L’iniziazione nel segno di Giona, di re Salomone e il terzo modo

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 26.09.1909


 

Noi troviamo simboleggiata l’antica forma di rivelazione nel modo più perfetto

nel cosiddetto segno di Giona.

 

In questo segno è simboleggiato al modo antico

come l’uomo possa gradualmente innalzarsi alla conoscenza dei mondi spirituali

o, per usare un termine biblico, come l’uomo possa diventare un profeta (Luca 11, 29-32).

 

Si tratta del modo antico di giungere all’iniziazione:

occorre innanzitutto maturare la propria anima, preparare ciò che può rendere l’anima matura;

occorre poi per tre giorni e mezzo essere sprofondati in uno stato

in cui si resta completamente sottratti al mondo esterno

e agli strumenti mediante i quali il mondo esterno si percepisce.

 

Perciò coloro che dovevano essere condotti al mondo spirituale,

venivano prima accuratamente preparati; la loro anima veniva preparata alla conoscenza della vita spirituale.

• Poi, per tre giorni e mezzo, venivano sottratti al mondo,

e condotti in un luogo dove coi loro sensi esteriori non potevano percepire nulla,

dove il loro corpo si trovava in uno stato simile a morte.

• E dopo tre giorni e mezzo, essi venivano risvegliati; allora la loro anima veniva richiamata dentro il corpo.

• Così quegli uomini erano capaci di ricordarsi le esperienze fatte nei mondi superiori,

e di dare essi stessi notizie di quei mondi.

 

Questo era il segreto dell’iniziazione: l’anima, già da prima lungamente preparata, veniva fatta uscire dal corpo per tre giorni e mezzo, e veniva condotta in un mondo diverso; rimaneva esclusa dal mondo esterno e penetrava nel mondo spirituale.

In tutti i popoli vi furono sempre uomini in grado di annunziare il mondo spirituale; vi furono sempre uomini che avevano attraversato la stessa esperienza attraversata da Giona nel ventre della balena come ci narra la Bibbia (Giona 2,1).

Un uomo siffatto si preparava a tale esperienza; e più tardi, quando compariva davanti al popolo nella sua qualità di iniziato al modo antico, portava il segno che contrassegnava tutti coloro che erano in grado di sperimentare il mondo spirituale: il segno di Giona.

 

Questa era un’antica forma di iniziazione.

Nell’iniziazione antica, diceva il Cristo, non vi è altro segno che quello di Giona.

Ma secondo il vangelo di Luca il Cristo si esprime in modo ancor più esplicito:

vi è però anche la possibilità, ereditata dal passato,

di diventare chiaroveggenti senza propria cooperazione, senza iniziazione, in modo oscuro, crepuscolare;

vi è anche la possibilità di essere condotti nel mondo spirituale mercé una rivelazione dall’alto.

 

Con tali parole il Cristo voleva accennare al fatto che, accanto alla categoria di iniziati or ora descritti,

esisteva una seconda categoria di iniziati.

Esistevano uomini, in mezzo ad altri uomini, i quali, solo perché discendevano da una stirpe adeguata,

erano in grado, pur senza essere passati per una speciale iniziazione,

di ricevere rivelazioni in una forma superiore di trance.

 

Il Cristo accennava a questo duplice modo di ascendere ai mondi spirituali,

che i tempi antichi ci hanno tramandato. Diceva: ricordatevi di re Salomone.

• E voleva con ciò designare un’individualità della seconda categoria,

un’individualità che, senza propria cooperazione, per rivelazione dall’alto,

poteva guardare nel mondo spirituale.

 

La regina di Saba che va dal re Salomone è la portatrice della sapienza rivelata dall’alto,

è la rappresentante di coloro che erano predestinati

a ricevere il retaggio di quell’oscura, crepuscolare chiaroveggenza,

già posseduta da tutti gli uomini nell’epoca atlantica (Luca 11, 31).

 

Vi erano dunque due specie di iniziati:

• l’una, rappresentata da Salomone

e dalla simbolica visita fattagli dalla regina di Saba, la regina del mezzogiorno;

• l’altra era quella degli iniziati nel segno di Giona, era quella dell’iniziazione antica,

nella quale per tre giorni e mezzo l’uomo ascendeva alle sfere del mondo spirituale,

interamente segregato dal mondo esterno.

 

• E il Cristo aggiunge: qui vi è più che Salomone, qui vi è più che Giona;

e con ciò accenna al fatto che qualcosa di nuovo è avvenuto nel mondo;

che non è più possibile, ora, parlare al corpo eterico da fuori, per via di rivelazioni,

come era avvenuto per Salomone.

 

E neppure è possibile parlare ai corpi eterici da dentro,

mediante una rivelazione che il corpo astrale, adeguatamente preparato,

può comunicare al corpo eterico, come avveniva in coloro che sono simboleggiati dal segno di Giona.

• Qui vi è qualcosa per cui l’uomo, se vi si rende maturo nel suo io,

si collega con quanto appartiene al regno dei cieli.

 

Le forze dei regni celesti, infatti,

si collegano con la parte virginale dell’anima umana, che appartiene ai regni celesti;

si collegano alla arte dell’anima che gli uomini guastano quando deviano dal principio del Cristo,

ma che possono anche elaborare e coltivare, se si compenetrano di quanto emana da quel principio.

 

Così, secondo il vangelo di Luca,

il Cristo Gesù inserisce nella sua dottrina il nuovo elemento venuto allora sulla Terra,

noi vediamo che, mercé l’evento di Palestina, l’antico modo di annunziare il regno di Dio si è mutato.

 

Perciò il Cristo dice a coloro di cui poteva presumere che, grazie alla loro preparazione,

avrebbero potuto comprenderlo: •  In verità vi sono fra voi alcuni che possono vedere il regno di Dio;

e non solo come Salomone, per via di rivelazione, o come Giona per via d’iniziazione.

• Se questi fra voi non potessero superare un tal punto,

non arriverebbero mai a vedere in questa incarnazione il regno i Dio; morirebbero prima.

 

Vale a dire che, prima della loro morte, essi non potrebbero vedere il regno di Dio senza essere iniziati;

e se lo fossero dovrebbero ugualmente passare per uno stato simile alla morte.

Il Cristo dunque voleva mostrare che vi sono anche uomini capaci di vedere, prima di morire,

e senza essere iniziati al modo antico, il regno dei cieli;

e ciò grazie al nuovo elemento venuto nel mondo.

 

A tutta prima i discepoli non compresero di che si trattasse. Ma il Cristo voleva mostrar loro che erano appunto essi quelli che, prima di morire di morte naturale o di quella morte i cui si moriva nell’iniziazione, avrebbero conosciuto i segreti del regno dei cieli. Ciò è detto in quel mirabile passo del vangelo di Luca, in cui il Cristo parla di una rivelazione superiore e dice: «Vi dico poi con tutta verità che qualcuno dei presenti non gusterà la morte prima di avere veduto il regno di Dio» (Luca 9, 27-36).

I discepoli non compresero ciò; non compresero che erano appunto loro i prescelti a sperimentare l’azione potente di quell’io, l’azione potente del principio del Cristo, che li avrebbe fatti penetrare direttamente nel mondo spirituale.

Il mondo spirituale doveva palesarsi a loro senza il segno di Salomone e senza il segno di Giona.

È avvenuto ciò?

A queste parole tiene dietro immediatamente la scena della trasfigurazione in cui tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni, vengono fatti ascendere al mondo spirituale, dove si palesano loro le entità spirituali di Mosè e di Elia, e in pari tempo la spiritualità stessa del Cristo Gesù. Essi guardano per un momento nel mondo spirituale, per diventar testimoni che è possibile gettare lo sguardo in quel mondo anche senza il segno di Salomone e senza il segno di Giona. Ma al tempo stesso risulta chiaro che essi sono ancora dei principianti; si addormentano infatti subito, per la potenza di quell’evento, essendo stati strappati dai loro corpi fisici e dai loro corpi eterici. Perciò il Cristo li trova addormentati.

 

Con questa scena doveva mostrarsi quale fosse

il terzo modo di penetrare nel mondo spirituale, oltre a quelli di Salomone e di Giona.

Ciò era noto a chi, in quell’epoca, era in grado di interpretare i segni del tempo.