L’uomo dell’Atlantide più antica aveva una testa eterica che oltrepassava di molto quella fisica

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 27.05.1908


 

Abbiamo più volte ripetuto che i nostri progenitori vissero, in un’epoca molto remota, in una zona della Terra che oggi è occupata dall’Oceano Atlantico: vissero cioè nell’antica Atlantide. Abbiamo pure accennato a quello che fu l’aspetto corporeo esteriore di quei nostri progenitori atlantici e abbiamo veduto che il corpo fisico, che oggi può essere percepito coi sensi, raggiunse solo a poco a poco il grado di densità carnale che oggi gli è proprio. Abbiamo potuto concludere che solo verso la fine dell’epoca atlantica l’uomo cominciò ad avere una figura in qualche modo simile a quella attuale: ma anche nell’ultimo terzo dell’epoca atlantica, pur non differenziandosi quanto all’aspetto esteriore gran che da quello odierno, l’uomo era pur sempre ancora essenzialmente diverso.

 

Per renderci conto nel modo migliore del progresso compiuto dall’uomo, possiamo confrontare l’uomo attuale con qualcuno degli animali superiori oggi viventi.

Per diverse ragioni ci deve essere ormai divenuto ben chiaro in che cosa l’uomo si differenzi sostanzialmente da un animale, per quanto superiore: la natura di qualsiasi animale consta, nel mondo fisico; del corpo fisico, del corpo eterico e del corpo astrale: questi tre elementi costitutivi compongono la natura dell’animale nel mondo fisico.

 

Ma non si deve credere che nel mondo fisico esistano solo cose fisiche: sarebbe un grave errore il voler cercare tutto l’eterico e specialmente tutto l’astrale nei mondi soprasensibili. E’ sì vero che coi sensi fisici nel mondo fisico non si può scorgere che ciò ch’è fisico, ma ciò non perché nel mondo fisico non esista altro che il fisico.

No, l’animale è dotato, qui sul piano fisico, di un corpo eterico e d’un corpo astrale che possono venir percepiti dall’uomo chiaroveggente.

Solo per giungere al vero « io » dell’animale, il chiaroveggente deve lasciare il mondo fisico e salire nel mondo astrale.

Qui si trova l’anima di gruppo, o l’io di gruppo, degli animali; la differenza coll’uomo consiste appunto nel fatto che, nel caso dell’uomo, anche l’io si trova quaggiù nel mondo fisico. In altre parole: l’uomo consta, entro il mondo fisico, di un corpo fisico, d’un corpo eterico, d’un corpo astrale e dell’io, sebbene questi tre ultimi elementi costitutivi siano riconoscibili solo alla coscienza chiaroveggente.

 

Ora, questa differenza tra l’uomo e l’animale si esprime anche in un certo modo chiaroveggentemente.

Se un chiaroveggente osserva un cavallo e un uomo, constata che nel cavallo la testa eterica oltrepassa la testa fisica ed è considerevolmente organizzata.

La testa fisica e quella eterica, dunque, non coincidono nel cavallo.

Nell’uomo odierno, invece, la testa eterica coincide all’incirca, quanto a forma e a grandezza, con la testa fisica.

Molto grottesco è l’aspetto dell’elefante, quale si mostra all’osservazione chiaroveggente, in quanto esso possiede una testa eterica singolarmente grande.

Ma nell’uomo d’oggi la testa fisica e quella eterica coincidono, sono quasi uguali per forma e grandezza.

 

Questo stato delle cose si constata però solo a partire dall’ultimo terzo dell’epoca atlantica: l’uomo dell’Atlantide più antica  aveva una testa eterica che oltrepassava di molto quella fisica; più tardi le due teste andarono sempre più congiungendosi, fino a coincidere del tutto verso la fine dell’epoca atlantica.

Esiste nel cervello un punto, in prossimità degli occhi, che oggi coincide con un ben determinato punto della testa eterica: ora quei due punti erano in un remoto passato separati; il punto eterico si trovava al di fuori del cervello.

Questi due punti importanti sono andati avvicinandosi; quando coincisero del tutto, solo allora l’uomo imparò a dire « io » a se stessoe apparve ciò che abbiamo chiamato l’anima cosciente.

 

Grazie a questo coincidere della testa eterica con quella fisica, l’aspetto del capo umano si modificò notevolmente; infatti, l’aspetto del capo era ancora molto diverso presso l’uomo dell’antica Atlantide, in confronto ai tempi successivi.

Per comprendere la evoluzione attuale dobbiamo prendere in esame anche le condizioni fisiche esterne nell’antica Atlantide.

 

Chi avesse percorso l’antica Atlantide, non avrebbe incontrato una ripartizione dell’aria e delle piogge, della nebbia e del sereno, come quella che domina oggi sopra i nostri territori. Soprattutto le regioni settentrionali a occidente della Scandinavia erano allora avvolte in densa nebbia.

Gli uomini che vivevano dove oggi si trova l’Irlanda, e anche più oltre verso ponente, non videro mai piogge e sereno, distribuiti e separati come accade oggi. Essi stavano sempre immersi nella nebbia; e solo col diluvio atlantico le masse di nebbia cominciarono a separarsi dall’aria e a precipitare.

Si sarebbe potuto esplorare tutta quanta l’Atlantide senza trovare traccia di quel mirabile fenomeno naturale che tutti conoscete: l’arcobaleno. Esso non era possibile in quelle condizioni; è possibile solo con una distribuzione di pioggia e di luce solare quale si può verificare oggi nell’atmosfera.

Nell’Atlantide prima del diluvio atlantico non si sarebbe dunque potuto trovare l’arcobaleno, in quanto mancavano allora le condizioni fisiche necessarie al suo manifestarsi, quali apparvero solo dopo il diluvio.

 

Questa nozione viene comunicata dalla scienza occulta; d’altra parte, se ricordate che il diluvio atlantico è menzionato nei miti e nelle leggende come il diluvio universale, che si racconta di Noè e di come gli apparve per prima cosa dopo il diluvio l’arcobaleno, potete farvi un’idea di quanto veri, letteralmente veri siano i testi religiosi. È proprio esatto che l’arcobaleno apparve agli uomini per la prima volta dopo il diluvio.

Queste sono le esperienze di chi viva a fondo l’occultismo, per poi scoprire a poco per volta quanto letteralmente si possano accogliere i testi religiosi, a condizione di averli prima compresi essi pure alla lettera.

 

Verso la fine dell’epoca atlantica risulta che le condizioni esterne e interne più favorevoli per gli uomini si avessero in una zona posta nelle vicinanze dell’odierna Irlanda; zona che attualmente è sommersa nell’Oceano.

In quella regione particolarmente favorevole andò formandosi, frammezzo agli altri popoli atlantici, il popolo più dotato, il meglio disposto a conseguire la libera autocoscienza umana.

A capo di quel popolo (che nella letteratura occultistica vien chiamato dei Semiti primordiali) stava un grande iniziato il quale, volendo esprimerci un po’ grossolanamente, prescelse gli individui più progrediti ed emigrò con loro verso oriente, attraverso l’Europa e fino al cuore dell’Asia, nella regione dell’odierno Tibet.

È lì che emigrò una frazione relativamente esigua, ma spiritualmente molto progredita, della popolazione atlantica.

 

Negli ultimi tempi dell’Atlantide, le zone più occidentali di quel continente erano andate sommergendosi nel mare, mentre l’Europa andava assumendo gradualmente la sua attuale configurazione; frattanto nell’Asia vasti territori dell’attuale Siberia erano ancora sommersi dalle acque, mentre le zone asiatiche meridionali erano già presenti, sia pure ancora diversamente configurate da oggi.

Le masse meno evolute della popolazione atlantica si associarono in parte a quel nucleo che emigrò verso oriente: alcuni si fermarono prima, altri si spinsero anche più in là del nucleo suddetto.

 

Ma anche l’antica popolazione dell’Europa ebbe in gran parte questa origine: da masse emigrate dall’Atlantide e stabilite in questi territori.

In quelle migrazioni si incontrarono poi anche altre popolazioni, emigrate in tempi precedenti, provenienti da altre zone dell’Atlantide, persino dall’antica Lemuria, che si erano dirette in Asia. Cosicché nell’Europa e nell’Asia andarono stabilendosi popolazioni dotate, anche spiritualmente, nei modi più diversi.

Quella piccola frazione, guidata dalla grande individualità spirituale a cui abbiamo accennato, si stabilì nel centro dell’Asia e vi coltivò la più alta spiritualità che fosse possibile in quei tempi.

Da quel nucleo di civiltà si dipartirono correnti di civiltà dirette verso le più disparate regioni della Terra e i popoli più diversi.

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Come vivevano dunque gli abitanti dell’Atlantide?

Per il fatto che la testa eterica si trovava ancora al di fuori della testa fisica, l’antica chiaroveggenza crepuscolare non era ancora del tutto scomparsa.

Quando nel sonno notturno l’uomo si trovava fuori del corpo fisico, egli poteva percepire ampiamente il mondo spirituale.

Mentre di giorno, quando s’immergeva nel suo corpo fisico, vedeva gli oggetti del mondo fisico, di notte era in grado di vedere fino a un certo punto le regioni del mondo spirituale.

Nella prima metà dell’epoca atlantica, quando l’uomo si destava al mattino, il suo corpo astrale si ritirava entro i corpi fisico ed eterico.

 

Gli oggetti del mondo fisico non possedevano ancora i contorni netti e distinti che hanno oggi.

Potete raffigurarvi l’aspetto che presentava allora il mondo terrestre esterno, se pensate a una città avvolta dalla nebbia, di sera, quando i fanali sono circondati da aure colorate e sfumate.

 

D’altra parte non c’era neppure quella netta distinzione fra la nostra chiara coscienza diurna e l’incoscienza notturna, quale si è venuta formando dopo l’epoca atlantica, il corpo astrale usciva sì di notte dal connesso col fisico e con l’eterico, ma poiché l’eterico rimaneva ancora in parte collegato con l’astrale, si avevano sempre dei riflessi del mondo spirituale: l’uomo poteva avere sempre una chiaroveggenza crepuscolare, si ambientava nel mondo spirituale, vedeva intorno a sé entità e fatti spirituali.