L’evoluzione del mondo e dell’uomo

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (IV)


 

Dalle considerazioni che precedono risulta che l’essere umano è costituito di quattro parti costitutive: il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e il veicolo dell’io. L’io lavora entro le altre tre parti costitutive e le trasforma. Per effetto di tale trasformazione si costituiscono a un primo gradino: l’anima senziente, l’anima razionale e l’anima cosciente; ad un gradino superiore dell’esistenza umana il sé spirituale, lo spirito vitale e l’uomo-spirito. Queste parti costitutive della natura umana stanno in molteplici e svariatissimi rapporti con l’intero universo, e la loro evoluzione è strettamente connessa con quella dell’universo stesso. Studiando dunque tale evoluzione, lo sguardo riesce a penetrare nei misteri più profondi dell’entità umana.

 

È evidente che la vita umana è legata nei modi più vari con quanto la circonda, con l’ambiente in cui si esplica. Anche la scienza ufficiale, fondandosi su dati di fatto, è stata ora portata ad ammettere che la Terra stessa, dimora dell’uomo nel senso più vasto della parola, ha attraversato una evoluzione; la scienza accenna a condizioni dell’esistenza terrestre durante le quali l’uomo non esisteva nell’attuale sua forma sul nostro pianeta; e mostra pure come l’uomo si sia pian piano evoluto da condizioni primitive di civiltà, fino all’attuale suo stato. Anche questa scienza dunque giunge alla conclusione che esiste un rapporto fra l’evoluzione dell’uomo e quella del suo pianeta, la Terra.

 

La scienza dello spirito rintraccia tale rapporto a mezzo di quella conoscenza che attinge i suoi dati dalla percezione acuita attraverso gli organi spirituali; segue il divenire dell’uomo nel passato, e le risulta che l’intimo essere spirituale dell’uomo ha attraversato una serie di esistenze terrestri. La ricerca occulta giunge però in tal modo ad un’epoca remotissima del passato, in cui per la prima volta questo essere umano interiore si è presentato in una vita esteriore nel senso odierno della parola. Fu durante questa prima incarnazione terrestre, che l’io cominciò a svolgere la sua attività nei tre corpi: l’astrale, l’eterico e il fisico, e portò poi seco i frutti di questo lavoro nella vita successiva.

 

Se noi risaliamo nel modo indicato fino a quell’epoca,

ci accorgiamo che l’io trova, al suo apparire, uno stato della Terra in cui i tre corpi:

il fisico, l’eterico e l’astrale sono già sviluppati e già hanno raggiunto un determinato rapporto fra di loro.

 

L’io si unisce per la prima volta con l’entità costituita da quei tre corpi, e da allora in poi partecipa all’ulteriore evoluzione di essi; in precedenza quei tre corpi avevano raggiunto senza l’io umano quel certo grado di sviluppo al quale allora l’io li aveva trovati.

La scienza dello spirito deve risalire con le sue ricerche ancora più indietro, se vuol rispondere alle domande: come sono giunti quei tre corpi al gradino di evoluzione su cui hanno potuto accogliere in sé un io? come l’io stesso è divenuto e come ha acquistato la capacità di esercitare la sua azione entro i corpi stessi?

 

La risposta a tali domande è possibile soltanto se si segue il divenire del pianeta Terra dal punto di vista della scienza dello spirito. Con tale indagine si arriva a un principio del pianeta terrestre, mentre il metodo di esame che si fonda soltanto sui dati forniti dai sensi fisici, non può giungere a risultati conclusivi circa questo inizio della Terra. Una certa teoria, che si serve di simili deduzioni, afferma che tutta la sostanza della Terra si è formata da una nebulosa primordiale. Quest’opera non può occuparsi più a fondo di tali teorie, perché alla scienza dello spirito non tanto importa considerare gli eventi fisici dell’evoluzione terrestre, quanto le cause spirituali che risiedono dietro a tutto ciò che è materiale. Se ci troviamo dinanzi a un uomo che alza una mano, potremo considerare questo suo gesto in due modi diversi: potremo esaminare il meccanismo del braccio e del resto dell’organismo e descrivere quell’evento quale si svolge nel campo puramente fisico. Ma potremo anche dirigere il nostro sguardo spirituale verso ciò che si svolge nell’anima di quell’uomo e che costituisce la causa animica di quel movimento. Nello stesso modo l’indagatore educato alla percezione spirituale scorge dei processi spirituali dietro a tutti gli eventi del mondo fisico sensibile. Per lui tutte le trasformazioni materiali del pianeta terrestre sono manifestazioni di forze spirituali le quali si trovano dietro a tutto ciò che è materiale. Se però tale osservazione spirituale sulla vita della Terra risale sempre più nel passato, arriva a un punto dell’evoluzione in cui tutto ciò che è materiale inizia la sua esistenza; l’elemento materiale si sviluppa dallo spirituale, mentre prima esisteva soltanto quest’ultimo. Mediante l’osservazione spirituale si giunge a percepire l’elemento spirituale e si vede come in seguito esso in certo qual modo si sia in parte condensato in materia. Si ha dinanzi a sé un processo che si svolge — sopra un gradino più alto — come se si osservasse un recipiente con dell’acqua in cui si andassero gradatamente formando dei pezzi di ghiaccio, per effetto di un raffreddamento artificiale.

 

• Come si vede condensarsi in ghiaccio ciò che prima era acqua,

così, per mezzo dell’osservazione spirituale, si può seguire

come da un precedente stato completamente spirituale

si siano in certo qual modo condensate le cose, i processi e le entità materiali.

• Così il pianeta terrestre fisico si è sviluppato da un’essenza spirituale cosmica,

e tutto ciò che è materialmente connesso con il pianeta terrestre

è una condensazione di quello che era prima collegato con esso spiritualmente.

 

Non bisogna però credere che a un dato momento tutto lo spirituale si sia trasformato in materiale; questo rappresenta sempre soltanto una trasformazione parziale della spiritualità originaria; anche durante il periodo dell’evoluzione materiale, lo spirituale resta sempre il vero principio dirigente.

È chiaro che l’abito mentale, che si attiene soltanto alle manifestazioni fisico-sensibili ed a ciò che l’intelletto ne può dedurre, non riesce a formarsi un concetto di tale elemento spirituale. Supponiamo che esista un essere dotato di sensi capaci soltanto di percepire il ghiaccio, ma non quello stato più sottile dell’acqua da cui il ghiaccio deriva per raffreddamento; per un essere così fatto l’acqua non esisterebbe, ed egli potrebbe percepire qualcosa dell’acqua soltanto quando parti della stessa si fossero trasformate in ghiaccio. Analogamente l’essenza spirituale, che sta dietro ai processi terrestri, rimane nascosta all’uomo che vuol dar valore soltanto a ciò che è percettibile per i sensi fisici.

E se dai fatti fisici che osserva attualmente, egli trae delle conclusioni giuste riguardo alle condizioni precedenti del pianeta Terra, potrà risalire soltanto fino al punto dell’evoluzione in cui cominciò a condensarsi in materia una parte della spiritualità primitiva; questa è altrettanto poco visibile per un tale metodo di investigazione, quanto la spiritualità che pur oggi domina non vista dietro a tutto ciò che è materiale.

Soltanto negli ultimi capitoli di quest’opera si potrà parlare delle vie per mezzo delle quali l’uomo acquista la capacità di percepire in ispirito le precedenti condizioni della Terra. Accenneremo qui soltanto brevemente che i fatti perfino del remotissimo passato non sono perduti per l’indagine spirituale.

 

Quando un essere arriva ad una esistenza corporea, con la sua morte fisica perisce anche la parte materiale.

Non spariscono però nello stesso modo le forze spirituali dalle quali la corporeità trae la sua origine;

esse lasciano la loro traccia, la loro impronta esatta nella sostanza spirituale del mondo;

e chi attraverso il mondo visibile si rende capace di elevarsi alla percezione di quello invisibile,

giunge finalmente a vedere dinanzi a sé qualcosa che si potrebbe paragonare a un vasto panorama spirituale

in cui sono impressi tutti i passati eventi del mondo.

La scienza occulta dà a queste incancellabili tracce di tutto ciò che è spirituale il nome di « cronaca dell’akasha »

dove, col termine di sostanza-akasha s’intende caratterizzare l’elemento spirituale perenne degli eventi cosmici

e non solo le loro forme caduche.

 

Qui torna opportuno ripetere che l’investigazione nelle regioni soprasensibili dell’esistenza si può compiere soltanto con l’aiuto della percezione spirituale, e perciò, nel campo che appunto stiamo esaminando, soltanto per mezzo della lettura della suddetta cronaca dell’akasha. Vale peraltro anche in questo caso ciò che in altri casi simili è già stato detto precedentemente in questo libro.

 

I fatti soprasensibili possono essere investigati soltanto mediante la percezione soprasensibile;

ma quando sono stati investigati e vengono comunicati dalla scienza occulta,

essi possono essere compresi per mezzo del pensiero normale, purché sia veramente spregiudicato.

 

Nelle pagine che seguono esporremo le condizioni dell’evoluzione della Terra dal punto di vista della conoscenza soprasensibile, e seguiremo le trasformazioni del nostro pianeta fino alle condizioni di vita in cui questo si trova attualmente. Se qualcuno osserva con mente davvero spregiudicata ciò che si palesa attualmente alla semplice percezione sensibile, e poi accoglie in sé quanto la conoscenza soprasensibile dice in proposito, e cioè come da un lontanissimo passato si sia sviluppato lo stato presente, egli dovrà dire a se stesso: in primo luogo è perfettamente logico quello che la scienza occulta afferma; in secondo luogo posso rendermi ragione che le cose siano divenute tali, quali oggi appunto mi si presentano, se accetto per giuste le comunicazioni dell’indagine soprasensibile. A questo riguardo, parlando di « logica », naturalmente non intendo dire che in qualche esposizione dell’indagine soprasensibile non siano contenuti errori di logica. Anche qui si deve parlare di logica soltanto nel senso in cui se ne parla nella vita abituale del mondo fisico. Come in questo dominio vige l’esigenza di un’esposizione logica, sebbene questo o quell’espositore di un certo campo di fatti sia esposto a cadere in errori di logica, così succede pure per l’indagine soprasensibile. Può perfino succedere che un investigatore, capace di percepire le regioni soprasensibili, sia soggetto a errori nell’esposizione logica, e che possa venir corretto da altra persona incapace di percepire il soprasensibile, ma dotata invece di un sano pensiero. Ma in sostanza nessuna seria obiezione può venir sollevata contro la logica che è stata applicata nell’indagine soprasensibile. Né occorre dire che contro i fatti stessi non può essere sollevata alcuna obiezione basata su semplici ragioni logiche.

 

• Come nel campo del mondo fisico non si può logicamente dimostrare l’esistenza o meno di una balena,

ma soltanto per mezzo dell’osservazione diretta,

• così anche i fatti soprasensibili possono essere soltanto conosciuti a mezzo della percezione spirituale.

 

Occorre però ripetere con insistenza, a chi si accinge allo studio delle regioni soprasensibili,

che è assolutamente necessario, prima di tentare di avvicinarsi ai mondi spirituali con la percezione diretta,

che ne acquisti un’idea generale per mezzo appunto della suddetta logica,

e tanto più quando si riconosce come il mondo manifesto ai sensi riesca ovunque facile a comprendersi

qualora si premetta la giustezza delle comunicazioni della scienza occulta.

 

Ogni esperienza nel mondo soprasensibile non potrà essere fatta che a tastoni

e riuscirà incerta — e perfino pericolosa — se si trascura la via di preparazione appunto descritta.

 

Questa è la ragione per cui in questo libro verranno prima comunicati i fatti soprasensibili dell’evoluzione terrestre, e soltanto dopo si parlerà della via che conduce alla conoscenza superiore.

Bisogna anche tener conto che un uomo, il quale si addentra per la via del puro pensiero in quanto la conoscenza soprasensibile ha da dirgli, non si trova affatto nelle medesime condizioni di chi ascolta il racconto di un evento fisico che egli stesso non può vedere.

 

Infatti il pensare puro è già di per sé un’attività soprasensibile;

se rivolto al sensibile, non può per se stesso condurre a processi soprasensibili.

• Ma quando il pensare vien diretto verso i processi soprasensibili espostici dalla scienza occulta,

allora per virtù propria esso si eleva e penetra nel mondo soprasensibile.

• Anzi, una delle migliori vie per conseguire la percezione diretta delle regioni soprasensibili

è quella di elevarsi per mezzo del pensiero al mondo superiore,

pensando a ciò che viene comunicato dalla scienza occulta.

• Una tale penetrazione è accompagnata dalla massima chiarezza;

perciò una determinata scuola di indagine occulta considera che quel pensare

è il primo e il miglior gradino per qualsiasi disciplina scientifica occulta.

 

È facile comprendere che è impossibile dare in quest’opera tutti i particolari dell’evoluzione terrestre, quali risultano dalla indagine spirituale, in qual modo cioè il soprasensibile si affermi nel manifesto. E difatti non s’intendeva dire questo, affermando che l’occulto può essere rintracciato dappertutto nelle sue manifestazioni esteriori. Il concetto piuttosto è questo: che a poco a poco l’uomo può trovar chiaro e comprensibile tutto ciò che gli si presenta, se esamina i fatti manifesti alla luce degli insegnamenti occulti. Soltanto in alcuni casi caratteristici ci riferiremo alle conferme dell’occulto a mezzo del manifesto, per dimostrare come, purché si voglia, questo possa esser fatto ovunque nel corso della vita pratica.

Se per mezzo dell’investigazione scientifico-spirituale si segue a ritroso il corso dell’evoluzione terrestre, si arriva a una condizione spirituale del nostro pianeta; ma se si risale ancora più indietro nel passato, ci si accorge che quella spiritualità era già passata prima attraverso una specie di incarnazione fisica. Si arriva dunque a un passato stato planetario fisico che si è poi spiritualizzato e poi, materializzandosi più tardi nuovamente, si è trasformato nella nostra Terra; questa rappresenta dunque la reincarnazione di un antichissimo pianeta. La scienza dello spirito può risalire però ancora più indietro; essa vede allora l’intiero processo ripetersi ancora due volte.

 

La nostra Terra ha attraversato tre stati planetari precedenti, separati sempre da stati intermedi di spiritualizzazione.

La sostanza fisica risulta peraltro sempre più fine, quanto più si risale indietro nelle incarnazioni.

 

Alla descrizione che segue può venir fatto di obiettare: come può un sano giudizio accettare di occuparsi di epoche talmente remote, come quelle di cui si discorre? A questa obiezione si deve replicare che per chi è in grado di percepire e comprendere lo spirituale occulto che attualmente sta dietro ai fenomeni sensibili manifesti, anche la conoscenza di stadi evolutivi passati, per quanto remoti, non può significare una cosa impossibile.

Solo per chi ora non riconosce l’elemento spirituale occulto, perde di significato il parlare di un’evoluzione come qui viene intesa. Per chi invece riconosce lo spirituale presente, la visione delle condizioni presenti racchiude quella degli stadi precedenti, come nell’aspetto dell’uomo cinquantenne è dato anche quello del bambino di un anno. Va bene, si potrebbe obiettare, ma accanto agli uomini di cinquant’anni noi abbiamo qui dinanzi a noi dei bambini di un anno e di tutte le età intermedie. Questo è esatto; ma lo stesso vale anche per l’evoluzione dello spirituale di cui qui si tratta. Chi in questo campo perviene a una conoscenza adeguata, se osserva compiutamente ciò che esiste al presente, compreso lo spirituale, riconosce la persistenza effettiva di stadi evolutivi propri del passato, accanto alle forme dell’esistenza che sono progredite fino alla perfezione evolutiva del presente, così come accanto agli uomini di cinquant’anni esistono bimbi di un anno. In seno agli eventi terrestri di oggi, è possibile scorgere gli eventi primordiali, purché si sia in grado di sceverare i successivi stadi di sviluppo che si distinguono fra loro.

 

Ora, l’uomo si presenta nella forma in cui attualmente si evolve, soltanto durante la quarta delle incarnazioni planetarie caratterizzate, sulla Terra propriamente detta. La caratteristica essenziale di questa forma consiste nel fatto che l’uomo è costituito di quattro parti costitutive: il corpo fisico, l’eterico, l’astrale e l’io. Questa forma non avrebbe però potuto costituirsi, se non fosse stata preparata dai precedenti eventi dell’evoluzione; tale preparazione si è svolta per il fatto che, durante la precedente incarnazione planetaria, si svilupparono esseri i quali già possedevano tre degli attuali elementi umani; il corpo fisico, l’eterico e l’astrale. Questi esseri, che in un certo senso si potrebbero chiamare i progenitori dell’uomo, non possedevano ancora l’io, ma svilupparono gli altri tre elementi costitutivi e il loro reciproco rapporto in modo che divennero maturi per accogliere più tardi l’« io ».

 

I progenitori dell’uomo, durante la precedente incarnazione planetaria,

condussero le loro tre parti costitutive a un determinato stato di maturità.

• Subentrò allora un periodo di spiritualizzazione,

dal quale venne a formarsi poi una nuova condizione planetaria, quella della nostra Terra.

• Questa conteneva in sé, come germi, quei progenitori dell’uomo in tal modo maturatisi.

 

Per il fatto che l’intero pianeta aveva attraversato un periodo di spiritualizzazione ed era ricomparso in una nuova forma, esso offerse ai germi che conteneva, costituiti di corpo fisico, corpo vitale e corpo astrale, non soltanto l’occasione di evolvere nuovamente fino all’altezza che prima avevano raggiunto, ma anche la possibilità, dopo aver raggiunto quell’altezza, di trascendere se stessi e di accogliere l’« io ».

L’evoluzione terrestre consta dunque di due parti:

in un primo periodo la Terra stessa ci si presenta

come la reincarnazione di uno stato planetario anteriore.

Questa ripetizione segna però un progresso sulla precedente incarnazione, dovuto alla spiritualizzazione verificatasi nel frattempo. La Terra contiene dunque in sé i germi dei progenitori umani del pianeta precedente, germi che si evolvono dapprima fino al livello al quale si trovavano precedentemente. Il loro arrivo a questo punto segna il termine del primo periodo; ma la Terra, per virtù del proprio grado superiore di evoluzione, può condurre i germi a maggior perfezionamento, può renderli cioè capaci di accogliere l’« io ».

• Il secondo periodo dell’evoluzione terrestre

è quello dello sviluppo dell’io nel corpo fisico, nel corpo vitale e nel corpo astrale.

 

Come l’uomo, per mezzo dell’evoluzione della Terra, ha potuto in questo modo salire a un gradino più alto, lo stesso è avvenuto in ognuna delle precedenti incarnazioni planetarie, perché l’uomo in parte già esisteva durante la prima di queste incarnazioni. Per fare luce dunque sull’entità attuale dell’uomo, è utile rintracciarne l’evoluzione fino al remotissimo passato della prima delle suddette incarnazioni planetarie. — L’indagine soprasensibile dà a quella prima incarnazione planetaria il nome di « Saturno » — alla seconda di « Sole », alla terza di « Luna », la quarta è la « Terra ». Bisogna tener presente che in un primo tempo non si possono mettere tali designazioni in alcuna relazione con i nomi posti a indicare i corpi celesti dell’attuale nostro sistema solare. Saturno e Sole e Luna, sono appunto i nomi di forme passate di evoluzione attraversate dalla nostra Terra. Quale sia il rapporto tra questi mondi primordiali e i corpi celesti che costituiscono l’attuale sistema solare, risulterà ancora nel corso di quest’opera. E risulterà anche perché siano stati scelti questi nomi.

 

Si potranno descrivere soltanto sommariamente le condizioni esistenti nelle quattro incarnazioni planetarie sopraccennate, perché gli eventi, gli esseri e i loro destini, sono altrettanto multiformi su Saturno, Sole e Luna, quanto sulla Terra stessa. Ci sarà perciò possibile di far rilevare soltanto alcune caratteristiche di quelle diverse condizioni, atte ad illustrare come le condizioni della Terra si siano andate formando dalle precedenti. Bisogna anche tener presente che quelle condizioni risultano sempre più dissimili dalle attuali, quanto più si risale indietro nel passato. Nondimeno si possono descrivere soltanto facendo uso dei concetti ricavati dalle condizioni attuali della Terra. Quando per esempio si parla di luce, di calore o di qualcosa di simile per quegli stati primordiali, bisogna ricordarsi che non è inteso esattamente ciò che oggi si indica come luce o calore. Non per tanto tale denominazione è giusta, perché in quei primi gradini dell’evoluzione si manifesta qualcosa all’osservatore chiaroveggente che è poi divenuto ciò che attualmente è luce, calore, ecc. E chi segue le descrizioni fatte potrà rilevare, dal rapporto in cui queste cose sono poste, quali rappresentazioni occorra acquistare per ottenere immagini e paragoni caratteristici dei fatti che si sono svolti nel remotissimo passato.

 

Questo riuscirà indubbiamente molto difficile nei riguardi degli stati planetari che precedettero l’incarnazione lunare. Durante quest’ultima, le condizioni che dominavano avevano ancora qualche somiglianza con quelle terrestri, e chi voglia descriverle trova in tale somiglianza col presente dei punti di appoggio per esprimere con chiarezza i risultati dell’osservazione soprasensibile. Ma è diverso quando si tratta di descrivere l’evoluzione saturnia e quella solare. Ciò che si manifesta allora all’osservazione soprasensibile è assolutamente diverso dalle condizioni e dagli esseri che fanno parte della sfera della vita umana attuale; ciò rende particolarmente difficile far entrare quei fatti remotissimi nel campo della coscienza chiaroveggente stessa. Ma poiché l’entità umana attuale non può essere compresa, se non si risale nella evoluzione fino all’epoca planetaria di Saturno, occorre nondimeno descrivere quelle condizioni primordiali; di certo potranno venir giustamente comprese soltanto da chi tenga presente che esistono tali difficoltà, e che perciò gran parte di quanto viene detto deve essere considerato piuttosto un accenno, un’indicazione dei fatti stessi, che una precisa descrizione.

 

Si potrebbe forse trovare una contraddizione fra quanto è detto qui e nelle pagine seguenti, e l’accenno fatto più sopra a proposito della persistenza nel presente di condizioni passate. Qualcuno potrebbe infatti trovare che nel mondo odierno non sia possibile riscontrare alcuna condizione uguale a quella degli stadi di Saturno, di Sole e di Luna, e tanto meno una forma umana simile a quella che viene descritta qui come propria di quegli antichissimi stadi di evoluzione. Certo oggi non si aggirano sulla Terra, accanto agli uomini terrestri, anche uomini di Saturno, del Sole e della Luna, come si trovano bambini di tre anni accanto a uomini di cinquanta. Ma dentro all’uomo terrestre sono percepibili soprasensibilmente gli stadi precedenti dell’umanità. Per riconoscere ciò, occorre essersi appropriata una facoltà di discernimento che si estende a tutto quanto l’àmbito dei fenomeni della vita. Come esistono, accanto all’uomo cinquantenne, i bambini di tre anni, così accanto all’uomo terrestre vivente e desto, esistono il cadavere, l’uomo dormiente, l’uomo sognante. E se anche queste diverse manifestazioni della entità umana non rappresentano in modo diretto, così come sono, i differenti stadi evolutivi, pure una visione giusta scorge questi stadi in quelle forme.

 

Dei quattro elementi che costituiscono attualmente l’entità umana il corpo fisico è il più antico, ed è anche quello che ha raggiunto la massima perfezione nel suo modo di essere. La ricerca occulta mostra che esso già esisteva durante l’evoluzione di Saturno. Nel corso di questo studio sarà esposto come indubbiamente la forma del corpo fisico su Saturno fosse del tutto diversa da quella dell’attuale corpo fisico umano. Quest’ultimo, per sua natura, può sussistere soltanto per il suo rapporto con il corpo vitale, con quello astrale e con l’io, come già è stato esposto nelle parti precedenti di questo libro. Un tale nesso ancora non esisteva su Saturno; allora il corpo fisico percorreva il primo gradino di evoluzione, senza che gli fossero stati incorporati un corpo vitale, un corpo astrale, né un io umani; e andò maturando durante l’evoluzione saturnia per poter accogliere un corpo vitale. Perché ciò si verificasse Saturno dovette prima spiritualizzarsi e poi reincarnarsi come Sole.

 

Durante l’incarnazione Sole si è di nuovo sviluppato, come da un germe del passato, il corpo fisico, quale era diventato su Saturno; e allora soltanto lì potè essere compenetrato da un corpo eterico. Per mezzo dell’incorporazione di un corpo eterico si trasformò la natura del corpo fisico, e si elevò a un secondo grado di perfezione. Un fatto analogo si verificò durante l’evoluzione lunare. Il progenitore dell’uomo, evolvendosi dal Sole alla Luna, incorporò in sé il corpo astrale; così il corpo fisico subì una terza trasformazione, e s’innalzò a un terzo grado di perfezione. Il corpo vitale venne allora pure trasformato e salì al secondo grado di perfezione. Sulla Terra infine, in questo antenato dell’uomo costituito dal corpo fisico, dal corpo vitale e da quello astrale, venne incorporato l’io. In tal modo il corpo fisico raggiunse il suo quarto grado di perfezione, il corpo vitale raggiunse il terzo, e il corpo astrale il secondo; l’io invece si trova ora al primo scalino della sua esistenza.

 

Esaminando la natura dell’uomo senza preconcetti, non riuscirà difficile rappresentarsi in modo giusto questi gradi diversi di perfezione delle singole parti costitutive; a questo riguardo basta paragonare il corpo fisico a quello astrale. Certamente il corpo astrale, nella sua qualità di elemento animico, si trova a un gradino più alto di evoluzione del fisico, e quando nell’avvenire si sarà perfezionato, avrà per l’entità complessiva dell’uomo un’importanza molto più grande del corpo fisico attuale. Non di meno, nella propria natura, quest’ultimo è arrivato a una certa altezza di perfezione.

 

Si rifletta sulla profonda saggezza che si manifesta nella meravigliosa struttura del cuore, del cervello, ecc., perfino di ogni osso nei suoi singoli particolari come per esempio la parte superiore del femore. All’estremità di quest’osso si trova un mirabile reticolato o armatura, regolarmente congegnata per mezzo di tante piccole trabecole; il tutto è costituito in modo che con l’impiego del minimo di sostanze materiali si ottiene l’effetto più favorevole sulla superficie dell’articolazione, e quindi la più adeguata distribuzione dell’attrito per conseguire un giusto genere di mobilità. Si trovano così disposizioni piene di saggezza nelle diverse parti del corpo fisico.

 

E chi osservi l’armonia con cui le diverse parti concorrono a formare il tutto, troverà giusto che si parli per questo elemento costitutivo dell’entità umana di una sua propria perfezione. Né varrà l’obiezione che alcune parti appaiono senza scopo, o che si possono verificare disturbi nella struttura o nelle sue funzioni. Si potrà perfino trovare che tali disturbi, sotto un certo riguardo, non sono che le ombre necessarie della luce di saggezza che è stata riversata sull’intiero organismo fisico.

E ora si paragoni con questo il corpo astrale, come veicolo del piacere e del dolore, dei desideri e delle passioni. Quanta incertezza regna in esso nei riguardi del piacere e del dolore; quali desideri e passioni, spesso insensati, vi si svolgono, in contrasto con la mèta superiore dell’uomo.

Il corpo astrale è appena ora sulla via di raggiungere l’armonia e l’interiore perfezione che già esiste nel corpo fisico.

 

Allo stesso modo si potrebbe mostrare che, nel suo genere, il corpo vitale è più perfetto del corpo astrale e meno del fisico. E risulterebbe pure dal relativo studio che il nòcciolo essenziale dell’entità umana, l’io, si trova al presente soltanto all’inizio della sua evoluzione. Difatti l’io fino a che punto ha già raggiunto il suo compito di trasformare gli altri elementi dell’entità umana, in modo che essi diventino una manifestazione della sua propria natura? — Ciò che risulta in questo modo anche all’osservazione esteriore si palesa anche più intensamente allo studioso della scienza dello spirito.

Si potrebbe osservare che il corpo fisico è soggetto alle malattie, ma la scienza dello spirito si trova ora in condizione di mostrare che gran parte di esse dipende dal fatto che le perversità e gli errori del corpo astrale vengono trasmessi al corpo vitale e turbano indirettamente, per mezzo di questo, l’armonia del corpo fisico.

 

L’intima connessione, alla quale possiamo qui soltanto accennare, e la vera causa di molti processi morbosi sfuggono all’osservazione scientifica che si limita soltanto ai fatti fisici sensibili. Questa connessione per lo più si esplica in modo che un guasto del corpo astrale non produce dei fenomeni morbosi nel corpo fisico durante la vita in cui quel guasto si è verificato, ma li produce in una vita susseguente.

Perciò le leggi che stiamo ora esaminando hanno un significato soltanto per chi ammette il ripetersi delle vite umane. Ma se pure non si vuol saper nulla di questa conoscenza più profonda, risulta tuttavia evidente anche all’osservazione ordinaria della vita che l’uomo si abbandona troppo spesso a piaceri e desideri che distruggono l’armonia del corpo fisico. E la sede dei piaceri, dei desideri e delle passioni non è il corpo fisico, bensì il corpo astrale; per molti riguardi esso è ancora talmente imperfetto che può distruggere la perfezione del corpo fisico.

 

Occorre far notare anche qui che con tali considerazioni non s’intendono dimostrare le affermazioni della scienza dello spirito riguardo all’evoluzione delle quattro parti costitutive dell’entità umana. Le prove si attingono dall’investigazione spirituale, ed essa mostra che il corpo fisico ha dietro di sé ben quattro trasformazioni che lo hanno condotto a un maggior grado di perfezione, mentre gli altri elementi umani ne hanno avute di meno; qui si è voluto soltanto indicare che queste comunicazioni della ricerca spirituale riguardano fatti che, nei loro effetti, si mostrano anche all’osservazione esteriore, nei diversi gradi di perfezione del corpo fisico, del corpo vitale, e così via.

 

Se ci si vuol formare un’immagine che rappresenti approssimativamente le condizioni esistenti durante l’evoluzione di Saturno bisogna tenere presente che a quel tempo — essenzialmente — le cose e gli esseri che appartengono attualmente alla Terra e costituiscono i regni animali, vegetale e minerale, ancora non esistevano. Gli esseri di questi tre regni si sono formati soltanto più tardi durante i successivi periodi di evoluzione. Degli esseri terrestri oggi fisicamente percettibili esisteva allora soltanto l’uomo, e di lui il solo corpo fisico, nel modo descritto. Alla Terra però attualmente appartengono non soltanto gli esseri dei regni minerale, animale, vegetale e del regno umano, bensì anche altri esseri che non si manifestano in una corporeità fisica, ma che erano presenti anche durante l’evoluzione di Saturno; la loro attività sul campo di azione saturnio determinò la successiva evoluzione dell’uomo.

 

Se si dirigono gli organi di percezione spirituale, non verso il principio e la fine, ma verso la metà del periodo di evoluzione dell’incarnazione saturnia, ci si palesa una condizione che consiste principalmente soltanto di « calore »; non vi si trova nulla di gassoso, nulla di liquido e tanto meno parti solide; tutti questi stati si costituiscono soltanto più tardi, nelle seguenti incarnazioni.

Supponiamo che un essere umano, fornito degli attuali organi sensori, si avvicinasse come osservatore a quello stato di Saturno; nessuna delle impressioni sensorie di cui è capace gli si manifesterebbe, all’infuori di quella del calore. Ammesso che un tale essere potesse avvicinarsi a Saturno, appena arrivato nella parte dello spazio occupato da quel pianeta, egli avvertirebbe che ivi esiste una condizione di calore diversa da quella di tutto l’ambiente circostante. Egli non vi troverebbe però una uguale distribuzione di calore, ma sentirebbe l’alternarsi, in diversissimi modi, di parti più calde e di parti più fredde; percepirebbe delle determinate linee di calore irradiante, le quali non segnerebbero semplicemente un tracciato diretto, ma per mezzo di variazioni calorifiche verrebbero a costituire delle forme irregolari. Si avrebbe dinanzi a sé come un’entità cosmica, in sé organizzata e in condizioni mutevoli, costituita di solo calore.

 

All’uomo odierno deve riuscire difficile rappresentarsi qualcosa consistente di solo calore, poiché egli è abituato a non considerare il calore come una cosa per sé esistente, ma soltanto come una qualità percettibile dei corpi gassosi, liquidi o solidi. Specialmente per chi ha adottato le idee della fisica dei nostri tempi, parlar di calore nel senso sopraddetto appare assurdo. Costui dirà forse: « Esistono corpi solidi, liquidi e gassosi; il calore indica soltanto uno stato assunto da una di queste tre forme di corpi. Quando le minime particelle di un gas si mettono in movimento, questo viene percepito come calore. Dove non esiste gas, non può esistere tale movimento, e perciò nessun calore ».

Al ricercatore occulto il fatto appare diverso. Per lui il calore è qualcosa di cui parla, come parla di gas, di liquidi o di corpi solidi; per lui è soltanto una sostanza ancor più sottile di un gas. Quest’ultimo è per lui soltanto calore condensato, come il liquido è vapore condensato, e il solido è liquido condensato. Perciò l’investigatore occulto parla di corpi di calore, così come parla di corpi formati di gas o di vapore. È necessario ammettere l’esistenza della percezione animica se si vuol seguire l’indagatore spirituale in questo campo.

 

Nel mondo dato per sensi fisici, il calore si manifesta assolutamente come uno stato dei corpi solidi, liquidi e gassosi; tale stato non è che l’aspetto esteriore del calore, o anche l’effetto di esso. La fisica parla soltanto di questo effetto del calore, non dell’intima sua natura. Cerchiamo per una volta di non tener conto di nessun effetto di calore che ci pervenga dai corpi esterni e di rappresentarci soltanto l’esperienza interiore che si ha quando si dicono le parole: « Mi sento caldo », « Mi sento freddo ».

Questa esperienza interiore soltanto è capace di dare un’idea approssimativa di ciò che era Saturno durante il sopradescritto periodo della sua evoluzione. Si sarebbe potuto percorrere l’intero spazio da esso occupato: nessun gas sarebbe stato trovato per esercitare una pressione, nessun corpo solido o liquido dal quale poter ricevere una qualsiasi impressione luminosa; ma in ogni punto dello spazio si sarebbe sentito interiormente, senza ricevere nessuna impressione esteriore: « Qui vi è questo o quel grado di calore ».

 

In un corpo cosmico così fatto non esistono condizioni adatte per gli esseri animali, vegetali e minerali dell’epoca presente (non occorre far notare che quello che è stato appunto detto non potrebbe effettivamente mai verificarsi; un uomo odierno non potrebbe come tale mettersi di fronte all’antico Saturno per osservarlo, l’esempio è stato citato soltanto a scopo di illustrazione).

Le entità delle quali la conoscenza soprasensibile diventa cosciente nello studiare Saturno si trovavano su di un gradino di evoluzione diversissimo da quello degli esseri terrestri attuali fisicamente percettibili. Anzitutto vi erano esseri i quali non avevano un corpo fisico come quello che l’uomo possiede oggi. Bisogna però ben guardarsi dal pensare all’attuale corporeità fisica dell’uomo, quando si parla qui di « corpo fisico ».

 

Occorre piuttosto distinguere con cura il corpo fisico dal corpo minerale.

Per corpo fisico s’intende quello che è dominato dalle leggi fisiche che si osservano oggi nel regno minerale. Il corpo fisico umano attuale non soltanto è retto da tali leggi fisiche, ma è inoltre compenetrato da sostanza minerale. Di un corpo fisico-minerale siffatto non è ancora il caso di parlare su Saturno. Su di esso esiste soltanto una corporeità fisica, dominata da leggi fisiche le quali si manifestano soltanto per mezzo di effetti calorici; il corpo fisico è perciò un corpo fine, sottile, etereo di calore, e l’intiero Saturno è costituito da tali corpi di calore.

 

Questi corpi di calore sono il primo germe dell’attuale corpo fisico minerale umano;

esso si è formato perché le sostanze gassose, liquide e solide costituitesi più tardi

si sono incorporate nel primitivo corpo di calore.

 

Fra gli esseri che si presentano alla coscienza soprasensibile nel momento in cui tale coscienza ha di fronte a sé lo stato di Saturno, e dei quali si può parlare come di abitatori di Saturno al di fuori dell’uomo, ve ne erano per esempio alcuni i quali non abbisognavano affatto di un corpo fisico. L’elemento costitutivo più basso di quelle entità era un corpo eterico. D’altro canto esse possedevano un elemento più alto di quelli della natura umana. La parte costitutiva più alta dell’uomo è l’uomo-spirito; tali esseri ne posseggono uno ancora superiore. E fra il corpo eterico e l’uomo-spirito essi posseggono tutte le parti costitutive descritte in questo libro che si trovano anche nell’uomo: corpo astrale, io, sé spirituale e spirito vitale. Pure Saturno, come la nostra Terra, era circondato da un’atmosfera, però di natura spirituale.

Consisteva essa effettivamente degli esseri che abbiamo indicati e di alcuni altri. Vi era uno scambio continuo di reciproca azione fra i corpi di calore di Saturno e gli esseri appunto caratterizzati. Questi immergevano gli elementi costitutivi della loro natura nei corpi fisici di calore dell’antico Saturno; essi non avevano vita propria, ma si esprimeva in loro la vita degli esseri che li attorniavano. Potrebbero venir paragonati a specchi; però in loro non si riflettevano le immagini dei suddetti esseri viventi, bensì le loro condizioni di vita.

 

Non si sarebbe potuto scoprire nulla di vivente su Saturno stesso; nondimeno esso esercitava un effetto vivificatore sull’ambiente celeste che lo circondava, perché riverberava in questo, come un’eco, la vita che gli era stata mandata. L’intero Saturno appariva come uno specchio della vita celeste. Le eccelse entità la cui vita veniva riflessa da Saturno possono venir chiamate « spiriti della saggezza ».

(Nella scienza spirituale cristiana esse vengono chiamate Kyriotetes, o Dominazioni).

La loro attività su Saturno non era cominciata soltanto nel periodo medio dell’evoluzione che abbiamo descritto; anzi, in un certo senso, essa era giunta allora già al suo termine. Prima che quegli spiriti potessero arrivare al punto di diventar coscienti del riflesso della loro propria vita nei corpi di calore di Saturno, dovettero rendere questi ultimi capaci di effettuare tale riflesso. Perciò la loro attività entrò in azione poco dopo il principio dell’evoluzione di Saturno; quando ciò avvenne, la corporeità di Saturno era ancora costituita da sostanze caotiche che non avrebbero potuto riflettere nulla.

 

Considerando tali sostanze caotiche, per mezzo dell’osservazione spirituale ci si trova trasferiti al principio dell’evoluzione di Saturno. Ciò che vi si osserva non ha ancora la caratteristica del calore che assume più tardi; se si vuol descriverlo, se ne potrà soltanto parlare come di una proprietà paragonabile alla volontà umana. In tutto e per tutto non è che volontà; si tratta quindi di una condizione completamente animica.

Se si vuol rintracciare la sorgente di tale « volontà », ci si accorge che viene emanata da entità eccelse che hanno raggiunto con la loro evoluzione sublimi altezze trascendentali in modo che, all’inizio dell’evoluzione di Saturno, esse poterono emanare la « volontà » dal loro proprio essere.

 

Dopo che questa emanazione ebbe durato un certo tempo, l’attività degli spiriti della saggezza, dei quali prima abbiamo parlato, si unì alla volontà la quale, fino allora priva di attributi, ricevette con questo mezzo gradatamente la capacità di rispecchiare la vita negli spazi celesti.

Si può dare il nome di « spiriti della volontà » alle entità che al principio dell’evoluzione di Saturno provavano beatitudine nell’emanare volontà. (Nella scienza esoterica cristiana vengono chiamate « Troni »).

 

Quando l’evoluzione di Saturno ebbe raggiunto un determinato gradino mediante la cooperazione della volontà e della vita, intervenne l’influenza di altri esseri che si trovavano pure nell’ambiente che circondava Saturno; sono essi gli « spiriti del movimento ». (La scienza esoterica cristiana dà loro il nome di « Dynameis » o « Virtù »). Essi non hanno né corpo fisico, né corpo vitale; la loro parte costitutiva più bassa è il corpo astrale.

Quando i corpi di Saturno ebbero acquistata la capacità di rispecchiare la vita, questa fu capace di compenetrarsi delle qualità che hanno sede nel corpo astrale degli « spiriti del movimento ».

In conseguenza di questo fatto sembra come se delle manifestazioni di sentimenti, emozioni ed altre simili forze animiche venissero lanciate fuori da Saturno nello spazio celeste; l’intero Saturno appare come una entità animata che manifesta simpatie e antipatie; tali manifestazioni animiche per altro non sono affatto le sue, ma semplicemente l’attività animica degli « spiriti del movimento », riflessa da Saturno.

 

Anche tale stato durò un certo tempo, e poi si è iniziata l’attività di altri esseri, cioè degli « spiriti della forma »; il loro elemento inferiore è pure il corpo astrale, che però si trova a un punto di evoluzione diverso da quello degli « spiriti del movimento ».

Mentre questi comunicano alla vita riverberata soltanto delle manifestazioni generali di sentimento, il corpo astrale degli « spiriti della forma » (detti « Exusiai » o « Potestà » dalla scienza esoterica cristiana) opera in modo che le manifestazioni di sentimento vengono lanciate nello spazio cosmico, come se provenissero da entità singole.

 

• Si potrebbe dire che gli « spiriti del movimento » fanno apparire Saturno, nel suo complesso, come un essere animato. Gli « spiriti della forma » ripartiscono questa vita in tanti singoli esseri viventi, in modo che Saturno appare ora come un assieme di tali esseri animici.

 

Raffiguriamoci, per meglio comprendere, una mora di macchia o di gelso

costituita dall’agglomeramento di tanti piccoli grani.

Così, all’osservazione chiaroveggente nella descritta epoca di evoluzione, Saturno appare costituito da singoli esseri

i quali certamente non hanno né vita né anima propria, ma riflettono la vita e l’anima delle entità che abitano in loro.

 

A questo punto dell’evoluzione di Saturno intervengono entità che hanno pure come elemento inferiore il corpo astrale; lo hanno però portato a tale alto grado di evoluzione che esso opera come l’io umano attuale. A mezzo di questi esseri l’io abbassa dall’ambiente circostante il suo sguardo su Saturno e comunica la propria natura ai singoli esseri viventi di Saturno. Da Saturno viene così inviato qualcosa nello spazio cosmico che assomiglia all’attività della personalità umana nell’esistenza attuale. Le entità che in tal modo agiscono sono designate col nome di « spiriti della personalità », e nella scienza esoterica cristiana col nome di « Archai », o « Principati ». Esse conferiscono alle corporeità saturnie l’apparenza della personalità.

 

La personalità in se stessa non esiste però in Saturno, ma vi esiste soltanto, si potrebbe dire, l’immagine riflessa, il guscio di essa. La personalità reale degli « spiriti della personalità » si trova nell’ambiente che circonda Saturno. Per il fatto che questi « spiriti della personalità » fanno riverberare la loro essenza nel modo descritto dai corpi di Saturno, viene conferito a questi ultimi quella sostanza sottilissima che prima è stata indicata col nome di « calore ».

Nell’intero Saturno non vi è vita interiore; ma gli « spiriti della personalità » riconoscono l’immagine della lor propria interiorità, quando quest’immagine affluisce a loro da Saturno, come calore.

 

Allorché tutto ciò si verifica,

gli « spiriti della personalità » si trovano al grado di evoluzione a cui ora si trova l’uomo;

essi attraversano a quell’epoca il loro periodo di umanità.

 

Per poter giudicare questo fatto spregiudicatamente, dobbiamo rappresentarci

che un’entità può essere « umana » anche senza essere costituita come l’uomo lo è attualmente.

 

Gli « spiriti della personalità » sono « uomini » su Saturno,

ma come elemento più basso essi non hanno il corpo fisico, bensì il corpo astrale con l’io;

non possono perciò esprimere le esperienze del loro corpo astrale

in un corpo fisico e vitale, come può fare l’uomo attuale.

• Essi non soltanto posseggono un « io », ma sanno anche di averlo,

per virtù delle emanazioni di calore di Saturno che portano a coscienza questo « io », riverberandolo;

essi sono appunto « uomini », sebbene in condizioni differenti dalle terrestri.

 

Nell’ulteriore corso dell’evoluzione di Saturno si svolgono anche fatti di genere diverso da quelli già narrati. Mentre fino a quel momento tutto era stato il riflesso di vita e di sentimento esteriore, s’inizia ormai una specie di vita interiore. Nel mondo saturnio comincia qua e là una vita di luce che volta a volta si accende e si oscura; scintillano da varie parti luci tremolanti, guizzano luci come folgori saettanti.

I corpi di calore di Saturno cominciano a scintillare, a risplendere, perfino a irradiare. Col raggiungimento di questo grado di evoluzione sorge di rimando per alcuni esseri la possibilità di svolgere un’attività. Si tratta delle entità che possono venir chiamati « spiriti del fuoco » « Arcangeli » secondo la terminologia cristiana).

Queste entità hanno bensì un corpo astrale, ma non sono capaci, a questo grado della loro evoluzione, di dargli alcun impulso; non potrebbero destarvi nessuna sensazione o emozione, se non fosse loro dato di agire su quei corpi-calore che hanno raggiunto su Saturno il grado di evoluzione descritto. Questa azione dà loro la possibilità di riconoscere la propria esistenza dall’effetto che producono. Esse non possono dire a se stesse: « Io esisto », ma piuttosto: « Il mio ambiente mi fa esistere ». Esse possono percepire, e ciò che percepiscono sono appunto i fenomeni luminosi di Saturno ora descritti; in certo modo essi sono il loro « io ».

 

Questa condizione conferisce loro un genere speciale di coscienza, ossia quella che si può chiamare coscienza per immagini. Possiamo raffigurarcela sul genere della coscienza di sogno dell’uomo; solo che il grado di vivacità va pensato molto maggiore che non nel sogno umano, e che non si tratta di immagini di sogno inanimate e fluttuanti, ma di immagini che sono davvero in relazione coi fenomeni luminosi di Saturno.

In questo scambio di azione fra gli spiriti del fuoco e i corpi-calore di Saturno, vengono incorporati nell’evoluzione i germi degli organi umani dei sensi. Gli organi, a mezzo dei quali l’uomo percepisce attualmente il mondo fisico, cominciano a mostrarsi nel loro primo e sottile aspetto eterico.

 

Ombre di uomini, che non si rivelano se non come l’archetipo di luce degli organi dei sensi, diventano dentro Saturno conoscibili per la percezione chiaroveggente. Questi organi sensori sono dunque il risultato dell’attività degli spiriti del fuoco, ma la loro formazione è dovuta anche ad altri spiriti, sorti contemporaneamente a quelli del fuoco sul campo di azione di Saturno, i quali nella loro evoluzione sono progrediti al punto da potersi servire di quei germi sensori per osservare gli eventi cosmici che si svolgono nella vita di Saturno.

Sono gli « spiriti dell’amore » (detti nella scienza esoterica cristiana « Serafini »).

Se essi non fossero presenti, gli spiriti del fuoco non potrebbero avere la coscienza descritta. Essi osservano gli eventi che si svolgono su Saturno con una coscienza che permette loro di trasferire questi eventi sugli spiriti del fuoco come immagini; rinunziano a tutti i vantaggi che potrebbero venir loro dalla osservazione degli eventi di Saturno, a tutti i diletti e a tutte le gioie; vi rinunciano perché gli spiriti del fuoco possano averlo.

 

A questi avvenimenti segue un nuovo periodo dell’esistenza di Saturno; qualcosa viene ad aggiungersi ai fenomeni di luce. A molti sembrerà assolutamente assurda la descrizione di ciò che si presenta ora alla conoscenza soprasensibile. Nell’interno di Saturno sembrano intrecciarsi, fluttuando e ondeggiando, sensazioni gustative; nei vari punti dell’interno di Saturno si possono osservare sapori dolci, amari, acri; e al di fuori, nello spazio celeste, tutto ciò vien percepito come suono, come una specie di musica. Durante il corso di questi processi, altri esseri trovano a loro volta la possibilità di esercitare un’azione su Saturno. Sono questi i « figli del crepuscolo o della vita » (la scienza esoterica cristiana dà loro il nome di « Angeli »); si stabilisce una reciproca azione fra loro e le forze gustative che fluttuano nell’interno di Saturno. Per mezzo di ciò il loro corpo eterico o vitale raggiunge un grado di attività che si può chiamare una specie di ricambio organico; essi portano vita nell’interno di Saturno. Si verificano perciò su Saturno dei processi di nutrizione e di secrezione. Essi non provocano questi processi in modo diretto, ma i processi si svolgono per effetto mediato di ciò che quegli esseri compiono.

 

Questa vita interiore rende possibile ad altri esseri, agli « spiriti delle armonie » (detti « Cherubini » dalla scienza esoterica cristiana) di entrare in azione in questo corpo cosmico. Essi conferiscono ai « figli della vita » una specie di coscienza ottusa, ancor più incerta e crepuscolare della coscienza di sogno dell’uomo odierno, e simile a quella che l’uomo ha nel sonno senza sogni. Questa è di un ordine tanto basso che in certo qual modo l’uomo non ne è cosciente, ma che per altro esiste. Differisce dalla coscienza di veglia per grado e natura. Anche le piante hanno attualmente questa « coscienza di sonno senza sogni ». Sebbene questa non sia, nel senso umano, il tramite delle percezioni di un mondo esteriore, essa regola nondimeno i processi vitali e li armonizza con i processi del mondo esterno. Al grado ora descritto dell’evoluzione saturnia, questo ordinamento non può essere percepito dai « figli della vita », bensì dagli « spiriti delle armonie » che sono quindi effettivamente i veri regolatori. Tutta questa vita si svolge nelle ombre di uomini sopra descritte; allo sguardo spirituale esse appaiono perciò animate; la loro vita è però solo parvenza di vita. È la vita dei « figli della vita » i quali per così dire utilizzano le ombre umane per vivere la loro vita.

 

Volgiamo ora l’attenzione su queste ombre di uomini dotate di una parvenza di vita. Durante il periodo saturnio ora descritto la loro forma è di continuo mutevole; assumono a volte un aspetto, a volte un altro. Nell’ulteriore corso dell’evoluzione la loro forma diventa più determinata e a volte più duratura; ciò è dovuto al fatto che queste figure vengono ora compenetrate dall’azione degli spiriti da noi già descritti all’inizio dell’evoluzione di Saturno, cioè degli « spiriti della volontà » (Troni). Ne vien di conseguenza che l’ombra umana stessa appare con una forma di coscienza delle più semplici e ottuse; dobbiamo raffigurarcela come ancora più ottusa della coscienza del sonno senza sogni. Nelle condizioni attuali i minerali hanno tale genere di coscienza; essa armonizza l’essere interiore col mondo fisico esteriore. Su Saturno gli « spiriti della volontà » regolano quest’armonia, e l’uomo appare così come l’impronta della vita di Saturno; …

a questo gradino dell’evoluzione, l’uomo è in piccolo ciò che la vita di Saturno è in grande.

• In questo modo vien dato l’embrione di ciò che oggi ancora è allo stato di germe nell’uomo,

e cioè l’« uomo spirito » (atma).

 

Alla facoltà chiaroveggente questa oscura volontà umana si manifesta nell’interno di Saturno a mezzo di fenomeni paragonabili a degli « odori »; all’esterno, nello spazio celeste, la manifestazione appare come quella di una personalità la quale però non sia diretta per virtù di un « io » interiore, ma regolata dal di fuori come una macchina. Quelli che la regolano sono gli « spiriti della volontà ».

Se si considera quanto è stato finora esposto, apparirà evidente che a partire dalla metà dell’evoluzione di Saturno prima descritta, i gradini di questa evoluzione possono venir caratterizzati paragonandone gli effetti con le percezioni sensorie del tempo presente.

È stato detto che l’evoluzione di Saturno si manifesta come calore, vi entra quindi in azione la luce e più tardi il sapore e il suono; alla fine appare un’attività che si manifesta nell’interno di Saturno con delle sensazioni olfattive, e all’esterno come un io umano che lavori mosso da impulso meccanico.

Come si manifesta l’evoluzione di Saturno, riguardo alle condizioni che precedettero quelle del calore? Si tratta di qualcosa che non si può paragonare a nessun fenomeno accessibile alla percezione sensoria esteriore; lo stato di calore è preceduto da un altro stato che può essere sperimentato dall’uomo attualmente soltanto nel proprio essere interiore. Quando egli si abbandona a rappresentazioni che si formano nella propria anima, senza esservi spinto dall’incitamento di nessuna impressione esteriore, allora ha in sé qualcosa che non può essere percepito da nessun senso fisico, ma che invece è accessibile soltanto alla percezione soprasensibile.

 

Le manifestazioni che precedono lo stato di calore di Saturno possono essere percepite soltanto da un chiaroveggente.

Tre di questi possono essere indicati:

il puro calore animico che non è percettibile esteriormente,

la pura luce spirituale che esteriormente è tenebra,

• e infine l’essenza spirituale in sé completa

che non ha bisogno di nessun essere esteriore per diventare cosciente di sé.

 

• Il puro calore interiore accompagna la comparsa degli « spiriti del movimento »;

• la pura luce spirituale quella degli « spiriti della saggezza »;

• la pura essenza interiore è legata alla prima emanazione degli « spiriti della volontà ».

 

Con l’apparire del calore di Saturno la nostra evoluzione esce così per la prima volta dalla vita interiore, dalla spiritualità pura, per entrare in un’esistenza che si manifesta esteriormente. Naturalmente è molto difficile per la coscienza odierna di rendersi conto di tutto ciò, tanto più se si aggiunge inoltre che

con lo stato di calore saturnio è apparso per la prima volta quello che si chiama il « tempo ».

 

Vale a dire che le condizioni antecedenti nulla avevano a che fare col tempo; esse appartengono a quella regione che nella scienza dello spirito si può chiamare della « durata ». Tutto quello perciò che vien detto in questo libro riguardo alle condizioni esistenti nella « regione della durata » deve essere interpretato in modo che le espressioni che si riferiscono a condizioni di tempo s’intendano come adoperate soltanto a mo’ di paragone, per meglio chiarire il pensiero. Il linguaggio umano può esprimere ciò che in certo qual modo è anteriore al « tempo » soltanto con termini che implicano l’idea del tempo. Occorre anche rendersi conto che, sebbene la prima, la seconda e la terza condizione di Saturno non si siano affatto svolte l’una dopo l’altra nell’attuale senso della parola, non possiamo però fare altrimenti che descriverle successivamente. Invero, malgrado la loro « durata » o contemporaneità, esse sono così dipendenti l’una dall’altra, che tale dipendenza può essere paragonata a un succedersi nel tempo.

 

Queste indicazioni sulle prime condizioni dell’evoluzione di Saturno gettano luce anche sopra ogni ulteriore quesito intorno all’origine di tali condizioni. Da un punto di vista del tutto intellettuale è naturalmente possibile, quando si ricerca l’origine di qualche cosa, di voler risalire anche alla « origine di quell’origine ». Ma nel campo dei fatti ciò non è possibile. Un paragone ci aiuterà a meglio comprendere. Se si trovano dei solchi su di una via, potremo domandare: « Da che provengono? » e avere la risposta che provengono da una carrozza. Si potrà domandare ancora: « Da dove veniva la carrozza? dove andava? ». Una risposta fondata sui fatti sarà ancora possibile. Si potrà ancora chiedere: « Chi occupava la carrozza? Quali erano le intenzioni della persona che l’occupava? ». All’ultimo però giungeremo a un punto in cui l’inchiesta basata sui fatti arriverà a una fine naturale.

 

Chi volesse ancora insistere con altre domande finirebbe per allontanarsi dal quesito originario, continuerebbe l’inchiesta, per così dire, macchinalmente. In casi simili a quello citato come esempio è facile scorgere il punto, dove i fatti richiedono l’arresto dell’indagine. Ma ciò non è altrettanto facile, quando ci si trova di fronte ai grandi problemi universali. Un esame accurato ci mostrerà che ogni domanda sulle origini deve arrestarsi alle condizioni saturnie sopra descritte, perché abbiamo raggiunto un campo in cui esseri ed eventi trovano la loro giustificazione in sé stessi, e non possono essere giustificati per mezzo di ciò da cui derivano.

 

Come risultato dell’evoluzione saturnia il germe umano si sviluppò fino a un determinato grado, raggiungendo così il basso, oscuro stato di coscienza di cui prima abbiamo parlato. Non ci si deve immaginare che la sua evoluzione sia cominciata soltanto nell’ultimo stadio di Saturno. Gli « spiriti della volontà » esercitano la loro azione attraverso tutti gli stadi dell’evoluzione di Saturno, ma il più spiccato effetto della loro attività si palesa all’osservazione chiaroveggente durante l’ultimo periodo. Nessun limite fisso divide l’attività dei diversi gruppi di entità. Quando si dice che gli « spiriti della volontà » hanno lavorato prima, e poi gli « spiriti della saggezza », e così di seguito, non s’intende dire che agiscano soltanto durante quel tempo. Essi agiscono durante tutta la evoluzione di Saturno; ma la loro attività si manifesta più chiaramente durante i periodi indicati. Le diverse entità hanno la direzione, in certo qual modo, di quei periodi.

 

Così l’intera evoluzione saturnia appare come una elaborazione di ciò che venne emanato dagli « spiriti della volontà », attraverso gli « spiriti della saggezza, del movimento, della forma », ecc. In tal modo quelle entità spirituali attraversano pure un’evoluzione. Per esempio, gli « spiriti della saggezza », dopo di aver ricevuto da Saturno il riverbero della propria vita, si trovano a un gradino diverso da quello su cui si trovavano prima. Il frutto di questa attività accresce le facoltà del loro proprio essere. Ne vien di conseguenza che, terminato l’esercizio di quell’attività, interviene qualcosa che somiglia al sonno umano.

 

Ai periodi della loro attività su Saturno ne succedono altri durante i quali essi vivono per così dire in altri mondi e distolgono l’opera loro da Saturno. Difatti l’osservazione chiaroveggente scorge, nell’evoluzione di Saturno ora descritta, un’ascesa, seguita da una discesa. La ascesa dura fino alla formazione della condizione di calore; con i fenomeni luminosi si inizia poi il periodo discendente. E quando quelle ombre di uomini hanno assunto forma a mezzo degli « spiriti della volontà », le entità spirituali si sono gradatamente ritratte: l’evoluzione saturnia si estingue in sé stessa, sparisce; sopravviene una specie di sosta, di riposo.

 

Il germe umano entra allora come in uno stato di dissoluzione; non tale però da sparire completamente, ma in uno stato simile a quello del seme di una pianta che riposa nella terra per germogliare in nuova pianta. Così il germe umano, in attesa del nuovo risveglio, riposa in seno al cosmo, e quando giunge il momento del suo risveglio in altre condizioni di esistenza, le entità spirituali sopra descritte si sono acquistate le facoltà a mezzo delle quali potranno elaborare ulteriormente il germe umano.

Gli « spiriti della saggezza » hanno acquistato nel loro corpo eterico la capacità non soltanto di godere come su Saturno del riflesso della vita, ma sono ormai capaci di emanare da sé tale vita per donarla ad altri esseri.

Gli « spiriti del movimento » hanno ora raggiunto il grado di evoluzione che gli « spiriti della saggezza » avevano su Saturno; a quel tempo la loro parte costitutiva più bassa era il corpo astrale; essi posseggono ora un corpo eterico o vitale. Ugualmente anche le altre entità spirituali hanno raggiunto un grado evolutivo più avanzato; tutte queste entità sono ormai capaci di agire in modo diverso sull’evoluzione ulteriore del germe umano da come agivano su Saturno.

 

Ma il germe umano si era dissolto alla fine dell’evoluzione saturnia. Affinché le entità spirituali progredite potessero riprendere l’opera loro al punto in cui l’avevano lasciata, quel germe umano doveva ricapitolare brevemente gli stadi che aveva attraversati su Saturno; questo appunto è quanto si palesa alla facoltà di percezione soprasensibile. Il germe umano esce dalla sua condizione di riposo e comincia a evolversi per virtù propria, a mezzo delle forze che gli sono state inoculate su Saturno; esce dalle tenebre come un essere di volontà, riacquista la parvenza di vita, di anima, ecc., e raggiunge quella manifestazione meccanica di individualità che possedeva alla fine dell’evoluzione saturnia.

• Il secondo dei grandi periodi di evoluzione, il « periodo solare », fa salire l’entità umana a un grado di coscienza superiore a quello raggiunto su Saturno. Paragonando però lo stato presente di coscienza dell’uomo allo stato di coscienza che egli aveva all’epoca solare, quest’ultimo potrebbe essere chiamato uno stato d’« incoscienza », perché esso è press’a poco simile a quello in cui l’uomo si trova oggi durante il sonno del tutto senza sogni; lo si potrebbe anche paragonare a quel grado inferiore di coscienza in cui sta assopito oggi il nostro mondo vegetale.

• Per la scienza occulta non esiste l’« incoscienza »; esistono solo gradi differenti di coscienza.

 

• Tutto è cosciente nel mondo.

Nel corso dell’evoluzione solare l’essere umano raggiunge un grado più alto di coscienza,

perché gli viene allora incorporato il corpo eterico o vitale.

 

Prima che ciò possa succedere occorre che si verifichi una ripetizione delle condizioni saturnie nel modo già descritto. Tale ripetizione ha un significato ben determinato. Quando cioè il periodo di riposo di cui prima abbiamo parlato è giunto al suo termine, si desta dal « sonno cosmico » ciò che prima era Saturno, e si ripresenta quale nuovo corpo cosmico, come Sole. Ma le condizioni dell’evoluzione si sono intanto mutate: le entità spirituali, di cui abbiamo descritto l’attività su Saturno, sono progredite verso nuove condizioni.

Dapprima, costituitosi il nuovo Sole, il germe umano vi ricompare quale era divenuto su Saturno; deve anzitutto modificare i diversi stadi di evoluzione attraversati su Saturno in modo da adattarli alle condizioni che si trovano sul Sole; di conseguenza l’epoca solare comincia con una ripetizione di quanto si era svolto su Saturno, ma adattato alle condizioni mutate della vita solare. Quando poi l’essere umano è avanzato a tal punto che il grado di evoluzione da esso raggiunto su Saturno si è adattato alle condizioni del Sole, gli « spiriti della saggezza » già nominati cominciano a far fluire il corpo eterico o vitale nel corpo fisico.

 

Il grado più avanzato che l’uomo raggiunge sul Sole può dunque essere caratterizzato dicendo che il corpo fisico, formatosi allo stato di germe su Saturno, viene innalzato a un secondo gradino di perfezione, divenendo il veicolo di un corpo eterico o vitale.

Quest’ultimo raggiunge per se stesso il suo primo grado di perfezione durante l’evoluzione solare. Ma perché il secondo grado di perfezione per il corpo fisico e il primo per il corpo vitale possano essere raggiunti, è necessario, nell’ulteriore corso della vita solare, che ancora altre entità spirituali intervengano in modo simile a quello descritto per il periodo saturnio.

 

Quando comincia ad affluire il corpo vitale per opera degli spiriti della saggezza ,

il globo solare, fino allora oscuro, comincia a risplendere;

contemporaneamente si manifestano nel germe umano i primi segni di attività interiore: comincia la vita.

 

Ciò che si è dovuto descrivere per Saturno come una parvenza di vita, diventa ora vita reale; l’affluire dura un determinato tempo, alla fine del quale un’importante modificazione si verifica nel germe umano; esso si scinde, cioè, in due parti.

 

Mentre fino a questo momento il corpo fisico e quello vitale formavano un tutto strettamente connesso,

ora il corpo fisico comincia a staccarsi come una parte separata,

la quale pur tuttavia continua ad essere pervasa dal corpo vitale.

Abbiamo ora dunque un essere umano composto di due parti.

• Una delle parti è un corpo fisico elaborato da un corpo vitale,   • l’altra è semplicemente corpo vitale.

 

Questa scissione avviene però nel corso di un periodo di riposo della vita solare durante il quale si spegne la luminosità che aveva cominciato a rilucere; il distacco si verifica, in certo qual modo, durante una « notte cosmica ». Ma questa sosta di riposo è assai più breve di quella già descritta che separa l’evoluzione saturnia da quella solare. Dopo terminato il periodo di riposo, gli « spiriti della saggezza » continuano il loro lavoro per qualche tempo sull’entità umana scissa in due, così come avevano fatto per l’entità costituita da un solo elemento. Gli « spiriti del movimento » iniziano allora la loro attività, facendo fluire il loro proprio corpo astrale nel corpo vitale dell’essere umano. Con questo mezzo l’uomo acquista la capacità di eseguire determinati movimenti interiori nel corpo fisico. Questi movimenti si possono paragonare con la circolazione dei succhi in una pianta di oggi.

 

Il corpo di Saturno consisteva solo di sostanza-calore che durante l’epoca solare si condensò in uno stato paragonabile a quello attuale del gas o del vapore: questo è lo stato che si può chiamare « aria ». I primi inizi di questo stato cominciano a palesarsi dopo che gli « spiriti del movimento » avevano cominciato a esercitare la loro attività.

Alla coscienza chiaroveggente si rivela il seguente quadro: dentro alla sostanza-calore appaiono forme tenui dotate di movimenti regolari dalle forze del corpo vitale; queste forme rendono visibile il corpo fisico dell’essere umano allo stato di evoluzione in cui allora si trovava; sono completamente compenetrate di calore e come rinchiuse in un involucro di calore. Riguardo al fisico, questo essere umano si può chiamare una formazione di calore in cui sono incorporate forme di aria a movimento regolare.

 

Se si vuol conservare l’esempio sopra citato di una pianta dei nostri giorni, dobbiamo ricordarci che non si ha a che fare con un organismo vegetale compatto, ma con una forma di aria o di gas[3] i cui movimenti si possono paragonare alla circolazione dei succhi nelle piante di oggi.

L’evoluzione descritta progredisce più oltre, e dopo un certo tempo sopraggiunge un nuovo periodo di riposo; terminata questa sosta, gli spiriti del movimento continuano la loro opera, fino a che viene ad aggiungersi alla loro attività quella degli spiriti della forma. Per virtù di quest’ultima le forme gassose, prima continuamente mutevoli, assumono ora forme durevoli.

 

Anche questo accade per il fatto che gli spiriti della forma fanno scorrere le loro forze attraverso il corpo vitale dell’essere umano. Fino a quando solamente gli spiriti del movimento esercitavano un’azione sugli organismi gassosi, questi erano in perpetuo movimento, conservavano la loro forma soltanto per un istante; ormai però essi assumono temporaneamente delle forme distinte. — Di nuovo, dopo un certo tempo, ritorna il periodo di riposo, e dopo di esso gli spiriti della forma riprendono ancora la loro attività; nell’evoluzione solare si presentano però allora condizioni del tutto nuove.

 

Ormai l’evoluzione solare è arrivata a metà del suo corso; ed è questo il momento in cui gli spiriti della personalità, che avevano raggiunto il loro gradino di umanità su Saturno, ascendono a un grado di perfezione più elevato. Essi oltrepassano il grado umano e acquistano uno stato di coscienza che l’uomo attuale non possiede ancora, nel corso normale della sua evoluzione sulla Terra. Egli l’acquisterà quando la Terra — che è il quarto stadio planetario dell’evoluzione — avrà raggiunto la sua mèta e sarà entrata nel successivo periodo planetario; allora l’uomo non soltanto percepirà intorno a sé quello che gli vien trasmesso dai sensi fisici attuali, ma sarà capace di vedere in immagini le condizioni animiche interiori degli esseri che lo circondano. Egli avrà una coscienza immaginativa, pur conservando completa l’autocoscienza. Senza che vi sia nulla di trasognato o di oscuro nella sua veggenza immaginativa, egli percepirà ciò che è animico a mezzo di immagini, in modo però che queste saranno l’espressione di realtà, così come lo sono ora i suoni e i colori fisici. Attualmente l’uomo può elevarsi a questo grado di veggenza soltanto mediante la disciplina scientifico-spirituale, di cui tratteremo in pagine successive di questo libro.

 

Ora, a metà dell’evoluzione solare, gli spiriti della personalità acquistano questa veggenza come dote normale della loro evoluzione, e appunto perciò essi diventano capaci, durante l’evoluzione solare, di esercitare sul corpo vitale appena formato dell’essere umano un’azione uguale a quella che essi esercitavano su Saturno sul corpo fisico.

Come il calore su Saturno rispecchiava la loro personalità, così ora le figure gassose rispecchiano luminosamente le immagini della loro coscienza veggente; essi vedono soprasensibilmente ciò che si svolge sul Sole. Non si tratta però di semplice osservazione, ma accade come se nelle immagini che emanano dal Sole si manifestasse qualcosa della forza che l’uomo terrestre chiama amore. E se animicamente si osserva con più precisione, si troverà la ragione di questo fenomeno: entità elevatissime si sono frammiste con la loro attività alla luce che viene irradiata dal Sole. Queste entità sono gli spiriti dell’amore (i Serafini del cristianesimo), di cui abbiamo già parlato. Da allora in poi questi spiriti agiscono insieme agli spiriti della personalità sul corpo eterico o vitale umano; per mezzo di questa attività il corpo vitale avanza di un passo sulla via della sua evoluzione. Esso acquista la capacità non solo di trasformare le figure gassose che contiene, ma di elaborarle in modo che incominciano ad apparire i primi indizi di una riproduzione degli esseri umani viventi. In certo qual modo, delle secrezioni vengono emesse (come per trasudamento) dagli organismi gassosi e assumono forme somiglianti alle forme madri.

 

Per caratterizzare il corso ulteriore dell’evoluzione solare,

dobbiamo richiamare l’attenzione sopra un fatto del divenire cosmico che è della massima importanza:

quello cioè che, nel corso di un’epoca, non tutti gli esseri raggiungono la mèta della loro evoluzione;

ve ne sono alcuni che restano indietro.

 

Così, durante l’evoluzione saturnia, non tutti gli spiriti della personalità raggiunsero effettivamente lo stadio umano che era stato loro destinato nel modo sopradescritto; così pure non tutti i corpi fisici umani sviluppati su Saturno raggiunsero il grado di maturità adatto per essere capaci sul Sole di divenire il veicolo di un corpo vitale indipendente. Ne viene di conseguenza che vi sono sul Sole degli esseri e delle forme che non sono adatte alle condizioni solari; essi devono ora ricuperare durante l’evoluzione solare ciò che hanno trascurato di fare su Saturno.

Durante l’epoca solare si può quindi osservare spiritualmente che, quando gli spiriti della saggezza cominciavano a far affluire il corpo vitale, il corpo del Sole in certo qual modo si offusca. Lo compenetrano delle formazioni che in realtà apparterrebbero ancora a Saturno; sono formazioni di calore che non hanno la capacità di condensarsi in aria nel modo giusto. Sono gli esseri umani che, rimasti indietro al gradino di Saturno, non possono diventare il veicolo di un corpo vitale normalmente costituito.

• Ora, questa sostanza-calore di Saturno rimasta indietro si scinde sul Sole in due parti; una di esse viene per così dire assorbita da corpi umani e forma da allora in poi nell’entità umana una specie di natura inferiore di essa. Così l’essere umano sul Sole accoglie nella sua corporeità qualcosa che propriamente corrisponde al gradino saturnio.

 

Come il corpo saturnio dell’uomo ha reso possibile agli spiriti della personalità di innalzarsi al gradino di umanità, così la parte saturnia dell’uomo offre sul Sole la stessa occasione agli spiriti del fuoco. Essi s’innalzano al gradino umano facendo fluire le loro forze attraverso questa parte saturnia dell’essere umano, come gli spiriti della personalità avevano fatto su Saturno. Anche questo si verifica a metà dell’evoluzione solare.

• La parte saturnia dell’essere umano ha ormai un grado di maturità tale che col suo aiuto gli spiriti del fuoco (Arcangeli) divengono capaci di attraversare il loro stadio di umanità.

• L’altra parte della sostanza-calore di Saturno si separa e acquista una esistenza indipendente, accanto e in mezzo agli esseri umani del Sole. Si forma così un secondo regno a lato del regno umano; un regno che sviluppa sul Sole, come corpo soltanto fisico e completamente indipendente, un corpo-calore. La conseguenza ne è che gli spiriti della personalità perfettamente sviluppati non possono dirigere la loro attività nel modo descritto verso un corpo vitale indipendente.

 

Vi sono però altri spiriti della personalità, rimasti indietro durante l’epoca saturnia, i quali non avevano potuto raggiungere allora il loro grado di umanità. Esiste un legame di attrazione fra il secondo regno solare, che si è reso indipendente, e questi spiriti. Essi devono comportarsi sul Sole verso il regno ritardatario come i loro compagni più evoluti si comportarono su Saturno verso gli esseri umani. Questi ultimi pure avevano formato su Saturno soltanto il corpo fisico; ma sul Sole stesso gli spiriti della personalità rimasti indietro non trovano possibilità di compiere tale lavoro, e perciò si separano dal corpo solare formando al di fuori di esso un corpo cosmico indipendente. Questo corpo perciò si stacca dal Sole, e da esso gli spiriti della personalità ritardatari esercitano un’azione sugli esseri già descritti del secondo regno solare.

 

In tal modo due corpi cosmici si sono costituiti dall’unico originario corpo di Saturno. Il Sole ha vicino a sé un secondo corpo cosmico che rappresenta una specie di rinascita di Saturno, un nuovo Saturno. Da questo viene conferita la caratteristica della personalità al secondo regno solare. Perciò nell’ambito di quel regno si ha a che fare con esseri che non hanno una personalità propria sul Sole, ma riverberano agli spiriti della personalità, i quali si trovano sul nuovo Saturno, la personalità di quegli spiriti stessi. La coscienza soprasensibile può osservare fra gli esseri umani sul Sole delle forze di calore che si inseriscono nel corso regolare dell’evoluzione solare e nelle quali si manifesta l’azione degli spiriti sopra descritti del nuovo Saturno.

 

A metà dell’evoluzione solare si possono notare nell’essere umano i seguenti fatti. Esso è costituito da un corpo fisico e un corpo vitale nei quali gli spiriti della personalità progrediti, unitamente agli spiriti dell’amore, esplicano la loro attività; una parte della natura saturnia ritardataria è ormai frammischiata al corpo fisico, e in questa spiegano la loro attività gli spiriti del fuoco. Dobbiamo scorgere, in tutto ciò che gli spiriti del fuoco effettuano sulla parte ritardataria di sostanza saturnia, la preparazione degli attuali organi sensori dell’uomo terrestre. È stato mostrato che su Saturno gli spiriti del fuoco già si occupavano dell’elaborazione dei germi sensori nella sostanza-calore. L’opera compiuta dagli spiriti della personalità unitamente agli spiriti dell’amore (Serafini), ha dato l’inizio agli attuali organi ghiandolari umani.

 

Con questo non è però ancora esaurito il lavoro degli spiriti della personalità che abitano il nuovo Saturno; essi estendono la loro attività non solo sul secondo regno solare già citato, ma stabiliscono anche una specie di collegamento fra questo regno e i sensi umani. Le sostanze-calore di questo regno scorrono attraverso i germi dei sensi umani. In questo modo l’essere umano arriva sul Sole a una specie di percezione del regno inferiore esistente al di fuori di lui; percezione per sua natura oscurissima, corrispondente strettamente all’oscura coscienza saturnia di cui abbiamo già parlato e che consiste essenzialmente in svariate impressioni di calore.

 

Tutto ciò che è stato descritto nei riguardi della parte centrale dell’evoluzione solare continua per un determinato tempo; poi sopravviene un nuovo periodo di riposo; quindi le varie attività proseguono nello stesso modo per qualche tempo fino a un momento dell’evoluzione in cui il corpo eterico umano ha raggiunto il grado di maturità necessaria perché possa iniziarsi una collaborazione fra i « figli della vita » (Angeli) e gli « spiriti dell’armonia » (Cherubini). Nell’essere umano si palesano allora alla coscienza soprasensibile alcune manifestazioni che si possono paragonare a delle percezioni gustative, e che si esprimono esteriormente come suoni. Un fenomeno simile è già stato notato durante l’evoluzione di Saturno, ma sul Sole tutti questi processi nell’entità umana sono più intimi e forniti di vita più autonoma. I figli della vita acquistano allora la oscura coscienza di immagini che gli spiriti del fuoco avevano già conseguita su Saturno; vengono aiutati a ciò dagli spiriti dell’armonia (Cherubini). Questi ultimi in realtà osservano spiritualmente ciò che si sta svolgendo nella evoluzione solare, ma rinunziano a qualsiasi risultato di tale contemplazione e al sentimento che deriva dal sorgere di quelle immagini di saggezza, permettendo a queste invece di fluire come splendide visioni magiche nella coscienza di sogno dei figli della vita. Questi elaborano a loro volta tali immagini della loro visione nel corpo eterico dell’uomo, in modo che esso raggiunge gradini sempre più alti di evoluzione.

 

Subentra un nuovo periodo di riposo; il tutto poi risorge nuovamente dal « sonno cosmico » e, dopo trascorso un certo tempo, l’entità umana è progredita al punto da poter ormai attivare delle forze proprie. Sono le medesime forze che i Troni fecero fluire nell’entità umana durante l’ultimo periodo dell’evoluzione saturnia. L’essere umano sviluppa ormai una vita interiore la quale, nella sua manifestazione per la coscienza, può esser paragonata a un’intima percezione olfattiva. Ma verso l’esterno, verso lo spazio celeste, l’entità umana si manifesta come un’individualità, non diretta però da un « io » interiore; si palesa piuttosto come una pianta che agisca come un’individualità. È stato già detto che sulla fine dell’evoluzione saturnia l’individualità si manifesta come una macchina. E come allora si è sviluppato il primo germe di ciò che ancora sta germogliando nell’uomo attuale, cioè l’uomo spirito (atma), così a questo punto dell’evoluzione è stato formato il primo germe per lo « spirito vitale » (buddhi).

 

Dopo che tutto ciò si è svolto per alquanto tempo, sopravviene un altro periodo di riposo dopo il quale, come le volte precedenti, l’essere umano riprende per un certo tempo la sua attività; si presentano poi condizioni dovute a un nuovo intervento degli spiriti della saggezza; per mezzo di questi l’essere umano diviene capace di sentire il primo accenno della simpatia e dell’antipatia verso l’ambiente che lo circonda. Non si tratta ancora di sensazione vera e propria, ma soltanto di un accenno di sensazione. L’attività vitale interiore, di cui la manifestazione potrebbe essere caratterizzata come una percezione di odori, si rivela infatti esteriormente con una specie di linguaggio primitivo.

 

Se percepisce interiormente un odore simpatico (oppure un sapore, o un luccichio), l’essere umano lo manifesta all’esterno attraverso un suono, e lo stesso succede corrispondentemente quando la percezione interiore gli riesce antipatica.

Il vero senso dell’evoluzione solare per l’essere umano viene raggiunto a mezzo dei processi che abbiamo descritti; questo essere è arrivato a uno stadio di coscienza più elevato di quello che aveva su Saturno, e cioè alla coscienza di sonno.

Dopo qualche tempo vien raggiunto anche quel punto dell’evoluzione in cui le entità superiori, connesse all’evoluzione solare, devono passare in altre sfere per elaborare ciò che esse stesse hanno acquistato, in virtù del loro lavoro sull’entità umana. Si inizia un lungo periodo di riposo, simile a quello trascorso fra l’evoluzione saturnia e quella solare.

Tutto ciò che è venuto perfezionandosi sul Sole entra in uno stato che si può paragonare a quello di una pianta, quando le sue forze di crescita riposano nel seme. Ma appunto come le forze di crescita tornano ad affacciarsi alla luce del giorno in una nuova pianta, così tutto ciò che era vita sul Sole emerge nuovamente, dopo un periodo di riposo, dal grembo dell’universo, e comincia una nuova esistenza planetaria.

 

Il significato di una tale sosta di riposo o « sonno cosmico » riuscirà evidente, se si dirige lo sguardo spirituale verso una delle gerarchie già indicate, per esempio sugli spiriti della saggezza. Essi non erano abbastanza evoluti su Saturno per essere capaci di emanare da sé stessi un corpo eterico; furono appunto preparati a questo attraverso le esperienze da loro fatte su Saturno. Durante il periodo di riposo essi elaborano ciò che in loro era stato soltanto preparato e lo trasformano in vere capacità. Sul Sole sono così abbastanza evoluti per far fluire da loro la vita e dotare l’essere umano di un corpo vitale suo proprio.

Dopo un intervallo di riposo, ciò che prima era il Sole risorge nuovamente dal « sonno cosmico », diventa cioè di nuovo percettibile alle facoltà chiaroveggenti dalle quali prima poteva essere osservato, mentre durante il periodo di riposo non era per esse più visibile.

 

Vi sono ora due fatti da notare riguardo al nuovo essere planetario che appare e che la scienza occulta chiama « Luna » (da non confondersi con quella parte di essa che è la Luna attuale). Prima di tutto ciò che si era distaccato durante il periodo solare, formando il « nuovo Saturno », si trova contenuto nel nuovo corpo planetario. Questo Saturno si è unito nuovamente col Sole durante il periodo di riposo, e tutto ciò che esisteva nel Saturno originario riappare dapprima come un solo organismo cosmico. Inoltre, i corpi vitali degli esseri umani, che si erano formati sul Sole, sono stati assorbiti durante la sosta di riposo da ciò che costituisce l’involucro spirituale del pianeta. In questo momento perciò essi non appaiono uniti ai corrispondenti corpi fisici umani, ma questi ultimi si presentano dapprima per conto loro. I corpi fisici umani contengono sì tutto ciò che era stato in loro elaborato su Saturno e sul Sole, ma sono privi del corpo eterico o vitale; né possono accogliere questo corpo eterico immediatamente, perché esso appunto ha attraversato durante il periodo di riposo un’evoluzione alla quale non si sono ancora adattati.

 

Al principio dell’evoluzione lunare, per conseguire dunque questo adattamento, si verifica anzitutto un’altra ricapitolazione degli eventi di Saturno. La vita fisica dell’essere umano percorre, ripetendoli, gli stadi dell’evoluzione saturnia, ma in condizioni molto diverse. Su Saturno agivano in lui soltanto le forze di un corpo-calore; ora agiscono anche quelle del corpo gassoso che è stato elaborato.

Queste ultime forze però non si manifestano subito sul principio dell’evoluzione lunare; anzi, sembra allora come se gli esseri umani fossero costituiti soltanto di sostanza-calore nella quale fossero assopite le forze gassose. Viene poi un momento in cui i primi inizi di queste ultime cominciano a manifestarsi, e finalmente, nell’ultimo periodo della ricapitolazione saturnia, l’entità umana presenta lo stesso aspetto che aveva nelle sue condizioni di vita sul Sole. Nondimeno anche a quel punto tutta la vita non è che parvenza di vita.

 

Si verifica allora un periodo di riposo, simile alle brevi soste verificatesi durante l’evoluzione solare; poi ricomincia ad affluire il corpo vitale che trova il corpo fisico ormai maturo per riceverlo. Come la ricapitolazione di Saturno, questa immissione del corpo vitale si svolge in tre distinti periodi. Durante il secondo di tali periodi l’entità umana si è così adattata alle condizioni nuove sulla Luna, che gli spiriti del movimento possono mettere in azione la facoltà che hanno acquisita, e cioè la capacità di riversare, traendolo dalla propria essenza, il corpo astrale nell’uomo. Essi si sono preparati a questo lavoro durante l’evoluzione solare, e durante il periodo di riposo fra Sole e Luna hanno trasformato nella facoltà suddetta ciò che avevano preparato. Questa immissione dura per un certo tempo, poi viene interrotta da uno degli intervalli di riposo più brevi, per riprendere nuovamente dopo di questo, finché entrano in attività gli spiriti della forma. Per il fatto che gli spiriti del movimento fanno fluire il corpo astrale nell’entità umana, essa acquista le prime qualità animiche.

 

I processi che si svolgono nell’uomo per il fatto di possedere un corpo vitale, e che durante l’evoluzione solare erano ancora di genere vegetativo, cominciano a essere seguiti con sensazioni accompagnate da un senso di piacere e di dispiacere. Non si tratta per ora che di flussi e riflussi interiori di piacere e di dispiacere che si alternano, finché intervengono gli spiriti della forma; allora questi sentimenti mutevoli si trasformano in modo che sorge nella natura umana ciò che si potrebbe considerare il primo indizio del desiderio e della passione. L’essere umano tende verso la ripetizione di ciò che gli ha recato piacere, e cerca di evitare ciò per cui sente antipatia. Siccome però gli spiriti della forma non cedono all’essere umano la propria essenza, ma fanno soltanto scorrere le loro forze attraverso di lui, il desiderio manca di profondità e di indipendenza: vien diretto dagli spiriti della forma, e si presenta con carattere istintivo.

 

• Il corpo fisico dell’essere umano su Saturno era un corpo di calore; sul Sole si verifica una condensazione allo stato di gas o di « aria ». Ora, durante l’evoluzione lunare, affluisce l’elemento astrale; perciò la parte fisica a un dato momento acquista un grado ulteriore di condensazione, e raggiunge uno stato che può paragonarsi a quello di un liquido dei nostri giorni. Si può dare a questo stato il nome di « acqua », ma con questa parola non si intende indicare l’acqua quale l’abbiamo oggi, ma qualsiasi forma liquida di esistenza.

 

Il corpo fisico umano assume gradatamente una forma composta di tre specie di sostanze materiali.

La più densa è un « corpo di acqua »;

attraverso di esso scorrono correnti di aria, e il tutto è interpenetrato di nuovo dall’azione del calore.

 

Neppure durante il periodo solare tutti gli esseri raggiungono la completa e giusta maturità. Perciò sulla Luna esistono esseri che si trovano ancora allo stadio saturnio, e altri che hanno raggiunto soltanto lo stadio solare. Così due altri regni sorgono a fianco del regno umano normalmente evoluto; uno di essi consta degli esseri che si sono fermati allo stadio saturnio, e hanno perciò soltanto un corpo fisico; anche ora sulla Luna esso non è capace di diventare il veicolo di un corpo vitale indipendente: è questo il regno più basso della Luna. Il secondo consta di esseri rimasti indietro al periodo solare: essi non sono perciò abbastanza maturi per potersi incorporare sulla Luna un corpo astrale indipendente. Questi formano un regno intermedio, fra quello dei ritardatari saturnii e il regno umano normalmente evoluto.

 

Ma un altro fenomeno si verifica, e cioè le sostanze dotate di sole forze-calore e quelle dotate di sole forze-aria compenetrano anche gli esseri umani. Avviene così che questi contengono sulla Luna anche una natura saturnia e una natura solare. In tal modo si è verificata nella natura umana una specie di scissione e per mezzo di questa, dopo intervenuta l’attività degli spiriti della forma, vien provocato nell’evoluzione lunare un evento molto importante. Comincia cioè a prepararsi una scissione nel corpo cosmico lunare: una parte delle sue sostanze e dei suoi esseri si separa dall’altra; quell’unico corpo cosmico si divide in due corpi.

• Uno di questi diventa la dimora di alcune entità più elevate che erano prima intimamente connesse col corpo cosmico indiviso, mentre l’altro vien occupato dagli esseri umani, dai due regni inferiori già accennati e da alcune entità superiori che non erano andate sul primo corpo cosmico.

 

• Il primo corpo cosmico, con le entità più elevate, appare come un Sole rinato, ma raffinato;

• l’altro è ormai realmente la nuova formazione, « l’antica Luna »

ossia la terza incarnazione planetaria della nostra Terra, dopo le incarnazioni planetarie Saturno e Sole.

 

Delle sostanze sorte sulla Luna, il Sole rinato prende con sé soltanto il « calore » e « l’aria »; sulla Luna, cioè su quello che è rimasto, oltre a quelle due sostanze esiste lo stato liquido. Per virtù di questa separazione le entità esulate sul nuovo Sole non si trovano anzitutto ostacolate nella loro evoluzione dagli esseri lunari molto più densi, e possono così proseguire indisturbate nella loro evoluzione. In tal modo esse acquistano però tanta maggior forza, da poter ormai esercitare dall’esterno, dal loro Sole, un’azione sugli esseri lunari; anche questi acquistano così nuove possibilità di evoluzione. Con loro sono rimasti uniti prima di tutto gli spiriti della forma. Essi consolidarono la natura dei desideri e degli appetiti, e questo fatto si manifesta gradatamente anche in una condensazione maggiore del corpo fisico degli esseri umani; ciò che di questo era prima soltanto liquido, assume una forma densa, vischiosa; le parti di aria e di calore si condensano corrispondentemente. Processi simili si verificano pure nei due regni inferiori.

Come risultato della separazione del globo lunare dal globo del Sole, il primo viene a trovarsi rispetto al secondo nel medesimo rapporto in cui il globo saturnio si trovava una volta con la intiera evoluzione cosmica circostante.

Il globo di Saturno era stato formato dal corpo degli spiriti della volontà (Troni), la sua sostanza riverberava nello spazio cosmico tutto ciò che veniva sperimentato nell’ambiente circostante dalle entità spirituali sopra menzionate; e la radiazione riflessa destò gradatamente una vita indipendente mediante i processi che seguirono.

 

Ogni evoluzione è dovuta al fatto che, anzitutto dalla vita dell’ambiente, si separano esseri autonomi;

poi l’ambiente si imprime come per riverbero sull’essere differenziato,

e questo poi prosegue indipendente la propria evoluzione.

 

Così il corpo della Luna si staccò dal corpo del Sole, e per prima cosa ne rispecchiò la vita. Se non fosse accaduto altro, si sarebbe verificato il seguente processo cosmico: vi sarebbe stato un corpo-Sole in cui delle entità spirituali, adatte a quel corpo, avrebbero attraversato le loro esperienze negli elementi calore e aria. Di fronte a questo corpo-Sole vi sarebbe stato un corpo-Luna in cui altri esseri si sarebbero sviluppati negli elementi calore, aria e acqua. Il progresso dall’evoluzione solare a quella lunare sarebbe consistito nel fatto che gli esseri solari avrebbero veduto la propria vita riflessa nei processi lunari, come da uno specchio, e avrebbero così potuto goderne, mentre ciò non era per loro ancora possibile durante l’incarnazione solare.

Ma l’evoluzione non si arrestò a questo stadio; si verificò un evento di profonda importanza per tutta l’evoluzione successiva. Alcune entità adatte al corpo lunare s’impossessarono dell’elemento volontà (eredità dei Troni) che avevano a disposizione, e con questo mezzo svilupparono una vita loro propria che si foggiò indipendentemente dalla vita solare.

A lato delle esperienze lunari che si trovano interamente sotto l’influenza del Sole,

sorgono delle esperienze lunari indipendenti, ossia degli stati di opposizione e di ribellione contro gli esseri solari.

 

• I vari regni che erano sorti sul Sole e sulla Luna, e primo fra essi quello degli antenati dell’uomo, vennero coinvolti in queste condizioni. In tal modo il globo lunare racchiude in sé, spiritualmente e materialmente, due tipi di vita: l’una che è in intima unione con la vita solare, e l’altra che se ne è « staccata » e prosegue indipendentemente la propria via. Questa scissione in due vite diverse si manifesta in tutti gli eventi successivi dell’incarnazione lunare.

• Ciò che si presenta alla coscienza soprasensibile in questo periodo dell’evoluzione può essere espresso con le seguenti immagini. L’intiera massa fondamentale della Luna è costituita da una sostanza semi-vivente che si muove a volte adagio, a volte con vivacità. Non è però ancora una massa minerale come le rocce e il terreno sul quale l’uomo si aggira attualmente; si potrebbe chiamare piuttosto un regno vegetale-minerale; ma occorre immaginare che la base principale del corpo lunare è costituita da questa sostanza vegetale-minerale, come la Terra oggi è costituita di rocce, di terra arabile e così via.

Come oggi abbiamo delle masse torreggianti di rocce, così pure delle masse più consistenti formavano parte della massa lunare, e si potrebbero paragonare a dure strutture legnose o a forme cornee; e come ora le piante spuntano fuori dal suolo minerale, così la superficie della Luna era coperta e interpenetrata dal secondo regno, consistente in una specie di piante-animali. La loro sostanza era più molle della massa fondamentale della Luna e in sé più mobile. Questo regno si stendeva sull’altro come un mare vischioso.

L’uomo stesso a quel tempo può essere chiamato animale-uomo.

 

• La sua natura conteneva gli elementi costitutivi degli altri due regni, ma il suo essere era completamente compenetrato da un corpo vitale e da un corpo astrale, sui quali esercitavano la loro azione le forze che le entità più alte emanavano dal Sole che si era separato; la sua figura venne così nobilitata. Mentre gli spiriti della forma gli davano una figura per mezzo della quale egli diventava adatto alla vita lunare, gli spiriti solari fecero di lui un essere superiore a quella vita.

Egli aveva il potere di nobilitare la propria natura mediante le facoltà fornitegli da questi spiriti — anzi aveva anche quella di inalzare ciò che è apparentato con i regni inferiori a un livello più elevato.

 

• Osservati spiritualmente, i processi che stiamo esaminando possono essere descritti nel modo seguente. L’antenato dell’uomo era stato nobilitato da entità cadute dal regno solare. Questo nobilitarsi si estese specialmente a tutto ciò che poteva venire sperimentato nell’elemento acqua; su questo elemento le entità solari, che dominavano negli elementi calore e aria, avevano minore influenza. Ne risultò come conseguenza che l’organizzazione dell’antenato umano era influenzata da due generi diversi di entità: una parte dell’organizzazione era completamente compenetrata dall’azione delle entità solari; nell’altra agivano le entità lunari cadute, e perciò quest’ultima parte era più indipendente dell’altra. Nella prima potevano sorgere soltanto stati di coscienza in cui vivevano le entità solari; nell’ultima dominava una specie di coscienza cosmica simile a quella dello stato saturnio, ora soltanto ad un gradino più elevato. L’antenato dell’uomo appariva perciò a se stesso come « l’immagine dell’universo », mentre la sua « parte solare » si sentiva soltanto « l’immagine del Sole ». — Orbene, fra queste due entità diverse sorse una specie di conflitto nella natura umana. Una soluzione di questo conflitto venne raggiunta per l’influenza delle entità solari, per opera delle quali l’organizzazione materiale, che dava la possibilità di una coscienza cosmica indipendente, venne resa fragile e peribile. Di tanto in tanto questa parte dell’organizzazione doveva essere eliminata. Durante questa eliminazione, e per qualche tempo dopo di essa, l’antenato dell’uomo era un essere unicamente dipendente dall’influenza solare; la sua coscienza diveniva meno indipendente; egli viveva in essa completamente dedito alla vita solare.

 

Dopo, però, la parte lunare indipendente risorgeva nuovamente;

questo processo si ripeteva di continuo dopo un certo tempo;

l’antenato dell’uomo viveva sulla Luna in condizioni alternanti di coscienza più chiara e più oscura,

e questo alternarsi era accompagnato da un cambiamento materiale del suo essere.

Di tempo in tempo egli deponeva il suo corpo lunare, per riassumerlo più tardi.

 

Sotto l’aspetto fisico, grandi diversità si palesano nei regni sopra citati della Luna. I minerali-piante, le piante-animali e gli animali-uomini si differenziano in vari gruppi. Ci si può spiegare questa diversità, se si tien conto che, agli organismi che erano rimasti indietro a ognuno dei diversi stadi dell’evoluzione, erano state incorporate delle forme di diversissime qualità. Si trovano organismi che ancora palesano le qualità iniziali dell’evoluzione saturnia, altri quelle del periodo medio e altri ancora quelle dell’ultimo. E lo stesso si può dire di tutti gli stadi dell’evoluzione solare.

Come alcuni organismi collegati col globo cosmico in via di evoluzione sono rimasti indietro, così è successo pure ad alcune entità che sono connesse con quell’evoluzione. Durante il progresso evolutivo che ha condotto al periodo lunare, molte categorie di queste entità si sono andate formando.

Vi sono spiriti della personalità i quali non raggiunsero il loro stadio umano neppure sul Sole; ma ve ne sono anche che hanno riconquistato il tempo perduto e raggiunto il grado dell’umanità. Un certo numero di spiriti del fuoco, che avrebbero dovuto raggiungere il grado di umanità sul Sole, sono pure rimasti indietro.

 

Orbene, come durante l’evoluzione solare alcuni spiriti della personalità si allontanarono dal Sole

e permisero in tal modo a Saturno di rivivere come corpo cosmico separato,

così anche durante il corso dell’evoluzione lunare

le entità ora descritte si distaccano e formano corpi cosmici separati.

 

Finora abbiamo parlato soltanto della separazione del Sole e della Luna, ma altri organismi cosmici, per le ragioni sopra esposte, si distaccano dal corpo lunare che è ricomparso dopo il lungo intervallo di riposo susseguente allo stato planetario solare. Dopo un determinato tempo ci si trova dinanzi a un sistema di corpi celesti di cui il più progredito, come si vede facilmente, è il nuovo Sole. E quel medesimo legame di attrazione che abbiamo descritto per l’evoluzione solare, come esistente fra il regno saturnio ritardatario e gli spiriti della personalità sul nuovo Saturno, si costituisce fra ognuno di questi corpi cosmici e le corrispondenti entità lunari. Non possiamo occuparci qui singolarmente di tutti i corpi celesti che si vanno formando; basta aver indicato la ragione per cui tutta una serie di corpi cosmici si è andata gradatamente distaccando dall’organismo cosmico indiviso che, all’inizio dell’evoluzione dell’umanità, si è manifestato come Saturno.

 

Dopo l’intervento degli spiriti della forma sulla Luna, la evoluzione procede per un certo tempo nel modo che abbiamo descritto, finché si verifica una nuova pausa; durante tale pausa le parti più grossolane dei tre regni lunari si trovano in una specie di riposo mentre le più raffinate, e soprattutto il corpo astrale dell’essere umano, si svincolano dalle prime, e raggiungono uno stato in cui le forze superiori delle eccelse entità solari possono esercitare su di esse un’azione particolarmente forte. — Dopo il periodo di riposo, esse interpenetrano di nuovo quelle parti dell’entità umana composte di sostanze più grossolane. Per il fatto di aver accolto durante la pausa di riposo — in condizioni di libertà — tali forze potenti, esse divengono capaci di maturare quelle sostanze più grossolane, perché possano accogliere l’influenza che verrà esercitata su di esse dopo un determinato tempo dagli spiriti della personalità e dagli spiriti del fuoco evoluti normalmente.

 

Nel frattempo questi spiriti della personalità sono saliti a un gradino su cui posseggono la « coscienza dell’ispirazione ». Essi sono capaci ormai non soltanto di percepire sotto forma di immagini lo stato interiore degli altri esseri, come accadeva con la precedente coscienza immaginativa, ma possono percepire l’interiorità stessa di quegli esseri come in un linguaggio di suoni spirituali. Gli spiriti del fuoco sono saliti all’altezza di coscienza che gli spiriti della personalità possedevano sul Sole; queste due gerarchie spirituali possono perciò intervenire nella vita progredita dell’essere umano.

 

Gli spiriti della personalità operano sul corpo astrale, gli spiriti del fuoco sul corpo eterico dell’entità umana. Il corpo astrale acquista in tal modo la caratteristica della personalità; sperimenta in sé non soltanto il piacere e il dolore, ma può riferirli a se stesso. Non ha però raggiunto ancora la completa coscienza dell’io che dice a se stesso: « Io esisto », ma si sente sostenuto e protetto da altri esseri che lo circondano. Guardando a loro, è capace di dire: « Ciò che mi circonda mi tiene in vita ».

Gli spiriti del fuoco operano ormai sul corpo eterico, e per la loro influenza il movimento delle forze in quel corpo diventa sempre più un’attività vitale interiore; ciò che ne risulta trova la sua espressione fisica in una circolazione di umori e in fenomeni di crescenza. Le sostanze gassose si sono condensate in sostanze liquide; si può ora parlare di qualcosa di simile ad un processo di nutrizione, nel senso che quanto l’essere riceve dall’esterno viene interiormente trasformato ed elaborato. Se ci si raffigura un che di intermedio fra la nutrizione e la respirazione di oggi, si ottiene un’idea di ciò che accadeva a tale riguardo.

 

L’essere umano attingeva le sostanze alimentari dal regno degli animali-piante. Bisogna rappresentarsi questi animali-piante come fluttuanti o nuotanti nell’elemento che li circonda, o anche leggermente aderenti ad esso, come gli animali inferiori attuali vivono nell’acqua e gli animali terrestri nell’aria. Questo elemento però non è né acqua né aria, nel senso attuale di queste parole, ma qualcosa di intermedio; è come un denso vapore, in cui le sostanze più varie si trovano come disciolte e scorrono qua e là in varie direzioni.

Gli animali-piante appaiono soltanto come forme regolari condensate di questo elemento, e fisicamente esse sono spesso poco diverse dal loro ambiente. Il processo respiratorio esiste accanto a quello della nutrizione, ma non si esplica come qui sulla Terra: si tratta piuttosto di un’inspirazione e di una espirazione di calore.

 

All’osservazione chiaroveggente appare come se con questi processi si aprissero e si richiudessero degli organi, attraversati da una corrente di calore, e attraverso di essi fluissero dentro e fuori anche le sostanze gassose e liquide. E poiché l’essere umano già possiede a questo punto della sua evoluzione un corpo astrale, questa respirazione e questa nutrizione sono accompagnate da sensazioni, così che egli prova una specie di piacere quando assorbe dall’esterno le sostanze che sono utili per la costituzione del suo essere, e sente dispiacere quando delle sostanze nocive penetrano in lui, o gli si avvicinano.

Come è stato descritto che durante l’evoluzione lunare il processo respiratorio era simile al processo di nutrizione, così pure il processo rappresentativo era molto affine alla procreazione. Le cose e gli esseri dell’ambiente degli uomini sulla Luna non esercitavano azione diretta su dei sensi qualsivogliano.

 

Le rappresentazioni sorgevano piuttosto per il fatto che la presenza di tali esseri e di tali cose destava nella ottusa coscienza crepuscolare delle immagini; queste erano molto più intimamente connesse con la vera natura dell’ambiente che non le percezioni dei sensi attuali, le quali a mezzo dei colori, dei suoni, degli odori, non ci palesano in certo qual modo che l’aspetto esteriore degli esseri. Per farsi un concetto più chiaro dello stato di coscienza degli uomini sulla Luna, bisogna rappresentarsi questi come immersi nell’ambiente nebuloso che abbiamo descritto. In questo ambiente nebuloso si svolgono i processi più diversi: si verificano delle combinazioni e dissociazioni di sostanze, alcune parti di esse si condensano, altre diventano più tenui.

Tutto ciò si svolge in modo che gli esseri umani non vedono né sentono direttamente quei processi, ma questi destano nella loro coscienza delle immagini che si possono paragonare a quelle dell’attuale coscienza di sogno. È come quando un oggetto cade in terra, e l’uomo, nel sonno, non comprende il vero processo che si è svolto, ma crede di aver udito un colpo di arma da fuoco. Le immagini della coscienza lunare non sono però arbitrarie come tali immagini di sogno; sono simboli, piuttosto che copie, ma corrispondono agli eventi esteriori; difatti, a un determinato processo esteriore corrisponde una determinata immagine. L’uomo lunare si trova perciò in condizione di regolare la sua condotta a seconda di queste immagini, così come l’uomo attuale la regola in base alle sue percezioni. Bisogna però osservare che la condotta basata sulle percezioni dipende dall’arbitrio, mentre l’azione determinata per l’influenza delle immagini suddette è il risultato di uno stimolo oscuro e istintivo.

 

Questa coscienza d’immagini permette di percepire non soltanto i processi fisici esteriori, ma a mezzo delle immagini diventano manifesti anche gli esseri spirituali, che dominano dietro agli eventi fisici, e le loro attività. Così in tutto ciò che concerne il regno degli animali-piante sono visibili gli spiriti della personalità; dietro e dentro agli esseri minerali-vegetali appaiono gli spiriti del fuoco e, come esseri che l’uomo è capace di rappresentarsi senza riferirli ad alcunché di fisico, e che egli vede in certo qual modo come forme eterico-animiche, appaiono i figli della vita.

Sebbene queste rappresentazioni della coscienza lunare non fossero copie, ma soltanto simboli delle cose esteriori, esse esercitavano nondimeno un’azione molto più importante sull’interiorità dell’essere umano di quella che esercitano le rappresentazioni attuali ottenute a mezzo della percezione; erano capaci di mettere in movimento, in attività, tutta l’interiorità umana; in ordine ad esse si formavano i processi interiori; erano vere forze formatrici. L’essere umano divenne ciò che queste forze formatrici ne fecero; in certo qual modo divenne l’immagine dei processi della sua coscienza.

 

Quanto più il corso dell’evoluzione si svolge in questo modo, tanto più ne risulta come conseguenza un profondo, decisivo cambiamento dell’essere umano. Gradatamente la forza che emana dalle immagini della coscienza non può più estendere la sua azione sull’intera corporeità dell’uomo. Questa si divide in due parti, in due nature. Si costituiscono degli organi che sono sottoposti all’azione formatrice della coscienza d’immagini e che divengono in sommo grado una copia della vita rappresentativa nel modo già descritto; altri organi però sfuggono a tale influenza. L’uomo, in una parte del suo essere, è in certo qual modo troppo denso, troppo determinato da altre leggi, per modellarsi in ordine alle immagini della coscienza.

Quegli organi si sottraggono all’influenza dell’essere umano, ma subiscono quella dei sublimi esseri solari. Tale gradino dell’evoluzione però è preceduto da un periodo di riposo, durante il quale gli spiriti solari raccolgono la forza necessaria per poter poi esercitare un’azione sugli esseri della Luna, in condizioni del tutto nuove.

 

Dopo questa sosta l’essere umano è nettamente scisso in due nature. Una di esse sfugge all’azione indipendente della coscienza di immagini, assume una forma più determinata e si trova sotto l’influenza di forze le quali emanano veramente dal globo lunare, ma nascono in questo soltanto per mezzo dell’influenza degli esseri solari. Questa parte dell’essere umano partecipa sempre alla vita alimentata dalla influenza solare; l’altra invece si erge come una specie di testa sopra la prima; è in sé mobile, plasmabile e si modella quale espressione, quale portatrice della vita dell’oscura coscienza umana. Ambedue sono però intimamente collegate e reciprocamente si scambiano i loro succhi; i loro arti si interpenetrano.

Un’armonia importante viene raggiunta per il fatto che, durante il tempo in cui tutto ciò si è andato svolgendo, si stabilisce anche un rapporto fra Sole e Luna conforme all’indirizzo di tale evoluzione. È già stato accennato come gli esseri progredienti attraverso i diversi gradi della evoluzione vanno separando i loro rispettivi corpi celesti dalla massa generale cosmica, e in certo qual modo emanano le forze in ordine alle quali le sostanze si organizzano.

 

Sole e Luna si sono perciò separati l’uno dall’altro, come era necessario per preparare delle dimore adatte ai diversi esseri; ma la determinazione della materia e delle sue forze da parte dello spirito va anche più oltre. Gli esseri stessi determinano taluni movimenti dei corpi cosmici, fanno sì che alcuni astri girino intorno agli altri, in modo che i corpi celesti si trovano in posizioni diverse gli uni rispetto agli altri. Quando la posizione, il rapporto di un corpo cosmico con l’altro si muta, viene a modificarsi anche l’azione che gli esseri corrispondenti esercitano gli uni sugli altri.

Così avvenne per il Sole e la Luna; a mezzo del movimento costituitosi di questa attorno a quello, gli esseri umani si trovano alternativamente, a volte maggiormente nella cerchia d’influenza del Sole, a volte possono ritrarsene, trovandosi allora più poggiati sulle proprie forze. Il movimento è una conseguenza della sopra descritta « caduta » di determinati esseri lunari e dell’assestamento del conflitto che ne risultò; non è che l’espressione fisica del rapporto delle forze spirituali creatosi in seguito a quella caduta. Il fatto che alcuni corpi girino attorno ad altri produce negli abitanti dei corpi stessi quei diversi stati di coscienza alternantisi di cui sopra abbiamo parlato. Si può dire che la Luna alternativamente volge la propria vita verso il Sole e la distoglie dal medesimo; vi è un periodo solare e un periodo planetario, e in quest’ultimo gli esseri lunari si evolvono nella parte della Luna che non è volta verso il Sole.

 

Certamente però vi sono sulla Luna anche altri fenomeni, oltre al movimento dei corpi celesti. Quando la coscienza chiaroveggente si volge indietro verso il passato, può vedere che gli esseri lunari stessi migrano periodicamente da una parte all’altra del loro pianeta, e cercano in determinati periodi il luogo adatto per poter ricevere l’influenza solare; in altre epoche migrano nei punti dove sfuggono a tale influenza e dove, per così dire, possono raccogliersi in se stessi.

Per completare l’immagine dei processi che stiamo descrivendo, conviene tener conto che durante questo periodo di tempo i « figli della vita » arrivano al loro grado di umanità. Neppure sulla Luna l’uomo può ancora utilizzare i sensi, di cui il germe già si era costituito su Saturno, per percepire direttamente gli oggetti esterni. Durante il periodo lunare questi sensi divengono strumenti per i « figli della vita »; questi se ne servono per percepire attraverso ad essi.

I sensi che appartengono al corpo umano fisico entrano perciò in una reciprocità di rapporti con i « figli della vita » i quali non soltanto li utilizzano per sé, ma anche li perfezionano.

 

Ora, come è già stato detto, attraverso i variabili rapporti con il Sole, negli stessi esseri umani si verifica un cambiamento nelle condizioni di vita: ogni volta che l’essere umano soggiace all’influenza solare si trova rivolto più verso la vita solare e i suoi fenomeni, anziché verso se stesso; egli sente durante quei periodi la grandezza e lo splendore dell’universo che si esprimono nell’esistenza solare; per così dire egli li assorbe. Gli esseri sublimi che hanno dimora sul Sole esercitano allora appunto un’azione sulla Luna; questa a sua volta agisce sull’essere umano.

Però quest’azione non si estende all’intiero essere umano, ma si esplica in special modo su quelle sue parti che si sono sottratte all’influenza della propria coscienza di immagini. Soprattutto il corpo fisico e il corpo vitale acquistano a quell’epoca maggiore grandezza e forma; diminuiscono per contro i fenomeni della coscienza. Quando l’essere umano non ha la vita rivolta verso il Sole, egli si occupa della propria natura, nella quale s’inizia un’attività interiore soprattutto nel corpo astrale, mentre la forma esterna, al contrario, diventa più insignificante, meno perfetta.

Durante l’evoluzione lunare sussistono dunque due stati di coscienza chiaramente distinti e che si alternano, uno più oscuro, durante il periodo solare, l’altro più chiaro, nell’epoca in cui la vita è più concentrata in se stessa. Il primo stato è più oscuro, ma è anche meno egoista: in esso la vita dell’uomo è più dedicata al mondo esterno, all’universo rispecchiato dal Sole.

 

L’alternarsi degli stati di coscienza si può paragonare, in certo qual modo, tanto all’alternarsi del sonno e della veglia nell’umanità presente, quanto all’alternarsi dei due periodi della vita umana, cioè fra nascita e morte e quello più spirituale dell’esistenza fra la morte e la nuova nascita. Il risveglio sulla Luna, dopo la fine del periodo solare, era qualcosa d’intermedio fra l’attuale risvegliarsi dell’uomo ogni mattina e il suo nascere nel mondo fisico. Così pure l’oscuramento della coscienza, che si verificava gradatamente con l’avvicinarsi del periodo solare, è simile a uno stato intermedio fra l’addormentarsi e il morire, perché sull’antica Luna l’uomo non aveva una coscienza della nascita e della morte come l’ha attualmente; egli si abbandonava al piacere di vivere in quella specie di vita solare.

Durante quel tempo era sottratto alla vita individuale, e viveva maggiormente nella spiritualità. Si può dare soltanto una idea approssimativa di ciò che l’uomo sperimentava durante quei periodi. Egli aveva l’impressione che tutte le forze dell’universo scorressero e pulsassero in lui; si sentiva come ebbro dell’armonia universale alla cui vita partecipava; il suo corpo astrale era in quel tempo come liberato dal corpo fisico; e anche una parte del corpo vitale era del pari tratta fuori dal corpo fisico.

 

Questa formazione costituita dal corpo astrale e dal corpo vitale somigliava a un delicato e meraviglioso strumento musicale sulle cui corde risuonavano i misteri dell’universo. Secondo l’armonia universale venivano modellati gli organi di quella parte degli esseri umani su cui la coscienza aveva minore influenza, perché in quelle armonie agivano gli esseri del Sole. La forma di quella parte dell’uomo è stata dunque scolpita dalle armonie spirituali dell’universo.

La differenza fra lo stato di coscienza più chiaro e questo stato più oscuro, durante il periodo solare non era così accentuata come la differenza che vi è fra la veglia e il sonno senza sogni degli uomini attuali. È bensì vero che la coscienza di immagini non era tanto chiara quanto l’attuale coscienza di veglia; ma l’altro stato di coscienza non era a sua volta così oscuro come il sonno senza sogni del tempo presente. L’essere umano percepiva così in modo attenuato l’azione delle armonie cosmiche nel suo corpo fisico e nella parte del corpo eterico rimasta collegata a quello fisico.

 

Durante il tempo in cui il Sole in certo qual modo non risplendeva per l’essere umano, le rappresentazioni di immagini prendevano nella coscienza il posto delle armonie; durante quel tempo si animavano principalmente le parti del corpo fisico e del corpo eterico che si trovavano in dipendenza diretta dalla coscienza. Al contrario le altre parti dell’essere umano, su cui ormai non agivano le forze costruttrici del Sole, subivano un processo di indurimento, di disseccamento. E quando poi ritornava il periodo solare, gli antichi corpi deperivano e si staccavano dall’essere umano; questo risorgeva come dalla tomba della sua antica corporeità, interiormente rinnovato, sebbene tuttavia con forma non ancora visibile. Si era verificato un rinnovamento del processo vitale.

Per effetto dell’azione degli esseri solari e delle loro armonie, il corpo rinato si ricostituiva nella sua perfezione, e il processo su descritto si ripeteva. Tale rinnovamento veniva sentito dall’uomo come se indossasse un nuovo abito. Il nucleo del suo essere non aveva attraversato una vera e propria nascita o una morte, ma era solo passato da uno stato di coscienza spirituale di suono, in cui era maggiormente rivolto al mondo esteriore, ad imo stato di coscienza in cui era maggiormente rivolto verso la propria interiorità. Egli aveva cambiato pelle; l’antico corpo era divenuto inutilizzabile; veniva deposto e rinnovato.

 

Così viene più chiaramente caratterizzata quella specie di procreazione di cui prima si è parlato, e di cui è stato detto che era molto affine alla vita di rappresentazione. L’essere umano, nei riguardi di alcune parti del corpo fisico e del corpo eterico, ha veramente procreato un essere suo simile; ma in questo caso l’essere generatore non ha dato esistenza a nessun rampollo completamente distinto da lui, bensì l’essenza del primo è passata nel secondo. Non si tratta di un essere nuovo, ma del medesimo, sotto nuova forma.

Così l’uomo lunare sperimenta degli stati alternanti di coscienza; quando il periodo solare si avvicina, le sue rappresentazioni in immagini divengono sempre più deboli, un beato abbandono lo prende, e nella calma sua interiorità risuonano le armonie cosmiche. Verso la fine di questo periodo le immagini si ravvivano nel corpo astrale; l’uomo incomincia maggiormente a sentire se stesso; sperimenta allora come un risveglio dalla beatitudine e dalla tranquillità in cui era immerso durante il periodo solare. Si verifica allora però un’altra esperienza importante.

 

Quando le immagini della coscienza dell’essere umano si rischiarano, questi vede se stesso come avvolto in una nuvola la quale, come fosse un’entità, è discesa su di lui dall’universo; sente questa entità come qualcosa che gli appartiene, e che completa la sua natura; la sente come qualcosa che gli dona la sua esistenza, come il suo « io ». Questa entità è uno dei « figli della vita ». Rispetto ad essa l’uomo sente: ▸ « Anche quando mi ero abbandonato allo splendore dell’universo, durante il periodo solare, io vivevo in questa entità, allora essa era per me invisibile, mentre ora invece mi è divenuta visibile ». Ed è anche da questo « figlio della vita » che irradia la forza che rende l’uomo capace di esercitare un’azione sulla propria corporeità durante il periodo in cui manca il Sole; quando poi ritorna il periodo solare, l’uomo si sente immedesimato col « figlio della vita »; sebbene non lo veda, si sente intimamente imito a lui.

 

Il rapporto fra l’uomo e i figli della vita non era tale che ogni singolo essere umano avesse un proprio figlio della vita, ma un intiero gruppo di uomini sentiva un figlio della vita come ad esso appartenente. Gli uomini sulla Luna vivevano divisi in tanti gruppi, e ognuno di questi sentiva in un determinato figlio della vita il proprio « io di gruppo ». La differenza dei gruppi era caratterizzata dal fatto che il corpo eterico in ognuno di essi aveva una forma particolare; ma siccome i corpi fisici si plasmano a seconda dei corpi eterici, così in essi venivano impresse le caratteristiche di questi ultimi, e i singoli gruppi umani apparivano come tante differenti specie umane.

 

Quando i figli della vita abbassavano lo sguardo sui rispettivi gruppi umani, vedevano se stessi in certo qual modo moltiplicati nei singoli esseri umani. In questo sentivano la propria individualità. Per così dire, si rispecchiavano negli uomini. Questo era appunto il compito dei sensi umani a quel tempo. È già stato detto che essi non percepivano ancora gli oggetti, ma riflettevano l’essenza dei figli della vita. Ciò che i figli della vita percepivano per mezzo di quel riflesso, dava loro la « coscienza dell’io ». E ciò che veniva suscitato nel corpo astrale umano, per mezzo di quel riflesso, erano appunto le immagini dell’oscura e crepuscolare coscienza lunare. L’effetto di questa reciproca azione fra gli uomini e i figli della vita determinò nel corpo fisico umano l’inizio del sistema nervoso. I nervi rappresentano appunto come un prolungamento dei sensi verso l’interno del corpo umano.

 

Da quanto abbiamo descritto risulta evidente quale sia stata l’azione di tre gerarchie di spiriti sugli uomini lunari: gli spiriti della personalità, gli spiriti del fuoco e i figli della vita. Se si osserva il periodo più importante dell’evoluzione lunare, ossia quello centrale, si potrà dire: gli spiriti della personalità radicano cioè nel corpo astrale umano l’indipendenza, il carattere personale; si deve ascrivere a ciò la possibilità che nell’epoca in cui il Sole non risplende per l’uomo, quest’ultimo possa volgere la propria attenzione su se stesso e sia capace di lavorare al proprio sviluppo. Gli spiriti del fuoco agiscono sul corpo eterico, in quanto questo ha impresso in sé la formazione indipendente dell’essere umano; è per mezzo loro che, ad ogni rinnovamento del corpo, l’essere umano torna a sentirsi come se medesimo. Per mezzo degli spiriti del fuoco, il corpo eterico acquista perciò anche una specie di memoria. I figli della vita agiscono sul corpo fisico in modo che questo possa diventare l’espressione del corpo astrale fattosi indipendente; dànno la possibilità che il corpo fisico diventi una copia della fisionomia del suo corpo astrale. Durante i periodi solari, quando il corpo fisico e il corpo eterico si sviluppano indipendentemente dal corpo astrale autonomo, agiscono su quei due corpi delle entità spirituali più elevate, e cioè spiriti della forma e del movimento; il loro intervento si esplica dal Sole nel modo già descritto.

 

Sotto l’influenza di tali avvenimenti l’essere umano matura in maniera da poter costituire in sé gradatamente il germe del sé spirituale, nel modo stesso in cui costituì il germe dell’uomo-spirito durante la seconda metà dell’evoluzione saturnia, e il germe dello spirito vitale sul Sole. In seguito a ciò tutte le condizioni sulla Luna si modificarono. Per virtù delle successive trasformazioni e rinnovamenti, gli esseri umani si raffinarono e nobilitarono sempre più, ma acquistarono anche più forza; di conseguenza la coscienza di immagini si andò affermando sempre più nei periodi solari, ed esercitò la sua influenza anche sulla formazione del corpo fisico e del corpo eterico, che prima si verificava completamente per mezzo dell’azione degli esseri solari.

 

Ciò che succedeva sulla Luna, per mezzo degli esseri umani e degli spiriti con loro uniti, andò sempre più assomigliando all’azione svolta antecedentemente dal Sole e dalle sue entità superiori. Ne venne di conseguenza che tali entità poterono sempre più dedicare le loro forze alla propria evoluzione; in tal modo la Lima divenne dopo qualche tempo matura per poter di nuovo essere riunita al Sole. Considerati spiritualmente, questi eventi si svolsero nel modo seguente: gli « esseri lunari caduti » sono a poco a poco vinti dagli esseri solari e devono quindi subordinarsi a questi ultimi e sottomettersi alle loro leggi, uniformando a quelle il loro lavoro.

 

Questo accadde però soltanto dopo che attraverso lunghe epoche i periodi lunari erano diventati sempre più brevi, e i periodi solari più lunghi. Si verifica allora di nuovo un’evoluzione durante la quale Sole e Luna costituiscono un solo corpo cosmico, e in cui il corpo fisico umano è divenuto completamente eterico. Non bisogna però immaginarsi, quando si dice che il corpo fisico è divenuto completamente eterico, che per tali stati non si possa più parlare di corpo fisico; ciò che si era costituito come corpo fisico durante il periodo saturnio, quello solare e quello lunare esiste tuttavia. Si tratta di riconoscere il fisico non soltanto dove esso si manifesta esteriormente come tale; esso può sussistere anche assumendo verso l’esterno la forma eterica e perfino quella astrale.

 

È necessario distinguere con cura l’apparenza esteriore dalla legge interiore. Il fisico può eterizzarsi e astralizzarsi, pur rimanendo costituito secondo leggi fisiche, e così appunto succede allorché il corpo fisico dell’uomo, dopo aver raggiunto sulla Luna un dato grado di perfezione, acquista forma eterica.

Quando però la coscienza soprasensibile che lo può vedere rivolge la sua attenzione su tale corpo di forma eterica, questo non gli si palesa come compenetrato da leggi eteriche, ma da leggi fisiche; l’elemento fisico viene in tal caso accolto da quello eterico per riposare in esso e per esserne curato come fosse nel grembo materno. Più tardi l’elemento fisico ricompare anche in forma fisica, ma ad un gradino più alto. Se gli esseri umani della Luna avessero conservato il loro corpo fisico nella sua forma fisica grossolana, la Luna non si sarebbe mai potuta riunire al Sole. Assumendo la forma eterica, il corpo fisico diventa più affine al corpo eterico e può quindi anche compenetrarsi più intimamente con quelle parti del corpo eterico e del corpo astrale che avevano dovuto allontanarsi da esso durante le epoche solari dell’evoluzione lunare.

L’uomo, il quale durante la separazione del Sole e della Luna sembrava un essere duplice, ridiventa una creatura unitaria. La parte fisica diventa più animica, ma quella animica a sua volta si unisce più strettamente a quella fisica.

 

Su questo essere umano unitario che è penetrato nella sfera d’azione diretta degli spiriti solari, questi possono esercitare ormai un’azione del tutto diversa da quella che esercitavano prima sulla Luna dall’esterno.

L’uomo si trova ormai in un ambiente più animico-spirituale, e gli spiriti della saggezza possono perciò esercitare su di lui un’azione molto importante. Essi gli trasfondono la saggezza, gli inoculano la saggezza, per modo che in certo senso egli diventa un’anima indipendente. All’influenza di queste entità si aggiunge ora anche l’azione degli spiriti del movimento; questi agiscono in special modo sul corpo astrale in modo che, sotto l’influenza delle suddette entità, esso riesce a costituire in sé un’attività animica e un corpo vitale colmo di saggezza.

 

Il corpo eterico compenetrato di saggezza è il principio di quella che in precedenza abbiamo chiamata anima razionale dell’uomo attuale, mentre il corpo astrale, stimolato dagli spiriti del movimento, è il primo germe dell’anima senziente. E siccome tutto ciò viene effettuato nell’essere umano, quando esso ha raggiunto una condizione d’indipendenza più elevata, i germi dell’anima razionale e dell’anima senziente si manifestano come espressione del « sé spirituale ». Non bisogna però cadere nell’errore di raffigurarsi il sé spirituale in questo periodo dell’evoluzione come qualche cosa di separato dall’anima razionale e dall’anima senziente. Queste ultime sono soltanto l’espressione del sé spirituale, il quale a sua volta rappresenta la loro unità e armonia superiore.

 

È importante il fatto che gli spiriti della saggezza intervengano in quest’epoca nel modo sopra descritto; la loro azione non resta limitata al solo essere umano, ma si estende agli altri regni che si sono venuti formando sulla Luna. Con la riunione di Sole e Luna, questi regni inferiori vengono attirati nella sfera solare, e tutto ciò che in essi era fisico viene eterizzato. Sul Sole vi sono perciò tanto i minerali-piante, quanto le piante-animali, oltre all’essere umano; però questi altri esseri rimangono costituiti in base alle proprie leggi, e si sentono per tal ragione come stranieri in quell’ambiente pel quale posseggono una natura poco adatta; ma essendosi eterizzati, l’azione degli spiriti della saggezza può estendersi anche su di loro. Tutto ciò che è venuto dalla Luna sul Sole viene ormai compenetrato dalle forze degli spiriti della saggezza; si può dunque chiamare « cosmo della saggezza » ciò che l’assieme Sole-Luna è divenuto entro questo periodo di evoluzione.

 

Quando, dopo un intervallo di riposo, il nostro sistema terrestre compare come successore di quel cosmo della saggezza, tutti gli esseri che, sbocciati dai loro germi lunari, rivivono ormai sulla Terra, si palesano pieni di saggezza. Questa è la ragione per cui l’uomo terrestre, quando osserva le cose che lo circondano, scorge tanta saggezza nella loro natura. Si può ammirare la saggezza che si palesa in ogni foglia, in ogni osso animale o umano, nella mirabile struttura del cervello e del cuore. Se l’uomo ha bisogno di saggezza per comprendere le cose, se egli ne attinge saggezza, ciò dimostra che esse contengono la saggezza, e per quanto l’uomo si possa arrabattare per mezzo di rappresentazioni piene di saggezza per comprendere le cose, egli non potrebbe trarne alcuna saggezza, se questa in esse non fosse già stata riposta. Chi a mezzo della saggezza vuol comprendere cose che ritiene non abbiano già accolto saggezza, potrebbe anche credere che sia possibile trarre acqua da un recipiente in cui questa non fosse già prima stata versata. La Terra, come sarà mostrato più oltre in questo libro, è « l’antica Luna » risuscitata, ed essa ci si presenta come un corpo cosmico pieno di saggezza perché, nell’epoca ora descritta, fu penetrata dalle forze degli spiriti della saggezza.

 

Si comprenderà facilmente che, in questa descrizione delle condizioni lunari, si è potuto tener conto soltanto di alcune forme transitorie dell’evoluzione. Era necessario fissare alcuni eventi nella concatenazione dei fatti, per farli emergere nella descrizione. Questo modo di esporre dà certamente solo delle singole immagini, e gli si potrà rimproverare di non aver inquadrato il corso dell’evoluzione entro un sistema di concetti ben determinati. Di fronte a tale addebito si potrà far osservare che di proposito si è evitato di dare alla descrizione una forma così precisa, poiché non importa esporre qui dei concetti speculativi e delle costruzioni ideologiche, ma piuttosto dare un’idea di che cosa si può veramente presentare allo sguardo soprasensibile rivolto a quei fatti. Nei riguardi dell’evoluzione lunare questi non si presentano con contorni netti e precisi, come si presentano le percezioni terrestri. Durante l’epoca lunare si tratta piuttosto di impressioni mutevoli e alternantisi, di immagini fluttuanti e mobili, e delle loro trasformazioni; oltre a ciò bisogna tener conto che una evoluzione abbraccia lunghissimi periodi di tempo, e che di essa non possiamo cogliere e fissare nella nostra descrizione se non alcune immagini momentanee.

 

Nel momento in cui il corpo astrale inoculato nell’essere umano ha portato quest’ultimo a tal punto di evoluzione che il corpo fisico umano dà la possibilità ai figli della vita di raggiungere il loro gradino di umanità, ci si trova al momento culminante dell’epoca lunare; allora anche l’essere umano ha conseguito tutto ciò che quell’epoca può offrirgli, per la sua interiorità, sulla via del progresso. Quella che segue, cioè la seconda metà dell’evoluzione lunare, si potrebbe chiamare una fase discendente; si può osservare però che in rapporto all’ambiente dell’uomo, e anche per lui stesso, si verifica appunto in quest’epoca qualcosa di molto importante: la saggezza viene inoculata nel corpo del Sole-Luna. Risulta che durante il corso di questa fase discendente sono stati costituiti i germi dell’anima razionale e dell’anima senziente. Essi però si svilupperanno soltanto durante il periodo terrestre insieme all’anima cosciente, a cui seguirà la nascita dell’« io », della libera autocoscienza. Sul gradino dell’evoluzione lunare, l’anima senziente e l’anima razionale non si palesano ancora come se l’essere umano si esprimesse per loro mezzo, ma piuttosto come strumenti di quei figli della vita che sono in rapporto con l’essere umano.

 

Se si volesse caratterizzare il sentimento che l’uomo prova a quel riguardo sulla Luna, bisognerebbe dire che egli sente così: « In me e attraverso di me vive il figlio della vita; per mezzo mio egli vede l’ambiente lunare e pensa in me sugli esseri e le cose dell’ambiente circostante ». L’essere umano lunare si sente adombrato dal figlio della vita, sente di essere uno strumento di questo essere più elevato. Durante la separazione del Sole dalla Luna, l’uomo sentiva maggiore indipendenza quando non vi era il Sole; sentiva però anche come se l’« io » di sua pertinenza, che sfuggiva alla coscienza di immagini durante il periodo solare, diventasse allora per lui visibile. L’uomo lunare sperimentava un alternarsi degli stati di coscienza, per modo che egli aveva questo sentimento: ▸ « Il mio io si innalza con me durante il periodo solare in regioni più elevate presso esseri sublimi, e quando il Sole scompare, discende con me in mondi più bassi ».

 

L’evoluzione lunare propriamente detta fu preceduta da una preparazione. In certo qual modo ebbe luogo una ripetizione dell’evoluzione saturnia e di quella solare. Dopo il ricongiungimento del Sole con la Luna, nel periodo discendente, si possono pure distinguere due epoche diverse in cui si verificano, fino a un determinato grado, perfino delle condensazioni fisiche. Si alternano cioè condizioni spirituali-animiche dell’organismo Sole-Luna con condizioni fisiche.

 

Durante tali epoche fisiche gli esseri umani, come pure quelli dei regni inferiori, si palesano con forme rigide e non indipendenti, quali prototipi di ciò che dovranno diventare più tardi, con maggiore autonomia, nel periodo terrestre. Si può parlare perciò di due epoche di preparazione dell’evoluzione lunare e di due altre epoche durante il suo periodo di decrescenza. Si può dare il nome di « cicli » a queste epoche. Nel periodo che segue le due epoche di preparazione e che precede quelle della decrescenza, cioè durante il periodo della separazione lunare, si possono pure distinguere tre epoche, o cicli. L’epoca centrale è quella in cui i « figli della vita » raggiungono il loro stato umano.

 

Quest’epoca è preceduta da un’altra in cui tutte le circostanze convergono a quell’avvenimento principale, ed è stata seguita da un ciclo di adattamento e di elaborazione delle nuove creazioni. In tal modo il periodo centrale dell’evoluzione lunare si scinde in tre epoche che con le due di preparazione e le due epoche decrescenti formano sette cicli lunari. Si può dire dunque che la intera evoluzione lunare consta di sette cicli; ognuno di questi è separato da una sosta di riposo cosmico di cui abbiamo già parlato nella descrizione precedente. Non bisogna però rappresentarsi delle transizioni subitanee ed accentuate fra i periodi di attività e gli intervalli di riposo. Per esempio: gli esseri solari ritirano gradatamente la loro attività dalla Luna, e incomincia per loro un periodo che all’esterno si manifesta come il loro periodo di riposo, mentre sulla Luna stessa regna tuttavia un’attività intensa e indipendente; così l’epoca di attività di una categoria di esseri si estende per lo più nella sosta di riposo dell’altra.

 

Se si tien conto di questo fatto, si può parlare di un’ascesa e di una discesa ritmica delle forze dei vari cicli; anzi, si riscontrano tali divisioni anche nel corso dei sette cicli lunari di cui abbiamo trattato. Si può poi chiamare l’assieme dell’evoluzione lunare un grande ciclo, un corso planetario, e le sette suddivisioni di esso dei « piccoli cicli », e le diverse parti in cui questi ultimi sono divisi dei « cicli minori ». Questa divisione in sette volte sette si nota già nell’evoluzione solare ed è accennata anche in quella saturnia. Bisogna però tener conto che le demarcazioni fra le varie suddivisioni sono poco accentuate durante l’evoluzione solare, e ancora più sfumate durante quella saturnia, ma vanno diventando sempre più definite a misura che l’evoluzione procede verso l’epoca terrestre.

 

Alla fine dell’evoluzione lunare, che è stata descritta nelle sue grandi linee, tutte le forze e le entità che vi hanno preso parte entrano in una forma di esistenza più spirituale, che sta sopra un gradino del tutto differente da quella del periodo lunare e anche da quella della successiva evoluzione terrestre. Un essere che avesse capacità di conoscenza tanto elevate da poter percepire tutti i particolari dell’evoluzione lunare e di quella terrestre, potrebbe nondimeno non essere ancora capace di vedere ciò che succede nel periodo che separa le due evoluzioni. Un tale essere, alla fine del periodo lunare, vedrebbe in certo qual modo sparire come nel nulla le forze e gli esseri, e dopo un certo intervallo li vedrebbe ricomparire dall’oscurità, dal grembo universale. Soltanto un essere dotato di capacità molto più elevata potrebbe seguire i fatti spirituali che si verificano nel periodo intermedio.

 

Alla fine del periodo intermedio, le entità che avevano preso parte ai processi evolutivi su Saturno, Sole e Luna si ripresentano con facoltà nuove. Le entità superiori all’uomo, per virtù delle loro passate azioni, hanno acquistato la capacità di farlo evolvere in modo che egli possa sviluppare in se stesso durante il periodo terrestre, che segue quello lunare, un genere di coscienza di un gradino più elevato della coscienza di immagini di cui disponeva durante il periodo lunare; occorre però che prima l’uomo sia preparato a ricevere ciò che gli dovrà venir dato. Durante i periodi di Saturno, del Sole e della Luna egli ha incorporato nel suo essere il corpo fisico, il corpo vitale e il corpo astrale. Ma queste parti costitutive del suo essere hanno ricevuto soltanto le capacità e le forze di cui abbisognavano per vivere con una coscienza di immagini, mancano ancora gli organi e la forma, a mezzo di cui possano percepire un mondo di oggetti sensibili esteriori, come si addice appunto per il gradino terrestre dell’evoluzione.

 

Come una nuova pianta sviluppa soltanto quello che è contenuto nel seme che proviene dalla pianta antica, così al principio del nuovo stadio di evoluzione le tre parti costitutive della natura umana si presentano con organi e forme atte soltanto ad esplicare la coscienza di immagini. Per sviluppare un gradino più alto di coscienza devono essere prima preparate, e ciò avviene per mezzo di tre stadi preliminari. Durante il primo, il corpo fisico progredisce al punto di potersi trasformare in modo da divenire la sede adatta per una coscienza oggettiva. Questo è un gradino preliminare dell’evoluzione della Terra che può essere considerato come una ricapitolazione, a un grado più elevato, del periodo saturnio, perché le entità superiori operano durante questo periodo soltanto sul corpo fisico, come era avvenuto durante il periodo saturnio.

 

Quando il corpo fisico è sufficientemente progredito, tutte le entità devono attraversare nuovamente una forma di esistenza più elevata, prima che anche il corpo vitale possa progredire. Il corpo fisico dovrà in certo modo essere fuso a nuovo, per poter accogliere nella sua nuova forma il corpo vitale progredito. Dopo questo intervallo, dedicato a una forma di esistenza più elevata, avviene una specie di ripetizione dell’evoluzione solare, sopra un gradino superiore, per la formazione del corpo vitale. E dopo un nuovo periodo intermedio un processo simile si svolge per il corpo astrale, per mezzo di una ricapitolazione dell’evoluzione lunare.

Esaminiamo ora attentamente i fatti dell’evoluzione che si svolgono dopo terminata la terza delle ripetizioni ora descritte. Tutte le entità e le forze si sono nuovamente spiritualizzate, e durante questa spiritualizzazione sono ascese a mondi superiori; il mondo più basso in cui si possono ancora rintracciare durante questo intervallo spirituale è lo stesso in cui l’uomo attuale dimora fra la morte e una nuova nascita, e cioè le regioni del mondo degli spiriti. Esse discendono poi gradatamente di nuovo nei mondi più bassi e, prima che incominci l’evoluzione fisica della Terra, sono già tanto discese che le loro manifestazioni inferiori si possono scorgere nel mondo astrale o animico.

 

Tutto ciò che esiste dell’uomo durante quest’epoca ha ancora forma astrale.

Per comprendere le condizioni dell’umanità di quel tempo

bisogna tenere bene presente che l’uomo possiede un corpo fisico, un corpo vitale e un corpo astrale,

ma che tanto il corpo fisico quanto il corpo vitale non esistono in forma fisica o eterica, ma in forma astrale.

Ciò che dà la caratteristica al corpo fisico non è la forma fisica,

ma il fatto che, sebbene abbia forma astrale, esso ha in sé le leggi fisiche;

è un essere in forma animica, sottoposto all’imperio di leggi fisiche. Lo stesso vale per il corpo vitale.

 

All’occhio spirituale la Terra appare in questo momento dell’evoluzione come un essere cosmico interamente costituito di anima e di spirito e in cui anche le forze fisiche e vitali si manifestano ancora in forma animica. Questo corpo cosmico contiene il germe di tutto ciò che più tardi si dovrà trasformare in creature della Terra fisica. Il globo è lucente, ma la sua luce non è tale che degli occhi fisici, se ve ne fossero, lo potrebbero percepire; esso risplende soltanto di luce animica per l’occhio del veggente.

Si verifica in questo essere una specie di condensazione, come risultato della quale, dopo qualche tempo, compare in mezzo al globo animico una forma ignea, simile a quella di Saturno nella sua fase massima di densità. Questa forma ignea è interpenetrata dall’azione delle diverse entità che partecipano all’evoluzione. La reciproca azione che si svolge fra queste entità e l’igneo globo terrestre si manifesta sotto forma di un flusso e di un riflusso di forze che si immergono nel corpo celeste e se ne sprigionano. Il globo igneo terrestre non si presenta perciò come una sostanza uniforme, ma piuttosto come un organismo compenetrato di anima e di spirito.

 

Gli esseri, che sono destinati a divenire sulla Terra uomini con la forma attuale,

si trovano ancora in condizioni di partecipare ben poco a quella immersione nel corpo di fuoco:

essi dimorano quasi del tutto nelle regioni circostanti non ancora densificate,

giacciono ancora nel grembo delle entità spirituali superiori.

 

A questo stadio, un solo punto della loro forma animica entra in contatto con la Terra ignea; ne risulta che il calore densifica una parte della loro forma astrale; con ciò la vita terrestre si accende in loro. Essi appartengono perciò ancora con la maggior parte del loro essere ai mondi animico-spirituali, e solo per effetto del contatto col fuoco terrestre vengono compenetrati del calore vitale.

Se ci si vuol formare un’immagine sensibile, e al contempo soprasensibile, di questi uomini all’inizio del periodo terrestre-fisico, bisognerebbe immaginarsi una forma animica ovoidale contenuta nell’ambiente terrestre, e di cui la superficie della parte inferiore è racchiusa, come fosse una ghianda, in un calice. La sostanza che costituisce il calice consiste però unicamente di calore o di fuoco. Il fatto di essere avviluppata di calore non porta la sola conseguenza di accendere la vita nell’uomo, ma opera anche una trasformazione nel suo corpo astrale.

 

Ad esso si aggiunge il primo germe di ciò che diverrà più tardi l’anima senziente.

Si può dire dunque che l’uomo, a questo punto della sua esistenza,

consta dell’anima senziente, del corpo astrale, del corpo vitale e di un corpo fisico contessuto di fuoco.

 

Il corpo astrale è percorso in tutti i sensi dalle entità spirituali che prendono parte alla esistenza dell’uomo; questo si sente collegato al corpo cosmico terrestre mediante l’anima senziente; predomina perciò in lui durante questo tempo la coscienza di immagini in cui si manifestano le entità spirituali nel grembo delle quali egli giace; e la sensazione del proprio corpo non si manifesta che come un punto entro questa coscienza. In certo qual modo egli contempla dal mondo spirituale un suo possesso terrestre del quale egli sente: « Questo è tuo ».

La Terra sempre maggiormente si condensa, e al contempo si accentua sempre più la differenziazione già caratterizzata delle varie parti dell’uomo. In un determinato momento dell’evoluzione la Terra è condensata tanto che solo una parte di essa è rimasta ignea; un’altra parte ha assunto lo stato che si potrebbe chiamare « gas » o « aria ». Si verifica quindi una trasformazione anche nell’uomo. Egli ormai non è più soltanto in contatto col calore terrestre, ma la sostanza gassosa s’incorpora nel suo corpo di fuoco. E come il calore gli aveva acceso la vita, così ora l’aria che lo avvolge esercita su di lui un’azione che si esprime come sonorità (spirituale): il suo corpo vitale risuona. Nel medesimo tempo, una parte del corpo astrale si differenzia, ed è il primo germe di ciò che diverrà poi l’anima razionale.

 

Per potersi raffigurare ciò che si svolge durante questo tempo nell’anima umana, bisogna tener presente che le entità superiori all’uomo fluttuano attraverso il corpo di fuoco e di aria della Terra.

• Nella Terra ignea sono primi gli spiriti della personalità ad assumere importanza per l’uomo; mentre l’uomo vien destato alla vita dal calore terrestre, la sua anima senziente si dice: « Questi sono gli spiriti della personalità ».

• Così pure si manifestano nel globo aereo-gassoso le entità che abbiamo chiamate « Arcangeli » (secondo il termine esoterico cristiano); la loro azione è quella che l’uomo sente in sé come suono quando l’aria lo avvolge; l’anima razionale si dice allora: « Questi sono gli Arcangeli ».

 

Ciò che l’uomo percepisce dunque a questo gradino dell’evoluzione, mediante il suo collegamento con la Terra, non è ancora un insieme di oggetti fisici; egli vive in sensazioni di calore che salgono verso di lui, e in suoni; ma sente in quella corrente di calore e in quell’ondeggiare di suoni gli « spiriti della personalità » e gli « Arcangeli ». Egli non può percepire quelle entità direttamente, ma soltanto attraverso il velo del calore e del suono. Mentre tali percezioni terrestri penetrano nella sua anima, continuano in questa a sorgere e svanire le immagini delle entità superiori nel cui grembo l’uomo si sente.

 

• L’evoluzione terrestre continua a progredire, e tale progresso si manifesta in una nuova condensazione; la sostanza liquida si aggiunge al globo terrestre, per modo che esso consta ormai di tre elementi costitutivi: il fuoco, l’aria e l’acqua.

• Prima che ciò accada, si verifica un processo importante. Dal globo della Terra, composta di fuoco ed aria, si distacca un corpo cosmico indipendente il quale, nell’ulteriore corso della sua evoluzione, diverrà il Sole attuale. Terra e Sole formavano prima un unico corpo. Dopo il distacco del Sole, la Terra contiene ancora in sé tutto quello che vi è dentro e sulla Luna attuale.

 

La separazione del Sole si verifica perché delle entità superiori non potevano ulteriormente sopportare per la loro evoluzione, né per il lavoro che dovevano compiere per la Terra, la materia condensata fino allo stato acqueo; esse separano dalla massa terrestre soltanto quelle sostanze che possono utilizzare, e vanno a formarsi una nuova dimora sul Sole donde esercitano dall’esterno la loro azione sulla Terra. Per la sua ulteriore evoluzione all’uomo occorre invece un campo d’azione in cui la materia sia ancora più condensata.

• Con l’incorporazione della sostanza liquida nel corpo terrestre si verifica una trasformazione anche nell’uomo; ormai non soltanto il fuoco scorre in lui, non soltanto l’aria lo circonda, ma la sostanza liquida stessa fa parte del suo corpo fisico.

 

Nel medesimo tempo si trasforma la parte eterica dell’uomo; egli la percepisce ormai come un tenue corpo luminoso; mentre prima sentiva affluire dalla Terra verso di sé delle correnti di calore, sentiva avvicinarsi l’aria attraverso il suono, ora il suo corpo di fuoco e di aria viene impregnato anche dall’elemento liquido, e il flusso e riflusso delle acque gli appare come fosse l’accendersi e lo smorzarsi di una luce.

Ma anche nella sua anima si produce un cambiamento; ai germi dell’anima senziente e dell’anima razionale si sono aggiunti quelli dell’anima cosciente. Nell’elemento acqua operano gli « Angeli »; essi sono i veri suscitatori della luce, e in questa sembrano manifestarsi agli uomini. Certe entità superiori che erano prima nel globo terrestre stesso, esercitano ormai la loro azione su quest’ultimo dal Sole, e per mezzo di ciò si modificano tutti gli effetti sulla Terra.

 

L’uomo incatenato alla Terra non potrebbe più sentire in sé l’influenza delle entità solari, se la sua anima fosse sempre rivolta verso la Terra da cui è stato tratto il suo corpo fisico. Si verifica ora un cambiamento negli stati di coscienza dell’uomo; le entità solari sottraggono l’anima dell’uomo in determinati momenti all’influenza del suo corpo fisico, in modo che alternativamente l’uomo si trova completamente animico in grembo alle entità solari e in altri momenti in una condizione in cui è legato al suo corpo e riceve le influenze della Terra. Quando egli si trova nel corpo fisico, affluiscono verso di lui correnti di calore, risuonano attorno a lui le masse gassose, le acque scorrono dentro e fuori del suo organismo; quando si trova fuori del suo corpo ha l’anima pervasa dalle immagini delle entità superiori nel cui grembo egli giace.

 

A questo punto della sua evoluzione la Terra attraversa due periodi. Durante il primo essa può avvolgere le anime umane con le sue sostanze e rivestirle di corpi; nel secondo, le anime le sfuggono, solo i corpi le rimangono. Essa si trova con gli esseri umani in uno stato di sonno; è esatto perciò dire che in quel remotissimo passato la Terra attraversava periodi diurni e notturni. (In senso spaziale fisico questo si manifesta nel fatto che, per l’azione reciproca delle entità solari e terrestri, la Terra si mette in movimento in relazione al Sole; da ciò risulta il caratteristico alternarsi della notte e del giorno.

 

Il periodo diurno si verifica quando la superficie terrestre, su cui l’uomo svolge la sua evoluzione, è rivolta al Sole; il periodo notturno è il periodo durante il quale l’uomo vive di vita puramente animica, e in cui la superficie terrestre, sulla quale si trova, non è più rivolta verso il Sole. Non bisogna però credere che in quel lontano passato il movimento della Terra attorno al Sole fosse già simile all’attuale; le condizioni erano ancora del tutto diverse, ma è utile sentire già ora che i movimenti dei corpi celesti sono determinati dai reciproci rapporti delle diverse entità spirituali che li abitano. I corpi celesti vengono messi, da cause animico-spirituali, in posizioni e movimenti tali che gli stati spirituali possano esplicarsi nel campo fisico).

 

Se si volgesse lo sguardo sulla Terra durante il suo periodo notturno si osserverebbe che il suo corpo è simile a un cadavere, poiché essa è costituita principalmente dei corpi in decomposizione degli uomini le cui anime si trovano in un’altra forma di esistenza. Le formazioni organizzate acquee e gassose di cui erano formati i corpi umani si decompongono e si dissolvono nella rimanente massa terrestre. Soltanto quella parte del corpo umano che si era costituita fin dal principio dell’evoluzione terrestre, mercé la cooperazione del fuoco e dell’anima umana, e che in seguito si era sempre più condensata, permane come un germe di aspetto esteriormente insignificante. Il periodo diurno e quello notturno, quali vengono qui descritti, non dobbiamo dunque immaginarceli troppo simili a quelli che si svolgono sulla Terra attuale.

 

Quando poi, all’inizio del periodo diurno, la Terra viene a ritrovarsi sotto il diretto influsso dell’azione solare, le anime umane penetrano nel regno della vita fisica, prendono contatto con quegli embrioni e li fanno germogliare in modo che essi assumano una forma esteriore che appare come una copia dell’essere animico umano. Quello che si svolge fra l’anima umana e il germe corporeo è come una delicata fecondazione. Le anime in tal modo incarnate cominciano nuovamente ad attirare le masse acquee e aeree e ad assimilarle nel proprio corpo. L’aria viene accolta ed eliminata dal corpo organizzato; è questo l’inizio di ciò che sarà più tardi il processo respiratorio. Anche l’acqua viene accolta e respinta: comincia così una forma primitiva del processo nutritivo.

 

Tali processi non sono però ancora percepiti come processi esteriori. Una specie di percezione esteriore si verifica nell’anima soltanto durante quel genere di fecondazione a cui abbiamo accennato. L’anima sente oscuramente il suo risveglio all’esistenza fisica mentre viene in contatto con il germe che la Terra le presenta. Essa percepisce qualcosa che press’a poco può esprimersi nelle parole: « Questa è la mia forma ». E tale sentimento, che potremmo anche chiamare un oscuro sentimento dell’io, permane nell’anima durante tutto il tempo della sua unione col corpo fisico. Il processo dell’assorbimento dell’aria vien sentito però ancora dall’anima come qualcosa di animico-spirituale, sotto forma d’immagine. Le appare come un’immagine di fluttuazioni sonore che dànno forma al germe che si sta organizzando. L’anima si sente circondata ovunque da suoni e sente che sta modellando il suo corpo in conformità di quelle forze sonore.

 

A quel punto dell’evoluzione si costituiscono così delle forme umane che la coscienza attuale non potrebbe percepire in alcun mondo esterno; sono forme vegetali e floreali di sostanza sottilissima interiormente mobili, e di conseguenza appaiono come fiori svolazzanti. E il senso di beatitudine per questa sua configurazione viene sperimentato dall’uomo durante il suo periodo terrestre; l’assorbimento delle parti liquide è sentito dall’anima come un aumento di forza, come un rinvigorimento interiore.

All’esterno il processo si manifesta come crescita della forma umana fisica.

 

Col decrescere dell’azione diretta del Sole, anche l’anima umana perde la forza di dominare tali processi, e questi vengono gradatamente abbandonati; ne rimangono soltanto quelle parti che devono far maturare il germe di cui abbiamo parlato. L’uomo però abbandona allora il suo corpo e ritorna all’esistenza spirituale.

(Poiché non tutte le parti della massa terrestre sono impiegate alla costituzione dei corpi umani, non bisogna immaginarsi che durante il periodo notturno la Terra consti solo dei cadaveri in dissoluzione e dei germi che aspettano il risveglio. Tutti questi si trovano inseriti in altre formazioni costituite dalle sostanze della Terra; parleremo in seguito di che cosa si tratta).

 

Ma ormai il processo di condensazione delle sostanze terrestri continua, e all’elemento acqueo si aggiunge l’elemento solido, o « terroso »[4]. Allora, durante il suo periodo terrestre, anche l’uomo comincia a incorporarsi l’elemento terroso. Non appena inizia tale processo, le forze che l’anima ha portato seco dal periodo in cui era libera dal corpo perdono gran parte del loro potere; finora l’anima aveva elaborato il proprio corpo dagli elementi fuoco, aria e acqua, e lo aveva plasmato a seconda dei suoni che risuonavano intorno a lei e delle immagini di luce che l’attorniavano; ora, con la forma solida, l’anima non può più farlo, e altre potenze intervengono ad organizzarlo.

• Quella parte dell’uomo che rimane indietro quando l’anima si allontana dal corpo, non è ormai più costituita solo da un germe, che il ritorno dell’anima ridesta alla vita, ma è una forma che contiene in sé la forza di vivificare sé stessa. L’anima, nel separarsi dalla forma, non lascia sulla Terra soltanto un’immagine di se stessa, ma infonde in questa anche una parte della sua forza vivificante.

 

Ormai però, quando essa ricompare sulla Terra, non può più da sola risvegliare quell’immagine alla vita, ma occorre che la vivificazione si verifichi nell’immagine stessa. Le entità spirituali, le quali agiscono dal Sole sulla Terra, mantengono ora la forza vivificatrice nei corpi umani anche quando l’uomo stesso non si trova sulla Terra. L’anima, reincarnandosi, percepisce ormai non soltanto le onde sonore e le immagini luminose per mezzo di cui sente le entità direttamente superiori, ma accogliendo l’elemento terroso sperimenta l’influsso di quelle entità ancora più elevate che si sono stabilite sul Sole. Prima l’uomo sentiva di appartenere alle entità animico-spirituali alle quali si trovava unito durante il tempo in cui era libero dal corpo; il suo « io » era ancora nel loro grembo; da ora, durante l’incarnazione fisica, questo « io » gli si presenta come gli si presenta tutto il resto che lo attornia durante questo tempo.

 

Ormai vi erano sulla Terra delle immagini indipendenti dell’essere umano animico-spirituale. Paragonate ai corpi umani attuali, esse appaiono formate di materia più tenue, poiché le particelle terrose vi si trovavano frammischiate solo in uno stato tenuissimo; succedeva a un dipresso come succede all’uomo oggi, quando accoglie a mezzo dell’olfatto le sostanze finemente suddivise emanate da un oggetto.

I corpi umani erano come ombre, e poiché erano distribuiti sull’intiera Terra soggiacevano alle influenze di questa; influenze però che erano di diverso genere, a seconda delle varie parti della superficie terrestre. Mentre prima le immagini corporee corrispondevano agli uomini animici da cui venivano vivificate, ed erano quindi uguali sull’intiera Terra, ora invece delle differenze si presentarono nelle forme umane; si preparò così ciò che più tardi doveva manifestarsi come la differenza delle razze.

 

Quando l’uomo corporeo divenne indipendente, si allentò fino a un determinato grado lo stretto collegamento che esisteva prima fra gli uomini terrestri e il mondo animico-spirituale; ormai, quando l’anima lasciava il corpo, questo continuava a vivere come una specie di prolungamento della vita. Se l’evoluzione avesse continuato a svolgersi in questo modo, la Terra, sotto l’influenza dei suoi elementi solidi, avrebbe dovuto indurirsi. Alla conoscenza soprasensibile, rivolta verso quel remotissimo passato, riesce palese che i corpi umani, abbandonati dalle loro anime, sempre più si indurivano; con l’andar del tempo le anime umane non avrebbero più trovato materiale utilizzabile con cui congiungersi al loro ritorno sulla Terra; tutte le sostanze utilizzabili per l’uomo sarebbero state adoperate a riempire la Terra con i residui resi lignei delle passate incarnazioni.

 

• A questo punto si verificò un evento che mutò tutto il corso dell’evoluzione; tutto ciò che nella sostanza solida terrestre poteva contribuire all’indurimento permanente venne eliminato. La nostra Luna attuale abbandonò allora la Terra. Tutto ciò che nella Terra aveva contribuito prima direttamente alla duratura solidificazione delle forme esercitò ormai un’azione più debole e indiretta dalla Luna. Le entità superiori, da cui dipendeva il plasmare delle forme, avevano deciso di esercitare la loro azione non più dall’interno della Terra, ma dall’esterno. Da questo fatto risultò una diversità nelle forme umane corporee che si può considerare come il principio della separazione dei sessi in maschile e femminile.

Le forme umane tenui, che abitavano prima la Terra, per virtù della cooperazione in loro stesse delle due forze, e cioè del germe e della forza vivificante, produssero la nuova forma umana, il loro discendente. Questi discendenti cominciarono ora a trasformarsi; in un gruppo agì maggiormente la forza del germe animico-spirituale; nell’altro, la forza del germe vivificatore.

 

Quest’azione si effettuò per il fatto che, col distacco della Luna dalla Terra, la forza dell’elemento terrestre subì un affievolimento, la reciproca azione delle due forze divenne ormai più delicata di quando si svolgeva in un unico corpo. In conseguenza di ciò, anche il discendente era più delicato, più tenue; compariva sulla Terra in uno stato poco denso, e gradatamente soltanto si aggregava delle particelle più solide. In tal modo venne data di nuovo all’anima umana che ritornava sulla Terra la possibilità di riunirsi col corpo; essa ormai non lo vivificava più dal di fuori, poiché la vivificazione si svolgeva sulla Terra stessa, ma si univa al corpo e ne determinava la crescita; a questa venne però posto un dato limite.

 

• Attraverso il distacco della Luna il corpo umano, per un certo tempo, divenne flessibile; ma quanto più andava crescendo sulla Terra, tanto più le forze solidificanti presero il sopravvento; alla fine l’anima non poteva che partecipare sempre più debolmente all’organizzazione del corpo, e questo si decomponeva, mentre l’anima ascendeva a una forma di esistenza animico-spirituale.

• Si può osservare come le forze che l’uomo è andato acquistando grado a grado durante le evoluzioni di Saturno, del Sole e della Luna prendano parte gradatamente al progresso umano durante il periodo appunto descritto della formazione della Terra. Anzitutto il corpo astrale, che contiene ancora dissolto in sé il corpo vitale e il corpo fisico, viene acceso dal fuoco terrestre. Tale corpo astrale si divide poi in una parte astrale più sottile, l’anima senziente, e una parte più densa, eterica, che ormai entra in contatto con gli elementi terrestri; si palesa allora il corpo vitale, o eterico, che si era già antecedentemente formato. E mentre nell’uomo astrale si vanno formando l’anima razionale e quella cosciente, si formano nel corpo eterico le parti più grossolane, suscettibili all’influenza del suono e della luce.

 

Al momento in cui il corpo eterico ancora più si condensa, in modo che da corpo di luce diventa corpo di fuoco o di calore, si è raggiunto quel gradino dell’evoluzione in cui, come abbiamo già detto, le parti dell’elemento solido terrestre si incorporano nell’uomo. Poiché il corpo eterico si è condensato fino allo stato di fuoco, esso ora, a mezzo anche delle forze del corpo fisico di cui il germe già è stato deposto in lui, può unirsi a quelle sostanze della Terra fisica che si sono raffinate fino allo stato igneo. Ma il corpo eterico non potrebbe più da solo introdurre anche le sostanze gassose nel corpo nel frattempo divenuto più solido; intervengono perciò, come sopra è stato detto, gli esseri più elevati che dimorano sul Sole, e gli insufflano l’aria. Mentre così l’uomo, per virtù del suo passato, possiede la forza di compenetrarsi del fuoco terrestre, delle entità più elevate insufflano il respiro nel suo corpo.

 

Prima della solidificazione, il corpo vitale dell’uomo, come ricevitore del suono, poteva dirigere le correnti dell’aria. Esso compenetrava il proprio corpo fisico di vita; ora il suo corpo fisico riceve una vita esteriore che per conseguenza diviene indipendente dalla parte animica umana. L’uomo lascia dietro di sé, quando abbandona la Terra, non soltanto il germe della sua forma, ma una vivente immagine di se stesso.

Gli « spiriti della forma » rimangono ormai uniti a quell’immagine; essi trasferiscono la vita che hanno emanato anche nei discendenti dell’uomo, quando l’anima umana abbandona il corpo. Si costituisce così ciò che si può chiamare l’ereditarietà. E quando l’anima umana riappare sulla Terra, essa sente di abitare un corpo in cui la vita è stata trasmessa dai suoi antenati, e sente una particolare attrazione verso quel corpo. In questo modo viene a formarsi una specie di ricordo dell’antenato col quale l’anima si sente congiunta; tale ricordo scorre attraverso il susseguirsi dei discendenti come una coscienza comune. L’« io » scorre attraverso le generazioni.

 

A questo punto della sua evoluzione l’uomo si sentiva come essere indipendente durante il suo soggiorno sulla Terra. Egli sentiva che il fuoco interiore del suo corpo vitale era collegato col fuoco esterno della Terra. Egli poteva avvertire il calore che scorreva in lui come suo « io ». In queste correnti di calore contessute di vita si trova l’inizio della circolazione del sangue. Invece in ciò che scorreva in lui come aria, l’uomo non sentiva interamente il proprio essere; operavano infatti in quell’aria le forze degli esseri superiori di cui abbiamo parlato. Nell’aria che scorreva attraverso di lui, rimaneva all’uomo però quella parte delle forze attive che gli apparteneva per virtù delle forze eteriche che egli si era antecedentemente formate. L’uomo dominava una parte di queste correnti di aria, e per questo erano attivi nella sua costituzione non soltanto gli esseri superiori, ma anche lui stesso.

Egli organizzava in sé le parti gassose a seconda delle immagini del suo corpo astrale; mentre dall’esterno l’aria lo penetrava, gettando le basi di ciò che poi diverrà il processo respiratorio, una parte di aria veniva a formare interiormente un organismo che rimase impresso nell’uomo e divenne poi la base del sistema nervoso.

 

Così a mezzo del calore e dell’aria l’uomo era quindi allora collegato col mondo esteriore della Terra. — Per contro egli non sentiva affatto la assunzione degli elementi solidi della Terra; questi agivano al momento della sua incarnazione sulla Terra, ma egli non poteva percepire tale processo direttamente; ne era oscuramente cosciente per mezzo delle immagini delle entità superiori che vi prendevano parte. Sotto tali forme d’immagini, come espressioni di entità superiori, l’uomo aveva percepito nel passato anche l’assunzione degli elementi liquidi terrestri.

A causa della condensazione della forma terrestre umana, queste immagini hanno subìto un cambiamento nella coscienza dell’uomo. All’elemento liquido è ormai commisto quello solido, e perciò anche questa assunzione viene sentita come azione di entità superiori che operano dall’esterno. L’uomo non può più avere nella sua anima la forza di dirigere tale assunzione, poiché quest’ultima deve ormai servire al suo corpo che viene costituito dal di fuori. Se egli tentasse di dirigere da sé quel processo ne guasterebbe la forma. Per tale ragione ciò che egli introduce in sé dall’esterno gli sembra guidato dai comandamenti che provengono dagli esseri superiori che operano alla costituzione del suo corpo.

 

L’uomo si sente un io; ha in sé l’anima razionale come parte del corpo astrale; con quella sperimenta interiormente come immagini ciò che si svolge all’esterno, e a mezzo di essa impregna il suo delicato sistema nervoso. Egli sente di essere un discendente degli antenati per virtù della vita che scorre attraverso le generazioni; egli respira e ciò gli appare come azione degli esseri superiori che sono gli spiriti della forma. Ed egli dipende da questi anche per quanto dai loro impulsi gli viene portato dal di fuori come nutrimento. La sua origine come individuo gli rimane però oscura; sente solo a questo proposito di aver subito l’influenza degli spiriti della forma che si manifestano nelle forze terrestri.

L’uomo viene diretto e guidato nei suoi rapporti col mondo esterno; ciò si manifesta nel fatto che egli ha coscienza delle attività animico-spirituali che si esplicano dietro il suo mondo fisico; non percepisce gli esseri spirituali nella loro vera forma, ma sperimenta nella propria anima suoni, colori, ecc.; sa che in questo mondo di rappresentazioni vivono le attività degli esseri spirituali. Ciò che quelle entità gli comunicano risuona in lui, e in immagini luminose egli vede la loro manifestazione.

 

L’uomo terrestre però sente se stesso più intimamente nelle rappresentazioni che accoglie dall’elemento del fuoco o del calore; distingue già il proprio calore interiore da quello che scorre nell’ambiente terrestre. In quest’ultimo si manifestano gli spiriti della personalità. L’uomo però non ha che un’oscura coscienza di ciò che sta dietro alle correnti del calore esterno; sente appunto in queste correnti l’influenza degli spiriti della forma.

Quando possenti effetti calorici si producono nell’ambiente dell’uomo, l’anima sente:

« Ora le entità spirituali sfolgorano nell’ambiente della Terra, e una scintilla di quel fuoco si è staccata e ha permeato di calore la mia interiorità ».

 

Nell’azione della luce l’uomo non distingue ancora altrettanto bene l’esteriore dall’interiore. Quando delle immagini luminose sorgono intorno a lui, esse non destano nell’anima dell’uomo terrestre sempre il medesimo sentimento. Vi erano periodi durante i quali l’uomo sentiva queste immagini luminose come esteriori; era al tempo in cui l’uomo, dallo stato incorporeo, era appena disceso nell’incarnazione: il periodo della sua crescita sulla Terra. Quando poi si avvicinava il momento in cui si formava il germe per il nuovo uomo terrestre, queste immagini impallidivano e ne rimanevano all’uomo soltanto come delle rappresentazioni interiori nella memoria. In quelle immagini luminose erano contenute le azioni degli spiriti del fuoco (Arcangeli); apparivano all’uomo come ministri degli esseri del calore che avevano immerso una scintilla nella sua interiorità.

Quando le loro manifestazioni esteriori si spensero, l’uomo le sperimentò nella sua interiorità sotto forma di rappresentazioni (ricordi). Egli si sentì collegato con le loro forze, e lo era anche poiché, a mezzo di ciò che aveva ricevuto da esse, egli poteva agire sull’atmosfera circostante. Sotto tale influenza, questa cominciò a diventare luminosa.

 

A quei tempi le forze della natura e le forze dell’uomo non erano ancora così separate come più tardi; i fenomeni terrestri dipendevano ancora eminentemente dalle forze dell’uomo. Chi allora avesse osservato dall’esterno della Terra i fenomeni naturali sulla stessa, avrebbe scorto in essi non solamente qualcosa di indipendente dall’uomo, ma anche l’azione dell’uomo stesso. Le percezioni sonore si manifestavano all’uomo terrestre in modo diverso; esse furono percepite come suoni esteriori fin dal principio della sua vita terrestre.

Mentre le immagini di luce venivano percepite come esteriori fino alla metà dell’esistenza terrestre, i suoni esteriori potevano essere uditi anche dopo quel tempo. Soltanto verso la fine della vita l’uomo terrestre diveniva insensibile ai suoni; gliene rimaneva il ricordo sotto forma di immagini. I suoni contenevano la manifestazione dei figli della vita (gli Angeli).

 

Quando l’uomo, verso la fine della sua vita, si sentiva interiormente unito con queste forze, egli poteva, imitandole, produrre degli effetti potenti sull’elemento acqua della Terra; con la sua influenza egli produceva un flusso e un riflusso nelle acque sopra e nella Terra. L’uomo aveva delle percezioni gustative soltanto durante il primo quarto della sua vita terrestre; ed anche allora esse apparivano all’anima come un ricordo delle esperienze attraversate durante il periodo del suo stato incorporeo; finché perduravano, il corpo dell’uomo si andava consolidando a mezzo dell’assunzione di sostanze esterne.

Durante il secondo quarto dell’esistenza terrestre il corpo umano continuava a crescere, ma la sua figura era già completamente formata. In quel tempo, l’uomo poteva percepire gli altri esseri che vivevano accanto a lui soltanto a mezzo dell’azione del loro calore, della loro luce e del loro suono, poiché non era ancora capace di formarsi una rappresentazione dell’elemento solido. Durante il primo quarto della sua vita egli riceveva le impressioni gustative di cui abbiamo parlato soltanto dall’elemento liquido.

 

La forma corporea esteriore dell’uomo era come la riproduzione di questo suo stato animico interiore. Le parti che contenevano la disposizione ad assumere più tardi la forma della testa erano più perfette: gli altri organi si presentavano soltanto come appendici; erano poco chiari e nebulosi. Gli uomini non presentavano però tutti il medesimo aspetto; a seconda delle condizioni terrestri in cui si svolgeva la loro vita presentavano le appendici più o meno sviluppate.

Questa differenza era determinata dalla diversità dell’ambiente terrestre in cui gli uomini risiedevano; dove gli uomini si trovarono maggiormente vincolati al mondo terrestre, le appendici assumevano maggiore importanza. Gli uomini che all’inizio dell’evoluzione fisica terrestre si trovavano più maturi per virtù della loro evoluzione precedente, in modo da sperimentare fin dal principio, quando la Terra non si era ancora condensata ad aria, il contatto con l’elemento fuoco, poterono ora sviluppare più perfettamente i germi della testa. E furono questi gli uomini costituiti più armonicamente.

 

Altri uomini si trovarono pronti a venire a contatto con l’elemento fuoco, soltanto quando la Terra aveva già organizzato in sé l’elemento aria. Questi uomini risultarono maggiormente dipendenti dalle condizioni esterne di quanto non fossero gli altri.

I primi sentivano nel calore chiaramente gli spiriti della forma, e durante la loro vita terrestre conservavano come il ricordo di aver appartenuto a quegli spiriti e di essere stati assieme a loro nello stato incorporeo.

Gli uomini della seconda categoria non si ricordavano che debolmente del loro stato incorporeo; sentivano la loro affinità col mondo spirituale principalmente attraverso le influenze luminose degli spiriti del fuoco (Arcangeli).

 

Uomini di una terza categoria si trovavano ancora più impigliati nell’esistenza terrestre. Erano quelli che poterono venire toccati dall’elemento fuoco soltanto quando la Terra si separò dal Sole e accolse l’elemento acqueo. All’inizio della vita terrestre essi non avevano che un debolissimo senso della loro affinità col mondo spirituale; la sentivano soltanto dopo che l’azione degli Arcangeli e soprattutto degli Angeli ebbe stimolato la vita delle loro rappresentazioni interiori. Al principio della vita terrestre sentivano invece impulsi potenti verso le azioni che possono essere compiute nell’ambito delle condizioni terrestri. Le appendici erano in loro particolarmente sviluppate.

 

Prima che la Luna si staccasse dalla Terra, le forze lunari tendevano sempre più alla consolidazione di quest’ultima: ne risultò che fra i discendenti dei germi lasciati indietro dagli uomini sulla Terra ve ne furono alcuni in cui le anime che ritornavano dallo stato incorporeo non potevano più incarnarsi. La forma di quei discendenti si era troppo indurita, e le forze lunari l’avevano resa troppo dissimile dalla forma umana, per poterne accogliere una; alcune di queste perciò non trovarono più in quelle condizioni la possibilità di ritornare sulla Terra; solo le anime più mature e più forti si sentivano in grado di trasformare il corpo terrestre durante la crescita, in modo da svilupparlo a forma umana.

Alcuni soltanto dunque dei discendenti di quei corpi umani poterono divenire veicoli di uomini terrestri. Altri corpi invece, per causa della solidificazione della loro forma, poterono accogliere soltanto delle anime di grado inferiore a quelle umane. Una parte perciò delle anime umane si trovò costretta a rinunziare a prender parte all’evoluzione terrestre di quell’epoca e dovette avviarsi verso un altro genere di vita.

 

Fin dal momento della separazione del Sole dalla Terra, alcune anime non avevano trovato posto adatto su quest’ultima; esse vennero trasferite, per poter proseguire nella loro evoluzione, su di un pianeta che si stava distaccando, sotto la direzione di entità cosmiche, dalla sostanza cosmica universale, della quale la Terra formava parte al principio della sua evoluzione fisica e da cui anche il Sole si era distaccato. Questo è il pianeta, la manifestazione fisica del quale è conosciuto dalla scienza come « Giove ».

(Noi parliamo qui dei corpi celesti, dei pianeti e dei loro nomi esattamente nel medesimo senso come ne parlava una scienza più antica; risulta dal discorso come le cose sono intese. Come la Terra fisica è semplicemente l’espressione fisica di un organismo spirituale-animico, così lo sono pure tutti gli altri corpi celesti; come il veggente, dicendo « Terra », non intende indicare il semplice pianeta fisico, e dicendo « Sole », non la sola stella fissa fisica, così, quando parla di « Giove » e di « Marte », egli intende riferirsi a vasti rapporti spirituali. La forma dei corpi celesti ed i compiti ad essi assegnati sono naturalmente cambiati da quei tempi in poi, anzi sotto certi aspetti è cambiata anche la loro posizione nello spazio celeste; soltanto chi è capace di seguire con lo sguardo della conoscenza soprasensibile l’evoluzione di quei corpi celesti, risalendo fino a un remotissimo passato, può rintracciare il rapporto dei pianeti attuali con i loro predecessori).

 

Su Giove, le anime di cui abbiamo parlato continuarono dapprima ad evolversi, ma più tardi, quando la Terra si fu sempre più solidificata, divenne necessario preparare ancora un’altra dimora per le anime che avevano bensì la capacità di dimorare per un dato tempo nei corpi solidificati, ma ormai non potevano più risiedervi perché la solidificazione ne era troppo accentuata. Fu « Marte » che offerse a queste anime un ambiente adatto per la loro evoluzione ulteriore. Già quando ancora la Terra era unita con il Sole e assorbiva i suoi elementi gassosi, avvenne che le anime non risultassero adatte a partecipare all’evoluzione terrestre; venivano troppo toccate dalla figura corporea terrestre, e dovettero perciò essere sottratte fin da quel tempo all’influsso diretto delle forze solari; fu perciò necessario che queste agissero su di loro dal di fuori. Quelle anime trovarono allora su « Saturno » l’ambiente adatto alla loro evoluzione. Nel corso dell’evoluzione terrestre, perciò, il numero delle forme umane andò diminuendo; si presentavano forme in cui non si erano incarnate anime umane. Queste forme potevano accogliere soltanto dei corpi astrali, così come ne avevano accolti sull’antica Luna i corpi fisici e i corpi vitali degli uomini. Mentre la Terra si andava spopolando dei suoi abitatori umani, questi esseri vi si insediavano; alla fine tutte le anime umane avrebbero dovuto abbandonare la Terra, se con il distacco della Luna non fosse stata data la possibilità alle forme umane, ancora capaci di albergare delle anime umane, di sottrarre durante la vita terrestre il germe umano alle forze lunari emananti direttamente dalla Terra, e di lasciarlo maturare in se stesso fino al momento in cui fosse poi possibile di esporlo a quelle forze. Finché il germe umano si organizzava nell’interiorità dell’uomo, esso rimase sotto l’influsso degli esseri che, sotto la guida del loro capo più possente, avevano staccato la Luna dalla Terra per far superare a questa un momento critico della sua evoluzione.

 

Quando la Terra ebbe sviluppato in sé l’elemento aereo, vi erano degli esseri astrali, come è stato descritto, che erano rimasti indietro sull’antica Luna e che si trovavano sulla via dell’evoluzione a un livello inferiore a quello delle più basse anime umane. Essi divennero le anime di quelle forme che gli uomini dovettero abbandonare prima del distacco del Sole; questi esseri sono i progenitori del regno animale. Nel corso del tempo essi svilupparono principalmente quegli organi che nell’uomo esistevano soltanto come appendici; il loro corpo astrale dovette esercitare sul corpo vitale e sul corpo fisico la medesima azione che l’uomo esercitava durante il periodo lunare.

Gli animali così costituiti avevano però anime che non potevano abitare in un singolo animale; la medesima anima si estendeva anche sui discendenti della forma progenitrice. Gli animali che in sostanza discendono da una medesima forma hanno un’anima collettiva; soltanto quando il discendente, per qualche speciale influenza, si allontana dalla forma del progenitore, viene a incarnarsi una nuova anima animale. Riguardo agli animali si può dunque dire che, secondo la scienza dello spirito, posseggono un’anima di gruppo o di specie.

Qualcosa di simile si verificò al momento della separazione fra Sole e Terra. Dall’elemento acqueo uscirono delle forme che avevano raggiunto soltanto il grado di evoluzione che l’uomo aveva prima dell’evoluzione sull’antica Luna. Esse potevano accogliere l’azione astrale soltanto quando l’influenza di questa veniva esercitata su di loro dall’esterno; ciò potè verificarsi soltanto dopo l’allontanamento del Sole dalla Terra. Ogni volta che la Terra attraversava il periodo solare, l’elemento astrale del Sole stimolava quelle forme in modo che esse formavano il loro corpo vitale, traendolo dall’elemento eterico della Terra; quando il Sole non era più rivolto verso la Terra, questo corpo vitale tornava a fondersi con il corpo complessivo della Terra. In conseguenza della cooperazione dell’elemento astrale del Sole e dell’elemento eterico della Terra, emersero dall’elemento acqueo le forme fisiche che furono i predecessori dell’attuale regno vegetale.

 

L’uomo è divenuto sulla Terra un essere animico individualizzato; il suo corpo astrale, che gli era stato infuso sulla Luna dagli spiriti del movimento, si è organizzato sulla Terra costituendo l’anima senziente, l’anima razionale e l’anima cosciente. E quando la sua anima cosciente fu progredita in modo da potersi formare durante la vita terrestre un corpo adatto, gli spiriti della forma donarono all’uomo una scintilla del loro fuoco: l’« io » venne acceso in lui. Ogni qualvolta l’uomo abbandonava il corpo fisico, si trovava nel mondo spirituale in cui incontrava le entità che durante le evoluzioni planetarie di Saturno, Sole e Luna gli avevano dato il suo corpo fisico, il suo corpo vitale e il suo corpo astrale, e avevano contribuito alla sua evoluzione fino al grado terrestre. Dal momento in cui la scintilla dell’« io » venne accesa nella vita terrestre, un cambiamento si verificò anche nella vita incorporea. Prima di aver raggiunto questo punto della sua evoluzione, l’uomo non aveva nessuna indipendenza nei confronti del mondo spirituale; non si sentiva come un essere singolo in quel mondo, ma gli sembrava di essere un membro dell’organismo sublime costituito dalle entità superiori a lui. La « esperienza dell’io » sulla Terra estende ora la sua azione anche nel mondo spirituale; l’uomo si sente ormai, fino a un determinato grado, una unità anche in quel mondo, ma sente pure di essere a quello continuamente legato. Durante lo stato incorporeo gli spiriti della forma gli si manifestano in aspetto ancora più sublime di quanto non gli si siano manifestati sulla Terra a mezzo della scintilla del suo « io ».

 

Con il distacco della Luna dalla Terra si verificarono nel mondo spirituale per l’anima disincarnata esperienze connesse con tale distacco. Soltanto per virtù del fatto che una parte delle forze formative della Terra era stata trasferita sulla Luna, fu possibile continuare a formare sulla Terra delle forme umane capaci di accogliere l’individualità dell’anima. In questo modo l’individualità umana venne a trovarsi nella sfera d’azione degli esseri lunari. E durante lo stato incorporeo l’eco dell’individualità terrestre poteva farsi sentire soltanto perché, anche durante quello stato, l’anima rimaneva nella sfera degli spiriti possenti che avevano effettuato la separazione della Luna.

Il processo si svolgeva in modo che, immediatamente dopo l’abbandono del corpo terrestre, l’anima non poteva vedere le sublimi entità solari altro che in una luce riflessa dalle entità lunari. Soltanto dopo essersi sufficientemente preparata a mezzo della visione di quella luce riflessa, l’anima arrivava alla visione diretta delle sublimi entità solari stesse.

 

Anche il regno minerale della Terra nacque da ciò che era stato eliminato dall’evoluzione generale dell’umanità; le sue forme sono quelle che rimasero solidificate quando la Luna si divise dalla Terra; verso quelle forme si sentiva attirato soltanto l’elemento animico che era rimasto al gradino dell’evoluzione saturnia, e perciò capace soltanto di formare delle forme fisiche. Tutti gli eventi di cui parliamo, e di cui parleremo in seguito, si svolsero attraverso lunghissimi periodi di tempo, ma non si tratta ora di precisarne la durata.

I processi descritti espongono l’evoluzione terrestre nel suo aspetto esteriore; considerata invece sotto il suo aspetto spirituale, essa ci appare nel modo seguente: le entità spirituali, le quali avevano tratto la Luna dalla Terra e unita ad essa la propria esistenza (diventando così esseri della Luna terrestre), per mezzo delle forze che da quest’ultimo corpo cosmico emanavano sulla Terra, operarono una determinata formazione dell’organizzazione umana.

La loro influenza agì sull’« io » che l’uomo si era acquistato, e in special modo sull’azione reciproca dell’« io » col corpo astrale, il corpo eterico e il corpo fisico. Per virtù della loro influenza sorse nell’uomo la possibilità di riflettere coscientemente in sé il saggio ordinamento del mondo, di riprodurlo come rispecchiato nella conoscenza.

 

Ricordiamoci che durante l’antica epoca lunare l’uomo, a causa del distacco del Sole allora verificatosi, aveva acquistato una certa indipendenza nella sua organizzazione, un grado di coscienza più libero di quello che egli poteva avere sotto la diretta influenza degli esseri solari. Questa coscienza libera, indipendente, ricomparve nuovamente — come retaggio dell’antica evoluzione lunare — durante l’epoca dell’evoluzione terrestre di cui ora parliamo; essa appunto, per mezzo dell’influenza degli esseri della Luna terrestre sopra descritti, avrebbe potuto essere nuovamente armonizzata con l’universo e diventarne l’immagine. Questo difatti sarebbe successo, se nessun’altra influenza si fosse affermata. Senza di questa l’uomo sarebbe diventato un essere con una coscienza il cui contenuto avrebbe rispecchiato il mondo nelle immagini della vita conoscitiva come per necessità naturale, e non per sua libera iniziativa; ma tutto ciò non si è verificato.

 

Intervennero nell’evoluzione dell’uomo, all’epoca appunto del distacco della Luna, determinate entità spirituali che avevano conservato tanta parte della loro natura lunare, da non poter partecipare all’esodo del Sole dalla Terra; erano pure escluse dalle influenze di quegli esseri i quali esercitavano dalla Luna terrestre un’azione sulla Terra. Questi esseri dotati dell’antica natura lunare erano in certo qual modo relegati sulla Terra, ma la loro evoluzione era irregolare. Nella loro natura lunare contenevano appunto quell’elemento di rivolta che, durante l’antica evoluzione lunare, si era ribellato agli spiriti solari; ribellione che era stata allora utile per gli uomini, perché li aveva condotti a uno stato indipendente e libero di coscienza. Le conseguenze della peculiare evoluzione di questi esseri durante l’epoca terrestre fecero sì che, durante questa evoluzione, essi divenissero gli oppositori di quelle entità che dalla Luna volevano ridurre la coscienza umana ad essere un necessario specchio conoscitivo del mondo.

Ciò che aveva aiutato gli uomini sull’antica Luna ad elevarsi ad uno stato superiore, si trovò ad essere in opposizione con l’ordinamento che l’evoluzione terrestre aveva reso possibile. Le potenze oppositrici avevano portato seco dalla loro natura lunare la forza di agire sul corpo astrale dell’uomo, cioè — nel senso già descritto — di renderlo indipendente. Esse esercitarono questa forza dando al corpo astrale — ormai anche per l’epoca terrestre — una certa indipendenza rispetto allo stato di coscienza necessario (non libero), sviluppato per mezzo degli esseri della Luna terrestre.

 

È difficile esprimere con le parole abituali l’azione delle suddescritte entità spirituali sugli uomini in quei tempi primordiali; non ce la dobbiamo raffigurare né come le influenze attuali della natura, e nemmeno come l’azione che un uomo può esercitare su un altro, quando il primo desta nel secondo, per mezzo di parole, delle forze interiori di coscienza dalle quali quest’ultimo impara a comprendere qualcosa, oppure viene stimolato alla virtù o al vizio. L’azione di cui parliamo, in quei tempi primordiali, non era un’azione naturale, ma un’influenza spirituale che esercitava un’azione del pari spirituale e che veniva spiritualmente trasmessa all’uomo dagli esseri spirituali superiori, in conformità del suo stato di coscienza a quell’epoca. Se ci s’immagina quell’azione come un’azione della natura, non se ne coglie affatto la vera essenza; se si dice invece che le entità dotate dell’antica natura lunare si avvicinarono all’uomo per conquistarlo ai loro scopi « seducendolo », ci si serve di un’espressione simbolica che è buona, purché ci si ricordi che è un simbolo e ci si renda conto che un fatto spirituale si nasconde dietro di esso.

 

L’azione esercitata sull’uomo dagli esseri spirituali rimasti indietro al grado lunare ebbe per lui un doppio risultato. La sua coscienza venne spogliata della caratteristica di semplice riflesso dell’universo, perché nel corpo astrale umano venne stimolata la possibilità di regolare e di dominare le immagini della coscienza: l’uomo divenne padrone della propria conoscenza. D’altra parte però il corpo astrale diventò il punto di partenza di questa padronanza, e l’« io », ad esso superiore, si trovò quindi a quello continuamente assoggettato. Per l’avvenire l’uomo rimase in tal modo esposto alla continua influenza di un elemento inferiore della sua natura. Egli potè discendere nella sua vita a un livello inferiore a quello in cui era stato posto durante il corso dell’universo dalle entità della Luna terrestre. D’allora in poi l’uomo, nella sua natura, rimase soggetto alla continua influenza degli esseri lunari irregolarmente evoluti prima descritti. Essi possono venir chiamati spiriti luciferici, in contrapposto a quegli altri spiriti che dalla Luna terrestre fecero della coscienza lo specchio dell’universo, ma che non concessero all’uomo nessuna libera volontà. Gli spiriti luciferici diedero all’uomo la possibilità di esplicare nella sua coscienza una libera attività ma lo esposero al contempo anche alla possibilità dell’errore e del male.

 

In conseguenza di questi processi l’uomo si trovò con gli esseri solari in un rapporto diverso da quello assegnatogli dagli spiriti della Luna terrestre. Questi volevano sviluppare lo specchio della coscienza umana in modo che l’intiera vita dell’anima umana fosse dominata dall’influenza degli spiriti solari. Ma quello sviluppo fu contrastato, e venne a crearsi nell’essere umano un’opposizione fra l’influenza dello spirito solare e l’influenza degli spiriti lunari irregolarmente evoluti. Da questo contrasto sorse nell’uomo anche l’incapacità di riconoscere la vera natura degli effetti solari fisici; essi rimasero per lui nascosti dietro alle impressioni terrene del mondo esteriore. La parte astrale dell’uomo, riempita di queste impressioni, venne attratta nella sfera dell’« io ».

 

L’« io », il quale altrimenti avrebbe sentito soltanto la scintilla del fuoco conferitagli dagli spiriti della forma, e in tutto ciò che si riferiva al fuoco esteriore si sarebbe sottomesso agli ordini di questi spiriti, agì d’ora innanzi sui fenomeni esteriori del calore per mezzo dell’elemento che in lui stesso era stato inoculato. Venne stabilita così una corrente di attrazione fra l’io e il fuoco terrestre, e in tal modo l’uomo fu spinto nella materialità terrestre più di quanto gli fosse stato destinato. Mentre egli prima aveva un corpo fisico costituito principalmente di fuoco, aria e acqua, e soltanto di una forma adombrata di sostanza terrestre, ora il corpo di terra divenne più denso. Mentre prima l’uomo, quale essere sottilmente organizzato, aleggiava come in una specie di movimento ondeggiante al di sopra della solida superficie terrestre, egli ormai dovette discendere dall’ambiente che circondava la Terra e poggiare su quelle parti di essa che già più o meno si erano consolidate.

 

Che tali effetti fisici delle influenze spirituali descritte abbiano potuto presentarsi, si spiega col fatto che si trattava di influenze appunto del genere sopraddetto. Non erano cioè influenze della natura, né di quelle che agiscono per via animica da uomo a uomo. Queste ultime non penetrano con la loro azione nella corporeità altrettanto quanto le forze spirituali di cui ora parliamo.

Poiché l’uomo, in balìa delle sue rappresentazioni soggette all’errore, si esponeva alle influenze del mondo esteriore, poiché viveva secondo i suoi istinti e le sue passioni, senza permettere che venissero regolati dalle influenze superiori spirituali, intervenne la possibilità delle malattie. Per effetto speciale dell’influsso luciferico, l’uomo ormai non potè più sentire la sua singola vita terrestre come la continuazione dell’esistenza incorporea. Egli accoglieva ormai le impressioni terrestri le quali potevano essere sperimentate per mezzo dell’elemento astrale che gli era stato inoculato, e che si univano alle forze distruttive per il corpo fisico. Egli sentiva in questo modo la fine della propria esistenza fisica. La « morte » si presentò provocata dalla natura umana stessa. Con questo si accenna ad un importante mistero della natura umana, cioè al rapporto del corpo astrale umano con la malattia e con la morte.

 

Delle condizioni particolari si verificarono allora per il corpo vitale umano. Esso si trovò posto fra il corpo fisico e il corpo astrale in modo che in un certo senso gli vennero sottratte le facoltà che l’uomo aveva assimilate per mezzo delle influenze luciferiche. Una parte di esso rimase al di fuori del corpo fisico, in modo da non poter essere dominata che dalle entità superiori e si sottrasse al dominio dell’io. Dette entità superiori erano quelle che al momento del distacco del Sole avevano abbandonato la Terra, sotto la guida di uno dei loro elevati compagni, per procurarsi una nuova dimora. Se questa parte del corpo vitale fosse rimasta unita al corpo astrale, l’uomo avrebbe avuto a propria disposizione le forze soprasensibili di cui prima disponeva; avrebbe esteso l’influsso luciferico su quelle forze, gradatamente si sarebbe staccato del tutto dalle entità solari, e il suo io sarebbe divenuto un io completamente terrestre. Sarebbe dovuto accadere che questo io terrestre, dopo la morte del corpo fisico (anzi già durante il decadere di esso), penetrasse in un altro corpo fisico, in un discendente, senza traversare uno stadio di unione con le entità spirituali superiori, senza passare per uno stato incorporeo. L’uomo sarebbe giunto così alla coscienza del suo io, ma solamente come « io terrestre ». Questa possibilità venne evitata per mezzo del processo attraversato dal corpo vitale, per opera degli esseri della Luna terrestre.

 

Il vero io individuale rimase in tal modo così poco attaccato al semplice io terrestre che l’uomo, durante la vita terrestre, sentiva solo in parte il proprio io, ma sentiva al contempo il suo io terrestre come una continuazione, attraverso le generazioni, dell’io terrestre dei suoi progenitori. L’anima sentiva nella vita terrestre una specie di « io di gruppo » che risaliva fino ai più lontani antenati, e l’uomo si sentiva come un membro di questo gruppo.

Solo durante lo stato incorporeo l’io individuale poteva sentirsi come un essere singolo; ma a questo stato d’individualizzazione nuoceva il fatto che l’io rimaneva attaccato al ricordo della coscienza terrestre (io terrestre). Ciò offuscava la visione del mondo spirituale che cominciò, durante il periodo fra morte e nascita, a coprirsi come di un velo, allo stesso modo come lo è per lo sguardo fisico sulla Terra.

 

L’espressione fisica di tutti i cambiamenti che si svolgevano nel mondo spirituale, mentre l’evoluzione umana attraversava le diverse condizioni che abbiamo descritte, si ebbe nella graduale regolazione dei reciproci rapporti fra Sole, Luna e Terra (e anche di altri corpi celesti). Una delle conseguenze di questi nuovi rapporti è l’alternarsi del giorno e della notte.

(I movimenti dei corpi celesti sono regolati dalle entità che vi dimorano. Il movimento della Terra, per cui giorno e notte si alternano, venne prodotto dal reciproco rapporto dei differenti spiriti superiori agli uomini. Allo stesso modo ebbe origine il movimento della Luna affinché, dopo il distacco dalla Terra, la rotazione della Luna attorno a questa consentisse agli spiriti della forma di agire sul corpo fisico umano in maniera conveniente, con giusto ritmo).

 

Durante il giorno l’io e il corpo astrale dell’uomo operavano ormai nel corpo fisico e nel corpo vitale; di notte quest’azione si arrestava, e l’io e il corpo astrale uscivano dal corpo fisico e dal corpo vitale. Essi penetravano allora completamente nella sfera dei figli della vita (Angeli), degli spiriti del fuoco (Arcangeli), degli spiriti della personalità e degli spiriti della forma. A quel tempo, oltre agli spiriti della forma, anche gli spiriti del movimento, gli spiriti della saggezza e i Troni abbracciavano il corpo fisico e il corpo vitale nella loro sfera d’azione; così le influenze deleterie esercitate durante il giorno sull’uomo, per causa degli errori del corpo astrale, potevano venir corrette.

Ora che gli uomini cominciavano di nuovo ad aumentare di numero sulla Terra, non vi era più ragione alcuna che nei discendenti non potessero incarnarsi anime umane. L’influenza delle forze della Luna terrestre operava ora in modo da rendere i corpi umani perfettamente adatti ad accogliere le anime. Tutte quelle prima emigrate su Marte, su Giove ecc. vennero nuovamente dirette verso la Terra, cosicché vi fu un’anima pronta per ogni discendente umano che nasceva nel corso delle generazioni. Ciò durò per lungo tempo in modo che il ritorno delle anime alla Terra corrispose all’aumento del numero degli uomini.

 

Le anime che abbandonavano ormai il corpo a causa della morte terrestre conservavano come in un ricordo, durante lo stato incorporeo, l’eco della loro individualità terrestre. Il ricordo operava in maniera che, quando un corpo ad esse adatto rinasceva sulla Terra, esse vi si incarnavano. Nella progenie umana si riscontrarono dunque in seguito uomini che avevano anime, provenienti dall’esterno, le quali si erano trovate sulla Terra ai tempi primordiali e vi ritornavano ora per la prima volta, e altri con anime che si erano reincarnate già sulla Terra.

Col proseguire dell’evoluzione, il numero delle anime giovani che venivano per la prima volta sulla Terra andò diminuendo, e andò crescendo invece quello delle anime già spesso reincarnate; l’umanità rimase però costituita per lungo tempo da queste due categorie di uomini, determinate da questi fatti.

Sulla Terra l’uomo si sentì sempre maggiormente collegato con i suoi progenitori a mezzo dell’io di gruppo che aveva in comune con loro.

 

L’esperienza dell’io individuale divenne invece molto più forte durante lo stato incorporeo fra, la morte e una nuova nascita. Le anime che dagli spazi celesti penetravano nei corpi umani si trovavano in condizione diversa da quelle che avevano già attraversato una o più incarnazioni terrene; le prime portarono come anime alla vita fisica terrena soltanto le condizioni alle quali le anime stesse erano sottoposte grazie al mondo spirituale superiore e alle esperienze fatte al di fuori della sfera terrestre; le seconde avevano aggiunto esse stesse nuove condizioni nel corso delle vite precedenti.

La sorte delle prime era determinata soltanto da fatti estranei alle nuove condizioni terrestri; quella invece delle seconde, delle anime reincarnate, era anche determinata da ciò che esse avevano operato nelle precedenti vite svolte nelle condizioni terrestri.

 

Con la reincarnazione è comparso al contempo il karma individuale umano. Per il fatto che il corpo vitale umano era stato sottratto al corpo astrale nel modo sopra descritto, la funzione della procreazione non era compresa nell’ambito della coscienza umana, ma rimase sotto il dominio del mondo spirituale. Quando un’anima doveva discendere sulla Terra, nell’uomo terreno sorgeva l’impulso a procreare; per la coscienza umana l’intero processo rimaneva, fino a un certo grado, avvolto in un’oscurità misteriosa.

Ma le conseguenze della parziale separazione del corpo vitale dal fisico si fecero sentire anche durante la vita terrestre: le facoltà del corpo vitale potevano essere molto intensificate per mezzo dell’influenza spirituale. Nella vita dell’anima questa intensificazione si manifestava nel perfezionamento della memoria. Il pensiero logico indipendente si trovava a quel momento dell’esistenza umana al suo primo inizio; in compenso la memoria quasi non aveva limiti. Esteriormente era evidente che l’uomo aveva una conoscenza diretta, in forma di sentimento, delle forze attive di tutto ciò che vive. Egli poteva disporre delle forze vitali e generative del regno animale e specialmente del regno vegetale. L’uomo poteva estrarre, per esempio dalla pianta, la forza che la spinge a crescere, e utilizzare tale forza come utilizza oggi le forze della natura inanimata — per esempio la forza latente nel carbone — per mettere in movimento le macchine (maggiori schiarimenti su tale argomento si trovano nel primo capitolo di La cronaca dell’akasha).

 

Anche la vita animica interiore degli uomini subì grandi mutamenti per effetto dell’influsso luciferico. Si potrebbero indicare molti e vari sentimenti ed emozioni sorti da quell’influenza; ne citeremo qualcuno. Fino al momento in cui era intervenuto l’influsso luciferico, l’anima uniformava il suo lavoro, tutto ciò che doveva fare e formare, alle direttive delle entità spirituali superiori. Il piano di ciò che doveva essere compiuto era tracciato a priori, ed a seconda del grado di sviluppo della coscienza umana, si poteva prevedere come in avvenire gli eventi si sarebbero svolti in conformità di quel piano prestabilito. Questa coscienza profetica andò perduta quando le manifestazioni delle entità superiori vennero occultate dal velo delle percezioni terrestri, e dietro a queste si nascosero le vere forze delle entità solari. Il futuro divenne ormai incerto, e per tal ragione s’introdusse nell’anima la possibilità della paura, che è una conseguenza diretta dell’errore. Si può vedere però anche come, per virtù dell’influsso luciferico, l’uomo abbia potuto diventare indipendente da alcune determinate forze da cui prima dipendeva ciecamente; egli poteva ora prendere decisioni dettate dalla propria volontà. La libertà è il risultato di quest’influsso, la paura e altri sentimenti simili sono soltanto fenomeni secondari che accompagnano l’evoluzione dell’uomo verso la libertà.

 

Considerata spiritualmente, la paura è comparsa perché nella sfera delle forze terrestri, sotto l’influenza delle quali l’uomo era stato posto per mezzo delle potenze luciferiche, erano attive altre potenze che si erano sviluppate irregolarmente, nel corso dell’evoluzione, molto prima delle potenze luciferiche. L’uomo accolse nella sua natura con le forze terrestri l’influenza di queste potenze. Esse diedero la caratteristica della paura a sentimenti che si sarebbero altrimenti esplicati in modo del tutto diverso. Si può dare a queste entità il nome di arimaniche; sono le medesime che da Goethe sono state chiamate mefistofeliche.

L’influsso luciferico agì dapprima soltanto sugli uomini maggiormente progrediti, ma in breve estese la propria azione anche sugli altri. I discendenti dei primi si mischiarono a quelli meno progrediti prima caratterizzati, nei quali l’influsso luciferico potè in tal modo anche penetrare. Ma il corpo vitale delle anime che ritornavano dai pianeti non poteva essere altrettanto ben protetto quanto quello dei discendenti di coloro che erano rimasti sulla Terra. La protezione di questi ultimi emanava da un’entità elevata che guidava il cosmo, allorché il Sole si distaccò dalla Terra; questa Entità appare, nella sfera che qui si considera, come il reggente del regno solare.

 

Gli spiriti, i quali mercé la loro evoluzione cosmica avevano raggiunto il grado necessario di maturità, seguirono quell’entità quando essa prese stanza sul Sole; esistevano però anche degli esseri, al momento della separazione del Sole, che non avevano raggiunto tale altezza di evoluzione, e che dovettero cercarsi un’altra dimora. Proprio a loro è dovuto il fatto che Giove e altri pianeti si staccarono dalla sostanza cosmica generale che stava da principio nell’organismo fisico terrestre.

Giove divenne la dimora degli esseri non ancora abbastanza evoluti per elevarsi all’altezza del Sole, e l’entità che fra loro era più evoluta divenne la guida di Giove.

 

Come la guida dell’evoluzione solare divenne l’« io superiore », che agiva sul corpo vitale dei discendenti di coloro che erano rimasti sulla Terra, così la guida di Giove divenne l’« io superiore » che pervase come una coscienza collettiva gli uomini derivati dall’unione dei discendenti di coloro che erano rimasti sulla Terra con i discendenti degli altri uomini che, come abbiamo descritto, erano apparsi sulla Terra per la prima volta durante il periodo dell’elemento-aria, e si erano poi trasferiti su Giove. Attenendoci ai concetti della scienza dello spirito possiamo chiamarli « uomini di Giove ».

Erano essi i discendenti degli uomini che, in quegli antichi tempi, già avevano accolto anime umane, ma non abbastanza mature, all’inizio dell’evoluzione della Terra, per sopportare il primo contatto col fuoco. Erano anime intermedie fra il regno delle anime umane e il regno delle anime animali.

Esistevano anche esseri i quali, sotto la guida del loro compagno più evoluto, avevano distaccato Marte dalla sostanza cosmica universale per farne la loro dimora; sotto il loro influsso si costituì una terza categoria di uomini, sorti da una mescolanza, e cioè « gli uomini di Marte » (queste cognizioni gettano luce sulle origini della costituzione dei pianeti del nostro sistema solare, poiché tutti i corpi di questo sistema sono nati dalla diversità del grado di maturità degli esseri che li abitavano; ma naturalmente non possiamo addentrarci qui in tutti i particolari della formazione cosmica).

Gli uomini che sentivano nel loro corpo vitale l’influenza del sublime essere solare, si possono chiamare « uomini solari ». L’essere che viveva in loro come « io superiore » — ben inteso nelle generazioni, non nel singolo individuo — è il medesimo che più tardi, quando gli uomini giunsero ad averne una cognizione cosciente, fu chiamato con diversi nomi, e che per gli uomini attuali è ciò in cui per loro si manifesta il rapporto che il Cristo ha verso il cosmo.

 

Un altro gruppo era costituito dagli « uomini di Saturno ». Fra di loro agiva come « io superiore » un essere che aveva dovuto allontanarsi con i suoi compagni dalla sostanza generale cosmica prima della separazione del Sole. Questi uomini erano costituiti in modo che non solo una parte del corpo vitale, ma anche una parte del corpo fisico, era stata sottratta all’influsso luciferico.

Il corpo vitale degli uomini che si trovavano a un livello inferiore di evoluzione non era sufficientemente protetto, in modo da potersi difendere dall’influenza delle entità luciferiche.

Questi uomini potevano estendere l’azione della scintilla di fuoco contenuta nel loro « io », in modo da provocare nel loro ambiente delle manifestazioni ignee potenti e dannose; ne risultò una tremenda catastrofe terrestre.

La tempesta di fuoco distrusse buona parte della Terra allora abitata, e con essa perirono gli uomini che erano caduti nell’errore; soltanto un piccolo gruppo di uomini, che ne era rimasto in parte immune, potè trovar salvezza su di un punto della Terra che era stato tenuto fino allora al riparo dalle nocive influenze umane.

 

La dimora specialmente adatta per la nuova umanità fu quella regione della Terra oggi ricoperta dall’Oceano Atlantico; in essa si stabilì la parte dell’umanità che era rimasta massimamente immune dall’errore; altre regioni furono abitate soltanto da piccoli nuclei dispersi di uomini. La scienza dello spirito chiama « Atlantide » quella parte della Terra che allora era situata fra gli attuali continenti: Europa, Africa e America.

(Nella letteratura relativa viene in certo senso accennato ad un periodo dell’evoluzione dell’umanità precedente quello atlantico. Viene chiamato periodo lemurico, e ad esso seguì quello atlantico. Il periodo invece, durante il quale le forze lunari non avevano ancora esplicato la loro azione principale, è chiamato il periodo iperboreo; e questo è stato preceduto da un altro periodo che corrisponde ai primissimi tempi dell’evoluzione fisica terrestre. Nella tradizione biblica il tempo antecedente all’azione dell’influsso luciferico vien descritto come l’epoca del Paradiso, e la discesa dell’uomo sulla Terra, la sua penetrazione nel mondo dei sensi, vien chiamata la cacciata dal Paradiso).

Il periodo atlantico dell’evoluzione fu il tempo in cui avvenne effettivamente la divisione dell’umanità in uomini di Saturno, uomini del Sole, uomini di Giove e uomini di Marte, divisione che prima era appena abbozzata. Ora, l’alternarsi del sonno e della veglia ebbe per l’essere umano conseguenze importanti che si palesarono particolarmente nell’umanità atlantica.

Durante la notte il corpo astrale e l’io penetravano nella sfera delle entità superiori all’uomo, fino agli spiriti della personalità. Per mezzo della parte del corpo vitale che non era unita al corpo fisico, l’uomo percepiva i figli della vita (Angeli) e spiriti del fuoco (Arcangeli), perché durante il sonno egli poteva rimanere collegato con la parte del corpo vitale che non era compenetrata dal corpo fisico. La sua percezione degli spiriti della personalità non era però chiara, a cagione appunto dell’influsso luciferico. Ma mentre l’uomo si trovava nella condizione che abbiamo descritta, diventavano per lui visibili, oltre gli Angeli e gli Arcangeli, anche quegli esseri che, arrestatisi sul Sole o sulla Luna, non erano potuti penetrare nell’esistenza terrestre e dovevano rimanere perciò nel mondo animico-spirituale.

 

L’uomo però, per mezzo dell’influsso luciferico, li attraeva entro la sfera della sua anima che si trovava separata dal corpo fisico; egli entrò in tal modo in contatto con esseri che spiegarono su di lui un’azione seduttrice. Essi intensificarono nella sua anima la tendenza all’errore, spingendolo specialmente a fare cattivo uso delle forze della crescita e della riproduzione che, a causa della separazione del corpo fisico e del corpo vitale, erano in suo potere.

Venne ormai data ad alcuni uomini del periodo atlantico la possibilità di immergersi il meno possibile nel mondo dei sensi; grazie a loro l’influsso luciferico, invece di essere un ostacolo all’evoluzione dell’umanità, divenne un mezzo di superiore progresso. Per virtù dell’influenza luciferica quegli uomini si trovarono in condizione di sviluppare la conoscenza delle cose terrene assai prima di quanto altrimenti sarebbe stato possibile. Essi cercarono perciò di allontanare l’errore dalle loro rappresentazioni e di approfondire i fenomeni dell’universo per rintracciare le intenzioni originarie delle entità spirituali. Si tennero lontani dalle passioni e dai desideri del corpo astrale che tendono soltanto al mondo dei sensi, e si liberarono in tal modo sempre più dagli errori di quel corpo. Questa disciplina provocò in loro condizioni per mezzo delle quali percepivano soltanto con quella parte del corpo vitale che era separata dal corpo fisico nel modo descritto. Durante questo stato le possibilità di percezione del corpo fisico erano annientate, e quest’ultimo era come morto.

 

Essi si trovavano allora completamente collegati, per mezzo del corpo vitale, col regno degli spiriti della forma, e da questi potevano sapere come fossero condotti e diretti da quella sublime entità che li guidava quando avvenne la separazione del Sole dalla Terra, e che condusse più tardi l’umanità alla comprensione del « Cristo ».

Tali uomini erano degli « iniziati »; però, siccome l’individualità umana si trovava nel modo già descritto nel campo d’azione degli esseri lunari, di regola neppure questi iniziati potevano entrare in contatto diretto con l’essere del Sole, ma ne potevano soltanto contemplare come il riflesso attraverso gli esseri lunari. Essi non vedevano direttamente l’essere solare, non ne vedevano che il riflesso. Questi uomini divennero le guide del resto dell’umanità a cui poterono comunicare i segreti da loro veduti, e istruirono dei discepoli, ai quali insegnarono la via che conduce all’iniziazione.

 

Alla conoscenza di ciò che in passato si rivelò attraverso il « Cristo » potevano però giungere soltanto coloro che appartenevano all’umanità solare, nel senso più sopra accennato. Essi coltivavano il loro segreto sapere, e le discipline che vi conducono, in una località speciale alla quale si può dare il nome di Oracolo del Cristo o del Sole (il termine « oracolo » serve a indicare un luogo dove vengono svelate le intenzioni delle entità spirituali).

Quanto qui si dice del Cristo potrà non venire frainteso solamente ove si consideri che la conoscenza soprasensibile vede nell’apparizione del Cristo sulla Terra un evento conosciuto sin da prima del suo verificarsi, da parte di coloro che erano a conoscenza del senso dell’evoluzione terrestre. Sarebbe errato presupporre un rapporto di questi iniziati col Cristo, rapporto che è diventato possibile soltanto attraverso il suo avvento. Ma essi erano in grado di comprenderlo profeticamente e di far comprendere ai loro discepoli che chi è stato toccato dalla potenza dell’essere solare, vede il Cristo avvicinarsi alla Terra.

Altri oracoli sorsero per opera degli uomini di Saturno, Marte e Giove.

 

Gli iniziati di questi gruppi spingevano il loro sguardo solamente fino alle entità che potevano rivelarsi nel loro corpo vitale, come loro rispettivo « io superiore »; vi furono così dei seguaci della saggezza di Saturno, di Giove e di Marte.

Oltre a questi metodi di iniziazione, ve ne furono altri per gli uomini che avevano accolto troppo l’influsso luciferico per poter mantenere staccata dal corpo fisico una parte del corpo vitale, grande quanto quella staccata dagli uomini solari. In questi uomini il corpo astrale tratteneva nel corpo fisico una parte maggiore del corpo vitale che negli uomini solari. Essi non potevano neppure elevarsi, a seguito delle condizioni di cui abbiamo parlato, fino alla rivelazione profetica del Cristo.

Per causa del loro corpo astrale, piuttosto influenzato dal principio luciferico, essi dovevano seguire una disciplina più severa per poter riuscire, sebbene in uno stato meno libero dal corpo di quanto non lo fossero gli altri, a ricevere la rivelazione, non del Cristo stesso, ma di altri esseri elevati.

 

Esistevano infatti esseri che avevano bensì abbandonato la Terra al momento del distacco del Sole, ma che non si trovavano a tale altezza di evoluzione da poter seguire a lungo l’evoluzione solare.

Dopo la separazione fra Sole e Terra, essi formarono una sede separata dal Sole: Venere. La loro guida fu l’entità che divenne ormai « l’io superiore » di quegl’iniziati e dei loro seguaci.

Lo stesso si verificò per lo spirito che guidava il pianeta Mercurio, nei riguardi di un altro gruppo di uomini; si costituirono così gli oracoli di Venere e di Mercurio.

 

Una determinata categoria di uomini che avevano maggiormente assorbito l’influsso luciferico non potè arrivare che a un’entità la quale, insieme ai suoi simili, era stata la prima ad essere riespulsa dall’evoluzione solare.

Questo essere non occupa nessun pianeta speciale nell’universo, ma vive tuttora nell’ambiente che circonda la Terra con la quale s’è riunito dopo il suo ritorno dal Sole.

Gli uomini a cui questa entità si svelava come loro « io superiore », possono essere chiamati i seguaci dell’oracolo di Vulcano.

Il loro sguardo era rivolto verso i fenomeni terrestri, più di quello degli altri iniziati; essi posero le prime basi di ciò che divenne poi scienze e arti fra gli uomini.

 

Gli iniziati di Mercurio, al contrario, fondarono il sapere delle cose più soprasensibili; così pur fecero gli iniziati di Venere, in grado anche maggiore. Gli iniziati di Vulcano, di Mercurio e di Venere si differenziavano da quelli di Saturno, Giove e Marte per il fatto che questi ultimi ricevevano i loro segreti in forma più completa, come una rivelazione dall’alto, mentre i primi ricevevano la loro sapienza già sotto forma di concetti e di idee proprie. In mezzo fra questi due gruppi vi erano gli iniziati del Cristo. Con la rivelazione in forma diretta essi acquistavano anche la facoltà di rivestire i loro segreti con le forme dei concetti umani. Gli iniziati di Saturno, Giove e Marte dovevano esprimersi soprattutto per via di simboli; gli iniziati del Cristo, di Venere, di Mercurio e di Vulcano potevano comunicare la loro sapienza piuttosto per via di concetti.

 

Tutto ciò che è pervenuto in tal modo all’umanità atlantica vi è arrivato per il tramite degl’iniziati; anche il resto dell’umanità ricevette dal principio luciferico speciali capacità che avrebbero potuto veramente condurla alla sua rovina, ma che attraverso alte entità cosmiche vennero invece trasformate a fin di bene. Una di queste facoltà è quella del linguaggio. Questo fu dato all’uomo in seguito al condensamento della sua materialità fisica e alla separazione di una parte del suo corpo vitale dal suo corpo fisico.

 

Durante il periodo che si svolse dopo il distacco della Luna, l’uomo si sentiva anzitutto collegato con i suoi progenitori fisici a mezzo dell’io di gruppo, ma questa coscienza comune che collegava i discendenti ai progenitori andò perdendosi gradatamente nel corso delle generazioni. Gli ultimi discendenti serbarono la memoria interiore soltanto dei loro progenitori più vicini, e non potevano più estenderla fino agli antenati più antichi. Solo quando si trovavano in uno stato somigliante al sonno, stato in cui l’uomo veniva a trovarsi a contatto col mondo spirituale, risorgeva il ricordo di questo o di quell’antenato; gli uomini sentivano allora di essere uno con quell’antenato, che credevano rinato in loro. Fu questa un’idea errata della reincarnazione che si manifestò specialmente durante l’ultimo periodo atlantico. La conoscenza vera della reincarnazione poteva essere sperimentata soltanto nelle scuole degli iniziati; questi vedevano le anime umane incorporee passare da una incarnazione all’altra, ed essi soli potevano comunicare a questo riguardo la verità ai loro discepoli.

 

La forma fisica umana, nel lontanissimo passato di cui parliamo, era assai diversa dalla presente; era ancora al massimo grado l’espressione delle qualità animiche. L’uomo era ancora costituito di una materia assai più duttile e più tenue di quella che assunse più tardi; ciò che è attualmente solidificato era allora molle, pieghevole e plasmabile nelle membra. L’uomo spiritualmente evoluto possedeva una struttura corporea delicata, mobile, espressiva; invece un uomo poco evoluto spiritualmente aveva forme corporee rozze, rigide, e meno plasmabili. Il progresso animico contraeva le membra, e la figura veniva conservata piccola; il ritardato sviluppo animico invece e lo sprofondamento nella materialità si manifestavano in forme di grandezza gigantesca. Mentre l’uomo si trovava nel periodo della crescita, in conformità di ciò che si svolgeva nella sua anima il suo corpo si formava in un modo che per le idee di oggi sembrerebbe incredibile e fantastico.

 

La perversione delle passioni, degli impulsi, degli istinti produceva un aumento gigantesco della parte materiale dell’uomo. La forma fisica dell’uomo attuale è risultata dalla contrazione, condensazione e solidificazione dell’uomo atlantico. Mentre prima dell’epoca atlantica l’uomo rispecchiava fedelmente nel suo corpo la propria entità animica, i processi che si svolsero appunto durante l’evoluzione atlantica contenevano le cause che condussero alla struttura degli uomini post-atlantici, dotati di una forma fisica solida e relativamente indipendente dalle qualità animiche (le forme del regno animale si solidificarono sulla Terra assai prima dell’uomo). Le leggi dunque che reggono attualmente la costituzione delle forme nei regni della natura non devono essere applicate a quel remotissimo passato.

 

Verso la metà dell’evoluzione atlantica un male si manifestò gradatamente nell’umanità; i segreti degli iniziati avrebbero dovuto esser tenuti nascosti con molta cura nei confronti di quegli uomini che non avevano purificato il loro corpo astrale dall’errore, per mezzo di una preparazione adatta. Se essi fossero potuti penetrare con lo sguardo fino alle conoscenze occulte, alle leggi a mezzo delle quali le entità superiori dirigono le forze della natura, se ne sarebbero serviti per soddisfare i loro desideri e le loro passioni malsane.

Il pericolo era tanto maggiore in quanto gli uomini, come abbiamo detto, erano entrati in contatto con degli esseri spirituali inferiori che non potevano partecipare alla regolare evoluzione della Terra e perciò la ostacolavano. Questi spiriti influivano continuamente sugli uomini in modo da ispirar loro dei desideri veramente contrari al bene dell’umanità.

 

Gli uomini avevano ancora la capacità di disporre delle forze della crescita e della riproduzione della natura animale e della natura umana. Le tentazioni di quegli esseri spirituali inferiori ebbero forza di sedurre non soltanto gli uomini ordinari, ma anche degli iniziati. Essi si servirono così delle forze soprasensibili, di cui abbiamo parlato, per scopi contrari all’evoluzione dell’umanità; si associarono a tal fine anche altri uomini che non erano iniziati, e che si valevano dei segreti delle forze soprasensibili della natura per scopi molto bassi; ne risultò una grande corruzione nell’umanità. Il male si andò estendendo.

Le forze della crescita e della procreazione, quando vengono avulse dal loro terreno naturale e vengono utilizzate isolatamente, sono in occulto rapporto con altre determinate forze che agiscono nell’aria e nell’acqua; perciò a mezzo delle azioni umane vennero scatenate delle forze naturali straordinariamente potenti e dannose. Questo condusse gradatamente alla distruzione della regione atlantica, per mezzo di catastrofi dovute all’aria e all’acqua.

 

La parte dell’umanità atlantica che non perì nelle tempeste dovette emigrare. Per effetto di quelle tempeste la Terra assunse un nuovo aspetto; da un canto sorsero l’Europa, l’Asia e l’Africa, assumendo gradatamente la loro forma attuale; dall’altro l’America. Verso questi paesi si diressero grandi correnti di migrazione, tra le quali le più importanti per noi sono quelle che dall’Atlantide andarono verso oriente. L’Europa, l’Asia e l’Africa furono gradatamente popolate dai discendenti degli atlantidi; vari popoli vi stabilirono la loro dimora. Essi si trovavano a gradi diversi di evoluzione e anche a gradi diversi di corruzione. In mezzo a loro si trovavano anche gli iniziati, i custodi dei segreti degli oracoli, che fondarono in diversi paesi dei santuari in cui veniva praticato il culto di Giove, di Venere, ecc., talvolta in senso buono, talvolta in senso cattivo.

 

Un influsso particolarmente sfavorevole venne esercitato dal tradimento dei segreti di Vulcano, poiché lo sguardo dei seguaci di quel culto era diretto in particolar modo verso le vicende terrestri. Quel tradimento assoggettò l’umanità ad esseri spirituali i quali, per causa della loro passata evoluzione, si opponevano a tutto ciò che proveniva dal mondo spirituale sviluppatosi dalla separazione della Terra dal Sole. Conformemente a questa loro tendenza, essi agirono appunto su quell’elemento che si era sviluppato nell’uomo per il fatto di avere percezioni nel mondo sensibile, dietro alle quali si occulta il mondo spirituale. Tali esseri acquistarono ormai su molti abitanti umani della Terra grande influenza che si fece sentire particolarmente nel fatto che gli uomini andarono sempre più perdendo il senso delle realtà spirituali.

 

Siccome a quel tempo la grandezza, la forma e la plasticità del corpo fisico dell’uomo erano ancora in gran parte determinate dalle qualità della sua anima, così come conseguenza di quel tradimento si verificarono anche delle trasformazioni a questo riguardo nella specie umana.

Là dove la corruzione umana si esplicava in particolar modo con l’asservimento delle forze soprasensibili alla soddisfazione di bassi desideri, istinti e passioni, nacquero dei corpi umani bizzarri e grotteschi per forma e per grandezza. Questi corpi non poterono in alcun modo sopravvivere al periodo atlantico, e si estinsero.

L’umanità post-atlantica è fisicamente derivata da quegli antenati atlantici, le forme corporee dei quali erano sufficientemente resistenti, per non cedere alle forze animiche contro natura.

Vi fu un determinato periodo dell’evoluzione atlantica in cui, per effetto delle leggi che dominavano sulla Terra e intorno ad essa, la figura umana trovò proprio le condizioni che ne determinarono la solidificazione.

 

Le forme di razze umane che si erano solidificate antecedentemente a questo periodo poterono bensì riprodursi per lungo tempo; ma le anime che si incorporavano in esse, vi si trovarono a poco a poco talmente a disagio che le razze si estinsero Nondimeno, parecchie di queste razze perdurarono a lungo nel periodo postatlantico; anzi quelle che erano rimaste più adattabili continuarono ancora per molto tempo in forma modificata. Le forme umane rimaste ancora plasmabili dopo l’epoca di cui parliamo furono occupate da anime le quali avevano subito in special modo l’influsso nocivo del tradimento dei misteri che è stato descritto; esse erano destinate ad estinguersi rapidamente.

 

Dopo la metà dell’evoluzione atlantica esercitarono dunque influenza, nel campo dell’evoluzione umana, degli esseri i quali tendevano a spingere l’uomo nella vita del mondo fisico sensibile in modo non spirituale. Ciò andò tanto oltre che l’uomo, invece di vedere il mondo nel suo vero aspetto, scorgeva fantasmi e immagini illusorie d’ogni sorta; non era esposto soltanto all’influsso luciferico, ma anche all’influsso di questi altri esseri ai quali abbiamo già più sopra accennato, e alla guida dei quali può essere dato il nome di Arimane, perché così fu chiamato più tardi dalla civiltà persiana (Mefistofele è la stessa entità). A cagione di questo influsso, l’uomo venne a trovarsi dopo la morte soggetto a forze che anche lì lo facevano apparire come un essere soltanto rivolto alle condizioni terrestri sensibili.

 

La chiara visione dei processi del mondo spirituale gli venne gradatamente tolta. Egli dovette sentirsi in balìa di Arimane e in una certa misura escluso da ogni comunione col mondo spirituale.

Grande importanza ebbe allora un santuario il quale, in mezzo alla generale decadenza, aveva custodito l’antico culto in tutta la sua purezza. Questo santuario apparteneva all’oracolo del Cristo, e poteva perciò custodire non soltanto il mistero del Cristo, ma anche quello di altri oracoli, poiché nella manifestazione del sublime spirito solare erano state anche rivelate le guide di Saturno, di Giove, ecc.

 

Gli iniziati dell’oracolo solare conoscevano il segreto per produrre in alcuni uomini dei corpi vitali simili a quelli già posseduti dai migliori iniziati di Giove, Mercurio, e così via. Valendosi dei mezzi di cui potevano disporre, e che non è qui il caso di spiegare, essi conservavano l’impronta dei migliori corpi vitali degli antichi iniziati, per dotarne più tardi gli uomini più adatti. Per opera degli iniziati di Venere, Mercurio e Vulcano il processo si poteva applicare anche al corpo astrale.

In una determinata epoca, la guida degli iniziati del Cristo si trovò sola in mezzo a dei compagni ai quali non poteva comunicare che una piccolissima parte dei segreti del mondo, perché erano uomini che avevano in misura limitatissima la disposizione naturale per staccare il loro corpo fisico dal vitale; essi erano in quel momento appunto i più adatti per il progresso dell’umanità.

 

Le esperienze nello stato di sonno diventarono a poco a poco sempre più rare per loro; il mondo spirituale si era loro andato sempre più precludendo, e mancavano anche della comprensione per tutto ciò che era stato rivelato negli antichi tempi, quando l’uomo era soltanto nel suo corpo vitale e non ancora nel suo corpo fisico. Gli uomini che si trovavano nell’immediata vicinanza della guida dell’oracolo del Cristo erano i più progrediti, nei riguardi dell’unione col corpo fisico di quella parte del corpo vitale che se ne era precedentemente staccata.

Questa unione si verificò a poco a poco nell’umanità, come conseguenza delle trasformazioni avvenute in generale sulla Terra e in particolar modo sul continente atlantico. Il corpo vitale dell’uomo sempre più andò a coincidere col corpo fisico, e di conseguenza andarono perdute le facoltà della memoria, che prima erano illimitate, e cominciò nell’uomo la vita del pensiero; la parte del corpo vitale vincolata al corpo fisico trasformò il cervello fisico in un vero strumento per il pensiero, e soltanto da allora in poi l’uomo percepì effettivamente il suo «io » nel corpo fisico. Allora soltanto si destò l’autocoscienza.

 

Questo si verificò dapprima soltanto in una piccola parte dell’umanità, particolarmente nei compagni della guida dell’Oracolo del Cristo. Il resto dell’umanità sparsa nell’Europa, nell’Asia e nell’Africa conservò in gradi diversi i residui degli antichi stati di coscienza, e aveva perciò esperienza diretta del mondo soprasensibile.

I compagni dell’iniziato del Cristo erano uomini d’intelletto molto sviluppato, ma che avevano meno esperienza nel campo soprasensibile di tutti gli altri uomini di quel periodo. L’iniziato che li guidava emigrò con loro dall’occidente all’oriente, in una contrada dell’interno dell’Asia. Egli voleva per quanto possibile preservarli dal contatto con gli uomini meno progrediti nello sviluppo della coscienza.

 

Educò quei suoi compagni conformemente ai misteri che conosceva e influì in tal senso principalmente sui loro discendenti; costituì così un gruppo di uomini i quali avevano accolto nel loro cuore gli impulsi emanati dai misteri dell’iniziazione del Cristo. Da questo gruppo egli scelse i sette migliori, quelli che potevano avere corpi vitali e corpi astrali tali da corrispondere all’impronta dei corpi vitali dei setti migliori iniziati atlantici. Egli educò così un successore per ognuno degli iniziati del Cristo, di Saturno, di Giove, ecc.

Questi sette iniziati divennero i maestri e le guide degli uomini i quali, nell’epoca post-atlantica, si stabilirono al sud dell’Asia e specialmente nell’antica India. Per il fatto che quei grandi maestri erano dotati di una copia del corpo vitale dei loro antenati spirituali, ciò che era contenuto nel loro corpo astrale, e cioè la sapienza e la conoscenza da essi stessi elaborata, non raggiungeva il livello delle rivelazioni che provenivano dal loro corpo vitale. Quando queste rivelazioni si manifestavano in loro, essi dovevano imporre silenzio alla propria sapienza, alla propria conoscenza; attraverso di loro e per la loro bocca parlavano allora le entità sublimi che avevano parlato anche ai loro antenati spirituali. AI di fuori dei momenti in cui queste entità parlavano attraverso di loro, essi erano uomini semplici, dotati di quelle capacità di sentimento e di intelligenza che si erano elaborate da sé.

 

Abitava allora nell’India una razza di uomini che aveva conservato soprattutto un ricordo vivace dell’antico stato animico degli Atlantidi, stato che permetteva le esperienze nel mondo spirituale. Buona parte di quegli uomini sentiva ancora nel cuore e nell’anima una poderosa attrazione verso quelle esperienze del mondo soprasensibile.

Una saggia disposizione della sorte aveva fatto migrare verso il sud dell’Asia la maggior parte degli uomini che costituivano il gruppo più progredito della popolazione atlantica; oltre a questo gruppo principale, altri minori vi migrarono in epoche diverse.

 

L’iniziato del Cristo, di cui abbiamo parlato, assegnò come maestri a queste popolazioni i suoi sette grandi discepoli; essi impartirono a quei popoli la loro saggezza e i loro comandamenti. Fra gli antichi Indiani ve ne erano molti che avevano bisogno di ben poca preparazione, perché si risvegliassero in loro le capacità appena attutite che permettevano di giungere alla percezione dei mondi soprasensibili. L’aspirazione verso quei mondi era infatti il sentimento che dominava nell’anima indiana. Si sentiva che il mondo soprasensibile era la patria originaria degli uomini, e che da quello essi erano stati trasferiti nel mondo delle percezioni esteriori sensorie, e dell’intelletto ad esse collegato.

 

Gli antichi Indiani sentivano il mondo soprasensibile come il vero mondo, e quello dei sensi come un inganno della percezione umana, un’illusione (maya) e mettevano in opera tutti i mezzi per arrivare alla visione del mondo vero. Il mondo illusorio dei sensi non suscitava in loro alcun interesse, o ne suscitava soltanto in quanto rappresentava il velo che ricopre il mondo soprasensibile.

Il potere che i sette grandi maestri potevano esercitare su tali uomini era immenso, e ciò che essi rivelavano penetrava profondamente nelle anime indiane. Poiché il possesso dei corpi vitali e dei corpi astrali che erano stati trasmessi a quei maestri conferiva loro grandi forze, essi potevano agire sui loro discepoli anche per via magica. Essi veramente non insegnavano, ma agivano come per forza magica da uomo a uomo. Sorse in tal modo una civiltà completamente compenetrata dalla saggezza soprasensibile.

 

Ciò che è contenuto nei libri della sapienza indiana (i Veda) non ci presenta l’originario aspetto della grande saggezza, quale era coltivata nei tempi antichi dai grandi maestri, ma ce ne dà soltanto un debole riflesso. Unicamente lo sguardo soprasensibile, rivolto al passato, può scorgere la sapienza originaria non scritta che si nasconde dietro quella scritta.

Una caratteristica speciale di questa saggezza originaria sta nell’accordo armonico dei diversi oracoli del periodo atlantico, perché ognuno dei grandi maestri poteva svelare la saggezza di uno di quegli oracoli; i vari aspetti della saggezza si fondevano in un’armonia completa, perché dietro di loro vi era la saggezza fondamentale dell’iniziazione profetica del Cristo.

 

Veramente il maestro, che era il seguace spirituale dell’iniziato del Cristo, non rivelava i medesimi misteri che poteva rivelare l’iniziato stesso del Cristo. Quest’ultimo era rimasto nel retroscena dell’evoluzione e non trovò dapprima nessun uomo post-atlantico al quale poter trasmettere il suo alto ministero. La differenza fra questo iniziato del Cristo e l’iniziato del Cristo fra i sette grandi maestri indiani, stava nel fatto che quello era capace di esprimere completamente la sua visione del mistero del Cristo con delle rappresentazioni umane, mentre l’iniziato indiano del Cristo ne poteva rappresentare soltanto un riflesso, a mezzo di simboli e di segni, perché il suo intendimento umano non aveva la forza di concepire tale mistero. Però, dall’unione dei sette maestri, risultò una conoscenza del mondo soprasensibile rappresentata come in un grandissimo panorama di saggezza; di questa, nell’antico oracolo atlantico si potevano rivelare soltanto singole parti. Le grandi guide che dirigono il mondo cosmico vennero rivelate e venne anche sommessamente indicato il grande spirito solare, lo spirito nascosto, che domina sopra le entità rivelate dai sette maestri.

 

Quando qui si parla degli « antichi Indiani », non s’intende alludere al popolo generalmente chiamato con quel nome. Non esistono documenti esteriori dell’antichissima epoca di cui ora si tratta. Il popolo che siamo soliti chiamare « indiano » corrisponde a un gradino di evoluzione della storia che si è svolto molto tempo dopo l’epoca ora in questione. Occorre infatti distinguere un primo periodo terrestre postatlantico, in cui dominava appunto la « civiltà indiana » ora caratterizzata; si svolse poi un secondo periodo post-atlantico in cui dominò la civiltà che più oltre in questo libro vien chiamata la « civiltà paleo-persiana »; più tardi ancora si sviluppò la civiltà egizio-caldaica, di cui ancora dovremo parlare. Durante lo sviluppo di questo secondo e terzo periodo di civiltà post-atlantica anche l’antico « indianesimo » sperimentava un suo secondo e terzo periodo. Al terzo periodo appunto si riferisce ciò che ordinariamente vien descritto dell’antica India. Quello che qui è detto non si riferisce dunque all’« antica India » di cui ordinariamente si parla.

 

Altro tratto caratteristico della civiltà paleo-indiana fu quello che condusse più tardi alla divisione degli uomini in caste. Gli abitanti dell’India erano discendenti di quegli Atlantidi che appartenevano a diverse categorie di uomini, di Saturno, di Giove, ecc. Per mezzo degli insegnamenti occulti gli uomini compresero che l’anima non si incarna in una determinata casta per caso, ma perché essa si determina il proprio destino. Tale comprensione degli insegnamenti soprasensibili fu accolta tanto più facilmente, in quanto in molti uomini poteva venir destato quel ricordo interiore degli antenati di cui abbiamo fatto cenno; ricordo però che poteva condurre anche a una concezione erronea della reincarnazione.

 

Mentre durante l’epoca atlantica si poteva cioè conseguire la giusta idea della reincarnazione soltanto a mezzo degli iniziati, nell’antica India la si poteva conseguire soltanto a mezzo del diretto contatto con i grandi maestri. Dette idee errate sulla reincarnazione si diffusero largamente fra i popoli i quali, dopo lo sprofondamento dell’Atlantide, emigrarono in Europa, in Asia e in Africa. E poiché gli iniziati che si erano traviati durante l’evoluzione atlantica avevano comunicato anche quel mistero ad anime immature, gli uomini andarono sempre più confondendo le idee vere con quelle errate. Era rimasta a molti di loro, come un’eredità dell’epoca atlantica, una specie di chiaroveggenza crepuscolare.

 

Come gli uomini dell’Atlantide, durante il sonno, penetravano nel mondo spirituale, così i loro discendenti avevano delle esperienze del mondo spirituale in uno stato anormale intermedio fra sonno e veglia; allora risorgevano in loro le immagini del tempo antico in cui i loro antenati avevano vissuto. Essi si credettero le reincarnazioni di uomini che avevano vissuto in precedenza; si diffusero così in tutto l’ambiente terrestre delle idee sulla reincarnazione in antitesi con la giusta dottrina degli iniziati.

 

In seguito alle continue migrazioni determinatesi da ponente verso levante dal principio della catastrofe atlantica, si stabilì nelle regioni dell’Asia occidentale una collettività umana i cui discendenti sono conosciuti nella storia sotto il nome di popolo persiano, con le sue ramificazioni. La conoscenza soprasensibile deve risalire a tempi assai più remoti dei tempi storici di questi popoli.

 

Si tratta dapprima di antichissimi antenati di quegli uomini che furono poi detti Persiani, e presso i quali si costituì il secondo grande periodo di civiltà dell’evoluzione post-atlantica, quello che fa seguito al periodo della civiltà indiana. I popoli di questo secondo periodo avevano un compito diverso da quello del popolo indiano; le loro disposizioni, le loro aspirazioni non erano rivolte soltanto verso il mondo soprasensibile. Essi erano predisposti anche per il mondo fisico-sensibile; impararono ad amare la terra. Apprezzavano ciò che l’uomo ne può trarre e ciò che può acquistare a mezzo delle forze di quella; le loro imprese guerresche, e i mezzi che inventarono per trarre dalla terra i suoi tesori, sono frutti della loro peculiare natura. Per loro non esisteva il pericolo che l’aspirazione verso il soprasensibile li distogliesse completamente dall’« illusione » della materialità fisico-sensibile; esisteva piuttosto un altro pericolo, e cioè che la tendenza verso quest’ultima facesse perdere loro del tutto il rapporto animico col mondo soprasensibile.

 

Anche i santuari degli oracoli, che dall’antica Atlantide erano stati trasferiti in quella regione, portavano a loro modo l’impronta del carattere generale del popolo. Delle forze che prima l’uomo poteva acquistare per mezzo delle esperienze nel mondo soprasensibile, e che potevano ancora esser dominate in certe forme inferiori, vennero allora coltivate in maniera da guidare i fenomeni della natura per servire gli interessi personali dell’uomo. Quell’antico popolo possedeva ancora grande potere per dominare alcune forze della natura che più tardi si sottrassero alla volontà umana. I custodi degli oracoli avevano potere su forze interiori in rapporto col fuoco e con altri elementi; essi si possono chiamare dei maghi. La conoscenza e le forze soprasensibili, rimaste a costoro come eredità degli antichi tempi, erano certo ben poca cosa in paragone di ciò che possedeva l’uomo dell’antichità remota; ma questa eredità si esplicava nondimeno in svariate forme, sia nelle arti più nobili, che avevano per solo scopo il bene dell’umanità, sia nelle pratiche più riprovevoli.

 

L’azione luciferica agiva in modo speciale su questi uomini; essa li aveva messi in relazione con tutto ciò che li distoglieva dalle direttive di quelle entità elevate che avrebbero guidato da sole l’ulteriore evoluzione dell’umanità verso il progresso, se l’intervento luciferico non si fosse verificato. Anche gli individui ancora dotati di un residuo dell’antica facoltà chiaroveggente, descritta come uno stato intermedio fra veglia e sonno, si sentivano fortemente attratti dagli esseri inferiori del mondo spirituale. Occorreva che a questo popolo venisse dato un impulso spirituale capace di controbilanciare tali disposizioni caratteristiche, e l’impulso gli pervenne appunto dalla medesima sorgente che aveva alimentato l’antica vita spirituale indiana. Il custode dei misteri dell’oracolo solare mandò a quel popolo una guida.

 

A questa guida dell’antica civiltà spirituale persiana, mandata a quel popolo dal custode dell’oracolo solare, si può dare il nome che già è conosciuto nella storia, cioè quello di Zaratustra o Zoroastro. Bisogna però tener presente che la personalità a cui qui alludiamo appartiene a un tempo assai più antico di quello cui appartiene la personalità indicata dalla storia con tale nome. Ma non si tratta qui di ricerca storica, bensì di scienza dello spirito, e quando pensiamo a chi più tardi portò il nome di Zaratustra, dovremo ricordarci di considerarlo, in accordo con la scienza dello spirito, come un seguace di quel primo grande Zaratustra, del quale ha assunto il nome e diffuso la dottrina.

 

Compito di Zaratustra fu di volgere il suo popolo verso una comprensione del mondo sensibile che non glielo facesse apparire vuoto di spiritualità, come gli appariva quando lo osservava sotto la sola influenza di Lucifero. L’uomo deve a quest’ultimo la sua autonomia e il senso della libertà; essa però deve agire in lui all’unisono con la natura spirituale ad essa contrapposta. L’antico popolo persiano, per il fatto della sua tendenza verso il mondo fisico-sensibile, era minacciato di essere completamente assorbito dalle entità luciferiche; occorreva perciò mantener vivo in esso il senso della natura spirituale.

 

Zaratustra aveva ricevuto dal custode dell’oracolo solare un’iniziazione che gli permetteva di ricevere le rivelazioni delle alte entità solari. Durante speciali stati di coscienza a cui era pervenuto con l’iniziazione, gli era dato di scorgere la guida degli esseri solari la quale, come già dicemmo, aveva preso sotto la sua protezione il corpo vitale dell’uomo; egli sapeva che quell’entità solare dirige l’evoluzione umana, ma che sarebbe discesa soltanto a un determinato momento dallo spazio cosmico sulla Terra. Per questo era necessario che essa potesse agire nel corpo astrale di un uomo, così come aveva agito nel corpo vitale umano dopo l’intervento luciferico. Doveva perciò comparire un uomo che avesse trasformato il corpo astrale in modo da condurlo alla condizione che avrebbe raggiunto a un determinato momento dell’evoluzione (verso la metà dell’evoluzione atlantica), se l’intervento luciferico non si fosse verificato.

 

Senza l’azione di Lucifero, l’uomo sarebbe arrivato molto più presto a quel gradino dell’evoluzione, ma non avrebbe acquistato né l’indipendenza, né la possibilità della libertà. Ormai però, malgrado queste nuove facoltà, l’uomo doveva riuscire nuovamente ad elevarsi a quelle altezze. Zaratustra, nelle sue visioni chiaroveggenti, vedeva che nel corso dell’evoluzione una personalità umana sarebbe potuta sorgere, dotata di un corpo astrale adeguato; sapeva però anche che prima di quel tempo le forze spirituali solari non avrebbero potuto esser trovate sulla Terra, ma che potevano essere vedute dal veggente nella parte spirituale del Sole.

 

Zaratustra scorgeva quelle forze, quando volgeva verso il Sole il suo sguardo chiaro- veggente. Egli annunziò al suo popolo l’essenza delle forze che si potevano trovare dapprima soltanto nel mondo spirituale, ma che più tardi sarebbero discese sulla Terra. Fu questo l’annunzio del grande Spirito solare, o Spirito di luce (Aura solare, Ahura mazdao, Ormazd).

Lo Spirito di luce si rivelò a Zaratustra e ai suoi discepoli come lo spirito che volgeva verso l’uomo il suo volto dal mondo spirituale, e che preparava l’avvenire per l’umanità. L’essere annunziato da Zaratustra come Spirito di luce è il Cristo, prima della sua venuta sulla Terra.

D’altra parte Zaratustra rappresenta Arimane (Angra mainju) come una potenza la quale esercita un’influenza dannosa sulla vita animica dell’uomo, se questa le si abbandona unilateralmente. Questa potenza è la medesima che abbiamo già descritta; essa aveva acquistato forte imperio sul mondo, dopo il tradimento dei misteri di Vulcano.

Oltre all’annunzio del Dio di luce, Zaratustra comunicò anche degli insegnamenti riguardo a quegli esseri spirituali che appaiono allo sguardo purificato del veggente come compagni dello Spirito di luce; a questi si contrappongono i tentatori, visibili per gli uomini dotati della chiaroveggenza impura, residuo dell’epoca atlantica. Occorreva far comprendere chiaramente al popolo paleopersiano come nell’anima umana, in quanto è rivolta all’azione e alla lotta nel mondo fisico-sensibile, si svolga un conflitto fra la forza dello Spirito di luce e quella del suo oppositore, e come l’uomo debba comportarsi per non essere precipitato nell’abisso da quest’ultimo, ma per volgere invece il suo influsso verso il bene, per mezzo della forza del primo.

 

Un terzo periodo di civiltà post-atlantico sorse fra i popoli che, in seguito alla loro migrazione, alla fine confluirono nell’Asia Minore e nell’Africa settentrionale, e cioè fra i Caldei, i Babilonesi e gli Assiri da una parte, e gli Egizi dall’altra. Questi popoli avevano un senso del mondo fisico-sensibile, diverso da quello che avevano avuto i Persiani; essi avevano accolto in maggior misura la disposizione spirituale che serve di base alla forza del pensiero, alla riflessione logica, sviluppatasi dopo gli ultimi tempi del periodo atlantico. Compito dell’umanità post-atlantica fu infatti Io sviluppo delle capacità animiche conseguibili a mezzo delle forze destate del pensiero e del sentimento che non sono sotto lo stimolo diretto del mondo spirituale, ma vengono a costituirsi per il fatto che l’uomo osserva nel mondo dei sensi, si familiarizza con esso e lo elabora.

La conquista del mondo fisico-sensibile, per opera delle capacità umane, deve essere considerata come la missione dell’umanità post-atlantica; essa procede di gradino in gradino. Nell’antica India l’uomo, per l’atteggiamento della sua anima, già era volto verso il mondo, ma egli ancora lo considerava come un’illusione, e il suo spirito aspirava al mondo soprasensibile. Una tendenza opposta si manifesta nel popolo persiano: esso sente l’impulso di conquistare il mondo fisico-sensibile, ma tenta di farlo usando ancora le forze animiche rimastegli come retaggio di un tempo in cui l’uomo poteva mettersi in rapporto diretto col mondo soprasensibile.

 

I popoli del terzo periodo di civiltà smarriscono quasi completamente queste facoltà soprasensibili. L’anima deve investigare l’ambiente fisico per cercarvi le manifestazioni della spiritualità, e progredire più oltre mediante la scoperta e l’invenzione degli strumenti di questo mondo.

Per il fatto che dal mondo fisico-sensibile gli uomini hanno investigato le leggi spirituali nascoste dietro a quello, nacquero le scienze umane, mentre la tecnica umana, il lavoro artistico con i suoi metodi e i suoi strumenti risultarono dal riconoscimento e dall’elaborazione delle forze del mondo fisico. Per gli uomini dei popoli caldeo-babilonesi il mondo sensibile non era più un’illusione; nei suoi regni, nei suoi monti e nei suoi mari, nell’aria e nell’acqua era una manifestazione delle attività spirituali di potenze nascoste delle quali l’uomo doveva conoscere le leggi.

Per l’Egizio la Terra era un campo d’azione che gli veniva donato in una condizione che egli doveva elaborare con le forze della propria intelligenza, perché portasse l’impronta della potenza umana. Nell’Egitto erano stati trasferiti per lo più quei santuari degli oracoli dell’Atlantide che derivavano dall’oracolo di Mercurio; ve ne erano però anche altri, quelli di Venere per esempio.

Un nuovo germe di civiltà venne posto nel popolo egizio per mezzo degli insegnamenti coltivati nei santuari di questi oracoli. Questo germe proveniva da un grande maestro che aveva seguito la disciplina della scuola persiana dei misteri di Zaratustra (era la reincarnazione della personalità di un discepolo del grande Zaratustra stesso); lo si può chiamare « Ermete », con riferimento ad un nome storico.

 

Per il fatto di aver accolto i segreti di Zarathustra, egli poteva trovare la via giusta per guidare il popolo egiziano. Questo popolo, durante la vita terrestre fra nascita e morte, pur avendo lo sguardo rivolto verso il mondo fisico-sensibile, in modo che gli permetteva soltanto una visione diretta ma molto limitata del mondo spirituale che vi sta dietro, nondimeno riconosceva nel mondo fisico le leggi spirituali. Il mondo spirituale non poteva dunque essere descritto a quel popolo come un mondo col quale si sarebbe potuto familiarizzare sulla Terra. Gli si poteva però mostrare che l’uomo, durante lo stato incorporeo che segue la morte, vive nel mondo degli spiriti dei quali l’impronta si manifesta nella vita terrena, nel mondo fisico-sensibile.

Ermete insegnava che, in quanto impiega le sue forze sulla Terra per favorire le direttive delle potenze spirituali, l’uomo si rende capace di unirsi a queste dopo la morte. Coloro specialmente che hanno lavorato più strenuamente fra nascita e morte a tale scopo, si uniranno con Osiride, la sublime entità solare.

Nella parte caldeo-babilonese di questa corrente di civiltà, la tendenza della mente umana verso il mondo fisico-sensibile fu più accentuata che presso gli Egizi; le leggi del mondo fisico furono investigate, e gli archetipi spirituali vennero osservati nelle loro riduzioni fisiche. Il popolo però, sotto molti rapporti, rimase aderente alle cose sensibili; diede importanza alla stella invece che allo spirito stellare, e così pure alle immagini terrestri di molte altre entità spirituali. Soltanto le guide dei popoli acquistarono veramente profonde conoscenze delle leggi del mondo soprasensibile e della sua cooperazione con il mondo fisico. Più forte che altrove si accentuò il contrasto fra la conoscenza degli iniziati e la credenza errata del popolo.

 

Condizioni del tutto diverse si riscontrarono nei paesi dell’Europa meridionale e dell’Asia occidentale, dove fiorì il quarto periodo di civiltà post-atlantico. Possiamo chiamarlo il periodo di civiltà greco-latino. Erano affluiti in quei paesi i discendenti degli uomini emigrati dalle contrade più diverse dell’antico mondo; vi erano santuari di oracoli che continuavano le tradizioni dei diversi oracoli dell’Atlantide; vi erano uomini che avevano ereditato e possedevano come dono naturale residui dell’antica chiaroveggenza, ed altri ai quali era relativamente facile acquistarla mediante una giusta disciplina. In molti luoghi erano conservate non soltanto le tradizioni degli antichi iniziati, ma vi erano anche dei degni successori di quei maestri, ed essi educavano dei discepoli capaci di elevarsi ad alti gradi di visione spirituale. Quei popoli sentivano l’impulso di creare nel mondo sensibile un terreno in cui lo spirito potesse venire espresso nella sostanza fisica in forma perfetta. L’arte greca è, insieme a molte altre cose, una conseguenza di tale aspirazione. Basta guardare un tempio greco con lo sguardo spirituale per accorgersi che in quella mirabile opera d’arte la sostanza sensibile-fisica è stata elaborata dall’uomo, in modo che in ogni minimo suo particolare essa appare espressione della spiritualità. Il tempio greco è la « dimora dello spirito »; esso esprime nelle sue forme ciò che altrimenti è visibile soltanto all’occhio del veggente. Un tempio di Zeus (o di Giove) è costituito in modo da apparire all’occhio fisico come un involucro degno di ciò che si rivela all’occhio spirituale del custode dell’iniziazione di Giove. E lo stesso si può dire di tutta l’arte greca. La saggezza degli iniziati fluì per vie misteriose a poeti, artisti e pensatori; i segreti degli iniziati si ritrovano sotto forma di concetti e di idee nelle concezioni del mondo dei filosofi greci. Gli influssi della vita spirituale, i segreti degli antichi luoghi di iniziazione asiatici e africani fluiscono verso questi popoli e le loro guide.

 

I grandi maestri indiani, i compagni di Zaratustra, i seguaci di Ermete avevano istruito dei discepoli, e questi e i loro successori fondarono a loro volta dei luoghi d’iniziazione in cui rivisse l’antica sapienza sotto nuova forma. Sono questi i Misteri dell’antichità, in cui i discepoli venivano preparati a poter raggiungere quello stato di coscienza che permetteva loro di spingere lo sguardo nei mondi spirituali (maggiori particolari riguardo ai Misteri dell’antichità si trovano nel mio libro II cristianesimo quale fatto mistico, e ne verrà anche trattato più ampiamente negli ultimi capitoli di quest’opera). Da questi santuari dell’iniziazione, la saggezza irradiava verso tutti coloro che nell’Asia Minore, nella Grecia e in Italia coltivavano i misteri spirituali (Il mondo greco possedeva con i suoi Misteri orfici ed eleusini degli importanti luoghi d’iniziazione. Nella scuola di Pitagora dominavano ancora i grandi insegnamenti e i metodi della saggezza della remota antichità; Pitagora stesso era stato iniziato in varie scuole di Misteri, nel corso dei suoi lunghi viaggi).

La vita che gli uomini dell’epoca post-atlantica conducevano fra nascita e morte esercitava la sua influenza anche sullo stato incorporeo che segue la morte; quanto più l’uomo volgeva il suo interesse alle cose del mondo fisico-sensibile, tanto più grande diveniva la possibilità che Arimane, insediandosi nell’anima sua durante la vita, conservasse il suo imperio oltre la morte. Presso i popoli dell’antica India tale pericolo era ancora minimo, poiché durante la vita terrestre essi sentivano il mondo fisico-sensibile come un’illusione. In tal modo essi si sottraevano dopo la morte all’influenza di Arimane.

Il pericolo diveniva più grande per i popoli paleo-persiani. Essi avevano volto lo sguardo durante la vita terrestre al mondo fisico-sensibile con interesse, e sarebbero in buona parte caduti preda di Arimane, se la parola ispirata di Zaratustra non avesse rivelato loro, a mezzo dell’insegnamento del Dio di luce, che dietro al mondo fisico-sensibile vi è quello degli spiriti della luce. Quanto maggiormente gli uomini di quella civiltà avevano potuto accogliere nell’anima questo nuovo mondo di rappresentazioni destato in loro, tanto meglio riuscivano a sfuggire durante la vita terrestre all’attrazione di Arimane, e ad eluderlo dopo la morte, quando dovevano prepararsi per una nuova esistenza terrena. La potenza di Arimane durante la vita terrena agisce nell’uomo in modo da fargli considerare la vita fisico-sensibile come la sola esistente e da chiudergli in tal modo la visione del mondo spirituale. Nel mondo spirituale questa potenza conduce l’uomo all’isolamento completo, alla concentrazione della sua attenzione soltanto su se stesso. Gli uomini che al momento della morte si trovano in potere di Arimane rinascono come egoisti.

 

La scienza dello spirito attualmente può descrivere quale sia la vita che si svolge fra la morte e una nascita nuova, quando l’influsso arimanico è stato superato fino a un dato grado. Così difatti è stata descritta dall’autore di questo libro nei primi capitoli di esso e anche in altre opere; e così deve essere descritta, se si vuole far comprendere ciò che l’uomo può sperimentare in questa condizione di esistenza, quando si sia conquistata la pura visione spirituale di ciò che realmente esiste. Ogni individuo riesce a sperimentare in grado diverso, a seconda della sua vittoria sull’influsso arimanico. L’uomo si avvicina sempre più a ciò che egli può divenire nel mondo spirituale; occorre guardare attentamente il corso dell’evoluzione dell’umanità per precisare bene quali siano le altre influenze che possono ritardare l’uomo in questo suo progresso.

Presso il popolo egizio, Ermete aveva cura che gli uomini si preparassero durante la vita terrena alla comunione con lo spirito di luce. Gli interessi degli uomini fra nascita e morte, a quel tempo, erano però già tali che lo sguardo spirituale poteva a mala pena penetrare al di là del velo fisico sensibile; perciò anche lo sguardo spirituale rimaneva oscurato dopo la morte, e incerta la percezione del mondo della luce.

 

Il punto massimo di oscuramento del mondo spirituale dopo la morte si verificò per le anime che passavano nello stato incorporeo uscendo da un corpo appartenente alla civiltà greco-latina. Durante la vita terrena esse si erano completamente dedicate al perfezionamento dell’esistenza fisico-sensibile, e perciò si erano condannate a vivere come ombre dopo la morte.

I Greci sentivano quindi la vita che segue la morte come un’esistenza di ombre; e la parola pronunziata a quel tempo dall’eroe cui è cara la vita dei sensi: « Meglio mendicante sulla Terra, che sovrano nel regno delle ombre », non è una semplice espressione retorica, ma l’affermazione di un sentimento vero. Questa tendenza si accentuava ancora più presso quei popoli asiatici che, invece di venerare gli archetipi spirituali, ne adoravano soltanto le immagini sensibili.

Buona parte dell’umanità si trovava in questa condizione, all’epoca della civiltà greco-latina. È evidente che la missione degli uomini dell’epoca post-atlantica, che consisteva nella conquista del mondo fisico sensibile, dovesse avere come conseguenza l’allontanamento dal mondo spirituale. Così la grandezza in un campo è accompagnata necessariamente dalla decadenza nell’altro.

 

Nei Misteri veniva coltivata la comunione dell’uomo col mondo spirituale. Gli iniziati, che durante stati animici speciali potevano accogliere le rivelazioni di quel mondo, erano per lo più successori degli antichi custodi degli oracoli atlantici, e a loro si rivelava ciò che si era oscurato sotto l’influsso di Lucifero e di Arimane.

Lucifero nascondeva agli uomini quella parte del mondo spirituale che era penetrata nel corpo astrale umano, senza la cooperazione di esso, fino alla metà del periodo atlantico. Se il corpo vitale non si fosse trovato in parte staccato dal corpo fisico, l’uomo avrebbe potuto sperimentare in se stesso questa regione del mondo spirituale come una rivelazione animica interiore; per causa invece dell’influsso luciferico poteva sperimentarla soltanto in condizioni animiche speciali; gli si presentava allora un mondo spirituale sotto veste astrale.

 

Le corrispondenti entità gli si manifestavano sotto forme che possedevano soltanto gli elementi costitutivi della natura umana superiore, e questi recavano impressi i simboli astralmente visibili delle relative forze spirituali. Delle forme sovrumane si manifestavano in questo modo. Dopo l’intervento di Arimane, a questa specie di iniziazione se ne aggiunse un’altra.

Arimane aveva nascosto tutta quella parte del mondo spirituale che si sarebbe palesata dietro alle percezioni fisico-sensibili, se dalla metà dell’epoca atlantica il suo intervento non si fosse verificato.

Tutto ciò si rivelava agli iniziati dei Misteri per virtù del fatto che tutte le facoltà, che l’uomo era andato da quell’epoca acquistando, venivano da loro sviluppate a un grado molto più intenso di quello necessario per la percezione sensibile. Vedevano perciò le potenze spirituali che si celano nelle forze della natura; potevano parlare delle entità spirituali che agiscono dietro alla natura.

 

Le potenze creatrici delle forze che operano al di sotto dell’uomo nella natura si rivelavano loro. Ciò che da Saturno, dal Sole e dall’antica Luna aveva continuato a operare e aveva formato il corpo fisico, il corpo vitale e quello astrale dell’uomo, come pure il regno minerale, il regno vegetale e il regno animale, costituiva il contenuto di un determinato genere di Misteri; su questi appunto Arimane teneva la sua mano.

Ciò che aveva condotto all’anima senziente, all’anima razionale e all’anima cosciente, veniva rivelato in un secondo genere di Misteri.

 

Una cosa però i Misteri potevano solo annunciare profeticamente: e cioè che nel corso dei tempi un uomo sarebbe nato sulla Terra dotato di un corpo astrale nel quale, malgrado Lucifero, il mondo di luce dello spirito solare sarebbe potuto divenire cosciente per mezzo del corpo eterico e senza condizioni animiche speciali. E il corpo fisico di questo essere umano sarebbe stato di tal natura da permettergli di percepire tutto ciò che proviene dal mondo spirituale e che Arimane può nascondere all’uomo fino al tempo della sua morte fisica. La morte fisica non può cambiare nulla nella vita di quell’essere umano, non può cioè esercitare su di lui alcun potere. In un essere umano di tal fatta, l’io si manifesta in modo che la pienezza della sua vita spirituale si esplica completamente anche nella vita fisica. Un essere siffatto è il portatore dello spirito di luce, fino al quale l’iniziato si eleva per due vie, sia che egli venga condotto sotto speciali condizioni animiche allo spirito del superumano, sia che s’immerga nell’essenza delle forze della natura.

 

Annunziando che nel corso dei tempi un tale essere sarebbe apparso sulla Terra, gli iniziati erano profeti del Cristo.

Come profeta speciale in questo senso sorse un uomo in seno a un popolo al quale erano state trasmesse per via ereditaria le facoltà dei popoli asiatici occidentali, e che per via di educazione aveva accolto gli insegnamenti della civiltà egizia. Si tratta del popolo israelita e del profeta Mosè.

L’influenza dell’iniziazione agiva nella sua anima in modo che questa, in determinate condizioni, percepiva l’entità la quale aveva assunto il compito, nella regolare evoluzione della Terra, di elaborare dalla Luna la coscienza umana. Nel lampo e nel tuono Mosè riconosceva non soltanto l’espressione fisica, ma anche le rivelazioni di quello Spirito; nella sua anima aveva operato però anche l’altro genere di Misteri, e nella visione astrale egli poteva scorgere il super-umano che diventa umano a mezzo dell’« io ». In questo modo colui che doveva venire si rivelava a Mosè, sotto due diversi aspetti, come la più alta espressione dell’« io ».

 

E col « Cristo » apparve in figura umana

ciò che il sublime spirito solare aveva preparato quale grande esempio umano sulla Terra.

• Con la sua comparsa, tutta la sapienza dei misteri dovette assumere sotto certi aspetti una forma nuova;

fino allora essa tendeva esclusivamente a condurre l’uomo a quello stato animico

in cui poteva percepire il regno dello spirito solare come al di fuori dell’evoluzione terrestre;

ma ormai i Misteri assunsero il compito di rendere l’uomo capace di riconoscere il Cristo diventato uomo

e, partendo da questo centro di ogni saggezza, di comprendere il mondo naturale e quello spirituale.

 

Nel momento della sua vita in cui il corpo astrale del Cristo Gesù contenne

tutto ciò che dall’influsso luciferico può essere celato, cominciò la sua missione di maestro dell’umanità.

• Da quel momento venne inoculata nell’evoluzione umana terrestre

la capacità di accogliere la sapienza per mezzo della quale

lo scopo fisico della Terra può essere gradatamente raggiunto.

 

Nel momento in cui si verificò l’evento del Golgota, venne inoculata nell’uomo un’altra disposizione,

quella per mezzo della quale l’influsso di Arimane può essere rivolto al bene.

• Attraversando la soglia della morte, l’uomo può ormai portare con sé

ciò che avrà tratto dalla vita e che nel mondo spirituale lo libera dall’isolamento.

 

L’evento di Palestina rappresenta il punto centrale non soltanto dell’evoluzione fisica dell’umanità,

ma anche di quello degli altri mondi a cui l’uomo appartiene;

e quando l’evento del Golgota si fu compiuto, quando fu sofferta la morte sulla croce,

il Cristo apparve nel mondo in cui le anime dimorano dopo la morte e rimise la potenza di Arimane nei suoi limiti.

 

Da quel tempo in poi la regione che il popolo greco chiamava « il regno delle ombre »,

fu attraversato da un lampo spirituale che mostrò agli esseri che la popolavano che la luce tornerebbe a risplendervi;

ciò che era stato raggiunto per il mondo fisico per mezzo del « Mistero del Golgota »,

illuminò con la sua luce il mondo spirituale.

 

• L’evoluzione dell’umanità post-atlantica, fino al momento dell’evento del Golgota,

è un progresso per il mondo fisico-sensibile, ma è anche una decadenza per quello spirituale.

• Tutto ciò che fluiva nel mondo dei sensi scaturiva da ciò che esisteva fin da tempi antichissimi nel mondo spirituale.

 

Dopo l’evento del Cristo, chi è capace di innalzarsi sino al mistero del Cristo

può portare seco nel mondo spirituale il risultato delle proprie conquiste nel mondo sensibile;

risultato che dal mondo spirituale torna poi a fluire nuovamente nel mondo dei sensi fisici,

poiché gli uomini, reincarnandosi, riportano sulla Terra il frutto da loro raccolto dell’impulso-Cristo,

nel periodo di tempo trascorso nel mondo spirituale fra la morte e la nuova nascita.

 

Ciò che è penetrato nell’evoluzione umana per mezzo della venuta del Cristo

agisce in essa come un seme; questo può maturare solo gradatamente.

Soltanto una parte minima della profonda e nuova saggezza potè fino ad ora penetrare nell’esistenza fisica.

• Essa non è che all’inizio della sua evoluzione cristiana;

nei periodi che si susseguirono dopo la comparsa del cristianesimo,

questo potè rivelare della propria intima essenza solo quel tanto

che gli uomini, i popoli erano capaci di accogliere, e che il loro intelletto era capace di comprendere.

 

La prima forma in cui quella conoscenza potè esprimersi è in un ideale universale della vita.

Come tale, era in opposizione con le forme di vita sviluppatesi nell’umanità post-atlantica.

 

Abbiamo già descritto le condizioni di esistenza che operarono nell’evoluzione dell’umanità dopo il ripopolamento della Terra nell’epoca lemurica. In conseguenza di ciò gli uomini sono animicamente da ricondurre alle diverse entità che, provenendo da altri mondi, si incarnarono nei discendenti corporei degli antichi Lemuri.

Le diverse razze umane sono una conseguenza di questo fatto; nelle anime reincarnate si svilupparono interessi molto diversi nella vita, a seconda del loro karma. Finché le conseguenze di questo stato di fatto perduravano, non poteva esistere un ideale umano universale.

 

L’umanità è partita dall’unità; ma l’evoluzione terrestre finora svoltasi ha condotto alla differenziazione.

Nel Cristo è dato un ideale che si oppone a qualsiasi differenziazione,

poiché nell’uomo che porta il nome del Cristo vivono anche le forze del sublime essere solare,

nelle quali ogni io umano trova la propria origine.

 

Il popolo israelita sentiva se stesso ancora come popolo, e ogni individuo si sentiva un elemento di quel popolo. Quando si giunse a comprendere (dapprima solo nel pensiero) che nel Cristo Gesù vive l’uomo ideale che si trova al di sopra di tutte le condizioni di differenziazione, il cristianesimo divenne l’ideale della fratellanza universale. Al di sopra di tutti gl’interessi particolari, di tutte le diversità di parentela, si affermò il sentimento della comune origine dell’intimo io di ogni uomo (accanto agli antenati terrestri compare il Padre comune a tutti gli uomini: « Io e il Padre siamo Uno »).

Durante il 4°, il 5° e il 6° secolo dopo Cristo andò preparandosi in Europa un nuovo periodo di civiltà che iniziò nel secolo quindicesimo e nel quale viviamo ancora attualmente; esso doveva prendere gradatamente il posto della quarta civiltà, cioè della greco-latina, e costituire il quinto periodo di civiltà post-atlantica.

 

I popoli che, dopo le più varie peregrinazioni e i destini più diversi, diedero origine a questa civiltà, erano i discendenti di quegli abitanti dell’Atlantide che erano rimasti più degli altri lontani da tutto ciò che era andato nel frattempo svolgendosi durante i quattro precedenti periodi di civiltà. Essi non erano penetrati nelle contrade in cui le diverse civiltà avevano preso radice; d’altra parte, a modo proprio avevano continuato a coltivare i periodi di civiltà atlantici. Parecchi di loro avevano conservato come dono ereditario un alto grado dell’antica chiaroveggenza crepuscolare, di quello stato che abbiamo descritto come intermedio fra veglia e sonno; conoscevano il mondo spirituale per esperienza personale e potevano dare comunicazioni ai loro simili di ciò che si svolge in quel mondo. Venne così a costituirsi un mondo di racconti riguardanti esseri e fatti spirituali.

 

Il tesoro epico e mitico dei popoli deriva in origine da tali esperienze spirituali, perché la chiaroveggenza crepuscolare di molti uomini durò sino ad un’epoca davvero non molto lontana dalla presente. Altri uomini avevano sì perduto la chiaroveggenza, ma le loro capacità di azione nel mondo fisico-sensibile si foggiavano su sensazioni e sentimenti corrispondenti alle esperienze di quella chiaroveggenza. Anche gli oracoli atlantici avevano qui i loro discendenti; ovunque si trovavano i Misteri; questi però coltivavano lo speciale aspetto dell’iniziazione che conduce alla rivelazione della parte del mondo spirituale celata da Arimane. Si rivelavano le potenze spirituali che si trovano dietro le forze della natura. La mitologia dei popoli europei contiene il residuo di ciò che gli iniziati di quei Misteri potevano rivelare agli uomini. Le mitologie possedevano però anche l’altro aspetto dei Misteri, ma in una forma meno perfetta di quella posseduta dai Misteri del mezzogiorno e dell’oriente.

 

Anche in Europa erano note le entità spirituali sovrumane ma i popoli se le raffiguravano in una perenne lotta con i compagni di Lucifero. Il Dio di luce era stato bensì profetizzato, ma non in forma tale da assicurargli la vittoria su Lucifero.

Nondimeno anche in questi Misteri risplendeva la figura avvenire del Cristo; veniva annunziato che la sua venuta avrebbe sostituito il regno dell’altro Dio di luce (tutte le leggende del crepuscolo degli dei e simili traevano origine da questa conoscenza dei Misteri dell’Europa).

Tali influenze determinarono una scissione animica negli uomini del quinto periodo di civiltà, scissione che dura ancora oggi e che si riflette nei più svariati aspetti della vita.

 

L’anima portò seco dagli antichi tempi una tendenza verso la spiritualità,

ma non abbastanza forte da poter conservare il rapporto fra il mondo spirituale e quello sensibile;

essa lo conservò soltanto come tendenza alla vita affettiva e del sentimento,

non però come visione diretta del mondo soprasensibile.

• Invece l’uomo rivolse sempre più il suo sguardo verso il mondo dei sensi e verso la conquista di esso,

e tutte le forze dell’intelletto umano costituitesi durante l’ultimo periodo atlantico,

e che hanno per strumento il cervello fisico, furono adoperate per l’osservazione e il dominio del mondo dei sensi.

 

Due mondi, per così dire, si svilupparono nell’interiorità umana;

• l’uno è volto all’esistenza fisico-sensibile,

• l’altro è ricettivo alle manifestazioni della spiritualità:

la può accogliere col sentimento, ma non può penetrare sino alla visione di essa.

 

Quando la dottrina del Cristo penetrò in Europa già esisteva la tendenza a questa scissione animica.

Il messaggio del Cristo fu accolto nel cuore degli uomini, ne compenetrò le emozioni e i sentimenti,

ma non potè gettare un ponte che riunisse quell’insegnamento alle scoperte dell’intelletto nel mondo fisico-sensibile.

• Il contrasto odierno fra scienza esteriore e conoscenza spirituale non è che una conseguenza di tale fatto;

il misticismo cristiano (Eckhart, Tauler, ecc.) è risultato dalla penetrazione del cristianesimo nella vita del sentimento.

 

La scienza, unicamente diretta verso il mondo dei sensi, ed i suoi risultati nella vita

sono le conseguenze dell’altro aspetto delle disposizioni animiche.

• Tutte le conquiste raggiunte nel campo della civiltà esteriore materiale

sono da attribuirsi appunto alla separazione delle due tendenze.

• Le capacità umane, che hanno per strumento il cervello,

essendosi volte unicamente verso la vita fisica, poterono così raggiungere

quell’alto grado di perfezione che rese possibile la scienza e la tecnica moderne.

 

Tale civiltà materiale poteva prendere origine soltanto dai popoli europei perché, fra i discendenti degli antenati atlantici, essi sono quelli che trasformarono in facoltà la loro tendenza verso il mondo fisico-sensibile soltanto quando questa ebbe raggiunto una determinata maturità. Fino allora la conservarono latente, vivendo dei residui dell’antica chiaro-veggenza atlantica e delle comunicazioni dei loro iniziati. Mentre esteriormente la cultura spirituale era aperta soltanto a queste influenze, maturava lentamente la tendenza alla conquista materiale del mondo.

 

Ai tempi nostri però già si annunzia l’alba del sesto periodo di civiltà post-atlantica,

perché ciò che deve nascere in un determinato periodo dell’evoluzione umana

comincia a maturare lentamente fin da quello precedente.

Fin da ora può iniziarsi la ricerca dei fili che collegano nell’anima umana le due tendenze:

la civiltà materiale e la vita nel mondo spirituale.

 

Per raggiungere tale scopo è necessario che siano comprese le esperienze della visione spirituale,

e che nelle osservazioni e nelle esperienze del mondo sensibile vengano riconosciute le manifestazioni dello spirito.

Il sesto periodo di civiltà porterà a completo sviluppo l’armonia fra queste due direzioni.