L’impulso del Cristo nel post-mortem

O.O. 153 – Natura interiore dell’uomo e vita fra morte e nuova nascita – 14.04.1914


 

Molto tempo prima di discendere nella vita terrena, ci si è costruiti nel mondo spirituale un archetipo spirituale eterico che porta in sé le forze, si potrebbero chiamare spirituali-magnetiche, che ci attirano verso una coppia di genitori; di essa si sente che ci offre le caratteristiche ereditarie per poter entrare in una nuova vita terrena.

 

Ho già detto che il momento normale per incarnarsi è quello in cui si ha il senso di unirsi col frutto della nostra ultima vita terrena che si era allontanato. L’uomo non arriva però sempre fino a quel momento. La nostra vita si svolge allora in modo che, se arriviamo a quel momento, sentiamo integralmente il rapporto fra il corporeo e lo spirituale.

 

Però l’uomo non sempre vi arriva, ma penetra prima nell’esistenza.

La maggior parte degli uomini sono parti spirituali prematuri;

soltanto più tardi si verifica un pareggio, e abbiamo cioè delle esperienze mediante le quali

ci ricongiungiamo in completa armonia con i frutti delle nostre precedenti vite terrene.

 

Vi è però qualcosa di somma importanza;

ieri ne ho parlato dicendo che quando è massima la nostra nostalgia del mondo esteriore,

perché siamo giunti al colmo della solitudine,

allora lo spirito, che veramente domina, fluttua e vive soltanto nei mondi spirituali,

ci si avvicina e trasforma la nostra nostalgia in una specie di luce animica.

 

Fino a questo momento dobbiamo conservare il rapporto col nostro io.

Dobbiamo in certo qual modo conservare il ricordo che sulla Terra eravamo quel determinato io.

Dobbiamo conservarlo come ricordo.

La possibilità di farlo nell’attuale ciclo del nostro tempo dipende dal fatto

che il Cristo ha portato entro l’aura della Terra la forza

che altrimenti non potrebbe essere portata dalla vita terrena,

la forza che ci rende atti a conservare il ricordo fino all’ora della mezzanotte.

 

• Ci sarebbe una lacerazione, direi quasi uno strappo,

che renderebbe la nostra esistenza disarmonica a metà fra morte e nuova nascita,

se l’impulso del Cristo non fluisse nel mondo terreno.

 

Molto prima dell’ora della mezzanotte

noi ci dimenticheremmo di essere stati un io nell’ultima vita;

sentiremmo il rapporto col mondo spirituale, ma dimenticheremmo noi stessi.

 

Questo non succede per il fatto che sulla Terra il nostro io si sviluppa con tale forza

che arriviamo sempre più alla coscienza dell’io, ed è diventato necessario dal mistero del Golgota in poi.

 

• Mentre sulla Terra arriviamo sempre più alla nostra coscienza dell’io,

consumiamo le forze di cui abbiamo bisogno dopo la morte,

affinché fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza veramente non ci si dimentichi di noi stessi.

Per poter conservare questo ricordo dobbiamo morire nel Cristo.

• Perciò dovette esservi l’impulso del Cristo:

fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza esso ci conserva la possibilità di non dimenticare il nostro io.

 

• Quando all’ora della mezzanotte dell’esistenza lo spirito ci si avvicina,

abbiamo conservato il ricordo del nostro io.

Se lo portiamo con noi fino all’ora della mezzanotte dell’esistenza,

fino a quando lo Spirito Santo si avvicina a noi e ci dà la visione retrospettiva

e il nesso col nostro mondo interiore e anche col mondo esteriore, se abbiamo conservato questo nesso,

allora lo spirito può condurci fino alla nostra reincarnazione;

noi la realizziamo allora costruendo il nostro archetipo nel mondo spirituale.

 

Le cose in realtà non si svolgono in modo che si debba fare solamente lo stretto necessario; come il pendolo non sta fermo, ma oscilla in una direzione per poi oscillare nuovamente nell’altra, come è giusto che sia così, così pure accade nella vita spirituale.

 

L’impulso del Cristo non ci provvede soltanto

della forza strettamente necessaria per raggiungere il momento della congiunzione,

ma in date circostanze ce ne dà tanta che, se anche lo spirito non si avvicinasse a noi,

l’impulso del Cristo potrebbe farci superare la mezzanotte.

• Indubbiamente col solo ricordo non potremmo trovare la congiunzione,

ma l’impulso del Cristo ci farebbe superare la mezzanotte cosmica.

 

Ciò ha grande importanza;

accogliere dal Cristo un impulso che fa superare la mezzanotte cosmica,

sarà per l’uomo sempre più necessario mentre egli si sviluppa verso l’avvenire.

 

Già ora è necessario che l’uomo, durante la sua vita terrena,

non impari intorno al Cristo soltanto lo stretto necessario,

ma è essenziale che l’impulso del Cristo si insedi nella sua anima come impulso potente,

in modo da potergli ancora far superare l’ora della mezzanotte dell’esistenza.

 

In tal modo l’impulso dello spirito si rinforza per mezzo dell’impulso del Cristo;

portiamo allora in noi l’impulso dello spirito, attraverso la seconda metà della vita fra morte e rinascita,

con maggior forza di quanto altrimenti non faremmo se non ci fosse l’impulso del Cristo.

Ciò che ce ne rimane rafforza l’impulso dello spirito.

Altrimenti lo spirito servirebbe soltanto a se stesso, e terminerebbe la sua azione col nostro nascere.

 

In quanto ci compenetriamo con l’impulso del Cristo,

questo rinforza l’impulso dello Spirito Santo.

 

In tal modo può venire anche introdotto nella nostra anima un impulso dello spirito tale

che più tardi, quando penetriamo nell’incarnazione terrestre,

sia una forza che noi non consumiamo nell’incarnazione terrestre stessa

come le altre forze che portiamo con noi attraverso la nascita.

 

Ho insistito sul fatto che noi trasformiamo nella nostra organizzazione interiore

le forze che portiamo con noi dal mondo spirituale.

• Quanto però in tal modo riceviamo come un di più, come un sovrappiù,

quando l’impulso del Cristo rafforza l’impulso dello spirito, noi allora lo portiamo nell’esistenza,

e non occorre che venga trasformato durante l’esperienza terrena.

 

Sempre più per l’evoluzione avvenire della Terra saranno necessari uomini

che, nascendo, portino nella vita terrena qualcosa

 della compenetrazione dell’impulso del Cristo e dell’impulso dello spirito.

 

Lo spirito deve esercitare un’azione più forte, affinché non agisca soltanto fino alla nascita,

ma affinché venga trasformato tutto quanto concerne la vita spirituale;

così non ci rimarrà soltanto il briciolo di coscienza che ci trasmette la conoscenza

sia del nostro ambiente fisico, sia di ciò che può cogliere l’intelligenza legata al cervello.

 

Se, in quanto uomini che si evolvono verso l’avvenire,

non portassimo a poco a poco con noi un sovrappiù di spirito accumulato nel modo descritto,

allora sempre più l’umanità giungerebbe

a non aver più sentore, durante la vita terrena, dell’esistenza dello spirito;

allora durante la vita terrena dominerebbe soltanto lo spirito non spirituale: Arimane;

gli uomini potrebbero soltanto conoscere il mondo sensibile fisico che si percepisce con i sensi

e ciò che si può comprendere con l’intelligenza legata al cervello.

 

Tutte queste cose però, con l’ulteriore evoluzione degli uomini, possono trasformarsi e svilupparsi,

proprio oggi che l’umanità si trova di fronte al pericolo di perdere lo Spirito Santo. Ma non lo perderà.

 

La scienza dello spirito veglierà perché l’umanità non perda questo spirito, lo spirito che si avvicina all’anima nell’ora della mezzanotte dell’esistenza, per destare in lei la nostalgia di contemplare se stessa nel passato, in tutto il suo valore.

No, la scienza dello spirito sempre più dovrà parlare dell’impulso del Cristo e con sempre maggior profondità; lo spirito penetrerà così sempre più attraverso la nascita, anche nell’esistenza fisica di un numero sempre maggiore di uomini, e nell’esistenza fisica vi saranno sempre più uomini che sentono: ho certo in me forze che devono essere trasformate in forze organizzatrici; ma qualcosa risplende nella mia anima che non ha bisogno di essere trasformato; dello spirito che vale soltanto per i mondi spirituali ho portato con me qualcosa nel mondo fisico, sebbene io viva nel corpo.

 

Sarà lo spirito a far giungere gli uomini a vedere ciò di cui parla Teodora nella Porta dell’iniziazione.

Gli uomini vedranno la figura eterica del Cristo.

La forza dello spirito, che penetra in tal modo nei corpi,

conferirà agli uomini l’occhio spirituale atto a vedere i mondi spirituali e a comprenderli.

Prima bisognerà comprenderli, poi si comincerà a vederli con comprensione.

 

La veggenza verrà perché lo spirito afferra le anime in modo che esse lo facciano entrare nei loro corpi;

lo spirito risplenderà anche nelle loro incarnazioni terrene: prima in pochi, poi in molti.

• Possiamo dire che mediante lo spirito, mediante lo Spirito Santo,

noi verremo destati nella grande ora della mezzanotte dell’esistenza.

 

D’altra parte dobbiamo anche dire,

guardando a quel che lo spirito compie nell’evoluzione terrestre per l’avvenire:

anche nel corpo fìsico la parte migliore dell’anima, quella che ci darà la visione dei mondi spirituali,

verrà sempre più risvegliata dallo Spirito Santo.

 

Risvegliato dallo Spirito Santo nell’ora della mezzanotte dell’esistenza,

l’uomo verrà anche risvegliato dallo spirito quando vivrà nel suo corpo fìsico,

quando s’incarnerà nell’esistenza fìsica.

• Egli si desterà interiormente, in quanto lo spirito lo desterà dal sonno in cui altrimenti sarebbe imprigionato

dalla mera percezione del mondo sensibile e dall’intelletto che è collegato al cervello.

• Gli uomini dormirebbero sempre, con la sola percezione dei sensi e con l’intelletto collegato al cervello.

 

Ma in questo sonno che altrimenti,

s’impadronirebbe in futuro sempre più dell’umanità avvolgendola nelle sue tenebre,

in questo sonno dell’uomo lo spirito risplenderà anche durante l’esistenza fisica.

 

Mentre la vita spirituale va morendo,

mentre la vita spirituale va oscurandosi per l’affermarsi della percezione sensoria e della sfera intellettuale,

le anime umane verranno risvegliate sul piano fìsico, anche nell’esistenza fìsica, grazie allo Spirito Santo.

 

Per spiritum sanctum reviviscìmus.