L’evoluzione terrestre

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 28.06.1909


 

Rappresentiamoci di nuovo che al principio della nostra evoluzione terrestre la Terra era unita col Sole e con la Luna.

• A quel tempo l’uomo era risorto dal suo germe che conteneva corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale; egli era per dir così nella sua prima forma terrestre; era appunto quale poteva essere mentre la Terra conteneva ancora in sé il Sole e la Luna. Questo periodo dell’evoluzione terrestre, che l’uomo ed il suo pianeta hanno attraversato, viene generalmente chiamato nella scienza dello spirito il periodo «polare» dell’evoluzione terrestre. Porterebbe troppo lontano spiegare oggi la ragione di quel nome; accettiamolo dunque senz’altro.

 

Poi viene il periodo durante il quale il Sole si prepara a lasciare la Terra, nel quale le entità, che per così dire non potevano coesistere con le sostanze più grossolane o in via di solidificarsi della terra, si separarono da quest’ultima assieme alle sostanze più raffinate del Sole. Quest’epoca viene chiamata il periodo «iperboreo».

 

Poi viene un periodo di tempo in cui la Terra è unita solamente con la Luna in cui si verifica gradatamente un progressivo inaridimento della vita terrestre.

Abbiamo visto ieri come le anime umane siano emigrate dalla terra, e come su di essa siano rimasti soltanto corpi umani atrofizzati. È questo il periodo che nella scienza dello spirito si chiama «lemurico». In esso si verifica la scissione della Luna dalla Terra, e ne risulta per quest’ultima il rifiorire di tutti i regni che vi si erano formati. Al regno minerale occorse un minimo di rivivificazione; quello vegetale ne richiese già uno maggiore; ancora di più il regno animale; il genere umano ebbe bisogno delle forze più importanti e più possenti, per poter proseguire la sua evoluzione. Questo processo vivificante incomincia con l’uscita della Luna. Esisteva allora soltanto un piccolo numero di uomini, come abbiamo detto ieri, ed essi erano costituiti dalle tre parti che avevano acquistato durante le evoluzioni di Saturno, Sole e Luna; ad esse si era aggiunto sulla Terra il germe dell’io.

 

Ma al momento dell’uscita della Luna, l’uomo non esisteva ancora sulla terra nella sostanza carnosa in cui si presentò più tardi. Esisteva nelle materie più sottili di quei tempi. Durante il periodo lemurico lo stato della terra era tale che molte sostanze, che per esempio oggi sono solidi minerali, erano ancora fluide, disciolte nelle altre sostanze che oggi si sono separate come liquidi, come per esempio l’acqua. Era il periodo in cui l’aria ancora era compenetrata da densi vapori di diversissime sostanze. Aria pura, acqua pura, come le intendiamo oggi, in sostanza non esistevano a quei tempi, o per lo meno soltanto in piccolissime regioni della Terra.

 

L’uomo formò il suo corpo, tenue ed evanescente, con le più pure sostanze di quell’epoca. Se avesse formato allora il suo corpo con sostanze più grossolane, esso avrebbe assunto una forma ben delineata, una figura con linee ben definite. Tale figura sarebbe stata ereditata dai discendenti, e il genere umano sarebbe rimasto a quel punto. L’uomo non doveva costruire la sua forma con materia grossolana; doveva invece provvedere affinché la materia della sua corporeità potesse liberamente muoversi a seconda degli impulsi dell’anima. La materia nella quale il suo corpo si esprimeva era allora talmente duttile, che poteva seguire in tutte le direzioni l’impulso della volontà. Oggi possiamo stendere la mano, ma non possiamo allungarla di tre metri mediante la volontà. Non possiamo dominare la materia, perché la forma viene ereditata, appunto come oggi è. Ma allora non era così. L’uomo poteva venir conformato a volontà, poteva coniare la forma che l’anima sua desiderava.

  Questa fu, per così dire, una condizione necessaria per l’ulteriore evoluzione dell’uomo: che dopo il distacco della Luna egli si incarnasse nelle sostanze più duttili, in modo che il suo corpo fosse plastico e flessibile, e potesse seguire l’anima in ogni occasione.

 

• Venne poi il tempo in cui determinate parti di materia, oggi molto necessarie alla nostra vita come l’aria e l’acqua, si purificarono del loro contenuto di materie più dense; in cui per così dire si separò dall’acqua ciò che prima vi era disciolto. Come nell’acqua che si raffredda le sostanze disciolte precipitano al fondo, così la materia disciolta cadde in certo qual modo sulla superficie della terra. L’acqua rimase libera, la materia venne separata dall’aria: si formarono aria ed acqua.

L’uomo era in grado di adoperare queste materie raffinate per la propria costituzione.

 

• Da questo terzo periodo gli uomini passarono gradatamente in un’epoca della evoluzione terrestre che chiamiamo atlantica, perché durante quel tempo la maggior parte del genere umano viveva su di un continente oggi sommerso, allora situato fra l’America, l’Europa e l’Africa attuali, là dove oggi vi è l’oceano Atlantico. Quando il periodo lemurico fu trascorso per un certo tempo, gli uomini seguitarono ad evolvere sul continente atlantico. Su di esso avvenne tutto ciò che adesso descriverò, ed anche gran parte di quello che è stato esposto ieri.

 

Nel momento in cui la Luna lasciò la Terra,  su questa erano incarnate una parte minima delle anime che vi si incarnarono più tardi; a quel tempo le anime umane erano distribuite sui diversi corpi celesti.

Durante l’ultimo periodo del periodo lemurico e il principio di quello atlantico quelle anime umane cominciarono a discendere.

Ho già detto che pochi uomini furono in grado di superare la crisi del periodo lemurico, perché solo i più forti, quelli che prima dell’uscita lunare avevano potuto penetrare nella materia indurita e non ancora ammorbidita, ebbero la forza di superare la crisi lunare della Terra.

Ma quando tutto ciò che si era indurito durante la crisi lunare ricominciò ad ammorbidirsi, quando si formarono dei discendenti che non erano costretti dalle condizioni ereditarie a rimaner chiusi in forme solide, ma che erano mobili, allora le anime ricominciarono a discendere a poco a poco dai vari pianeti e occuparono quei corpi.

Invece le figure che divennero fisiche subito dopo la scissione lunare, conservarono la forma solida per ereditarietà e non poterono accogliere anime umane neppure dopo il distacco della luna.

 

Possiamo rappresentarci l’intero processo pensando che queste anime avevano la necessità di ritornare sulla terra; quaggiù sorgevano forme svariatissime, discendenti delle forme rimaste dopo la scissione lunare, che si trovavano in diversissimi gradi d’indurimento.

Le anime umane, in generale tutte le entità animiche che in un certo senso sentivano allora meno delle altre l’impulso ad unirsi completamente con la materia, si scelsero i corpi più duttili e li abbandonarono nuovamente ben presto.

Invece gli altri esseri animici, che si unirono fin da allora alle forme solidificate, erano a queste vincolate, e rimasero perciò indietro nella loro evoluzione.

Appunto gli animali più vicini all’uomo si formarono perché certe anime discese dallo spazio cosmico non potevano aspettare a scendere sulla Terra.

Esse si cercarono dei corpi troppo presto e li conformarono con figure ben determinate, prima che quei corpi avessero potuto essere completamente compenetrati dal corpo eterico.

La figura umana è rimasta plastica fino a che si potè adattare interamente al corpo eterico.

Verso l’ultimo terzo dell’epoca atlantica, il corpo eterico, come avevo detto, potè così coincidere completamente col corpo fisico.

 

Prima la parte dell’anima umana che scendeva dall’alto manteneva il corpo allo stato fluido, e provvedeva perché il corpo eterico non si fondesse interamente con alcuna parte del corpo fisico.

Questo congiungimento del corpo eterico col corpo fisico si verificò in un momento ben determinato.

Il corpo fisico umano assunse una configurazione ben determinata soltanto durante il periodo atlantico e cominciò allora ad indurirsi.

Se in quel momento dell’evoluzione atlantica non fosse avvenuto altro, se non fosse avvenuto nulla, l’evoluzione si sarebbe svolta in modo diverso da come fu in realtà. L’uomo sarebbe passato abbastanza rapidamente da uno stato di coscienza anteriore ad uno seguente.

Prima che le parti fisiche e animiche dell’uomo si trovassero completamente unite, egli era un essere chiaroveggente, ma questa chiaroveggenza era crepuscolare, ottusa.

L’uomo aveva la possibilità di guardare nel mondo spirituale, ma non poteva dire «io» a se stesso, non poteva distinguersi dall’ambiente circostante. Gli mancava l’autocoscienza.

Questa sopravvenne nel momento dell’evoluzione in cui il corpo fisico si unì col corpo eterico.

E se non fosse avvenuto altro, in breve tempo sarebbe avvenuto quello che ora dirò.

 

Prima di quel momento l’uomo era cosciente del mondo spirituale; non poteva vedere chiaramente gli animali, le piante e così via, ma vedeva la spiritualità che li avvolgeva. Per esempio non avrebbe visto chiaramente la forma dell’elefante, ma avrebbe veduto l’eterico che si estende al di là del corpo fisico dell’elefante stesso.

A poco a poco negli uomini questa coscienza sarebbe sparita, l’io si sarebbe formato al momento del coincidere del corpo fisico col corpo eterico, e l’uomo avrebbe veduto il mondo presentarglisi in un aspetto diverso.

Mentre prima egli vedeva delle immagini chiaroveggenti, da quel momento in poi avrebbe visto un mondo esteriore, ma avrebbe veduto al contempo anche le entità e le forze spirituali che stanno a base di esso.

Egli non avrebbe veduto l’immagine fisica di una pianta come oggi la vediamo, ma contemporaneamente all’immagine fisica avrebbe visto anche l’entità spirituale della pianta.

 

Perché, nel corso dell’evoluzione, all’oscura coscienza chiaroveggente non è semplicemente seguita una coscienza oggettiva che lasciasse in pari tempo all’uomo la facoltà di percepire e conoscere lo spirito?

Ciò non è avvenuto, perché proprio durante la crisi lunare, quando l’uomo rifiorì, acquistarono influenza su di lui delle entità che si possono chiamare ritardatarie e che gli sono superiori.

 

Abbiamo già imparato a conoscere diverse entità superiori. Sappiamo che ve ne furono alcune che salirono sul sole, ed altre che andarono sui diversi pianeti. Ma vi furono anche delle entità spirituali che non avevano esaurito il loro compito durante l’evoluzione lunare. A queste entità, inferiori agli Dei ma superiori agli uomini, diamo il nome dal loro capo, da Lucifero, il più alto e il più forte fra di esse: le chiamiamo entità luciferiche.

 

Durante il periodo della crisi lunare l’uomo si era evoluto fino al punto da avere corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed io.

Egli andava debitore

• del suo io all’influenza degli spiriti della forma,

• del suo corpo astrale a quella degli spiriti del movimento,

• del corpo eterico a quella degli spiriti della saggezza,

• e del corpo fisico all’influenza dei troni.

Gli spiriti della forma, exusiai, o potestà nell’esoterismo cristiano, diedero la possibilità che il germe dell’io si aggiungesse alle altre tre parti costitutive.

 

Se dunque l’uomo fosse rimasto soltanto nell’evoluzione normale, e tutte le entità intorno a lui avessero compiuto i loro rispettivi compiti, allora determinate entità spirituali avrebbero operato sul suo corpo fisico, altre sul suo corpo eterico, altre sul suo corpo astrale ed altre ancora sul suo io; possiamo dire: ogni categoria avrebbe agito come era opportuno sulla parte ad essa corrispondente.

Ma vi erano le entità rimaste indietro sulla Luna, le entità luciferiche.

Se avessero potuto seguitare il loro lavoro in maniera giusta, esse avrebbero avuto il compito di agire sull’io.

Ma sulla Luna esse avevano imparato solamente ad agire sul corpo astrale, e questo ebbe conseguenze importanti.

 

  Se quegli spiriti luciferici non vi fossero stati, l’uomo avrebbe accolto in sé il germe dell’io, e si sarebbe evoluto, fino all’ultimo terzo del periodo atlantico, in modo da passare dalla coscienza chiaroveggente crepuscolare alla coscienza oggettiva esteriore. Invece accadde che le influenze emanate dagli spiriti luciferici penetrarono come raggi di forza del suo corpo astrale. In che cosa consistevano quelle influenze?

 

Il corpo astrale è il portatore di impulsi, desideri, passioni, istinti e così via.

L’uomo avrebbe avuto una struttura del corpo astrale ben diversa,  se gli spiriti luciferici non si fossero avvicinati a lui. Egli avrebbe sviluppato soltanto impulsi che lo avrebbero guidato con sicurezza, che lo avrebbero fatto soltanto progredire.

Gli spiriti lo avrebbero condotto a vedere il mondo con i suoi oggetti, dietro ai quali le entità spirituali sarebbero state visibili. Ma gli sarebbero mancate la libertà, l’entusiasmo il senso dell’indipendenza e la passione verso tutte le cose superiori.

L’uomo avrebbe perso l’antica coscienza chiaroveggente. Avrebbe guardato le meraviglie del mondo come una specie di Dio, perché egli sarebbe divenuto una parte della divinità.

Tale visione del mondo si sarebbe rispecchiata nel suo intelletto con la massima perfezione.

Ma l’uomo appunto, nella sua perfezione, sarebbe stato soltanto come un grande specchio dell’universo.

 

Orbene, prima di quel momento gli spiriti luciferici versarono nel corpo astrale passioni, impulsi e desideri che si unirono a tutto ciò che l’uomo aveva accolto in sé sulla via della sua evoluzione. Di conseguenza egli potè non soltanto percepire le stelle, ma contemporaneamente infiammarsi per loro, ardere di entusiasmo e di passione, e seguire non soltanto gli impulsi divinizzati del corpo astrale, ma sviluppare impulsi propri per sua libera volontà.

 

Questo gli spiriti luciferici avevano fatto fluire nel suo corpo astrale; essi però gli avevano dato al contempo anche qualcos’altro: la possibilità del male, del peccato.

L’uomo non avrebbe avuto questa possibilità se gli spiriti divini avessero seguitato a guidarlo ad ogni passo.

Gli spiriti luciferici diedero la libertà all’uomo, gli inocularono l’entusiasmo, ma allo stesso tempo anche la possibilità di basse passioni.

Nel corso di un’evoluzione normale l’uomo, per così dire, avrebbe ricollegato dei sentimenti normali a tutte le cose; ora invece le cose del mondo sensibile poterono piacergli di più di quanto avrebbero dovuto; egli potè interessarsi alle cose del mondo sensibile, e come conseguenza arrivò più presto all’indurimento fisico di quanto altrimenti sarebbe accaduto.

 

L’uomo è dunque giunto ad avere una figura solida prima del tempo per cui le entità divino-spirituali lo avessero per così dire deciso.

In realtà egli avrebbe dovuto passare da una forma di aria ad una forma solida solo durante l’ultimo terzo del periodo atlantico. Invece discese prima e diventò un essere solido.

È quello che la Bibbia descrive come la caduta nel peccato: è l’influsso luciferico

 

Ma anche nei periodi ora esaminati vi furono alte entità spirituali che agivano sull’io dell’uomo, sull’io che esse gli avevano donato. Esse facevano fluire in lui le forze che lo portavano avanti sulla sua via nel cosmo nella stessa misura in cui gli esseri umani tornavano a discendere per unirsi ai corpi umani; esse stendevano su di lui una mano protettrice.

Invece dall’altro canto le entità che non si erano innalzate abbastanza da poter influire sull’io, influenzano il corpo astrale dell’uomo e fanno evolvere in lui degli impulsi speciali.

 

Se osserviamo la vita fisica dell’uomo di questo periodo, ci si presenta un’immagine di queste due forze opposte: le forze divino-spirituali che agiscono sull’io, e le entità luciferiche.

Se osserviamo il lato spirituale di questi processi, possiamo dire che, mentre la terra era inaridita, le anime umane erano salite sui diversi corpi celesti che appartengono al nostro sistema solare. Adesso esse ritornano, man mano che trovano dei corpi nella linea fisica dell’ereditarietà. Se pensiamo che proprio al momento della scissione lunare, la terra aveva il minor numero di abitanti, possiamo immaginare che il genere umano si moltiplicò partendo da pochi uomini.

 

A poco a poco gli uomini aumentano di numero, e sempre più anime discendono ad occupare i corpi che nascono sulla terra. Per un lungo periodo continuarono a nascere discendenti soltanto dai pochi uomini che vi erano al momento della scissione lunare. Su questi uomini agivano le forze superiori solari; essi si erano conservati abbastanza forti da offrire un appiglio alle forze solari, anche durante la crisi lunare.

Questi uomini e i loro discendenti si sentivano, per così dire, « uomini solari ».

Vediamo di chiarire il fenomeno.

 

Per semplificare, immaginiamo che durante la crisi lunare esistesse una sola coppia umana. E non voglio ora discutere se fosse veramente così. Questa coppia ebbe dei discendenti, i quali alla loro volta ne ebbero degli altri, e così via. In questo modo si ramificò il genere umano. Fino a quando, in senso ristretto, esisteva soltanto la discendenza dei vecchi uomini solari, tutti questi uomini, per virtù dell’antica chiaroveggenza, continuarono ad avere ancora uno stato di coscienza del tutto speciale.

 

L’uomo aveva allora memoria non solo di quanto egli stesso sperimentava a partire dalla sua nascita, oppure, come è il caso oggi, a partire da un tempo posteriore alla nascita, ma ricordava anche tutto ciò che avevano sperimentato suo padre, suo nonno e così via. La memoria risaliva fino agli antenati, a tutti quelli cui era imparentato col sangue. Ciò dipendeva dal fatto che, sotto un certo riguardo, tutti coloro che erano consanguinei e discendenti degli uomini che erano sopravvissuti durante la crisi lunare, erano protetti dalle forze solari. Esse avevano fatto sorgere il sentimento dell’io, e lo sostenevano attraverso l’intera linea del sangue.

 

Il genere umano aumentò poi di numero, e le anime che si erano ritirate nello spazio cosmico ritornarono sulla Terra. Ma le anime, nelle quali le forze solari erano abbastanza forti, continuarono sempre a sentire quelle forze solari, anche dopo la loro discesa sulla terra e malgrado si fossero imparentate con sfere ben diverse dal Sole.

Sopravvenne però un’epoca in cui le anime, le più lontane discendenti dalle prime, persero quel nesso, e con esso la memoria comune con gli antenati.

 

Quanto più il genere umano andava moltiplicandosi, tanto più andava perdendosi quella viva coscienza che era legata alla consanguineità. Andò perduta precisamente per il fatto che le forze luciferiche, agenti sul corpo astrale, si contrapponevano alle forze che guidavano gli uomini verso il progresso e che avevano inoculato loro l’io. Le forze luciferiche agivano contro tutto ciò che univa gli uomini tra loro; volevano dare all’uomo la libertà, l’autocoscienza.

 

Effettivamente gli uomini più antichi, dopo la scissione lunare, dicevano «io» non soltanto a ciò che essi stessi sperimentavano, ma anche a tutto ciò che avevano sperimentato i loro antenati; sentivano l’essere solare collettivo che agiva nel sangue.

E anche quando quello era già estinto, le anime che per esempio erano discese da Marte sentivano il legame che le univa allo spirito protettore di Marte.

I discendenti di coloro che erano venuti da Marte, appunto perché erano reclutati fra le anime di Marte, sentivano la protezione emanata dallo spirito di Marte.

Gli spiriti luciferici diressero il loro attacco contro questo sentimento dei gruppi nei quali dominava l’amore.

Di fronte all’io collettivo che si esprimeva in quei gruppi, essi seppero coltivare l’io individuale dell’uomo.

 

Quanto più risaliamo a tempi antichi, e sempre in maggior misura quanto più risaliamo, tanto più troviamo che la coscienza della comunanza è legata alla consanguineità; quanto più ci avviciniamo ai tempi nostri tanto più questa coscienza è andata perduta, e l’uomo sempre più si sente indipendente; egli sente di dover sviluppare un io individuale di fronte all’io collettivo.

Due regni agiscono così nell’uomo: il regno degli spiriti luciferici e quello delle entità divino-spirituali.

 

Queste ultime conducono l’uomo verso l’uomo, ma attraverso i legami del sangue; le entità luciferiche cercano di dividere, di separare l’uomo dall’uomo. Queste due forze agirono nel corso del periodo atlantico. Esse agivano ancora quando il continente atlantico andò distrutto da grandi catastrofi, e l’Europa, l’Asia e l’Africa da una parte, e dall’altra l’America, assunsero la loro forma attuale.

Esse agiscono ancora nel quinto periodo, fino al nostro tempo.

 

Abbiamo così potuto descrivere cinque periodi terrestri:

il periodo polare, in cui la Terra era ancora unita al Sole;

il periodo iperboreo, in cui la Luna era unita alla Terra;

poi il periodo lemurico;

quindi il periodo atlantico;

ed infine quello post-atlantico, il nostro periodo attuale.

 

Abbiamo visto come siano intervenuti gli spiriti luciferici, e come si siano opposti alle forze divino-spirituali che lavoravano per l’unione degli uomini.

Dobbiamo ora dire che tutto si sarebbe svolto diversamente, se gli spiriti luciferici non fossero intervenuti nell’evoluzione dell’umanità.

 

Durante l’ultimo terzo del periodo atlantico l’antica coscienza chiaroveggente sarebbe stata rimpiazzata da una coscienza oggettiva, ma da una coscienza oggettiva compenetrata di spiritualità.

Invece gli spiriti luciferici condussero l’uomo troppo presto ad assumere un corpo fisico indurito; in tal modo l’uomo potè spingere lo sguardo nel mondo fisico più presto di quanto normalmente avrebbe potuto.

La conseguenza ne fu che l’uomo iniziò l’ultimo terzo del periodo atlantico in uno stato ben diverso da come sarebbe avvenuto, se fosse rimasto unicamente sotto la guida delle forze divino-spirituali.

 

Mentre l’uomo, in quest’ultimo caso, avrebbe percepito un mondo esteriore come interiormente infiammato e spiritualizzato dalle entità superiori, avvenne ora che egli vedeva soltanto il mondo fisico, e che il mondo divino si era allontanato da lui. 

Gli spiriti luciferici si erano mescolati nel suo corpo astrale.

 

Per il fatto che l’uomo si era vincolato al mondo dei sensi si intromisero poi nella sua visione del mondo esterno, nella reazione del suo io con quel mondo, e nel distinguersi del suo io da esso mondo, gli spiriti arimanici di Zarathustra, quelli che possiamo anche chiamare gli spiriti mefistofelici.

L’uomo non ha in sé il suo corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale come li avrebbe se avessero agito soltanto spiriti superiori.

Egli ha accolto nel suo corpo astrale delle entità, che noi indichiamo come luciferiche, le quali lo hanno condotto fuori dal paradiso più presto di quando ne sarebbe dovuto uscire.

La conseguenza dell’azione esercitata dalle entità luciferiche fu che gli spiriti arimanici o mefistofelici si sono introdotti nel suo modo di vedere e gli mostrano il mondo esteriore soltanto dal suo aspetto sensibile, non quale esso è nella sua verità.

Per questo il mondo ebraico, a questi spiriti che ingannano l’uomo con qualcosa di falso, dà il nome di: «mephiztopel» — «mephiz» il corruttore e «topel» il bugiardo. Da questo è derivato «Mefistofele».

È lo stesso spirito denominato anche Arimane.

 

Come ha agito Arimane nell’uomo, in contrapposizione a Lucifero?

Lucifero ha fatto sì che le forze del corpo astrale diventassero peggiori di quanto altrimenti sarebbero divenute, e che l’uomo solidificasse in anticipo la sua materia fisica.

Per tale fatto l’uomo ha però acquistato la sua libertà; libertà alla quale altrimenti non sarebbe arrivato.

Gli spiriti mefistofelici fecero in modo che l’uomo non vedesse la base spirituale del mondo, ma che gli balenasse dinanzi una illusione del mondo.

Mefistofele ha portato l’uomo a credere che il mondo esteriore abbia un’esistenza solo materiale, e che non vi sia l’elemento spirituale dietro ad ogni manifestazione materiale.

 

La scena che Goethe ha ritratto così mirabilmente nel suo Faust, si è sempre svolta in tutta l’umanità. In essa vediamo da un lato Faust che cerca la via dei mondi spirituali, dall’altro Mefistofele che gli indica quei mondi spirituali come un nulla, perché egli ha interesse a presentargli il mondo dei sensi come il tutto. Faust gli oppone quello che ogni occultista direbbe in un caso simile: «Nel tuo nulla, spero di trovare il tutto!».

Soltanto quando si sa che in ogni più piccola particella di materia vi è lo spirito, e che la rappresentazione della materia è menzogna, quando si riconosce che nel mondo Mefistofele è lo spirito che corrompe le nostre rappresentazioni, allora soltanto il mondo esteriore ci appare in una giusta rappresentazione.

 

Che cosa occorreva all’umanità per farla progredire, per non lasciarla sprofondare nel destino che le era stato preparato da Lucifero e da Arimane?

Già durante l’epoca atlantica fu necessario provvedere a che l’influenza esercitata dagli spiriti luciferici non diventasse troppo grande. Già negli antichi tempi atlantici vi erano degli uomini i quali lavoravano su di sé perché l’influsso luciferico non potesse diventare troppo grande nel loro corpo astrale; badavano a tutto ciò che proveniva da Lucifero, e ricercavano nella loro anima le passioni, gli impulsi e gli istinti di origine luciferica.

 

Che cosa avvenne per il fatto di aver sradicato le qualità provenienti da Lucifero?

Essi poterono in tal modo riconquistare la possibilità di vedere nel suo vero aspetto ciò che l’uomo avrebbe veduto se non avesse subito l’influsso degli spiriti luciferici, e più tardi anche degli spiriti arimanici. Per mezzo di un modo puro di vita e di un’attenta autoconoscenza alcuni uomini, durante il periodo atlantico, tentarono di espellere da sé l’influenza di Lucifero.

Grazie a questo fu loro possibile, in quegli antichi tempi in cui ancora esistevano i resti dell’antica chiaroveggenza, di guardare nel mondo spirituale, e di vedere cose più elevate di quelle a cui potevano giungere gli sguardi degli altri uomini che avevano indurito in loro la materia fisica sotto l’influsso di Lucifero.

Questi uomini, che con una severa autoconoscenza estirparono in loro l’influsso luciferico, divennero le guide del periodo atlantico; possiamo anche dire che divennero gli iniziati atlantici.

 

Effettivamente che cosa aveva fatto Lucifero?

Lucifero aveva diretto il suo attacco soprattutto contro ciò che teneva gli uomini uniti, contro ciò che nell’amore è connesso al sangue. Questi uomini seppero lottare contro l’influenza di Lucifero; in tal modo arrivarono a poter vedere in ispirito quei legami e a dirsi: «Ciò che fa progredire gli uomini non si trova nella divisione e nell’isolamento, ma in quello che li unisce».

  Questi uomini cercarono di ripristinare le antichissime condizioni, quando il mondo spirituale superiore non era ancora insidiato dal potere di Lucifero. Essi si sforzavano di distruggere l’elemento personale; volevano uccidere ciò che dà un io personale, e guardare ai tempi antichi in cui la consanguineità parlava ancora con forza tale che il discendente poteva risalire col sentimento del suo io fino al primo antenato, in cui il primo avo, morto già da lungo tempo, veniva ancora venerato come santo. Le guide del periodo atlantico volevano ricondurre l’uomo verso quei tempi dell’antichissima comunanza umana.

Durante tutta l’evoluzione vi furono siffatte guide dell’umanità che sempre ricomparivano e dicevano:   «Cercate di non soccombere alle influenze che vogliono cacciarvi nell’io personale, cercate di riconoscere quello che ha tenuto gli uomini uniti nel passato, e allora troverete la via che conduce allo spirito divino!».

In sostanza questa disposizione dell’anima si è mantenuta più pura presso l’antico popolo ebraico.

 

Cerchiamo di comprendere giustamente ciò che predicavano le guide dell’antico popolo ebraico.

Si presentavano dinanzi al loro popolo e dicevano: «Voi siete arrivati al punto che ognuno di voi afferma il proprio io personale, che ognuno cerca la propria essenza soltanto in se medesimo. Ma voi favorite l’evoluzione se uccidete l’io individuale, e vi servite di tutte le forze che vi conducono alla coscienza di discendere ed essere tutti legati ad Abramo, di essere tutti membri del grande organismo che risale fino ad Abramo.

Quando vi viene detto: ‘Io e il padre Abramo siamo uno’ e lo accogliete in voi eliminando ogni elemento personale, allora avete la giusta coscienza che vi conduce al divino, perché la via che conduce al divino passa attraverso il primo antenato».

Il popolo ebraico aveva conservato più a lungo l’idea centrale delle guide dell’umanità che avevano lottato contro l’influsso luciferico.

Gli uomini non avevano però la missione di uccidere l’io, ma quella di elaborarlo e di coltivarlo.

Gli antichi iniziati non potevano obiettare all’io individuale se non che bisognava risalire al di là degli antenati, per giungere agli antichi Dèi.

Quando si verificò sulla terra il grande impulso che abbiamo caratterizzato ieri, l’impulso del Cristo, allora per la prima volta risuonò chiaro e comprensibile un nuovo messaggio; potè risuonare chiaro e preciso proprio presso il popolo ebreo, perché esso aveva conservato più a lungo ciò che potremmo chiamare una eco degli antichi iniziati atlantici.

 

Cristo trasformò il messaggio degli antichi iniziati  e disse che vi è una possibilità che l’uomo possa coltivare la propria personalità, che egli non segua unicamente i legami fisici del sangue, ma che possa guardare nel proprio io per cercarvi l’elemento divino e per trovarlo.

In ciò che abbiamo chiamato l’impulso del Cristo risiede la forza, se ci uniamo ad essa, che ci dà la possibilità di stabilire un fraterno legame spirituale fra uomo e uomo, malgrado l’individualità dell’io.

La forza del Cristo era dunque diversa da quella che dominava nell’ambiente nel quale Egli si trovava posto e dove si diceva: «Io e il padre Abramo siamo uno. Questo devo sapere, se voglio ritrovare la via verso il divino.»

 

Il Cristo invece diceva: «Vi è un altro Padre, e per Suo mezzo l’io ritrova la via che conduce al divino, perché l’io, ovvero l’io-sono e il divino, sono uno! Vi è un elemento eterno che puoi trovare se rimani in te stesso».

Il Cristo potè quindi indicare la forza, che egli voleva comunicare agli uomini con le parole del Vangelo di Giovanni: «Prima che Abramo fosse, vi era l’io-sono!»

E «l’io sono» altro non era che il nome che il Cristo dava a se stesso.

 

Se l’uomo accende in sé la coscienza: «In me vive qualcosa che esisteva molto prima di Abramo; non occorre che io risalga fino ad Abramo, in me stesso trovo lo spirito divino del Padre», allora egli può trasformare in bene ciò che Lucifero ha portato per favorire e coltivare l’io, ciò che è diventato un ostacolo per l’umanità.

Questa è l’azione del Cristo: trasformare in bene l’influsso di Lucifero.

 

Supponiamo che avessero esercitato la loro attività soltanto le entità superiori divino-spirituali, quelle che legavano l’amore soltanto con i legami del sangue, e che pretendevano dall’uomo sempre e unicamente di risalire attraverso tutte le generazioni se voleva trovare la via alla Divinità.

Allora gli uomini, privi della loro piena coscienza, sarebbero stati condotti ad una forma di comunanza umana, e non avrebbero mai conseguito il sentimento completo della loro libertà e della loro indipendenza.

Queste invece ( libertà e indipendenza ) gli spiriti luciferici hanno inoculato nel corpo astrale dell’uomo, prima della venuta del Cristo. Essi hanno separato gli uomini, hanno voluto renderli singolarmente indipendenti.

 

Il Cristo ha però trasformato in bene ciò che di necessità sarebbe avvenuto, se l’influsso luciferico fosse stato spinto all’estremo.

Se l’influsso luciferico fosse andato all’estremo, gli uomini sarebbero caduti nella mancanza di amore.

Lucifero ha dato agli uomini la libertà e l’indipendenza; Cristo ha trasformato questa libertà in amore.

E per mezzo dell’unione nel Cristo gli uomini verranno condotti all’amore spirituale.

 

Da questo punto di vista una luce nuova rischiara l’azione degli spiriti luciferici.

Ci è forse permesso di continuare ad attribuire a trascuratezza ed a pigrizia il fatto che altra volta essi siano rimasti indietro nell’evoluzione?

No, essi sono rimasti indietro per adempire una determinata missione sulla terra: per impedire che gli uomini fossero come incollati assieme soltanto a mezzo di legami naturali; essi dovevano anche preparare la strada verso il Cristo.

 

Sulla Luna, in certo qual modo, essi si sono detti voler rinunziare alla mèta dell’evoluzione lunare, per poter agire sulla Terra nel senso del progresso dell’evoluzione.

Questo è un esempio di come ciò che apparentemente è cattivo, che sembra un errore, viene spesso trasmutato in un bene per l’intero assieme dell’universo.

Perché il Cristo potesse intervenire al momento giusto nell’evoluzione terrestre, alcune entità lunari dovettero sacrificare la loro missione lunare per preparare la venuta del Cristo.

Da questo vediamo che il ritardo di Lucifero sulla Luna può essere anche considerato come un sacrificio.

 

Così ci avvicineremo sempre più ad una verità che dovrebbe scriversi nell’anima come massima di altissima morale:

« Se nel mondo vedi del male non dire che è appunto del male, qualcosa di imperfetto, ma domanda come puoi giungere alla conoscenza che quel male, per un nesso superiore della saggezza che domina il mondo, venga trasformato in bene. Chiediti come arrivare a dirti che il vedere qualcosa di imperfetto è da attribuirsi al fatto che tu non sei ancora abbastanza evoluto per scorgere la perfezione anche di quell’imperfezione!»

Quando l’uomo vede il male, egli deve guardare nella propria anima e dire:

  «Quando mi si presenta il male, perché non sono io ancora abbastanza evoluto per riconoscere il bene nel male?»