Lo spirito nel mondo spirituale dopo la morte

O.O. 9 – Teosofia (IV- Lo spirito nel mondo spirituale dopo la morte)


 

Quando nel suo cammino tra due incarnazioni lo spirito umano ha percorso il “mondo delle anime”,

entra nella “regione degli spiriti”, per rimanervi finché sia maturo per una nuova esistenza corporea.

 

Il senso di tale permanenza nel “mondo spirituale” si comprenderà solo se ci si possa spiegare giustamente

il compito del pellegrinaggio umano attraverso le incarnazioni.

 

• Durante l’incarnazione nel corpo fisico l’uomo opera e crea nel mondo fisico, e vi opera e crea quale essere spirituale.

• Imprime alle forme fisiche, alle sostanze e forze corporee ciò che il suo spirito escogita e sviluppa.

• Quale messo del mondo spirituale deve dunque incorporare lo spirito nel mondo fisico.

 

Solo incarnandosi l’uomo può agire nel mondo corporeo;

deve assumere il corpo fisico quale strumento

per poter agire sul mondo corporeo attraverso l’elemento corporeo,

e perché il mondo corporeo possa agire su di lui.

 

È lo spirito che agisce attraverso la corporeità fisica umana.

• Da esso muovono gli intenti, le direttive dell’azione nel mondo fisico.

• Finché lo spirito agisce in un corpo fisico, non può esplicarsi come spirito nella sua vera figura.

• Può solo trasparire attraverso il velo dell’esistenza fisica.

 

La vita del pensiero umano è parte in realtà del mondo spirituale,

e quale si manifesta nell’esistenza fisica, la sua vera figura è velata.

• Si può anche dire che la vita del pensiero dell’uomo fisico

sia un’ombra, un riflesso della vera entità spirituale di cui è parte.

• Durante la vita fisica lo spirito entra così mediante il corpo in reciprocità di azione col mondo corporeo terrestre.

 

Sebbene uno dei compiti dello spirito umano, finché passa d’incarnazione in incarnazione,

sia appunto di agire sulla corporeità fisica,

esso non potrebbe assolverlo convenientemente se vivesse soltanto nell’esistenza corporea,

poiché gli intenti e gli scopi del compito terrestre

non vengono ideati e preparati durante l’incarnazione corporea,

come non lo è il progetto di una casa nel cantiere dove lavorano gli operai.

 

Come il progetto è elaborato nello studio dell’architetto,

così le mete e gli intenti del lavoro terreno lo sono nel mondo dello spirito.

 

Lo spirito umano deve sempre tornare a vivere in quel mondo fra due incarnazioni

per poter riprendere il lavoro nella vita fisica, armato di tutti gli elementi che trae da là.

 

Come l’architetto, senza maneggiare mattoni e calce,

prepara nel suo studio il progetto secondo le leggi dell’arte edilizia ed altre,

così l’architetto dell’operare umano, lo spirito o sé superiore,

deve elaborare nel “mondo dello spirito”, secondo le leggi di esso,

le facoltà e gli scopi per trasportarli poi nel mondo fisico.

 

• Solo ritornando sempre a trattenersi nella propria sfera,

lo spirito umano arriva a poter portare la spiritualità nel mondo terreno anche attraverso gli strumenti fisici corporei.

• Sulla scena fisica l’uomo impara a conoscere le proprietà e le forze del mondo fisico.

• Mentre vi lavora, raccoglie esperienze intorno alle condizioni poste da quel mondo a chi voglia svolgervi la sua attività.

 

• Impara per così dire a conoscere le proprietà della materia in cui vuol incorporare i suoi pensieri e le sue idee.

• Non può attingere dalla materia le idee e i pensieri stessi.

• Così il mondo terreno è insieme campo di lavoro e di apprendimento.

• Nel “mondo spirituale” ciò che così si è appreso si trasforma in vivente facoltà dello spirito.

 

Per maggior chiarezza si può continuare il paragone di prima.

L’architetto elabora il progetto di una casa che viene eseguito.

L’architetto vi fa una somma di svariate esperienze.

Tutte quelle esperienze accrescono le sue facoltà.

Quando farà un altro progetto, esse fluiranno nel suo lavoro.

Rispetto al primo, il nuovo progetto apparirà arricchito di tutto ciò che avrà appreso dal precedente.

Lo stesso avviene riguardo alle successive vite umane.

 

• Negli intervalli tra le incarnazioni lo spirito vive nella propria sfera.

• Può abbandonarsi del tutto alle esigenze della vita spirituale;

liberato dalla corporeità, si evolve in ogni direzione e accoglie in sé i frutti delle esperienze delle vite precedenti.

 

• Il suo sguardo rimane così sempre rivolto alla scena dei compiti terreni,

ed egli è sempre intento a seguire la terra, suo campo di lavoro, attraverso la necessaria evoluzione che essa percorre.

• Lavora su se stesso per poter portare in ogni nuova incarnazione

il suo contributo conformemente alle mutate condizioni terrene.

 

Tutto ciò è naturalmente solo un quadro generale delle successive vite terrene.

La realtà non concorderà mai del tutto, ma solo più o meno, con questo quadro.

Circostanze speciali possono far sì che una vita umana riesca molto più imperfetta di una precedente.

Nell’insieme tali irregolarità vengono entro certi limiti pareggiate nel susseguirsi delle vite.

 

La formazione dello spirito nel “mondo spirituale” si compie

in quanto l’uomo attraversa le diverse regioni, adattandovisi.

 

La sua vita si fonde man mano con ognuna di esse, ed egli ne assume temporaneamente le qualità.

Esse lo compenetrano della loro essenza affinché egli possa agire sulla terra arricchito della loro forza.