L’ingresso nel devacian

O.O. 108 – Risposte a enigmi della vita – 02.12.1908


 

Come dopo l’uscita del cadavere eterico ne resta all’uomo un estratto, una certa essenza per tutta l’eternità,

così anche dopo l’uscita del cadavere astrale gli rimane per tutta l’eternità una certa essenza

quale frutto dell’ultima incarnazione.

 

E ora inizia per l’uomo l’epoca del devacian,

l’ingresso nel mondo spirituale, la patria degli dèi e di tutte le entità spirituali.

• L’entrata in questo mondo infonde nell’uomo un sentimento che si può paragonare alla liberazione di una pianta

che, sviluppatasi prima in una sottile fessura della roccia, venga a trovarsi all’improvviso a crescere nella luce.

• Infatti, l’essere umano che entra nel mondo celeste sperimenta in sé l’assoluta libertà spirituale,

e da quel momento in poi gode l’assoluta beatitudine.

 

Che cos’è, in realtà, l’epoca del devacian?

Potete farvene facilmente un’idea considerando che l’uomo prepara lì una nuova vita, una reincarnazione.

Molte sono le esperienze che l’uomo ha compiuto nel mondo fisico,

in questo mondo inferiore, esperienze che poi ha portato con sé nell’aldilà.

Dopo averle accolte in sé come un frutto della vita, può ora elaborarle liberamente nella propria interiorità.

 

Nell’epoca del devacian l’uomo configura un archetipo per una nuova vita.

Quest’opera, che viene compiuta nel corso di un lunghissimo periodo di tempo,

si esprime in un’azione creativa sul proprio essere,

ed ogni attività creativa, produttiva, è congiunta a beatitudine.

 

Che l’opera creativa, produttiva, sia congiunta a beatitudine, potete constatarlo osservando una gallina intenta a covare un uovo. Perché compie quest’azione? Perché per essa è fonte di piacere.

• Anche per l’uomo è nel devacian fonte di piacere intessere il frutto della vita trascorsa nel piano di una nuova vita.

 

• Nella catena delle reincarnazioni sono già molte le vite che l’essere umano ha vissuto, eppure alla fine di una vita egli non è mai più lo stesso essere che era al suo inizio. In questa vita, costretto nel corpo fisico, è obbligato a comportarsi in modo del tutto passivo.

Ora, però, che è liberato dal corpo fisico, dal corpo eterico e dal corpo astrale, egli intesse un archetipo nel nucleo del proprio essere eterno, e quest’opera tessitrice è percepita come beatitudine, come un sentimento che non si può confrontare in alcun modo con quella beatitudine che l’uomo può provare nel mondo fisico.

Nel mondo spirituale è beatitudine la sua vita.

 

Non si creda, però, che nel mondo spirituale la vita fisica non abbia importanza.

Con la morte, è solo l’elemento fisico a decadere;

i vincoli d’amore e d’amicizia stretti nella vita da anima ad anima permangono,

e questi legami spirituali intrecciano da anima ad anima collegamenti duraturi, indistruttibili,

che negli archetipi si addensano in effetti cui è propria la facoltà di esplicarsi

nelle successive reincarnazioni sul piano fisico.

 

E così anche riguardo al rapporto che intercorre tra madre e figlio. L’amore che la madre nutre per suo figlio è la risposta all’amore prenatale che il figlio nutre per la madre, e il figlio desidera reincarnarsi proprio perché si sente attratto da quella madre per l’affinità animica che lo lega a lei.

Gli sviluppi che poi avverranno tra madre e figlio nella vita, nell’incarnazione che vivranno insieme, costituiranno nuovi legami che perdureranno. E i legami stretti fra anima e anima sono già intessuti nella vita spirituale che trovate quando dopo la morte entrate nel mondo spirituale.

 

La vita tra la morte e una nuova nascita è tale

da far sì che continuino ad esplicare i loro effetti le azioni compiute nella vita fisica precedente.

• Continuano ad agire persino gli effetti connessi con le attività predilette cui l’uomo si dedicò in vita.

• Ma dopo la morte l’uomo diviene sempre più libero, perché diventa un preparatore del futuro, del proprio futuro.

 

L’uomo fa ancora dell’altro nell’aldilà? Oh, l’uomo è attivissimo nell’aldilà. A questo punto, qualcuno potrebbe domandare: “Perché si reincarna l’essere umano? Perché ritorna sulla Terra, se può essere attivo anche nell’aldilà?” Dunque, le reincarnazioni non avvengono mai inutilmente. L’uomo ha sempre la possibilità di acquisire nuove conoscenze. Le trasformazioni che intervengono nelle condizioni della Terra fanno si che egli venga ad inserirsi sempre in situazioni radicalmente mutate, allo scopo di compiere esperienze utili alla propria ulteriore evoluzione.

 

Il volto della Terra, le regioni, il regno animale, il manto vegetale, tutto si trasforma incessantemente in tempi relativamente brevi. Provate a richiamarvi alla mente le condizioni che esistevano cent’anni fa. Quale differenza rispetto ad oggi! Che oggi qui da noi ogni essere umano impari a leggere e scrivere a sei anni d’età, è un’acquisizione non molto lontana nel tempo. Nell’antichità, ai vertici dello stato c’erano dottissime persone che non sapevano né leggere né scrivere. Dove sono i boschi e le specie animali che cinquecento anni fa popolavano le regioni che oggi sono attraversate dalle ferrovie? Qual era l’assetto territoriale delle località ove oggi sorgono le nostre grandi città? Com’erano mille anni fa?

 

L’uomo si reincarna, entra in una nuova incarnazione solo quando i mutamenti intervenuti nelle condizioni esterne sono tali da consentirgli di apprendere qualcosa di nuovo. Studiando il corso dei secoli, potrete constatare come l’ingegno umano abbia modificato, demolito ed edificato il volto della Terra. Ma vi sono anche molte altre trasformazioni che l’intelligenza umana non può operare. Il manto vegetale e il mondo animale si trasformano sotto i nostri occhi; vediamo alcune specie sparire ed altre subentrare al loro posto. Queste metamorfosi sono operate dall’altro mondo. Camminando su un prato, può certo capitare di assistere alla costruzione di un ponte sul ruscello che lo attraversa, non si può vedere, invece, come sorga il manto vegetale.

Sono i defunti a compiere quest’opera. Sono loro che lavorano alla trasformazione e all’elaborazione del volto della Terra, al fine di crearsi un luogo diverso per una nuova incarnazione.

 

Dopo che per un lunghissimo periodo di tempo l’uomo si è impegnato in tal modo nella preparazione della nuova incarnazione, si avvicina per lui il momento in cui essa deve avvenire.