L’iniziazione praticata presso gli Esseni

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 05.09.1910


 

Dal sesto secolo avanti Cristo in poi, fino ai giorni nostri, il bodhisattva divenuto Buddha è stato sostituito nella serie dei grandi maestri da colui che più tardi diventerà Maitreya Buddha.

Perciò dobbiamo ricercare la dottrina di cui l’umanità ha bisogno, dopo l’epoca del Gautama Buddha, negli ambienti in cui opera il suo successore, là dove costui ispira ai propri discepoli ciò che essi debbono comunicare al mondo.

 

Nella conferenza precedente ho già ricordato che furono prescelte a strumento di questo bodhisattva le comunità dei Terapeuti e degli Esseni, e che Gesù figlio di Pandira fu una delle più alte, più significative e più nobili personalità appartenenti alle comunità essene. Dobbiamo dunque scorgere il contenuto dell’insegnamento del nuovo bodhisattva mentre illumina l’umanità per il tramite degli Esseni.

Anche la storiografia esteriore ci conferma che le vere comunità essene scomparvero ben presto (quanto al loro specifico contenuto dottrinale più profondo), dopo che si erano svolti gli eventi relativi al Cristo.

Perciò non dovrebbe poi apparire talmente incredibile l’affermazione che le comunità dei Terapeuti e degli Esseni furono istituite col fine di attingere dalle regioni spirituali, dalle sfere dei bodhisattva, quanto era necessario all’umanità per poter comprendere il grande, significativo evento della comparsa del Cristo.

 

Gesù figlio di Pandira era dunque in certo senso stato prescelto

per lasciarsi ispirare dal bodhisattva che diverrà il Maitreya Buddha

e che agiva entro le comunità essene;

e gli furono ispirati degli insegnamenti tali

da rendere comprensibile il mistero di Palestina, il mistero del Cristo.

 

Certo, le informazioni più precise sui Terapeuti e sugli Esseni sono accessibili solo mediante l’indagine scientifico-spirituale; la storiografia ne ignora quasi tutto. E poiché qui ci troviamo in una cerchia capace di accettare notizie come queste, ci proponiamo di estrarre dai segreti dei Terapeuti e degli Esseni quanto ci servirà per giungere a una comprensione approfondita del vangelo di Matteo e anche degli altri Vangeli. Esporrò questi segreti nella maniera che corrisponde a quanto risulta all’indagine scientifico-spirituale.

 

Caratteristica essenziale di queste comunità

che fiorirono circa un secolo prima della comparsa del Cristo

e che avevano il compito di prepararla mediante il loro insegnamento,

era il modo in cui i membri dei Terapeuti e degli Esseni conseguivano l’iniziazione.

• Essi divenivano partecipi di un’iniziazione destinata soprattutto

a risvegliare una comprensione (dovuta alla visione chiaroveggente)

del significato dell’abramismo, dell’ebraismo per l’evento del Cristo.

• Ciò costituiva il vero segreto dei Terapeuti e degli Esseni;

i loro seguaci venivano iniziati al fine di contemplare con esattezza il senso di quei rapporti.

 

Un Esseno doveva dunque riconoscere anzitutto il senso di quanto si era compiuto nel popolo ebraico per effetto della personalità di Abramo, per apprezzarne in profondità il significato di progenitore del popolo stesso. Doveva imparare a valutare per visione propria la natura della disposizione posta da Abramo nel sangue della sua stirpe, che doveva concentrarsi e filtrarsi attraverso molte generazioni.

Per comprendere un fatto come questo, che per tramite della personalità di Abramo possa avvenire qualcosa di importante per l’intera evoluzione umana, occorre tener ben presente un principio, una verità importante.

 

Ogni volta che una data personalità viene prescelta

come strumento particolare per qualche aspetto dell’evoluzione,

bisogna che si verifichi in essa l’intervento diretto di un’entità divino-spirituale.

 

Chi abbia letto o assistito alla rappresentazione del mio mistero rosicruciano La porta dell’iniziazione ricorderà che uno dei punti drammaticamente più importanti è quello in cui l’iniziato mostra a Maria che ella può compiere la sua missione solo se si sarà realmente verificato un tale intervento di un’entità superiore. Nel caso di Maria si verifica allora una specie di separazione degli elementi costitutivi superiori della sua natura umana da quelli inferiori, i quali ultimi possono quindi venire ossessionati da uno spirito inferiore. Tutto quanto ho espresso in quel dramma, se non viene preso alla leggera, ma al contrario vien fatto agire in profondità sull’anima, può attirare l’attenzione sopra profondi segreti dell’evoluzione dell’umanità.

 

Poiché dunque Abramo era destinato a rappresentare una parte tanto importante nell’evoluzione,

fu necessario che penetrasse entro la sua organizzazione quello spirito

che nei tempi atlantici l’umanità aveva percepito come aleggiante nel mondo esterno e vivificante il creato.

• Questa interiorizzazione avvenne in Abramo per la prima volta

ed ebbe come effetto una trasformazione della visione spirituale in precedenza impossibile.

• Certo, perché questo potesse avvenire, fu necessario l’intervento di un’entità divino-spirituale:

essa pose per così dire entro l’organizzazione di Abramo il germe

per tutti gli organismi che da lui sarebbero nati nel corso delle generazioni.

 

Un Esseno di quei tempi poteva dunque dire a se stesso: l’elemento che veramente formò il popolo ebraico, rendendolo atto a diventare il portatore della missione del Cristo, ricevette la sua prima disposizione grazie alla misteriosa entità che possiamo scoprire solo risalendo attraverso le generazioni, su fino ad Abramo, quando essa s’insinuò per così dire nella compagine dell’organismo di lui, per poi operare come una specie di spirito del popolo ebraico, attraverso il sangue dei suoi discendenti. Per poter comprendere dunque questo profondo segreto dell’evoluzione umana, occorre risalire fino allo spirito che inoculò quella disposizione, ricercandolo là dove esso non si era ancora inserito nell’organismo di Abramo.

Perciò gli Esseni dicevano: per poter risalire a quello spirito inauguratore, ispiratore del popolo ebraico, e poterlo riconoscere nella sua purezza, occorre svilupparsi, come Esseni o come Terapeuti, secondo una certa disciplina che serve a purificarsi da tutto quanto ha contaminato l’anima umana da Abramo in poi. Infatti secondo gli Esseni l’entità spirituale che l’uomo porta in sé, nonché tutte le entità spirituali che cooperano al divenire umano, si possono percepire nella loro purezza solo nel mondo spirituale; in noi esse sono presenti, ma contaminate dalle forze del mondo fisico-sensibile.

 

Secondo il modo di vedere degli Esseni (assolutamente esatto per un certo campo della conoscenza), ogni uomo che viveva in quel tempo portava in sé tutte le impurità penetrate nel corso dei tempi nell’anima umana, impurità che le impedivano di scorgere chiaramente l’essere spirituale che aveva posto in Abramo la disposizione di cui abbiamo parlato.

Ogni singola anima di Esseno doveva quindi purificarsi da tutto ciò che era andato introducendosi in quella primitiva disposizione, disturbando la visione della entità che dimorava nel sangue delle generazioni; solo così essa poteva venir contemplata giustamente.

Tutti gli esercizi degli Esseni erano intesi a purificare l’anima dagli influssi e dai caratteri ereditati attraverso le generazioni, dall’influsso che offuscava nell’uomo la visione dell’essere spirituale ispiratore di Abramo; l’uomo infatti non solo racchiude in sé il proprio nucleo animico-spirituale, ma lo porta in sé offuscato e contaminato dalle caratteristiche ereditate.

 

Esiste una legge scientifico-spirituale che gli Esseni potevano mettere in atto, grazie alle loro indagini e alla loro veggenza spirituale: la legge per cui l’influsso dell’ereditarietà cessa veramente di operare, quando si risalgano quarantadue gradini nella serie degli antenati. Voglio dire: qualcosa viene ereditato dai genitori, dai nonni, ecc.; quanto più si risale nella serie degli antenati, tanto meno rimane presente in noi delle impurità del nostro intimo essere, trasmesse ereditariamente: dopo quarantadue generazioni, non ne rimane più nulla. A questo punto, l’effetto dell’ereditarietà si è perduto.

 

Perciò la purificazione degli Esseni era diretta ad espellere dall’interiorità,

mediante esercizi interiori e una rigida disciplina,

tutta la corruzione penetrata nell’anima nel corso di quarantadue generazioni.

 

Questa è la ragione per cui ogni Esseno doveva sottoporsi a severi esercizi, doveva percorrere una difficile via mistica: passando per quarantadue gradini, egli doveva purificare la propria anima. Erano realmente quarantadue gradini esattamente definibili che egli doveva percorrere in se stesso: dopo, egli sapeva di essersi liberato da tutti gli influssi del mondo dei sensi, di tutta la corruzione penetrata nell’anima nel corso di quarantadue generazioni.

In tal modo l’Esseno ascendeva per quarantadue gradini fino al punto di sentire l’affinità del nucleo centrale del suo essere individuale con la spiritualità divina. Egli diceva quindi a se stesso: percorrendo questi quarantadue gradini, io riesco ad ascendere fino al Dio che aspiro a conoscere.

 

Era corretta la concezione essena, di come ascendere a una divinità non ancora immersa nella materia; gli Esseni conoscevano per esperienza propria la via per salire fino a quel punto.

Di tutti gli uomini che vivevano allora sulla Terra, gli Esseni e i Terapeuti erano i soli a conoscere in modo adeguato il significato segreto della missione di Abramo: lo conoscevano in quanto fondato sull’ereditarietà attraverso le generazioni.

Sapevano che per ascendere fino a un’entità che si è immersa nella linea ereditaria, e raggiungere il punto in cui quella immersione non è ancora iniziata, occorre risalire per quarantadue gradini, corrispondenti alle quarantadue generazioni, per poterla trovare.

 

Sapevano pure questo: come l’uomo deve risalire per quarantadue gradi,

corrispondenti alle quarantadue generazioni, per congiungersi con quella entità divina,

così essa deve discendere quarantadue gradini, percorrendo la via inversa,

se vuole penetrare a fondo entro il sangue umano.

• Se all’uomo sono necessari quarantadue gradini per ascendere su fino al Dio,

il Dio deve a sua volta discenderli, per divenire uomo fra gli uomini.

 

Questa era la dottrina degli Esseni, e in particolare di Gesù ben Pandira, che fra gli Esseni insegnava, sotto l’influsso del bodhisattva che lo ispirava.

Era dunque una dottrina essena quella secondo la quale all’essere divino che aveva ispirato Abramo, inoculando nel suo organismo il germe divino di cui abbiamo parlato, occorrevano quarantadue generazioni per discendere del tutto entro l’umanità.