L’ottava sfera. I dodici nidana, o forze del karma.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 09.10.1905


 

Oggi siamo circondati dalla realtà fisica, dal Sole, dalla Luna e dalle stelle.

• Quel che nell’antica esistenza lunare circondava l’uomo da fuori, oggi egli ce l’ha dentro di sé.

Le forze della Luna oggi vivono dentro l’uomo stesso.

 

Se l’uomo non fosse stato sulla Luna, non avrebbe queste forze.

Perciò la dottrina occulta egizia nell’esoterismo chiama la Luna “Isis”, la dea di tutta la fertilità.

Iside è l’anima della Luna, che ha preceduto la Terra.

Là vivevano tutt’intorno tutte le forze che adesso vivono nelle piante e negli animali allo scopo della procreazione.

 

Come adesso il fuoco, le forze chimiche, il magnetismo, e così via, sono intorno a noi e circondano la Terra, così le forze che adesso sono forze riproduttive nell’uomo, negli animali e nelle piante allora circondavano la Luna.

• Le forze che attualmente circondano la Terra avranno in futuro un ruolo separato nell’uomo.

 

Quel che oggi agisce fra uomo e donna, erano a quei tempi, sulla Luna, forze fisiche esterne come oggi le eruzioni dei vulcani. Queste forze circondavano l’uomo nell’esistenza lunare ed egli le risucchiava attraverso i suoi sensi lunari, per poterle adesso evolvere. Ciò che l’uomo ha accolto in sé sulla Luna è venuto fuori sulla Terra come evoluzione. Quella che l’uomo, dopo l’epoca lemurica, ha separato come forza sessuale è Iside, l’anima della Luna, che adesso continua a vivere nell’uomo.

 

Questa è la parentela fra l’uomo e l’attuale Luna.

Essa ha lasciato la propria anima all’uomo e quindi essa stessa si è trasformata in scoria.

• Mentre qui sulla Terra facciamo esperienze,

raccogliamo le forze delle quali ci approprieremo sul prossimo pianeta.

• Quel che adesso proviamo nel devachan sono gli stadi preparatori per le epoche future.

 

• Come l’uomo, oggi, innalza lo sguardo alla Luna e pensa: “La Luna ci ha dato le forze della riproduzione”, così anche in futuro l’uomo guarderà a una Luna che sorgerà dalla nostra attuale Terra fisica e che ruoterà intorno al futuro Giove come una scoria priva di anima. Su Giove l’uomo svilupperà nuove forze, che adesso sulla Terra accoglie come luce e calore, come tutte le percezioni fisiche. In futuro egli irradierà tutto ciò che prima ha percepito per mezzo dei sensi. Quello che ha sempre percepito anche per mezzo dell’anima in seguito sarà tutta realtà.

 

Perciò la concezione teosofica non ci induce a svalutare il mondo del piano fisico, ma ci rende noto che l’uomo deve uscire sul piano fisico per raccogliere esperienze che, in futuro, irradierà.

Il calore della Terra, i raggi del Sole che oggi fluiscono verso di noi, in futuro irraggeranno da noi. Come, adesso, la forza sessuale viene da noi, in futuro verranno da noi queste nuove forze.

 

Ora vogliamo chiarire il significato della sequenza degli stadi devachanici.

Inizialmente il devachan è solo breve. Ma nel corpo mentale si formano sempre più organi spirituali, finché alla fine, dopo aver afferrato la saggezza della Terra, l’uomo svilupperà completamente gli organi del corpo devachanico. Questo avverrà per tutti gli uomini quando tutte le ronde terrestri saranno compiute. Allora tutto sarà diventato saggezza umana. Allora il calore e la luce saranno diventati saggezza.

 

Fra il manvantara terrestre e i pianeti successivi l’uomo vive in un pralaya.

Lì nell’ambiente circostante non c’è assolutamente niente;

ma tutte le forze che l’uomo avrà tratto dalla Terra allora saranno dentro di lui.

In un periodo di vita del genere tutto ciò che è esterno va all’interno.

Allora tutto è presente come germe e vive oltre, fino al prossimo manvantara.

 

Nel complesso questo è uno stato simile a quando, mentre stiamo riflettendo,

dimentichiamo tutto quel che abbiamo intorno e ci limitiamo a rammentare le esperienze

per custodirle nella memoria e per poi potervi ricorrere.

Così, nel pralaya, l’intera umanità ricorda tutte le esperienze per potersene avvalere in seguito.

 

Ci sono sempre questi stati intermedi che, per così dire, elaborano i ricordi, e così anche lo stadio del devachan è uno stadio intermedio di questo tipo. L’iniziato vede già adesso davanti a sé ciò che, di fatto, va a circondarlo solo a poco a poco nello stato del devachan. È uno stato intermedio. Tutti gli stati simili sono intermedi. L’iniziato descrive il mondo come esso è nel devachan, dall’altra parte, nello stato intermedio. Quando giunge oltre il devachan ad uno stadio ancora più alto, descrive di nuovo uno stadio intermedio.

 

Il primo gradino dell’iniziazione consiste nel fatto che il discepolo impara a vedere il mondo dall’altra parte attraverso i veli del mondo esterno. Qui l’iniziato è senza patria sulla Terra. Deve costruirsi una capanna dall’altra parte. Quando i discepoli con Gesù “erano sulla montagna”, erano stati condotti nel mondo devachanico, oltre lo spazio e il tempo; essi si costruirono una capanna. Questo è il primo livello iniziatico.

 

• Al secondo livello dell’iniziazione subentra qualcosa di simile, ma ad un livello superiore. Al secondo gradino l’iniziato ha uno stato di coscienza corrispondente all’epoca dello stato intermedio fra due stati di forma (globi): uno stato di pralaya che subentra quando è stato raggiunto tutto quel che può essere raggiunto nello stato di forma fisico e la Terra si trasforma in un cosiddetto stato di forma, o globo, astrale.

 

• Il terzo stato di coscienza dell’iniziato è lo stato che corrisponde allo stadio intermedio fra due ronde, dall’antico globo arupa della ronda precedente fino ad un nuovo globo arupa della ronda successiva. L’iniziato si trova nel pralaya fra due ronde al momento dell’elevazione al terzo stato; allora è un iniziato del terzo grado.

 

Possiamo dunque capire il motivo

per cui Gesù potè mettere il proprio corpo a disposizione del Cristo solo al terzo stadio.

Cristo è al di sopra di tutti gli spiriti che vivono nelle ronde.

L’iniziato che si era elevato al di sopra delle ronde potè mettere il proprio corpo a disposizione del Cristo.

 

La coscienza umana dell’Io doveva essere purificata, santificata, dal cristianesimo. Il Cristo doveva elevare, purificare l’Io egoico che, subito dopo aver conseguito l’autocoscienza, muore altruista. Lo poteva fare solo in un corpo che fosse diventato una cosa sola con… [lacuna negli appunti]. Perciò solo l’iniziato del terzo grado poteva sacrificare il proprio corpo al Cristo.

 

In quest’epoca è straordinariamente difficile

pervenire ad una piena coscienza di questi stati altamente sviluppati.

Il grande sapiente Subba Row aveva una conoscenza propria; egli descrive questi tre stadi del chela.

 

Noi vediamo la Luna come l’avanzo privo d’anima di noi stessi, e noi stessi abbiamo in noi le forze che una volta sulla Luna davano la vita. Questo è anche il motivo dei particolari, melensi sentimenti dei poeti che cantano della Luna. Tutti i sentimenti poetici sono deboli eco di correnti occulte che vivono in profondità nell’essere umano.

 

Ora, però, un essere può rimanere legato a ciò che in realtà deve permanere come scoria. Dalla Terra deve rimanere indietro qualcosa che in futuro sarà quel che attualmente è la Luna. L’uomo deve superarlo. Però può anche desiderarlo, e allora vi si lega. Un uomo che sia intessuto nel mero elemento sensibile, nel mero elemento istintivo, si lega sempre più a ciò che deve diventare scoria. Questo avverrà quando sarà compiuto il numero 666, il numero della bestia.

 

Poi verrà il momento in cui la Terra dovrà uscire dall’evoluzione progressiva dei pianeti. Se in quel momento l’uomo si sarà troppo apparentato con le forze sensorie che devono uscire, ciò che vi sarà apparentato e non avrà trovato il collegamento per passare al prossimo globo andrà con la scoria e abiterà su questa scoria, nello stesso modo in cui adesso questi esseri abitano sull’attuale Luna. Qui abbiamo il concetto dell’ottava sfera. L’uomo deve attraversare sette sfere.

I sette pianeti corrispondono ai sette corpi:

 

 

Accanto a questo c’è un’ottava sfera, dove finisce tutto ciò che non può annettersi a questa progressiva evoluzione. Come predisposizione, questo si forma già anche nello stato devachanico. Se l’uomo usa la vita sulla Terra all’unico scopo di raccogliere quel che serve a lui solo per non provare altro che un’elevazione del suo stesso sé egoista, nel devachan questo porta allo stato dell’avitchi. L’uomo che non riesce a uscire dalla separatezza giunge all’avitchi. Tutti questi uomini avitchi un giorno saranno abitanti dell’ottava sfera. Avitchi è la preparazione dell’ottava sfera. Gli altri uomini diventano abitanti della catena evolutiva progrediente. Le religioni hanno formulato l’inferno a partire da questo concetto.

Quando l’uomo torna indietro dal devachan, le forze astrali, eteriche e fisiche si dispongono intorno a lui secondo dodici forze karmiche, che l’esoterismo indiano chiama nidana. Esse sono:

 

                                    I dodici   n i d a n a   o  forze karmiche

 

1. avidya                                                                             ignoranza

2. samskara                                                                        tendenze organizzanti

3. vijnana                                                                            coscienza

4. nama rupa                                                                      nome e formazione

5. shadayadana                                                                  ciò che la ragione fa della cosa

6. sparsha                                                                           contatto con l’esistenza

7. vedana                                                                             sentimento

8. trishna                                                                            sete di esistenza

9. upadana                                                                          piacere dell’esistenza

10. bhava                                                                             nascita

11. jati                                                                                  ciò che ha spinto all’esistenza

12. jaramarana                                                                     ciò che libera dall’esistenza