L’umanità è guidata da entità designabili come sovrumane

O.O. 129 – Meraviglie del creato – 21.08.1911


 

L’umanità, come si sviluppa sulla terra, come determina il proprio destino,

come a poco a poco sviluppa i suoi periodi di civiltà,

è guidata da entità designabili come sovrumane

che di primo acchito lo sguardo sensibile dell’uomo non può incontrare,

ma che in sostanza si trovano in un mondo sovrasensibile

e sono raggiungibili solo dallo sguardo chiaroveggente.

 

Rivolgendoci alla categoria per così dire più vicina,

alla più vicina classe di entità che si occupano della direzione dell’umanità,

giungiamo agli esseri che nella mistica orientale vengono chiamati entità dianiche

più vicine all’uomo o con espressione cristiana Angeli.

 

Spesso abbiamo parlato delle entità sovrasensibili che appartengono alla prima categoria degli esseri sovrasensibili. Sappiamo anche come stanno le cose a loro riguardo. Sappiamo che in tutt’altre condizioni di esistenza anch’esse una volta erano uomini, durante l’antica epoca lunare, quando la nostra terra attuale sperimentò la sua incarnazione precedente.

 

A quel tempo le entità angeliche, che oggi intervengono nella direzione dell’umanità,

attraversarono il loro gradino umano, e quando la terra si trovava all’inizio della sua evoluzione attuale,

esse erano dunque arrivate a un gradino più in alto dell’odierna umanità; alla fine dell’evoluzione terrestre

la parte di umanità che avrà conseguito la mèta dell’evoluzione sarà tanto progredita

quanto lo erano gli esseri angelici alla fine dell’evoluzione lunare.

• Per questo tali entità sono adatte, come le più vicine, a guidare gli uomini.

Esse intervengono nell’evoluzione dell’umanità.

 

In ogni evoluzione le cose sono comunque tali che mai una cosa o un’epoca è uguale a un’altra; quindi, quando dico che gli esseri angelici, gli Angeli, erano le guide più vicine all’uomo, anche questo non va generalizzato. Dunque non si potrebbe subito dire che allora gli Angeli guidarono l’umanità nel primo periodo postatlantico di civiltà, nel periodo persiano, in quello egizio-caldaico e così via. Si penserebbe di nuovo in modo astratto che tutto è uguale, mentre le cose nel mondo reale non stanno così, perché infatti si differenziano nel modo più vario.

 

Nel senso stretto della parola, ci sono in realtà solo due periodi postatlantici di civiltà

in cui gli esseri angelici curano la direzione per certi aspetti autonoma dell’umanità:

sono il terzo periodo di civiltà postatlantico, l’egizio-caldaico, e il nostro, il quinto.

 

Nel periodo egizio-caldaico le guide specifiche di quel tempo erano appunto gli Angeli.

Come eseguivano il loro compito?

In proposito vanno ricordate le parole che si trovano anche nel grande storico Erodoto.

Quando si chiedeva agli antichi Egizi chi fossero le loro grandi guide, essi rispondevano: gli dèi!

 

Nel linguaggio dell’umanità antica si indicavano come «dèi» gli esseri angelici,

e gli antichi Egizi che sapevano queste cose volevano seriamente dire

che chi un tempo guidava l’umanità non erano normali esseri umani,

ma in realtà esseri di natura sovrumana, quelli che già nell’antica Luna avevano assolto il loro gradino umano.

 

Le guide dell’umanità nella civiltà egizio-caldaica

non potevano però apparire direttamente in un corpo fisico umano.

• Il corpo fisico di cui noi siamo portatori

è un prodotto della terra, dipende in tutto dalle condizioni di esistenza terrene,

e solo gli esseri che nel periodo terrestre attraversano la loro evoluzione umana,

gli uomini appunto, hanno una costituzione animica che può esplicarsi nell’involucro del corpo fisico.

 

Dato che gli Angeli attraversarono già il loro gradino umano sull’antica Luna,

non è loro possibile rivestirsi di un involucro fisico.

Dunque essi non potevano scendere e incarnarsi in un corpo fisico umano.

• Le antiche guide del periodo egizio-caldaico non si muovevano quindi in forma umana sulla terra.

 

Vi erano però uomini chiaroveggenti che erano accessibili alle ispirazioni provenienti dai mondi spirituali

e, in momenti particolarmente propizi per l’apertura a tali ispirazioni,

vedevano davanti a sé le entità-guida e si compenetravano della loro sostanza.

Gli antichi veggenti sacrificavano per così dire il loro corpo dicendo alle entità-guida:

ecco la mia realtà corporea; penetra in essa, spiritualizzala, ispirala!

 

Così nell’antico tempo egizio-caldaico si muoveva sulla terra un uomo comune che era però chiaroveggente.

In quel che egli diceva e faceva, in ciò che insegnava,

parlava e agiva in lui e attraverso di lui, che era uno strumento,

un’entità superiore che aveva passato il suo gradino umano sull’antica Luna.

• Questa era a quel tempo la direzione che mirava soprattutto a far progredire l’umanità in linea retta,

perché l’evoluzione fosse aiutata ad avanzare senza ostacoli verso la mèta della terra.

 

Gli Angeli, attraversato il loro gradino umano sull’antica Luna,

ispiravano quindi le più alte personalità chiaroveggenti del periodo egizio-caldaico

e attraverso i re e i sacerdoti, di cui essi si servivano come di strumenti, divennero le personalità-guida di quel tempo.

Accanto a tali individualità di guida ve n’erano però anche altre.

 

Mentre si sarebbero cercate invano le individualità guida con le loro caratteristiche in un corpo umano,

queste altre individualità si trovavano in una condizione diversa.

Erano le entità angeliche che in un certo senso si trovavano al gradino più basso dell’evoluzione luciferica,

 

Angeli che non avevano concluso sull’antica Luna il loro sviluppo

e non avevano allora raggiunto la completa mèta umana;

quando la terra ebbe inizio, non erano ancora così progrediti

come lo saranno gli uomini che alla fine dell’evoluzione terrestre avranno raggiunto del tutto la loro mèta.

 

Queste entità fecero fluire anch’esse le loro forze, i loro impulsi, nel periodo egizio-caldaico;

erano però in grado di muoversi sulla terra in un corpo umano di carne,

non avendo ancora concluso del tutto il loro gradino umano.

Esse si incarnavano, si incorporavano in un corpo umano di carne e si muovevano come veri uomini tra gli altri uomini.

 

Tali entità non erano presenti solo presso i Caldei e gli Egizi, ma in tutti i popoli di allora;

ne danno notizia le antiche leggende che parlano di uomini

che, pur muovendosi sulla terra, per la loro interiore natura animica

erano entità angeliche dell’antica Luna, rimaste indietro.

 

Anche i Greci ne parlavano, riferendosi ai loro eroi, per esempio Cecrope e Cadmo.

Le grandi guide delle civiltà, che non solo ispiravano,

ma si muovevano in effetti tra gli altri uomini come uomini in un corpo fisico,

che però nella loro forma umana non erano uomini, ma maya,

essendo in verità esseri lunari rimasti indietro, tali individualità erano gli eroi,

le figure sovrumane che per così dire stavano a un gradino inferiore delle entità luciferiche.

 

Che compito avevano quelle entità?

Nello sviluppo globale del mondo è disposto con saggezza

che non abbiano giusti compiti solo le entità che guidano in linea retta l’evoluzione progressiva.

• Si può dire che se l’uomo seguisse la direzione spirituale

solo delle entità che hanno un normale grado di sviluppo,

progredirebbe nell’evoluzione in modo troppo rapido e con insufficiente peso.

Gli ostacoli sono necessari all’evoluzione perché possa venir rispettato il ritmo giusto.

 

L’evoluzione richiede una certa gravità, un peso.

Le forze che spingono avanti in fretta diventano molto vigorose solo irrobustendosi contro una resistenza.

Le entità lasciate indietro dalla saggia direzione del mondo durante la condizione planetaria lunare

hanno il compito di conferire all’evoluzione peso e gravità.

 

Ho detto che non sarebbe giusto voler riferire a tutti i periodi di civiltà quanto ho illustrato per quello egizio-caldaico.

Nell’antichissima civiltà persiana non era così.

A quel tempo gli esseri angelici non erano così autonomi nella direzione dell’umanità,

sottostavano in modo molto più diretto agli esseri arcangelici, agli Arcangeli;

• si può così dire che la civiltà persiana, quella di Zarathustra, era sotto la direzione degli Arcangeli

• come la civiltà egizio-caldaica era sotto quella degli Angeli.

• Come in Egitto i re e i sacerdoti chiaroveggenti venivano ispirati dagli esseri angelici,

• Zarathustra e i suoi discepoli lo erano da esseri arcangelici, dagli Amshaspands.

 

Retrocedendo fino alla prima civiltà post-atlantica, di cui nei Veda vi è ancora solo una debole eco,

si arriva ai cosiddetti santi Risci, i grandi maestri dell’India.

Essi erano ispirati da una gerarchia ancor più alta, gli Spiriti della personalità, le Archai,

che si servivano degli Arcangeli e degli Angeli come di strumenti,

e che allora intervenivano in modo molto più diretto che in seguito.

Gli antichi santi Risci dell’India erano ispirati dalle Archai.

 

Dobbiamo dunque registrare un progresso dell’umanità

passando dal primo periodo postatlantico di civiltà a quelli successivi,

mentre intervengono nella direzione spirituale dell’umanità gerarchie che sono sempre più in basso:

• prima, nell’antica civiltà indiana, le gerarchie più alte, le Archai o Spiriti della personalità,

• poi nella civiltà persiana, quelle appena più in basso, gli Arcangeli,

• e nella civiltà egizia le gerarchie direttamente sopra l’uomo, gli Angeli.

 

Al tempo della civiltà greca vi erano condizioni molto particolari:

erano alla guida dell’umanità entità che fra tutti gli esseri sovrumani dovevano badare a se stesse in massimo grado,

e quindi le guide del periodo greco-latino lasciavano all’uomo la massima indipendenza e libertà.

• Con la loro direzione esse volevano infatti raggiungere per se stesse

tanto quanto gli esseri umani potevano raggiungere grazie a loro.

• Da ciò il singolare fenomeno che durante quel periodo

l’umanità appare come poggiata su se stessa, come chiusa in se stessa.

 

Dal tempo dell’antica catastrofe atlantica non vi è periodo di civiltà

nel quale l’uomo fosse posto tanto su se stesso,

dovesse tendere a esprimere da sé quel che gli è caratteristico, quanto in quello greco-latino.

• Per questo si vede anche come tutto in quel periodo

tenda a portare ad espressione nella sua forma più pura la tipicità della natura umana.

• Si potrebbe dire che questo accadde perché le redini dall’alto, dalle gerarchie-guida, erano tese al minimo,

perché gli uomini erano allora in massimo grado lasciati a se stessi.

 

Nel nostro periodo, successivo a quello greco-latino, è di nuovo presente qualcosa di molto caratteristico.

Tornano a intervenire le stesse entità che nel periodo egizio-caldaico erano le guide degli uomini;

esse ci appaiono, innalzandoci chiaroveggentemente alla direzione dell’umanità, come le nostre guide spirituali,

e sono le stesse che diressero anche il periodo egizio-caldaico,

le stesse che allora si limitavano ad ispirare gli uomini:

sono gli Angeli che sulla Luna avevano raggiunto pienamente la loro mèta;

ispiravano anche gli eroi, le guide dell’umanità che si muovevano in corpi fisici di carne,

vale a dire le entità luciferiche che non avevano conseguito del tutto la loro mèta nello stadio lunare.

• Tutte queste entità si presentano di nuovo.

 

Dobbiamo solo tener presente che anch’esse hanno attraversato una loro evoluzione.

Come l’uomo oggi si trova a un gradino diverso rispetto all’antico periodo egizio,

così anche le entità angeliche e le entità angelico-luciferiche sono oggi su altri gradini evolutivi

rispetto a quelli su cui erano quando guidavano la civiltà egizio-caldaica.

Il lavoro svolto per dirigere l’umanità le pone a un gradino evolutivo più alto.

 

Dirigendo lo sguardo chiaroveggente alla cronaca dell’akasha e vedendo l’aspetto

che le entità-guida degli uomini avevano durante il periodo egizio-caldaico,

troviamo che erano giunte allora a una determinata altezza evolutiva.

Ora esse riemergono dall’oscurità dell’esistenza e intervengono di nuovo nell’evoluzione dell’umanità;

ma sono diventate esseri più perfetti. Vi è però ancora una differenza.

 

Per il momento prescindiamo dalle entità angelico-luciferiche di quel tempo e volgiamo lo sguardo ai veri e propri esseri angelici che diressero il progresso della civiltà nel periodo egizio-caldaico. Tra di loro ve ne sono alcuni che allora avevano raggiunto il loro normale sviluppo nel senso ora indicato, ma anche alcuni che erano rimasti di nuovo indietro; vi erano quindi alcune entità che sulla Luna avevano conseguito come Angeli la loro evoluzione normale ed entrarono quindi come Angeli nell’evoluzione terrestre, ma che tuttavia non raggiunsero quel che avrebbero potuto durante il periodo di civiltà egizio-caldaico. Poiché allora erano rimaste indietro, si formarono anche tra gli Angeli normali al tempo egizio due classi distinte; tra di esse esiste veramente una grande differenza, e comprenderla è di enorme importanza per il mistero più grande dell’evoluzione dell’umanità. Ho già accennato proprio a questa differenza in un altro contesto, precisamente nello scritto che ripresenta le conferenze che tenni poco tempo fa a Copenhagen.

 

Volendo indicare tale differenza, dobbiamo richiamare un nome legato nel modo più intenso con tutta l’evoluzione della terra, il nome del Cristo.

Sappiamo che per l’evoluzione manifesta della terra il Cristo si incarnò per tre anni nel corpo di Gesù di Nazareth. Sappiamo che fu un’incarnazione unica, che mai ci fu prima e mai ci sarà dopo.

 

Quel che il Cristo fece dimorando per tre anni in un corpo fisico umano

era necessario per gli uomini, esseri sensibili-terreni,

che dovevano avere una volta il Cristo in forma sensibile-terrena tra loro.

• L’essere stato per tre anni nell’involucro di Gesù di Nazareth

non limita però il Cristo nel suo essere particolare,

perché Egli è la guida di tutte le entità delle gerarchie superiori.

 

È un essere universale che abbraccia il cosmo;

e proprio come entrò nell’evoluzione umana attraverso il mistero del Golgota,

si ebbero eventi anche per le entità delle gerarchie superiori.

Nel corso del tempo il Cristo divenne qualcosa per tutte le entità delle gerarchie superiori.

Come avvenne?

 

Si è detto che durante il periodo egizio-caldaico gli esseri angelici descritti attraversarono un’evoluzione, così che oggi appaiono più evoluti rispetto ad allora e intervengono nella direzione dell’umanità. In che modo fu loro possibile raggiungere un gradino evolutivo più elevato? Lo fu perché, mentre guidavano le anime umane nel periodo egizio-caldaico, si fecero al contempo discepoli del Cristo nel mondo spirituale soprasensibile.

 

In quell’epoca il Cristo era il maestro degli esseri angelici, il suo impulso fluì in loro,

ed essendosene nel frattempo compenetrati, appaiono oggi a un gradino evolutivo superiore.

• Se volessimo considerare le guide spirituali del periodo di civiltà egizio-caldaico

al momento in cui ebbe inizio il greco-latino, dovremmo dire che le più evolute tra le guide spirituali,

quelle che più si erano preparate ad agire in massimo grado anche nel nostro quinto periodo di civiltà,

accolsero all’inizio del periodo greco-latino l’impulso del Cristo, che prima non avevano,

se ne compenetrarono e ora operano dall’alto dei mondi spirituali come entità compenetrate dal Cristo.

 

Ho ricordato gli esseri che ad esempio nel periodo egizio-caldaico rifiutarono l’impulso del Cristo. Tra di loro ve ne sono alcuni che lo rifiuteranno anche in avvenire e saranno le entità che anche in seguito si incarneranno in date circostanze in un corpo fisico materiale e si muoveranno sulla terra come uomini fisici. Saranno al contempo le stesse entità che avranno in un certo modo nostalgia della stella deposta dopo la morte della terra e che risplenderà nello spazio cosmico come astro maestoso, magnifico.

• Dopo la morte terrestre, nel futuro dell’umanità, tutto quanto è proprio del Cristo nell’anima umana ammirerà quell’astro, ma non ne avrà nostalgia, non dirà: la nostra patria è in quella stella.

Le anime umane o le anime delle entità delle gerarchie superiori avranno così poca nostalgia di questo astro quanta ne hanno di Marte le anime che si trovano oggi sulla terra, dirigono il loro sguardo su di esso, ne accolgono gli effetti benefici, ma non ne hanno nostalgia.

 

Cosa sarebbe accaduto se l’entità del Cristo

non fosse intervenuta nell’evoluzione terrestre?

Nel destino dell’intera umanità regnerebbe allora una differenza molto significativa.

 

Per un momento supponiamo per ipotesi che l’entità del Cristo non fosse intervenuta nell’evoluzione della terra: quest’ultima attraverserebbe pur sempre la morte, gli uomini e le gerarchie superiori continuerebbero ad evolversi nei mondi spirituali, ma porterebbero sempre in sé la nostalgia dell’astro lontano che come scoria della terra riluce nel cosmo con splendore magnifico. Se non avessero avuto il Cristo, gli esseri umani guarderebbero allora da Giove con tragica nostalgia verso l’astro sorto dalle scorie della terra e non si limiterebbero ad ammirarlo, ma pieni di nostalgia direbbero: quella è la nostra patria; è triste, doloroso, esser obbligati a stare qui e non poter essere su quell’astro che in realtà è la nostra vera patria.

Questa sarebbe la differenza rispetto alla vera evoluzione, se alla terra non si fosse unito l’impulso del Cristo.

La Sua missione fu di rendere liberi gli uomini dalla terra, indipendenti per l’evoluzione futura.

 

Vediamo le grandiosità dell’evento del Cristo, e come l’umanità, avendo avuto il Cristo sulla terra, divenga matura ad evolversi per le forme future del nostro pianeta. Abbiamo un esempio della nostalgia di entità che, mentre operano su un altro pianeta, hanno nostalgia di un corpo celeste come loro vera patria? Sì, abbiamo molti esempi del genere, ma uno deve essere ora presentato con riguardo al Cristo.

 

Durante l’antica evoluzione lunare vi erano potenti entità, spiriti altissimi che in un certo senso non compirono però allora il loro sviluppo. Tra di loro ve ne erano alcuni, sottoposti per così dire a una guida, che alla fine dell’evoluzione lunare non avevano raggiunto la loro mèta; quindi non l’avevano raggiunta neppure quando la terra iniziò la propria evoluzione. Queste entità collaborarono all’evoluzione terrena e alla direzione dell’umanità, ma portando nella loro interiorità la tragica nostalgia per l’astro cosmico espulso dal complesso dell’antica evoluzione lunare, nel senso di quanto è esposto nella Scienza occulta. Nell’evoluzione spirituale terrestre abbiamo importanti esseri potenti ed elevati che con la loro guida portano davvero in sé la nostalgia per un astro fuori nel cosmo; lo guardano come loro patria, sulla quale però non possono andare perché dovettero abbandonare la Luna e venire sulla Terra, pur senza aver concluso il loro sviluppo. Sono le schiere sottoposte a Lucifero, ed egli stesso agisce nell’evoluzione terrestre portando dentro di sé la costante nostalgia per la sua vera patria, l’astro di Venere presente nel cosmo.

 

Se guardiamo in senso cosmico l’entità luciferica, questo ne è il tratto più saliente. La coscienza chiaroveggente impara a conoscere l’elemento caratteristico di Venere guardando nell’anima di Lucifero e in tal modo ha sulla terra la tragica nostalgia di Lucifero, come una meravigliosa nostalgia cosmica verso Fosforo, Lucifero o Venere.

 

Riluce dal cielo come Venere  quanto Lucifero depose come un guscio,

quanto dell’essere luciferico al momento della morte della antica Luna si disperse,

come con la morte il corpo fisico viene meno all’anima dell’uomo.

 

Ci siamo ora posti davanti agli occhi qualcosa di cosmico, tanto in relazione alla nostra terra quanto in relazione a Venere, il pianeta ad essa vicino. Con ciò ci siamo posti davanti qualcosa che, seppure non espresso con precisione come esposto ora, veniva tuttavia percepito dall’anima greca, viveva nei sentimenti e nelle sensazioni dell’anima greca.

Rivolgendosi al mondo stellare, in particolare a Venere, essa percepiva l’intima unione tra quell’astro e determinate entità che infiammano e spiritualizzano le sfere terrene.

 

Sentendo quel che Lucifero era per la terra, l’antica anima greca si diceva: attraverso l’esistenza terrena spira il principio luciferico; volgendosi a Venere si diceva: ecco il punto mobile dello spazio celeste a cui continuamente va la nostalgia di Lucifero.

Tali erano le sensazioni dell’anima greca per una delle meraviglie del creato. Si vede anche come in modo vivente per essa fosse lontano il pensiero di guardare nello spazio cosmico e di descrivere Venere come una sfera solo fisica, come fa l’astronomia moderna.

Che cos’era dunque Venere per l’anima greca?

 

Era la regione dello spazio celeste in cui vedeva chiaroveggentemente il contenuto spirituale dell’anima di Lucifero, in cui scorgeva la grande nostalgia salire come un ponte vivente dalla Terra verso Venere. L’anima greca sentiva la nostalgia di Lucifero come al contempo appartenente alla sostanza di Venere. Il Greco non vedeva solo il pianeta fisico, ma quel che si era staccato dall’entità luciferica, come il corpo fisico si scinde dall’uomo quando questi attraversa la porta della morte, e come il cadavere della terra si staccherà quando essa avrà raggiunto lo scopo della sua evoluzione.

 

Unica differenza è che

• il corpo fisico dell’uomo è destinato a disgregarsi,

• mentre il corpo di Lucifero, quando si stacca dall’entità animica,

è destinato a risplendere come astro nello spazio celeste.

 

Si è così anche caratterizzato che cosa sono gli astri nel senso spirituale; lo abbiamo mostrato con l’esempio di Venere. Per una concezione vivente delle meraviglie del creato e della natura che cosa sono gli astri?

Sono corpi di esseri spirituali.

Diventa astro quel che dei corpi di esseri spirituali è uscito nello spazio cosmico; così il Greco innalzava lo sguardo al mondo stellare, verso i pianeti e le stelle fisse, dicendosi che un tempo nello spazio vi erano entità spirituali, da lui venerate come dèi, che avevano attraversato un’evoluzione.

Giunte al punto che significa la morte fisica per l’uomo durante l’esistenza terrena, subentrò per gli esseri spirituali un evento nel quale la loro materia fisica li abbandonò e divenne astro.

 

Le stelle sono corpi di esseri spirituali

le cui anime continuano ad operare in un altro modo nel mondo indipendentemente dai corpi,

così come Lucifero che divenne indipendente dal suo corpo, Venere,

e continua ad agire nella nostra evoluzione terrena.

 

Questa si può chiamare una concezione spiritualizzata della natura e del mondo che comunque non ha niente a che fare con uno slavato panteismo affermante che tutto nel mondo è compenetrato da un dio unitario. Non è sufficiente dire una cosa del genere; quando si alza lo sguardo al lontano mondo stellare, occorre sapere che gli astri non sono solo definibili astrattamente come corpi attraverso cui gli esseri spirituali si manifestano, ma che sono corpi lasciati indietro da loro dopo che essi progredisco ad altri stadi evolutivi.

 

La differenza tra gli esseri di tutti i pianeti e il Cristo è che il Cristo, nel senso di quanto ho detto,

al momento della morte della terra non lascerà indietro alcun astro fisico, alcun residuo non spiritualizzato,

ma trapasserà completamente nella realtà spirituale, e come spirito salirà con le anime umane all’esistenza di Giove.

 

Questa è una differenza essenziale tra gli spiriti dei pianeti e il Cristo;

è di importanza particolare tenerla a mente,

perché ci mostra che il senso del mistero del Golgota verrebbe frainteso

se, dopo tale mistero, accadesse che il Cristo si incarnasse ancora una volta in un corpo fisico.

 

Se quanto è proprio del Cristo e per cui si ha il diritto di usare il suo nome si incarnasse ancora in un corpo fisico dopo il mistero del Golgota, attraverso quella sostanza fisica si avrebbe il primo germe, al quale poi si aggiungerebbe dell’altro, per formare un astro che in futuro permarrebbe. Non si avrebbe il mistero del Golgota nel suo profondo significato.

Se il Cristo volesse smentirsi del tutto, volesse fare come se il mistero del Golgota non fosse accaduto, gli basterebbe incarnarsi in un qualsiasi corpo fisico, creando così un punto d’attrazione di natura materiale a cui poi si aggiungerebbe dell’altro. Ci sarebbero allora anche altre incarnazioni della stessa entità, e si creerebbe così un astro per il quale l’umanità avrebbe nostalgia per tutto l’avvenire. Non è permesso arrivare alla nostalgia attraverso l’entità del Cristo. Non si ha perciò neppure il diritto di collegare in qualche modo col nome del Cristo sue possibili incarnazioni dopo il mistero del Golgota in un corpo di carne. Con questo si equivocherebbe sul mistero del Golgota e si mostrerebbe di non sapere che cosa è inteso con esso.

 

Nel momento in cui si comprende veramente il mistero del Golgota, non si mette il nome del Cristo in relazione con possibili incarnazioni in un corpo fisico umano dopo tale mistero. Parlare del nome del Cristo in relazione a entità che si siano incarnate in un corpo fisico umano dopo il mistero del Golgota significa o abusare del nome del Cristo o mostrare una completa incomprensione del mistero del Golgota.

È importantissimo che si capiscano queste cose. Solo così è infatti possibile porre tutta l’entità del Cristo nel giusto rapporto con l’evoluzione umana.

 

Le forze che sono prodotte in una certa parte dell’anima umana,

dato che non rimane più nostalgia per la terra, come tutte le forze si devono rinvigorire al contatto con una resistenza.

• Per questo la saggia direzione del mondo lasciò indietro anche entità,

come gli Angeli di guida del periodo egizio-caldaico,

gli Arcangeli del periodo persiano e le Archai di guida del periodo indiano,

che non si compenetrano dell’impulso cristico e quindi continuano il loro lavoro prescindendo da quell’impulso.

 

Queste entità, per le quali non si impiegherà il nome del Cristo,

nel futuro dell’evoluzione umana rappresenteranno l’elemento

grazie al quale resterà comunque una certa nostalgia

e anche una certa relazione con il residuo planetario,

l’astro che sarà presente nell’universo e che verrà visto dal futuro Giove,

come Venere, Marte, Giove vengono oggi visti dalla nostra terra.

 

In sostanza vi sono

• un’altra corrente umana   • e un’altra corrente delle gerarchie superiori

che volgeranno lo sguardo agli influssi che verranno esercitati sull’umanità di Giove

dai futuri vicini planetari del futuro Giove.

• Bisogna tenere ben separate le due cose,

e allora si imparerà a comprendere anche il più piccolo a partire dal più grande.

Queste due correnti agiscono ovunque l’una nell’altra.

 

Dappertutto vediamo avanzare l’entità del Cristo che condurrà gli uomini alla visione superiore del Cristo stesso; d’altra parte vediamo le forze dell’ostacolo, per le quali non è lecito usare il nome del Cristo, che si incarnano anche in corpi fisici umani e potranno anche conseguire una conoscenza cristica, ma non l’impulso cristico come lo conseguirono gli Angeli che nel periodo egizio-caldaico raggiunsero il loro pieno sviluppo. Vediamo tali entità che anche nel futuro scenderanno fino ad incorporarsi nella carne; ma le due cose vanno tenute separate.

 

Tutto quanto nel nostro tempo è pensato in modo materialistico proviene dagli spiriti dell’ostacolo che frenano il corso del progresso; sempre da questi spiriti proverrebbe il volersi aspettare la salvezza dell’umanità solo da individualità che in futuro potranno incarnarsi nella carne. Questo è infatti un principio materialistico che distoglie l’umanità dall’evolversi alla visione dello spirituale perché la conduce alla sola visione di individualità incarnate in un corpo fisico, sulle quali si costruisce perché le si può guardare con i sensi fisici.

 

L’antica civiltà greca precristiana non aveva piena comprensione per quanto ora ho detto in merito al Cristo, proprio perché ancora non era avvenuto il mistero del Golgota; aveva però una completa visione di Lucifero e del suo nesso con Venere, così come di altri dèi e del loro nesso con i loro astri. Tutte queste sensazioni e questi sentimenti scaturirono per i Greci da tale sapienza antichissima e costituiscono una premessa per l’idea, per il sentimento e per gli impulsi animici che vivevano nell’antica anima greca sapiente quando veniva pronunciato il nome di Dioniso. Abbiamo dovuto premettere quanto si è detto oggi per poter passare domani alle meraviglie del mondo e della natura che l’antico Greco indicava parlando di Dioniso. Si crea con ciò anche il ponte con quanto è già più affine all’uomo, cioè con la sua interiorità, con le prove dell’anima. Così il nostro programma di domani sarà un parlare dell’idea-Dioniso.