L’organizzazione dei sensi e del pensiero dell’uomo nella sua relazione con il mondo

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 15.03.1925 – massime n° 171-173


 

Quando l’uomo, nel considerare la propria natura umana,

applica la conoscenza immaginativa innanzi tutto a se stesso,

in questa osservazione egli si spoglia del sistema sensorio.

 

• Per osservare se stesso egli diventa un essere privo di tale sistema.

• Non cessa di avere dinanzi all’anima delle immagini che prima erano portate dagli organi dei sensi;

ma cessa di sentirsi collegato con il mondo fisico esteriore mediante questi organi.

 

Le immagini del mondo fisico esteriore, che gli stanno davanti all’anima, ora non sono portate dagli organi dei sensi; esse costituiscono per la veggenza immediata una dimostrazione del fatto che l’uomo, attraverso il collegamento sensorio, sta col mondo naturale circostante in un collegamento diverso, che non è portato dai sensi.

 

• È il collegamento con lo spirito che ha preso corpo nel mondo naturale esteriore.

• In tale veggenza il mondo fisico si stacca dunque dall’uomo.

• È l’elemento terrestre che si distacca. L’uomo non sente più attaccato a sé l’elemento terrestre.

 

Si potrebbe credere che con questo svanisca per lui la autocoscienza. Ciò sembra derivare dalle precedenti considerazioni che hanno indicato l’autocoscienza come un risultato del collegamento dell’uomo con l’entità della terra. Ma non è così. Ciò che l’uomo ha conquistato per mezzo dell’elemento terrestre gli rimane, anche se, dopo averlo conquistato, egli se ne spoglia nella conoscenza che sperimenta.

 

• Mediante la veggenza spirituale-immaginativa ora descritta, appare in sostanza

che l’uomo non è collegato molto intensamente con il suo sistema sensorio.

In realtà non è lui che vive nel sistema sensorio, ma il mondo circostante.

 

• Questo, col suo essere, si è inserito nell’organizzazione dei sensi.

• Perciò l’uomo che pratica la contemplazione immaginativa,

vede l’organizzazione sensoria come un frammento del mondo esteriore.

 

Un frammento del mondo esteriore che gli è indubbiamente più affine del mondo naturale circostante,

ma che tuttavia è mondo esteriore.

Esso si distingue dal restante mondo esteriore solo per il fatto

che in questo l’uomo non può immergersi, conoscendo, se non mediante la percezione sensoria.

Invece nella sua organizzazione sensoria egli si immerge sperimentando.

 

L’organizzazione dei sensi è mondo esteriore, ma l’uomo vi immerge il suo essere spirituale-animico

che egli reca con sé dal mondo dello spirito, quando entra nella sua esistenza terrena.

• Salvo il fatto che l’uomo riempie la sua organizzazione sensoria col suo essere spirituale-animico,

questa organizzazione è mondo esteriore come lo è il mondo vegetale che si apre di fronte all’uomo.

 

• In ultima analisi l’occhio appartiene al mondo e non all’uomo,

• come la rosa che l’uomo percepisce non appartiene a lui, ma al mondo.

 

Nell’epoca testé attraversata dall’uomo nell’evoluzione cosmica, sorsero degli studiosi che dissero: il colore, il suono, le impressioni di calore, non sono veramente nel mondo, ma nell’uomo. Il « colore rosso » — essi dicono — non esiste là fuori nel mondo circostante, ma è soltanto l’effetto prodotto sull’uomo da qualcosa di sconosciuto.

 

La verità è invece precisamente il contrario di questa concezione.

• Non è il colore che appartiene all’essere umano assieme con l’occhio,

ma è l’occhio che insieme col colore appartiene al mondo.

• Durante la sua esistenza terrena l’uomo non accoglie in sé il mondo circostante terrestre,

ma fra la nascita e la morte egli si inoltra in quel mondo esteriore.

 

È un fatto notevole che sul finire dell’« era oscura », in cui l’uomo figge lo sguardo nel mondo senza sperimentare la luce dello spirito, neppure come un presentimento, la verità sulla relazione dell’uomo col mondo circostante diventi addirittura il contrario del vero.

 

Se chi conosce immaginativamente si è spogliato del mondo circostante

nel quale vive con la sua organizzazione sensoria,

nello sperimentare: si presenta un’organizzazione dalla quale il pensiero è portato;

così come la percezione sensoria di immagini è portata dall’organizzazione dei sensi.

• Allora l’uomo sa di trovarsi collegato, mediante questa organizzazione del pensiero, col mondo stellare circostante,

come prima si sapeva collegato con la sfera della terra attraverso l’organizzazione dei sensi.

 

Egli si riconosce quale essere cosmico.

I pensieri non sono più ombre; sono saturi di realtà come le immagini sensorie nella percezione dei sensi.

 

• Se poi l’uomo si eleva conoscendo all’ispirazione, si avvede di potersi spogliare di questo mondo,

che si appoggia all’organizzazione del pensiero, così come si era potuto spogliare del mondo terreno.

• Scorge come anche con l’organizzazione del pensiero egli appartenga non all’essere suo proprio, ma al mondo.

• Scorge come attraverso la sua propria organizzazione del pensiero regnino in lui i pensieri universali.

 

Si rende di nuovo conto di come, pensandoegli non accolga in sé delle immagini del mondo,

ma di come egli si inoltri nel pensare universale con la sua organizzazione del pensiero.

• Tanto in relazione all’organizzazione dei sensi, quanto al sistema del pensiero, l’uomo è mondo.

 

Il mondo si costruisce dentro di lui.

Perciò né nella percezione dei sensi, né nel pensiero egli è se stesso, ma è contenuto del mondo.

 

Nell’organizzazione del pensiero l’uomo immerge ora lo spirituale-animico dell’essere suo,

il quale non appartiene né al mondo terreno, né a quello stellare,

ma è di natura totalmente spirituale ed esiste nell’uomo di vita terrena in vita terrena.

Questo elemento spirituale-animico è accessibile soltanto all’ispirazione.

 

Così l’uomo esce dalla sua organizzazione terrestre-cosmica,

per stare davanti a se stesso come essere puramente spirituale-animico grazie alla sua ispirazione.

 

• In questa entità puramente spirituale-animica l’uomo incontra l’azione del proprio destino.

• Con la sua organizzazione sensoria l’uomo vive nel suo corpo fisico;

con l’organizzazione del pensiero nel suo corpo eterico.

 

• Dopo essersi spogliato di entrambe queste organizzazioni per mezzo dell’esperienza conoscitiva,

egli è nel suo corpo astrale.

• Ogni volta che l’uomo si spoglia di qualche cosa della sua natura acquisita,

il suo contenuto animico, da una parte, si impoverisce; ma dall’altra si arricchisce.

 

Se l’uomo, dopo essersi spogliato del corpo fisico,

ha davanti a sé la bellezza del mondo vegetale sensibile solo in forma sbiadita,

in compenso gli sorge dinanzi all’anima tutto il mondo degli esseri elementari che vivono nel regno vegetale.

• Ma perché è così, nell’uomo che veramente conosce spiritualmente,

non domina un atteggiamento ascetico di fronte a ciò che i sensi percepiscono.

 

Nell’esperienza spirituale permane in lui pienamente il bisogno

di percepire ancora mediante i sensi quanto egli sperimenta nello spirito.

• E come nell’uomo completo, che tende all’esperienza della realtà intera,

la percezione sensoria desta l’anelito al suo polo opposto, al mondo degli esseri elementari,

così la veggenza degli esseri elementari desta a sua volta la nostalgia per il contenuto della percezione sensoria.

 

• Nel complesso della vita umana lo spirito richiede il senso, e il senso richiede lo spirito.

• Nell’esistenza spirituale vi sarebbe il vuoto se non vi fossero come ricordo le esperienze della vita dei sensi;

• nell’esperienza dei sensi vi sarebbe la tenebra

se non vi operasse luminosamente, sebbene a tutta prima nel subcosciente, la forza dello spirito.

 

Di conseguenza, quando l’uomo si sarà maturato in modo da poter sperimentare l’attività di Michele, non avverrà nelle anime un impoverimento delle esperienze suscitate dalla natura, ma al contrario un arricchimento. E neppure la vita del sentimento tenderà a ritirarsi dall’esperienza dei sensi, ma avrà una gioiosa inclinazione ad accogliere pienamente nell’anima i miracoli del mondo dei sensi.

 


 

171L’organizzazione umana dei sensi non appartiene alla entità umana,

ma vi è edificata dal mondo circostante durante la vita sulla terra.

L’occhio percettivo è spazialmente nell’uomo, ma nella sua essenza è nel mondo.

E l’uomo immerge il suo essere spirituale-animico

in ciò che il mondo sperimenta in lui per mezzo dei suoi sensi.

L’uomo non accoglie in sé, durante la vita sulla terra, il mondo fisico circostante,

ma penetra in esso col suo essere spirituale-animico.

 

172Similmente avviene per l’organizzazione del pensiero.

L’uomo penetra con essa nell’esistenza stellare.

Riconosce se stesso quale mondo stellare.

Quando, nel conoscere sperimentando, si è spogliato dell’organizzazione dei sensi,

egli vive e si muove nei pensieri universali.

 

173Spogliatosi di entrambi, del mondo terrestre e di quello stellare,

l’uomo sta dinanzi a se stesso quale essere spirituale-animico.

Allora non è più mondo, allora è veramente uomo.

E il rendersi conto di ciò che sperimenta allora, vuol dire per lui conoscere se stesso,

come il percepire nell’organizzazione dei sensi e del pensiero vuol dire conoscere il mondo.