L’importanza primaria del Cristo per l’evoluzione terrestre

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 13.04.1912


 

Sommario: Il ricordo delle attività degli Spiriti della saggezza nelle civiltà paleoindiana, paleopersiana, egizia e greco-latina: il Cristo. La Sua importanza primaria per l’evoluzione terrestre

 

Abbiamo avuto occasione di conoscere nel regno delle piante certi discendenti degli Spiriti della saggezza. Si dovrà tener conto che quei discendenti degli Spiriti della saggezza si sono formati appunto dagli Spiriti della saggezza, a partire dal tempo in cui questi ultimi conferirono dalla propria sostanza all’uomo il suo corpo eterico, come si potrà trovare descritto nei miei libri Dalla cronaca dell’akasha e La scienza occulta. Ciò avvenne quando la Terra si trovava nello stadio dell’antico Sole: allora il corpo eterico umano fu formato dalla sostanza degli Spiriti della saggezza.

 

Da quel tempo però l’antico Sole si evolvette fino a diventare l’antica Luna, e quest’ultima poi divenne la Terra attuale. Già durante lo stadio lunare gli Spiriti della saggezza (che un tempo, durante l’antico Sole, erano stati in grado di conferire all’uomo il suo corpo eterico dalla loro stessa sostanza) erano talmente progrediti da non avere più bisogno di sviluppare direttamente da sé la facoltà di conferire qualcosa all’uomo. Sulla Terra poi essi erano progrediti ad attività più alte.

 

Ora, non solo per i discendenti degli Spiriti del movimento (che abbiamo trovato come io di gruppo per il regno vegetale) è caratteristico che i loro impulsi partano direttamente dal Sole, e non solo dai pianeti: anche dei veri Spiriti della saggezza è proprio il provenire direttamente dal Sole sulla Terra. E come si mostrano gli impulsi provenienti appunto dagli Spiriti della saggezza normalmente evoluti?

Abbiamo veduto che negli spiriti come quello che ispirò il Buddha agisce anzitutto da uno dei pianeti uno Spirito del movimento normalmente evoluto.

 

Ora ci proponiamo di ricercare gli Spiriti della saggezza normalmente evoluti: conformemente allo spirito delle considerazioni precedenti dobbiamo ricercarli sul Sole. Vanno ricercati sul Sole nello stesso senso in cui vanno considerati attivi dai pianeti gli Spiriti del movimento normali, anche se hanno la loro vera dimora sul Sole.

Gli impulsi provenienti dagli Spiriti della saggezza normalmente evoluti vanno invece cercati come provenienti direttamente dal Sole.

 

Qui però ci si imbatte in qualcosa di singolare. Certo, siccome abbiamo a che fare con discendenti degli Spiriti della saggezza, nelle piante possiamo distinguere certe differenziazioni, se si procede con precisione nell’indagine occulta; ma considerando le piante sulla Terra nella loro relazione con gli Spiriti della saggezza sul Sole, i loro movimenti ci appaiono tutti più o meno come congiunzioni verticali fra il Sole e il centro della Terra. Possiamo certo distinguere ciò che nella forma vegetale proviene dagli Spiriti dimoranti nei diversi pianeti, ma ciò che sentiamo come proveniente dagli Spiriti della saggezza confluisce nell’unica direzione verticale.

 

Chiunque conosca i fatti occulti in questo ambito potrà confermare che in questa sfera, se si rivolge lo sguardo al Sole (dove vanno appunto ricercati gli Spiriti della saggezza normali), non si possono più distinguere delle differenziazioni. Qui si sente un’unità: quello che fluisce dagli spiriti normali confluisce in un’unità. Se poi ci chiediamo dove si mostri, nell’attività terrestre, ciò che fluisce da quell’unità degli Spiriti della saggezza dimoranti sul Sole, perveniamo a una sfera ancora più ampia.

 

La sfera di uno spirito qual è quello che ispirò il Buddha, e che dunque è lo Spirito del movimento dimorante su Mercurio, è per l’appunto ancora piccola, in confronto alla sfera assai più ampia che, nel processo del divenire umano, viene diretta dall’entità spirituale della saggezza, sentita come un’unità, che va ricercata nel Sole. Se risaliamo alla civiltà dell’India più antica, vi troviamo i sette santi risci che parlavano di ciò che ognuno di loro aveva da offrire all’umanità, partendo dai propri fondamenti occulti.

 

Essi erano consci di avere conservato ciò che durante sette lunghe epoche di civiltà era stato diretto dagli Spiriti del movimento. Come se sette successive epoche dell’evoluzione terrestre dovessero operare simultaneamente, grazie alla presenza contemporanea di grandi individualità in un unico collegio, così accadde che quelle sette successive attività degli spiriti dei pianeti si manifestassero in ciò che i sette risci avevano da comunicare all’umanità, ognuno da se stesso.

Così facendo, essi non asserivano che quello che dovevano dare fosse la diretta emanazione di uno Spirito del movimento; essi dicevano che era come un ricordo nell’anima di ciascuno di loro, il ricordo di ciò che gli Spiriti del movimento avevano dato nel passato.

 

Infatti gli alti contenuti di saggezza offerti dai santi risci all’umanità terrestre

erano i grandi ricordi delle civiltà atlantiche, configurati però in modo nuovo.

• Al tempo stesso i sette santi risci dicevano però anche

che al di sopra delle civiltà dei successivi periodi, che essi dovevano presentare,

vi è qualcosa d’altro che vive al di là della loro sfera.

 

• Essi chiamavano Vishvakarman quello che stava oltre la loro sfera,

e in tal modo accennavano a qualcosa che abbraccia un ambito terrestre

più ampio di quello dei singoli Spiriti del movimento.

• Come si accenna alle sfere degli Spiriti del tempo, così i santi risci accennavano a cicli di civiltà

che stanno al di sopra delle sfere dei singoli Spiriti del movimento.

 

• Seguì poi la civiltà zaratustriana, e anche Zarathustra accennò

a quello stesso che i santi risci avevano chiamato Vishvakarman:

vi accennò però a suo modo, e lo chiamò Ahura Mazdao.

• Tanto i santi risci, quanto Zarathustra sapevano

che ciò che si intendeva sotto il nome di Vishvakarman rappresenta lo Spirito della saggezza,

il quale fluisce complessivamente sulla Terra,

estendendosi a sfere più ampie della sfera dei singoli Spiriti del movimento.

• Anche Zarathustra insegnava che Ahura Mazdao ha sfere più ampie che gli Spiriti del movimento.

 

• Seguì poi la civiltà egizia la quale, per certe ragioni, ritenne che quell’epoca

non fosse adatta ad innalzare lo sguardo verso lo spirito solare della saggezza

che Zarathustra aveva presagito alla sua maniera.

• Perciò la civiltà egizia rivestì la sua concezione dell’essenza di quello spirito

con la leggenda che esso, quando volle comunicarsi alla Terra, fosse stato subito smembrato.

Osiride che viene smembrato da suo fratello adombra la stessa realtà

alla quale già i santi risci avevano accennato col loro Vishvakarman.

 

• Venne poi il quarto periodo di civiltà postatlantico, quando fu mostrato che di quella realtà alla quale aveva accennato ogni civiltà precedente, a causa di particolari condizioni si sarebbe potuto conseguire proprio in quel tempo una conoscenza diretta; vale a dire che, grazie ad eventi particolari, nel quarto periodo di civiltà postatlantico sarebbe stata offerta a un’entità la possibilità di essere ispirata da quell’essere altissimo.

 

• I sette risci accennarono all’esistenza di quell’essere;

• Zarathustra insegnò che lo sguardo occulto rivolto al Sole vi scorge quell’essere;

• la civiltà egizia proclamò che quell’essere era ancora tanto estraneo alla Terra,

che l’uomo poteva incontrarlo solo dopo la morte;

• il quarto periodo di civiltà potè indicare che si erano create le condizioni dell’evoluzione terrestre

perché un essere umano potesse venire direttamente ispirato

da quello Spirito della saggezza, per la durata di tre anni.

 

Divenne così possibile riconoscere che in effetti

la sfera di quello Spirito solare della saggezza è più ampia della sfera degli Spiriti del movimento,

perché ora essa coinvolge l’intero processo della civiltà sulla Terra.

• Questo significa che ciò che nel linguaggio dei santi risci era stato chiamato Vishvakarman,

in quello di Zarathustra Ahura Mazdao, ciò che nella civiltà egizia si nasconde dietro il nome di Osiride

(se lo si comprende bene) e che nel linguaggio del quarto periodo di civiltà fu chiamato Cristo,

potè gettare la sua luce per tramite dello Spirito solare della saggezza.

 

Proprio come io non ho affermato che tramite il Buddha

abbia gettato la propria luce solamente uno Spirito del movimento,

così ora non affermo che sia soltanto lo Spirito solare della saggezza a gettare la propria, tramite il Cristo.

 

Esso fu per così dire la porta che consentì di gettare lo sguardo occulto

in sfere infinite nelle quali sono presenti gli spiriti delle gerarchie più alte:

fu però lo Spirito solare della saggezza a consentirne l’ingresso.

 

Come il Sole sta ai pianeti, così lo Spirito della saggezza sta agli Spiriti del movimento,

i quali a loro volta si esprimono in spiriti come quello che ispirò il Buddha.

Questo intendeva la Blavatsky, con la sua buona vecchia teoria:

ella non si sognò mai di identificare il Cristo

con uno qualunque, poniamo, degli Spiriti planetari del movimento.

 

Sarebbe un divergere gravemente dal primitivo spirito del movimento teosofico, nel quale furono insegnate tanto grandi, importanti e profonde verità occulte, se si dovesse giungere alla confusione di queste diverse entità; se non si riconoscesse più quello che l’occultismo può insegnare riguardo a spiriti come quelli che culminano nel nome del Buddha, del quale la Blavatsky ha mostrato così chiaramente, con la sua semplice citazione, che esso corrisponde al pianeta Mercurio. Sarebbe una frattura con tutti i primitivi punti di partenza del messaggio teosofico, con questa dottrina che allora era stata rettamente interpretata, e in base alla quale lo spirito Buddha non sarebbe mai stato confuso con lo spirito Cristo.

 

Sarebbe grave il non saper distinguere, in base agli elementi di base della dottrina occulta, gli spiriti che guidano il divenire umano nel corso di epoche successive (come il Buddha) da quello spirito al quale accennarono tutti gli altri (e anche il Buddha stesso), a quello che è lo spirito unitario dell’intera civiltà della Terra, come il Sole è il corpo unitario centrale, relativo all’intero sistema planetario.

Conforme al senso del quarto periodo di civiltà postatlantico, questo spirito unitario deve essere denominato il Cristo.

 

Nell’ambito del sistema solare non si può parlare di due Soli, nel senso ordinario della parola: non si può dire che il Sole che ora copre la costellazione dell’Ariete sia diverso dal Sole che in un altro momento copre la costellazione del Capricorno. Bisogna rendersi ben conto che sempre lo stesso Sole percorre l’intero zodiaco, mentre sono pianeti diversi quelli che a loro volta passano per le costellazioni dello zodiaco.

Allo stesso modo occorre rendersi conto, quando si parla del Cristo, che Egli attraversa le sfere di tutte le civiltà dell’intera evoluzione dell’umanità, come fu riconosciuto da tutte le religioni, là dove ognuna di esse raggiunse il suo apice.

 

Poi lo spirito del Cristo andrà distinto dagli spiriti delle diverse sfere, ognuna delle quali culmina in una sua eccelsa individualità, come ad esempio il buddismo nel suo Buddha. Questo modo di considerare le cose, in questo ambito, ci mostra come si possano scoprire certe realtà spirituali obiettive.

Quando un occultista occidentale deve far rilevare un fatto come questo, non bisognerebbe rimproverargli di sostenere tesi che significano intolleranza nei confronti di sistemi religiosi diversi dal cristianesimo, mentre la teosofia avrebbe il compito di consentire l’esplicarsi di ogni sistema religioso.

 

Chi volesse muovere quel rimprovero dovrebbe ricordare che quello che si vorrebbe esigere dall’occultista occidentale è già stato adempiuto. È forse scaturito dall’occidente l’impulso del Cristo? ha forse dato origine all’impulso del Cristo un qualunque popolo dell’occidente, dalla propria matrice razziale, dal proprio sangue? Niente affatto: l’occidente ha accolto l’impulso del Cristo come un impulso dedicato all’umanità intera, sebbene l’impulso del Cristo fosse estraneo ai popoli dell’occidente, quanto al modo e al luogo della sua comparsa esteriore.

 

Con tale accettazione la civiltà occidentale ha mostrato per prima di essere capace della necessaria rinuncia a quello che le era per natura proprio. L’occidente compì un’importante azione storica, quando si sottrasse alla ispirazione diretta da parte dello Spirito del movimento dimorante su Marte, sostituendolo con l’altro ispiratore, che corrisponde allo Spirito della saggezza dimorante sul Sole.

Non è il caso che proprio per questa ragione da parte di qualche altra istanza religiosa si muova all’occidente l’accusa di intolleranza. Le grandi guide delle altre religioni hanno sempre mostrato di riconoscere lo Spirito della saggezza come superiore agli Spiriti del movimento.

 

Solo quelli che vogliono promuovere sotto un altro nome il proprio Spirito del movimento a una specie di spirito-guida generale, solo quelli che non vogliono compiere il passo dal loro spirito particolare allo spirito solare, possono accusare di intolleranza chi invece ha già dimostrato di avere praticato la tolleranza, compiendo quel passo. Tocca ora ad altri esercitare la tolleranza che l’occidente già praticò, quando sostituì il proprio Spirito del movimento con lo Spirito della saggezza.

Con quell’azione si compì, già in epoca pre-teosofica, un’azione per così dire teosofica: si sono cioè riconosciuti i diritti di ogni singola religione, in quanto al Cristo non viene attribuito un impulso appartenente a un particolare gruppo umano.

 

Per il Cristo si impegna un principio sul quale si impegna anche la teosofìa:

quello di ricercare un impulso che riguardi l’umanità intera,

a differenza delle religioni particolari, come l’impulso del Sole vale per tutti i pianeti.

 

Se questo fatto viene così esposto oggettivamente, la cosa avviene dalle profondità dell’occultismo; se mai qualcuno affermasse che questa esposizione dell’impulso del Cristo nasce da un qualsiasi interesse nazionale, o etnico, dell’occidente, ciò non potrebbe avere origine che dall’ignoranza delle circostanze di fatto, o da una deformazione della realtà.

 

In ogni campo è essenziale affrontare i fatti oggettivi con lealtà e coraggio:

ciò è possibile soltanto se si guarda a fondo nel divenire universale.

Alla fine, tutte le verità occulte ci mostrano come avvenga il divenire universale,

ma occorre avere il coraggio e l’oggettività di mettersi di fronte al divenire universale.

Non è importante che i nomi provengano dall’oriente o dall’occidente,

né che siano portati da questo o da quello spirito personale.

A noi importa conoscere, e riconoscere, quello che nel mondo opera,

e la scienza dello spirito ci conduce a scorgere, a vedere appunto quello che opera nel mondo.

 

In fondo, nel campo scientifico-spirituale il nostro compito è di trovare che ciò che è vero risulta facilitato, vorrei dire, già dal semplice istinto. Non dobbiamo aspirare a sempre nuove impressioni ed emozioni, ma piuttosto cercar di comprendere quanto sta racchiuso nei primi impulsi del movimento teosofico.

Nella identificazione del Buddha con il pianeta Mercurio, fatta dalla Blavatsky, fu espressa una grande verità: la si riconoscerà tanto meglio, quanto meglio si comprenderà nell’ambito occulto il rapporto fra il Buddha e il Cristo, proprio come si conoscono meglio le condizioni cosmiche, se si conoscono i rapporti del pianeta Mercurio con la stella fissa che è il nostro Sole.

 

Non si riesce a sconvolgere le realtà a furia di preconcetti umani!

Soltanto una conoscenza oggettiva dei fatti avrà effetti salutari nel divenire della civiltà.

 

Ho voluto far seguire queste considerazioni a quanto oggi ho esposto circa le entità spirituali operanti nei pianeti e nel Sole, perché questi spiriti estendono la loro attività fin sulla Terra.

In genere non si ha alcuna idea di quanto profonde siano le radici occulte di molti fatti che debbono essere insegnati in conferenze pubbliche. Quanto profondo è ad esempio il rapporto fra le successive sfere di civiltà, quale si può esporre oggi: di quelle epoche, una delle quali culmina nel Buddha, e un’altra nel Cristo (come lo chiamò il quarto periodo di civiltà, ma si possono dargli anche altri nomi).

 

Solo dalle profondità dell’occultismo è possibile insegnare in quali modi esse si distinguano l’una dall’altra. L’occultismo ci attesta però anche che, se rettamente interpretati, il cosmo ci offre da ogni lato i segni di ciò che si iscrive così profondamente nei nostri cuori.

Se impariamo dunque a conoscere la «scrittura» sparsa nell’universo, negli astri e nella loro disposizione, nei loro movimenti, allora dal cosmo ci parla la verità che, con l’amore e il senso di profonda devozione, porta avanti di epoca in epoca lo sviluppo dell’umanità.