L’uomo come centro dell’universo. 

O.O. 193 – L’intimo aspetto dell’enigma sociale – 04.02.1919


 

Sommario – L’uomo come centro dell’universo. L’avvicinamento allo spirito. Il rapporto dell’anima umana con le entità spirituali e con gli altri uomini, nel passato e nel presente. Maturare imparando fin nella vecchiaia. Conoscenza spirituale delle fasi evolutive del bambino come esigenza della vita sociale contemporanea.

 

In questi giorni in cui ho il compito di tenere in questa città conferenze pubbliche sulla questione sociale, non è forse fuori luogo se proprio in questa serata di gruppo per soci della Società Antroposofica ci occupiamo interiormente dell’enigma sociale, così come è particolarmente significativo nel presente.

 

Sappiamo infatti che

• di fronte ad ogni essere umano che incontriamo nel mondo esterno, che si trova davanti alla nostra facoltà di percepire e sentire connessa con il corpo, noi dobbiamo riconoscere l’essere umano interiore posto più in profondità.

Di quest’uomo interiore ci accorgiamo a tutta prima se prendiamo in considerazione il fatto che si trova fondamentalmente in connessione con tutto ciò di cui possiamo dire che per la nostra conoscenza, per l’intera nostra vita, il mondo muove ed intesse.

Pensate solo a quanto la nostra visione antroposofica sia diversa in relazione all’essere umano dalla consueta visione del mondo. Posate lo sguardo sul tentativo da me fatto in passato di rappresentare in forma di compendio la concezione antroposofica rispetto a tutto ciò che avete letto nel mio libro La scienza occulta e vedrete che in esso non vi è solo l’evoluzione terrestre in relazione all’essere umano: in esso l’evoluzione della Terra viene osservata nel suo derivare da precedenti incarnazioni del nostro pianeta.

 

Lo stadio terrestre deriva dall’antica Luna, questa dall’antico Sole e il Sole deriva dall’evoluzione di Saturno. Ma se guardate tutto ciò che è stato raccolto per seguire l’evoluzione attraverso i vari sistemi planetari fino agli attuali sviluppi, direte che in tutto ciò che si osserva non manca l’essere umano.

L’uomo è dentro ogni cosa.

L’intero cosmo viene osservato in modo tale che tutte le sue forze, tutto ciò che vi accade, è strutturato intorno all’essere umano. L’uomo è il punto centrale dell’osservazione del mondo.

 

In uno dei miei Misteri drammatici ho inserito questo fondamento di ogni osservazione del mondo in un dialogo fra Capesio e l’Iniziato, in modo particolare nella sua relazione con il sentimento umano, e ho inserito ciò che all’uomo fa una certa impressione quando si accorge che tutte le generazioni degli dei, tutte le forze del cosmo, sono chiamate all’azione e lavorano per portarlo ad esistenza e collocarlo nel punto centrale della loro creazione.

Ho sottolineato quanto sia indispensabile, di fronte a quest’idea così integralmente vera, affermare la necessità dell’umiltà umana, affermare quanto sia necessario continuare a dirsi:

▸ “Sì, se noi sperimentiamo conoscendolo il nostro intero essere, così come lo portiamo in noi e presso di noi e intorno a noi, così come siamo inseriti con esso nel mondo, e se potessimo portare a manifestarsi nell’azione l’intero nostro essere, esso sarebbe microscopicamente tutto il restante mondo”.

Ma quanto sappiamo, quanto sperimentiamo, quanto riusciamo a manifestare nell’atto ciò che noi siamo, quali esseri umani, nel senso più alto della parola?

Per questo oscilliamo fra superbia e umiltà.

 

Certo non possiamo degenerare verso la superbia, ma neppure cadere troppo nella modestia. Cadremmo nella modestia se non ci mettessimo nella condizione di collocare il più in alto possibile il nostro compito di esseri umani, quello per cui per una visione a 360° siamo al mondo.

In fondo, non riusciamo mai a pensare in modo sufficientemente elevato ciò che dovremmo essere.

• Non siamo mai capaci di dare il giusto valore al sentimento profondo della responsabilità cosmica dell’uomo, che gli si deve trasmettere quando egli coglie il fatto che l’intero universo è strutturato intorno al suo essere.

 

Del resto, in base alla scienza dello spirito antroposofica, questa dovrebbe diventare il meno possibile un’idea teorica, il meno possibile mera scienza, bensì dovrebbe diventare un sentire: il sentimento di un timore sacro di fronte a ciò che dovremo essere quali uomini, e che pure riusciamo ad essere solo in rarissimi casi.

Ma anche un altro sentimento dovrebbe spesso essere presente quando ci accostiamo a un singolo uomo:

▸ “Con la tua presenza porti in te ad espressione qualcosa nella presente incarnazione. Eppure passi di vita in vita, di incarnazione in incarnazione. Nella successione di tappe della tua vita si esprime un infinito”.

E potremmo ulteriormente ampliare, approfondire, questo sentimento in altre direzioni.

Da un tale sentimento, sul terreno della scienza dello spirito, si giunge dapprima al giusto apprezzamento dell’essere umano, si giunge alla percezione della dignità umana nel mondo: una sensazione che può impregnare tutta la nostra anima e che, se si estende su tutta la nostra interiorità, può da sola trasportarci nella giusta disposizione d’animo, quando in un singolo caso siamo costretti a porre ordine nella nostra relazione individuale da uomo a uomo.

 

Possiamo vedere quanto ho appena considerato come una prima essenziale conquista fondata sulla scienza dello spirito antroposofica: una giusta valorizzazione dell’umano nel mondo.

Questa è una prima cosa.

Un’altra può derivarci se ci immergiamo con tutta l’anima e non solo in modo puramente teorico nella scienza dello spirito. Ed è la seguente:

• afferriamo tutti gli eventi del mondo, tutto ciò che vive come elemento nella terra, nell’acqua, nell’aria, afferriamo tutto quello che ci splende incontro dalle stelle, che ci alita incontro nel vento, ciò che dai singoli regni della natura si rivolge a noi.

 

Pensateci: quando osserviamo tutto questo nel senso della scienza dello spirito, in qualche modo esso ha una sua relazione con l’essere umano.

Ogni cosa ci diventa preziosa per il fatto che riusciamo in un determinato modo a portarla in connessione con l’uomo.

Per la conoscenza soprasensibile, vi è una relazione di sentimento dell’essere umano con tutte le cose.

 

Il poeta Christian Morgenstern ha espresso con dei bei versi un sentimento che ho spesso esposto ai nostri amici nelle considerazioni su un certo capitolo del vangelo di Giovanni: il sentimento che ci si trasmette quando facciamo agire su di noi la successione di gradi dei regni della natura.

 

La pianta può guardare al regno senza vita del minerale.

Certo, nell’ordinamento gerarchico degli esseri di natura essa può sentirsi in parte superiore al minerale puramente senza vita. Ma, guardando giù al minerale senza vita che le procura un terreno, la pianta può dirsi:

▸ “anche se nella gerarchia degli esseri io sto più in alto di te, per il solo fatto che cresco fuori da te, ti devo la mia esistenza. Con gratitudine mi inchino di fronte a ciò che è inferiore a me”.

 

• E dobbiamo sentire allo stesso modo rispetto al sentimento dell’animale nei confronti della pianta e poi di nuovo nel regno umano, guardando al fatto che l’uomo nei gradi successivi della propria evoluzione è salito a un livello ancora superiore.

Egli deve guardare giù con attenzione, con venerazione, con profondo rispetto a ciò che da un certo punto di vista gli è inferiore e bisogna che lo faccia non con considerazioni puramente concettuali, bensì in modo tale da far vivere quanto pulsa e vive e tesse in tutte le cose veramente come un sentimento cosmico assaporato nell’anima. In tal senso ci guida a partire dal suo vero essere la scienza dello spirito antroposofica e ci dà una possibilità di acquisire una relazione vivente dell’uomo con tutte le altre cose.

 

• E una terza cosa ancora.

La scienza dello spirito quando parla dello spirito non lo fa come se parlasse in senso panteistico di uno spirito e dell’altro che stanno alla base di tutte le cose. No, essa non solo parla del vero spirito ma vuole parlare anche dalla verità, a partire dallo spirito stesso. Vuole parlare in modo tale che chi vive nella scienza dello spirito sa che nella misura in cui i suoi pensieri si formano sullo spirito, egli è lo spirito stesso che tesse e vive dentro quei pensieri.

Quando lo spirito dell’antroposofia alita su qualcuno, questi non esprime solo pensieri sullo spirito, ma per mezzo dei propri pensieri vuole far parlare lo spirito stesso. Con la scienza dello spirito si cercano l’immediato presente dello spirito, la forza attiva dello spirito.

 

• E ora paragonate ciò che viene deposto nella massima intimità dell’anima umana da un occuparsi vivente della scienza dello spirito con ciò di cui ho parlato ieri come dell’esigenza sociale, che si aggira in questa epoca e che in certo modo è ben viva nella coscienza proletaria per divenire quest’esigenza del presente, quest’esigenza sociale del presente.

Riflettete:

• ciò che vive oggi nella coscienza proletaria, ciò che ne costituisce i fondamenti conoscitivi, è un’ideologia, un tessuto di pensieri astratti.

E come aspetto essenziale di ogni esperienza dell’anima e dello spirito si afferma che l’esperienza dell’anima e dello spirito è solo un’ideologia e che vi sono processi commerciali ed economici che sono l’unica cosa vera e nei quali è inserito l’uomo come nelle lotte della sua vita.

Da essi emerge come fumo o nebbia quello che pensa, conosce, manifesta nella sua creazione artistica, quello che considera come usanza, come morale, come diritto e così via: solo un’ombra ideologica!

Confrontate questa vita dello spirito vista come ombra ideologica con la vita dello spirito che la nostra anima inspira dall’antroposofia, che vuole inserire nel mondo mediante l’anima umana lo spirito stesso quale verità vivente.

Lo spirito è espulso dalla visione contemporanea, fondata dalla borghesia e trasmessa al proletariato per sua disgrazia: scacciato! E ciò che dovrebbe vivere nell’essere umano come la coscienza dell’esser vivo – lo spirito è in me – vive solo come una mera ideologia.

 

E un secondo aspetto.

• Quanto vi è di umano in questa vita terrena, cui stiamo di fronte con i sensi, con la consueta sensibilità fisica?

Pensate che per guardarlo nella sua interezza dobbiamo richiamare non solo l’evoluzione della Terra, ma anche quella della Luna, del Sole e di Saturno.

Come svanisce davanti alla coscienza moderna il vero elemento umano, il solo che per mezzo della scienza dello spirito ci dà il giusto sentimento, la giusta sensazione della vera dignità umana, così che troviamo una relazione giusta, quando come individui ci troviamo di fronte a un’altra individualità umana.

• È pensabile dunque che nel caos odierno della convivenza umana si possa trovare una relazione da uomo a uomo tale che possa diventare il fondamento di una reale soluzione dell’enigma sociale?

• È possibile che possa subentrare una tale relazione giuridica fra esseri umani senza che sullo sfondo si affermi quel riconoscimento cosmico dell’uomo che può sgorgare solo da una conoscenza e da un sentimento spirituali?

 

E un terzo aspetto.

Rispetto al rapporto con il mondo esteriore, l’uomo non deve cercare pensieri astratti, come vorrebbero la politica economica e sociale attuali, bensì relazioni personali dirette con i singoli fatti del mondo, con le singole cose del mondo.

In rapporto alle cose umane esteriori del mondo l’uomo deve trovare una relazione con questo mondo.

È per questo che, come ho mostrato, per terzo viene il fatto che sulla base dell’antroposofia diventi nella nostra epoca un’esperienza dell’anima il sentimento nei confronti di tutti gli esseri extraumani, i sentimenti che proviamo verso tutto ciò che sta sotto di noi e sopra di noi nell’ordinamento gerarchico della natura e degli dèi.

 

• Ed ora osservate le contrapposizioni.

• Da un lato, ciò che oggi vive come coscienza proletaria: quanto essa sia lontana nel campo dell’esperienza spirituale dal sentimento dello spirito che vive e opera nell’uomo e come abbia trasformato tutta la vita spirituale in un’ideologia.

Considerate quanto sia distante da una considerazione dell’uomo che veramente penetri e comprenda lo spirito ciò che il proletario contemporaneo come uomo pensa e soprattutto sente del suo simile rispetto alle sue concezioni.

Pensate infine a quanto sia distante il mero valore commerciale delle cose – quasi il solo che valga oggi per l’essere umano – da quel valore delle cose extraumane che impariamo a sentire attraverso la relazione fra l’uomo e le cose extraumane che ho descritto sulla base della scienza dello spirito.

 

E di nuovo,

• osservate da un lato dove è arrivato l’essere umano per il fatto che l’essere privo di spirito del secolo scorso si è diffuso così intensamente nelle anime umane.

• E osservate dall’altro le speranze che possono essere risvegliate dalla penetrazione della vera scienza dello spirito nell’umanità attuale.

Confrontate queste due cose e provate perfino a dirvi se l’enigma sociale non possa essere colto nella sua vera luce solo se l’anima umana viene afferrata da quello che può essere dato dalla scienza dello spirito.

 

Se riuscite a sentire nel loro giusto senso queste due prospettive così come le ho presentate ieri – una senza scampo, l’altra piena di speranza – allora l’operare per la scienza dello spirito antroposofica vi sembrerà essere ciò che in ogni caso oggi deve diventare necessario per l’umanità: una necessità vitale, che deve compenetrare ogni altra azione e creazione.

Vi direte: ▸ “Nulla mi sembra più comprensibile nel tessuto complessivo della nuova evoluzione dell’umanità del fatto che sia sorta la questione sociale”.

Ma non vi è neppure nulla di più comprensibile del fatto che gli uomini si ritrovano confusi e senza soluzione di fronte ad essa.

Infatti in quest’epoca in cui il problema sociale bussa così forte e così nitidamente alla porta delle concezioni del mondo, alla porta della vita, l’umanità affronta nello stesso momento una delle sue prove più grandi: quella di innalzarsi allo spirito a partire dalla propria forza più intima.

 

Oggi non possiamo avere nessuna rivelazione, a meno di non cercarle in libertà.

Infatti, dalla metà del XV secolo, viviamo nell’epoca dell’anima cosciente, in cui tutto deve essere spinto sotto i riflettori della coscienza.

• Non è certo una lamentela se diciamo chiaramente che sull’umanità irrompe oggi una terribile catastrofe.

• Perché gli dei hanno mandato sugli uomini una simile calamità?

• Perché non li aiutano ad uscirne, dal momento che è straziante che l’umanità si sia spinta in una tale situazione?

• Di fronte a tutto ciò, non dimentichiamo che noi viviamo nel tempo in cui deve giungere a manifestazione la libertà interiore dell’uomo, poiché gli dei secondo le loro originarie intenzioni cosmiche non possono manifestarsi, se non quando l’uomo va loro incontro con la decisione libera di accoglierli nell’essere più intimo della sua anima.

In relazione ai fatti più importanti dell’evoluzione dell’umanità oggi ci troviamo ad un punto di svolta, anche in relazione al cristianesimo.

 

Proprio alcune personalità che sono impegnate nella questione sociale hanno sottolineato il fatto che volentieri accettiamo il cristianesimo, ma che traiamo da esso solo ciò che ci ricorda i nostri ideali sociali. Ma non si può trattare in tal modo il più importante impulso terreno, l’impulso che dà il giusto senso a ogni altra cosa sulla terra.

Dobbiamo aver chiaro che ciò che si è sperimentato del cristianesimo finora è solo un inizio.

In fondo, con quello che gli uomini hanno compreso del cristianesimo, o meglio, del mistero del Golgota si è potuto solo dire che un tempo il Cristo è esistito per mezzo dell’uomo Gesù e che è passato attraverso il mistero del Golgota.

Certo, questi primi quasi duemila anni di vita del cristianesimo – poiché la comprensione umana non è ancora maturata a sufficienza – non hanno potuto ottenere molto altro che mostrare come il Cristo sia disceso sulla Terra e si sia unito ad essa.

Solo ora nel quinto periodo postatlantico, nel periodo dello sviluppo dell’anima cosciente, l’umanità diventa matura per comprendere non soltanto il fatto che il Cristo è passato attraverso il mistero del Golgota, ma anche ciò che vive veramente in tale evento.

L’umanità potrà comprendere il contenuto del mistero del Golgota solo sulla base dei fondamenti spirituali che si possono creare nel quinto periodo postatlantico.

 

Ho spesso menzionato anche qui in questa cerchia come l’affermazione che si sente spesso “Viviamo in un tempo di transizione” sia di una stupidità straordinaria: tutti i periodi sono tempi di transizione! Non importa quindi il fatto che si viva in un’epoca o nell’altra come in un momento di transizione, bensì rispetto a che cosa un periodo si trovi ad una svolta, in una trasformazione. 

Importa osservare  c h e   c o s a  stia cambiando.

 

Ho già descritto anche qui dalle prospettive più diverse che cosa sta cambiando nel nostro tempo in senso ampio in relazione alla coscienza umana e all’evoluzione dell’anima umana.

Oggi vorrei di nuovo parlare da un punto di vista specifico di ciò che sta cambiando proprio nel presente in relazione all’evoluzione dell’uomo sulla terra.

Ho già detto in precedenza che per mezzo della scienza dello spirito antroposofica non cerchiamo solo di avere pensieri sullo spirituale, bensì cerchiamo la realtà dello spirito, cerchiamo pensieri in cui lo spirito viva e si manifesti.

Possiamo anche dire che il Cristo Gesù ha pronunciato le parole “Sarò presso di voi ogni giorno fino alla fine dei tempi”.

 

Se si è un conoscitore nel senso giusto dell’antroposofia non si crede che tutto il contenuto del cristianesimo si esaurisca nei vangeli, ma si sa che il Cristo è veramente presente ogni giorno fino alla fine delle epoche terrestri e che lo è non come una mera forza morta cui bisogna credere, bensì come una forza vivente che continua a manifestarsi.

E che cos’è che si manifesta nel presente?

Il contenuto della scienza dello spirito odierna.

Essa non vuole solo parlare del Cristo: vuole esprimere quello che il Cristo vuole dire con pensieri umani agli uomini nel presente.

 

• Anche in epoche antiche, nelle quali gli esseri umani vivevano ancora in modo istintivo e l’anima sperimentava ancora qualcosa della chiaroveggenza atavica, lo spirituale si esprimeva nell’anima dell’uomo, viveva nelle sue rappresentazioni e nella sua volontà: gli dei vivevano nell’uomo.

• Anche oggi gli dei vivono nell’uomo, anche se in modo certamente diverso da quello dei tempi antichi dell’evoluzione dell’umanità.

 

In passato gli dei avevano un compito specifico rispetto all’evoluzione della terra: si erano dati un obiettivo, avevano uno scopo in relazione all’evoluzione della terra.

Questo scopo l’hanno raggiunto ispirando gli esseri umani con le loro forze, dotando le anime umane di immaginazioni.

• Ma per quanto suoni singolare, l’obiettivo originario proprio del mondo divino in relazione all’evoluzione terrestre è stato portato a compimento.

Quello che gli dei volevano avere per sé dalla terra fondamentalmente si è realizzato con il quarto periodo postatlantico.

Perciò le entità spirituali delle gerarchie superiori, che possiamo chiamare “dei” anche nel nostro senso, si trovano oggi in una relazione con l’anima umana diversa da quella di prima.

 

Allora gli dei cercavano gli uomini per realizzare le proprie mete sulla terra con il loro aiuto.

Oggi è l’uomo che deve cercare gli dei.

È l’uomo che deve innalzarsi dal suo impulso più intimo verso gli dei e deve ottenere presso di loro che i suoi obiettivi, i suoi scopi consapevoli possano realizzarsi con l’aiuto delle forze divine.

Questo è ciò che è adeguato per gli uomini dell’epoca dello sviluppo dell’anima cosciente.

• Le mete umane nei tempi passati erano inconsce, istintive, perché in essi vivevano consapevolmente mete divine.

Le mete umane devono divenire oggi sempre più coscienti, poiché in esse risiedono le forze per innalzarsi verso gli dei, così che si possa tendere a mete umane con forze divine.

Riflettete su queste parole! C’è molto in esse.

 

C’è la necessità che l’uomo già dal tempo presente inizi a trovare in se stesso un anelito originario, elementare, che possiamo cercare in vari strati dell’anima.

Dobbiamo cercarlo prima di ogni altra cosa in una sfera sociale più profonda, in quanto comprendiamo in modo più scientifico-spirituale la relazione da uomo a uomo.

Gli dei in passato, poiché avevano le loro mete insieme all’evoluzione umana e le realizzavano per mezzo degli uomini, si trovavano molto più vicino ad essi di quanto non lo siano oggi.

 

Oggi gli esseri umani sono allontanati l’uno dall’altro  e devono cercarsi di nuovo in una relazione completamente nuova.

Ma prima devono imparare qualcosa su questo cercarsi.

Se si osserva in modo puramente esteriore, potete vederlo dovunque: l’uomo oggi sa poco dell’uomo.

La scienza dello spirito è oggi appena all’inizio nella sua considerazione cosmica della dignità e dell’essere dell’uomo.

Nella vita normale l’uomo sa poco dell’uomo.

Di regola non sa spingersi in profondità nell’essere dell’anima di un suo simile.

Questo è ciò che deve essere trovato in un più profondo essere sociale: la conoscenza dell’uomo  deve essere inserita in una forma nuova nell’evoluzione umana.

 

Per arrivare a un organismo veramente sociale e ricolmo di spirito – dal momento che in realtà, nel senso del pensare naturalistico privo di spirito, vediamo gli uomini solo nella carne -, dobbiamo però giungere alla condizione di riconoscere nell’altro uomo l’agire degli dei.

E possiamo riuscirci solo se facciamo qualcosa in più.

Possiamo aggiungere il fatto di cercare un certo approfondimento nella vita della nostra anima.

Ci sono molti modi per farlo, ma vorrei ora solo accennare a una via meditativa.

 

Con le ragioni più varie e per scopi diversi possiamo rivolgere alla nostra vita uno sguardo retrospettivo. Possiamo chiederci come si è sviluppata questa nostra vita individuale dalla nostra infanzia ad oggi.

Oppure possiamo fare qualcos’altro: non riusciamo ad aver chiaro come abbiamo gioito per una cosa o per l’altra, quello che abbiamo provato in quella o in quell’altra occasione, però possiamo osservare le persone che hanno influito sulla nostra vita come genitori, fratelli, amici o insegnanti o in qualche altro modo e possiamo quindi porre davanti alla nostra anima – invece che noi stessi – l’essere delle persone che hanno agito nella nostra vita.

Per un po’ la cosa si presenta come se dovessimo dirci quanto poco in realtà dipenda da noi e quanto invece sia dipeso da ciò che è fluito da altri nel nostro sé.

Se mettiamo in scena interiormente una simile visione retrospettiva di sé con serietà e onestà, la nostra relazione col mondo muta radicalmente.

• Come risultato di tale retrospezione restano indietro sentimenti e sensazioni che costituiscono in noi semi fecondi: semi per la vera conoscenza dell’uomo.

 

• Chi guardi sempre di nuovo dentro se stesso al punto da riconoscere quanta parte possa avere avuto rispetto al proprio essere un altro essere umano, magari morto da molto tempo o allontanatosi da lui, si sarà avvicinato anche all’altro in modo tale che si genera una relazione individuale da uomo a uomo e che sorge in lui l’immaginazione del vero essere di quest’alto persona.

È qualcosa che nell’epoca nuova e verso il futuro dell’umanità deve emergere anche come un’intima e sociale esigenza dell’anima per l’evoluzione umana.

Così l’antroposofia deve divenire pratica, così deve fecondare la vita e stimolarla.

 

Vorrei far valere anche un altro punto di vista.

In passato ogni forma di conoscenza di sé, ogni modo con cui l’uomo guardava dentro di sé, dentro la propria anima, era in proporzione molto più semplice di quanto non sia oggi, perché oggi – non solo in relazione alla coscienza di certe persone per il loro provenire da un contesto di ricchezza o povertà o per altre ragioni – emerge un profondo e intimo impulso sociale, un impulso che si fa valere per esempio nei modi seguenti.

Oggi non stiamo molto attenti al fatto che la vita umana è un percorso di maturazione progressiva. Personalità serie come Goethe sentivano in modo estremamente profondo questo processo di maturazione. Cercava d’imparare anche nell’età avanzata, poiché da vecchio sapeva di non essere ancora un uomo compiuto. Guardava indietro alla sua giovinezza, agli anni della maturità e sentiva in tutto ciò che gli era accaduto in tali età solo una preparazione di ciò che potè sperimentare nella vecchiaia. Oggi si pensa troppo poco in questo modo e forse lo si fa solo quando si considera l’uomo come un essere sociale. Ogni ventenne oggi vorrebbe essere membro attivo di una corporazione e formulare giudizi democratici su qualunque cosa. Ma le persone smettono di pensarla a mano a mano che invecchiano perché pensano di doversi aspettare qualcosa dalla vita.

Le persone oggi non ci pensano, ma una cosa che dobbiamo imparare nuovamente è che non sono solo i primi due o tre decenni di giovinezza ma è l’intera vita che porta qualcosa all’essere umano.

 

E dobbiamo imparare anche qualcos’altro.

Non vediamo solo noi stessi, inseriti nel mondo, ma vediamo persone di altre età della vita.

Vediamo il bambino che entra nel mondo e nella vita con la nascita.

Nel modo in cui si pone l’evoluzione terrena dell’umanità qualcosa che in passato si manifestava come da sé nell’anima umana, viene ottenuto solo con lo sforzo più palese, con uno sforzo verso la conoscenza soprasensibile o quanto meno verso una vera conoscenza della vita. Anche al bambino, così come all’essere umano in generale, resta precluso qualcosa che appartiene al suo essere.

E non solo è precluso al bambino qualcosa che potrà sperimentare solo più avanti nell’età matura o avanzata, ma soprattutto all’uomo, quando guarda solo a se stesso, resta celato molto di ciò che si manifestava invece ad un’umanità più antica che viveva istintivamente nella chiaroveggenza atavica.

• Vi è qualcosa che non ci si può manifestare fra la culla e la tomba se cerchiamo la conoscenza solo dentro noi stessi ed è proprio una delle peculiarità della nostra epoca di coscienza.

Possiamo anelare alla chiarezza della coscienza, eppure nel campo di ciò che deve esserne illuminato molto rimane nascosto.

E vi è così qualcosa di molto peculiare nel nostro tempo.

 

Entriamo come bambini nel mondo e portiamo con noi qualcosa che è importante per il mondo, per la convivenza dell’umanità, per la conoscenza storica.

Ma non possiamo riconoscerlo se ci limitiamo a noi stessi: non come bambino, non come uomo, non come donna, non come anziano o anziana.

Ma questo qualcosa può essere riconosciuto in altro modo quando con un vero sentire spirituale un’anima umana matura e finemente intonata – l’anima dell’uomo o della donna, l’anima dell’anziano o dell’anziana – guarda il bambino e prova dentro di sé il sentimento seguente.

 

Nel bambino si manifesta qualcosa che lui stesso per ora non può conoscere e che, se egli si limita a se stesso, non potrà mai riconoscere, fino al giorno della sua morte, ma ciò può venire riconosciuto nell’anima dell’altro che guarda il bambino con gli occhi dell’anziano.

Qui avete qualcosa che può manifestarsi per mezzo del bambino non nell’adulto che diventerà fino al giorno della sua morte, ma nell’altro che guarda con amore all’essere umano più giovane da un’età più avanzata.

Sottolineo questo in modo particolare perché in questa tendenza del nostro tempo potete vedere come nella trama del tempo presente scorra e tessa un impulso sociale nell’accezione più vasta.

 

Non è forse una tendenza sociale profondissima quella di poter introdurre qualcosa di produttivo nella vita solo per il fatto che l’anziano impara dal giovane e che si trovano insieme per uno scopo più alto, non solo il signor X con il signor Y, ma l’uomo nell’età avanzata con il bambino piccolo?

Questa appartenenza sociale ci rimanda al più intimo spirito e senso del nostro tempo.

Così la scienza dello spirito può approfondire ulteriormente la riflessione sulla questione sociale, parlando a persone che siano già un po’ preparate dal lavoro in altre cerchie antroposofiche.

 

Avete tutti un grandissimo compito sociale se traete dal sentimento sociale che il nostro discorso ha stimolato in voi i mezzi per operare entro l’umanità contemporanea sulla base dell’antroposofia.

Portate entro l’attuale discussione sociale e socialista il profondo sentimento sociale e la profonda comprensione dell’uomo per l’uomo e realizzerete un compito vivente della scienza dello spirito anche in senso sociale.