Lo Spirito vitale

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (II)


 

L’uomo

non solo può diventare padrone della sua anima lavorando in essa con l’io,

in modo che essa faccia scaturire il nascosto da ciò che è manifesto,

ma può anche estendere tale lavoro, estenderlo al corpo astrale.

• In tal modo l’io si impadronisce del corpo astrale, in quanto si unisce con la sua essenza nascosta.

 

Il corpo astrale dominato e trasformato dall’io può chiamarsi sé spirituale.

(È quello che, con parola presa in prestito dalla sapienza orientale, si chiama anche manas).

Nel sé spirituale abbiamo una più elevata parte costitutiva dell’entità umana;

parte che per così dire è presente solo in germe, ma che emerge sempre più

a mano a mano che l’entità umana lavora su se stessa.

 

Come l’uomo diventa padrone del suo corpo astrale

col farsi strada fino alle forze nascoste che stanno dietro ad esso,

così, nel corso dell’evoluzione, questo avviene anche per il corpo eterico.

• Il lavoro sul corpo eterico è però più arduo che quello sul corpo astrale,

perché ciò che si nasconde nel corpo eterico è celato da due veli,

mentre ciò che si nasconde nel corpo astrale è celato da un velo solo.

 

Ci possiamo fare una idea della differenza nel lavoro sui due corpi, richiamando l’attenzione su certi cambiamenti che possono intervenire nell’uomo nel corso della sua evoluzione. Si consideri anzitutto come si sviluppino certe proprietà dell’anima umana quando l’io lavora su di essa: come piaceri e desideri, gioie e dolori possano cambiare. Basta ripensare alla propria infanzia. Da che derivavano allora le gioie e i dolori? Che cosa si è aggiunto a ciò che si sapeva da fanciulli? La risposta non sarà che una prova del dominio che l’io ha acquistato sul corpo astrale: esso è infatti il veicolo di piaceri e dispiaceri, di gioie e dolori.

 

E si consideri quanto poco, in confronto, si modifichino invece con l’andar degli anni certe altre proprietà dell’uomo, quali il suo temperamento, le peculiarità più profonde del suo carattere, e così via. Uno che da fanciullo è irascibile, conserverà spesso certi aspetti dell’irascibilità anche durante il suo ulteriore sviluppo e pel restante della vita. La cosa salta così agli occhi che vi sono pensatori i quali escludono del tutto la possibilità che si possa cambiare il carattere fondamentale di un uomo. Ritengono che il carattere permanga inalterato attraverso tutta la vita, e soltanto riveli ora uno ora un altro dei suoi lati. Un simile giudizio riposa sopra un difetto d’osservazione.

 

Chi ha il senso per vedere tali cose vede chiaramente

che anche il carattere e il temperamento dell’uomo si modificano sotto l’influenza dell’io,

per quanto si tratti di una modificazione assai lenta rispetto alla modificazione delle proprietà accennate più sopra.

 

Il rapporto in cui procedono le due modificazioni

si può paragonare al rapporto fra le velocità con cui marciano, in un orologio,

a lancetta dei minuti e quella delle ore.

 

Le forze che producono le modificazioni del carattere o del temperamento

appartengono alle forze nascoste del corpo eterico.

• Sono dello stesso genere delle forze che dominano il regno della vita,

ossia delle forze della crescita, della nutrizione, della riproduzione.

• Queste cose si metteranno in giusta luce in altra parte del presente libro.

 

Ÿ Dunque non è quando l’uomo si abbandona soltanto al piacere e al dispiacere, alla gioia e al dolore, che l’io lavora sul corpo astrale, ma quando si modificano le caratteristiche di queste qualità dell’anima; parimenti il lavoro si estende al corpo eterico quando l’io rivolge la sua attività a una modificazione delle qualità del carattere o del temperamento. Anche a quest’ultima modificazione ogni uomo vivente lavora, ne sia o no cosciente. Gli impulsi più forti, che nella vita ordinaria spingono a tale modificazione, sono quelli religiosi.

 

Quando l’io fa continuamente agire su se stesso, sempre di nuovo, gli incitamenti che vengono dalla religione,

essi creano in lui una forza che agisce fin dentro al corpo eterico e lo trasforma,

come i minori impulsi della vita producono la trasformazione del corpo astrale.

 

Questi minori impulsi, che vengono all’uomo dallo studio, dalla riflessione, dalla nobilitazione dei sentimenti, ecc., seguono le molteplici vicende dell’esistenza; il sentimento religioso imprime invece un che di unitario a tutti i pensieri, a tutti i sentimenti, a tutti gli atti volitivi; per così dire diffonde una luce comune e unitaria sopra l’intiera vita dell’anima.

 

L’uomo pensa e sente oggi questo, domani quello, influenzato dalle cause più diverse; ma chi, grazie a un sentimento religioso qualsivoglia, intuisce qualcosa che perdura attraverso i vari cambiamenti, riferirà a tale sentimento fondamentale sia quello che pensa e sente oggi, sia le esperienze che l’anima sua avrà domani. La fede religiosa in tal modo ha presa su tutta la vita dell’anima; i suoi influssi si rafforzano sempre più con l’andar del tempo, in quanto la loro azione è continuamente ripetuta. Essi arrivano così ad acquistare il potere d’agire sul corpo eterico.

In modo analogo agiscono sull’uomo gli influssi dell’arte vera. Quando in presenza di un’opera d’arte, attraverso la forma esterna o il colore o il suono, l’uomo penetra con la rappresentazione e col sentimento nei substrati spirituali di essa, gli impulsi che l’io ne riceve arrivano in verità ad agire fino sul corpo eterico.

 

Se si approfondisce questo pensiero, si potrà misurare l’enorme importanza dell’arte per tutta l’evoluzione umana.

Qui si è accennato solo ad alcuni degli influssi da cui l’io è spinto ad agire sul corpo eterico.

• Nella vita umana vi sono molti influssi simili,

anche se non appaiono allo sguardo osservatore così chiaramente come i precedenti.

• Ma da questi già si vede che nell’uomo è nascosta un’altra parte costitutiva della sua entità,

che l’io elabora sempre più.

 

Possiamo riconoscere in questa la seconda parte costitutiva dello spirito, e chiamarla spirito vitale.

(È la stessa che, con parola presa in prestito dalla sapienza orientale, si chiama buddhi).

• L’espressione « spirito vitale » è appropriata,

perché in ciò che essa denota agiscono le stesse forze che nel « corpo vitale »;

ma quando tali forze si manifestano come corpo vitale non è in esse attivo l’io umano,

mentre, quando si estrinsecano come spirito vitale, esse sono impregnate dall’attività dell’io.

 

Lo sviluppo intellettuale dell’uomo,

la purificazione e la nobilitazione dei suoi sentimenti e delle sue volizioni

ci danno la misura della trasformazione del suo corpo astrale in sé spirituale;

le sue esperienze religiose e varie altre esperienze

s’imprimono nel suo corpo eterico e trasformano questo in spirito vitale.

 

Nell’andamento ordinario della vita ciò avviene più o meno inconsciamente:

la cosiddetta iniziazione dell’uomo si ha invece quando, per mezzo della conoscenza soprasensibile,

vengono indicati all’uomo i mezzi per prendere nelle proprie mani in piena coscienza

l’elaborazione del sé spirituale e dello spirito vitale.

 

Di tali mezzi parleremo in capitoli successivi.

Per il momento si tratta solo di mostrare che nell’uomo, oltre all’anima e al corpo, è attivo anche lo spirito.

Più avanti si mostrerà pure che lo spirito appartiene a ciò che è eterno nell’uomo, a differenza del suo corpo perituro.