L’incontro con la morte e con Lucifero

O.O. 137 – L’uomo alla luce di Occultismo, Teosofia e Filosofia – 10.06.1912


 

Vorrei ora descrivervi ciò che accade quando il discepolo dell’occultismo prende le mosse dalla figura umana e penetra nel mondo soprasensibile. Non so se qualcuno di voi abbia già fatto un’esperienza meravigliosa che, per quanto sia comune, va sperimentata se si vuole saperne qualcosa. Si tratta di questo: quando l’occhio si sofferma sopra un oggetto chiaro, l’impressione dell’oggetto dura nell’occhio più a lungo del tempo in cui lo si fissa. Goethe, nella sua Teoria dei colori, ribadisce di essersi ripetutamente interessato in modo particolare a queste immagini che restano nell’organismo, ovvero entro la forma umana.

 

Quando, per esempio, la sera andate a letto, spegnete la fiamma della lampada e chiudete gli occhi, vi resta ancora per un po’ l’immagine della fiamma, come un’eco. Per la maggior parte delle persone che hanno percepito un’eco del genere, con questa si è spenta l’impressione del mondo esteriore: esse hanno per così dire esaurito i movimenti e le vibrazioni suscitate dall’impressione esteriore. Ma allora, per lo più, anche l’impressione esteriore è scomparsa.

 

Il discepolo dell’occultismo deve anche in questo caso muovere dalla figura umana, cioè da quello che nella vita ordinaria sul piano fisico costituisce la figura umana. Finché nota solo le immagini che persistono sulla retina, la cosa non è importante.

Incomincia ad essere importante soltanto quando, dopo l’immagine dell’oggetto veduto, persiste ancora qualcosa. Perché ciò che rimane dopo l’immagine dell’oggetto non proviene più dall’occhio, ma è un processo, un’esperienza che deriva dal corpo eterico.

 

Chi abbia fatto davvero questa esperienza non potrà banalmente obiettare che si tratti a sua volta di un’immagine postuma del corpo fisico. Si potrebbe dirlo soltanto finché non lo si è sperimentato da sé. Dopo, non lo si dice più, perché quel che permane è qualcosa di assolutamente diverso da ciò che sta in una qualsiasi relazione esteriore fisico-sensibile con l’impressione esteriore.

 

Nella maggior parte dei casi, per esempio, si tratta di ciò che persiste dopo un’impressione di luce o di colore e che non è un’illusione di luce o di colore. Se è una luce o un colore, allora è un’illusione. Invece è come un suono, di cui si sa precisamente che non è stato provocato dall’orecchio o per mezzo dell’orecchio. Potrebbe essere anche un’altra impressione, ma è comunque sempre un’impressione diversa da quelle esteriori.

 

L’occultista deve abituarsi in genere ad andare oltre, a superare l’impressione esteriore. L’occultismo infatti esiste, per esempio, anche per quei ciechi che nella loro vita non hanno mai visto un oggetto del mondo esterno e che non hanno mai ricevuto una qualsiasi impressione esteriore di luce tramite gli occhi fìsici. La maggior parte delle figure fantasmiche che la gente vede sono invece soltanto immagini mnemoniche di impressioni fisiche trasformate dalla fantasia.

 

Lo sperimentare occulto

non è dipendente dal fatto di poter adoperare un organo di senso o no,

perché esso sorge indipendentemente dagli organi di senso.

 

Il discepolo dell’occultismo deve dunque formarsi un’immagine giusta dell’intera figura umana, e fissarla, in modo da averla vivente davanti a come un’immaginazione. Con quale senso e in che modo egli fissi questa figura umana, poco importa. L’importante è trattenerla: far sì che per mezzo della figura umana venga prodotta in lui con la massima vitalità un’immaginazione, un’immagine. Può essere che il discepolo dell’occultismo prenda come punto di partenza l’immagine esteriore della figura umana, ma può anche essere che egli prenda come punto di partenza il senso corporeo interiore, il sentirsi nella figura. Se, di fronte alla figura umana, il discepolo dell’occultismo riesce ad evocare in sé qualcosa di simile all’immagine che si forma sulla retina – nello stesso modo in cui una persona, che abbia percepito la figura umana che si sperimenta nel mondo fisico, la lascia spegnersi così come si spegneva l’immagine sulla retina nel caso cui accennavo – e ad aspettare finché la percezione della figura umana sia scomparsa, allora egli ottiene quell’immagine della figura umana che ormai non è più una percezione della retina, ma viene sperimentata nel corpo eterico. Questa immagine viene dunque sperimentata nel corpo eterico: il discepolo dell’occultismo deve sperimentare se stesso nel corpo eterico.

 

E quando il discepolo dell’occultismo arriva a tanto da potersi sperimentare in questo modo nel corpo eterico, questa esperienza è tutto fuorché un gioco da bambini, poiché si scinde subito in due esperienze. Non resta unitaria. E le due esperienze che ne derivano vanno espresse con due parole: si sperimenta prima la morte e poi Lucifero.

Dal momento che non si tratta di esperienze dei sensi, ma di esperienze essenzialmente superiori, non rimane facile – proprio perché le parole sono tratte per lo più dal mondo dei sensi e il loro significato ricorda conseguentemente il mondo dei sensi – descrivere tali esperienze, che corrispondono più a vissuti interiori che esteriori, e le parole di cui ci si serve sono destinate al massimo ad evocare una rappresentazione o un’immagine di ciò che effettivamente si sperimenta.

 

Sperimentare la morte consiste pressappoco nel sapere ciò che segue: la figura umana, che abbiamo colto con lo sguardo e preso come punto di partenza, non persiste al di fuori dell’esistenza terrena: è legata all’esistenza terrena. Chi vuole uscire dall’esistenza terrena e fare conto su di una vita soprasensibile deve avere ben chiaro il fatto che è possibile sperimentare la figura umana come tale soltanto sulla Terra, e che essa deve frantumarsi con la morte, nel momento in cui l’uomo oltrepassa l’esistenza terrena. Nel corpo eterico la figura umana si può palesare solo come soggetta alla morte.

 

La prima impressione deve essere questa. E già qui vi è una difficoltà per il discepolo dell’occultismo, poiché l’impressione prodotta dalla figura umana frantumata è straordinariamente profonda. Per molti aspiranti all’occultismo, quest’impressione è stata tale che essi non sono riusciti a superarla e si sono detti: “La paura di ciò che potrebbe venire dopo m’impedisce di andare oltre”.

 

È necessario che si veda la morte, per la semplice ragione che solo allora

si ha la completa certezza di come sia impossibile sperimentare i mondi superiori

dentro al corpo terrestre. Si deve uscirne, si deve abbandonarlo.

 

E questa è l’impressione successiva. Con ciò non si dice che i mondi superiori non possano in modo assoluto essere sperimentati nel corpo terrestre, ma che al discepolo dell’occultismo a tutta prima non è possibile altro che quanto è stato ora descritto e che esprimiamo con le parole: “Si sperimenta Lucifero”. Lucifero effettivamente si trova inizialmente là, soprattutto per attirare l’attenzione su qualcosa di straordinariamente attraente.

 

Se vogliamo esprimere con parole ciò che si viene a sapere facendo conoscenza di Lucifero, dovremo dire che Lucifero attira l’attenzione sulla fragilità della figura umana, con le parole seguenti: “Osserva questa figura umana. Essa è in frantumi. La figura fragile te l’hanno data gli dèi, che mi sono nemici”.

 

Questo è pressappoco ciò che Lucifero ci comunica, facendoci osservare che gli dèi superiori si trovarono nella necessità di dare all’uomo una figura fragile. Per circostanze di cui parleremo in un secondo tempo, essi non poterono fare diversamente e dovettero fare la figura umana fragile. Lucifero indica poi anche ciò che egli ha voluto fare dell’uomo e che cosa questi sarebbe divenuto, se avesse potuto occuparsene da solo, libero dall’influenza dei suoi avversari.

 

Il modo con cui Lucifero può far osservare agli uomini ciò che essi sarebbero diventati se egli avesse potuto occuparsene da solo è di nuovo straordinariamente seducente. Egli attira l’attenzione dell’uomo su ciò nel modo seguente. Lucifero, per esempio, dice all’uomo: “Guardati un po’ attorno. Prova a guardare ciò che rimane di te dopo che la figura umana è andata in pezzi.”.

 

Quando la forma umana è frantumata, quando per così dire l’uomo si rovescia spiritualmente e vede se stesso rivestito di una pelle spirituale, quando la figura umana gli è stata tolta, egli vede in un duplice modo. Prima di tutto, vede che ciò che è rimasto è effettivamente adatto al mondo soprasensibile e che egli è spiritualmente affine al soprasensibile. E vede che in questo è immortale, mentre il corpo è mortale. Questo è un argomento forte, è un potente motivo di seduzione di cui Lucifero dispone.

 

A tutta prima viene mostrato all’uomo che egli è fatto ad immagine di Dio,

ma che la sua figura è fragile ed è legata alla Terra.

Per mezzo di Lucifero, gli viene invece mostrato ciò che in lui è immortale.

Questa è la tentazione. Questa è la fascinosa impressione.

 

Ma quando l’uomo osserva ciò che è immortale, quando considera ciò che sottrae la figura esteriore, dopo che essa è scissa nelle tre parti di cui è costituita, egli vede se stesso e vede a spese di chi Lucifero ha reso l’uomo immortale. L’uomo non è più uomo, quando guarda indietro verso di sé. In quel momento, realmente l’uomo non è più uomo.

 

La simbologia occulta ha sempre rappresentato ciò che l’uomo è quale uomo superiore, così come lo abbiamo descritto in quanto essere tripartito, con precise immagini che avevano il compito di parlare agli uomini nel corso delle epoche successive. Ma solo pochi compresero immaginazioni e immagini cosi significative.

 

L’uomo superiore, verso il quale si può innalzare lo sguardo quando ci si osserva in profondità, è diverso a seconda degli individui. Non è per tutti uguale. È un’immagine mutevole quella che ci si presenta. Ma è un’immagine che dà una rappresentazione approssimativa dell’impressione che si sperimenta. L’uomo non ha più sembianze umane, ma semmai sembianze di toro o di leone.

 

In genere accade – anche se quel che viene sperimentato nel mondo soprasensibile sembra spesso grottesco – che la donna, quando guarda indietro in questo modo, senta se stessa più come leone, e l’uomo invece senta se stesso piuttosto come toro. Questa condizione va superata, perché è così all’inizio. Entro queste due immagini che si compenetrano e sfumano l’una nell’altra – perché l’uomo non è completamente privo della natura leonina e la donna non è completamente priva di quella taurina – fluisce l’immagine di un uccello, che è stato sempre chiamato aquila, e che appartiene all’insieme.

 

Ma tutto questo non sarebbe ancora il peggio. Molti potrebbero decidere, pur di conquistare l’immortalità, di essere un toro, un leone o un’aquila. Ma si tratta finora soltanto dell’uomo superiore.

La parte che si estende verso il basso invece è un drago selvaggio, un serpente selvaggio. Questa è sempre stata la fonte del mito del drago. Il simbolismo religioso ha sempre tramandato agli uomini le quattro immagini di ciò che si trova ancora – seppure frantumato – nel mondo soprasensibile: l’Uomo, il Leone, il Toro e l’Aquila. Il simbolismo religioso ha poi soltanto accennato – e questi accenni si trovano nella storia del peccato originale – al fatto che dell’uomo fa parte anche un serpe selvaggio. Esso appartiene alla totalità degli uomini, poiché vi risiede.

 

E qui viene il punto in cui l’uomo deve dirsi: “Certo, Lucifero può promettere l’immortalità, e la sua promessa è pienamente fondata, ma ciò può avvenire solo a spese della forma, della figura, così che nella forma che hai acquistato sotto la sua influenza puoi continuare a vivere immortale”.

Ci si accorge ora che nel corso dell’evoluzione terrestre si è appena assunta una tale forma interiore, e che siamo diventati così perché Lucifero ha esercitato la sua azione nell’evoluzione terrestre. Vediamo che, sotto l’influsso di Lucifero, l’evoluzione terrestre ha dato all’uomo abbondanza di soprasensibile. La saggezza, e tutto ciò che di possibile ad essa si collega, proviene infatti in vario modo da Lucifero il quale, se lo incontriamo, ci può mostrare quanto gli dobbiamo. Ma tutto quanto è stato prima descritto è in connessione con ciò.

 

Deve quindi farsi strada la domanda: “Non vi è dunque nulla che dia conforto in questa autoconoscenza?”. Perché, in fin dei conti, questa autoconoscenza non è proprio per nulla confortante, se per mezzo di essa si arriva soltanto a constatare che l’uomo è abbassato ad animale. E si tratta di un animale all’ennesima potenza, che non appartiene agli animali superiori. L’uomo è degradato fino a quella animalità che sulla Terra vive sotto le sembianze di un anfibio. Veramente questa vista non è affatto confortante.

 

Tutto quanto ora vi ho esposto è ciò che ho definito come un’impressione straordinariamente fugace. Bisogna avere molta presenza di spirito per afferrare quest’impressione, per poterla guardare, poiché svanisce rapidamente. Questo è lo svantaggio a cui si va incontro quando si prende come punto di partenza la figura umana.

 

Gli uomini non hanno abbastanza presenza di spirito per comprendere la morte e Lucifero, e per guardare poi indietro a se stessi. Intendo: guardarsi indietro spiritualmente, ovviamente. Non vi è nulla di confortante in ciò che si vede allora, perché alla fine non si ha che una duplice scelta. Quella di attenersi a ciò che è mortale, che è fragile, che ci proviene dagli dèi, dagli avversari di Lucifero, oppure quella di scegliere l’immortalità, e allora questa immortalità è accompagnata da una degradazione della figura umana.

 

La presenza di tutto ciò e l’impressione che se ne riceve non sono davvero confortanti. Soprattutto si tratta di un’impressione straordinariamente deprimente, straordinariamente triste e spaventosa. Ne risulta che gran parte del compito del maestro occulto consiste nel richiamare l’attenzione degli uomini sul fatto che essi ora, quando ricevono una tale impressione, anzi quando in genere ricevono le prime impressioni soprasensibili, non devono darvi troppa importanza, per la semplice ragione che le prime impressioni, gioiose o dolorose che siano, non devono mai costituire la norma. La cosa giusta è aspettare con pazienza.

 

Forse, quando si attraverserà l’esperienza animica appena descritta, sarà possibile avere ripetutamente un’impressione molto scoraggiante; ma occorre avere coraggio per continuare a provocarla sempre di nuovo. Se si vuol progredire praticamente nell’occultismo, occorre perseverare; e arriverà finalmente il momento in cui ci si potrà fondare su qualcosa.

 

Non ci si può fondare su quello che il presente ci offre, perché tutto ciò che si è acquistato nella vita, dal momento che il corpo è fragile, appare a sua volta come fragile e transitorio. Da Lucifero ci viene promessa l’eternità, ma neppure su questo possiamo fondarci. Viene però il momento in cui ci si può fondare su qualcosa: non sul tempo presente, ma su un ricordo che può esserci rimasto dalla vita terrena ordinaria. Questo ricordo deve rimanere in noi, come un pensiero, dalla vita terrena, e da questa deve riversarsi nell’incontro con la morte e con Lucifero. Si affaccia, infatti, giunge, ci si offre un ricordo, un pensiero, che può essere per noi l’unico fondamento.

 

Ma tale pensiero è straordinariamente debole. E occorre una forte energia per avere questo ricordo, questo pensiero. L’unica cosa che si può ricordare come qualcosa di sicuro è il pensiero dell’io, il pensiero: “Tu sei stato un sé laggiù”. Ma è molto diffìcile conservare questo pensiero. Molti sanno che è già straordinariamente diffìcile far penetrare nello stato di coscienza attuale un sogno da un altro stato di coscienza, ma portare con sé il pensiero dell’io dal mondo terreno fin dentro la nuova coscienza in cui si penetra è incredibilmente difficile.

 

Succede purtroppo facilmente che, quando si è entrati nel mondo soprasensibile,

il pensiero dell’io rimanga come un sogno che si è avuto nel mondo terreno e che non si ricorda più.

Il pensiero dell’io, quando si entra nell’altra coscienza, è come un sogno dimenticato.

 

Nel corso dell’evoluzione terrena l’umanità, sotto questo aspetto, è peggiorata. Mentre in tempi primordiali, in epoche molto remote, era relativamente facile trasportare l’immagine dell’io al di là della vita terrena, durante il corso dell’evoluzione dell’umanità questo invece è diventato sempre più difficile.

Quando dico che il pensiero dell’io si presenta, mi riferisco al fatto che al discepolo dell’occultismo odierno quel pensiero senza dubbio si manifesta e lo fa in modo che l’io non rimane semplicemente un’immagine di sogno, ma può balenare nel mondo al di là come ricordo. Ma perché ciò succeda occorre un aiuto: senza aiuto non vi si riesce.

 

Questo è l’importante.

Nelle condizioni attuali dell’evoluzione terrestre,

l’occultista novizio che penetra nel mondo soprasensibile, se non ricevesse aiuto,

conserverebbe nella maggior parte dei casi il pensiero dell’io all’incirca come si conserva un sogno dimenticato.

• Se devo dire apertamente quale sia l’aiuto necessario oggi al discepolo dell’occultismo

per non scordare il pensiero dell’io quando si innalza al mondo soprasensibile,

posso dire che vi è una sola espressione per descriverlo:

vivere sulla Terra con l’impulso del Cristo. Questo è l’aiuto.

 

Nelle condizioni attuali dell’evoluzione terrestre, dal modo in cui l’essere umano si è comportato nei confronti dell’impulso del Cristo durante la sua vita terrena, dal modo in cui egli ha fatto diventare vivente in sé l’impulso del Cristo, discenderà il fatto che, ascendendo al mondo soprasensibile, il pensiero dell’io precipiti nell’oblio, oppure resista nell’uomo come l’unico solido punto di appoggio che egli possa portare con sé nel mondo soprasensibile.