L’impulso della libertà sta lottando per affermarsi nell’uomo

O.O. 187 – Come ritrovare il Cristo – 28.12.1918


 

Sommario: Modificato atteggiamento animico. Immagini riflesse nel pensiero. Le polari concezioni delle chiese e delle società segrete, da cui derivano la fede religiosa e i moderni concetti scientifici. La libertà rispetto a volontà e pensiero. La vita spirituale moderna e gli Spiriti della personalità.

 

Nei giorni scorsi ho voluto mettere in luce soprattutto che

l’osservazione dell’evoluzione dell’umanità,

dal punto di vista della scienza dello spirito,

anche per tempi storici (e in questi giorni solo di questi ci siamo occupati)

mostra quanto si trasformi l’intero atteggiamento animico dell’uomo,

il modo di considerare il mondo e il modo di agire.

• Tutto questo si trasforma però in maniera tale che la scienza non se ne avvede affatto,

perché in questo campo essa lavora con mezzi del tutto inadeguati.

 

Ieri abbiamo cercato di mostrare come a un’osservazione approfondita ciò che possiamo definire come il centro della vita psichica umana, vale a dire la vera coscienza dell’io, si riveli del tutto diverso in tempi antichi, in confronto a quelli più recenti.

 

Ho cercato di caratterizzare nel modo seguente tale diversità:

in tempi più antichi, soprattutto in quelli precristiani,

l’autocoscienza umana conteneva ancora elementi di realtà,

mentre nel nostro tempo (cioè in sostanza nel periodo dell’anima cosciente)

quello che l’uomo coscientemente chiama il proprio io è solo un’immagine riflessa dell’io vero.

 

In conferenze pubbliche accennai a questi fatti, dicendo:

oggi l’uomo non perviene alla verità, soprattutto se vuol essere filosofo,

perché è tratto in inganno da una massima filosofica che condiziona pesantemente l’indagine conoscitiva.

• È la nota affermazione: «Io penso, dunque sono».

• Per l’uomo d’oggi non è affatto vera questa massima di Cartesio, bensì l’altra:

io penso, dunque non sono!

 

L’uomo d’oggi dovrebbe rendersi conto soprattutto

che in ciò che egli esprime con la parola « io », ovvero « io sono »,

in ciò di cui è cosciente quando vuole osservare se stesso interiormente,

egli ha solo un’immagine riflessa, un’immagine che racchiude in sé

anche tutti i concetti direttamente connessi col proprio io, e i concetti che l’io deve elaborare.

• Sicché noi uomini d’oggi non abbiamo più nulla di reale nella nostra vita animica

(il reale non fa che agirvi da fuori, e ieri ho spiegato in che modo),

ma portiamo in noi solo un’immagine riflessa della nostra vera essenza.

 

Questo fatto si manifesta solo alla scienza dell’iniziazione,

se si considera la differenza tra il modo in cui si penetrava in tempi antichi nel mondo soprasensibile,

seguendo le vie della disciplina spirituale, e il modo in cui vi si deve penetrare nel nostro tempo.

Rispetto al passato le vie verso i mondi soprasensibili diventano poi ancora più differenti,

quando ci si muove dal presente verso il futuro.

È questo che ieri mi premeva soprattutto di mettere in evidenza.

 

Qualche tempo fa menzionai il fatto oggettivo che sta alla base di tutto questo divenire: se ci si chiedeva quali impulsi, quali forze fossero attivi nel divenire della Terra, si potevano scoprire le entità divino-spirituali che la Bibbia chiama i creatori, gli Elohim (ma la denominazione potrebbe essere ricavata anche da fonti diverse). Noi li chiamiamo Spiriti della forma. Però già mostrai nelle più diverse prospettive che in fondo gli Spiriti della forma già esaurirono fino a un certo grado il loro compito, relativo alle vicende dell’umanità, e che altre entità spirituali vanno assumendo il ruolo da essi svolto in passato.

Chi sia sufficientemente sensibile al fatto, che risulta all’indagine soprasensibile, della necessità che gli dèi venerati da sempre (o il Dio) debbano essere sostituiti da entità diverse, si renderà conto che molte cose devono essere accadute entro l’evoluzione dell’umanità, anche in tempi storici.

 

Una trasformazione dell’intera coscienza umana

come quella in cui noi ci troviamo adesso, e che si renderà sempre più evidente,

non è certo mai esistita in tempi storici.

 

I miei ascoltatori sanno bene che io non sono favorevole al luogo comune che dice: stiamo vivendo in un’epoca di transizione. Ho infatti detto spesso che chiunque può sempre affermare di vivere in un’epoca di transizione, e se gli piace può anche dire che il trapasso del quale sta parlando è il più importante della storia! Non questo intendevo dire un momento fa. Certo, ogni tempo è di transizione: quel che importa è accertare che cosa stia trasformandosi, che cosa sia in via di trapasso.

 

Da altri punti di vista potranno avere maggiore importanza altre trasformazioni,

ma per la vita animica dell’uomo la trasformazione alla quale sto alludendo

sarà nel prossimo avvenire la più significativa mai avvenuta in tempi storici.

 

Vogliamo ora prendere in considerazione tale trasformazione in una prospettiva differente da quella seguita ieri e nei giorni scorsi.

 

Osservando accuratamente l’atteggiamento animico

proprio della civiltà greca, di quella egizia o di quella caldaica,

scopriamo che in quei tempi la vita psichica non era scissa in due sfere, come quella dell’uomo moderno.

• Si potrebbe forse precisare che nell’uomo questa scissione è oggi in via di preparazione,

però già fortemente delineata e già si esprime in certi fatti esteriori.

 

In passato la vita, dell’anima era più unitaria,

mentre più tardi, e soprattutto a partire dal secolo quindicesimo in poi, si è per così dire scissa.

• Questo risulta ben chiaro a chi osservi con attenzione l’evoluzione umana.

• In passato la vita del pensiero e quella della volontà

erano assai più strettamente congiunte di quanto lo siano oggi,

e in avvenire si separeranno sempre più.

 

• Con la nostra coscienza ordinaria (non quella chiaroveggente)

noi oggi afferriamo solo la vita del pensiero,

ed essa non è appunto altro che un’immagine riflessa della realtà,

nella quale è presente anche ciò che l’uomo afferra del proprio io.

La vita della volontà viene invece percepita dall’uomo come nel sonno:

ciò che vive nella volontà è per l’uomo altrettanto inconscio quanto lo sono i fatti del sonno.

• Tuttavia, come noi sappiamo di aver dormito, anche se ignoriamo tutto di noi durante il sonno,

così la coscienza ordinaria sa della volontà,

sebbene in fondo ignori, per effetto di un sonno, le singole volizioni.

 

Trovandoci di fronte a una superficie bianca che riflette luce,

e vedendovi delle macchie nere che non la riflettono,

noi scorgiamo anche le macchie nere, sebbene non vi si trovi luce.

• Analogamente se guardiamo indietro alla nostra vita passata,

noi non solo percepiamo come eravamo da desti,

ma sappiamo anche che nel corso della vita si trovano collocati gli stati di sonno come macchie nere.

 

È comunque esatto dire che nel sonno non sappiamo niente di noi,

ma che nello sguardo d’insieme sull’intera superficie della coscienza

si inseriscono per così dire le macchie nere degli stati di sonno.

• È un’illusione credere che della nostra volontà

noi conosciamo qualcosa di più di quanto conosciamo del sonno.

 

Nella coscienza ordinaria 

noi conosciamo la nostra vita di pensiero nella quale sono sparse delle macchie nere:

sono gli impulsi di volontà, ma li sperimentiamo altrettanto poco quanto gli stati di sonno.

Per la coscienza dei tempi più antichi, dei tempi precristiani,

l’oscurità della volontà non era però così fonda com’è oggi.

• Per quanto concerneva la sua volontà, l’uomo allora non dormiva altrettanto profondamente;

agiva la volontà istintiva, illuminata dalla vita di pensiero.

• Di conseguenza le rappresentazioni non erano solo immagini riflesse, quali sono oggi.

 

Sicché oggi l’uomo ha

• da un lato la vita di pensiero che in fondo è solo un’immagine riflessa della realtà;

• dall’altro, una specie di sonno che si estende attraverso la vita cosciente: la vita della volontà.

 

Ho detto che queste caratteristiche della vita dell’anima si esprimono anche nell’ambito obiettivo.

Prendiamo due fenomeni estremi che sono per così dire come poli.

 

In modo simile a fenomeni polarmente contrapposti si manifestano anche gli altri aspetti della vita umana,

in quanto sono influenzati dall’atteggiamento animico.

• Uno di quei fenomeni « polari » è rappresentato oggi dalle concezioni che si sviluppano soprattutto nelle cosiddette società segrete dei paesi di lingua inglese. Le società segrete degli altri popoli, massoniche o simili, dipendono tutte dall’originaria fondazione di quelle società in seno alle popolazioni di lingua inglese. Questo dunque è uno di quei due fenomeni « polari ».

• L’altro è ciò che si esprime in seno alla cosiddetta Chiesa cristiana, in quanto ha dogmi e riti.

Questi sono dunque i due estremi, i fenomeni polari.

 

Esistono però anche altri fenomeni simili: per esempio è simile alle concezioni delle società segrete di origine anglofona quella che chiamiamo scienza moderna. L’umanità però non si rende conto che la scienza moderna è sostanzialmente simile alle concezioni coltivate nelle società segrete di lingua inglese: ho detto simile, non che ne sia influenzata, perché le due cose si sviluppano da radici diverse, ma poi è come se due alberi diventassero simili tra loro. Così accade per molti aspetti delle concezioni scientifiche divulgate. Oggi procedono in modo simile molte persone che non regolano il loro pensiero secondo determinate concezioni scientifiche. Delle concezioni scientifiche del mondo, oggi solo la filosofia (se vista dal suo interno) dipende ancora in larga misura dalla concezione della Chiesa cattolica.

 

Ricordai spesso che perfino la distinzione dell’uomo in corpo e anima (distinzione che i filosofi considerano obiettivamente scientifica) non è altro che il risultato dell’ottavo Concilio ecumenico di Costantinopoli (869): la filosofia « priva di preconcetti » non è dunque in fondo che l’elaborazione di un decreto conciliare!

Per chi non consideri le cose al modo in cui vengono oggi insegnate nelle Università, ma che consideri realmente i fatti, la filosofia non è che una superstizione astratta che si fonda (naturalmente in modo inconscio) su quel Concilio: proprio perché sviluppa quel dualismo di corpo e anima, e non si fonda invece sulla struttura reale dell’uomo, di corpo, anima e spirito. Lo spirito infatti era stato per così dire « abolito » dalla Chiesa in quel Concilio.

Le due concezioni polarmente contrapposte si possono poi trovare anche attenuate. Come nelle zone temperate sono attenuati gli estremi del freddo polare e del caldo equatoriale, così quel contrasto si può trovare attenuato nelle concezioni scientifiche volgarizzate. Il contrasto appare invece più evidente, osservando le manifestazioni estreme.

 

La concezione nata dalle società segrete anglofone,

considera che alla base dell’universo si trovi quello che viene chiamato il grande architetto dell’universo.

Con una quantità di simboli e di riti si raffigurano le azioni dei grandi architetti operanti nei mondi.

Solo non ci si accorge come nella scienza moderna aleggi la stessa concezione.

• Si tratta di una concezione

che tende assolutamente a prendere in considerazione

solo l’immagine del mondo, solo ciò che è immagine riflessa della realtà.

 

Ecco qui dunque uno degli estremi, quello che si fonda solo sui riflessi della realtà,

e che, se diventa una concezione dogmatica, in fondo finisce per vivere del tutto al di fuori della realtà.

Ecco anche perché di queste cose si possono fare tanti abusi,

in quanto certi riti e simboli intesi o proclamati in tutta serietà diventano una pura mascherata.

 

Si tratta appunto di qualcosa che all’uomo d’oggi fa piacere, che lo solletica in qualche modo, perché si basa sulla coscienza odierna che non è altro se non un’immagine riflessa della realtà.

 

L’altro estremo è offerto dalla Chiesa

e si differenzia proprio radicalmente dal nucleo della concezione del mondo propria delle società segrete.

• Ciò che offre la Chiesa cristiana si fonda sul polo opposto, sulla volontà:

un complesso di impulsi umani che sono fondati sì sopra una realtà,

ma che penetrano però nella coscienza solo come il sonno notturno e non sono avvertiti.

• Ne deriva anche la singolare evoluzione delle Chiese cristiane

che a poco a poco dissolsero nel cosiddetto concetto di « fede »

i concetti completamente diversi che vigevano nei tempi più antichi.

 

Sempre di nuovo i seguaci di quasi tutte le confessioni cristiane

si allontanano dal sapere per rivolgersi alla fede;

chi conosce questo fatto avverte nel concetto di « fede » qualcosa che assomiglia al sonno.

• Ne nasce la tendenza a non consentire alla chiara coscienza

di illuminare ciò che vorrebbe penetrare nelle anime umane

dalle stesse regioni in cui si compie anche il sonno.

• Di conseguenza nei secoli passati il contenuto dell’antica gnosi di cui parlai

venne mutilato e trasformato in dogmi del tutto astratti

che si dovevano ormai solo accettare, non comprendere.

 

Nel protestantesimo poi il sapere fu ridotto al puro « credere », al semplice « tener per vero » soggettivo,

caratterizzato proprio dal fatto di fondarsi su ciò che non può venire dimostrato,

su cui la scienza non ha il diritto di dire la sua, e così via.

• Ecco dunque i due estremi che sono venuti formandosi nell’anima umana,

riferiti a fatti oggettivamente esistenti.

 

A questo punto possiamo chiederci: che cosa sta veramente alla base della scissione

tra la sfera della volontà e quella delle rappresentazioni, cioè dei due poli:

rappresentazioni divenute mere immagini riflesse,

• e vita della volontà sospinta nelle regioni dell’inconscio non avvertito?

 

A base di tale scissione vi è che entro l’evoluzione storica dell’umanità

sta lottando per affermarsi l’impulso della libertà.

Anche la libertà è un prodotto dell’evoluzione;

nei tempi più antichi il vero impulso della libertà non era ancora in grado di farsi valere.

 

L’epoca in cui noi viviamo è caratterizzata da un lato da quanto ho già menzionato:

gli Spiriti della personalità stanno prendendo il posto degli Spiriti della forma.

• Sul piano soggettivo, questo fatto dell’evoluzione obiettiva esterna

si manifesta nell’emergere faticoso dell’impulso di libertà nell’anima umana.

• Comunque si svolgano gli eventi esterni e per quanto caotico possa essere ancora il loro corso,

in tutti i fatti del presente e del prossimo futuro,

nel periodo dell’anima cosciente in cui viviamo dal secolo quindicesimo,

l’impulso della libertà sta lottando per affermarsi nell’uomo.

 

L’umanità moderna è, e sempre più sarà, alla ricerca della comprensione dell’impulso alla libertà.

Sennonché l’impulso verso la libertà può farsi strada nell’anima umana

solo se quest’ultima ne ha la possibilità.

In tempi più antichi la libertà non era possibile, in tutta la sua portata,

per la semplice ragione che prima dell’età dell’anima cosciente

nell’uomo operava sotto ogni riguardo l’elemento istintivo.

L’uomo non può essere libero se è in grado di accogliere nella coscienza

soltanto ciò che emerge sì da una realtà, ma da una realtà di cui ha coscienza solo in modo istintivo.

 

Ancora oggi la scienza conta solo sulla non-libertà, sulla necessità interiore,

perché essa ignora il fatto che nella nostra coscienza,

quale la sviluppiamo oggi soprattutto grazie alla scienza, non vivono affatto impulsi reali,

non vive nulla che scaturisca solo dalla nostra realtà corporea, psichica o spirituale;

e i concetti scientifici evidenziano al massimo grado questo tipo di coscienza a immagine riflessa.

 

Soprattutto se sviluppiamo correttamente

ciò che nella mia Filosofia della libertà chiamai il pensiero puro,

nella nostra coscienza vive certo la realtà, però sotto forma di immagine riflessa.

• Appena ci si trova all’interno di una realtà, questa ci opprime

perché, per quanto possa essere debole, è pur sempre un elemento di necessità, e si è costretti a obbedirle.

• Se invece ad agire sull’anima è un’immagine riflessa, essa non racchiude alcuna attività, non ha forza.

• Un’immagine riflessa è appunto solo un’immagine che non opprime l’anima, non la costringe.

 

Nell’epoca in cui la coscienza tende ad avere immagini riflesse può quindi svilupparsi anche l’impulso verso la libertà. Da ogni altra cosa che non sia immagine riflessa l’uomo sarebbe spinto a fare qualcosa. Se invece egli vive in rappresentazioni coscienti che sono soltanto immagini, che si limitano a rispecchiare una realtà, ma non sono esse stesse realtà, allora nessuna realtà può spingerlo ad agire. Questo è il tempo in cui l’uomo può sviluppare il proprio impulso verso la libertà. Ecco il segreto che sta dietro alla vita del nostro tempo.

 

Che gli uomini siano diventati materialisti è connesso con la sensazione che essi hanno:

nella vita interiore non vive nulla di reale, ma solo immagini.

• Tutto il resto viene poi naturalmente ricercato nel mondo sensibile,

è proprio vero: nell’interiorità umana non è dato trovare alcuna realtà,

né spirituale, né fisica, ma solo immagini. Non fu sempre così, ma lo è nel nostro tempo.

 

L’epoca nostra è incline a sviluppare il materialismo

perché è diventato assurdo l’affermare « Io penso, quindi esisto ».

• Si dovrebbe anzi dire: « Io penso, quindi non esisto! ».

Vale a dire: i miei pensieri sono soltanto immagini.

Se mi afferro in quanto essere pensante, non sono io, ma appunto solo un’immagine.

Però questo essere immagine crea in me la possibilità di sviluppare la libertà.

 

Questo fatto è uno di quelli che si manifestano anche nei fenomeni esteriori per chi scorga certi motivi di fondo nella vita. La sua verità profonda si manifesta però solo ricorrendo alla scienza dell’iniziazione, alla vera scienza dello spirito. Bisognerà comunque tener conto seriamente del fatto che

• ogni attività di pensiero o scientifica dei giorni nostri

vive in larga misura di concetti ereditati da tempi passati.

 

Questo fatto si manifesta con particolare evidenza in uno dei due fenomeni opposti che abbiamo menzionato. Se si osservano concezioni proprie delle società segrete di provenienza anglofona, diffuse poi nelle altre popolazioni, si constaterà che in esse si predilige tutto quanto sa di antico. Quanto più si può affermare che certi dogmi, certi riti sono antichi, tanto più si è soddisfatti e gongolanti! Se poi qualcuno vuole accalappiare la gente con quel genere di occultismo, lo proclama per lo meno di origine rosicruciana o egizia. Purché sia antico! Ciò corrisponde anche al fatto che in quelle società non si coltiva in fondo alcun sapere elaborato nel nostro tempo. Certo, qualche indagine diretta viene anche compiuta, sia pure secondo le regole di una scienza spirituale antiquata. Però si combatte aspramente, in quegli ambienti, una scienza dello spirito come quella elaborata qui da noi, e scaturita direttamente dagli impulsi propri del nostro tempo. Lì si coltiva solo la tradizione.

 

Chi invece osservi la scienza naturale moderna non superficialmente, ma nell’intimo del suo modo di pensare, scopre che tutti i suoi concetti, tutte le sue idee (non già le singole leggi naturali, bensì le loro forme) in fondo sono soltanto concetti ereditati. Questo vale per le scienze usuali, non per il goetheanismo che è un fenomeno del tutto nuovo. Gli esperimenti contengono del nuovo, le osservazioni contengono del nuovo, ma i concetti no: sono ereditati. Se però si cerca di mostrare queste realtà ai rappresentanti di quelle correnti, essi vanno su tutte le furie: perché essi rinnegano l’origine antica dei loro concetti.

 

Da dove proviene in fondo il pensiero moderno che si ritiene il più illuminato? È solo un figlio dell’antica religione. Certo, le antiche concezioni religiose sono rifiutate: oggi la gente non crede più a Giove, né a Jahvé, e molti neppure a Cristo. Sopravvive però il modo di pensare dei tempi in cui si credeva a Giove, a Jahvé, a Ormazd, a Osiride. Oggi ci si rivolge all’ossigeno, all’idrogeno, agli elettroni, agli ioni o alle onde hertziane: non è però l’oggetto quel che importa, ma il modo di pensare. Solamente con la scienza dello spirito un pensare nuovo può venire applicato al mondo soprasensibile e anche al mondo sensibile. Come spesso ripeto, fu Goethe, con la sua morfologia, a compiere un primo passo, ancora elementare, per le scienze naturali, e per questo viene combattuto da parte delle concezioni invecchiate. Un primo passo Goethe lo fece anche con la sua fisica, ma oggi non si riconosce ancora la fecondità di quell’inizio.

 

Così si continua a servirsi di quanto è sopravvissuto, e del resto la cosa è ben comprensibile. In un’epoca nella quale la coscienza non contiene elementi di realtà, ma solo immagini riflesse, la coscienza stessa, nella sua forma abituale, non può infatti pervenire ad alcun contenuto particolare.

D’altro lato, come si giunse al modo di pensare delle religioni?

È puerile immaginarsi che i teologi dell’antichità abbiano inventato i contenuti dell’Antico Testamento e quelli più recenti i contenuti del Nuovo Testamento, circa come fanno i filosofi d’oggi con i loro concetti ereditati dal passato: sarebbe proprio un’assurdità.

 

I contenuti dell’Antico e del Nuovo Testamento (come pure quelli dei libri sacri degli altri popoli)

risalgono a percezioni soprasensibili, che però alla fine erano esse stesse invecchiate.

Erano rivelazioni tratte dalla conoscenza soprasensibile:

e mentre si ricavavano dal mondo soprasensibile le descrizioni dei fatti,

se ne assumevano anche le forme di pensiero.

 

Così oggi il bravo zoologo, il bravo clinico, senza rendersene conto, lavora con le forme di pensiero che il visionario dell’Antico e del Nuovo Testamento aveva elaborato a modo suo. Dal contenuto delle sue visioni egli aveva formato anche il suo modo di pensare. Oggi naturalmente gli scienziati non sopportano che si dica loro: anche se siete zoologi o fisiologi e quindi trattate temi diversi, pure voi state lavorando con forme di pensiero che provengono dalle visioni degli antichi profeti o degli evangelisti.

Infatti, ben poche rappresentazioni veramente nuove, e soprattutto ben poche nuove forme di pensiero sono sorte negli ultimi quattro secoli, dopo Copernico e dopo Galileo. Ed è proprio quel poco di veramente nuovo a venire utilizzato dalla vera scienza dello spirito antroposofica per riscoprire le vie della conoscenza soprasensibile. Ecco perché già negli anni Ottanta del secolo scorso, nelle mie introduzioni alle opere scientifiche di Goethe , misi in rilievo (anche tipografico!) che Goethe va considerato come il Copernico e il Keplero del mondo organico: intendevo indicare la via che conduce direttamente nelle regioni soprasensibili, partendo però dal buon terreno che era stato preparato in quel modo.

 

Dunque nelle teste degli uomini d’oggi

si muovono ancora modi di pensare provenienti dall’antico sapere visionario atavico soprasensibile.

• In tutto questo sviluppo della coscienza umana

furono operanti gli antichi creatori, gli Spiriti della forma, che si manifestano alla coscienza soprasensibile.

• Nella nuova vita dello spirito si manifestano adesso invece gli Spiriti della personalità,

non più gli Spiriti della forma.

• Qui si potrebbe domandare: ma che differenza fa?

 

La differenza si manifesta appunto entro la scienza dell’iniziazione. Il moderno scienziato dello spirito risulta ancora molto strano alla coscienza comune, perfino a quella scientifica comune, proprio perché essa ha in sé soltanto un barlume del galileismo, del copernicanesimo, del goetheanismo, soltanto qualche traccia, mentre in genere è ancora dominata dal modo di pensare degli antichi visionari.

 

La caratteristica degli Spiriti della forma, che avevano prodotto le antiche visioni,

è di avere ispirato all’uomo i pensieri che erano attivi nelle religioni antiche,

e fino ad oggi anche nel cristianesimo.

• La caratteristica degli Spiriti della forma, che venivano chiamati creatori,

era di manifestarsi mediante immaginazioni che nascono nell’uomo in modo involontario.

• Era questo il primo modo di manifestarsi degli Spiriti della forma,

e da tali immaginazioni nacquero i pensieri di tutte le religioni antiche.

 

Sappiamo che per immaginazioni intendiamo il primo gradino della conoscenza soprasensibile;

fanno seguito l’ispirazione e infine l’intuizione.

• Ma è proprio dall’immaginazione che prendevano le mosse tutti coloro

che volevano pervenire alla conoscenza soprasensibile nell’antica maniera,

poiché dovevano trovare la via agli Spiriti della forma.

 

Oggi però si trova la via agli Spiriti della personalità, e la differenza è grandissima.

Questi Spiriti infatti non largiscono immaginazioni a chi si voglia avvicinare a loro:

è il singolo che deve conquistarsi le immaginazioni, andando incontro agli Spiriti della personalità.

• Agli Spiriti della forma non occorreva andare incontro:

era possibile ricevere da loro immaginazioni in modo visionario, si potrebbe dire per grazia di Dio.

• Sono molti quelli che ancora oggi ricercano questa via, perché è più comoda

in quanto oggi è percorribile solo in condizioni patologiche.

 

L’uomo si è evoluto,

e quel che in tempi antichi era raggiungibile psicologicamente, oggi lo è in modo patologico.

• Tutto ciò che è di natura visionaria o che si basa su immaginazioni involontarie

è oggi di natura patologica, e abbassa l’uomo al di sotto del suo livello normale.

Oggi da chi voglia progredire verso la scienza dell’iniziazione,

o più propriamente verso la percezione iniziatica,

si esige che egli sviluppi le proprie immaginazioni in piena coscienza;

gli Spiriti della personalità infatti non gli procurano alcuna immaginazione,

deve portarla loro incontro lui stesso.

 

Invece oggi si verifica anche qualcosa d’altro.

• Se qualcuno riesce ad elaborarsi immaginazioni valide,

egli incontra sul suo cammino di conoscenza soprasensibile gli Spiriti della personalità

e sente la forza che gli conferma la validità delle sue immaginazioni, la forza che gliele rende oggettive.

• Al livello più elementare, la via dell’indagatore dello spirito sarà oggi

quella di sforzarsi di ricavare le immaginazioni dalle conoscenze più valide del sapere moderno.

 

Per questo sempre sostengo che la scienza moderna

è anche la migliore preparazione all’indagine spirituale.

• Essa infatti offre la possibilità di ascendere a feconde rappresentazioni immaginative,

soprattutto se la si coltiva al modo goethiano.

 

Certo è anche possibile formarsi immagini puramente fantastiche:

si può raffazzonare ogni sorta di cose per farne arbitrarie immaginazioni.

• Occorre però verificare le proprie immaginazioni

mediante le ispirazioni e le intuizioni che ci portano incontro gli Spiriti della personalità.

• Da tali entità le ispirazioni e le intuizioni vengono in effetti largite.

 

Si sa con certezza di trovarsi in connessione con quegli Spiriti

che si rivelano all’umanità attuale da incommensurabili profondità spirituali;

la loro vicinanza non porterà però frutti, se non si porta loro incontro una specie di linguaggio.

 

Queste entità trattengono infatti per sé le immaginazioni; mentre gli Spiriti della forma ponevano le immaginazioni davanti allo sguardo dell’uomo dotato di conoscenza soprasensibile, gli Spiriti della personalità le tengono per sé; occorre intendersi con loro, così come bisogna intendersi fra uomini perché i pensieri elaborati da un interlocutore diventino accessibili all’altro; in modo simile bisognerebbe comunicare liberamente con gli Spiriti della personalità.

 

L’intera struttura interna della vita spirituale si modifica.

Il carattere involontario che stava a base delle antiche rivelazioni

sfocia adesso in un certo impulso che viene sperimentato in attività libera.

• Chi non voglia limitarsi a nuotare alla superficie degli eventi,

ma intenda approfondirsi nella realtà, può acquistare coscienza

che oggi tende a realizzarsi un nuovo piano dell’esistenza cosmica,

che dietro ai fatti riscontrabili esteriormente un quid di spirituale vuole compiersi.

• Lo si può in qualche modo sentire da quanto avviene nel mondo, ma ci si ferma a idee molto vaghe.

 

Soprattutto nell’ambito della vita sociale si può avere l’impressione

che qualcosa voglia realizzarsi, che qualcosa voglia accadere;

ma per comprendere ciò che vuole realizzarsi, bisogna per così dire

portare incontro agli eventi che stanno per compiersi qualcosa che si può solo conquistare da se stessi.

• In questo modo venne elaborato ciò che negli ultimi mesi ho presentato

come una specie di necessari impulsi sociali, solo « come una specie »,

perché non si tratta di un programma, ma di realtà.

 

Perciò non posso che ripetere ancora una volta che non si tratta di qualcosa di immaginato, e neppure del frutto di un qualsiasi ideale, come oggi li si chiama: è ciò che vuole realizzarsi, espresso però in concetti. Per esprimerlo in concetti bisogna però prima essersi conquistata la capacità di pervenire a immagini che poi vengono verificate e confermate dagli Spiriti della personalità che stanno tessendo il nuovo piano per il mondo.

Questa linea di sviluppo dei nostri tempi esige che ci si liberi da tutto ciò ch’è invecchiato (anche da ciò che è invecchiato nel campo della scienza abituale) e che si adottino veramente nuove forme di pensiero: con tali nuove forme si dovrà pervenire non già a visioni antiquate, ma a immaginazioni, elaborate con piena volontà, che si offriranno poi all’obiettivo mondo spirituale per venirne verificate. Si tratta di una così radicale differenza da ogni forma precedente di conoscenza soprasensibile che le numerose persone, che ancora si fondano sopra quel tipo di conoscenza soprasensibile obsoleta, si ribellano tenacemente contro tale assoluta trasformazione. Da chi aspira a conoscere il soprasensibile si esige infatti qualcosa di elementare e di radicale, qualcosa che risale alle sorgenti stesse e che vuole e deve fare i conti con tutto ciò che (coscientemente o meno) è antiquato e superato.

Ecco perché nella scienza dello spirito che viene esposta qui si dà tanto poco valore a tutto ciò che è mera tradizione.

 

Il tramandato è certo degno di rispetto,

ma ora noi ci troviamo a un punto di svolta dell’evoluzione umana

in cui si impone l’assoluta necessità di riconoscere che il tramandato ha fatto il suo tempo

e che qualcosa di nuovo deve essere conquistato.

 

Nell’ambito di una scienza dello spirito che si fondi realmente sulle condizioni odierne non vi è quindi posto né per l’antica fede, né per un riferimento al cosiddetto « architetto dell’universo »: posizioni entrambe che appartengono solo alla coscienza esteriore.

 

Se si perviene al tipo di coscienza che viene conseguita fuori del corpo e del corso ordinario della vita,

che ha realmente radice nello spirito, allora volontà e pensiero tornano a confluire in una realtà unica.

Così acquista vita interiore ciò che è solo « architettura », solo forma e simbolo esteriore, privo di vita.

Ciò che poi è solo oscura fede diventa conoscenza concreta, in continuo divenire;

tutto si riunisce e diventa qualcosa di vivente.

 

Tutto questo rappresenta un’esperienza che l’umanità è chiamata a fare:

gli antichi simboli, gli antichi riti debbono venir sentiti come sorpassati,

e così pure tutto il modo antico di pensare. Debbono acquistar vita tutte le vecchie forme irrigidite.

 

Si rifletta un po’ quanto oggi ancora si lavori con concetti superati! Certo, molte volte essi possono ancora rendere qualche utile servizio. Pure, se ciò che è invecchiato non cedesse il posto a qualcosa di nuovo e vivo, l’umanità finirebbe per rimanere immobile, paralizzata, inaridita. Non si può continuare a lavorare con le vecchie forme dell’« architettura del mondo », con i simboli tradizionali, con i dogmi tramandati. Deve invece acquistar vita ciò che può congiungere l’uomo col mondo.

 

Anche all’inizio dell’era cristiana le cose stavano circa a questo modo, e per esempio neppure nel cristianesimo stesso vi era qualcosa di vivo. Ho fatto spesso osservare che proprio i primi scrittori cristiani ne parlavano fondandosi sull’antica scienza egizio- caldaica. Naturalmente, non venivano stabilite con criteri storici neppure le date: per esempio le date delle festività, l’anno di nascita o di morte del Cristo Gesù, tutto è stato stabilito con metodi astrologici; l’intera Apocalisse è fondata sull’astrologia. Nei tempi antichi essa era qualcosa di vivo, mentre oggi è morta: oggi naturalmente è solo un giuoco di calcoli.

 

L’astrologia ridiverrà vivente quando gli oggetti ai quali essa si rivolge verranno di nuovo osservati in modo vivente, quando ad esempio l’anno di nascita del Cristo Gesù non verrà più calcolato movendo dagli astri, ma veduto con la percezione soprasensibile, oggi conseguibile, che abbiamo descritto. Allora le cose osservate si vivificano.

Non vi è vita nel calcolo che permette di stabilire se due astri si trovino in congiunzione o in opposizione fra loro, mentre può essere piena di vita l’esperienza del significato di tali diverse … (?) Non lo è invece il mero calcolo matematico. Non che si abbia qualcosa da obiettare a tali calcoli matematici esteriori; essi possono anche illuminare certi aspetti (e magari nasconderne altri), ma comunque non fanno parte di ciò che è veramente necessario all’umanità di oggi.

Né si possono continuare a esaminare le cose alla vecchia maniera, poiché ne deriverebbe solo materiale inaridito e paralizzante il vero progresso.

 

Certo, nel valutare questi problemi giuoca per l’uomo moderno sempre una parte importante

il fatto che, per appropriarsi questo modo di pensare,

non occorre esser personalmente capace di conoscere il mondo soprasensibile,

in quanto il normale intelletto umano consente assolutamente la comprensione della scienza dello spirito;

ma d’altra parte questo modo di pensare può venire acquisito solo in modo scomodo,

mentre si possono con molta comodità apprendere le antiche tradizioni,

i vecchi metodi, e ancora più comodamente credere agli antichi dogmi delle Chiese.

 

Comunque ora ci si trova di fronte al fatto che ho già trattato da vari punti di vista:

la svolta che va compiendosi nell’atteggiamento psichico significa

• da un lato l’erompere della manifestazione degli Spiriti della personalità;

• dall’altro, e interiormente, significa

il liberarsi dell’impulso alla libertà dal profondo delle anime;

una liberazione, questa, che si rispecchia in tutte le grandi esigenze

che oggi si impongono con tanta urgenza all’uomo.

 

Anche le esigenze sociali si possono comprendere solo essendo capaci

di tener conto di questi sviluppi dell’orientamento psichico umano.

Si ricorderà che nella conferenza di ieri ho osservato che

• oggi gli uomini cominciano appena a sperimentare il proprio vero io quando vengono a contatto con altri.

 

L’uomo antico conosceva il « Conosci te stesso » nel mondo esterno.

Per la conoscenza soprasensibile la cosa è diversa,

ma nel mondo esterno nel quale viviamo fra nascita e morte con la coscienza ordinaria,

l’uomo dei tempi antichi aveva qualcosa di reale, quando voleva parlare del proprio io.

 

L’uomo moderno dispone invece solo di un’immagine riflessa dell’io vero,

e proprio quando entra in contatto con altri uomini gli perviene qualche raggio dell’io vero.

Qualcosa di reale gli perviene dall’altro, congiunto a lui per karma o in altro modo.

 

Una caratteristica degli uomini di oggi, volendo esprimerla in modo estremo,

è che per quanto concerne la realtà del nostro io noi siamo vuoti!

Siamo tutti interiormente vuoti, e in fondo bisognerebbe riconoscerlo.

 

Uno sguardo retrospettivo sincero e onesto sulla nostra vita ci mostra

quanto siano stati più importanti per noi gli influssi che abbiamo ricevuti da altre persone,

in confronto a quanto presumiamo di avere conquistato noi stessi.

Se non si procura conoscenza da fonti soprasensibili,

l’uomo odierno si conquista ben poco da se stesso.

Anche senza essere chiaroveggente, oggi l’uomo è costretto a una certa socialità,

perché in fondo solo nel suo rapporto con gli altri egli è reale.

 

Nel sesto periodo post-atlantico (i cui primi attuali impulsi premonitori si fanno sentire proprio in Russia) questa condizione si farà sentire tanto fortemente, che allora sarà addirittura diventato assiomatico che

nessuna felicità è possibile per il singolo, senza la felicità della comunità,

come nell’uomo nessun organo può funzionare perfettamente se non funziona il tutto.

In avvenire lo si considererà dunque un assioma, semplicemente dovuto a un fatto di coscienza.

 

Non siamo ancora arrivati a quel punto: perciò tutti possono stare tranquilli, e per molto tempo ancora considerare la loro felicità personale come indipendente da quella degli altri, anche se tale felicità è edificata su una quantità illimitata di infelicità altrui. Questa è tuttavia la direzione nella quale l’umanità andrà sviluppandosi. È semplicemente come quando si è costretti a tossire, se si è raffreddati! È spiacevole, e così fra qualche millennio si proveranno sensazioni spiacevoli se si vorrà godere di una felicità personale senza che ne siano partecipi anche gli altri. In fondo al moto evolutivo dell’umanità queste prospettive si fanno oggi sentire sotto forma di esigenze sociali. Questa appunto è la via che va percorrendo la disposizione animica dell’umanità.

 

In tempi più antichi l’uomo era in grado di guardare entro se stesso, scoprendo qualcosa di reale anche nella vita compresa fra la nascita e la morte. Oggi, in fondo, il materialismo non è ingiustificato, se si guarda solo alla vita esteriore umana fra nascita e morte. Per la coscienza usuale, in quell’ambito, si ha infatti a che fare solo con fatti materiali. Le realtà soprasensibili stanno certo alla base anche di questi, ma come ho detto ieri esse si fermano subito dopo la nascita, e lasciano scorrere la vita dell’uomo sul piano materiale fino alla morte, quando torna a liberarsi da lui il soprasensibile. Non è solo ciarlataneria se oggi la scienza è materialistica, ma dipende da un calcolare istintivo sui fatti oggi esistenti nell’uomo. Solo che non si vede al di là della vita fra nascita e morte. Appena si guarda oltre, l’indagine scientifica è naturalmente finita.

 

L’uomo deve proprio immergersi in questa vita soltanto materiale,

al fine di potersi conquistare lo spirituale in modo indipendente dalla vita materiale.

 

Per comprendere quello che urge nelle più profonde esigenze del nostro tempo è quindi semplicemente necessario guardare a fondo entro quella svolta della disposizione delle anime umane; ma non è possibile rilevarla se non per mezzo della scienza dell’iniziazione.