L’impulso del Cristo operante nel seno dell’umanità durante «tre giorni cosmici»

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 30.05.1908


 

Perché l’umanità si potesse congiungere durante l’età postatlantica con l’io superiore,

fu necessario che un aiuto fosse offerto all’evoluzione umana.

Per ogni tappa da raggiungere è necessaria una certa preparazione;

se da un ragazzo si vuole ottenere qualcosa all’età di quindici anni, bisogna pur cominciare già molto prima.

Ogni specie di evoluzione deve preparare in anticipo i propri impulsi.

 

Perciò dovette venir preparato lentamente quanto dovrà avvenire in seno all’umanità nel sesto periodo.

Da fuori doveva giungere la potenza e la forza

per conseguire ciò che è previsto per il sesto periodo di civiltà.

 

La prima preparazione agì ancora completamente da fuori, dallo spirituale, senza discendere entro il mondo fisico. Essa ci viene mostrata nella grande missione del popolo ebraico. Quando Mosè, l’iniziato nei misteri egiziani, ricevette dalle potenze spirituali che dirigono il mondo la missione che abbiamo potuto caratterizzare con le parole: «Quando esporrai loro la mia legge, dì loro che il mio nome è l”‘Io-sono” », la sua missione aveva questo significato: « Preparali, accennando al Dio senza forma, al Dio invisibile.

 

Insegna loro che mentre il Dio-Padre agisce ancora nel sangue, per quelli che possono comprendere già vien preparato l”‘Io-sono“, che dovrà poi un giorno scendere fin giù sul piano fisico ». Questa preparazione venne predisposta entro il terzo periodo di civiltà.

 

Vediamo così scaturire dal popolo ebraico la missione di trasmettere all’umanità quel Dio che poi dovrà discendere più giù, fin nella carne. Dapprima venne dunque annunciato, e più tardi apparve nella carne, visibile all’occhio esteriore. Così si esprime correttamente ciò che venne preparato da Mosè.

 

Teniamo ben fermi questi due punti dell’evoluzione: l’annuncio spirituale dato da Mosè e l’avverarsi della profezia con la venuta del Cristo, del Messia annunciato. Dal tempo compreso fra quei due eventi, tempo che potremmo considerare come un primo capitolo della storia del cristianesimo, scaturisce per l’evoluzione umana l’impulso reale all’unità e alla fraternità che dovranno instaurarsi nel sesto periodo di civiltà. È come se una forza venisse immessa in un substrato e continuasse ad operare, perché a suo tempo ne maturino i frutti.

 

Così quella forza continuò ad agire fino ai giorni nostri, fino a questo tempo in cui l’uomo è completamente disceso entro la materia, con le sue forze intellettuali e spirituali. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto: « Perché il cristianesimo dovette nascere proprio immediatamente prima di questa età più profondamente materialistica? ».

 

Immaginate che l’umanità fosse entrata in quest’età materialistica senza il cristianesimo: in quel caso, le sarebbe riuscito impossibile di trovare l’impulso alla riascesa. Immaginate come inesistente l’impulso che il Cristo ha piantato in seno all’umanità: questa dovrebbe allora tutta quanta decadere, congiungendosi in eterno con la materia; per dirla in linguaggio occultistico, verrebbe «afferrata dal peso della materia» e scagliata fuori della sua linea evolutiva.

 

Dobbiamo pertanto tener presente che nell’età post-atlantica l’umanità si sprofondò un buon tratto nella materia;

e che prima che fosse raggiunto il gradino più basso,

giunse l’altro impulso, che la risolleverà nella direzione opposta.

È questo l’impulso del Cristo.

 

Se l’impulso del Cristo avesse operato prima, l’umanità non sarebbe neppure passata attraverso la propria esperienza materiale. Se ad esempio quell’impulso avesse agito durante il periodo paleo-indiano, l’umanità sarebbe stata senza dubbio compenetrata dall’elemento spirituale del cristianesimo; ma d’altra parte essa non sarebbe mai scesa tanto a fondo nella sfera materiale da poter produrre tutto ciò che oggi chiamiamo civiltà fisica esteriore. Può sembrare ben strana l’affermazione che senza il cristianesimo non ci sarebbero le ferrovie, i piroscafi, ecc.; ma per chi riconosca i nessi fra le cose è proprio così! Questi strumenti della civiltà non avrebbero mai potuto venir prodotti dall’antica civiltà indiana. Esiste un nesso segreto fra il cristianesimo e tutto ciò che oggi costituisce il cosiddetto orgoglio dell’umanità.

 

Per il fatto che il cristianesimo attese fino al momento giusto, esso rese possibile la civiltà esteriore;

e per il fatto di essere sorto al momento giusto,

diede la possibilità a coloro che si congiungono col principio del Cristo di risollevarsi dalla materia.

Ma siccome il cristianesimo è stato accolto senza venir compreso, è andato incontro a una grave materializzazione.

È stato talmente frainteso, da venir esso stesso interpretato materialisticamente.

 

• Perciò il cristianesimo ha assunto un aspetto malamente deformato in senso materialistico,

nel tempo che va dalla sua origine fino ai giorni nostri,

tempo che possiamo considerare come un secondo periodo della storia del cristianesimo.

 

Per esempio, invece di comprendere l’idea spirituale superiore dell’eucaristia, questa venne materializzata, concepita come una grossolana trasformazione di sostanza.

E si potrebbero moltiplicare a piacimento gli esempi del fatto che il cristianesimo non è stato inteso come fenomeno spirituale.

 

Adesso siamo giunti all’incirca al punto in cui questa seconda epoca viene a finire,

e in cui l’umanità deve riallacciarsi necessariamente al cristianesimo spirituale,

a ciò ch’esso dovrebbe essere in verità, per ricavarne il vero contenuto spirituale.

• Questo avverrà mediante l’approfondimento antroposofico del cristianesimo.

• Applicando al cristianesimo la scienza dello spirito,

noi seguiamo la necessità storica di preparare il terzo periodo cristiano,

che condurrà verso la penetrazione del sé spirituale, nel sesto periodo di civiltà.

Questo sarà per così dire il terzo capitolo.

 

Il primo capitolo è costituito

dal tempo dell’annuncio profetico del cristianesimo e della comparsa del Cristo Gesù e poco più oltre.

Il secondo capitolo

è quello della più profonda discesa dello spirito umano nella materia e della materializzazione del cristianesimo stesso.

Il terzo capitolo

dovrà essere rappresentato dalla comprensione spirituale del cristianesimo,mediante l’approfondimento antroposofico.

 

II fatto che un testo quale è il vangelo di Giovanni non sia stato compreso fino ai nostri giorni, è in stretto connesso con tutta l’evoluzione materialistica. Una civiltà materialistica, com’è quella che venne formandosi a poco a poco, non poteva comprendere appieno il vangelo di Giovanni. La civiltà spirituale, che deve avere inizio con il movimento antroposofico, comprenderà proprio quel documento nella sua realtà spirituale, preparando in tal modo il passaggio al sesto periodo di civiltà.

 

Per chi consegua un’iniziazione cristiana o rosicruciana – anzi, per chiunque consegua un’iniziazione –

si verifica un fenomeno del tutto speciale.

Tutto quanto avviene, acquista per lui un duplice significato:

• uno è quello che vale sul piano fisico esteriore;

• l’altro è quello per cui le cose che avvengono nel mondo fisico

assumono il valore di indizi di grandi e profondi eventi spirituali.

Comprenderete quindi se adesso cercherò di descrivere un poco

l’impressione riportata, in una certa occasione, da colui che scrisse il vangelo di Giovanni.

 

Nel corso della vita del Cristo Gesù ebbe luogo un particolare avvenimento, il quale si compì sul piano fisico. Colui che espone nel senso del vangelo di Giovanni, lo descrive però da iniziato. Perciò quell’avvenimento rappresenta per lui, al tempo stesso, le percezioni e le esperienze che si fanno durante l’atto dell’iniziazione.

 

Raffiguratevi ora il finale dell’atto d’iniziazione.

Il candidato all’iniziazione si trovava in uno stato di sonno letargico per la durata di tre periodi e mezzo di tempo,

che nell’antichità venivano rappresentati, come abbiamo già ricordato, da tre giorni e mezzo.

Ogni giorno l’iniziando sperimentava aspetti diversi dei mondi spirituali.

Il primo giorno aveva certe esperienze determinate che gli si rivelavano come eventi del mondo spirituale,

il secondo altre esperienze, e il terzo altre ancora.

 

Ora, a colui del quale si parla nel passo evangelico in questione, si rivelò ciò che sempre, in quelle circostanze, si rivela alla veggenza spirituale: cioè il futuro dell’umanità. Se si conoscono gli impulsi del futuro, riesce possibile inocularli all’epoca presente e in tal modo contribuire a guidare il presente verso l’avvenire.

 

Immaginatevi il veggente di quei tempi;

• egli sperimentava il significato spirituale del primo di quei « capitoli » di cui abbiamo parlato poco fa:

da quando risuona il messaggio: « Di’ al tuo popolo: Io sono l’Io-sono », fino alla discesa del Messia.

• Come secondo capitolo, egli viveva la discesa del Cristo nella materia.

• E come terzo capitolo, sperimentava il modo come l’umanità

viene gradualmente preparata ad accogliere lo spirito, ovvero il sé spirituale (manas), nel sesto periodo di civiltà.

E tutte queste esperienze si svolgevano in una preveggenza astrale.

Egli sperimentò allora le nozze fra l’umanità e lo spirito.

 

È questa un’esperienza importante che l’umanità però potrà avverare esteriormente solo per il fatto che il Cristo è penetrato nel tempo, nella storia. Prima l’umanità non viveva in una fraternità siffatta, prodotta dallo spirito dischiuso nell’intimo, e in cui regna pace fra uomo e uomo. Prima esisteva solo l’amore predisposto materialmente dalla consanguineità. Questo amore si evolve a poco a poco verso l’amore spirituale e l’amore spirituale discende dall’alto.

 

Come risultato del terzo capitolo dell’iniziazione, possiamo quindi enunciare:

l’umanità celebra le proprie nozze con il sé spirituale, o manas.

Questo potrà avverarsi solo quando i tempi saranno maturi per la piena realizzazione dell’impulso del Cristo.

Finché questo non sarà, vale ancora il rapporto fondato sulla consanguineità: l’amore non è ancora spirituale.

 

Ovunque negli antichi documenti siano menzionati dei numeri, è in giuoco il mistero del numero. Quando leggiamo: « E il terzo giorno v’erano nozze a Cana in Galilea… », ogni iniziato sa che a questo « terzo » giorno va attribuito un significato particolare. Di che cosa si tratta? Con quelle parole, l’autore del vangelo di Giovanni accenna al fatto che non si tratta solo di un’esperienza reale, ma anche di una grande, poderosa profezia.

 

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Quelle nozze significano il grande sposalizio dell’umanità che si rivela al terzo giorno dell’iniziazione.

 

• Il primo giorno si mostrava ciò che si svolge nel primo di quei tre periodi,

nel passaggio fra il terzo e il quarto periodo di civiltà;

• il secondo giorno, ciò che avviene fra il quarto e il quinto periodo;

• e il terzo giorno ciò che avverrà quando l’umanità passerà dal quinto al sesto periodo.

 

Questi sono i tre giorni dell’iniziazione (v. figura).

E per poter agire pienamente, l’impulso del Cristo dovrà attendere fino al terzo di questi periodi.

Prima non può operare.

 

Nel vangelo di Giovanni si allude a una particolare relazione fra « me e te »: è di questa che si tratta,

la dove le traduzioni correnti recano le assurde parole: « Che ho io da fare con te, o donna? »

Quando la madre esorta il Cristo a compiere il segno egli replica:

• «Il mio tempo non è ancora giunto » per agire in occasione di nozze, cioè per ravvicinare gli uomini fra loro.

Quel tempo ha ancora da venire: per adesso, continua ad operare il principio fondato sui legami del sangue;

ed ecco il perché dell’accenno ai rapporti fra madre e figlio, in occasione di quelle nozze.

 

Considerando a questo modo quel documento, tutto ciò ch’è esteriormente reale si delinea sopra uno sfondo spirituale pieno di significato. Guardiamo nei più profondi abissi, della vita spirituale, se ci rendiamo ragione di quanto ha donato all’umanità un iniziato come l’autore di questo vangelo; e non avrebbe potuto donarlo, se il Cristo non avesse impresso il proprio impulso all’evoluzione umana.

 

Abbiamo dunque constatato che queste cose debbono venire spiegate, non con vuote allegorie o simbolismi, ma fondandosi sopra la realtà astrale vissuta dall’iniziato.

Non si può ricorrere in questo campo a una mera interpretazione simbolica, bensì alla narrazione delle esperienze dell’iniziato.

Se non lo si dicesse chiaramente, gli estranei a questi studi potrebbero con ragione sostenere che la scienza dello spirito non offre altro che spiegazioni allegoriche.

 

Applicando dunque a questo passo evangelico l’interpretazione scientifico-spirituale, come l’abbiamo or ora esposta,

si apprende come l’impulso del Cristo operi in seno all’umanità, durante tre «giorni» cosmici: cioè

• dal terzo al quarto,  • dal quarto al quinto  • e infine dal quinto al sesto periodo di civiltà.

 

Considerata alla luce del vangelo di Giovanni, l’evoluzione umana ci dimostra che l’impulso del Cristo è talmente grande che fino ad oggi l’umanità non l’ha compreso che in minima parte e che solo in tempi futuri potrà venire compreso