L’origine degli esseri elementari

O.O. 102 – L’Agire di entità spirituali nell’uomo – 01.06.1908


 

Sommario: Delle anime di gruppo animali. L’origine degli esseri elementari. Ape e silfide. La scienza attuale e gli esseri elementari. Teoria su esseri universali e compenetrazione universale da parte dell’anima. Dell’essere dell’anima di gruppo. Lo sviluppo dell’uomo dall’anima di gruppo all’individualità.

 

Era certamente un campo un po’ arrischiato quello che abbiamo percorso l’ultima volta, quando abbiamo rivolto la nostra attenzione su talune entità che esistono veramente dentro alla nostra realtà, le quali però, in certo modo, cadono fuori dal corso regolare dell’evoluzione, e il cui significato precipuo consiste appunto nel fatto che esse escono fuori dall’evoluzione.

Questo è l’ambito delle entità elementari, reputate dall’“illuminato” senso odierno una evidentissima superstizione, e che però, proprio per la posizione che esse occupano nel cosmo, in un tempo non troppo lontano della nostra evoluzione dovranno sostenere un ruolo significativo.

Abbiamo visto come si formino queste entità elementari, e come esse siano, per così dire, delle derivazioni irregolari, direi quasi delle parti svincolate di anime di gruppo.

 

Dobbiamo soltanto ricordarci di quanto dicemmo alla fine dell’ultima considerazione, e immediatamente avremo posto in rilievo davanti al nostro occhio spirituale l’essere di tali creature elementari.

Abbiamo descritto specialmente una specie di tali entità elementari, quella formatasi per ultima. E a questo scopo abbiamo fatto notare come, per parlare alla buona, si possa dire che ad ogni somma di entità animali similmente conformate corrisponde un’anima di gruppo. Abbiamo detto che queste anime di gruppo, in certo modo, sostengono nel mondo astrale un ruolo simile a quello che la nostra anima umana – fintanto che è dotata di io – sostiene nel mondo fisico.

 

L’io umano è propriamente un io di gruppo disceso dal piano astrale al piano fisico.

E per questo fatto esso è diventato un io individuale.

 

Oggi ancora gli io degli animali stanno regolarmente sul piano astrale, e ciò che abbiamo qui sul piano fisico come singolo individuo animale ha soltanto il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale, mentre l’io lo ha nel mondo astrale, ma in modo che animali similmente conformati siano come le membra dell’io di gruppo di appartenenza.

Perciò possiamo anche rappresentarci come, per gli animali, nascita e morte non abbiano lo stesso significato che hanno per gli uomini; poiché quando un singolo animale muore, l’anima di gruppo (ovvero l’io di gruppo) rimane vivo. Ed è proprio come se l’uomo perdesse una mano e avesse la facoltà di sostituirla — posto che questo fosse possibile. Il suo io non direbbe: “io sono morto per la perdita della mano”, ma sentirebbe invece come se avesse rinnovato un arto.

Così l’io di gruppo dei leoni rinnova un proprio arto, quando un singolo leone muore e viene sostituito da un altro.

Così possiamo capire che per gli animali vita e morte non hanno affatto quel significato che hanno per gli uomini del periodo evolutivo attuale.

 

L’anima di gruppo degli animali

conosce le trasformazioni, le metamorfosi,

conosce lo svincolarsi delle membra che si protendono giù nel mondo fisico,

conosce la perdita di tali membra ed il loro rinnovarsi.

 

Ma noi abbiamo detto che ci sono certe forme animali che vanno troppo oltre nello svincolamento, e che non sono più in grado di rimandare su, al piano astrale, tutto quello che hanno portato giù sul piano fisico. Infatti, di ogni animale che muore, la parte caduca deve dissolversi interamente nel mondo circostante; e al contrario, ciò che l’animale ha spiritualizzato ed animizzato deve rifluire nell’anima di gruppo per poi di nuovo protendersi e nascere come un nuovo individuo.

 

Ma vi sono certe forme animali che non possono rimandare proprio tutto all’anima di gruppo,

e queste parti che rimangono indietro, quasi tagliate, strappate fuori dall’anima di gruppo,

conducono un’esistenza isolata come entità elementari.

• E per il fatto che la nostra evoluzione ha attraversato le più diverse forme e gradi,

e che ad ogni grado sono stati tagliati fuori degli esseri elementari,

voi potete ben immaginare quale molteplicità di specie di tali esseri elementari

abbiamo intorno a noi, in quello che chiamiamo il mondo soprasensibile che ci circonda.

 

Quando per esempio il benpensante dice: “Ci si parla di entità elementari chiamate silfidi od anche lemuri; simili cose non esistono!” – allora gli si dovrebbe rispondere: “Queste cose tu non le vedi, perché tu ti precludi l’evoluzione di quegli organi di conoscenza che ti porterebbero a riconoscere queste entità. Ma interroga una volta un’ape, o, in altre parole, l’anima dell’alveare! Essa non potrebbe negare l’esistenza di silfidi e lemuri”. Giacché le entità elementari che vengono designate con tali nomi stanno in ben determinati luoghi, e specialmente dove c’è un contatto tra regno animale e regno vegetale, e non ovunque, bensì dove questo contatto si svolge sotto determinati rapporti.

Quando un bue bruca dell’erba, c’è sicuramente un contatto tra regno animale e regno vegetale, ma è qualcosa che, per così dire, si presenta interamente entro il regolare progresso dell’evoluzione.

 

In tutt’altra pagina dell’evoluzione cosmica sta invece quel contatto che avviene fra l’ape e il fiore, e proprio per il fatto che ape e fiore sono molto più lontani l’una dall’altro per quanto riguarda la loro organizzazione e s’incontrano solo in una fase tardiva; appunto per questo nel contatto fra ape e fiore si sviluppa una forza davvero meravigliosa (ma questo lo sa solo l’occultista).

 

L’osservazione del particolare involucro aurico che sempre si forma quando un’ape oppure un altro insetto affine succhia un fiore, è (se si può usare l’espressione – ma per queste cose delicate noi abbiamo talmente poche espressioni adatte) fra quelle più “interessanti” del mondo spirituale soprasensibile. La particolare, speciale esperienza che la piccola ape vive mentre succhia il fiore, non è qualcosa che si verifica soltanto nell’organo di masticazione o entro il corpo dell’ape, ma ciò che là sorge come scambio di gusto fra ape e fiore diffonde una sorta di piccola aura eterica.

 

Ogni qualvolta l’ape sugge un fiore sorge una tale piccola aura eterica;

e sempre, quando qualcosa di simile si forma nel mondo soprasensibile,

sopraggiungono esseri che ne hanno bisogno.

Essi vengono attirati là, perché vi trovano – se vogliamo ancora esprimerci alla buona – il loro nutrimento.

 

Già un’altra volta, in altre occasioni, ho detto che non ci dovrebbe affatto preoccupare il problema della provenienza di tutte queste entità di cui si è parlato.

• Ovunque vi siano le condizioni adatte, esse sono sempre presenti.

Se un uomo diffonde intorno a sé sentimenti brutti, cattivi,

allora questi sentimenti brutti e cattivi, che sono qualcosa di vivo intorno a lui,

richiamano entità che stanno lì attorno in attesa, come una qualsiasi entità fisica attende il cibo.

 

Una volta ho fatto questo paragone: in una stanza pulita non vi sono mosche, se però si lasciano avanzi di vivande, eccole che arrivano. Avviene lo stesso con le entità soprasensibili: basta soltanto dar loro il nutrimento. La piccola ape che succhia il fiore, prepara una piccola aura eterica, ed ecco giungervi sopra quelle entità. Ciò si verifica specialmente se un intero sciame di api si posa su di un albero e poi se ne va, per così dire, conservando il sentimento del gusto provato nel suggere i fiori; allora l’intero sciame è avvolto in quest’aura eterica, e viene pure tutto compenetrato da queste entità spirituali che si chiamano silfidi o lemuri.

Sempre in tali punti di confine, dove regni diversi vengono a contatto, tali entità sono presenti e vi sostengono un ruolo speciale. Esse non intervengono soltanto quando sorge quella fine aura eterica descritta; vorrei dire che esse non se ne saziano semplicemente, ma ne hanno davvero fame, e la fame la portano ad espressione conducendo gli animali in questione nei relativi luoghi. Sono per così dire le loro guide.

 

Così vediamo che tali entità, che hanno rinunciato al collegamento con altri mondi,

con i quali esse in precedenza erano unite, per questo fatto si sono guadagnate un ruolo speciale.

Sono diventate entità che possono essere adoperate a fin di bene in altri mondi.

Infatti, se sono adoperate in tal senso, viene creata per loro una specie di organizzazione:

esse sottostanno ad entità superiori.

 

Al principio della considerazione odierna, abbiamo detto che in un tempo non troppo lontano la conoscenza umana dovrà necessariamente occuparsi di queste entità. In un futuro non troppo remoto la scienza seguirà un corso particolare: diventerà, per così dire, sempre più fisica-sensibile, si limiterà ad una descrizione delle realtà esteriori fisico-sensibili. La scienza si limiterà alla grossolana materia fisica, anche se oggi ancora regna una strana condizione di transizione. È già passato il tempo del vero, rozzo materialismo scientifico. E non è passato da molto.

• Oggi ormai solo i divulgatori scientifici considerano quel rozzo materialismo come qualcosa di tutt’ora valido, sebbene ben poche teste pensanti si preoccupino di porre al suo posto qualcosa d’altro. Vediamo invece sorgere una grande quantità di teorie astratte, nelle quali timidamente si parla di soprasensibile, di qualcosa al di là del corporeo. Il corso degli avvenimenti e la potenza delle realtà sensibili getteranno però alle ortiche proprio queste teorie fantastiche che oggi vengono costruite dagli insoddisfatti della scienza fisica, e gli eruditi si troveranno un giorno di fronte ad esse in una situazione singolare. Tutto quello che viene escogitato sull’essere universale o sull’anima universale di questo o di quel mondo, tutte queste speculazioni saranno gettate alle ortiche, e gli uomini non avranno altro fra le mani che le realtà meramente fisico-sensibili, nel campo della geologia, biologia, astronomia e così via.

 

Le teorie che oggi vengono escogitate saranno quelle di più breve vita, e per colui il quale ha la facoltà di guardare anche un pochino in profondità nel corso particolare della scienza, appare chiaro che vi sarà la più assoluta desolazione dell’orizzonte meramente fisico.

Allora, però, sarà anche giunto il tempo in cui l’umanità, in un numero maggiore dei suoi rappresentanti, sarà divenuta matura per riconoscere questi mondi soprasensibili di cui oggi si parla nella scienza dello spirito e nella concezione teosofica. Un fenomeno come quello della vita delle api, che sta in intimo rapporto con quanto si può sapere dei mondi soprasensibili, offre una meravigliosa risposta ai grandi enigmi dell’esistenza. E ancora sotto un altro aspetto queste cose sono importanti:

 

per l’umanità sarà sempre più indispensabile afferrare l’essere delle anime di gruppo.

Riconoscere questo essere avrà infatti una grande importanza

anche per l’evoluzione puramente esteriore dell’umanità.

Se noi risaliamo nel corso del tempo a millenni e millenni addietro,

troviamo l’uomo stesso ancora come un essere appartenente ad un’anima di gruppo.

L’evoluzione dell’uomo sulla Terra è proprio il passare dall’anima di gruppo all’anima individuale.

L’uomo progredisce sempre più per il fatto

che la sua anima dotata di io discende giù nel mondo fisico,

e nel fisico ha la possibilità di diventare individuale.

 

Noi possiamo osservare diverse tappe dell’evoluzione umana. E allora vediamo come l’anima di gruppo, un poco alla volta, diviene individuale. Torniamo, per esempio, indietro al tempo del primo terzo dell’epoca di civiltà atlantica. Allora la vita degli uomini era affatto diversa. Dentro ai corpi nei quali noi eravamo incarnati allora, le nostre anime vivevano avvenimenti del tutto diversi. Possiamo porci davanti agli occhi un processo che già oggi occupa una parte importante nella vita dell’uomo, tanto del singolo quanto dell’uomo come individuo sociale: l’alternarsi di veglia e sonno.

 

Negli antichi tempi atlantici voi non viveste l’alternarsi di veglia e sonno quale è oggi.

Qual è la differenza caratteristica rispetto all’umanità attuale?

 

• Quando il corpo fisico e l’eterico giacciono nel letto, il corpo astrale con l’io se ne distaccano,

spingendo in una oscurità indistinta quella che oggi si chiama coscienza.

Al mattino, quando il corpo astrale e l’io ritornano nel fisico e nell’eterico,

l’astrale e l’io si servono di nuovo degli organi fisici, e la coscienza s’illumina.

• Questa condizione di veglia diurna cosciente e di sonno notturno incosciente non esisteva prima.

 

Se ci è concessa l’espressione, diremo che l’uomo – quando viveva la sua giornata e penetrava nel suo corpo fisico per quel tanto che allora gli era possibile – non vedeva affatto le entità fisiche esteriori nei contorni chiari di oggi, ma vedeva tutto indistintamente, con contorni evanescenti, come quando in una sera di nebbia andate per le strade e vedete i fanali avvolti da un’aura nebulosa.

Così era con ogni cosa per gli uomini di quei tempi.

E se queste erano le condizioni del giorno, quali erano poi quelle della notte?

• Quando l’uomo nella notte usciva dal corpo fisico ed eterico, non piombava su di lui l’incoscienza.

Era soltanto un’altra specie di coscienza.

 

• A quel tempo l’uomo percepiva ancora intorno a sé gli avvenimenti spirituali e le entità spirituali;

non più così esattamente come nell’antica chiaroveggenza, ma come un suo ultimo residuo.

Di giorno l’uomo viveva in un mondo dai confini vaghi e nebulosi.

Di notte viveva in mezzo ad entità spirituali,

le quali stavano intorno a lui come oggi gli oggetti si trovano intorno a noi.

 

Così non vi era un netto confine fra giorno e notte, e quello che saghe e miti contengono non è il prodotto di una fantasia popolare qualsiasi, ma il ricordo degli avvenimenti che l’uomo antico aveva vissuto nel mondo soprasensibile, nello stato di coscienza d’allora.

Wotan o Giove, od altre entità divino-spirituali soprasensibili, che venivano riconosciute da questo o quel popolo, non sono parti poetici della fantasia popolare, come credono gli eruditi. Può credere così solo chi non ha mai conosciuto l’essere della fantasia popolare. Al popolo infatti non verrebbe in mente di personificare in questo modo. Queste erano esperienze dei tempi antichi. Wotan e Tor erano esseri coi quali gli uomini si trovavano insieme così come oggi si trovano con gli altri uomini; e miti e saghe sono ricordi dei tempi dell’antica chiaroveggenza.

Dobbiamo però renderci conto che con questo vivere dentro ai mondi spirituali-soprasensibili era collegato qualcosa d’altro.

 

In tali mondi, l’uomo non si sentiva come un essere individuale.

Egli sentiva sé stesso come un membro di entità spirituali,

egli apparteneva, per così dire, a entità spirituali superiori, come le mani appartengono a noi.

• Lo scarso sentimento dell’individualità che l’uomo a quel tempo già aveva,

lo riceveva quando entrava nel suo corpo fisico, quando egli, per così dire, per breve tempo

si emancipava dalla cerchia delle entità divino-spirituali.

Questo era il principio del suo sentimento di individualità.

 

Ciò avveniva in un tempo in cui l’uomo sapeva chiaramente di avere un’anima di gruppo;

egli si sentiva immerso nell’anima di gruppo,

quando s’allontanava dal proprio corpo fisico e giungeva alla coscienza soprasensibile.

Era un tempo remoto quello in cui sorgeva negli uomini, con forza tremenda,

la coscienza di appartenere ad un’anima di gruppo, a un io di gruppo.