L’io evolve passando da incarnazione a incar­nazione.

O.O. 107 – Antropologia S.S.-Vol. II – 17.06.09


 

L’io, con quanto esso elabora a contatto col corpo astrale, con il corpo eterico e con il corpo fisico,

è ciò che passa da incarnazione a incarnazione.

 

• Se all’io in una nuova incarnazione non si aggiungesse nulla di nuovo,

l’uomo, alla sua morte fisica, non potrebbe portare nulla con sé dalla sua ultima vita tra la nascita e la morte.

• E se non potesse portare nulla con sé,

nella vita successiva starebbe precisamente allo stesso grado che nella precedente.

 

Durante la vita noi vediamo l’uomo percorrere un’evoluzione e conquistarsi, accogliere in sé

ciò che l’animale non può accogliere, perché per l’animale la possibilità di evolvere le sue disposizioni è conclusa:

perciò l’uomo arricchisce continuamente il proprio io, perciò sale di incarnazione in incarnazione, sempre più in alto.

 

L’uomo porta in sé l’io, che nasce soltanto ai 21 anni, ma che già prima opera in lui;

perciò si può applicare a lui un’educazione,

perciò si può far di lui qualcosa d’altro da quello che egli era, in origine, per sua disposizione.

Il leone porta con sé la sua natura di leone e la esplica.

 

L’uomo non porta soltanto con sé la sua natura, quale natura generale della specie umana,

ma anche quanto ha già acquisito, quale io, nell’ultima incarnazione.

• E questo può sempre più trasformarsi, con l’educazione e con la vita, e può costituire un nuovo impulso,

quando l’uomo passa per la porta della morte e si deve preparare per una nuova incarnazione.

 

• Dobbiamo aver ben chiaro che l’uomo accoglie in sé nuove realtà di evoluzione e si arricchisce di continuo.