L’Io che prima era diffuso in tutto il mondo, si addensò nella forma solida dell’essere umano.

O.O. 100 – Evoluzione dell’Umanità e conoscenza del Cristo – 21.11.1907


 

Mentre in precedenza l’uomo non vedeva il suo corpo fisico,

dopo la sua inclusione iniziò a definirlo il suo Io.

 

Nella sua ultima fase, l’Atlantide era una regione ricoperta da spesse coltri di nebbia;

non esistevano né l’alternanza del sole e della pioggia, né il fenomeno dell’arcobaleno.

Questo fenomeno poté esplicarsi solo nell’epoca postatlantica, quando le masse nebulose si ripartirono.

 

La coscienza popolare ha serbato viva memoria di quest’evento nella saga di Heimdall e nella narrazione dell’Arca di Noè. Il ricordo delle terre nebbiose si è conservato nell’espressione nordica “Niflheim”, Nebelheim, dimora delle nebbie.

 

Nella saga dei Nibelunghi i popoli del nord

hanno serbato memoria anche dell’avvento dell’Io nella personalità umana,

rappresentato con il simbolo dell’oro.

 

L’oro, che era disciolto nell’acqua, si condensò nell’anello, il tesoro dei Nibelunghi:

l’Io che prima era diffuso in tutto il mondo, si addensò nella forma solida dell’essere umano.

 

La riduzione scenica wagneriana di questa saga

consente di percepire bene la sensitività inconscia dell’artista immerso nell’opera creativa.

Wagner, che non era pienamente cosciente di quello che stava creando, era, però, guidato da un sapere subconscio.

Così, per esempio, Wagner dovrebbe avere caratterizzato l’Io pervenuto a coscienza,

con la nota tenuta dall’organo durante tutta l’ouverture dell’opera L’oro del Reno.