe definire molle, o simile a mucillagine, comune un tempo alla terra stessa e a tutti gli esseri viventi, agivano allora quelle entità che risiedevano ancora sul nostro pianeta e alla cui azione è legata la formazione della colonna vertebrale nell’uomo e negli animali.

 

La colonna vertebrale è un’eredità di tempi antichissimi

in cui gli esseri lunari erano ancora uniti all’esistenza terrestre.

Questo oggi non potrebbe avvenire: la spina dorsale è un’eredità, non potrebbe più formarsi oggi.

 

• Per quanto riguarda i quadrupedi, quelle entità

hanno reso la colonna vertebrale talmente rigida da farla restare orizzontale.

• Nell’uomo hanno operato in modo che la spina dorsale diventasse verticale,

così egli poteva divenire libero, aperto al cosmo e al suo influsso

nel momento in cui gli esseri lunari si fossero ritirati nella fortezza lunare.

 

Arriveremo così gradualmente al punto in cui l’elemento terreno verrà rischiarato dal cosmo e in cui soprattutto le forze e gli impulsi spirituali verranno considerati nel giusto modo anche nell’esistenza terrena. Quel che oggi ha trovato posto nella mente umana sono cose sorte in realtà solo negli ultimi tre o quattro secoli dalla convinzione che per spiegare l’intero universo si possa usare solo quanto si è ricavato da cose ed eventi fisici. Si è reso l’intero universo una copia fisica della terra.

 

D’altra parte si è ora giunti al punto di dire: “Con il reticolo del mio telescopio coincide nello stesso punto qualcosa che si trovava là un tempo!” In questo modo crolla tutta la costruzione. Prendendo in considerazione stelle abbastanza lontane, il fisico di oggi deve ammettere che quel che indica sulla carta non è più là. Se indica due stelle vicine fra loro, una era in quel punto, supponiamo, mille anni fa, l’altra seicento. In realtà non furono mai nella posizione in cui la coincidenza dei loro raggi le fa apparire nel telescopio.

 

In questo modo tutto si confonde, perché non è così nella realtà. Con tali concetti non si giunge a quel che esiste all’esterno. Si calcola, si calcola, si calcola. È come se il ragno, tessendo la sua tela, immaginasse di racchiudervi tutto l’universo.

 

La ragione di questo è che le leggi su cui si basa il calcolo non valgono fuori dalla terra, mentre al massimo la legge morale che è in noi può servire per avere un concetto di ciò che si trova nello spazio cosmico. Lassù nel cielo stellato si trova quel che è morale, talvolta anche quel che è immorale, arimanico, luciferico e così via. Ma concependo l’elemento morale come concetto generale, si procede in modo morale non fisico.

 

Si tratta di qualcosa su cui è necessario ritornare ogni volta perché l’altra impostazione si è così fortemente impressa nella mente umana negli ultimi due – tre secoli che gli stessi dubbi portati da chi ha teorizzato la relatività (i loro assunti negativi infatti ne portano molti con sé) non riescono affatto a scalzarla.

 

Ed è comprensibile: quand’anche infatti quest’ultima chimera, il calcolo tempo – spazio, venisse eliminata e per quel che riguarda le stelle svanisse dalle menti, in esse non rimarrebbe più nulla, mentre gli uomini volentieri vi conservano qualcosa. Qualcos’altro in realtà potrà entrarvi solo se ci si eleva alla facoltà di osservare il cielo stellato come abbiamo fatto ieri.

 

Tutto questo ci indica come sia necessario già per gli uomini del presente avere concetti chiari su ciò che è avvenuto in realtà negli ultimi tre – quattro secoli e che per il momento ha trovato un esito nella più grande di tutte le guerre che vi siano mai state sulla terra e nella situazione di caos destinata a peggiorare ancora nell’immediato futuro. All’umanità è richiesto di raggiungere una reale chiarezza su queste cose. In proposito è interessante gettare uno sguardo sul nostro pianeta e sulle forme culturali odierne.

 

Nella civiltà in cui vive l’occidente con il suo prolungamento americano, si considera talmente certo ciò che si è sviluppato negli ultimi tre – quattro secoli per influsso di una grandiosa tecnologia e di enormi scambi internazionali – influsso che solo oggi sta per spezzarsi – che viene ritenuto palesemente stolto chiunque non accetti i medesimi concetti.